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Cattedrale di Santo Stefano
Cathédrale Saint-Étienne
Cattedrale di Santo Stefano vista da place d'Armes
StatoBandiera della Francia Francia
RegioneGrande Est
LocalitàMetz
TitolareSanto Stefano protomartire
Consacrazione11 aprile 1552
Architettovari, fra cui Pierre Perrat, Jean de Commercy, Hannes de Ranconval, Jacques-François Blondel, Jean-Charles Danjoy, Paul Tornow
Inizio costruzione1220
Completamento1552

La cattedrale di Santo Stefano (in francese: Cathédrale Saint-Étienne) è il principale luogo di culto cattolico di Metz, in Francia, nonché la chiesa madre dell'omonima diocesi.[1]

Costruita a partire dal 1220, la cattedrale di Santo Stefano è una delle più maestose opere dell'architettura gotica di stile francese.[2] Imponente nelle dimensioni, le sue volte, con un'altezza di 41,41 metri, sono, dopo quelle delle cattedrali di Beauvais (quasi 49 metri d'altezza) e Amiens (42,30 metri), le più alte di Francia e fra le maggiori del mondo.[3] La cattedrale spicca inoltre per le sue vetrate, che rappresentano, con i loro 6.500 m², la più vasta superficie vetrata del paese. Inoltre, la porzione di vetreria gotica è la più grande d'Europa realizzata in questo stile.[4] Proprio in virtù di queste peculiarità, nel 1846 l'ispettore ai monumenti storici francesi, Joseph Bard, rendendo omaggio alla bellezza della cattedrale le attribuì l'appellativo di Lanterne du Bon Dieu.[5]

Di proprietà dello stato francese,[6] dal 16 febbraio 1930 la cattedrale di Santo Stefano è stata classificata dal ministero della cultura come monumento nazionale e perciò inserita nella lista dei monumenti storici di Francia.[7]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il santuario di Santo Stefano (V-X secolo)[modifica | modifica wikitesto]

Statua di Santo Stefano, sita nel portale della Vergine, nella cattedrale di Metz

All'inizio del V secolo, Santo Stefano divenne popolare e celebre in tutto l'Impero romano. La diffusione del culto del primo martire cristiano in Occidente si ebbe in seguito alla scoperta delle sue reliquie a Gerusalemme nel 415. Di conseguenza, proprio in questo periodo iniziarono ad essere edificate in Francia numerose cattedrali dedicate al santo, tra cui quelle di Agde, Auxerre, Bourges, Cahors, Châlons-en-Champagne, Limoges, Meaux, Sens, Toul e Tolosa.[8]

Anche a Metz, sede di un vescovado già dal III secolo, il culto di Santo Stefano si diffuse nel V secolo. Come riporta infatti Gregorio di Tours nella sua Historia Francorum, opera scritta intorno al 576, nel luogo in cui sorge l'odierna cattedrale era presente un santuario dedicato a Santo Stefano (Oratorium beati Stephani), che fu il solo edificio ad essere risparmiato dagli Unni di Attila durante il saccheggio della città compiuto nel sabato santo del 7 aprile 451.[9][N 1] A seguito di questo evento si parlò di miracolo e si sviluppò la credenza popolare che il santuario fosse stato salvato perché entrato nelle grazie di Dio, e per questo divenne oggetto di venerazione maggiore, al punto da essere scelto dal vescovo come sua sede, divenendo quindi la cattedrale di Metz.[10]

Nel 623 il re franco Clotario II affidò l'Austrasia, di cui Metz era nel frattempo divenuta capitale, a suo figlio Dagoberto I, che venne affiancato nel suo compito dal vescovo di Metz, Arnolfo, sotto la cui tutela era stato posto da bambino.[11] Secondo la tradizione, fu proprio Dagoberto ad iniziare la costruzione della cappella di Santa Maria, poi ribattezzata Notre-Dame-la-Ronde, posta a poca distanza dalla cattedrale e divenuta collegiata nel 1130. L'importanza di questa cappella è data dal fatto che nell'ambito dei lavori di costruzione della cattedrale iniziati nel XIII secolo, tale struttura fu inglobata nella nuova cattedrale.[12]

Intorno al 784 Paolo Diacono, monaco benedettino longobardo che soggiornò alla corte di Carlo Magno e a Metz, scrisse una Storia dei vescovi di Metz, in cui tra le altre cose afferma che Pipino il Breve aiutò finanziariamente il vescovo Crodegango (742-766) a realizzare alcuni lavori nel santuario, ormai divenuto cattedrale (in particolare ciborio, pluteo, presbiterio e deambulatorio).[13][N 2]

Nell'835, a seguito del concilio di Thionville presieduto dal suo fratellastro l'arcivescovo Drogone di Metz, Ludovico il Pio fu reintegrato sul trono imperiale. La cerimonia ufficiale di reincoronazione si tenne il 28 febbraio 835 nella cattedrale di Metz, dove con una solenne cerimonia Ludovico il Pio fu riabilitato e l'arcivescovo di Reims Ebbone chiese perdono per averlo calunniato.[14]

Il ruolo centrale di Metz e della sua cattedrale in questo periodo storico sono dimostrati da un ulteriore evento di grande importanza simbolica avvenuto in cattedrale il 9 settembre 869: proprio qui infatti Carlo il Calvo venne incoronato re di Lotaringia dall'arcivescovo Incmaro di Reims.[15]

La basilica ottoniana (X-XIII secolo)[modifica | modifica wikitesto]

Quadro di Auguste Migette rappresentante la nomina del primo scabino della città nel 1055: sullo sfondo si scorge la cattedrale ottoniana di Metz così come appariva nell'XI secolo.

Tra il 965 e il 984 il vescovo Teodorico I intraprese la ricostruzione dell'antico santuario grazie alle donazioni degli imperatori Ottone I e Ottone II. La nuova cattedrale, o basilica vista la sua pianta, fu completata dal suo successore, Teodorico II, che la consacrò il 27 giugno 1040 alla presenza di Gerardo I vescovo di Cambrai.[16][17]

Gli scavi eseguiti nei periodi 1878-81 e nel 1914-15 in corrispondenza del pavimento della navata centrale e del transetto portarono alla luce le fondamenta di questo edificio.[18] Si scoprì così che l'attuale cattedrale combacia quasi perfettamente con la basilica ottoniana, col coro attuale che si trova proprio sopra l'antica cripta romanica. Grazie a questi ritrovamenti è stato possibile avere una visione d'insieme dell'antica basilica secondo i canoni, le proporzioni e le geometrie dell'architettura ottoniana: in particolare, la navata centrale, alta circa 20 metri e affiancata da due collaterali, si apriva su un transetto della stessa altezza, lungo 42 metri e largo 12. Due torri[N 3] ne fiancheggiavano l'abside centrale ed erano inoltre presenti delle cappelle che davano sul transetto, andando a formare il cosiddetto capocroce lorenese, evoluzione della pianta romanico-renana.[19][N 4] L'unico elemento della basilica ancor'oggi ignoto è la facciata, tuttavia è probabile che vi fosse una torre-portale, essendo questo tipo di soluzione spesso presente negli edifici ottoniani.[20] La pianta di questa antica cattedrale ottoniana sembra essere stata - nonostante le differenze di stile - di parziale ispirazione per la realizzazione (sempre a Metz), della basilica di San Vincenzo, realizzata nel XIII secolo in stile gotico.

La basilica ottoniana sopravvisse con questo aspetto per circa due secoli, venendo rimaneggiata nella forma gotica attuale a partire dal XIII secolo.

La cattedrale gotica attuale (XIII-XVI secolo)[modifica | modifica wikitesto]

La cattedrale di Metz alla fine del Rinascimento

L'edificazione della moderna cattedrale di Metz iniziò nel 1220, sebbene alcune fonti ritengano che questa sia una data convenzionale dovuta al fatto che il 2 dicembre di quell'anno papa Onorio III autorizzò il vescovo di Metz Corrado III di Scharfenberg (1212-1224) ad eseguire i lavori per la nuova cattedrale,[21] mentre l'avvio dei lavori dovrebbe essere posticipato al 1235 circa.[22] L'attuale cattedrale fu realizzata in stile gotico mediante l'unione di due strutture preesistenti: la basilica ottoniana e la cappella di Notre-Dame-la-Ronde, che nel 1186 era stata ricostruita a pianta centrale e in seguito rimaneggiata per meglio conciliarsi alla struttura della cattedrale.[2][12][23] A causa di problemi di natura finanziaria, i cantieri della cattedrale si protrassero per tre secoli, fino al 1552. Ciononostante, gli architetti che si succedettero in questo lungo arco di tempo si impegnarono a garantire la continuità stilistica gotica.[24]

Prima campagna di costruzione (1220-1380)[modifica | modifica wikitesto]

Il 2 dicembre 1220 papa Onorio III pubblicò una bolla pontificia con cui autorizzava il vescovo di Metz Corrado III di Scharfenberg ad avviare i lavori di edificazione della nuova cattedrale cittadina.[21] Il vescovo decise che la nuova cattedrale avrebbe dovuto essere in stile gotico, all'epoca dominante in Francia, mentre come materiale fu disposto di usare la pietra di Jaumont, una pietra calcarea oolitica estratta nella zona di Metz e distintiva del posto, nonché molto apprezzata per il suo colore giallo oro.[2] I lavori ebbero inizio all'incirca nella stesso periodo in cui erano attivi nel paese altri importanti cantieri di cattedrali gotiche, tra cui quello della cattedrale di Reims (1211), quello della cattedrale di Le Mans (1217), e quelli d'Amiens e Toul (1221).

Navata centrale della cattedrale

In questa primissima fase dei lavori si procedette alla distruzione della navata della basilica ottoniana, mentre furono risparmiati il transetto e la collegiale di Notre-Dame-la-Ronde.[12] A questa prima campagna di costruzione risalgono la parte inferiore dei muri della navata e le basi a supporto delle arcate.[22] Ciononostante, si deve ai lavori promossi dal vescovo Giacomo di Lorena (1239-1260) intorno al 1240 l'impulso alla definitiva trasformazione dell'antico edificio ottoniano nello stile gotico moderno: il vescovo riteneva infatti che lo slancio gotico dovesse predominare su qualunque altro aspetto, e per questo fu durante il suo episcopato che i progetti furono rivisti, passando dal gotico primitivo con cui i lavori erano iniziati, ad uno stile gotico rayonnant.[22] Queste modifiche al progetto iniziale determinarono un innalzamento della struttura e quindi una sproporzione fra le grandi arcate (12,50 m) e le finestre del cleristorio (19 m), con proporzioni opposte rispetto a quelle della cattedrale di Amiens (18,20 m e 13 m). Al fine di nascondere il necessario ispessimento dei muri che questo problema richiedeva, furono inseriti al di sopra delle arcate dei fregi d'arco trilobati.[22] A questo periodo risalgono anche le prime vetrate decorate della cattedrale: queste, poste prevalentemente nelle navate laterali e nel transetto, provenivano dalla vicina chiesa di San Paolo e dalla collegiata di Notre-Dame-la-Ronde.[4][N 5]

Frattanto, intorno al 1260 si decise di modificare l'attinente cappella di Notre-Dame-la-Ronde per adeguarla al nuovo progetto della cattedrale gotica e di riedificarla come prolungamento della navata della cattedrale stessa, pur mantenendo le due strutture separate da un muro. Nel fare ciò, furono conservati i pilastri rotondi che erano già allineati alla vecchia navata ottoniana e che oggi costituiscono ancora le prime tre campate della cattedrale.[12] Il nuovo coro della collegiata fu affiancato da due contrafforti posti nella parte meridionale della cattedrale, a dimostrazione di come l'idea di fondere i due edifici preesistenti fosse in questa fase ormai chiarita. Al contempo, proprio in questo periodo furono completate le basi delle due torri della cattedrale, entrambe a doppia finestratura.[N 6] I supporti sospesi, attualmente visibili in corrispondenza della terza e della quinta campata dei lati nord e sud, indicano che il progetto della doppia finestratura doveva probabilmente essere esteso a tutto l'edificio, come nelle cattedrali di Beauvais e Troyes.

Rosone occidentale decorato da Hermann de Münster

Il cantiere della cattedrale subì numerosi rallentamenti nel corso del XIV secolo, dovuti perlopiù alla mancanza di fondi. Per risolvere il problema, verso il 1330 venne fondata la Confraternita di Santa Maria e Santo Stefano, a cui fu affidato il compito di raccogliere nuovi finanziamenti con le offerte dei fedeli, la vendita delle indulgenze, le prebende e le elargizioni del vescovo. Malgrado gli sforzi, non sempre fu facile reperire il denaro necessario, e perciò il problema delle interruzioni dei lavori non fu risolto. Ciononostante, verso la metà del XIV secolo si riuscirono a completare la travatura del tetto e la costruzione di una cappella in prossimità della quinta campata del collaterale sud per volontà del vescovo Adhémar de Monteil (1327-1361).

Nel 1356 l'imperatore Carlo IV, venuto a Metz per promulgare la bolla d'oro, fu ricevuto in cattedrale.[25]

La prima campagna di lavori della cattedrale si concluse con la costruzione delle volte della navata, tra il 1360 e il 1380. L'incarico fu affidato all'architetto Pierre Perrat, che in quel periodo era contemporaneamente impegnato nella realizzazione delle volte delle cattedrali di Toul e Verdun.[26] A Metz Perrat si pose l'obiettivo di creare una cattedrale talmente elevata da poter essere scorta in lontananza.[27] Per questo decise di innalzare le volte della navata centrale fino a 41,41 metri, altezza che fa della cattedrale di Metz il terzo edificio religioso più alto di Francia. Per ovviare al problema del peso eccessivo che la struttura avrebbe avuto (aumentando il rischio di crolli come era avvenuto a Beauvais nel 1284[28]) Perrat alleggerì i muri in alto sostituendo la pietra con le vetrate.[27][29] Della decorazione delle vetrate si occupò Hermann de Münster, a cui il capitolo di Metz conferì nel 1381 l'incarico di realizzare il grande rosone della facciata occidentale. A riprova del grande apprezzamento di cui godevano, sia a Pierre Perrat che a Hermann de Münster fu concesso l'onore di poter essere sepolti nella cattedrale.[4][30]

Altri lavori nel 1380 portarono inoltre alla demolizione del muro che separava la navata della cattedrale da quella della collegiata, e quest'ultima integrò definitivamente la struttura della cattedrale divenendone l'estremità ovest, con il conseguente abbassamento del pavimento della collegiata al livello della cattedrale.[12] Il muro di separazione originario fu rimpiazzato da una griglia che fu rimossa soltanto nel 1728, dopo la dissoluzione del capitolo della chiesa collegiale.[31] Per contro, l'unico elemento che venne mantenuto com'era prima del rifacimento gotico fu il coro.[32]

Seconda campagna di costruzione (1440-1552)[modifica | modifica wikitesto]

La seconda campagna di costruzione della cattedrale di Metz si aprì intorno al 1440: in quell'anno il vescovo Conrad Bayer de Boppart fece ricostruire la cappella di Adhémar de Monteil, anche nota come cappella dei vescovi, dall'architetto Jean de Commercy.[33]

Transetto nord decorato da Théobald de Lixheim

Nel 1468 un incendio distrusse il tetto della cattedrale ma risparmiò la Torre della Mutte, beffroi municipale la cui struttura all'epoca era ancora in legno.[34] Questo episodio indusse la borghesia di Metz a ricostruire in pietra la parte superiore della torre. Così come la torre nord, detta del Capitolo, la torre sud della Mutte infatti era rimasta coperta per molto tempo da un coronamento ligneo.[35] La nuova struttura in muratura fu opera di Hannes de Ranconval, capomastro della città, che tra il 1478 e il 1481 aggiunse alla torre della Mutte una flèche in stile gotico fiammeggiante che le permise di raggiungere un'altezza di 93 metri.[36] Per realizzare la torre della Mutte Hannes de Ranconval usò materiali provenienti da varie zone della Lorena: non solo pietra di Jaumont, ma anche ardesia, ferro e legno di quercia proveniente dall'abbazia di Saint-Benoît-en-Woëvre.[37]

Vetrate del coro realizzate da Valentin Bousch

Nel 1473 l'imperatore Federico III d'Asburgo e suo figlio Massimiliano I assistettero alla messa nella cattedrale.[38] La cattedrale si presentava allora come un edificio composito, dove la nuova navata gotica era stata unita, alla meno peggio, all'antico transetto e al coro della basilica ottoniana. Dopo i lavori sulla torre della Mutte però, nel 1486 i lavori si spostarono sul transetto. Il braccio nord del transetto venne demolito e immediatamente rimpiazzato con uno stilisticamente vicino alla navata gotica, nonché dotato della stessa elevazione. Tale braccio del transetto venne completato verso il 1504, con la posa delle vetrate di Théobald de Lixheim.[4] Intorno al 1513, la decorazione del transetto fu proseguita da Thomas de Clinchamp.[39]

La demolizione delle vestigia ottoniane proseguì con il coro e le sue due torri romaniche,[N 7] e nel 1508 fu demolito anche il braccio sud del transetto. Quest'ultimo venne ricostruito in stile gotico prima del 1521, data in cui fu decorato con le prime vetrate di Valentin Bousch. La decorazione del transetto sud della cattedrale è considerata da alcuni studiosi come il grande capolavoro di Bousch, ritenuto il miglior mastro-vetraio del Rinascimento lorenese.[4] Sempre intorno al 1521 furono completati anche i lavori del nuovo coro,[40] le cui vetrate furono decorate ancora una volta da Bousch, il quale terminò la sua opera intorno al 1539.[4]

A questo punto, la cattedrale venne ufficialmente consacrata l'11 aprile 1552.[24] Questa data formalmente chiuse sia la seconda fase di costruzione della cattedrale sia l'intero cantiere, anche se ammodernamenti e rifacimenti continuarono fino al XIX secolo.

Rinnovamenti e restauri successivi (XVIII-XX secolo)[modifica | modifica wikitesto]

Il portale neoclassico di Blondel (1764)[modifica | modifica wikitesto]

Pianta della Cattedrale di Metz e dintorni prima degli interventi per la realizzazione di place d'Armes nel XVIII secolo

Nella seconda metà del XVI secolo e per tutta la durata del XVII secolo la cattedrale di Metz non subì alcuna modifica.[41] La città nel frattempo era diventata a tutti gli effetti un territorio francese nel 1648, dopo la stipula della pace di Westfalia con cui era stata istituita la provincia francese dei Tre Vescovadi, di cui Metz era capitale.[42] Tale pace aveva quindi posto fine all'apparente indipendenza di Metz, che dal 1552 (data dell'assedio di Metz da parte di Carlo V) era stata occupata dai francesi mantenendosi però formalmente indipendente.[43] Di conseguenza, durante il regno di Luigi XIV la città era stata ulteriormente fortificata per fungere da avamposto militare per la difesa di tutta la Francia.[44] I lavori di fortificazione si protrassero tra XVII e XVIII secolo.[45]

Cattedrale con il portale neoclassico realizzato da Blondel

Un parziale cambio di rotta si ebbe a partire dal 1728: quell'anno divenne governatore dei Tre Vescovadi il duca Charles Louis Auguste Fouquet de Belle-Isle. Da governatore, il duca promosse un vero e proprio rinnovamento urbanistico di Metz, che accanto alla militarizzazione della città mirasse anche ad un abbellimento estetico.[46] A questo scopo, il duca fece innalzare numerosi edifici, quali il Teatro dell'Opera, la chiesa Saint-Simon-et-Saint-Jude e l'Hôtel de l’Intendance (oggi palazzo della prefettura). Tutti questi edifici furono costruiti in stile neoclassico, all'epoca molto in voga nel paese.[46] Belle-Isle dispose anche la creazione di numerose piazze in città. In particolare, nel 1749, desideroso di competere con la vicina Nancy - che si era appena dotata di una meastosa piazza reale - il duca decise di costruirne anche a Metz una che fosse all'altezza di quella di Nancy.[47] Nelle sue intenzioni, questa piazza avrebbe dovuto essere un centro di potere per la città.[48] Belle-Isle stabilì di realizzarla in prossimità del lato sud della cattedrale. A quel tempo, la zona era occupata da vari edifici religiosi, tra cui il chiostro della cattedrale, la chiesa di San Gorgonio e il suo cimitero, la chiesa di Saint-Pierre-le-Vieux, quella di San Paolo, la cappella dei Lorenesi e la chiesa di Saint-Pierre-aux-Images.[49] Nonostante l'opposizione del capitolo di Metz e della borghesia cittadina, il duca riuscì ad avere i permessi per demolire tutti questi edifici e costruire la nuova piazza.[50]

Modellino rappresentante place d'Armes e la cattedrale con le arcate classiche

Il progetto fu quindi affidato all'architetto Jacques-François Blondel, il quale nel 1754 propose un piano che prevedeva la creazione di un'ampia piazza rettangolare delimitata da un lato dalla cattedrale, e dagli altri lati da edifici pubblici di nuova costruzione: il municipio, il palazzo del parlamento di Metz e l'Hôtel du Corps de garde per la guarnigione di stanza in città. Anche per questi edifici Blodel, che si avvalse della collaborazione di Louis Gardeur-Lebrun - ingegnere capo di Metz - adottò lo stile neoclassico, in opposizione allo stile gotico a quei tempi fuori moda e che però era caratteristico della cattedrale. Sebbene l'intera piazza sia considerata dagli studiosi un'opera dalla maturità di Blondel, in seguito ritenuta come rinnovatrice dell'insegnamento architettonico, proprio l'aspetto classicheggiante della piazza che stonava con quello gotico della cattedrale di Metz, rese necessari degli interventi su quest'ultima.[51]

Non potendo ricostruire la cattedrale ex novo, Blondel optò per due interventi finalizzati a conciliare meglio la nuova piazza alla cattedrale mediante l'aggiunta a quest'ultima di elementi classici: per prima cosa, Blondel inserì lungo la fiancata meridionale dell'edificio (quella che dava su place d'Armes), un'arcatura in stile classico. Così facendo, l'architetto ricoprì interamente - escludendolo alla vista - il portale della Vergine, antico ingresso della collegiata di Notre-Dame-la-Ronde e poi divenuto con gli interventi medievali accesso laterale alla cattedrale.[12][52] Il secondo intervento di Blondel riguardò invece la facciata della cattedrale: qui fu costruito nel 1764 un maestoso portale neoclassico. Nelle intenzioni della città, il nuovo portale doveva essere dedicato al re Luigi XV di Francia per celebrarne la guarigione dalla malattia che qualche tempo prima lo aveva colpito durante una visita a Metz, ma nei fatti divenne uno strumento ulteriore per adeguare la cattedrale gotica alla piazza neoclassica.[53] Il portale venne suddiviso da Blondel verticalmente in tre parti: ai lati della porta furono poste due coppie di colonne scanalate decorate con capitelli ornati con foglie d'acanto a sostegno di una trabeazione dorica. Sul fregio fu posta un'iscrizione a ricordo della malattia e guarigione del re a Metz, mentre in due nicchie ai lati del portale furono inserite una statua rappresentante la Francia e una rappresentante la Fede, opere dello scultore Pierre-François Le Roy.[53]

Durante la rivoluzione francese e la conseguente nascita del culto della Ragione, Claude Gardeur-Lebrun, figlio di Louis e nuovo ingegnere-capo di Metz, riuscì a salvare le vetrate e gli ornamenti religiosi della cattedrale che le autorità avevano imposto di distruggere. L'ingegnere riuscì nel suo intento facendo riferimento al loro inestimabile valore artistico e agli elevati costi di rimozione. Ciononostante, non poté nulla per impedire la distruzione di parte delle statue dell'edificio.[51][N 8]

Prime ristrutturazioni del XIX secolo[modifica | modifica wikitesto]

Nuovi progetti di restauro della cattedrale si ebbero a partire dal 1845, ossia circa ottant'anni dopo gli interventi di Blondel. In particolare, il gusto romantico verso il Medioevo si tradusse nel XIX secolo in un rinnovato interesse per l'arte gotica, la sua valorizzazione e il suo studio, e ciò comportò a Metz il desiderio di restituire alla cattedrale una certa purezza stilistica.[54]

A questo scopo, in quegli anni furono rimossi dall'interno della cattedrale tutti gli ornamenti facenti riferimento al periodo successivo al XVI secolo (ossia aggiunti dopo la fine dei lavori nel 1552) e sostituiti con altri più compatibili con lo stile originario (e medievale) dell'edificio. L'incarico fu affidato all'architetto Jean-Charles Danjoy. Tra le altre cose, già nel 1791 era stato eliminato un pontile-tramezzo barocco la cui esistenza è attestata da alcune incisioni e che aveva preso il posto di quello medievale.[55] Contestualmente, si procedette al restauro della maggior parte delle vetrate della cattedrale, soprattutto di quelle presenti in quella che era l'antica collegiata di Notre-Dame-la-Ronde. L'incarico fu svolto dal mastro-vetraio Laurent-Charles Maréchal, principale esponente del movimento artistico noto come Scuola di Metz.[56] Lo stesso Maréchal realizzò nuove vetrate nel coro e nella cappella dei vescovi.[4]

Infine, nel 1860 furono rimosse le arcate che erano state poste nel lato sud della cattedrale per conferirle un aspetto più classicheggiante, liberando nuovamente il portale della Vergine, fin lì rimasto occultato dalle arcate stesse,[54] e nello stesso periodo il vescovo di Metz, Paul Dupont des Loges, fece demolire le abitazioni che durante la Rivoluzione francese erano state costruite attaccate alla arcate (e quindi alla cattedrale).[47]

Rifacimento neogotico (1874-1911)[modifica | modifica wikitesto]

Raffigurazione dell'incendio della cattedrale di Metz nel 1877
Ornamenti e pinnacoli neogotici della facciata occidentale della cattedrale

Nel 1871, al termine della guerra franco-prussiana, Metz, insieme a tutta l'Alsazia-Lorena, fu annessa all'Impero tedesco.[57] Spinte dal desiderio di germanizzare Metz e farne una vetrina del guglielminismo[58] le autorità tedesche diedero inizio ad un processo di sviluppo urbanistico della città, che si tradusse nella creazione di nuovi edifici più tedeschi nello stile, nonché di un nuovo quartiere che fungesse da esempio di questa nuova politica.[57][N 9]

Questo processo coinvolse anche la cattedrale: gli architetti tedeschi, al pari di quelli francesi, nutrivano un grande interesse verso l'arte gotica, e ciò fu alla base della volontà di proseguire i lavori di restauro gotico che gli stessi francesi avevano iniziato smantellando le arcate di Blondel. I primi interventi sulla cattedrale si ebbero nel 1874 e consistettero nel consolidamento delle volte e nel restauro dei pilastri e degli archi rampanti della navata. Incaricato di gestire le operazioni fu l'architetto tedesco Paul Tornow, che proprio quell'anno era stato nominato responsabile dei lavori in cattedrale.[59]

Portale neogotico di Tornow e Dujardin

Nel 1877 un nuovo incendio colpì la cattedrale: infatti, sebbene da anni la municipalità avesse proibito i fuochi d'artificio in cattedrale proprio per scongiurare il rischio di incendi, il 7 maggio di quell'anno, in occasione della visita dell'imperatore Guglielmo I furono lanciati dei fuochi d'artificio, uno dei quali fu probabilmente all'origine dell'incendio che si sviluppò nel tetto. Tuttavia, grazie all'immediato allarme lanciato dal guardiano che abitava nella torre della Mutte (la stessa interessata dall'incendio del 1468) i soccorsi intervennero rapidamente e l'incendio venne circoscritto al tetto, salvando così la vicina torre e il resto della struttura.[60] I restauri compiuti tra il 1880 e il 1882 mirarono dunque a restaurare il tetto danneggiato: in sostituzione dell'antica copertura ne venne realizzata una in rame, mentre come intelaiatura si adottò il modello alla Polonceau, teorizzato dall'ingegnere Camille Polonceau. Il tutto fece sì che il tetto risultasse 4,5 metri più alto, andando a modificare l'aspetto esteriore della cattedrale, a discapito soprattuto dell'effetto di slanciamento delle due torri. Al contempo, durante questi restauri si provvide anche ad aggiungere delle gabbie decorate sui frontoni nord, sud ed est.[31]

Questi interventi diedero un ulteriore impulso al processo di restauro gotico della cattedrale mediante l'eliminazione dell'opera di Blondel: nel 1880 Tornow e lo scultore Auguste Dujardin restaurarono il portale della Vergine, ingresso meridionale della cattedrale. I lavori terminarono nel 1885, anno in cui il portale fu inaugurato.[12] Nel 1895 fu restaurata la cappella dei vescovi, mentre nel 1898 furono avviati i lavori per rimuovere l'ultima delle vestigia neoclassiche di Blondel, il portale del 1764. Quest'ultimo venne distrutto (nonostante Tornow avesse provato a salvarlo facendolo trasferire nel vicino edificio del mercato coperto, scontrandosi col rifiuto dell'amministrazione comunale che considerava il progetto troppo costoso[61]) e sostituito con un nuovo portale in stile neogotico, più coerente con l'architettura dell'intero complesso. Progettato da Tornow nel 1900 e realizzato da Dujardin, il portale fu completato nel 1903.[47] Le due statue del portale neoclassico, raffiguranti la Francia e la Fede, furono invece trasferite rispettivamente nella basilica di Notre-Dame de Bon Secours e nella chiesa abbaziale di San Nabore, entrambe a Saint-Avold.[61]

In ultimo, tra il 1909 e il 1911 fu rifatta la flèche della torre della Mutte.[62]

La cattedrale dal 1945 ai giorni nostri[modifica | modifica wikitesto]

La cattedrale di Metz all'inizio del XX secolo

Dopo i grandi restauri compiuti dai tedeschi tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, la cattedrale di Metz non conobbe altri interventi rilevanti fino alla fine della seconda guerra mondiale, con l'eccezione di alcuni interventi di restauro conservativo.[63] Nel frattempo, dopo il primo conflitto mondiale Metz era ritornata a far parte della Francia, con una seconda breve parentesi sotto la dominazione tedesca durante la seconda guerra mondiale (1940-1945).

Se la prima guerra mondiale non aveva avuto conseguenze sulla cattedrale - anche grazie all'assenza di bombardamenti diretti su Metz - la seconda guerra mondiale lasciò invece danni peggiori sull'edificio a causa dei combattimenti per la liberazione di Metz: sebbene in condizioni migliori rispetto a molti altri monumenti storici della città, la cattedrale subì la distruzione della cappella del Santo Sacramento (antica cappella dei vescovi), nonché la perforazione di alcune parti della copertura e dei muri a causa dei colpi di cannone che l'avevano raggiunta. Inoltre, l'assenza di interventi di manutenzione nel periodo tra il 1925 e il 1940 aveva causato un indebolimento generale della struttura della cattedrale, con la torre della Mutte che alla fine della guerra si trovò in un precario stato di conservazione.[63]

Dopo il conflitto si rese quindi immediatamente necessario avviare i lavori di restauro della cattedrale: Robert Renard venne nominato nel 1948 architetto responsabile dei restauri dei monumenti storici della Mosella, e in questa veste si impegnò in prima persona anche nella riqualificazione della cattedrale di Metz.[64] Nel lungo periodo in cui rimase in carica (fino al 1965 circa[65]) Robert coinvolse molti tra i più importanti artisti ed architetti dell'epoca per realizzare i numerosi interventi che due guerre e l'usura del tempo avevano reso urgenti. I primi interventi riguardarono soprattutto il tetto, ampiamente danneggiato dai colpi di cannone e da una tempesta del 1952. Nell'ambito di questi lavori fu affidato ai fratelli Jean et Joël Martel il compito di disegnare il fastigio a coronamento del tetto del coro, poi scolpito da Robert Barriot.[66] Successivamente i lavori si concentrarono sulla sagrestia del Tesoro della cattedrale (1961), la torre del Capitolo, la torre della Mutte (1951-1961), la cappella del Santo Sacramento (1957) e il portico d'entrata (1959-1962).[63]

Cattedrale di Metz nel XXI secolo

Più famosi furono gli interventi compiuti sulle vetrate della cattedrale: se le più antiche vetrate infatti erano state smontate nel 1938 dai francesi e portate al sicuro a Poitiers (per poi essere trafugate dai nazisti e portate a Altaussee prima di essere recuperate dai francesi dopo la guerra e rimesse al loro posto in cattedrale),[67] le vetrate del XIX secolo erano state lasciate in cattedrale e per questo subirono danni irreparabili durante la seconda guerra mondiale,[63] sia per i colpi di cannone, sia a causa di una violenta tempesta nel 1942.[68] Malgrado l'iniziale opposizione del capitolo della cattedrale, Renard riuscì ad ottenere che accanto al restauro delle vetrate antiche si realizzassero delle vetrate moderne in luogo di quelle del XIX secolo ormai distrutte. Questo rese la cattedrale di Metz il primo monumento storico francese in cui furono inserite delle vetrate di artisti contemporanei.[4] Le prime vetrate moderne furono opera di Jacques Villon (1956-1957),[69] il cui nome fu imposto proprio da Renard e che si occupò della decorazione della cappella del Santo Sacramento.[4] Nel 1960 la sua eredità fu raccolta da Roger Bissière, che ornò i timpani nord e sud della cattedrale, realizzando il primo apparato astratto e non figurativo della cattedrale.[4][70] Il nome più famoso coinvolto nella creazione di nuove vetrate per la cattedrale fu tuttavia quello di Marc Chagall: l'artista di origine russa accettò l'incarico nel 1957 dopo aver già fatto esperienze simili a Chartres. Chagall realizzò storie del Vecchio Testamento nel deambulatorio ed altre nel transetto tra il 1961 e il 1965. Nonostante la delusione di vedere le sue vetrate poste in luoghi dove sarebbero state poco visibili, Chagall accettò un nuovo incarico per la decorazione del triforio della crociera nord della cattedrale. Proprio le vetrate di Chagall sono considerate le più ammirate tra quelle presenti.[4] Nel 2020 furono aggiunte nel transetto delle vetrate (le prime del XXI secolo) create dall'artista coreana Kimsooja per celebrare gli 800 anni della cattedrale.[71]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Ubicazione[modifica | modifica wikitesto]

Place Saint-Étienne vista da place de Chambre, lato nord della cattedrale

La cattedrale di Santo Stefano sorge presso la collina di Sainte-Croix, che con i suoi 183 metri è il punto più elevato di Metz. Posta alla confluenza tra i fiumi Mosella e Seille e compresa tra il quartiere di Metz-Centre e quello dell'Ancienne Ville (ossia il centro storico della città), la collina di Sainte-Croix è il nucleo originario di Metz, in cui si stanziarono i galli Mediomatrici prima e i romani poi.[72][73]

La cattedrale è delimitata da quattro piazze: place d'Armes in corrispondenza del lato meridionale, place de Chambre e place Saint-Étienne in corrispondenza di quello settentrionale e place Jean-Paul II a ovest. Place d'Armes è una piazza rettangolare in pavé costruita da Jacques-François Blondel a partire dal 1754. Questa piazza ospita alcuni degli edifici più importanti della città: oltre alla cattedrale, sorgono qui il municipio, l'Hôtel du Corps de garde e l'Hôtel du Parlement;[74] place Saint-Étienne costituiva il secondo ingresso della collegiata di Notre-Dame-la-Ronde e sormonta place de Chambre di circa sei metri. Entrambe le piazze furono modificate da Blondel nell'ambito degli interventi di rinnovamento del quartiere della cattedrale: place Saint-Étienne fu ampliata dotandola di due scalinate per collegarla alla sottostante place de Chambre, la quale a sua volta fu ingrandita con la distruzione di un'antica chiesa medievale ivi presente e la costruzione del palazzo episcopale, la cui fiancata da proprio sulla piazza;[51] il palazzo episcopale (oggi mercato coperto) si affaccia col suo ampio cortile su place Jean-Paul II, su cui a sua volta sorge la facciata ovest della cattedrale.

Architettura[modifica | modifica wikitesto]

Pianta della cattedrale di Santo Stefano

La cattedrale di Metz è uno dei più antichi esempi di cattedrale eretta in stile gotico in Francia nel XIII secolo: nonostante i numerosi interventi durati secoli, l'edificio ha mantenuto una coerenza stilistica interna che ha il suo fulcro nelle diverse manifestazioni dello stile gotico: da quello rayonnant della navata centrale a quello fiammeggiante del coro e del transetto, per finire con il portale neogotico di Tornow.[24]

La cattedrale, costruita in pietra di Jaumont e dotata di pianta a croce latina, è divisa in tre navate da pilastri cruciformi formati da un grande pilastro centrale rotondo rafforzato da quattro più piccoli.[32][N 10] La navata centrale spicca per la sua altezza incrementata nell'effetto visivo dalla sua contenuta larghezza nonché dalla minore elevazione dei collaterali.[75] A differenza di molti edifici gotici contemporanei, la cattedrale di Metz è priva della cosiddetta facciata armonica, una definizione usata per indicare la peculiarità delle cattedrali gotiche di porre due torri nella prima campata del lato occidentale, ai fianchi della facciata principale. Le due torri della cattedrale di Metz si trovano invece in corrispondenza della terza campata. Questa singolarità si spiega col fatto che la cattedrale di Metz è nata dall'unione dell'antica cattedrale ottoniana con la collegiata di Notre-Dame-la-Ronde, un tempo separate: le due torri, create ai tempi della ricostruzione del XIII secolo, furono inserite nella facciata della cattedrale gotica prima che le due strutture fossero unificate.[36][76] Di conseguenza nella facciata occidentale, più spaziosa, è stato possibile realizzare la grande vetrata di Hermann de Münster.

Al di sopra delle arcate che delimitano le navate corrono il triforio, a bifore, e il cleristorio, completamente svuotati delle pareti in muratura e dotati di amplissime superfici vetrate. Tali superfici vetrate aumentano a dismisura nel coro e soprattutto nel transetto. Il coro è cinto da un deambulatorio e cappelle radiali e a causa della conformazione del territorio sottostante è più corto del consueto, mentre il transetto presenta la stessa altezza della navata centrale e ha funzioni strutturali: il punto di contatto tra navata e transetto funge infatti da contrafforte per gli archi della navata. Sia coro che transetto sono stati realizzati in stile gotico fiammeggiante tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo.[77]

Dimensioni[modifica | modifica wikitesto]

Le dimensioni della cattedrale di Metz sono le seguenti:[78]

Parametro Misura
Superficie dell'edificio 3.500 m²
Superficie delle vetrate 6.496 m²
Lunghezza esterna 136 m
Lunghezza interna 123,20 m
Altezza volte navata centrale 41,41 m
Parametro Misura
Larghezza della facciata occidentale 33 m
Larghezza della navata centrale 15,60 m
Altezza collaterali 14,30 m
Larghezza del transetto 16,34 m
Altezza del transetto 46,8 m
Parametro Misura
Diametro del rosone della facciata 11,25 m
Altezza torre del Capitolo 69 m
Altezza torre della Mutte 88 m
Altezza della flèche 93 m

Esterno[modifica | modifica wikitesto]

Facciata occidentale[modifica | modifica wikitesto]

La facciata occidentale della cattedrale di Metz si affaccia su place Jean-Paul II e ricopre lo spazio originariamente occupato dalla collegiata di Notre-Dame-la-Ronde.[12] A differenza di molte altre grandi cattedrali gotiche francesi, la cattedrale di Santo Stefano non possiede una facciata armonica (ossia dotata di due torri fiancheggianti la facciata principale).[36] Nel prospetto principale è presente un unico portale di accesso, progettato dall'architetto Paul Tornow e costruito dallo scultore Auguste Dujardin nel 1903,[47] mentre nell'ampio spazio creatosi per l'assenza delle torri è stata realizzata una grande vetrata (occupante due terzi della facciata) formata da un rosone e aperture lanceolate e decorata nel XIV secolo da Hermann de Münster.[79]

Portale occidentale[modifica | modifica wikitesto]

Il portale occidentale costituisce l'unico accesso dal lato ovest della cattedrale. Per molto tempo l'edificio fu totalmente privo di un ingresso su quel lato, essendo l'entrata principale quella del portale della Vergine lungo il fianco meridionale.[76]

Un primo portale fu quindi costruito nel 1764: l'architetto Blondel lo realizzò in stile neoclassico, nell'ambito degli interventi sulla cattedrale finalizzati a dotarla di un aspetto che più si conciliasse con la place d'Armes da lui progettata in quegli anni.[53] Il portale però, pur adeguandosi allo stile neoclassico della piazza, non si adattava bene alla struttura gotica della cattedrale e copriva in parte la vetrata di de Münster, al punto che lo storico messino Émile Bégin ne parlò nel 1840 come di un ignobile rivestimento.[80] In quegli anni numerose personalità a Metz - tra le quali spiccava il deputato della Mosella Charles-Paul du Coëtlosquet - chiesero la demolizione del portale di Blondel e la sua sostituzione con uno più consono all'architettura della cattedrale. Queste richieste portarono ad una serie di studi e progetti per una nuova facciata: uno dei più rilevanti fu quello di Jean François Racine, architetto diocesano della Mosella, il quale propose di costruire un triplice portale neogotico per accedere alle tre navate.[47] Fu però necessario attendere la fine della guerra franco-prussiana e la conseguente annessione della Mosella all'Impero tedesco nel 1871 perchè la nuova facciata vedesse la luce: i tedeschi nominarono Paul Tornow architetto della cattedrale nel 1874. L'anno dopo, Tornow presentò il suo progetto per una facciata con un unico portale neogotico. I lavori avrebbero dovuto essere intrapresi subito, ma a causa dell'incendio della cattedrale del 1877 Tornow fu costretto a concentrarsi sui restauri dell'edificio, abbandonando momentaneamente il progetto del nuovo portale. Finiti tutti gli interventi nel 1889, tra il 1891 e il 1895 Tornow visitò varie cattedrali gotiche in Francia insieme al suo collaboratore Auguste Dujardin allo scopo di trarre spunti per modificare e perfezionare ulteriormente il suo progetto.[47] La proposta finale di Tornow venne approvata nel 1895 dall'imperatore Guglielmo II in persona.[31]

Il portale neogotico di Tornow, realizzato dallo scultore Dujardin subito dopo la demolizione del portale di Blondel nel 1898, presenta un vasto portico posto al di sotto della vetrata di Hermann de Münster ed è sormontato da una ghimberga ornata. La decorazione del timpano è divisa in tre registri in cui è scolpito il Giudizio universale: nel primo registro sono raffigurati i morti che escono dalle loro tombe; nel secondo sono separati gli eletti e i dannati; nel terzo è rappresentato Cristo in trono attorniato dagli angeli. A destra del timpano è rappresentato l'inferno, a sinistra gli angeli. Nelle strombature sono scolpiti gli apostoli, mentre nelle porzioni di muro laterali sono presenti scene bibliche.[81]

Fiancata meridionale[modifica | modifica wikitesto]

Il lato sud della cattedrale di Santo Stefano si affaccia su place d'Armes. Su questa fiancata sono presenti il portale della Vergine - ingresso principale della cattedrale -, la cappella di Nostra Signora del Monte Carmelo e la cappella del Santo Sacramento. Si tratta del lato che subì gli interventi più rilevanti durante i restauri di Blondel, proprio perché tale fiancata prospetta sulla piazza neoclassica. Blondel vi inserì delle arcate in stile neoclassico, coprendo alla vista il portale della Vergine a vantaggio di quello da lui creato nella facciata principale. Qui furono anche create delle abitazioni, poi distrutte insieme alle arcate su ordine del vescovo Paul Dupont des Loges nel 1854.[47] Durante la dominazione tedesca il portale della Vergine venne riportato alla luce e restaurato da Auguste Dujardin, e all'intera fiancata fu restituito l'aspetto gotico che lo contraddistingueva prima delle modifiche di Blondel del settecento.[12]

Portale della Vergine[modifica | modifica wikitesto]

Il portale della Vergine fu concepito per dare accesso alla collegiata di Notre-Dame-la-Ronde quando questa fu ricostruita nel 1260. Con l'unione della collegiata alla cattedrale, il portale divenne l'ingresso della cattedrale stessa, posto in corrispondenza della prima campata del collaterale meridionale. Durante i lavori di Blondel il portale fu nascosto da delle arcate neoclassiche, che furono rimosse solo nel 1854. Tra il 1880 e il 1885 venne restaurato da Dujardin su progetto di Tornow.[12]

Dal punto di vista decorativo, il portale mantiene l'impianto scultoreo originario realizzato nel XIII secolo. Il timpano presenta gli ornamenti meglio conservati: diviso in tre registri, in quello superiore è raffigurata l'Incoronazione della Vergine, in quello centrale la Dormizione di Maria circondata da Cristo e gli angeli, in quello inferiore sono presenti due angeli e gli apostoli. Nei piedritti sono rappresentati gli angeli musicanti. Nella curvatura di destra della volta sono scolpite due scene della passione di Cristo, la prima mostra Cristo alla colonna e il portamento della croce e la seconda la Crocifissione. Nella curvatura di sinistra domina invece la scena della Resurrezione: nel primo registro Cristo ascende al cielo, nel secondo lo si vede in trono. Le strombature sono dedicate a figure di santi come San Lorenzo, San Girolamo e San Giovanni Battista. Infine, nelle angolature che guarniscono i basamenti si intravedono figure animalesche come la fenice, la balena, il pellicano o l'elefante.[81]

Cappella di Nostra Signora del Monte Carmelo[modifica | modifica wikitesto]

La cappella di Nostra Signora del Monte Carmelo sorge in corrispondenza della seconda campata della cattedrale, accanto al portale della Vergine. Più slanciata e imponente rispetto alla vicina cappella del Santo Sacramento, la cappella fu costruita nel XII secolo nell'ambito della riedificazione della collegiata di Notre-Dame-la-Ronde, di cui faceva parte, venendo sin da subito consacrata alla Vergine Maria. Durante i lavori di livellamento del terreno per la sistemazione di place d'Armes nel XVIII secolo, furono scoperte nei pressi della cappella delle antiche vestigia (un pavé in mosaico e i resti di una colonna) risalenti all'epoca romana e facenti parte di un antico tempio dedicato a Diana che doveva trovarsi proprio lì.[82]

L'architettura di questa cappella testimonia i numerosi interventi sopraggiunti nel corso del tempo: i quattro pilastri rotondi e gli archi d'ogiva risalgono alla fine del XII/inizio XIII secolo; alla fine del XIII secolo fanno riferimento le alte finestre ogivali geminate, mentre sono del XIV secolo le volte d'ogiva in stile gotico raggiante.[82]

Cappella del Santo Sacramento[modifica | modifica wikitesto]

La cappella del Santo Sacramento fu creata nel XIV secolo su iniziativa del vescovo Adhémar de Monteil per farne il suo luogo di sepoltura.[83] All'epoca era nota come cappella dei vescovi. Fu ricostruita un secolo dopo dall'architetto Jean de Commercy su richiesta del vescovo Conrad II Bayer de Boppard,[33] il quale vi venne sepolto a sua volta. I due sepolcri erano simili e raffiguravano entrambi i vescovi addormentati sopra il proprio monumento funebre.[82]

Nel 1612 la cappella divenne sede di una confraternita del Santo Sacramento e dal quel momento venne ribattezzata cappella del Santo Sacramento.[83] Durante la rivoluzione francese la cappella, come buona parte dell'edificio, venne profanata e razziata.[82][N 11] Nel 1885 l'architetto Tornow sostituì la copertura in ardesia con una in rame, aggiungendovi inoltre tre abbaini.[84] Pesantemente danneggiata durante il secondo conflitto mondiale, la cappella fu infine restaurata nel corso del XX secolo[63] e decorata con vetrate realizzate da Jacques Villon.[4]

Fiancata settentrionale[modifica | modifica wikitesto]

Il lato nord della cattedrale è meno elaborato rispetto a quello sud. In corrispondenza della seconda campata è presente il portale di Notre-Dame-la-Ronde, che deve il suo nome al fatto di essere stato in origine il secondo ingresso dell'omonima collegiata. Il portale si affaccia su place Saint-Étienne, che tramite una scalinata realizzata da Blodel nel settecento si ricollega a sua volta a place de Chambre, posta più in basso di circa sei metri.[51] Nella quinta campata è invece presente un ulteriore portale, dedicato a Santo Stefano.

Portale di Notre-Dame-la-Ronde[modifica | modifica wikitesto]

Il portale di Notre-Dame-la-Ronde risale al XIII secolo, e spicca per la sua semplicità, soprattutto se messo in relazione al portale della Vergine, riccamente ornato e sito nel lato opposto.

Dal punto di vista decorativo, il portale di Notre-Dame-la-Ronde presenta molti elementi originali (risalenti al XIII secolo) che si sono conservati, e altri aggiunti o restaurati tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo: il timpano è traforato, con un rosone che si ispira a quelli della cattedrale di Reims.[85] L'architrave invece non è scolpito. Nei basamenti dei piedritti e dei contrafforti sono scolpiti in basso dei drappeggi, mentre al di sopra di questi basamenti sono presenti delle formelle a losanga (a sinistra) o rettangolari (a destra). In quelle di sinistra sono inserite (dal basso verso l'alto) figure animalesche e figure umane, a rappresentare il passaggio dalla bestialità alla santità,[86] mentre in quelle di destra sono raffigurati episodi connessi alle vite dei santi: tra queste, tre sono consacrate a Santa Margherita (Santa Margherita e il drago, Santa Margherita fustigata e il rapimento di Santa Margherita), altre ancora sono dedicate all'invenzione della Croce[87] e a Davide,[88] mentre almeno cinque formelle sono dedicate a Santo Stefano.[89]

Portale di Santo Stefano[modifica | modifica wikitesto]

Il portale di Santo Stefano si trova nella quinta campata della cattedrale, accanto alla torre del Capitolo. Decorato in maniera semplice come il portale di Notre-Dame-la-Ronde presente nello stesso lato (e a cui alcuni elementi decorativi sembrano ispirarsi), si caratterizza per il timpano traforato e un architrave arricchito con la raffigurazione (in due formelle) del martirio di Santo Stefano. I basamenti dei contrafforti si limitano a mostrare dei drappeggi scolpiti.[90]

Torri[modifica | modifica wikitesto]

Una delle peculiarità della cattedrale di Metz è quella di non presentare una tradizionale facciata fiancheggiata da due torri, come sarebbe stato tipico per lo stile in cui la cattedrale è stata realizzata. Invece, le due torri (la Torre della Mutte e quella del Capitolo) si trovano all'altezza della terza campata: ciò si spiega col fatto che l'attuale cattedrale è conseguenza della fusione di due edifici preesistenti, uno dei quali aveva la propria facciata proprio all'altezza dell'attuale quarta campata della cattedrale.[76]

Torre della Mutte[modifica | modifica wikitesto]

La torre della Mutte, che serviva da torre civica, ha un'altezza di 88 metri, che diventano 93 grazie alla sua flèche.[36]

Fino al 1478 la torre ebbe un struttura lignea, fin quando si decise di ricostruirla in pietra a seguito di un incendio che pochi anni prima l'aveva messa in pericolo. Fu l'architetto Hannes de Ranconval ad iniziarne la costruzione nel 1481. La torre della Mutte presenta uno stile a metà tra il gotico fiammeggiante e quello rayonnant, il tutto allo scopo di garantire una maggiore armonia col resto dell'edificio.[36]

La torre deve il suo nome a quello della campana municipale, fusa nel 1381, che fu posta al suo interno: letteralmente, il verbo francese ameuter (da cui la parola Mutte deriva) significa "aizzare, attirare l'attenzione", in riferimento al fatto che tradizionalmente la campana veniva suonata per richiamare la popolazione alla sommossa e alle armi in caso di attacco nemico o pericolo imminente.[35]

Torre del Capitolo[modifica | modifica wikitesto]

La torre del Capitolo si trova in corrispondenza della facciata nord della cattedrale. Ha un'altezza di 69 metri, condivide lo stesso stile architettonico della torre della Mutte, ma a differenza di quest'ultima non è dotata di alcuna flèche. La torre, che ingloba alla base il portale di Santo Stefano, fu costruita in due fasi: la parte inferiore risale al XIII secolo, mentre quella superiore fu realizzata tra il 1840 e il 1843.[91][92]

Interno[modifica | modifica wikitesto]

Navata[modifica | modifica wikitesto]

I tre livelli della navata

La navata della cattedrale di Metz è nota per la sua eccezionale altezza e soprattutto per la grande quantità di vetrate che ne riempiono interamente le pareti superiori, fattori che la rendono la terza cattedrale più elevata di Francia,[3] nonché quella con la più grande superficie vetrata del paese.[4]

La navata presenta la tipica elevazione delle cattedrali gotiche del XIII secolo e si articola su tre livelli: il livello più basso è formato da arcate ogivali sorrette da ampi pilastri fascicolati su cui sono scolpite scene vegetali, al di sopra dei quali si trovano trifori finestrati. Sopra, è presente una superficie decorata con dei fregi su cui sono scolpiti fogliame e panneggi; infine, nella porzione superiore spiccano le alte finestre con vetrate decorate. Lungo tutta la superficie delle pareti corrono poi delle esili colonnine che hanno la funzione di sorreggere le volte.[75]

Nel complesso, la navata della cattedrale di Metz raggiunge un'altezza di quasi 42 metri. Solo le cattedrali di Beauvais (quasi 49 metri d'altezza) e Amiens (42,30 metri) raggiungono una maggiore elevazione in Francia. Per contro, i collaterali della cattedrale, pur essendo anch'essi ricchi di superfici vetrate, non raggiungono neanche i 14 metri.[93]

Transetto e coro[modifica | modifica wikitesto]

Il transetto sud della cattedrale

Il transetto e il coro della cattedrale di Metz furono costruiti successivamente alla navata, tra il 1487 e il 1520,[94] con elaborate decorazioni in stile gotico fiammeggiante. Nonostante lo scarto temporale tra la costruzione di transetto e coro e quella precedente della navata, gli architetti responsabili si impegnarono ad assicurare il rispetto del prospetto e delle proporzioni tra le parti, realizzando muri e finestre elevati ed ispirati alle misure della navata.[93] Il transetto è alto 46.80 metri e ha un'ampiezza di 16.34. La volta al centro della crociera presenta delle nervature decorative e costoloni che formano una stella, oltre ad una grande chiave di volta, alta 1,7 metri e larga 3,7. Il transetto svolge un importante ruolo strutturale; nel punto in cui gli archi della navata si incrociano col transetto, quest'ultimo serve da contrafforte.[95]

Per quanto concerne il coro, a causa della particolare topografia della cattedrale è particolarmente corto e rialzato di dodici gradini rispetto al transetto. Tra gli arredamenti liturgici del coro, spiccano quelli moderni realizzati dall'artista francese Mattia Bonetti tra il 2004 e il 2006 (fra i quali la cattedra del vescovo). A questi si aggiungono l'altare di Notre Dame de Lourdes e gli stalli del coro, risalenti all'inizio del XX secolo, e la pala d'altare della Vergine dipinta nel XIII secolo.[96]

L'Altare di Notre Dame de Lourdes fu realizzato nel 1911 dallo scultore Max Heilmaler. Costruito in marmo rosso, fu oggetto di numerose modifiche successive. Vi si vede raffigurata la Vergine all'interno di una mandorla di marmo rosso. Nella parte inferiore dell'altare l'artista Caspar Weis scolpì la scena della presentazione di Cristo al Tempio. Gli stalli del coro sono invece opera di Théophile Klem, che si realizzò tra il 1913 e il 1914, decorandoli con rappresentazioni di scene bibliche. La pala d'altare della Vergine, risalente al 1245, entrò a far parte della cattedrale di Metz solo nel 1912, quando le autorità ecclesiastiche del Santuario di Nostra Signora di Lourdes (dove era inizialmente sita) ne disposero la rimozione in quanto ritenuta in contrasto con la semplicità del resto dell'arredamento. Realizzata in rovere dorato, la pala rappresenta la Vergine Maria con la luna ai suoi piedi, affiancata da Santa Barbara e Santa Caterina.[96]

Cripta[modifica | modifica wikitesto]

Cripta della cattedrale

Al di sotto del coro della cattedrale sorge un'antica cripta romanica. Nel XVI secolo la cripta venne ampliata, per fungere da fondamenta per il nuovo abside della cattedrale. La cripta consta di un ambulacro che conduce a tre cappelle. Inizialmente queste ospitavano soltanto tombe, mentre oggi l'intero spazio funge da museo della cattedrale.[97]

Nella cripta è altresì esposto il Graoully, una figura mitologica legata alla leggenda di San Clemente, considerato come colui che introdusse il cristianesimo a Metz.[98] L'effigie nel medioevo era portata in processione per la città, per celebrare la vittoria del bene sul male.

Tra le tombe presenti nella cripta, spiccano quelle di molti vescovi di Metz, tra i quali Louis-Joseph de Montmorency-Laval e Gaspard-Jean-André Jauffret.[97]

Il tesoro della cattedrale[modifica | modifica wikitesto]

Il tesoro della cattedrale è conservato nella sagrestia episcopale, vicino al transetto sud.[97]

Se molti dei beni che conservava andarono perduti durante la rivoluzione francese, ancora oggi è possibile osservare vari pastorali in avorio risalenti al XII e XIII secolo, vari pezzi di oreficeria dello stesso periodo e l'anello episcopale di Sant'Arnolfo (tra i più antichi al mondo).[99][100]

Tra i beni non più conservati a Metz, sono da segnalare la Statuetta equestre di Carlo Magno, oggi al Museo del Louvre,[101] e vari manoscritti oggi alla Bibliothèque Nationale: tra essi, il Sacramentario di Drogo, la prima Bibbia di Carlo il Calvo, il salterio di Carlo il Calvo, e vari vangeli preziosi tra cui quello di Drogone.[102]

Vetrate[modifica | modifica wikitesto]

La cattedrale di Metz è rinomata per la ricchezza e la grandezza delle sue vetrate. Realizzate nel corso di vari secoli (le più antiche risalgono al XIII secolo, le più recenti al XXI secolo) tali vetrate occupano porzioni delle navate, del coro, dei transetti e della facciata, e con i quasi 6.500 m² di superficie costituiscono la più grande vetreria del paese. In aggiunta a tutto ciò, le vetrate risalenti al periodo gotico sono le più grandi d'Europa. Grazie alla loro ampiezza le vetrate contribuiscono a creare un effetto luminoso tale da valere alla cattedrale l'appellativo di Lanterne du Bon Dieu.[4]

XIII secolo[modifica | modifica wikitesto]

Vetrate raffiguranti La vita di San Paolo

Le vetrate più antiche della cattedrale risalgono al XIII secolo - quando era in corso la prima campagna di costruzione della moderna cattedrale - e sono situate nel transetto sud e lungo le navate laterali. In particolare, nel transetto sud, a sinistra dell'organo, sono presenti delle piccole vetrate blu che raffigurano sei episodi della vita di San Paolo. Originariamente queste vetrate facevano parte dell'omonima chiesa di San Paolo, posta a poca distanza dal sito della cattedrale, e solo dopo la sua demolizione del XVIII secolo furono salvate venendo trasferite nella cattedrale.

Per contro, i collaterali sud e nord dell'edificio sono decorati con varie rose ornate: queste rappresentano l'Annunciazione, San Paolo, Santo Stefano, la lapidazione di Santo Stefano e il martirio di San Bartolomeo, mentre una rosa proveniente dal coro della collegiata di Notre-Dame-la-Ronde raffigura il tema dell'Incoronazione della Vergine.[4]

XIV secolo[modifica | modifica wikitesto]

Il grande rosone della facciata occidentale

Nel XIV secolo operò nella cattedrale di Metz il più grande mastro-vetraio lorenese del periodo, Hermann de Münster. A lui il capitolo della cattedrale affidò nel 1384 il compito di decorare la facciata occidentale della cattedrale. Grazie alla particolare conformazione dell'edificio - in cui le due torri anziché essere costruite ai lati della facciata sono all'altezza della terza campata - de Münster poté sfruttare l'enorme spazio a sua disposizione creando una vetrata di circa 350 m² che ricopre due terzi della facciata. Al centro di tutto è posto un rosone di 11 metri di diametro in cui predomina il colore bianco. Al di sotto del rosone, le vetrate presentano dei motivi iconografici a ritmo ascensionale: dal basso verso l'alto sono rappresentati i profeti, i santi e gli apostoli.[4] Nel 1764 la parte inferiore delle vetrate fu ostruita dal portale neoclassico di Blondel, ma questa tornò pienamente visibile quando il portale neoclassico fu rimosso e rimpiazzato da quello neogotico di Tornow e Dujardin.

De Münster fu il primo mastro-vetraio accreditato dal capitolo della cattedrale a lavorare nell'edificio: le vetrate del XIII secolo infatti erano state realizzate per altri edifici, e solo in seguito inserite all'interno della cattedrale. In segno di gratitudine per il lavoro svolto, a Hermann de Münster fu assicurato il privilegio di poter essere inumato nella cattedrale, ai piedi del suo capolavoro. Tale sepoltura è testimoniata da un epitaffio, nella prima campata del lato nord, che recita in antico francese:[4]

(FR)

«CI DEVANT GIST
MAISTRE HARMAN LI VALRIER
DE MÜNSTERE AN WAILTEFALLE
ET FIST LE GRANT OZ DE CEANS
QUI MORUT LE JOR DE LA NOSTRE DAME
EN MARS M.CCC.IIIIXX et XII.»

(IT)

«Qui giace
il mastro-vetraio Hermann
di Münster in Vestfalia
che realizzò la grande rosa
e che morì il giorno di Nostra Signora
nel marzo 1392»

XVI secolo[modifica | modifica wikitesto]

Se si eccettuano alcune finestre del transetto nord decorate nel XV secolo, la realizzazione di nuove vetrate nella cattedrale ebbe rinnovato vigore solo nel XVI secolo, in pieno Rinascimento, e coinvolse alcune delle più valide maestranze della regione. I primi interventi ad inizio secolo riguardarono sempre il transetto nord, dove operarono Théobald de Lixheim prima e Thomas de Clinchamp poi. In particolare, nel 1504 Théobald de Lixheim, su richiesta del vescovo di Metz Enrico di Lorena-Vaudémont, creò un'imponente vetrata articolata su più livelli: in cima vi è la rosa che raffigura l'Incoronazione della Vergine, la quale sormonta i quattro evangelisti posti nei quadrilobi. I tre livelli al di sotto raffigurano: nel primo registro superiore otto santi, in quello intermedio otto sante, e nel livello inferiore otto apostoli, con le parole del Credo ai loro piedi e le scene del loro martirio. Quest'ultimo livello venne realizzato però da Thomas de Clinchamp. Al di sotto del livello intermedio corre un fregio a fondo blu con l'iscrizione:[4]

(LA)

«HOC OPUS PER THEOBALDUM DE LYXHEIM VITRIARIUM PERFECTUM EST ANNO DOMINI MCCCCCIV.»

(IT)

«Quest'opera fu completata da Théobald de Lixheim, mastro-vetraio, nell'anno del Signore 1504»

Nel 1518 si installò a Metz il mastro-vetraio Valentin Bousch (Strasburgo, fine XV secolo - Metz, 1541), definito in Lorena il signore del Rinascimento e considerato il migliore artista del suo genere nell'intera regione. Divenuto nel 1520 mastro-vetraio titolare per i lavori nella cattedrale, Bousch decorò il transetto sud, tra il 1521 e il 1527, e la parte superiore del coro. Inoltre gli è attribuita la decorazione di alcune cappelle radiali. Per quanto riguarda l'iconografia, nel transetto sud (opera ritenuta il suo capolavoro) sono presenti tre livelli, ognuno dei quali rappresenta otto tra santi e vescovi; al di sopra spiccano una raffigurazione degli angeli alle prese con i serpenti e quattro quadrilobi corrispondenti ad altrettanti figure di santi. A coronamento del tutto, una rosa rossa e gialla a sedici punte.

Il confronto tra le vetrate di Théobald de Lixheim e Thomas de Clinchamp da una parte e quelle di Bousch dall'altra evidenzia il passaggio da una concezione di stampo gotica, che permea le vetrate dei primi due e che si caratterizza per la continuità con le vetrate di Hermann de Münster, ad una più rinascimentale, caratterizzata da un uso più vivace dei colori da parte di Bousch, una novità rispetto all'opera dei suoi predecessori. Lo stile di Bousch risentì probabilmente dell'influenza della scuola tedesca, con particolare riferimento a Hans Baldung, che quasi certamente fu suo maestro.[4]

XX secolo[modifica | modifica wikitesto]

Fatta eccezione per alcuni restauri realizzati nel XVIII secolo dall'atelier di Laurent-Charles Maréchal (che provvide anche alla decorazione delle vetrate del coro e della cappella dei vescovi), ulteriori interventi sulle vetrate della cattedrale si ebbero in seguito alla seconda guerra mondiale, quando qualche vetrata venne distrutta e se ne rese necessario il rifacimento.[4]

In particolare, Robert Renard, architetto responsabile del restauro dei monumenti della Mosella, decise di coniugare il restauro delle vecchie vetrate danneggiate con la creazione di nuove vetrate: per fare ciò egli coinvolse alcune delle più rinomate maestranze dell'epoca: il primo mastro-vetraio chiamato ad operare nella cattedrale fu Jacques Villon, a cui fecero seguito Roger Bissière e Marc Chagall.[4]

Jacques Villon operò a Metz nel biennio 1956-1957, occupandosi della decorazione delle vetrate della cappella del Santo Sacramento. Come temi iconografici, Villon scelse l'Esodo, l'Ultima cena, la Crocifissione, le nozze di Cana e il monte Horeb, dove secondo la Bibbia Mosè colpì una roccia con una verga e ne scaturì fuori dell'acqua. La qualità del lavoro di Villon fu tale che la sua opera (in particolare la Crocifissione) fu considerata a livello di quella che Piero della Francesca aveva affrescato ad Arezzo.[4]

Nel 1960 l'incarico di decorare le vetrate della cattedrale passò a Roger Bissière: in particolare, egli ricevette l'incarico di occuparsi delle vetrate dei timpani della cattedrale. Nel farlo, Bissière decise di adottare un apparato astratto, ritenuto più adatto a rappresentare il simbolismo della creazione del sole e della luna, tema da lui scelto per il suo lavoro. La luna decora le vetrate del timpano nord, mentre il sole è raffigurato nel timpano sud, allo scopo di rappresentare l'idea del passaggio dalle tenebre alla luce.[4]

Ma a emergere furono soprattutto le opere di Marc Chagall, che nel 1959 fu incaricato di dipingere due vetrate del deambulatorio nord della cattedrale. Come soggetto Chagall scelse l'Antico Testamento: compaiono dunque scene come la creazione di Adamo ed Eva, il peccato originale, il sacrificio di Isacco o Mosè e le tavole della legge. Malgrado l'ottimo lavoro realizzato, Chagall rimase deluso dal fatto che le sue vetrate si trovassero in un punto poco visibile, temendo quindi che molti non le avrebbero notate. Ciononostante, tra il 1968 e il 1970 Chagall accettò di decorare anche il triforio della crociera della cattedrale, in cui raffigurò scene della Genesi con particolare enfasi sull'espulsione dall'Eden. Alla fine, nonostante i suoi timori, proprio le sue vetrate divennero le più rinomate dell'intero edificio.[4]

Le vetrate di Villon, Bissière e Chagall furono eseguite con l'ausilio dell'atelier di Charles Marq, di sua moglie Brigitte Simon e dal padre di lei Jacques Simon. Tale atelier è attivo a Reims fin dal 1640.[4]

XXI secolo[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2022 l'artista sudcoreana Kimsooja si è occupata della decorazione delle finestre del triforio del transetto sud della cattedrale, avvalendosi della collaborazione del mastro-vetraio Pierre-Alain Parot. La realizzazione dell'opera si è inserita nell'ambito delle celebrazioni per gli 800 anni della cattedrale di Santo Stefano.[103]

Organi a canne[modifica | modifica wikitesto]

L'organo della navata

Nella cattedrale si trovano quattro organi a canne. Già nel 1454 ne era stato installato uno nella torre del Capitolo, ma per ragioni di sicurezza questo organo era stato smantellato nel 1805.[104]

A ridosso della parete destra dell'ultima campata della navata centrale, su una cantoria lignea "a nido di rondine" posta all'altezza del triforio, vi è uno strumento realizzato nel 1981 da Marc Garnier, frutto della ricostruzione filologica di un più antico organo realizzato nel 1536-1538 da Johann von Promsfeldt, di Treviri, successivamente più volte modificato e ricostruito, del quale mantiene la cassa con portelle e una canna. È a trasmissione integralmente meccanica e dispone di 11 registri; la sua consolle è a finestra, con due tastiere di 45 note ciascuna ed entrambe con prima ottava scavezza e una pedaliera di 11, anch'essa con prima ottava scavezza. Tale organo è stato classificato come monumento storico di Francia nel 1984.[104][105]

Un secondo organo a canne è collocato a pavimento nel transetto, a ridosso della parete di fondo del braccio di destra; risale al 1967-1970 ed è opera della ditta Haerpfer-Erman. Ha 27 registri e trasmissione elettrica, e dalla sua consolle (a due tastiere e pedaliera) si può comandare anche l'organo del coro; quest'ultimo è situato alle spalle dell'altare dell'abside, è l'opus 192/162 di Aristide Cavaillé-Coll (in seguito più volte modificato) ed ha 28 registri su due manuali e pedale.[104][106][107]

Nella cripta vi è un organo di Charles Mutin, risalente al 1905, con 4 registri interamente racchiusi entro cassa espressiva.[104][108]

Nelle arti[modifica | modifica wikitesto]

Litografia della cattedrale di Metz realizzata da Robida

Letteratura[modifica | modifica wikitesto]

In ambito letterario, la cattedrale di Santo Stefano è citata da alcuni importanti autori francesi: il poeta Paul Verlaine, nativo di Metz e che già nel 1892 aveva dedicato alla sua città la famosa Ode a Metz, nel 1895 nelle sue Confessioni descrisse la cattedrale come «Un po' bizzarra, un po' folle», apprezzandone le particolarità architettoniche.[109]

La cattedrale compare inoltre nel romanzo di un altro scrittore lorenese, Maurice Barrès: intitolato Colette Baudoche, è ambientato in Lorena ai tempi della guerra franco-prussiana del 1870.[110][111]

Pittura[modifica | modifica wikitesto]

La cattedrale di Metz è raffigurata nei quadri di pittori lorenesi come Monsù Desiderio (1593-1624) e Auguste Migette (1802-1884). In particolare, i quadri di Migette, a tema storico, offrono una ricostruzione dei mutamenti architettonici a cui la cattedrale andò incontro nel corso del tempo.

Sempre nell'ottocento la cattedrale compare in un quadro di Jacques Dominique Charles Gavard, oggi conservato al Museo de la Cour d'Or di Metz, mentre risalgono al novecento le raffigurazioni di Nicolas Untersteller.[112]

Alla cattedrale di Metz è stata inoltre dedicata una litografia realizzata da Albert Robida nel 1915, inserita all'interno della sua opera Les belles villes gauloises d’entre Rhin et Moselle.[113]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Esplicative[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ All'epoca il sito della cattedrale era fuori dalle mura della città, all'interno dell'antico anfiteatro romano in cui il primo vescovo di Metz, San Clemente, aveva stabilito la sua sede. Cfr. Tribout de Morembert, p. 10.
  2. ^ Un'idea più chiara sul processo di evoluzione della cattedrale in quel periodo è fornita dalle scoperte effettuate nel 1970 durante i lavori di sistemazione dell'ala sud del transetto finalizzati all'installazione di un nuovo organo: tali scoperte portarono alla luce delle antiche fondamenta risalenti ad un periodo precedente a quello romanico. Queste vestigia mostrarono come un tempo l'edificio presentasse un'abside appartenente ad un santuario di probabile epoca merovingia. Dal momento che il terreno non permetteva un'espansione verso ovest, è probabile che tale struttura fosse stata riutilizzata come transetto per la chiesa carolingia quando Crodegango dispose la ricostruzione del coro. Questa teoria spiegherebbe l'inusuale orientamento nord-est/sud-ovest della cattedrale.
  3. ^ Le torri erano chiamate torre di Carlo Magno e torre della Bolla d'oro. Cfr. Tribout de Morembert, p. 101.
  4. ^ La pianta romanico-renana si caratterizza per la presenza - alle estremità della navata - di due cori affiancati da due torri ciascuno e due transetti. Il capocroce lorenese è una sua evoluzione in cui sono presenti un unico transetto e un unico coro, quest'ultimo però sempre fiancheggiato da due torri che si oppongono al transetto. É possibile scorgerne un esempio ancor'oggi nella cattedrale di Toul. Cfr. Tribout de Morembert, pp. 83-84.
  5. ^ Le vetrate in questione, pur essendo le più antiche oggi presenti nella cattedrale, vi entrarono effettivamente a far parte soltanto nel XVIII secolo, dopo la distruzione della chiesa di San Paolo.
  6. ^ Si tratta delle attuali torri della Mutte e del Capitolo.
  7. ^ Le due torri a cui si fa riferimento sono quella di Carlo Magno e quella della Bolla d'oro che erano state create attorno all'abside della basilica ottoniana, e non sono da confondere con la torre della Mutte e quella del Capitolo.
  8. ^ La statua di Le Roy che rappresentava la Fede fu salvata ridedicandola alla Filosofia.
  9. ^ Nell'ambito del processo di germanizzazione della città, le autorità fecero costruire i nuovi edifici prediligendo lo stile neoromanico renano, tipicamente tedesco, che fu usato per la nuova stazione ferroviaria, il palazzo delle poste e il Temple Neuf. L'obiettivo era quello di segnare una rottura con lo stile neoclassico, e quindi prettamente francese, della maggior parte degli edifici preesistenti. Cfr. Commaille, pp. 113-127.
  10. ^ Fanno eccezione i pilastri delle prime tre campate a partire dal lato ovest: queste corrispondono infatti alla collegiata di Notre-Dame-la-Ronde e avevano dei pilastri più semplici, i quali furono mantenuti quando la collegiata fu unita alla cattedrale.
  11. ^ All'epoca, il monumento funebre di Adhémar de Monteil era già stato rimosso, mentre quello di Conrad II Bayer de Boppard lo sarebbe stato qualche anno dopo.

Riferimenti[modifica | modifica wikitesto]

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