Utente:Delehaye/Sandbox Marina Militare di Napoli / Due Sicilie

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Consistenza della Flotta Napoletana[modifica | modifica wikitesto]

Di seguito sono riportate, per anno, le consistenze della Flotta del Regno di Napoli[1]:


1612
Regno di Napoli
sotto il Re di Spagna Filippo III Asburgo di Spagna & il Vicerè Pedro Fernández de Castro Andrade y Portugal


1692
Regno di Napoli
sotto il Re di Spagna Carlo II Asburgo di Spagna & il Vicerè Francisco de Benavides


1734 (gennaio)
Regno di Napoli
sotto l'Imperatore del Sacro Romano Impero Carlo VI Asburgo d'Austria & il Vicerè Giulio Visconti Borromeo Arese
Prefetto del Mare per l'Imperatore, Comandante della Squadra delle Galere del Regno, Viceammiraglio: Giovanni Luca Pallavicini

  • 7 galere (6 da 60 cannoni & 1 da 50 cannoni):
Squadra del Tirreno (Napoli)[2]:
  1. galera Capitana
  2. galera Padrona
  3. galera San Carlo
  4. galera Santa Elisabetta
Squadra dell'Adriatico (Siracusa)[3]:
  1. galera ?
  2. galera San Leopoldo
  3. galera San Michele (da 50 cannoni)


1734
Regno di Napoli
sotto il Re di Napoli Carlo Borbone di Napoli


1735
Regno di Napoli
sotto il Re di Napoli Carlo Borbone di Napoli

  1. 3 galere[5]:
  2. galera Sant'Anna - La Capitana (da 27/28 banchi, in costruzione)[6]
  3. ? galeotte, o mezze galere, con un numero di banchi ridotto, tra 13 e 20 per ogni lato, equipaggiate con pochi

pezzi di artiglieria


1736
Regno di Napoli
sotto il Re di Napoli Carlo Borbone di Napoli
Capitan Generale degli Eserciti, Comandate Generale di Tutte le Truppe Reali nei Due Regni di Napoli e di Sicilia e ne' Presidii di Toscana: Manuel Luis de Orleans y de Watteville Conte di Charny

  1. galera Sant'Anna - La Capitana (nave ammiraglia)
  2. galera Padrona
  3. galera Sensiglia
  4. galera ?


1759
Regno di Napoli
sotto il Re di Napoli Carlo Borbone di Napoli


25.10.1759 vendita all'Ordine di Malta di 2 piccoli sciabecchi


1764 Regno di Napoli
sotto il Re di Napoli Ferdinando IV Borbone di Napoli


dicembre 1764 Papa Clemente XIII dette la dispensa di poter costruire a Palermo 2 sciabecchi con la rendita della Badia di Partinico che però dovevano servire anche a difendere le coste adriatiche sia quelle regnicole, pugliesi e abruzzesi, che quelle dello Stato della Chiesa, in primis l'importante porto di Ancona.

10.04.1766 ad 1 sciabecco fu deciso dalla Corte di dare il nome di Santa Maria di Altomonte e all'altro quello della vergine a cui era intitolata la Badia di Partinico; inoltre fu mandato il mastro delle vele per procedere a Palermo alla cucitura delle vele dei nuovi sciabecchi.

1765

  • costruita la fregata San Ferdinando, per sostituire la San Carlo - La Partenope
  • costruito il vascello San Giuseppe l'Ercole, per sostituire il vascello San Filippo - La Reale
  • costruite alcune galeotte per la difesa dagli attacchi dei barbareschi


1766
Regno di Napoli
sotto il Re di Napoli Ferdinando IV Borbone di Napoli

  • vascello San Ferdinando (54 Cannoni, 360 Uomini, 238 Aggiunti)
  • fregata Amalia (32 Cannoni, 285 Uomini, 164 Aggiunti)
  • fregata La Concezione (32 Cannoni, 285 Uomini, 164 Aggiunti)
  • galera Sant'Anna - La Capitana (420 Uomini, 28 Aggiunti)
  • galera Padrona (420 Uomini, 24 Aggiunti)
  • galera Sensiglia (360 Uomini, 20 Aggiunti)
  • 6 sciabecchi (20 Cannoni, 231 Uomini, 126 Aggiunti)
  • 4 galeotte (130 Uomini, 82 Aggiunti)
  • galera Polmonara (ospedale) (8 Aggiunti)

In navigazione si aggiungevano:

  • vascello: 40 artiglieri di mare, 198 marinai
  • fregata: 1 pilota d'altura, 1 secondo pilota, 30 artiglieri di mare, 90 marinai, 42 altri
  • galera: 28 / 24 / 20 marinai di prora
  • sciabecco: 120 marinai, 6 altri
  • galeotte: 80 marinai di prora, 2 altri


17??

  • vascello ? da ??? cannoni (acquistato dalla Compagnia delle Indie)
  • vascello San Gioacchino da 50 cannoni (acquistato dall'Ordine di Malta)
  • vascello San Giovanni da 50 cannoni (acquistato dall'Ordine di Malta)
  • fregata San Carlo da 36 cannoni (acquistata dalla Spagna in sostituzione di 1 nave vecchia da 60 cannoni)
  • fregata San Filippo da 36 cannoni (acquistata dalla Spagna in sostituzione di 1 nave vecchia da 60 cannoni)


1777

  • 3 galere
  • 4 fregate
  • 8 sciabecchi
  • 6 galeotte


1780
Regno di Napoli
sotto il Re di Napoli Ferdinando IV Borbone di Napoli


I primi vari si ebbero nel 1786, quando scesero in mare ben tre navi:

  • il 10 gennaio, la corvetta «Stabia» armata con 24 cannoni;
  • il 16 agosto, il vascello «Partenope» armato con 74 cannoni;
  • il 15 ottobre, la corvetta «Flora» armata con 24 cannoni.

Nel 1787, il 15 ottobre, fu varata la corvetta «Galatea» (20 cannoni). Nel 1788:

  • il 31 gennaio, scese in mare la fregata «Sibilla» (40 cannoni);
  • il vascello «Ruggiero» con 74 cannoni (manca la data del giorno);
  • il 15 aprile la corvetta «Aurora» (24 cannoni);
  • il 15 ottobre, la corvetta «Fortuna» (24 cannoni).

Nel 1789:

  • il 3 luglio, la fregata «Sirena» (40 cannoni);
  • il 10 agosto , la fregata «Aretusa» (40 cannoni);
  • il 3 settembre, il vascello «Tancredi» (74 cannoni);
  • il 15 settembre , la corvetta «Fama» (24 cannoni).

Nel 1791

  • il 13 maggio, il vascello «Guiscardo» (74 cannoni).

Nel 1792

  • il 12 settembre, il vascello «Sannita» (74 cannoni).

Nel 1795:

  • l'11 settembre, il vascello «Archimede» con 74 cannoni.

Nello stesso arco di tempo, a Napoli, a Palermo, a Messinae a Trapani, vennero costruite numerose navi di stazza minore quali: sciabecchi, gabarre, pacchetti (usati per trasporto passeggeri e posta), brigantini, polacche, scuner, galeotte, paranzelli, lance-bombardiere e leuti. Questi ultimi erano dei natanti da pesca, armati di un cannoncino. Prima della «Bolla», qualche nave già costruita veniva acquistata all'estero, come la fregata «S.Dorotea» comprata nel 1774 a Cartagena in Ispagna, e sulla quale imbarcò a diverse riprese...il tenente di vascello Francesco Caracciolo. Altre navi acquistate all'estero furono:

  • la fregata «Pantera» (Marsiglia 1787),
  • i vascelli «S.Giovanni» e «S.Gioacchino» (Malta 1780).


Nel 1786 era stato varato il primo vascello (Partenope) e fervevano le costruzioni di altre unità. Nel 1789 se ne contavano 39:

  • 3 vascelli di linea da 74 cannoni (Partenope, Ruggiero, Tancredi)
  • 1 vascello da 60 cannoni (San Gioacchino)
  • 6 fregate da 40 cannoni (Minerva, Cerere, Pallade, Sibilla, Sirena, Aretusa)
  • 2 fregate da 36 cannoni (Santa Teresa, Santa Dorotea)
  • 1 orca da 36 cannoni (Pantera)
  • 2 sciabecchi da 24 cannoni (San Luigi, Sant'Antonio)
  • 4 sciabecchi da 20 cannoni (Difensore, Robusto, Vigilante, Diligente)
  • 5 corvette da 20 cannoni (Stabia, Flora, Aurora, Fortuna, Fama)
  • 1 corvetta da 12 cannoni (Galatea, al comando personale del Re)
  • 4 brigantini da 12 cannoni (Sparviero, Vulcano, Stromboli, Lipari)
  • 10 galeotte da 3 cannoni (Vespa, Serpente, Levriera, Prudente, Rondine, Veloce, Attiva, Allerta, San Gennaro, San Francesco)


1789
Regno di Napoli
sotto il Re di Napoli Ferdinando IV Borbone di Napoli

per la maggior parte autodistrutta nel 1799.


Ma la crisi era irreversibile: a fine dicembre 1798 il re dovette fuggire a Palermo perché i francesi stavano per entrare in Napoli. Ma per non far catturare la nuova flotta il 9 gennaio 1799 dette l’ordine di bruciarla58, vanificando l’operato di Acton. Proclamata la Repubblica Napoletana il comando della flotta fu dato a Francesco Caracciolo.


1806 La marina napoletana rinacque così dall'amalgama di varie forze:

alcune navi recuperate della vecchia marina borbonica:

  • 2 fregate da 40 (inclusa la famosa Cerere, salvata dall'incendio del 1799)
  • 4 unità minori (corvetta, brick, goletta e gondola)
  • 22 cannoniere con metà degli equipaggi

Quanto al personale si contavano:

  • 1 capitano di vascello
  • 2 capitani di fregata
  • 6 tenenti di vascello
  • 12 "insegne" di vascello
  • 4-5 ingegneri costruttori
  • a cui si aggiungevano una trentina (30) di ufficiali napoletani
  • e una mezza dozzina (6) di esuli del 1799 tornati al seguito dei francesi

Ma nell'estate 1806 fu possibile armare solo:

  • 1 divisione leggera franco napoletana (una corvetta e 3 bricks)
  • 2 divisioni cannoniere

sufficienti per proteggere il Golfo di Napoli e contrastare i corsari ponzesi in quello di Gaeta; poi l'anno seguente fu riarmata la corvetta Cerere.

Pagina 36 https://www.nam-sism.org/Fucina%20di%20marte/2022%20SIRAGO%20L%27istruzione%20nautica%20nel%20Regno%20di%20Napoli.%20Fvcina%20di%20Marte%20N.%209.pdf

si costruirono alcuni:

  • vascelli a 74 cannoni come il Capri, varato nel 1811
  • Poi se ne impostò un altro, il Gioacchino, a 80 cannoni, varato l’anno seguente
  • se ne impostò un secondo a 74 cannoni, l’Achille, mai completato per gli eventi bellici

Furono poi costruiti altri legni minori:

  • come la fregata Carolina, a 42 cannoni, varata nel 1812
  • La Letizia, iniziata l’anno seguente, mai varata.
  • fu costruito un vascello già impostato dai francesi a 74 cannoni (Achille) e riadattato a 80 cannoni, chiamato Vesuvio, varato nel 1824


1845

  • vascello Vesuvio (80 Cannoni)
  • vascello Capri (74 Cannoni)
  • fregata Partenope (60 cannoni)
  • fregata Regina (60 cannoni)
  • fregata Urania (44 cannoni)
  • fregata Amalia (44 cannoni)
  • fregata Isabella (44 cannoni)
  • brigantino Zefiro (20 cannoni)
  • brigantino Principe Carlo (20 cannoni)
  • brigantino Generoso (20 cannoni)
  • brigantino Intrepido (20 cannoni)
  • brigantino Valoroso (20 cannoni)
  • corvetta Cristina (22 cannoni)
  • corvetta Etna (10 cannoni)
  • goletta Sibilla (14 cannoni)
  • goletta Sfinge (14 cannoni)
  • pirofregata a vapore da 300 cavalli Ruggiero
  • pirofregata a vapore da 300 cavalli Guiscardo
  • pirofregata a vapore da 300 cavalli Tancredi
  • pirofregata a vapore da 300 cavalli Ercole
  • pirofregata a vapore da 300 cavalli Roberto
  • pirofregata a vapore da 300 cavalli Archimede
  • pirofregata a vapore da 300 cavalli Carlo III (in costruzione)
  • pirofregata a vapore da 300 cavalli Sannita (in costruzione)
  • pirofregata a vapore da 300 cavalli Tasso (in costruzione)
  • pirofregata a vapore da 300 cavalli Fieramosca (in costruzione)
  • nave a vapore da 200 cavalli Stromboli
  • nave a vapore da 180 cavalli Ferdinando II
  • nave a vapore da 120 cavalli Nettuno
  • nave a vapore da 50 cavalli Wenefrede
  • nave a vapore da 50 cavalli Flavio Gioia
  • nave a vapore da 30 cavalli Delfino
  • nave a vapore da 30 cavalli Furia

(le succitate navi o da sbarco o ancora da armare)

  • 50 piccole navi da sopraccollo (bombardiere, paranzelli, cannoniere, corridoie)

Personaggi[modifica | modifica wikitesto]

  • Don Michele Reggio, Capitano Generale delle Galee (fl. 1738)
  • Don Mattia De Miranda, capo costruzione navi (fl. 1749-1754)
Foto Nome Varo
- Partenope 1786
- Sannita 1792
- Capri 1810
- Gioacchino 1812
- Vesuvio 1824
- Regina Isabella 1827
Partenope 1834
- Carlo III 1841-1846
- Ercole 1841-1846
Archimede 3 ottobre 1844
- Sannita 1846
Ettore Fieramosca 1850
Monarca 18 gennaio 1858
- Farnese 1860
- Etna 1860
Borbona 18 gennaio 1860

Nel solo periodo Regno, dal 1734 al 1860, furono costruite 136 unità fra vascelli, fregate, corvette, sciabecchi, nonché pirofregate, avvisi a ruote e ad elica. Inoltre 300 unità minori (cannoniere, bombardiere, speronare). riorganizzando anche l'Accademia de las Guardias Estendartes de las Galeras, fondata il 05.12.1735, e le Scuole Nautiche di Napoli e Sorrento, create nel 1770.

  • generale della flotta Michele Reggio (1682-1772), a capo della Giunta di Marina, nobile siciliano, dopo aver fatto carriera nella marina spagnola accompagnò Carlo di Borbone a Napoli e fu uno dei principali artefici della conquista della Puglia: nel giugno 1735, a 53 anni, lasciò la Real Armada e fu nominato da Carlo Capitano Generale delle Galee e dell'Armata Navale del Regno. Nel luglio 1735 partecipò con successo alla conquista della Sicilia. Dopo aver fatto parte del Consiglio di Reggenza continuò ad esercitare la sua carica di generale fino alla morte, nel 1772.

Altri vari[modifica | modifica wikitesto]

Tipologia Denominazione Classe Data
impostazione
Data
primo chiodo
Data
varo
Data
entrata in servizio
Data
radiazione
Destino
finale
Note
galeotta ? ? ??.??.1736 ??.??.1736 ??.??.1736 ??.??.1736 ??.??.1??? ? 1 albero, 3 cannoni + ? petriere
galeotta ? ? ??.??.1736 ??.??.1736 ??.??.1736 ??.??.1736 ??.??.1??? ? 1 albero, 3 cannoni + ? petriere
vascello San Filippo - La Reale ? 01.12.1736 ??.??.1737 ??.??.1737 ??.??.1738 ??.??.1??? ? 60 cannoni
Fregata San Carlo - La Partenope ? ??.??.1738 autunno 1738 maggio 1739 ??.??.1??? ??.??.1??? ? 50 cannoni
Sciabecco Purissima Concezione ? ??.??.1??? autunno 1738 ??.??.1??? ??.??.1??? ??.??.1??? ?
Sciabecco San Gennaro ? ??.??.1??? autunno 1738 ??.??.1??? ??.??.1??? ??.??.1??? ?
Felucone ? ? ??.??.1??? autunno 1738 ??.??.1??? ??.??.1??? ??.??.1??? ?
Felucone ? ? ??.??.1??? autunno 1738 ??.??.1??? ??.??.1??? ??.??.1??? ?
galeotta ? ? ??.??.1749 ??.??.1749 ??.??.1749 ??.??.1749 ??.??.1??? ? 1 albero, 3 cannoni + ? petriere (Comercianti di Napoli)
galeotta ? ? ??.??.1749 ??.??.1749 ??.??.1749 ??.??.1749 ??.??.1??? ? 1 albero, 3 cannoni + ? petriere (Comercianti di Castellammare di Stabia)
? ? ? ??.??.1??? ??.??.1??? ??.??.1??? ??.??.1??? ??.??.1??? ?

Organizzazione[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Benedetto Maresca, "Alcune notizie di marina del tempo di Carlo Borbone", Memoria n° 12 del 01.07.1894, in Volume XXIV, "Atti della Accademia Pontaniana", Tipografia della Regia Università, Napoli, 1894.
  2. ^ Nel fine marzo 1734 per sfuggire a Carlo Borbone di Napoli, la Squadra Navale del Tirreno si mosse dal Porto di Napoli per riparare nel Porto di Messina:
  3. ^ Probabilmente anche la Squadra Navale dell'Adriatico o si autodistrusse, o più verosimilmente, riparò nel Porto di Trieste.
  4. ^ Probabilmente, con la partenza della Squadra Navale del Tirreno, fu distrutto nel cantiere navale dell'Arsenale di Napoli.
  5. ^ Aquistate sotto la direzione di Antonio Turboli Marchese di Peschici, nel Porto di Civitavecchia dallo Stato Pontificio per 60.000 ducati. L'armamento dei 3 scafi si effettuò presso il cantiere navale dell'Arsenale di Napoli.
  6. ^ Che sarebbe diventata la nave ammiraglia. La cerimonia del "primo chiodo" fu effettuata il 27 luglio 1735 sotto la direzione del "Costruttore Maggiore di Navi e Galere" Sebastiano Tixi, che aveva ricoperto lo stesso incarico in epoca au- striaca.
  7. ^ Che sarebbe diventata la nave ammiraglia. La cerimonia del "primo chiodo" fu effettuata il 1º dicembre 1736.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

GIUSEPPE MARTINEZ[modifica | modifica wikitesto]

Don Martínez Joseph Fulgenzio[1], (pron. IPA: maɾˈt̪i.neθ ʒo.zef ful.'xen.θjo), noto anche con lo pseudonimo di Giuseppe Martinez, "Capitan Peppe", (Cartagena, 2 aprile 1702Napoli, 27 marzo 1770), è stato un ammiraglio spagnolo naturalizzato del Regno di Napoli..


Joseph Fulgenzio Martínez
Soprannome"Capitan Peppe"
NascitaCartagena, 28 febbraio 1702
MorteNapoli, 27 marzo 1770
Cause della mortenaturali
Etniaspagnolo, castigliano, murciano
Religionecristiana cattolica latina romana
Dati militari
Paese servito Regno di Napoli
ArmaEsquadra de Galeras del Regno di Napoli
Anni di servizio1739-1757: Regno di Napoli
GradoCapitano d'Alto Bordo
(= Capitano di Vascello)
Ferite3
GuerreCorsari degli Stati barbareschi
voci di militari presenti su Wikipedia
Joseph Fulgenzio Martínez (detto "Capitan Peppe")
Agata Gil, moglie di Joseph Fulgenzio Martínez (detto "Capitan Peppe")
Data Grado Comando Servizio Località Tipologia
Scontro
Nave
Nemica
Nazionalità
Nemica
Prede
Nemiche
Note 1
??.??.1739 Alfiere di Galera Galeotta nella Squadra del Tenente di Galera Manuel Sereno Pattugliamento Mar Ionio - - - - -
??.??.1739 Alfiere di Galera Galeotta nella Squadra del Tenente di Galera Manuel Sereno insieme alla Squadra del Tenente di Galera Tommaso Vicuna Corsa coste della Barberia - - - - -
??.??.1747 Tenente di Galera Galeotte "Sant'Antonio" e "Santa Rosalia" Difesa Presidii della Toscana scontro con cattura Galeotta tunisina 36 mori più il Capitano -
??.??.1748 Tenente di Galera Galeotte "Sant'Antonio" e "Santa Rosalia" Difesa costa meridionale della Sicilia scontro con cattura Scappavia tunisina ? -
16.06.1749 Capitano di Fregata Sciabecco "Sant'Antonio", insieme allo Sciabecco "San Gennaro" (altro Comandante) Corsa ? scontro con cattura Sciabecco tunisino 54 mori prigionieri -
??.06.1749 Capitano di Fregata A comando della Squadra degli Sciabecchi - - - - - - -
15-17.04.1752 Capitano di Fregata 4 Sciabecchi Corsa acque dell'Isola di Zante scontro con combattimento ed affondamento Bastimento "Gran Leone" con 16 cannoni e 230 mori algerino 109 morti, 44 feriti prigionieri, 77 prigionieri più il Capitano Negli scontri i napoletani ebbero: 10 morti, 58 feriti (tra cui lo stesso Martinez, che fu premiato col grado di Capitano di "Alto Bordo"
??.04.1753 Capitano di "Alto Bordo"
(Capitano di Vascello)
Sciabecco "San Luigi" a capo di una Squadriglia di Sciabecchi Corsa acque di Capo Rizzuto scontro con cattura Pinco con 14 cannoni e 90 mori tripolino 32 morti, 24 feriti prigionieri, 33 prigionieri più il Capitano -
??.08.1753 Capitano di "Alto Bordo" Sciabecco "San Luigi" a capo di una Squadriglia di Sciabecchi Corsa acque di Crotone scontro con cattura Polacca ragusea piena di armi per le Reggenze di Tunisi e di Tripoli -
??.??.1753 Capitano di "Alto Bordo" Sciabecco "San Luigi" a capo di una Squadriglia di Sciabecchi Corsa acque della Calabria scontri con catture ? ? ? -
??.??.1754 Capitano di "Alto Bordo" Sciabecco "San Luigi", insieme allo Sciabecco "Sant'Antonio" comandato dal Tenente di Vascello Giovanni Mattia Del Camino Corsa acque della Calabria scontro con cattura Sciabecco tunisino ? -
??.??.1757 Capitano di "Alto Bordo" Squadra di Sciabecchi Corsa acque del Golfo di Squillace scontro con cattura Saettìa dulcignotta ? -
??.??.1757 Capitano di "Alto Bordo" Squadra di Sciabecchi Corsa acque del Golfo di Squillace scontro con cattura Sciabecco tunisino ? -
Gradi Date di
Promozione
Decreti di
Promozione
Alfiere di Galera fl. ??.??.1739 ?
Tenente di Galera fl. ??.??.1747 ?
Capitano di Fregata fl. ??.??.1749 ?
Capitano di Alto Bordo
(= Capitano di Vascello)
18-30.04.1753 ?
Ammiraglio fl. ??.??.175? ?

1739 Alfiere di Galera Comandante di una Galeotta nella Squadra del Tenente di Galera Manuel Sereno in servizio nel Mar Ionio.

1739 Comandante di una Galeotta nella Squadra del Tenente di Galera Manuel Sereno, insieme alla Squadra del Tenente di Galera Tommaso Vicuna in servizio di corsa sulle Coste della Barberia.

1747 Comandante delle Galeotte "Sant'Antonio" e "Santa Rosalia" in servizio di difesa dei Presidii della Toscana con scontro con cattura contro una Galeotta tunisina con 36 mori più il Capitano.

1748 Comandante delle Galeotte "Sant'Antonio" e "Santa Rosalia" in servizio di difesa sulla costa meridionale della Sicilia con scontro con cattura contro uno Scappavia tunisino.

16.06.1749 Capitano di Fregata Comandante dello Sciabecco "Sant'Antonio" in servizio di corsa, insieme allo Sciabecco "San Gennaro" con scontro con cattura contro uno Sciabecco tunisino con 54 mori prigionieri.

15-17.04.1752 Comandante di 4 Sciabecchi in servizio di corsa nelle acque dell'Isola di Zante con scontro con combattimento ed affondamento contro il Bastimento "Gran Leone" algerino con 16 cannoni e 230 mori, che ebbero: 109 morti, 44 feriti prigionieri, 77 prigionieri più il Capitano. Negli scontri i napoletani ebbero: 10 morti, 58 feriti (tra cui lo stesso Martinez, che fu premiato col grado di Capitano di "Alto Bordo" ossia Capitano di Vascello).

??.04.1753 Comandante dello Sciabecco "San Luigi" a capo di una Squadriglia di Sciabecchi in servizio di corsa nelle acque di Capo Rizzuto con scontro con cattura contro un Pinco tripolino con 14 cannoni e 90 mori, che ebbero: 32 morti, 24 feriti prigionieri, 33 prigionieri più il Capitano.

??.08.1753 Comandante dello Sciabecco "San Luigi" a capo di una Squadriglia di Sciabecchi in servizio di corsa nelle acque di Crotone con scontro con cattura contro una Polacca ragusea, piena di armi per le Reggenze di Tunisi e di Tripoli.

??.??.1753 altre catture.

??.??.1754 Comandante dello Sciabecco "San Luigi", insieme allo Sciabecco "Sant'Antonio" comandato dal Tenente di Vascello Del Camino in servizio di corsa nelle acque della Calabria con scontro con cattura contro uno Sciabecco tunisino.

??.??.1757 Comandante di una Squadra di Sciabecchi in servizio di corsa nelle acque del Golfo di Squillace con scontro con cattura contro una Saettìa dulcignotta e, poi, un Pinco tripolino.

Carlo Bruno, "Capitan Peppe", in "Rassegna Marittima Aeronautica Illustrata" ("R.M.A.I."), Anno II, n° 8 dell'Agosto 1920, Società Anonima Editoriale, Roma, 1920, Pagg. 11-12.


Regio Decreto n° 465 del 23.03.1933 "Accettazione della donazione di due quadri, fatta allo Stato per il Museo Nazionale di S. Martino di Napoli dall'Ing. Comm. Carlo Martinez". Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n° 120 del 23.05.1933, Pag. 2191. https://www.gazzettaufficiale.it/eli/gu/1933/05/23/120/sg/pdf Pubblicato sul Bollettino Ufficiale del Ministero dell'Educazione Nazionale - I - Leggi, Regolamenti e altre Disposizioni Generali, Anno 60°, n° 24 del 13.06.1933, Libreria dello Stato, Roma, 1933, Pagg. 1126-1127. https://books.google.it/books?id=EbCZsGu1_K0C&pg=RA2-PP24


Capitan Peppe (via) - Quando si volle onorare, con denominazione stradale, il famoso capitan Peppe, si credeva che egli fosse napoletano, e, se mai, di origine spagnuola. Senonché posteriori documenti, rinvenuti dal Bruno, hanno accertato che egli, Giuseppe Martinez, era proprio spagnuolo, nato a Cartagena il 1702. Aveva servito prima a Trieste, poi si trasferì a Napoli, nella marina mercantile; indi passò in quella militare, dove, nel 1736, lo si trova col grado di alfiere di galera. La sua celebrità nasce dall'implacabile lotta che egli condusse contro i corsari barbareschi, al comando dei suoi leggendari sciabecchi, che da ogni spedizione ritornavano vittoriosi del nemico, carichi di schiavi e di bottino. Un suo caratteristico ritratto è serbato nel Museo di San Martino. Cfr. C. BRUNO, I barbareschi e Capitan Peppe, nel vol. Storie marinare di Napoli, Ib., 1928, pp. 119-28. Gino Doria, "Le strade di Napoli - Saggio di toponomastica storica", I Edizione (1943) / II Edizione (1971) / III Edizione (1979) / IV Edizione (1982), Riccardo Ricciardi Editore, Napoli/Milano, 1943/1982, Pag. 86.

[121] RADOGNA. L. Radogna, Storia della marina... cit., pp. 18 e 20. "Un ritratto del Martinez è custodito nel Museo di S. Martino e una strada di Napoli, fino al 1943, era intitolata al leggendario marinaio, proprio sotto il nome di 'Capitan Peppe'. La strada, al disotto del Ponte della Maddalena, venne cancellata totalmente dai bombardamenti aerei": R. Raimondo, La pesca del corallo, tratto da Uomini e fatti dell'antica Torre del Greco, 1985, in http://www.torreweb.it/raimondo/corallo.htm; - L. Radogna, Storia della marina... cit., pp. 37-40. (Restifo, Marina). https://books.google.it/books?id=_ZlmAwAAQBAJ&pg=PT610

testo Radogna[modifica | modifica wikitesto]

Lamberto Radogna, "Storia della marina militare delle Due Sicilie", Collana "Biblioteca del mare" n° 181 - "Uomini e navi di tutti i tempi" n° 19, Ugo Mursia Editore, Milano, 1978, ISBN 8842587532, ISBN 9788842587538, Pagg. 17-21.

Pag. 17 §INIZIO PAGINA§ CAPITOLO TERZO - "Le azioni navali contro i barbareschi" - «Alla venuta di Carlo in Napoli tutto il litorale era derelitto e maldifeso, sí e in tal modo che i pirati e i turchi eransi fatti cotanto arditi che avvicinavansi a' nostri lidi e faceano delle sorprese a paesi e città e appena uscivano i bastimenti carichi di mercanzie eran subito predati e i corsari conduceano ancora schiavi ne' loro barbari paesi quantità di cristiani.» {1} Il 21 aprile 1738 una squadriglia di sciabecchi algerini, al comando di tale Hagj Massa, rinnegato cristiano, era addirittura penetrata nel golfo di Napoli col proposito di catturare re Carlo in persona, allorché fosse stato di ritorno a Napoli dopo una battuta di caccia al fagiano nella sua tenuta di Procida. {2} Il 25 febbraio 1739 si ordinò che fossero al più presto armate quattro galeotte e tre feluconi, allora in allestimento. Le galeotte, costruite nel 1739, si chiamavano Santa Rosalia, San Francesco, San Gennaro e Santissima Concezione. I feluconi furono battezzati il 9 marzo 1739 con i nomi di San Giuseppe, San Giovanni Nepomuceno e Sant'Antonio. I sette legni partirono a fine marzo, divisi in tre squadre: la prima, formata dalle galeotte Santa Rosalia e San Francesco al comando del Tenente di galera Manuel Sereno, fu destinata alla vigilanza dello Jonio; la seconda squadra, formata da una galeotta agli ordini dell'Alfiere di galera Orazio Doria e da un felucone comandato dal Guardiastendardi di galera Gio. Battista Regitano, ebbe l'incarico di sorvegliare le coste del Tirreno dal Faro alle Bocche di Capri; la quarta galeotta con due feluconi venne destinata alla vigilanza della Sicilia e delle isole limitrofe, al comando dell'Alfiere di galera Bartolomeo Calcagno. Il 23 giugno la squadra del Doria si scontrò al largo di Capo Palinuro con una galeotta e uno scappavia {3} tripolini, ebbe la meglio e li predò, trasportandoli a Napoli. {4}

  • 1 Pasquale De Onofrj, op. cit., p. 201.
  • 2 Mons. Luigi Dal Pozzo, Cronaca civile e militare delle Due Sicilie dal 1734 in poi, Napoli, s.e., 1857, ad diem.
  • 3 Scappavia: corrispondeva alla saettìa: quest'ultima era un bastimento di piccolo tonnellaggio senza ponte, con asta di fiocco e tre alberi, il primo inclinato verso proravia, a calcese, con vela latina o ad antenna con asta di fiocco.
  • 4 «Notiziario di Corte», 23 giugno 1738 (Biblioteca Nazionale di Napoli). §FINE PAGINA§

Pag. 18 §INIZIO PAGINA§ Due galere, la Sant'Antonio e la San Gennaro, furono comandate a incrociare le coste meridionali della Sicilia e altre due, la Capitana e la Patrona, ebbero ordine di sorvegliare la costa tra il golfo di Napoli e il canale di Piombino. Della prima squadra aveva il comando il Capitano di galera D. Tomás de Vicuña e della seconda D. Antonio de Zelaya. Un pinco, comandato dal D. Juan Bautista Danero, correva infine nel golfo di Napoli. Per giungere a un accordo pacifico con la Sublime Porta, dalla quale dipendevano le reggenze di Tripoli, Tunisi e Algeri, porti di armamento dei barbareschi, il 5 novembre 1739 fu inviato a Costantinopoli, con la nave inglese Gertrude, il cav. Giuseppe Finocchietti di Faulon, colonnello di fanteria, buon conoscitore di lingue straniere, il quale, con l'appoggio di certo Bonneval, rinnegato francese al servizio del sultano, il 7 aprile 1740, nella sua qualità di ministro plenipotenziario delle Due Sicilie, sottoscrisse in nome di re Carlo un trattato perpetuo di pace, navigazione e commercio con la Sublime Porta, rappresentata dal Gran Vizir el Hagj Mehmed. {6} Il sultano Mahmud Han dette ordine alle reggenze del Nord Africa di rispettare le capitolazioni fatte col re di Napoli, ma i barbareschi non obbedirono e le incursioni dei pirati continuarono con la stessa frequenza. In ossequio alle convenzioni sottoscritte, il 22 dicembre 1740 il barone Guglielmo Ludolf fu inviato a Costantinopoli come incaricato di affari delle Due Sicilie presso il Divano Imperiale. Nel giugno 1741 vennero poi consegnati al sultano i doni del re di Napoli e della missione ebbe incarico il marchese D. Michele Imperiali di Francavilla, imbarcato sul vascello San Filippo - la Reale, scortato dalla fregata San Carlo, che nel suo viaggio di ritorno trasportò a Napoli el Hagj Hussein Effendi, inviato straordinario della Sublime Porta presso la corte di re Carlo. Arrivato a Napoli il 30 agosto, presentò le sue credenziali il 18 settembre 1741. {7} Mentre si trattavano le capitolazioni con la Sublime Porta, il 13 agosto 1740 due galeotte della squadra del Tenente di galera D. Tomás de Vicuña si scontrarono presso Capo Stile con due galeotte tripoline e le affondarono, catturando 78 mori della ciurma che furono trasportati a Napoli in schiavitú. {8} Nel 1743 D. Manuel Sereno, che comandava la squadra formata dalle galeotte San Gennaro e San Francesco, il 22 settembre rientrò a Napoli con un legno tripolino, predato assieme a tutto l'equipaggio dalla San Francesco governata dall'Alfiere di galera Andrea della Noce. {9} Nel 1746 oltre alle galeotte San Giuseppe e San Gennaro furono spedite in corso la Sant'Antonio e due saettíe armate in guerra, comandate dai Tenenti di galera Jean Baptiste Jourdan e Louis de Gros, francesi al servizio di re Carlo. La Sant'Antonio invece era agli ordini dell'Alfiere di galera Giuseppe Martinez, meglio conosciuto sotto il nome di guerra di «Capitan

  • 5 «Notiziario di Corte», luglio 1739 (Biblioteca Nazionale di Napoli).
  • 6 Prammatica Foedus Regium et Othomanum , XCVIII , 1740.
  • 7 Michelangelo Schipa, op. cit., libro II, p. 217.
  • 8 «Notiziario di Corte», agosto 1740 (Biblioteca Nazionale di Napoli).
  • 9 «Notiziario di Corte», settembre 1743 (Biblioteca Nazionale di Napoli). §FINE PAGINA§

Pag. 19 §INIZIO PAGINA§ Peppe», la cui figura fu in seguito avvolta da un'aureola di leggenda nella cronaca delle azioni navali contro i barbareschi. Nato a Cartagena nel 1702, il Martinez si era stabilito a Napoli verso il 1732 e in un primo tempo era stato «Capitan de mar». Con dispaccio reale del 3 maggio 1736 re Carlo gli aveva conferito il grado di alfiere di galera e il Martinez era entrato nella Marina da guerra. Nel febbraio 1739, al comando della San Francesco, aveva fatto parte della squadra destinata alla vigilanza dello Jonio e del Basso Adriatico e si era distinto per la sua perizia e audacia. Passato al comando della squadra delle galeotte, composta dalla Sant'Antonio e dalla Santa Rosalia, nel luglio 1747 fu inviato a sorvegliare le coste dei Presidi, tornando a Napoli a fine agosto, dopo avere predato una galeotta tunisina con 36 uomini di equipaggio. {10} Riarmata la squadra in corso nel settembre 1747, il Martinez continuò la sua vigilanza fino al 31 ottobre, rientrando una seconda volta a Napoli. Il re dette però ordine di sospendere «lo sverno» della squadra perché a fine ottobre i barbareschi si erano fatti vedere nelle acque laziali, tanto che fu necessario fare uscire subito le galere Capitana e Patrona, assieme a due saettìe, per vigilare sulla sicurezza delle isole del Golfo. Nel 1750 la fregata Concezione con lo sciabecco San Gennaro corseggiarono lungo il canale di Piombino e le coste dei Presidi, mentre le altre fregate Regina e San Carlo incrociarono fra le isole di Marettimo e Pantelleria e il Capo Bon. In quello stesso anno furono armate in corso anche quattro galere e quattro galeotte: due di queste ultime, la Sant'Antonio e la Santa Rosalia, agli ordini del Tenente di fregata Luigi Fardella, siciliano, predarono un legno tunisino con 22 uomini di equipaggio. {11} Il 16 giugno 1750 Giuseppe Martinez, promosso Capitano graduato di nave, ebbe il comando dello sciabecco Sant'Antonio da poco entrato in armamento. Con esso e con il San Gennaro, rientrato dalla sua missione con la fregata Concezione, il Martinez partì in corso per lo Jonio, catturando uno sciabecco tunisino con 54 mori di ciurma. {12} Nel 1752 andarono in corso le fregate San Carlo governata dal Capitano di nave D. Nicolas de Mayo e Concezione comandata da D. Antonio Quixano de Cardenas, con quattro galeotte e altrettanti sciabecchi agli ordini del Martinez e di D. Carlo Carabba. A metà aprile gli sciabecchi del Martinez sostennero un aspro combattimento nelle acque di Zante contro un grosso legno corsaro battente la bandiera del bey di Algeri, chiamato Gran Leone, armato con 16 cannoni e con un equipaggio di oltre 200 uomini. {13} L'azione, cominciata il 15, ebbe termine soltanto il 17 aprile con l'affondamento del legno barbaresco: 109 algerini vi persero la vita e gli altri, fra i quali il «Reis», caddero prigionieri dei napoletani. Il Martinez venne ferito durante il combattimento e per il suo valoroso comportamento

  • 10 «Notiziario di Corte», agosto 1747 (Biblioteca Nazionale di Napoli).
  • 11 Benedetto Maresca, op. cit., p. 21.
  • 12 Ibid., p. 22.
  • 13 Ibid., p. 24. §FINE PAGINA§

Pag. 20 §INIZIO PAGINA§ fu promosso capitano di alto bordo. I napoletani ebbero 10 morti e 44 feriti. In un dispaccio reale del 30 maggio 1735 si legge che da quell'anno in poi dovevano andare in corso «cuatro saveques, cuatro galeotas y dos navíos». {14} Nel febbraio 1753 il Martinez prese il comando dello sciabecco San Luigi, incrociando nelle stesse acque in cui era stato nell'anno precedente e in aprile catturò presso Capo Rizzuto un pinco tripolino con 90 uomini d'equipaggio: 32 di essi perirono in combattimento e il rimanente, col «Reis» Mohamed Ingnet, cadde prigioniero dei napoletani. Nel resto della campagna il Martinez predò un altro pinco e una galeotta barbareschi. Ormai poteva dirsi che gli sciabecchi non uscissero in mare senza far preda e «Capitan Peppe» acquistò larga notorietà per la sua audacia, ottenendo che la bandiera napoletana avesse un certo rispetto fra i barbareschi. Pur tuttavia questi non cessarono dalle loro scorrerie e non fu possibile assicurare completamente il libero traffico dei legni mercantili. Il 16 agosto 1755 andarono perdute due galere, la San Gennaro e un'altra di cui si conosce il nome, che si trovavano in porto a Trapani. Ribellatisi gli schiavi che ne formavano la ciurma, questi si impadronirono delle due galere e facendo forza di remi e di vele andarono a consegnarsi ad Algeri, vendendo schiavi i pochi napoletani rimasti a bordo, essendo stata la loro maggiore parte trucidata. {15} Nel 1756 andò perduta una terza galera, la Sant'Antonio, naufragata per forza di tempo e di mare nelle acque di Siracusa. In sostituzione di esse nel gennaio 1757 furono impostate nell'arsenale di Napoli altre tre galere, una delle quali riebbe il nome di Sant'Antonio. {16} Nello stesso anno il numero degli sciabecchi fu aumentato di altri due: il San Pasquale e il San Gabriele. Gli sciabecchi furono divisi in due squadre, una delle quali, comandata dal Martinez, si teneva armata anche durante lo sverno per essere pronta ad ogni evenienza: era composta dal San Gabriele, dal San Ferdinando e dal San Gennaro. L'altra squadra, al comando di Gio. Battista del Camino, formata dagli sciabecchi Sant'Antonio, San Luigi e San Pasquale, era di stanza a Baia. Quest'ultima, imbattutasi ad aprile in uno sciabecco di Algeri sulle coste calabre , lo attaccò e riuscí a predarlo. La squadra del Martinez, in corso ad aprile e maggio, catturò dopo un vivace combattimento nelle acque della Sicilia un grosso pinco tripolino e un altro ancora ne predò a fine novembre. {17}

  • 14 A.S.N., Espedienti di Marina, 1753.
  • 15 Mons. Luigi Dal Pozzo, op. cit., ad diem.
  • 16 Il suo equipaggio era composto da: 1 capitano, 1 tenente, 1 alfiere, 3 guardiastendardi, 68 uomini del battaglione di Marina, 7 artiglieri, 28 uomini del battaglione marinai, 5 timonieri, 4 pennesi, 32 marinai, 8 schiavi, 4 forzati e 6 mozzi (A.S.N., Espedienti di Marina, 1757).
  • 17 Benedetto Maresca, op. cit., p. 32. §FINE PAGINA§

Pag. 21 §INIZIO PAGINA§ La partenza da Napoli di Carlo di Borbone il 7 ottobre 1759. (Quadro a olio di Antonio Joli, Museo San Martino, Napoli)

"Partenza di Carlo per la Spagna vista da terra", dipinto a olio su tela di Antonio Joli, realizzato nel 1759 e conservato all'interno del Museo Nazionale di Capodimonte, a Napoli.
"Partenza di Carlo per la Spagna vista dal mare", dipinto a olio su tela di Antonio Joli, realizzato nel 1759 e conservato all'interno del Museo Nazionale di Capodimonte, a Napoli.


Nel 1757, oltre agli sciabecchi, andarono in corso anche le galere Capitana al comando di D. Nicolas Zelaya, Patrona agli ordini del Capitano di padiglione José Maria Piro, San Gennaro condotta dal Capitano di galera D. Antonio Angosto e Sant'Antonio comandata da D. Juan Manuel Sanchez. Cosí pure uscirono in corso il vascello San Filippo governato dal Capitano di nave Tomás de Vicuña, la fregata Santa Amalia governata dal Capitano di fregata proprietario D. Domingo Pescara e quattro galeotte, comandate dal Tenente di nave Giovanbattista d'Afflitto. {18} Il 14 settembre 1759 la galera San Gennaro al comando del Capitano di padiglione D. Antonio Angosto, investì sugli scogli presso Brancaleone in Calabria e fu assistita dalle galere Patrona governata dal Capitano di

  • 18 «Notiziario di Corte», 1757 (Biblioteca Nazionale di Napoli). §FINE PAGINA§

Pag. 22 §INIZIO PAGINA§ padiglione D. José Maria Piro e Sant'Antonio comandata dal Capitano di padiglione D. Juan Manuel Sanchez. {19} Allorché il mattino del 7 ottobre 1759 Carlo di Borbone lasciò la sua Napoli per recarsi a cingere sul capo la corona di Spagna, dopo la morte di Ferdinando VI avvenuta il 10 agosto 1759, e assumere il titolo di Carlo III, di scorta a vascelli spagnoli Fenice e Trionfante, che trasportavano a Barcellona il sovrano e la famiglia reale, vi erano tre sciabecchi napoletani , il San Gennaro, il San Ferdinando e il San Pasquale che formavano l'avanguardia, mentre chiudevano il corteo reale il vascello San Filippo, le fregate San Carlo, Santa Amalia e Concezione e gli altri sciabecchi della squadra del Martinez, fra i quali il Sant' Antonio e il San Luigi. I quattro legni di alto bordo erano comandati da D. Tomás de Vicuña, D. Domingo Pescara, D. Esteban Sammartin e D. Antonio Quixano. {20}

  • 19 A.S.N., Espedienti di Marina, reg. 765, 1759.
  • 20 A.S.N., Espedienti di Marina, ibid .§FINE PAGINA§

Ministri della Marina[modifica | modifica wikitesto]

1754/1755 Regal Segretario di Stato per il Dispaccio di Stato:

Regal Segretario di Stato per il Dispaccio di Guerra e Marina:


Regal Segretario di Stato per il Dispaccio di Giustizia e di Grazia:

Regal Segretario di Stato per il Dispaccio Ecclesiastico e di Regal Giurisdizione:

Regal Segretario di Stato per il Dispaccio della Regal Azienda:



" marchese Tanucci, mentre le segreterie"

ALTRO[modifica | modifica wikitesto]

https://gw.geneanet.org/fondvulc?lang=it&iz=0&p=joseph+fulgencio&n=martinez

Nota dell’individuo

nacque nel 1702 da Anton Martinez e da Ana Hernandez. Quinto di sei figli per esattezza (terzo maschio dei quattro citati nella genealogia familiare paterna)appartenente al ramo cadetto fu avviato alla carriera militare. Si sa con certezza, che questo avvio fu senza dubbio voluto dallo stesso Filippo V di Spagna per la profonda lealtà dimostrata dalla sua famiglia al trono spagnolo e alla famiglia Borbone con la partecipazione alle guerre, che coinvolsero il paese iberico sminuendone in alcuni frangenti il suo ampio potere politico. In virtù di questa lealtà nel 1702 con tutta la famiglia lascia Cartagena e passa in Italia. Qui crebbe e qui formò il suo acume politico e militare seguendo le orme di suo padre e suo fratello Juan appoggiò anche lui il partito Borbone e il sogno di un regno Italiano retto da un Borbone. Il suo destino viene così ad incrociarsi con quello di Carlo di Borbone(figlio di Filippo V di Spagna e la sua seconda moglie Elisabetta Farnese.)che conquistò il Regno di Napoli scacciandone gli Austriaci e divenendone Re ed iniziatore dei Borbone di Napoli. Da qull’anno (1734-guerra di successione polacca) inizia la fortuna e la fama di Giuseppe Martinez

Genealogia dei Martinez di Cartagena

    Stemma  della famiglia Martinez di Cartagena

Siamo nella seconda metà del 700, le coste del Regno delle Due Siciliesono saccheggiate dai pirati barbareschi, e la Real Marina Borbonicasta studiando misure di prevenzione contro queste azioni , in ottemperanza ad un dispaccio reale giunto dalla capitale Spagnolasecondo il quale ogni anno dovevano andare in costruzione <<cuatro saveques, cuatro galeotos y dos navios>>avevano preso il mare da Napoli per la Sicilia quattro sciabecchi per svolgere la loro missione antiBarbaresca. Erano organizzati in squadriglia, chiamata <<Escuadra de los saveques (sciabecchi: unità veloci con scafo alto e slanciato tre alberi con vele latine, molto manovrabili, armate con un equipaggio tra 180-230 uomini compreso lo stato maggiore. Armamento costituito da circa 20 cannoni. Furono raggruppati in squadriglie nel 1752)>>;Oltre tale squadriglia nella Marina dell’epoca ne esistevano altre due, quella <<de los navios>> e quella de <<las galeras>>. Erano al comando del Capitan de navio don Giuseppe Martines, noto ai più come Capitan Peppe e rinomato per il suo coraggio contro i Mori. I quattro legni sotto i suoi ordini avevano tutti nomi di santi come si usava in quei tempi, cioè San Luigi, San Antonio, San Ferdinando, San Gennaro ed erano comandati dallo stesso Capitano Martinez , dai Tenenti di Fregata don G.Battista del Camino, don Carlo Carraba, e dal tenente de Navio don Baldassare Piano. Giunte a Capo Rizzuto il 17 Maggio 1754, le unità dettero fondo per provviste e per ispezione da parte dell’Uff. Commissario Juan Bernarte, che recatosi a bordo effettuò una scrupolosissima ispezione amministrativa dalla quale risultò essere presente tra ufficiali, guardie marine, sottufficiali e marinai di varia specialità una forza totale di 873 uomini . Terminata ispezione il Bernarte compilò il relativo verbale, che fu controfirmato dai rispettivi comandanti tranne dal Martinez che contestò il commissario il quale fece rapporto al Martinez per una sua determinazione relativa al fatto, che il Martinez, essendo partito da Napoli senza uno dei quattro cappellani aveva di sua volontà imbarcato a Reggio Calabria sullo sciabecco S. Gennaro un sacerdote, tale Pasquale Lavò, affidandogli la funzione di cappellano di bordo: ma il commissario non aveva riconosciuto tale assunzione valida mancando il Lavò della Regia Patente di Cappellano e di documenti atti ad un suo riconoscimento, documenti necessari per calcolare il suo saldo.

La cattura del Teramo

Espletate queste formalità le navi ripresero il largo giungendo il 19 Maggio a Capo Stilo dove si ancorarono, poco dopo il Martinezraggiunto e informato da un cavallaro del luogo, che dalla Rocchetta si vedevano in lontananza navi barbaresche diede ordine di salpare, e poiché vi era scarsissimo vento, gli equipaggi misero in acqua due lance e a remi doppiarono Punta Stilo; appena fuori una vedetta, dalla coffa dell’albero di maestra, alle 14:00 del pomeriggio avvistò due navi, che procedevano una dietro l’altra con prora a levante. A causa della distanza e della nebbia, che si stava alzando non fu possibile distinguere le bandiere, per cui fu alzato il segnale di caccia e così gli sciabecchi napoletani si diedero all’inseguimento. Uno di essi il più veloce il S. Antonio raggiunse la più vicina delle due scoprendo, che batteva bandiera francese. Avvicinatasi a portata di voce seppe dal Comandante, che proveniva dalla Meloria dove aveva imbarcato un carico di sardine salate ed era diretto a Trieste. L’altra nave, che la precedeva era uno Sciabecco Barbaresco, armato di 12 cannoni di ferro su affusto e 100 uomini di equipaggio: il capitano barbaresco il Raisaveva catturato al mattino l’unità francese, le aveva sequestrato alcuni uomini e aveva intimato al comandante di seguirlo, pena la morte degli ostaggi. Appreso questi particolari il Comandante Martinez, trasmise il segnale di combattimento alle altre unità. Lo Sciabecco S.Antoniosempre più veloce degli altri si avvicino abbastanza al nemico e <<a un hora despues de la oracion(circa le otto di sera)>> cominciò a far fuoco con le due carronade di prua cercando di fermarlo. Si continuò tutta la notte a far fuoco da una parte e dall’altra e, al primo chiarore del giorno 20, lo Sciabecco Barbaresco fu raggiunto anche dalla seconda unità napoletana il S.Luigi. Seguì una vera e propria gara a chi meglio sapesse manovrare alla vela eseguendo evoluzioni a distanza cosi ravvicinata, che potevano udirsi le imprecazioni reciproche degli equipaggi e le ingiurie all’indirizzo del Capitano Martinez al quale sovente venivano rivolte queste imprecazioni annotate poi nel rapporto di battaglia dallo stesso: “palabrs injuriosas, namandome Capitan Pepo, napolitano, manja maccaron”.. Furoo tentati vari abbordaggi, scambiate scariche di fucileria e finalmente una bordata del S.Luigi spezzò l’albero di maestra dell’avversario danneggiando l’unità barbaresca irreparabilmente. Rimasero uccisi 8 marinai mentre molti altri furono feriti, per cui allo sciabecco barbaresco non restò, che arrendersi, dopo di che preso a traino per condurlo all’arsenale di Messina. Da parte Napoletana nessun grave danno alle unità, tra gli uomini solo 5 feriti di cui due gravi(un siciliano, certo Bernardo Evangelista, e uno spagnolo tale Juan Rubiano)e un morto. Questi purtroppo fu proprio un giovane Napoletano don Domenico Ciappe, << guardiamarina>>, colpito mentre nella Santabarbara era intento a distribuire la polvere da sparo agli artiglieri, fu colpito alla fronte da una palla che aveva trapassato la murata della nave. Risultò che la nave catturata era algerina aveva nome El Teramo era comandata dal Rais Muharnaut di Candia. L’equipaggio era di 108 uomini dei quali 10 morti in combattimento 12 rimasti feriti: tra questi vi era un rinnegato spagnolo di Cadice. Vi erano poi due spagnoli cristiani, che erano a bordo prigionieri poi liberati.

  Giuseppe Martinez “Capitan Peppe” comandante della flotta degli Sciabecchi

Il bilancio finale della vittoria

Il Re Carlo di Borbone in persona si congratulò del grandioso successo, della maestria dei comandanti delle rispettive unità navali impegnate nello scontro, del valore dei marinai alle prese con vele e velacci e del valore degli Ufficiali di Coperta tra i quali si erano distinti particolarmente il tenente di fregata don Domenico Martines (figlio del Comandante di squadra) e gli alfieri di galera don joseph Lavega edon Carlo Pucita. Si rammaricava, però dell’immatura fine dello sfortunato don Domingo Ciappe, “Guardiamarina” che come attestò il Capitano Generale della Marina don Miguel Reggio, risultò essere << el primero Guardia Marina que hà muerto en el svicio en funcion de combate>>.

“Qui mi fermo per rendere noto a tutti quelli che mi auguro leggeranno questo mio studio(soprattutto i giovani in generale e in particolare, coloro, che sceglieranno di servire la Marina Italiana “ pregna dell’ardore di quella Napoletana”)su chi fu don Domingo Ciappe su perché ancora oggi nella storiografia della Marina (quella non alterata e ignorata)e definito come il primo Guardiamarina caduto in battaglia. Preciso, che la sorte si accanì non poco contro la sua famiglia e contro di lui; pur di entrare in Marina, egli aveva inoltrato una supplica chiedendo al Re una particolare dispensa per la sua età e era stato esaudito. Come risulta dagli scritti e dalle memorie d’archivio, nella lettera-supplica al Re faceva presente come suo fratello era morto da “guardiamarina“ servendo il Re l’anno precedente e che suo padre don Francesco era recentemente scomparso. Il Comandante Generale dell’Armata di Mare, dietro supplica della madre (dopo la morte del giovane Domingo, unico erede maschio)donna Felicia Hernandez, si adoperò perché fosse concessa alla famiglia una pensione: a tale scopo invio una lettera al Sovrano per raccomandargli << mas comiseracion por las anteriores perdidas que ha sufrido y por ser el “primero Guardiamarina que ha muerto en el servicio en funcion de combate”>> E il Re <<compasionato el miserable estado y abandono>> in cui si trovava la madre e sua figlia nubile per aver perso in breve tempo non solo il marito ma entrambi i figli, uno per malattia di petto contratta in servizio e l’altro in battaglia, decretò dalla Reggia di Portici in data 19-6-1754 quanto segue:

El Rey se ha dignato piadosamente conceder la suplicante ed subidio mensuale l mismo sueldo o prest de siete ducados al mes que ganar ed difunto Guardia Marina Don Domingo Ciappe su hifo; con declaracion de que deha la suplicante desfrutar este alivio y su hifa doncela dnna Ines su vida durante la una despues de la otra.

Trad:. Il Re si è degnato misericordiosamente di concedere alla supplicante un sussidio mensile equivalente alla paga che quadagnava il defunto Guardiamarina don Domenico Ciappe suo figlio, e cioè sette Ducati al mese; dichiarando che la supplicante debba godere di un tale aiuto insieme a sua figlia, la donzella donna Ines, per tutta la loro vita, una dopo l’altra.

I materiali rinvenuti sul Teramo

Lo sciabecco algerino catturato fu scortato al lazzaretto di Messinaperché fosse posto in quarantena e fu affidato con tutto l’equipaggio prigioniero al governatore della Piazza di Messina, il tenente generale don Joseph de Grimau. Secondo quanto prescrivevano le Ordinanze della Marina, sulla nave nemica furono inviati subito un commissario e uno scrivano i quali per evitare furti o smarrimenti, compilarono l’inventario di quanto trovato a bordo. Su tale inventario eseguito dallo stesso Uff. Commissario, che qualche tempo prima aveva ispezionato gli sciabecchi napoletani di Martinez nacque nuovamente una controversia con lo stesso: essa riguardò gli algerini che erano stati feriti in combattimento perché, in conformità a quanto era solito farsi in caso di cattura o di preda da parte delle navi di S.M. Borbonica, i catturati feriti avrebbero dovuto essere ricoverati nel locale ospedale. Ma poiché ciascuna degenza costava alla Reale Azienda (erario di oggi)18 grana, il comandante Martinez si era offerto di fornire assistenza sanitaria a mezzo dell’esperto medico, che aveva a bordo, un tale Massimiliano del Bono, << dicendo que se contantaria por 14 granas por calda estancia>> Anche in questo caso le intenzioni del Martinez furono oggetto di lamentele da parte del Commissario, che a causa della leggendaria fama acquistata nella lotta contro i pirati Barbareschi e sicuro dell’impunità reale di cui godeva, pensava di poter infrangere tutte le regole dell’amministrazione; l’incidente fu segnalato dal Commissariosia al Comandante Generale della Piazza di Messina che al Marchese Fogliani d’Aragona, segretario del Dispaccio, della guerra, e della Marina, i quali respinsero la proposta del Martinez.

“Mia postilla: In realtà io credo, che la proposta del Martinez fu denunciata agli organi superiori dell’Ammiragliato e poi rifiutata un po’ per invidia, rivalità ma anche perché forse” il Martinez aveva intenzione di stroncare degli illeciti compensi a danno dei prigionieri.”

    Armamento completo e relative paghe del personale di uno sciabecco da 20 cannoni     -Archivio Storico di Napoli- Min. Aff. Esteri fascio 1129

I difficili rapporti del Martinez con gli organi superiori della Marina Napoletana e con gli altri Comandati

Certamente non erano facili i rapporti e non lo furono mai con il Commissario di bordo don Bernarte perché dopo alcuni giorni vi fu un altro incidente tra i due. Il Martines, recatosi alla fine di maggio a Lipari con i suoi sciabecchi, salutò il Governatore dell’isola con nove tiri di cannone; ma il Commissario non autorizzò il consumo della polvere da sparo perché al governatore, il cui grado non era equivalente a quello di Ufficiale Generale, non spettavano, secondo le Ordinanze della Marina, salve di saluto. Ne seguì una disputa, tanto che se ne arrivò a interessare anche il Re (Carlo III di Borbone) e questi su consiglio del Capitano Generale della Marina, che pur riconoscendo valide le ragioni del Commissario, autorizzo il rimborso della spesa per il consumo della polvere << por esta sola ves>>, ma fu precisato, che in futuro in casi simili il Comandante Martines <<pagherà de su borsillo ed importe de la polvere consumida>>. Forse proprio a causa della fama acquisita in battaglia fu spesso al centro di vivaci polemiche e si attirò senza dubbio l’invidia e la gelosia degli altri ufficiali, che tentarono di danneggiarne più volte la fama e la carriera. Ad esempio , tale Nicola Capobiancoinvio al Comandante Generale della Marina, don Miguel Reggio, un esposto dove accusava il Martinez di aver imbarcato sulla propria nave un giovane chiamato Antonio, facendolo dormire la notte nella sua camera con scandalo dell’equipaggio. E ancora di aver tentato in tutti i modi di sedurre un giovane marinaio di bordo, tale Claudio Castigliano, figlio di Giuseppe, pilota dello sciabecco S.Luigi, << ragazzo bello e spiritoso>>. Una terza accusa, infine fu di aver fatto analoghe avances al giovanissimo fratello del chirurgo dello sciabecco don Michele Mola. Altra denunzia fu fatta, perché, quando la squadriglia degli sciabecchi era a Messina, il Comandante Martinez aveva mandato in licenza a Lipari per le feste di Pasqua tutti i marinai liparesi non già per bontà d’animo, si diceva, ma per ricevere da essi al ritorno << lu tributu di fassoli, fichi secchi e marvasia>> e ciò facendo aveva pregiudicato l’approntamento della squadriglia. Venne inoltre incolpato di aver trafficato e commerciato innanzi a Sciacca con una polacca francese, scambiando viveri e materiali; poiché la polacca francese veniva dai paesi del Levante e doveva ancora essere sottoposta a quarantena, c’era il gravissimo rischio di introdurre nelle Due Sicilie le malattie contagiosi frequenti in quelle nazioni. Nonostante tutte queste accuse nei documenti consultati, ne nei processi dell’epoca, risulta che vi siano state indagini conseguenti alle suddette denunzie mosse contro il Martinez; ne tantomeno ne risentì la sua carriera, tanto che alla fine del 1769, quando aveva 67 anni d’età, lo si ritrova ancora in comando della squadriglia degli sciabecchi con il grado di Capitano di vascello. Bibl… Rivista Marittima Marzo 1995, Archivio di Stato di Napoli Espedienti di Marina – Fascio 102 foglio 6, Fascio 104 foglio 187, Fascio 103 Foglio 148/155, Fascio 104 Foglio 101- Fascio 102 Foglio 341, Fascio 104 Fogli 173 e 207


L'opera d'arte Giuseppe Martinez detto capitan Peppe - codice 15 00626587 si trova nel comune di Napoli, capoluogo dell'omonima provincia sita in convento, certosino, Certosa di San Martino, largo S. Martino, 2, Certosa e Museo Nazionale di San Martino, deposito monaci

Il dipinto del profilo Giuseppe Martinez detto capitan Peppe

Tipo: Oggetto fisico; dipinto Tipo di scheda: Opere e oggetti d'arte

Categoria: Dipinti

Autore: Ambito culturale: ambito napoletano - motivazione dell'attribuzione: analisi stilistica


Stato di conservazione: buono

Soggetto: ritratto d'uomo Giuseppe Martinez

Estensione: 102 x 75

Materia e tecnica: tela/ pittura a olio

Data di creazione: 1700 - 1799, sec. XVIII (motivazione della cronologia: analisi stilistica)

(Nota di B.Martinez): tra i ricordi di famiglia MARTINEZ è stato tramandato uno stemma tripartito, risalente già a fine ‘800,la cui descrizione è la seguente:

•Aquila bicipite,

•Una banda caricata da tre rose e accompagnata da due torri,

•Una muraglia e quattro pezzi di artiglieria

La flottiglia partì il 30 partirono in crociera di battaglia per pattugliare il golfo partenopero, le coste della Sicilia e quelle di Gaeta e Ponza.

Tra gli ufficiali che parteciparono alla spedizione vi era Giuseppe Martinez, più noto come Capitan Beppe, spagnolo di Cartagena, nato nel 1702, capitano di nave mercantile e nel 1736 arruolato nella flotta da guerra con il grado di alfiere di galera e passato poi a comandare la piccola galeotta di guerra San Francesco nel 1739 che sorvegliava le coste dello Ionio e del basso Adriatico.

Martinez, futuro padre di Luisa Sanfelice, ebbe una carriera folgorante che lo portò ai massimi vertici della marineria militare borbonica.

il 23 giugno la squadra navale borbonica al comando dell’alfiere di galera Orazio d’Oria a largo di Palinuro ebbe uno scontro con un galeotta e uno scappavia d’assalto di Tripoli; i borbonici ebbero la meglio e catturarono navi e prigionieri.

Fu questa la prima piccola vittoria della flotta napoletana.

Intanto il governo nel 1740 iniziò trattative di amicizia con l’impero turco di Costantinopoli scambiandosi doni e ambasciatori con lo scopo di porre freno alle incursioni barbaresche sulle coste del Regno.

Nonostante gli scambi amichevoli in corso, il 13 agosto 1740 due galeotte al comando del tenente di galera Tomàs de Vicuña si scontrarono a Capo Stile con due galeotte tripoline: le affondarono catturando 78 mori , trasportati poi a Napoli in schiavitù e adibiti alle cave di pietra reali per la costruzione delle regge borboniche, del fortino del Granatello di Portici , che faceva parte del sistema costiero di difesa, e per rinforzare i porti di Baia e di Miseno.

Inoltre il 22 settembre 1743 il comandante don Manuel Sereno catturò due galere tripoline al largo di Procida; quando ne portò l’equipaggio a Napoli, fu salutato da entusiastici festeggiamenti da parte della popolazione.

Nel 1745 re Carlo III diede poi disposizione al generale ammiraglio conte di Gazzola, piacentino, di inaugurare l’Accademia di artiglieria; fece anche rinforzare le batterie del forte di San Michele di Procida, al comando del tenente d’artiglieria don Leone de Iorio.

Nel 1746 vennero varate altre tre piccole navi da guerra in aggiunta alle 7 già in corsa e l’alfiere di galera Giuseppe Martinez passò al comando della galeotta Sant’Antonio, in servizio lungo le coste ioniche pugliesi.

Nel 1747 tornando da una crociera militare di sorveglianza alle coste tra Gaeta a Orbetello, Martinez catturò una piccola galeotta tunisina di 36 mori; quest’azione gli valse la promozione a tenente di galera.

Il mitico Capitan Beppe nel 1750 venne promosso capitano di fregata; le sue sortite militari continuavano ad essere vincenti: catturò sulle coste pugliesi ioniche uno sciabecco tunisino con 54 uomini di equipaggio, che furono mandati a lavorare nelle cave di Mondragone per la costruenda Reggia di Caserta.

Nel 1752 la sua squadra navale di sciabecchi avvistò nelle acque greche di Zante una grossa nave algerina, il Gran Leone, ammiraglia della flotta del bey di Algeri, e la insegui e la catturò nonostante 16 cannoni e 200 algerini di equipaggio. In combattimento perirono in combattimento 109 mori e gli altri furono catturati, compreso il raìs, l’ammiraglio algerino. Tra i borbonici si ebbero invece 10 morti e 44 feriti.

Nel febbraio del 1753, il comandante Martinenz con la sua squadra avvistò una formazione tripolina a Capo Rizzuto mentre si preparava saccheggiare i paesi della costa; nel feroce combattimento che seguì l’intercettazione catturò una galeotta e un pinco e subito dopo un secondo pinco; catturò il raìs Mohamed Ingnet e i supersiti.

Ingnet finì poi con i suoi uomini ai lavori forzati nelle cave reali di Mondragone; qualche tempo dopo, fu notato e affrancato dal principe don Raimondo de Sangro, che lo prese in casa sua come schiavo personale per i lavori in Cappella Sansevero e del suo laboratorio alchemico.

Giuseppe Martinez, alfiere di galera, comandante della "Sant'Antonio".

Nato a Cartagena nel 1702, giunto a Napoli nel 1732, quattro anni dopo era entrato nell'Armata di mare. Nel luglio 1747 fu destinato alla sorveglianza del litorale dei Presidi e tornò alla base un mese piú tardi dopo aver catturato una galeotta tunisina con 36 uomini di equipaggio. L'anno successivo, promosso capitano, posto al comando di uno sciabecco da poco entrato in armamento, ripetette l'impresa nello Jonio, catturando uno sciabecco tunisino ed i 54 barbareschi che vi erano imbarcati. Nell'aprile 1752 le unità navali poste al comando del Martinez - che a Napoli era popolarmente acclamato come "Capitan Peppe" - furono impegnate, nei pressi dell'isola greca di Zacinto, in uno scontro con il "Gran Leone", un rubusto bastimento corsaro sul quale sventolava il vessillo del bey d'Algeri.

La vittoria fu delle Due Sicilie: lo sciabecco algerino fu affondato, 109 barbareschi rimasero uccisi e gli altri furono fatti prigionieri. Il "rais" fu portato in catene a Napoli, dove il comandante della squadra navale vittoriosa, ferito in battaglia, fu promosso e decorato dal Re.

Ma per "Capitan Peppe" non era ancora finita. Giuseppe Martinez, che aveva ottenuto il comando dello sciabecco "San Luigi", nell'aprile 1753, al largo di Capo Rizzuto catturò un pinco con le insegne del bey di Tripoli e 90 uomini di equipaggio. Il "rais" Mohamed Ingnet fu fatto prigioniero assieme a 58 uomini della ciurma corsara, mentre gli altri perirono in combattimento. Qualche tempo piú tardi, una nuova vittoria. Una squadra delle Due Sicilie, nell'aprile 1757, si imbatté lungo le coste della Calabria in uno sciabecco algerino ed ebbe la possibilità anche questa volta di catturarlo.

Nel maggio successivo il Martinez riuscí ancora ad avere la meglio: un grosso pinco di Tripoli fu catturato nelle acque della Sicilia, dopo un vivace combattimento. A novembre, ancora un altro legno dei barbareschi cadde nella rete dell'ormai leggendario comandante dell'Armata di mare delle Due Sicilie,


Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Nell'onomastica di questa lingua il cognome precede il nome. "Martínez" è il cognome.

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