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Chiesa di Santa Maria dei Servi
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàVenezia
ReligioneCattolica
TitolareSanta Maria
OrdineSanta Maria dei Servi
Consacrazione1491
Stile architettonicoGotico
Inizio costruzione1318
Demolizione1812
Sito webwww.cpuvenezia.it/santa-fosca

Chiesa di Santa Maria dei Servi (Venezia) Resti[modifica | modifica wikitesto]

La Chiesa di Santa Maria dei Servi fu un edificio religioso di Venezia situato nel sestiere di Cannaregio.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La costruzione e l'ordine di Santa Maria dei Servi[modifica | modifica wikitesto]

Jacopo de' Barbari, Venetie MD, particolare con Santa Maria dei Servi

La Chiesa di Santa Maria dei Servi venne costruita a partire dal 1318 su volontà dell'ordine di Santa Maria dei Servi. L'ordine di Santa Maria dei Servi fu un ordine religioso minore fondato a Firenze nel 1245 dalla profonda devozione a Santa Maria: si insediarono in Veneto a partire dal XIV secolo, periodo storico dal clima pacifico di distensione e di rinnovata concordia nei rapporti tra la Sede Apostolica e il Governo Veneziano, avocando a sé la concessione di stabilire nuove fondazioni. Nel tempo la comunità di Santa Maria dei Servi riuscì gradualmente ad affermarsi seppur non superando le altre comunità mendicanti minori della città, radicandosi però nel territorio fino ad ottenere la possibilità di costruire il proprio complesso religioso, favorita dall'aiuto del benefattore laico Giovanni D’Avanzo. [1] [2]Nel 1318 venne posizionata la prima pietra, tuttavia la costruzione si protrasse nel tempo fino alla consacrazione del 7 novembre 1491 per mezzo del Vescovo di Corinto Antonio Saracco. Tra il XVI e il XVIII la chiesa fu soggetta ad alcuni restauri e cambiamenti soprattutto all'interno della chiesa con allestimento di nuovi altari e sepolture, e un arricchimento del patrimonio artistico di pale, sculture e arredi. [3]

La distruzione della chiesa e la soppressione napoleonica[modifica | modifica wikitesto]

Vista frontale della Cappella dei Lucchesi

In occasione della occupazione francese della Repubblica di Venezia e la soppressione napoleonica, tra il 1812 e il 1813 venne ordinato lo smantellamento della chiesa, successivamente all'entrata in vigore degli editti napoleonici e ad un'ordinanza del vice legale veneziano che ordinava la soppressione generale di tutti gli ordini religiosi ad eccezione di quelli dedicati principalmente all'educazione e alla cura di malati, introdotta il 25 aprile del 1810, poi minuziosamente pianificata dall'amministrazione veneziana. Il 12 maggio 1812 ad annunciare ufficialmente il disfacimento della Chiesa di Santa Maria dei Servi fu l'intendente di finanza Francesco Vendramin. Il 4 giugno ha inizio la demolizione su supervisione dell'ingegnere Alessandro Ganassa assistito dall'architetto Giuseppe Salvadori: durante questa fase fu per loro necessario conservare la Cappella dei Lucchesi (30 marzo 1815, dopo aver già smantellato il convento e la chiesa) questo perché si caratterizzava per importanti elementi architettonici quali colonne, pilastri e affreschi, che secondo gli esperti dovevano essere conservati, riutilizzando successivamente la cappella e trasformandola dandole una nuova funzione, si pensava potesse diventare un'ospizio, nel tempo venne poi utilizzata come semplice magazzino.[4][5] La Cappella dei Lucchesi è così nota perché dedicata ad un'antica confraternita del Volto Santo dei Lucchesi, formatosi in seguito all'emigrazione degli abitanti di Lucca a causa del saccheggio di Lucca da parte della fazione ghibellina (14 giugno 1314): molti di questi emigrarono a Venezia e si convertirono in una comunità di stampo industriale e commerciale specializzata nel campo dell'industria della seta, oltre che diventare importanti mercanti e banchieri, per questo motivo nel tempo osservarono un grande numero di privilegi di cittadinanza, tra cui la stessa dedica alla cappella della Chiesa di Santa Maria dei Servi. [6]Non a caso le due comunità entrarono in contatto, probabilmente per le comuni origini toscane, e i Lucchesi trovarono rifugio dalle turbolenze politiche nell'ordine diventando grandi sostenitori dello stesso, motivo per il quale nel 1360 in segno di riconoscimento, l'ordine permise ai Lucchesi di costruire la propria Cappella, consacrata nel 1376 e dedicata al Cristo Crocifisso sotto il titolo del volto del Santo, sotto la protezione di San Marco e San Martino.

Casa Studentesca Santa Fosca: cortile interno

[7]

Il recupero[modifica | modifica wikitesto]

Il 27 aprile 1859 Daniele Canal, Servo di Maria, abate e precettore, assieme alla sua allieva Anna Maria Marovich (oggi sepolta nella sala posteriore alla Cappella dei Lucchesi), acquistarono l'isola su cui sorgeva la chiesa e vi costruirono l'Istituto delle Pie Signore Riparatrici dei SS. Cuori di Gesù e Maria anche note come Suore della Riparazione, un istituto religioso specializzato nell'accoglienza delle donne uscite dal carcere e alla loro rieducazione all'interno della società. Il 1 novembre 1864 verrà inaugurato con il nome di Patronato per le Dimesse dal Carcere per poi diventare più appropriatamente Casa della Sacra Famiglia che arriverà ad ospitare fino a 250 donne. [8]

Ostello Santa Fosca

Oggi[modifica | modifica wikitesto]

Negli anni '80 del XX secolo venne meno l'uso degli edifici a tali scopi motivo per il quale divenne luogo ad ospitare attività ed iniziative di vario genere: un esempio è l'ubicazione della Betania ovvero, mensa per i senzatetto, fondata dalla Diocesi di Venezia e il Patriarca Marco Ce'. Nel 1981 venne fondata la Casa Studentesca di Santa Fosca gestita dal Centro di Pastorale Universitaria di Santa Fosca, centro che accoglie studenti universitari della città di Venezia; poco dopo alla casa studentesca venne affiancato un ostello che ospita ogni anno 8.000 visitatori e le cui entrate sostengono la Casa Studentesca e gli studenti che vi risiedono. [9]


Jacopo de' Barbari, Venetie MD, particolare dell'insula dei Servi

Collocazione[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa venne costruita su una piccola isola interna di Venezia dalla forma squadrata circondata da un recinto di acqua: confina a nord con l'importante direttrice del Rio di San Marcilian, oggi della misericordia, che proseguiva sino alla laguna, e a sud con il Rio dei Servi, prolungamento del Rio di Santa Fosca, entrambe queste diramazioni unitamente al parallelo Rio del Trapolin, sfociavano nel Canale Collettore di San Felice, oggi di Noal, arteria fondamentale di collegamento tra il Canal Grande e la Sacca della Misericordia, insenatura presso stazionavano imbarcazioni provenienti da Trieste e da Treviso.[10]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Esterno[modifica | modifica wikitesto]

Le rimanenze dell’edificio ad oggi ancora presenti, integralmente, o anche solo in parte, riguardano la sezione inferiore della facciata, con portale gotico, e la cappella del Volto Santo, conosciuta anche come la cappella dei Lucchesi.

L’impianto della chiesa, in origine, doveva essere costituito da un’unica navata orientata verso est, che si sviluppava in lunghezza e che terminava in tre absidi di cui, quello centrale di dimensioni maggiori. Una delle principali caratteristiche era lo spiccato verticalismo, tipico della stagione gotica. Gli elementi architettonici, di cui la chiesa si componeva, hanno lasciato esigue tracce: tra queste la cappella del Volto Santo, terminata nel 1365, la cui parete nord avrebbe dovuto confinare con quella sud della navata della chiesa. Esternamente la parete sud della cappella presenta delle lesene, alle quali si alternano terne di archi pensili e monofore ogivali.

(Chiesa) La chiesa, compresa di spessori murari, presentava una lunghezza massima di 82 m, una larghezza di circa 23 m e un’altezza, misurata, nel colmo di 26 m. L’ampio spessore è da attribuirsi all’utilizzo di una tipologia di mattone denominato altinella, un laterizio di piccole dimensioni che si diffuse all’inizio del XIV secolo soprattutto con il fine di formare murature volte a delimitare le corti. L’edificio era costituito da una facciata a capanna in cui due lesene, terminanti in cuspidi, tripartivano la superficie e, nello stesso momento, inquadravano ai lati altrettante monofore e oculi centrali. L’ubicazione dei due portali risale alla fine del XIV secolo: il primo fu posto a ovest nella facciata principale, mentre il secondo, conosciuto anche come il portale “del Pellegrino”, venne realizzato a sud, nella parete laterale della chiesa, utilizzando materiali di riuso. Quest’ultimo è costituito da un arco a tutto sesto, unito ad un arco estradossale bicromo a sesto acuto e inquadrato da paraste, su cui vennero poste piccole colonne a puro scopo decorativo. Negli anni Sessanta del XV secolo venne costruita, nella zona presbiteriale, una cupola poggiante su un tamburo forato da dodici o sedici finestre, con estradosso che riprende il modello marciano. [Successivamente interpretata dalla critica come segno del programma di rinnovamento e propensione al modello di San Zanipolo]. A oriente l'unica rimanenza consiste in una porzione della zona absidale: costruita in pietra d'Istria, essa era costituita da due absidi semicircolari minori ai lati e, al centro, da uno di più ampie dimensioni, di forma semicircolare all'esterno ed esagonale all'interno.

(Cappella) La cappella del Volto Santo venne costruita tra il 1360 e il 1365 nel lato meridionale della chiesa e si sviluppa in lunghezza per 22 m e in larghezza per 11 m. La facciata principale rivolta a ovest e la parete a sud, sono scandite da lesene che affiancano porzioni di superficie terminanti in terne di archi ogivali a doppia ghiera, questi ultimi sostenuti a loro volta da basamenti in pietra d’Istria. La luce riesce a penetrare negli ambienti interni attraverso un oculo, riposto nella facciata principale sopra al rosone, di dimensioni più ampie e decorato da modanature a dentelli. Originariamente l’ingresso della cappella sarebbe dovuto essere preceduto da un portico a tre arcate, di cui ad oggi rimangono solamente alcuni segni in prossimità del portale. In seguito venne realizzata una scala a chiocciola in un angolo a ridosso della parete meridionale della chiesa, così da permettere l’accesso al portico, che era rialzato di un piano. Tale ambiente, la cui copertura raggiungeva il livello della cornice del rosone, venne ipotizzato comunicasse con la cantoria della chiesa. Nella contro facciata sono presenti inoltre elementi quali colonne, pilastri e i resti di quattro archi a tutto sesto, giustificabili con la probabile presenza in origine di una loggia interna.

Interno[modifica | modifica wikitesto]

La demolizione della chiesa di Santa Maria dei Servi a fine Ottocento ha portato a una vasta dispersione del patrimonio artistico e culturale presenta all’interno del convento. Il legame tra la Chiesa di Santa Maria dei Servi e la città si basava sulla presenza di memorie funebri che si stratificarono nel tempo. La Chiesa di Santa Maria dei Servi concedeva la possibilità di realizzare delle celebrazioni per la salvezza dell’anima dei defunti e per le loro famiglie. In cambio il convento riscuoteva una quota economica per la celebrazione della messa con la possibilità di rendita per garantirne la durata nel tempo. Il libro di memorie, composto alla metà del XVI secolo, non solo testimonia la quantità di messe che venivano richieste per i propri cari ma delinea la spazialità e gli arredi della chiesa durante il XV secolo. Era comune che alcuni fedeli, invece di fornire una rimunerazione economica al convento, donavano oggetti di valore affinché venisse celebrata una messa in loro onore. È il caso di Negro Cianciari e Cristoforo dalla Lana che offrirono alla Chiesa dei calici e dei messali. La Chiesa di Santa Maria dei Servi si inserisce nel panorama veneziano durante il rinascimento maturo veneziano, momento in cui venne aumentata la produzione artistica delle famiglie osservanti, in particolare dei francescani e dei domenicani. Man mano che le famiglie osservanti diffondevano nuove ipotesi teologiche, si divulgavano nuovi decori figurativi. Un importante committente della Chiesa di Santa Maria dei Servi è Giacomo De Franceschi, vicario dell’osservanza.

Un’importante opera che venne realizzata nel Cinquecento per le famiglie osservanti da Giovanni Bellini fu il Compianto sul Cristo morto e i beati Bonaventura da Forlì e Giovanna da Firenze, ora presenti alle Gallerie dell’Accademia a Venezia. La pala venne realizzata intorno al 1513-1514 in cui al centro della scena sono presenti Giuseppe d’Arimatea e Maria Maddalena inginocchiati mentre i due servi di maria ai lati presentano una posizione eretta. Nello sfondo si apre un paesaggio riconducibile all’età matura di Bellini. I due servi di maria sono stati riconosciuti come Bonaventura da Forlì grazie al libro che tiene in mano ovvero il corpus poetico di Gasparino Borro. Inoltre, la figura di Bonaventura è riconosciuta grazie al soprannome Barbetta che gli venne affibbiato e grazie alla sua presenza in cicli di beati serviti. La seconda figura venne identificata come Giovanna da Firenze in quanto non solo venne citata parecchie volte nei versi di Gasparino come la beata Joanna ma anche dal medaglione che indossa. L’osservanza aveva profondo interesse per il soggetto della pietà per lo più espresso nella pittura.

Un’opera significativa, presente all’interno della Chiesa dei Servi a Venezia nel Seicento è quella realizzata dal veronese Bonifacio De Pitati e intitolata Cristo e gli apostoli contenuta attualmente nelle Gallerie dell’Accademia di Venezia. L’opera è stata commissionata da frate Anselmo Gradenigo, in quanto venne riportata l’iscrizione in Cicogna. Il committente, appartenete all’ordine dei Servi di Maria dal 1480, fece realizzare la pala nel 1533. Essa venne realizzata nelle portelle dell’altare delle reliquie della chiesa. Nelle due portelle vengono raffigurati Cristo e San Filippo in primo piano con i restanti apostoli in secondo piano. In questo modo le portelle assumono una duplice funzione: custodia per le reliquie e pala d’altare.

Nella sacrestia da Ridolfi, attribuita al veneziano Benedetto Diana, era collocata la Sacra Conversazione con sant’Anna e San Ludovico da Tolosa. Le figure rappresentate in primo piano sono la Vergine in trono col bambino assieme a Giovannino e ai santi Anna e Ludovico di Tolosa in posizione eretta. La sacra conversazione è stata realizzata attorno al 1648 e oggi conservata alle gallerie dell’accademia a venezia.

L’opera conclusiva che venne realizzata per le famiglie dell’osservanza sono le cene del Veronese, Paolo Caliari, per i refettori di Santa Maria dei Servi a Venezia. Un esempio delle cene veronesiane è la Cena in casa di Simone attualmente conservata al Musée National des Châteaux de Versailles et de Trianon. La dispersione del patrimonio artistico dei servi veneziani è iniziata nel 1664 con la donazione al re di Francia del dipinto del Veronese e venne conclusa con la demolizione della chiesa a metà Ottocento.

Il vano al di sopra del portico della cappella si ipotizza fungesse da estensione dello spazio dedicato alla sinfonia e quindi fosse destinato ad accogliere organo e cantori per le funzioni musicali. La struttura formata da colonne, pilastri e architrave presente nella controfacciata della cappella è stata interpretata come utile per una loggia esterna e aperta fabbricata al di sopra del portico ma non è conciliabile con con l’ipotesi precedentemente considerata. Si può interpretare la struttura come una loggia interna con funzione statica e decorativa e si ritiene che essa fosse presente dalle tracce di quattro archi a tutto sesto che si scorgono ancora esternamente.

Fanno parte dell’attuale apparato decorativo un mosaico con l’Agnus Dei posto sulla lunetta sovrastante la porta d’ingresso, dalla parte interna e un grande altare in stile neogotico con le sculture dei santi protettori dell’istituto Canal-Marovich, la Sacra Famiglia, la Maddalena e san Giovanni evangelista realizzata da Pietro Longo per la parte architettonica e da Vincenzo Cadorin per quella scultorea. Oggi rimangono gli affreschi sulle volte a crociera costolonate rispetto all’originaria struttura, molto più ampia, e le effigi di san Martino e del Leone marciano simbolicamente accostati sulle due chiavi di volta in quanto protettori e governatori della vita eterna. Gli affreschi rappresentano i simboli degli evangelisti nella volta a crociera vicino all’ingresso e i dottori della chiesa in quella successiva. Il perimetro di ciascuna vela è bordato da una fascia che ospita busti di santi e angeli in cornici mistilinee intercalate da racemi vegetali mentre lungo il sottarco centrale sono disposte in successione le figure degli apostoli facenti capo a un tondo centrale con l'immagine di Dio padre. Il pittore che realizzò questi affreschi è Nicoletto Semitecolo, pittore veneziano, attivo soprattutto a Padova dove rimangono alcune sue opere. Semitecolo concluse i lavori degli affreschi nel 1370. Venne eliminata, invece, la parte di affresco in cui veniva rappresentata la “historia del volto santo nella fraterna” di cui non si hanno informazioni.

Note[modifica | modifica wikitesto]

1.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

  • Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su chiesa di Santa Maria dei Servi

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Portale Architettura

Portale Cattolicesimo

Portale Venezia

Categorie:

[altre]

  1. ^ R. Citeroni, I Servi di Santa Maria nel Veneto e il loro insediamento a Venezia, in E. Baseggio, T. Franco e L. Molà (a cura di), La chiesa di Santa Maria dei Servi e la comunità veneziana dei Servi di Maria (secoli XIV-XIX), collana Chiese di Venezia, viella, maggio 2023, pp. 13-33, ISBN 979-12-5469-355-1.
  2. ^ R. Citeroni, I Servi di Santa Maria nel Veneto e il loro insediamento a Venezia, in La chiesa di Santa Maria dei Servi e la comunità veneziana dei Servi di Maria (secoli XIV-XIX), collana Chiese di Venezia 8, Viella, Maggio 2023, pp. 13-33, ISBN 979-12-5469-355-1.
  3. ^ E. Baseggio, T. Franco, L. Molà, Introduzione, in E. Baseggio, T. Franco e L. Molà (a cura di), La chiesa di Santa Maria dei Servi e la comunità veneziana dei Servi di Maria (secoli XIV-XIX), collana Chiese di Venezia 8, Viella, maggio 2023, pp. 1-6, ISBN 979-12-5469-355-1.
  4. ^ N. Gietz, The Fate of the Servi during the Napoleonic Period (1806-1814), in E. Baseggio, T. Franco e L. Molà (a cura di), La chiesa di Santa Maria dei Servi e la comunità veneziana dei Servi di Maria (secoli XIV-XIX), collana Chiese di Venezia 8, Viella, Maggio 2023, pp. 253-266, ISBN 979-12-5469-355-1.
  5. ^ L. Molà, I Lucchesi di Venezia e le tecniche dell’Oriente nel Trecento, in La chiesa di Santa Maria dei Servi e la comunità veneziana dei Servi di Maria (secoli XIV-XIX), Viella, Maggio 2023, pp. 289-291, ISBN 979-12-5469-355-1.
  6. ^ V. Baradel, <<A onore riverentia et exaltation de lo devotissimo Volto Santo di Cristo crucifixo>>, La cappella della comunità lucchese di Venezia, in E. Baseggio, T. Franco e L. Molà (a cura di), La chiesa di Santa Maria dei Servi e la comunità veneziana dei Servi di Maria (secoli XIV-XIX), collana Chiese di Venezia 8, Viella, Maggio 2023, pp. 267-268, ISBN 979-12-5469-355-1.
  7. ^ E. Baseggio, <Of incredible elegance and beauty>. The Choir Screen at Santa Maria dei Servi: Its function and format, in E. Baseggio, T. Franco e L. Molà (a cura di), La chiesa di Santa Maria dei Servi e la comunità veneziana dei Servi di Maria (secoli XIV-XIX), collana Chiese di Venezia, Viella, Maggio 2023, p. 130, ISBN 979-12-5469-355-1.
  8. ^ E. Baseggio, T. Franco, L. Molà, Introduzione, in E. Baseggio, T. Franco e L. Molà (a cura di), La chiesa di Santa Maria dei Servi e la comunità veneziana dei Servi di Maria (secoli XIV-XIX), collana Chiese di Venezia 8, Viella, Maggio 2023, pp. 1-6, ISBN 979-12-5469-355-1.
  9. ^ Le Case studentesche del Centro di Pastorale Universitaria Santa Fosca, La Storia di Santa Fosca, su cpuvenezia.it.
  10. ^ L. Galeazzo, “L’isola dei Servi”: trasformazioni del tessuto urbano e sociale tra XIV e XIX secolo, in E. Baseggio, T. Franco e L. Molà (a cura di), La chiesa di Santa Maria dei Servi e la comunità veneziana dei Servi di Maria (secoli XIV-XIX), collana Chiese di Venezia 8, Viella, Maggio 2023, pp. 35-37, ISBN 979-12-5469-355-1.