Utente:Pietro, l'essere sapiente/Sandbox

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Impero di Re Artù[modifica | modifica wikitesto]

Impero di Re Artù
luogo fittizio
Creazione
SagaCiclo Bretone
IdeatoreScrittori del Ciclo Bretone (principalmente Geoffrey di Monmouth e Sir Thomas Malory)
ApparizioniHistoria Regum Britanniae, La morte di Artù e molte altre
Caratteristiche immaginarie
TipoImpero fittizzio pseudo-storico
GovernoMonarchia Assoluta
FondatoreArtù Pendragon
NascitaArtù sconfigge gli Anglosassoni a Mons Badonicus

(quindi nel 493 secondo Beda il Venerabile)

FineArtù viene ucciso da Mordred a Camlann

(quindi nel 537 secondo gli Annales Cambriae,)

ContinenteEuropa, Africa e Asia
CapitaleCamelot

L'Impero di Re Artù (spesso chiamato erroneamente Regno di Camelot in riferimento alla sua capitale) è un impero fittizio governato da Re Artù nel Ciclo Bretone tra il V e VI secolo.

L'impero è di ovvia finzione[1] e venne creato dagli scrittori Arturiani durante il medioevo per creare un'Utopia[2] su gli ideali della Cavalleria, infatti i vari governatori delle province del suo impero sono i suoi fidati Cavalieri della Tavola Rotonda.

L'impero che Artù conquista comprende complessivamente tutto l'Impero Romano, ma sono presenti nei suoi domini anche l'Alemannia, il Regno Franco, la Danimarca, il Götaland, la Norvegia, le Isole Orcadi, l'Irlanda e l'Islanda.

Considerando i vari elementi fantastici e cavallereschi che sono presenti nella vastità delle sue terre, L'impero di Artù viene spesso considerato il precursore dei mondi Fantasy per Antonomasia.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Geoffrey di Monmouth[modifica | modifica wikitesto]

Geoffrey di Monmouth è il primo a parlarci delle conquiste di Artù, nella suo fantasiosa Historia Regum Britanniae.

Artù guida i suoi guerrieri a Badon

Conquista del nord Europa[modifica | modifica wikitesto]

dopo aver consolidato il suo regno britannico sconfiggendo gli Anglo-Sassoni. Artù conquista gran parte dell'Europa settentrionale conquistando l'Irlanda, e dopo aver sentito che il mondo a paura di lui, Artù inizia a pianificare la conquista dell'Europa conquistando la Norvegia (bruciando le città fortificate, e dandola in governo al suo cognato Lot di Lothian), il Gotland (che riceve per sottomissione) e la Danimarca (anche se quest'ultima Goffredo non spiega come e il motivo della sua conquista).[1]

Lo scontro con Roma[modifica | modifica wikitesto]

Dopo aver intrapreso una campagna militare che Artù condusse in Gallia, ove sconfisse il governatore romano Frollo (per poi dare la gallia in governo a Sir Kay). Lucio Tiberio, procuratore del fittizio imperatore romano Leone, inviò ad Artù l'ordine di fare atto di sottomissione a Roma, essendo la Britannia una provincia romana. Ma Artù rifiutò, adducendo che Britanni e Romani avessero comuni antenati (il leggendario primo re di Britannia, Bruto, era un discendente di Enea) e che Roma avesse a sua volta avuto regnanti di stirpe britannica, come il leggendario Brennio. Lucio gli dichiarò quindi guerra e mise assieme una grande armata, composta prevalentemente da uomini provenienti dai regni tributari delle regioni d'Africa, Grecia e Asia. Re Artù lasciò la Britannia sotto la reggenza di Mordred, suo nipote, e mosse contro i Romani in Gallia. Ci furono infruttuose negoziazioni, terminate con Gawain, nipote di Artù, che uccise il nipote di Lucio. Le parti vennero quindi alle armi e la serie di battaglie che seguì vide prevalere i Britanni. Presso Saussy si consumò lo scontro decisivo, con la vittoria di Artù e la morte di Lucio. Però Artù è costretto a tornare in Britannia, perché viene a sapere che Mordred gli ha usurpato il trono ed è quindi ferma le sue campagne militari per sconfiggerlo.

Thomas Malory[modifica | modifica wikitesto]

moneta raffigurante l'imperatore Glicerio, che secondo Geoffrey Ashe fu il personaggio di Ispirazione per Lucio Tiberio.

Malory presenta nel suo V libro della Mort Darthur una storia praticamente identica allo scontro romano narrato da Geoffrey, Ma se l'Artù di Geoffrey torna indietro per combattere contro Mordred, Malory ci presenta un Artù che riesce a finire le sue concuieste.

La conquista di Roma[modifica | modifica wikitesto]

dopo la battaglia di Saussy, Artù sottomette l'Alemannia e poi entra in Italia dove riceve ampi tributi dalle citta che gli si sottomettono e mette a ferro e fuoco tutte le città e i borghi che non lo accettano come legittimo sovrano

Arrivato presso il Lazio Artù riceve la finale sottomissione dai Senatori rimasti in vita dalla a Saussy e poi il giorno di Natale lo incoronano Imperatore (richiamando l'incoronazione di Carlo Magno) di tutto l'impero romano per poi tornare trionfante in Britannia a Camelot (ormai nuova capitale dell'Impero romano)[3]

in seguito Malory ci riferisce che Artù riesce a sconfiggere il regno Franco guidato dal fittizio re Claudas.

Amministrazione[modifica | modifica wikitesto]

poco ci viene detto nel Ciclo Bretone come Artù amministra politicamente i suoi territori, l'unica cosa certa è che Artù è un sovrano assoluto.

Perceval arriva nel castello del graal, uno dei tanti castelli dell'impero Arturiano (miniatura del Perceval o il racconto del graal)

Ma nella Mort Darthur ci viene detto che i vari territori dell'impero sono ricchi di fortezze e castelli, tutte residenze di sovrani che amministrano le terre di Artù, quindi bisogna pensare che il governo dell'impero (nonostante sia ambientato nel V-VI secolo) abbia un'amministrazione di tipo Feudale[4].

I governatori dell'impero di Artù sono i suoi famosi Cavalieri della tavola rotonda che (come i governatori delle province romane) governano i vari territori dell'impero. Per essere cavaliere della tavola rotonda però è obbligatoria essere di religione cristiana.

un Castrum tardo romano in Ungheria, considerando l'ambientazione storica del ciclo bretone. i "castelli" dell'impero Arturiano dovrebbero avere questa forma

poi in alcuni racconti viene fatto intuire che Artù abbia con se un intero apparato navale e (come nell'impero romano) una fitta rete di strade[5] adatta per far muovere la sua cavalleria (considerando i molteplici viaggi che i cavalieri della tavola rotonda compiono)

Etnie, Razze e creature fantastiche[modifica | modifica wikitesto]

il mago Merlino in una miniatura di un racconto di Robert de Boron

Viene spesso detto che nell'impero sono presenti molte Etnie diverse, molte razze e molte creature fantastiche, lo stesso Artù usò queste caratteristiche del suo regno a suo vantaggio, ad esempio chiede molto spesso aiuto al suo consigliere e alleato Mago Merlino, oppure Artù fa uso dei varie popoli del suo impero per combattere nelle sue battagli (ad esempio quando Artù scende in Gallia per conquistarla secondo Geoffrey di Monmouth, nel suo esercito sono presenti molti giovani provenienti dalle isole da lui conquistate precedentemente).

In Lancillotto il cavaliere della carretta e in varie altre opere, ci viene detto che ci sono dei Nani nelle terre di Artù[6].

sono presenti anche molti giganti, come Sir Moroldo e il gigante di Mount saint michelle[7] ucciso da re Artù nella Historia Regum Britanniae.

poi sono anche presenti moltissime etnie umane, ad esempio sir Palamede è un cavaliere che proviene da Babilonia, quindi è Medio-Orientale.[8]

Tristano affronta il drago in un manoscritto del XIII secolo.

non mancano i draghi che però appaiono di meno, molto famoso è il drago rosso del galles e il drago che uccide Tristano in Irlanda, come ci racconta Goffredo di Strasburgo.[9][10]

sono presenti anche dei maghi o delle fate che spesso sono o di origine demoniaco (Merlino ne è un perfetto esempio)[11] o miracolosa.

Esercito[modifica | modifica wikitesto]

Due rievocatori dell'esercito romano del Tardo impero mostrano l'abbigliamento quotidiano (a sinistra) e da battaglia (a destra) di un soldato romano del V secolo.

l'esercito di Artù viene spesso rappresentato come un esercito medioevale. Ma considerando l'ambientazione storica del Ciclo ci viene da pensare che i soldati e i cavalieri di Artù siano tutti vestiti come i guerrieri dell'esercito romano del tardo impero.

Cavalleria[modifica | modifica wikitesto]

Re Artù rappresentato come un Cavalierie catafratto del V secolo, il disegno segue con precisione la descrizione dell'armatura di Artù secondo Goffredo di Monmouth

la cavalleria nell'impero di Artù è forse l'elemento più importante, i cavalieri di Artù sono la classe dominante dell'impero e molto spesso vengono descritti come dei cavalieri estremamente corazzati ciò fa pensare che sono dei catafratti[12]. Nel ciclo vengono descritti come quasi invincibili (nella Mort Darthur viene detto ad esempio che un cavaliere di Artù è equivalente a 80 uomini)

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]


Altre prove[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Was King Arthur Real?, su biography.com.
  2. ^ Camelot, King Arthur's Court, su legendofkingarthur.co.uk.
  3. ^ Under the home, su underthehome.org.
  4. ^ discussione se con la mort d'arthur di Malory l'era feudale sia in declino, su onlinelibrary.wiley.com.
  5. ^ Historic Uk, su historic-uk.com.
  6. ^ storia di merlino e galvano in cui è presente un nano, dal Prose Merlin, su d.lib.rochester.edu.
  7. ^ King Arthur and the Giant of Mont-Saint-Michel, su d.lib.rochester.edu.
  8. ^ The High History of Good Sir Palamedes the Saracen Knight and of his Following of the Questing Beast, su d.lib.rochester.edu.
  9. ^ The Camelot Project, su d.lib.rochester.edu.
  10. ^ Martin Arnold, Capitoli 5 e 8, in La storia dei draghi, ISBN 9788862885027.
  11. ^ World History Enciclopedia, su worldhistory.org.
  12. ^ Raffaele D’Amato e Andrey Evgenevich Negin, Roman Heavy Cavalry (1): Cataphractarii & Clibanarii, 1st Century BC–5th Century AD (Elite Book 225) (English Edition), ISBN 978-1472830043.

Trama per Beowulf[modifica | modifica wikitesto]

Prima parte: la battaglia con Grendel[modifica | modifica wikitesto]

Beowulf inizia con la storia del leggendario re danese Hrothgar, che costruì la grande sala, Heorot, per sé e per i suoi guerrieri. In esso, lui, sua moglie Wealhtheow e i suoi guerrieri trascorrono il loro tempo cantando e festeggiando. Grendel, un mostro simile a un troll che si dice discenda dal biblico Caino, è disturbato dalle urla e i festeggiamenti che provengono dalla grande sala.[1] quindi Grendel attacca la sala e uccide e divora molti dei guerrieri di Hrothgar mentre dormono. Hrothgar e la sua gente, impotenti contro Grendel, abbandonano Heorot.

«Dal suo paese apprese le gesta di Grendel un vassallo di Hygelac, grande fra i Geati. [Beowulf] Era il piú forte nel fisico di tutto il genere umano nei giorni di questa vita: nobile, straordinario. Si fece fabbricare un buon carro dei flutti [una nave] per andare a raggiungere, di là della strada dei cigni, disse, il re bellicoso, il principe famoso. Gli servivano uomini. Dal viaggio avventuroso quasi non lo dissuasero gli uomini piú avveduti, pur volendogli bene.»

Beowulf, un giovane guerriero di Geatland, viene a conoscenza dei problemi di Hrothgar e con il permesso del suo re lascia la sua patria per assistere Hrothgar.[2]

Beowulf e i suoi uomini trascorrono la notte a Heorot. In seguito Beowulf dice al re che si rifiuta di usare qualsiasi arma perché si considera uguale a Grendel.[3]

Nome di Grendel in Inglese antico

Quando Grendel entra nella sala, Beowulf, fa finta di dormire e quindi balza in piedi per stringere la mano di Grendel.[4] Grendel e Beowulf si affrontano violentemente.[5] I servitori di Beowulf poi si svegliano e sguainano le spade e si precipitano in suo aiuto, ma le loro lame non possono perforare la pelle del mostro.[6] Alla fine, Beowulf strappa il braccio di Grendel dal suo corpo alla spalla e Grendel corre a casa sua nelle paludi dove muore.[7]

«A quel punto, scoprí chi aveva gìa causato molti massacri alla mente alla mente del genere umano, molti delitti, (in faida con Dio) che non l'avrebbe retto la casa del suo corpo, che l'animoso nipote di Hygelac [Beowulf] lo teneva in mano. Ognuno dei due odiava la vita dell'altro. Si aprí una piaga, sul corpo del Mostro spaventoso: gli apparve sulla spalla una vasta ferita. I tendini saltarono, scoppiarono le casse delle ossa. A Beowulf fu concesso il trionfo in quel duello. Grendel sarebbe scappato di lí, malato di morte, per paludi e pendici, a ritrovare il covo senza gioia. Sapeva piú che certamente che era arrivata la fine della sua vita, e il computo dei giorni dei suoi giorni.»

Beowulf in seguito mostra "l'intera spalla e il braccio di Grendel, la sua impressionante presa" e affinché tutti possano vederla a Heorot attaccano questo arto su una parete di Heorot. Questa esibizione alimenta la rabbia della madre di Grendel che decide di vendicarsi.[8]

  1. ^ Beowulf, Versi 87-89.
  2. ^ Beowulf, Versi 199-203.
  3. ^ Beowulf, versi 675–687.
  4. ^ Beowulf, Versi 757–765.
  5. ^ Beowulf, Versi 766–789.
  6. ^ Beowulf, Versi 793–804.
  7. ^ Beowulf, Versi 808–823.
  8. ^ Wayne Glausser, Christians and Adversaries in the Evolving Norton Anthology of English Literature, in Oxford Scholarship Online, 22 marzo 2018, DOI:10.1093/oso/9780190864170.003.0004. URL consultato il 7 settembre 2021.

Per la pagina dei geati[modifica | modifica wikitesto]

Etimolgia[modifica | modifica wikitesto]

L'etimologia del nome Geati (antico inglese Geatas, da un protogermanico *Gautaz, plurale *Gautōz) è simile,[1] sebbene non identica, a quella di Goti e Gutar (*Gutô, plurale *Gutaniz). I nomi derivano da diversi gradi ablauti della parola protogermanica *geutaną, che significa "versare"[2]. Secondo alcuni sono originati da heiti per "uomini (della tribù)", con il significato letterale "coloro che versano il loro seme".[3]I nomi potrebbero anche alludere a corsi d'acqua nella terra in cui vivevano,[4] ma questo non è generalmente accettato come un caso, in parte perché ciò significherebbe che la somiglianza dei nomi sarebbe essere una coincidenza.[5]

Una teoria più specifica sulla parola Gautigoths è che significhi i Goti che vivono vicino al fiume Gaut,[6] l'attuale Göta älv (antico norreno: Gautelfr)[7]. Potrebbe anche essere stata una fusione della parola Gauti con una glossa di Goti.[8] Nel XVII secolo il nome Göta älv, 'Fiume dei Geati', sostituì i precedenti nomi Götälven e Gautelfr[9]. L'etimologia della parola Gaut (come detto sopra) deriva dalla parola protogermanica *geutan, e il significato esteso di "versare" è "flusso, ruscello, cascata", che potrebbe riferirsi alle cascate di Trollhättan o al fiume stesso[10].

La forma abbreviata di Gautigoths era il vecchio norreno Gautar, che originariamente si riferiva solo agli abitanti di Västergötland, o le parti occidentali dell'odierna Götaland, un significato che è mantenuto in alcune saghe islandesi.[11]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Storia Antica[modifica | modifica wikitesto]

La prima menzione sopravvissuta dei Geati appare in Tolomeo (II secolo d.C.), che si riferisce a loro come Goutai. Nel VI secolo, Giordane scrive dei Gautigoti e degli Ostrogoti (gli Ostrogoti di Scandza); e Procopio si riferisce a Gautoi. Le saghe norrene li conoscono come Gautar; Beowulf e Widsith come Gēatas.[12] Beowulf e le saghe norrene nominano diversi re Geati, ma solo Hygelac trova conferma nel Liber Monstrorum dove è indicato come "Rex Getarum" e in una copia della Historiae Francorum dove è chiamato "Rege Gotorum". Queste fonti riguardano un'incursione in Frisia, nel 516 circa, descritta anche nel Beowulf. C. 551, alcuni decenni dopo l'incursione di Hygelac, Giordane descrisse i Geati come una nazione "audace e pronta a impegnarsi in guerra".[13]

L'insediamento anglosassone della Gran Bretagna includeva molti popoli germanici del nord che furono perdenti nella brutale guerra tribale della Scandinavia. Gli juti sconfitti come Hengest e suo fratello Horsa fuggirono nel Kent, mentre i Geati sconfitti dagli invasori svedesi si trasferirono nello Yorkshire dove fondarono il Gillingshire dai Tees, originariamente l'insediamento dei Geatling.[14] È stato anche suggerito che l'Anglia orientale sia stata colonizzata dai Geati in questo momento,[15] o da Wulfing che provenivano anche loro da Götaland, portando con sé le tradizioni di Beowulf.[16] Qualsiasi pace che alla fine si stabilì nella Scandinavia meridionale era molto probabilmente dovuta all'esaurimento, e un archeologo danese ha riassunto che a metà del VI secolo, e dopo, la Scandinavia "andò all'inferno".[14] Le merci scandinave sembrano aver smesso di arrivare in Inghilterra, c. 550, suggerendo che il contatto era interrotto.[15]

Centralizzazione politica in Scandinavia[modifica | modifica wikitesto]

Secondo Procopio c'erano 13 "nazioni molto numerose" nella penisola scandinava nel VI secolo, il che è supportato dalle recenti analisi archeologiche. Diversi studiosi considerano questo un numero ragionevole di regni indipendenti all'epoca, ciascuno composto da una o più tribù, come riportato da Giordane.[17] Tuttavia, nel 1350, questi 13 regni erano stati ridotti di numero a soli due, Norvegia e Svezia.[18] Quindi i Geati erano una delle tribù più grandi,[19]

Sia Procopio che Giordane menzionano i Geati, ma dopo di loro, le fonti straniere sulla Scandinavia sono scarse fino al IX secolo, quando le fonti anglosassoni e franche fanno luce sull'area. In questi, i Geati sono assenti, il che ha portato alcuni studiosi a concludere che non erano più una nazione indipendente ed erano stati inglobati dagli svedesi.[20] Fonti scaldiche norvegesi e islandesi del X secolo indicano tuttavia che erano ancora politicamente indipendenti, a volte opponendosi ai re norvegesi. La loro assenza nelle fonti più antiche è stata invece suggerita per essere un popolo dell'entroterra.[21]

La natura e i processi di come Geati e Svedesi arrivarono a formare un unico regno sono stati molto dibattuti tra gli studiosi svedesi. La scarsità e la talvolta dibattuta veridicità delle fonti ha lasciato molto spazio all'interpretazione. Le più antiche fonti svedesi medievali presentano il regno svedese con differenze residue tra le province, nelle leggi, nei pesi e nelle misure.[22] Alcuni studiosi hanno sostenuto che i Geati furono soggiogati dagli svedesi e hanno suggerito varie date per un tale evento, dal VI al IX secolo.[23] Altri hanno voluto vedere una fusione più graduale e che i Geati furono lentamente inglobati nel più potente regno di Svezia, e per molti aspetti mantennero la propria identità culturale durante il Medioevo.[24] Altri ancora hanno messo l'accento su come siano stati i singoli governanti, non i gruppi etnici, a guidare il processo verso un regno unificato, e che il processo sia stato molto complicato.

Le lettere papali degli anni '1080 definiscono i destinatari come "re degli svedesi" o "re dei Geati occidentali". In un'altra lettera papale del 1160, è attestato per la prima volta il titolo rex Sweorum et Gothorum.[25] I re svedesi iniziarono l'usanza di designarsi anche come re dei Geati dal 1270.[26][27][28]

Lotte dinastiche e assimilazione con il popolo svedese[modifica | modifica wikitesto]

Sveær egho konong at taka ok sva vrækæ e le seguenti frasi della legge Västgötalagen.

Nell'XI secolo, la casata svedese dei Munsö si estinse con la morte di Emund il Vecchio. Stenkil, un Geato, fu eletto re degli svedesi, e i Geati sarebbero stati influenti nella formazione della Svezia come regno cristiano. Tuttavia, questa elezione inaugurò anche un lungo periodo di disordini civili tra cristiani e pagani e tra Geati e Svedesi. I Geati tendevano ad essere più cristiani e gli svedesi più pagani, motivo per cui il re cristiano svedese Ingold il Vecchio fuggì a Västergötland quando fu deposto a favore di Blot-Sven, un re più favorevole al paganesimo norreno, negli anni '80. Inge riprenderà il trono e regnerà fino alla sua morte c. 1100.

Nel suo Gesta Danorum (libro 13), il cronista danese del XII secolo Saxo Grammaticus notò che i Geati non avevano voce in capitolo nell'elezione del re, solo gli svedesi. Quando la legge del Geato occidentale o la Västgötalagen è stata messa su carta, ha ricordato ai Geati che dovevano accettare l'elezione degli svedesi: Sveær egho konong at taka ok sva vrækæ che significa "Sono gli svedesi che hanno il diritto di scegliere [" prendendo"] e anche deponendo il re" e poi cavalcò Eriksgatan "mæþ gislum ofvan" - "con ostaggi dall'alto [il regno]" attraverso Södermanland, le province dei Geati e poi attraverso Närke e Västmanland per essere giudicato il re legittimo dai parlamentari delle loro rispettive cose. Uno di questi re svedesi era Ragnvald Knaphövde, che nel 1125 cavalcava con il suo seguito per essere accettato come re dalle diverse province. Secondo il materiale allegato al più antico manoscritto della legge Västgötalagen, decise di non richiedere ostaggi poiché disprezzava i Geati, e fu ucciso vicino a Falköping.

In una nuova legge generale della Svezia che fu emanata da Magnus Eriksson nel 1350, si affermava che dodici uomini di ogni provincia, scelti dalle loro cose, dovevano essere presenti alla Pietra di Mora quando veniva eletto un nuovo re.

La distinzione tra Svedesi e Geati durò durante il Medioevo, ma i Geati divennero sempre più importanti per le pretese di grandezza nazionali svedesi a causa dell'antico legame dei Geati con i Goti. Sostenevano che poiché i Goti e i Geati erano la stessa nazione e i Geati facevano parte del regno di Svezia, ciò significava che gli svedesi avevano sconfitto l'impero romano. La prima attestazione di questa affermazione viene dal Concilio di Basilea, 1434, durante il quale la delegazione svedese ha discusso con gli spagnoli su chi tra loro fossero i veri Goti. Gli spagnoli sostenevano che fosse meglio discendere dagli eroici Visigoti che da casalinghi. Questo movimento culturale, che non era limitato alla Svezia, si chiamava Goticismo o in svedese Göticism, cioè Geaticismo.

Dopo il XV secolo e l'Unione di Kalmar, gli svedesi e i geati sembrano aver iniziato a percepirsi come un'unica nazione, il che si riflette nell'evoluzione di svensk in un etnonimo comune.[29] In origine era un aggettivo riferito a quelli appartenenti alla tribù svedese, chiamati svear in svedese. Già nel IX secolo, svear era stato vago, riferendosi sia alla tribù svedese che essendo un termine collettivo che includeva i Geati,[30] e questo è il caso dell'opera di Adamo di Brema in cui i Geati (Goti) appaiono sia come una nazione propria che come parte dei Sueone.[31] Tuttavia, la fusione/assimilazione delle due nazioni ha richiesto molto tempo. All'inizio del XX secolo, Nordisk familjebok notò che svensk aveva quasi sostituito svear come nome per il popolo svedese.

Allo stesso tempo, gli antenati svedesi venivano spesso chiamati Geati, specialmente quando si doveva sottolineare il loro eroismo o il loro legame con i Goti. Questa pratica è scomparsa nel corso del XIX secolo, quando i vichinghi hanno gradualmente assunto il ruolo di antenati eroici.

Società[modifica | modifica wikitesto]

I Geati erano tradizionalmente divisi in diversi piccoli regni, o distretti, che avevano le proprie Ting (assemblee popolari) e leggi. Il più grande di questi distretti era Västergötland (Geatland dell'ovest), ed era a Västergötland che si teneva ogni anno la Ting di tutti i Geati, nelle vicinanze di Skara. Nonostante il nome, la Ting era solo per gli abitanti di Västergötland e Dalsland. L'equivalente in Östergötland era la Ting di Lionga.

A differenza degli svedesi, che usavano la divisione Centena, i Geati usavano hærrad (o inmoderno svedese härad), come i norvegesi e i danesi. Sorprendentemente, sarebbe stato il nome geato a diventare il termine comune nel regno svedese. Ciò è probabilmente correlato al fatto che molti dei re svedesi medievali erano di estrazione geata e spesso risiedevano principalmente nel Götaland. Nel Västergötland e nel Dalsland esisteva anche una divisione di livello superiore in cui uno o più hærrad costituivano un bo collegato a un kongsgård (una residenza, una tenuta o un terreno agricolo che è appartenuto o appartiene ancora ai monarchi scandinavi o alle famiglie reali).

  1. ^ John Kepke e Elof Hellquist, Svensk etymologisk ordbok, in Language, vol. 17, n. 2, 1941-04, pp. 162, DOI:10.2307/409628. URL consultato il 9 settembre 2021.
  2. ^ (SV) 887-888 (Nordisk familjebok / Uggleupplagan. 10. Gossler - Harris), su runeberg.org, 1909. URL consultato il 9 settembre 2021.
  3. ^ Arend Quak, Svenskt ortnamnslexikon. Utarbetad inom Institutet för språk och folkminnen och Institutionen för nordiska språk vid Uppsala universitet. Andra reviderade upplagan, written by Mats Wahlberg, in Amsterdamer Beiträge zur älteren Germanistik, vol. 76, n. 4, 16 marzo 2016, pp. 582, DOI:10.1163/18756719-12340058. URL consultato il 9 settembre 2021.
  4. ^ Douglas P. Hinkle, Valladolid: Etymology and Folk-Etymology, in Names, vol. 14, n. 2, 1º giugno 1966, pp. 69–75, DOI:10.1179/nam.1966.14.2.69. URL consultato il 9 settembre 2021.
  5. ^ John Kepke e Elof Hellquist, Svensk etymologisk ordbok, in Language, vol. 17, n. 2, 1941-04, pp. 162, DOI:10.2307/409628. URL consultato il 9 settembre 2021.
  6. ^ Article, in Nordisk Alkoholtisdkrift (Nordic Alcohol Studies), vol. 9, n. 4, 1992-08, pp. 234–235, DOI:10.1177/145507259200900403. URL consultato il 9 settembre 2021.
  7. ^ Hinchliffe Ian e Holmes Philip, Nouns, article use, Routledge, 4 marzo 2019, pp. 14–18. URL consultato il 9 settembre 2021.
  8. ^ A.-M. Andreasson, Svenska Akademiens Ordbok and Oxford English Dictionary: a comparison of their microstructure, in International Journal of Lexicography, vol. 9, n. 2, 1º giugno 1996, pp. 83–101, DOI:10.1093/ijl/9.2.83. URL consultato il 9 settembre 2021.
  9. ^ Article, in Nordisk Alkoholtisdkrift (Nordic Alcohol Studies), vol. 9, n. 4, 1992-08, pp. 234–235, DOI:10.1177/145507259200900403. URL consultato il 9 settembre 2021.
  10. ^ Article, in Nordisk Alkoholtisdkrift (Nordic Alcohol Studies), vol. 9, n. 4, 1992-08, pp. 234–235, DOI:10.1177/145507259200900403. URL consultato il 9 settembre 2021.
  11. ^ Article, in Nordisk Alkoholtisdkrift (Nordic Alcohol Studies), vol. 9, n. 4, 1992-08, pp. 234–235, DOI:10.1177/145507259200900403. URL consultato il 9 settembre 2021.
  12. ^ Michael Alexander's 1995 (Penguin Classics) edition of Beowulf mentions a variant: Gēotas
  13. ^ Mats G. Larsson, Götarnas riken, Atlantis, 2004, p. 43.
  14. ^ a b Tom Shippey, Laughing Shall I Die, Reaction Books Limited, 2018, p. 56, ISBN 978 1 78023 909 5. Errore nelle note: Tag <ref> non valido; il nome "shippey" è stato definito più volte con contenuti diversi
  15. ^ a b R.T. Farrel, Beowulf, Swedes and Geats (PDF), Viking Society for Northern Research, University College, London, 1972, p. 269. Errore nelle note: Tag <ref> non valido; il nome "farell269" è stato definito più volte con contenuti diversi
  16. ^ Tom Newton, The Origins of Beowulf, and the Pre-Viking Kingdom of East Anglia, D. S. Brewer, Cambridge, 1993.
  17. ^ Frode Iversen, 4. Between Tribe and Kingdom – People, Land, and Law in Scandza AD 500–1350, De Gruyter, 16 dicembre 2019, pp. 245–304, DOI:10.1515/9783110421101-004, ISBN 978-3-11-042110-1. URL consultato il 10 settembre 2021.
  18. ^ Frode Iversen, 4. Between Tribe and Kingdom – People, Land, and Law in Scandza AD 500–1350, De Gruyter, 16 dicembre 2019, pp. 245–304, DOI:10.1515/9783110421101-004, ISBN 978-3-11-042110-1. URL consultato il 10 settembre 2021.
  19. ^ Frode Iversen, 4. Between Tribe and Kingdom – People, Land, and Law in Scandza AD 500–1350, De Gruyter, 16 dicembre 2019, pp. 245–304, DOI:10.1515/9783110421101-004., ISBN 978-3-11-042110-1. URL consultato il 10 settembre 2021.
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  23. ^ Lars Åkerblom. <italic>Sir Samuel Hoare och Etiopienkonflikten, 1935</italic>. (Acta Universitatis Upsaliensis, Studia Historica Upsaliensia, number 76.) Summary in English. Uppsala: Historiska institutionen vid Uppsala Universitet; distributed by Almquist and Wiksell International, Stockholm. 1976. Pp. 229, in The American Historical Review, 1977-10, DOI:10.1086/ahr/82.4.974-a. URL consultato il 10 settembre 2021.
  24. ^ T. A. Shippey e R. T. Farrell, Beowulf: Swedes and Geats, in The Modern Language Review, vol. 69, n. 1, 1974-01, pp. 144, DOI:10.2307/3725209. URL consultato il 10 settembre 2021.
  25. ^ Peter Sawyer, När Sverige blev Sverige, Viktoria Bokförlag, Alingsås, 1991, pp. 58-59.
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  27. ^ Alf Henriksson, Svensk historia I, Bonniers, Stockholm, 1963, pp. 86–88.
  28. ^ Jörgen Weibull, Swedish History in Outline, The Swedish Institute, Stockholm, 1993, p. 18.
  29. ^ Bringing “the Periphery” into Focus: Social Interaction between Baltic Finns and the Svear in the Viking Age and Crusade Period (c.800 to 1200), BRILL, 1º gennaio 2017, pp. 168–204. URL consultato il 10 settembre 2021.
  30. ^ Bringing “the Periphery” into Focus: Social Interaction between Baltic Finns and the Svear in the Viking Age and Crusade Period (c.800 to 1200), BRILL, 1º gennaio 2017, pp. 168–204. URL consultato il 10 settembre 2021.
  31. ^ Bringing “the Periphery” into Focus: Social Interaction between Baltic Finns and the Svear in the Viking Age and Crusade Period (c.800 to 1200), BRILL, 1º gennaio 2017, pp. 168–204. URL consultato il 10 settembre 2021.

Modifiche per La morte di Artù[modifica | modifica wikitesto]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Autore[modifica | modifica wikitesto]

L'esatta identità dell'autore della Morte di Artù è stata a lungo oggetto di speculazioni, poiché almeno sei personaggi storici portavano il nome di "Sir Thomas Malory" (in varie grafie) durante la fine del XV secolo. [1] Nell'opera l'autore si descrive come "Cavaliere prigioniero Thomas Malleorre" ("Sir Thomas Maleore" secondo l'editore William Caxton). Questo è preso come prova a sostegno dell'identificazione più ampiamente accettata dagli studiosi: che l'autore fosse Thomas Malory nato nell'anno 1416, da Sir John Malory di Newbold Revel nel Warwickshire in Inghilterra.[2][3]

Sir Thomas ereditò la tenuta di famiglia nel 1434, ma nel 1450 era completamente impegnato in una vita da criminale. Già nel 1433 fu accusato di furto, ma le accuse più gravi contro di lui includevano quella del tentato omicidio di Humphrey Stafford, I duca di Buckingham, un'accusa di almeno due stupri, e che aveva attaccato e derubato l'Abbazia di Coombe.

Malory fu arrestato e imprigionato per la prima volta nel 1451 per l'imboscata di Buckingham, ma fu rilasciato all'inizio del 1452. A marzo era tornato nella prigione di Marshalsea e poi a Colchester, scappando in più occasioni. Nel 1461 ricevette il perdono dal re Enrico VI, tornando a vivere nella sua tenuta. Sebbene originariamente alleato alla Casa di York, dopo il suo rilascio Malory cambiò la sua fedeltà alla Casa di Lancaster. Ciò lo portò ad essere imprigionato ancora una volta nel 1468 quando guidò uno sfortunato complotto per rovesciare il re Edoardo IV.[4] Fu durante questo ultimo periodo nella prigione di Newgate a Londra che si crede abbia scritto La Morte di Artù. Malory fu rilasciato nell'ottobre 1470, quando Enrico VI tornò al trono, ma morì solo cinque mesi dopo.[5]

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

Come ha scritto Elizabeth Bryan del contributo di Malory alle leggende arturiane nella sua introduzione a un'edizione moderna di Le Morte d'Arthur, "Malory non ha inventato le storie di questa raccolta, ma le ha tradotte e compilate. Malory infatti ha tradotto storie che esistevano già nella prosa francese del XIII secolo (il cosiddetto Francese antico Romanzi della Vulgata) e le ha raccolte insieme alle fonti scritte in Inglese medio (il Alliterative Morte Arthure e la Stanzaic Morte Arthur) per creare questo testo."[6]

All'interno della sua narrazione, Malory si riferisce a disegnarlo da un singolare "Freynshe booke", oltre anche al non specificato "other books".[7] Oltre al vasto ciclo della Vulgata nelle sue diverse varianti, così come ai poemi inglesi Morte Arthur e Morte Arthure, gli altri testi originali di Malory sono stati identificati come diversi romanzi cavallereschi francesi indipendenti, tra cui Erec et Enide, L'âtre périlleux, Perlesvaus, e Yvain il cavaliere del leone (o la sua versione inglese, Ywain e Gawain), così come English Chronicle di John Hardyng.[9]il poema inglese "The Weddynge of Syr Gawen" è incertamente considerata solo come un'altra di queste o forse in realtà è opera di Malory.[8] Le sue varie altre fonti potrebbero aver incluso un manuale militare romano del V secolo, De re militari.[9]

Pubblicazione[modifica | modifica wikitesto]

Malory chiamò l'intera opera The Hoole Book of Kyng Arthur and of His Noble Knyghtes of The Rounde Table, ma William Caxton cambiò il titolo in quello comunemente noto oggi, che originariamente si riferiva solo al volume finale dell'opera. La pubblicazione dell'opera di Chaucer (altro autore molto famoso in quel periodo) da parte di Caxton fu un precursore della sua pubblicazione de Le Morte d'Arthur di Malory. Caxton ha separato gli otto libri originali di Malory in 21 libri; ha suddiviso i libri in un totale di 507 capitoli; aggiungendo un riassunto di ogni capitolo e un colophon all'intero libro.[10]

La prima stampa dell'opera di Malory fu fatta da Caxton nel 1485. Si conoscono solo due copie di questa stampa originale, nelle collezioni della Morgan Library & Museum di New York e della John Rylands Library a Manchester.[11] Si dimostrò popolare e fu ristampato nel 1498 e nel 1529 con alcune aggiunte e modifiche da Wynkyn de Worde che successe alla stampa di Caxton. Altre tre edizioni furono pubblicate prima della Guerra civile inglese: William Copland (1557), Thomas East (1585) e William Stansby (1634), ognuna delle quali conteneva ulteriori modifiche ed errori (compresa l'omissione di un'intera foglia). Da allora in poi, il libro è passato di moda fino al Romanticismo fino al risveglio dell'interesse per la cultura medievale.

Il manoscritto di Winchester[modifica | modifica wikitesto]

Il preside del Winchester College Walter Fraser Oakeshott scoprì una copia del manoscritto precedentemente sconosciuta dell'opera nel giugno 1934, durante la catalogazione della biblioteca del college. I resoconti dei giornali annunciarono che ciò che Caxton aveva pubblicato nel 1485 non era esattamente ciò che Malory aveva scritto.[12] Oakeshott pubblicò "The Finding of the Manuscript" nel 1963, raccontando l'evento iniziale e la sua realizzazione che "questo era davvero il Malory, " con "prove sorprendenti di revisione" nell'edizione Caxton.[13] Questo manoscritto è ora nella collezione della British Library.[14]

Lo studioso di Malory Eugène Vinaver ha esaminato il manoscritto poco dopo la sua scoperta. Oakeshott fu incoraggiato a produrre lui stesso un'edizione, ma cedette il progetto a Vinaver. già suddiviso in libri e sezioni."[15] Vinaver fece un confronto esauriente del manoscritto con l'edizione di Caxton e ha raggiunto conclusioni simili. L'esame microscopico ha rivelato che le macchie di inchiostro sul manoscritto Winchester sono offset di pagine appena stampate impostate nel carattere di Caxton, il che indica che il manoscritto di Winchester era nella tipografia di Caxton. Si crede che il manoscritto sia nel complesso più vicino all'originale di Malory e non ha le divisioni di libri e capitoli per le quali Caxton prende il merito nella sua prefazione. Il manoscritto è stato digitalizzato da un team giapponese, che osserva che "il testo è imperfetto, poiché il manoscritto è privo del primo e dell'ultimo fascicolo e di pochi fogli. La caratteristica più sorprendente del manoscritto è l'ampio uso di inchiostro rosso ."[16][17]

Nella sua pubblicazione del 1947 di "Le opere di Sir Thomas Malory", Vinaver sostenne che Malory non scrisse un singolo libro, ma piuttosto una serie di racconti arturiani, ognuno dei quali è un'opera internamente coerente e indipendente. Tuttavia, William Matthews ha sottolineato che i racconti successivi di Malory fanno frequenti riferimenti agli eventi precedenti, suggerendo che avrebbe voluto che i racconti fossero coerenti meglio ma non aveva sufficientemente rivisto l'interotest o per raggiungere questo obiettivo.[18] Questo è stato seguito da un ampio dibattito nel mondo accademico della fine del XX secolo su quale versione sia superiore, la stampa di Caxton o la visione originale di Malory.[19]

Panoramica[modifica | modifica wikitesto]

Stile[modifica | modifica wikitesto]

Come altre prose inglese nel XV secolo, "Le Morte d'Arthur" è stata fortemente influenzata dagli scritti francesi, ma Malory li fonde con altri versi inglesi e forme di prosa. L'inglese medio di Le Morte d'Arthur è molto più vicino al primo inglese moderno rispetto all'inglese medio di Canterbury Tales di Geoffrey Chaucer; se l'ortografia è modernizzata, si legge quasi come un inglese Elisabettiano. Dove i Canterbury Tales sono in medio inglese, Malory tende "una mano a Chaucer e una a Spenser,"[20] costruendo un manoscritto difficile da collocare in una categoria. La scrittura di Malory può spaccare le varie opinioni oggi: a volte vista come semplicistica da un punto di vista artistico, "vagante" e piena di ripetizioni,[21] ma ci sono anche opinioni opposte , come di quelli che la considerano una "realizzazione estetica suprema".[22] Poiché il terreno da percorrere è così lungo, Malory usa spesso "così e allora" per trasferire la sua rivisitazione delle storie che diventano episodi invece di istanze che possono reggersi da sole .[23]

Ambiente e temi[modifica | modifica wikitesto]

La maggior parte degli eventi si svolge in una versione fantasy storica della Gran Bretagna e della Francia in un momento imprecisato (a volte, la trama si avventura più lontano, a Roma e Sarras, e ricorda i Biblici racconti dal antico Vicino Oriente). Il mito arturiano è ambientato tra il V e il VI secolo, tuttavia il racconto di Malory contiene molti anacronismi e non fa un minimo sforzo per rendere storicamente accurato la sua storia, anche più delle sue fonti. I primi autori di romanzi arturiani hanno già descritto la tempi dei secoli bui di Artù come un mondo familiare, in stile Alto-Basso Medievale di cavalieri in armatura e grandi castelli che prendono il posto dei guerrieri e delle fortezze della Britannia Post-romana. Malory ha ulteriormente modernizzato la leggenda fondendo la Gran Bretagna celtica con il suo contemporaneo Regno d'Inghilterra (ad esempio identificando esplicitamente Logres come Inghilterra, Camelot come Winchester, e Astolat come Guildford) e, in modo completamente astorico, sostituendo gli invasori Anglosassoni (elemento fondamentale di quasi tutti i romanzi e poemi arturiani) della leggenda con i Turchi Ottomani, dando ad Artù un ruolo di difensore contro i nemici pagani stranieri.[24][25]

Rievocazione storica di un Nobile e legionario del tardo impero romano, in particolare del V secolo (presenti anche nella Britannia Post-romana) questa tipologia di vestiario e armamento dovrebbe essere dello stesso tipo che portavano Artù e i cavalieri della tavola rotonda. Ma Malory al posto di rappresentarli in maniera storicamente accurata li descrive come dei guerrieri del XV secolo.


Secondo Charles W. Moorman III, Malory intendeva "definire in inglese un'Arturiade unificata che avesse come grande tema la nascita, la fioritura e il declino di una civiltà terrena quasi perfetta". Moorman ha identificato tre motivi principali che attraversano l'opera: la relazione tra Sir Lancelot e Ginevra; la lunga faida tra le famiglie di Re Lot e Re Pellinore; e la Ricerca del Graal. Ciascuno di questi complotti definirebbe una delle cause della caduta del regno di Artù, vale a dire "i fallimenti nell'amore, nella lealtà e nella religione".[26]

  1. ^ Bryan Bevan, Henry IV, 1994, DOI:10.1007/978-1-349-60802-7. URL consultato il 30 settembre 2021.
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  3. ^ GWENETH WHITTERIDGE, THE IDENTITY OF SIR THOMAS MALORY, KNIGHT-PRISONER, in The Review of English Studies, XXIV, n. 93, 1973, pp. 257–265, DOI:10.1093/res/xxiv.93.257. URL consultato il 30 settembre 2021.
  4. ^ Conclusion: Malory's Le Morte Darthur, Routledge, 7 agosto 2014, pp. 156–172. URL consultato il 30 settembre 2021.
  5. ^ Conclusion: Malory's Le Morte Darthur, Routledge, 7 agosto 2014, pp. 156–172. URL consultato il 30 settembre 2021.
  6. ^ Bryan (1994), pp. viii-ix.
  7. ^ Davidson, Roberta, The 'Freynshe booke' e il traduttore inglese: l'"originalità" di Malory ' Rivisitato, in Translation and Literature, vol. 17, n. 2, 2008, pp. 133–149, DOI:10.3366/E0968136108000198.</ ref> Oltre al vasto Ciclo della Vulgata nelle sue diverse varianti, così come alle poesie inglesi Morte Arthur e Morte Arthure, gli altri testi originali di Malory sono stati identificati come diversi [[romanzi cavallereschi] francesi ]s, inclusi Erec et Enide, L'âtre périlleux, Perlesvaus e Yvain ou le Chevalier au Lion (o la sua versione inglese, Ywain and Gawain), così come la cronaca inglese di John Hardyng .<ref name=":0"> ISBN 9781843841548, pIC&pg=PA154 https://books.google.com/books?id=9bQxHyxm3 pIC&pg=PA154.
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  12. ^ W. F. Oakeshott, september.html Il testo di Malory, su virtual.park.uga.edu.
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  14. ^ bl.uk/collection-items/thomas-malorys-le-morte-darthur British Library, su bl.uk.
  15. ^ Walter F. Oakeshott, "Caxton and Malory's Morte Darthur," Gutenberg-Jahrbuch (1935), 112-116.
  16. ^ The Malory Project diretto da Takako Kato e disegnato da Nick Hayward, su maloryproject.com.
  17. ^ Il manoscritto e il significato del Morte Darthur di Malory, 2017.
  18. ^ William Matthews, Il malato -Framed Knight: A Skeptical Inquiry into the Identity of Sir Thomas Malory (Berkeley, CA: University of California, 1966).
  19. ^ SALDA, MICHAEL N., Caxton's Print vs. the Winchester Manuscript: An Introduction to the Debate on Editing Morte Darthur di Malory, in Arthuriana, vol. 5, n. 2, 1995, DOI:10.1353/art.1995.0026.
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  21. ^ Lynch, Andrew, A Tale of 'Semplice' Malory e i critici, in Arthuriana, vol. 16, n. 2, 2006, pp. 10–15, DOI:10.1353/art.2006.0065.
  22. ^ "Prosa Romance". La tradizione francese e la letteratura dell'Inghilterra medievale, di William Cslin, University of Toronto Press, 1994, pp. 498-512. JSTOR. Accesso al 1° agosto 2020.
  23. ^ "Morte d'Arthur." La storia di Cambridge della letteratura inglese. A.W Ward, A.R. Waller. Vol II. Cambridge: A UP, 1933. Stampa.
  24. ^ Goodrich, Peter H., Saraceni e alterità islamica in "Le Morte Darthur" di Malory, in Arthuriana, vol. 16, n. 4, 2006, pp. 10–28, DOI:10.1353/art.2006.0009.
  25. ^ Michael Murrin, google.com/books?id=7ReDli9I5nsC&pg=PA53 Storia e guerra nell'epopea rinascimentale, University of Chicago Press, 1997, ISBN 9780226554051.< /ref> Anche se Malory ricorda un'epoca di visione idealizzata del cavalierato, con cavalleresco codici d'onore e tornei giostre, le sue storie mancano di menzioni della vita agricola o del commercio. Come notato da Ian Scott-Kilvert, i personaggi "consistono quasi interamente di combattenti, le loro mogli o amanti, con un impiegato occasionale o un incantatore, una fata o un demone, un gigante o un nano, " e "il tempo non funziona sugli eroi di Malory."<ref>Scott-Kilvert, Ian. Scrittori britannici. Figli di Charles Scribners, New York 1979.
  26. ^ Moorman, Charles, Courtly Love in Malory, in ELH, vol. 27, n. 3, 1960, pp. 163–176, DOI:10.2307/2871877.

modifiche per Gengis Khan[modifica | modifica wikitesto]

Impressioni[modifica | modifica wikitesto]

Positivo[modifica | modifica wikitesto]

Gengis Khan è ben visto di aver portato la Via della seta in un ambiente politico coeso. Ciò ha consentito una maggiore comunicazione e commercio tra Occidente, Medio Oriente e Asia, ampliando così gli orizzonti di tutte e tre le aree culturali. Alcuni storici hanno notato che Gengis Khan ha istituito alcuni livelli di meritocrazia nel suo governo, era tollerante nei confronti delle religioni e ha spiegato chiaramente le sue politiche a tutti i suoi soldati.[1] Gengis Khan aveva una reputazione particolarmente positiva tra alcuni autori dell'Europa occidentale nel Medioevo, che conoscevano poche informazioni concrete su il suo impero in Asia. L'esploratore italiano Marco Polo disse che Gengis Khan "fu uomo di grande valore, e di grande abilità e valore",[2][3] mentre il filosofo e inventore Roger Bacon ha applaudito per valore scientifico e filosofico dell'impero di Gengis Khan, e il famoso scrittore Geoffrey Chaucer scrisse riguardo al suo conto:

«

Il nobile re si chiamava Gengis Khan,
Che al suo tempo fu di così grande fama,
Che non c'era da nessuna parte in nessuna regione,
Un signore così eccellente in tutte le cose

»

In Mongolia, Gengis Khan è stato nel frattempo venerato per secoli dai mongoli e da molti popoli turchi a causa della sua associazione con lo stato tribale, l'organizzazione politica e militare e le vittorie in guerra. In quanto principale figura unificante nella storia mongola, rimane una figura straordinaria in Cultura mongola. È accreditato di aver introdotto la scrittura mongola e di aver creato il primo codice di diritto mongolo scritto, sotto forma di Yassa.

Durante il periodo comunista in Mongolia, Gengis è stato spesso descritto dal governo come una figura reazionaria e le dichiarazioni positive su di lui sono state evitate.[4] Nel 1962, l'erezione di un monumento nella sua casa natale e una conferenza tenuta in commemorazione del suo 800esimo compleanno portarono alle critiche dell'Unione Sovietica e al licenziamento del segretario Tömör-Ochir del Partito rivoluzionario popolare mongolo Comitato centrale al potere.

All'inizio degli anni '90, la memoria di Gengis Khan ha subito un potente risveglio, in parte in reazione alla sua soppressione durante il periodo della Repubblica popolare mongola. Gengis Khan è diventato un simbolo dell'identità nazionale per molti mongoli più giovani, i quali sostengono che i documenti storici scritti da non mongoli sono ingiustamente prevenuti nei confronti di Gengis Khan e che il suo massacro è esagerato, mentre il suo ruolo positivo è sottovalutato.[5]

Ahmad Fanakati[modifica | modifica wikitesto]

Ahmad Fanākatī o Banākatī ; (ZH) ; prima del 1242 — 10 aprile 1282) fu un persiano[1] musulmano del Qara Khitai (dinastia Liao occidentale) che servì come primo ministro e ministro delle finanze della dinastia Yuan durante il regno del Grande Khan Kublai. è accreditato di aver stabilito con successo il sistema finanziario dell'Impero Yuan. Nelle storie dinastiche era considerato un "ministro malvagio" a causa della sua presunta corruzione.[2]

Vita e carriera[modifica | modifica wikitesto]

Ahmad Fanākatī provenivava da Fanākat (o Banākat), una città nella parte superiore del Syr Darya in Asia centrale, sotto il dominio dei Qara Khitai fino a quando non furono conquistati dall'Impero Mongolo.[3][4][5]

Ahmad ottenne un impiego sotto Kublai tramite l'imperatrice Jamui Khatun, che lo conobbe prima del suo matrimonio. Alla sua corte era originariamente assegnato ma lo troviamo già in alta carica finanziaria nel 1264.[6]

Scelto da Chabi Khatun, la moglie prediletta di Kublai, Ahmad fu incaricato delle finanze statali nel 1262. Riuscì a gestire gli affari finanziari della Cina settentrionale e portò enormi entrate fiscali al nuovo governo di Kublai.

Nel 1270 assunse il pieno potere del nuovo dipartimento finanziario noto come il Dipartimento degli Affari di Stato (Shangshu Sheng), che aveva lo stesso status del dipartimento amministrativo noto come Segreteria Centrale (Zhongshu Sheng).

Dopo la conquista della dinastia Song nel 1276, entrò nelle questioni finanziarie della Cina meridionale. Preparò un monopolio statale sul sale, che arrivò a rappresentare una gran parte delle entrate statali. Nel suo mandato di 20 anni, ha creato la sua forte fazione con il suo clan e i musulmani dell'Asia centrale.

Il sistema fiscale di Ahmad ha guadagnato una cattiva reputazione dai cinesi perché era gestito senza pietà e differiva notevolmente dai sistemi cinesi tradizionali. Ahmad era rinomato per la sua rapacità.[7] Ha abusato della sua posizione per accumulare ricchezze.[8]

il famoso Marco Polo che entrò di persona nella corte di Kublai, nel suo Milione ha registro il suo nome come "Bailo Acmat (Achmac)".[9] Menziona che Ahmad aveva 25 figli e accumulava grandi ricchezze.[10]

Nel 1271 il Dipartimento degli Affari di Stato fu assorbito dalla Segreteria Centrale. Mentre si occupava degli affari finanziari, iniziò ad intervenire nell'amministrazione statale. Ha intensificato la tensione con la fazione rivale che includeva principe ereditario Zhenjin, Antong, il capo del Segretariato centrale e altri aristocratici mongoli e burocrati cinesi. La morte del suo protettore politico Chabi Khatun nel 1281 rese la situazione critica; Ahmad fu assassinato da Wang Zhu e Gao Heshang (Kao Ho-chang[9]) l'anno successivo e la sua fazione cadde dal potere.

Sebbene gli assassini di Ahmad siano stati giustiziati, dopo che Kublai Khan ha sentito tutte le lamentele sulla corruzione di Ahmad dai suoi nemici, ordinò che il corpo di Ahmad fosse prelevato dalla sua tomba e profanato per essere mangiato dai cani, per poi usando le ruote di un carro per fare a pezzi le ossa .[11][12]

Kublai ordinò anche che i figli di Ahmad fossero messi a morte.[13]

Influenza[modifica | modifica wikitesto]

Ahmad è solitamente descritto come un burocrate malvagio nei documenti tradizionali cinesi: la sua corruzione e tirannia sono enfatizzati. Al contrario, Jami al-Tawarikh valuta positivamente la sua assistenza all'amministrazione di Kublai. I recenti studi mongoli tendono anche a fare riferimenti positivi al suo ruolo nello stabilire il sistema finanziario unico della dinastia mongola Yuan.

Nella cultura popolare[modifica | modifica wikitesto]

Ahmad Fanakati è stato romanzato da Mahesh Jadu come antagonista principale nella seconda stagione della serie Netflix Marco Polo e da Leonard Nimoy nella miniserie RAI Marco Polo negli anni '80. Ricopre un ruolo influente ed è ulteriormente descritto nel Jami al-Tawarikh.

  1. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore yule
  2. ^ Morris Rossabi, Eurasian influences on Yuan China, 2013, ISBN 978-981-4459-73-0, OCLC 857365232. URL consultato il 23 maggio 2022.
  3. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore eura3
  4. ^ Template:Cita il libro Alt URL
  5. ^ Template:Cita il libro
  6. ^ Riccardo Trebbi, S. Mangiaracina, Che cos'è l'Open Access, su SciVee, 22 ottobre 2009. URL consultato il 23 maggio 2022.
  7. ^ Niv Horesh, Chinese money in global context : historic junctures between 600 BCE and 2012, 2014, ISBN 0-8047-8854-5, OCLC 873809629. URL consultato il 23 maggio 2022.
  8. ^ Liu Xinru, [ISBN 019979880X The Silk Road in World History], p. p. 116.
  9. ^ a b Rashīd al-Dīn, I successori di Gengis Khan (PDF), New York, p. 12, ISBN 0- 231-03351-6.
  10. ^ Jonathan Neaman Lipman, ahmad%20fanakati&pg=PA15 Familiari estranei: una storia di musulmani nel nord-ovest Cina, ISBN 0-295-97644-6.
  11. ^ Martha Avery, google.com/books?id=BMftUQCm5_IC&q=Ahmad%20Fanakati&pg=PA30 La strada del tè: Cina e Russia si incontrano attraverso la steppa, 五洲传播出版社, 2003, p. 30, ISBN 7508503805.
  12. ^ Jonathan Neaman Lipman, Familiari estranei: una storia dei musulmani nel nord-ovest della Cina, University of Washington Press, 1998, p. 32, ISBN 0-295-80055-0.
  13. ^ Peter Jackson, Encyclopedia of Mongolia and the Mongol Empire. By Christopher P. Atwood. New York: Facts on File, 2004. x, 678 pp. $85.00 (cloth)., in The Journal of Asian Studies, vol. 65, n. 3, 2006-08, pp. 613–615, DOI:10.1017/s0021911806001239. URL consultato il 23 maggio 2022.

Juti[modifica | modifica wikitesto]

Gli Juti (o Iuti) furono una popolazione germanica originaria dello Jylland (Jutland) - la moderna Danimarca - e della Norvegia. Gli Juti, con gli Angli, i Sassoni e i Frisoni, erano tra le tribù germaniche che attraversarono il Mare del Nord e si stanziarono nelle isole britanniche dalla fine del IV secolo in avanti.

La loro migrazione definitiva nella Gran Bretagna avvenne tra gli anni 441 e 443[1] e fu compiuta insieme ad Angli e Sassoni.

Si ritiene che gli Juti abbiano avuto origine nell'omonima Penisola dello Jutland (allora chiamata Iutum in latino) e parte della costa della Frisia settentrionale, costituita dalla terraferma della moderna Danimarca e le regioni Schleswig meridionale e Frisia settentrionale della moderna Germania. Come per altre grandi popolazioni germaniche della fine dell'antichità e l'inizio dell'Alto Medioevo, Gli iuti furuno un amalgama di diverse tribù germaniche: come i Cimbri, i Teutoni (che invasero l'italia nel II secolo a.C. nelle famose guerre cimbriche), i Gutoni e i Carudi (noti anche come Eudoses, [2] Eotenas,[3] Iutae[4] o Euthiones[5] in altre fonti.) Questa distinzione etnica fu registrata da Beda il Venerabile nella sua Storia ecclesiastica del popolo inglese all'inizio dell'VIII secolo:

«Quelli che arrivarono erano delle tre nazioni più potenti della Germania: Sassoni, Angli e Iuti. Dagli Juti discendono le genti del Kent e dell'Isola di Wight, e anche quelle della provincia dei Sassoni occidentali che sono ancora oggi chiamate Jute, che si trovano di fronte all'Isola di Wight.»

Gli Juti invasero e si stabilirono in Gran Bretagna meridionale alla fine del IV secolo durante il Periodo delle migrazioni, come parte di un'ondata più ampia dell' Invasione anglosassone della Britannia.

Insediamento nel sud della Gran Bretagna[modifica | modifica wikitesto]

Mappa del sud-est della Gran Bretagna c.575 d.C. che mostra le aree approssimative di insediamenti Juti secondo le fonti di Beda il Venerabile

Nel periodo successivo all'occupazione romana e prima della conquista normanna giunsero in Inghilterra persone di origine germanica.[6] La Cronaca anglosassone fornisce ciò che gli storici considerano delle leggende che portarono all'origine per l'invasione Anglosassone.[7][8]

La cronaca anglosassone descrive come i fratelli Hengist e Horsa nell'anno 449 furono invitati nella Gran Bretagna sub-romana, da Vortigern per assistere le sue forze nella lotta contro degli invasori Pitti. Essi sbarcarono a Wippidsfleet (Ebbsfleet), e continuarono a sconfiggere i Pitti ovunque li combattessero. Hengist e Horsa inviarono un messaggio in Germania chiedendo assistenza. La loro richiesta è stata accolta e arrivarono altri guerrieri. In seguito, più persone arrivarono in Gran Bretagna dalle "tre potenze della Germania; gli Antichi Sassoni, gli Angli e gli Juti". I Sassoni popolarono l' Essex, il Sussex e il Wessex; gli Juti si insediarono nel Kent, nell' Isola di Wight e nell' Hampshire; e gli Angli nella East Anglia, Mercia e Northumbria (lasciando la loro patria originaria, Angeln, deserta).[9]

La Cronaca anglosassone elenca anche Wihtgar e Stuf come fondatori della Wihtwara (Isola di Wight) e un uomo chiamato Port e i suoi due figli ' 'Bieda e Maeglaof come fondatori del Meonwara (Hampshire meridionale).[10][11]Nel 686 Beda ci dice che l'Hampshire popolato dagli Juti si estendeva fino al confine occidentale della New Forest; tuttavia, ciò sembra includere un altro popolo di origine Juta, il Ytene,[N 1][N 2] e non è certo che questi due territori formassero un blocco costiero continuo.[12]

Il regno Juta[N 3] nell'Hampshire descritto da Beda ha vari toponimi che identificano i luoghi Juti. Questi includono Bishopstoke (Ytingstoc) e il Meon Valley (Ytedene).[13]

Prima del VII secolo, c'è una carenza di materiale scritto contemporaneo sull'arrivo degli anglosassoni.[N 4] La maggior parte del materiale che esiste è stato scritto diverse centinaia di anni dopo il eventi. Le prime date per l'inizio dell'insediamento, fornite dalla cronaca anglosassone, non sono state supportate dall'archeologia.Template:Sfn{{sfn|Myers|1989|p=5} } A causa della mancanza di storia scritta prima del VII secolo, ha reso difficile per gli storici produrre una storia definitiva. Un'ipotesi alternativa alla leggenda della fondazione, basata sull'archeologia, suggerisce che, poiché i siti precedentemente abitati sulle coste della Frisia e della Germania settentrionale erano stati resi inabitabili dalle inondazioni, ci fu una migrazione di massa di famiglie e comunità in Gran Bretagna. Gli inglesi fornirono ai profughi terreni in cui stabilirsi in cambio di una pacifica convivenza e di una cooperazione militare.Template:Sfn

La costruzione di navi nel II o III secolo adottò l'uso di chiusure in ferro, invece delle vecchie chiusure cucite, per tenere insieme le barche costruite su assi della penisola dello Jutland. Ciò ha permesso loro di costruire navi d'alto mare più forti. Le navi che andavano dallo Jutland alla Gran Bretagna avrebbero probabilmente navigato lungo le regioni costiere della Bassa Sassonia e dei Paesi Bassi prima di attraversare il canale. Questo perché le tecniche di navigazione dell'epoca richiedevano che la nave fosse ormeggiata durante la notte. L'archeologia marina ha suggerito che le navi in ​​migrazione si sarebbero riparate in vari estuari dei fiumi lungo la rotta. Sono stati trovati manufatti e parti di navi dell'epoca che supportano questa teoria.Template:SfnÈ probabile che gli Juti abitassero inizialmente nel Kent e da lì occuparono il Isola di Wight, Hampshire meridionale e forse anche l'area intorno a Hastings nell'East Sussex (Haestingas).Template:SfnTemplate:SfnTemplate:Sfn

  1. ^ Jacques Le Goff, La civiltà dell'occidente medievale
  2. ^ Tacitus, Germania, Germania.XLV
  3. ^ Stuhmiller, Jacqueline (1999). "Sull'identità degli "Eotenas"". Neuphilologische Mitteilungen. Società delle lingue moderne. 100 (1): 7–14. JSTOR 43315276.
  4. ^ Martin, Kevin M. (1971). "Alcune prove testuali sulle origini continentali degli invasori della Gran Bretagna nel quinto secolo". Latomo. 30 (1): 83–104. JSTOR 41527856.
  5. ^ Stenton, F. M. (1971). Inghilterra anglosassone 3a edizione. Oxford: UP. ISBN 978-0-19-280139-5.
  6. ^ Wormald, Sir John, (1 July 1859–20 May 1933), in Who Was Who, Oxford University Press, 1º dicembre 2007. URL consultato il 27 maggio 2022.
  7. ^ Michael E. Jones, The end of Roman Britain, Cornell University Press, 1998, ISBN 0-8014-8530-4, OCLC 43133976. URL consultato il 27 maggio 2022.
  8. ^ John H. Williams, The archaeology of Kent to AD 800, Boydell, 2007, ISBN 978-0-85115-580-7, OCLC 85691201. URL consultato il 27 maggio 2022.
  9. ^ THE ANGLO-SAXON CHRONICLE, Routledge, 18 agosto 1998, pp. 37–314. URL consultato il 27 maggio 2022.
  10. ^ A. S. Esmonde Cleary, The ending of Roman Britain, Barnes & Noble Books, 1990, ISBN 0-389-20893-0, OCLC 20295614. URL consultato il 27 maggio 2022.
  11. ^ THE ANGLO-SAXON CHRONICLE, Routledge, 18 agosto 1998, pp. 37–314. URL consultato il 27 maggio 2022.
  12. ^ Barbara Yorke, Kings and kingdoms of early Anglo-Saxon England, Seaby, 1990, pp. 132, ISBN 1-85264-027-8, OCLC 26404222. URL consultato il 27 maggio 2022.
  13. ^ Barbara Yorke, Kings and kingdoms of early Anglo-Saxon England, Routledge, 1997, pp. 37–39, ISBN 0-203-27104-1, OCLC 52095283. URL consultato il 27 maggio 2022.


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