Chi Cheng

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Chi Cheng
Chi Cheng in concerto al Festival di Hultsfred nel 2006
NazionalitàBandiera degli Stati Uniti Stati Uniti
GenereAlternative metal
Nu metal
Rap metal
Rock alternativo
Periodo di attività musicale1988 – 2008
StrumentoBasso, voce
EtichettaMaverick, Warner Bros.
Album pubblicati7
Studio6
Raccolte1

Chi Ling Dai Cheng (Stockton, 15 luglio 1970Santa Clara, 13 aprile 2013) è stato un bassista statunitense, noto per la sua militanza nei Deftones fino al 2008.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Conseguì una laurea in letteratura inglese e fu appassionato di poesia, tanto da aver pubblicato una raccolta di poesie intitolata The Bamboo Parachute, uscita sotto forma di album discografico nel 2000, dove le poesie vennero recitate dallo stesso Cheng.

Fu di religione buddhista,[1] con interesse per il Taoismo, e fu anche vegetariano. Tra le sue influenze musicali vi furono il jazz, il blues e il reggae, con ammirazione verso Bob Marley; fu fan anche degli Iron Maiden, definendo il loro bassista Steve Harris come la sua più grande influenza.

A lui i Korn dedicarono Chi, secondo brano dell'album Life Is Peachy,[2] mentre i californiani Dredg gli dedicarono il loro quarto album The Pariah, the Parrot, the Delusion del 2009.

L'incidente stradale e la morte[modifica | modifica wikitesto]

Il 5 novembre 2008, Cheng era in viaggio in macchina con la sorella Mae, quando il loro veicolo si scontrò con un'altra macchina e si capovolse tre volte. Cheng, che occupava il sedile del passeggero, non indossava la cintura di sicurezza ed è stato espulso dal veicolo, mentre la sorella riportò soltanto lievi ferite in quanto indossava la cintura di sicurezza. Mae, insieme ad altri due soccorritori, aiutarono Cheng tenendogli la testa ferma ed inserendogli un tubo all'interno della gola per aiutarlo a respirare fino a quando non giunse l'ambulanza per portarlo in ospedale. Secondo la dichiarazione dei medici quest'ultimo gesto è stato fondamentale per garantirgli la sopravvivenza.[3] Secondo quanto dichiarato dai Deftones, l'automobilista che investì l'auto su cui Cheng era presente era in stato di ubriachezza.[4] L'incidente lo portò in uno stato di coma semicosciente.

Cheng venne temporaneamente sostituito da Sergio Vega, già bassista dei Quicksand e (come dichiarò Chino Moreno in un'intervista) già sostituto di Cheng in passato per alcuni concerti. A causa di tutto ciò Cheng non poté partecipare alle registrazioni degli album successivi Diamond Eyes (2010)[5] e Koi no yokan (2012).

Nel periodo del coma venne creato appositamente il sito web One Love for Chi al fine di raccogliere fondi che sarebbero stati impiegati per pagare le sue cure. Inoltre, il bassista dei Korn Reginald "Fieldy" Arvizu scrisse ed eseguì insieme ad altri musicisti un brano strumentale intitolato A Song for Chi a lui dedicato, scaricabile da un sito appositamente creato.[6] Tuttavia, nella notte del 13 aprile 2013, Cheng morì a causa di un arresto cardiaco.[7]

Discografia[modifica | modifica wikitesto]

Da solista[modifica | modifica wikitesto]

Con i Deftones[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Discografia dei Deftones.
Album in studio
Raccolte
EP

Collaborazioni[modifica | modifica wikitesto]

  • 1998 – AA.VV. – Audiophile Reference I: Classical Music (guzheng in Fisherman's Evening Song)

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) AA.VV., Guitar World Presents Nu-Metal, Hal Leonard Publishing Corporation, 2002, p. 116, ISBN 0-634-03287-9.
  2. ^ (EN) Chi & Chi, su deftonesworld.com. URL consultato il 28 maggio 2010 (archiviato dall'url originale il 5 agosto 2009).
  3. ^ (EN) Deftones | Chi Cheng | One Love For Chi Documentary... | One Love For Chi, su One Love for Chi, 17 luglio 2010. URL consultato il 23 giugno 2013 (archiviato dall'url originale il 10 marzo 2014).
  4. ^ (EN) Deftones, su AllMusic, All Media Network. URL consultato l'11 ottobre 2012.
  5. ^ Deftones - Chino Moreno rivela maggiori dettagli sul nuovo album, su groovebox.it. URL consultato il 28 aprile 2010.
  6. ^ (EN) A Song for Chi, su Modlife. URL consultato il 28 maggio 2010 (archiviato dall'url originale il 31 agosto 2009).
  7. ^ (EN) Our dearest Family..., su One Love for Chi, 13 aprile 2013. URL consultato il 15 aprile 2013 (archiviato dall'url originale il 16 aprile 2013).

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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