Paolo Borsellino (miniserie televisiva): differenze tra le versioni

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*[[Fulvio Pepe]]: [[Emanuele Basile (carabiniere)|Emanuele Basile]]
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*[[Santo Bellina]]: [[Giuseppe Montana]]
*[[Cesare Apolito]]: Walter Cusina
*[[Cesare Apolito]]: Walter Eddie Cosina
*[[Elisabetta Balia]]: [[Emanuela Loi]]
*[[Elisabetta Balia]]: [[Emanuela Loi]]
*[[Pietro Biondi]]: [[Antonino Caponnetto]]
*[[Pietro Biondi]]: [[Antonino Caponnetto]]

Versione delle 18:19, 17 set 2015

PaeseItalia
Anno
Generebiografico
Episodi2
Durata183 min
Rapporto1,78:1
Crediti
RegiaGianluca Maria Tavarelli
SoggettoPietro Valsecchi
SceneggiaturaGiancarlo De Cataldo, Leonardo Fasoli, Mimmo Rafele
Interpreti e personaggi
FotografiaRoberto Forza
MontaggioAlessandro Heffler
MusichePaolo Buonvino
ScenografiaSonia Peng, Maurizia Narducci
Prima visione

Paolo Borsellino è il titolo di una miniserie televisiva (due puntate da 100 minuti) del 2004, diretta dal regista Gianluca Maria Tavarelli e andata in onda su Canale 5 in Prima tv l'8 e il 9 novembre 2004, totalizzando un ascolto medio di 10.834.000 spettatori (share 35.60% - 41,94%). La serie è stata trasmessa in replica il 17 marzo 2008 su Rete 4 per il ciclo Le storie di top secret, nonché il 19 luglio 2012 e 2015 in occasione dell'anniversario della Strage di via d'Amelio.

Ambientata a Palermo, narra la storia dal 1980 al 1992 del pool antimafia dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, sotto la guida di Rocco Chinnici, e successivamente dal giudice Antonino Caponnetto, nella disperata e impegnata guerra contro la mafia.

Trama

«Io non sono un eroe. Semplicemente non giro la testa dall'altra parte. Non faccio finta di non vedere»

Il giudice Paolo Borsellino apprende dalle indagini del capitano dei carabinieri Emanuele Basile - in seguito assassinato in un agguato - della prossima alleanza tra la mafia cittadina e quella corleonese. Insieme ai colleghi Giovanni Falcone e Rocco Chinnici, Giuseppe Di Lello, Leonardo Guarnotta e ai commissari Giuseppe Montana e Ninni Cassarà, Borsellino crea un pool investigativo sulla "nuova" mafia dedita al traffico di droga e in grande espansione, grazie all'appoggio di banchieri e politici locali. I successivi clamorosi arresti trasformano Borsellino e i suoi collaboratori in un bersaglio della mafia. Il primo a cadere sarà Rocco Chinnici nel 1983, per un'autobomba nei pressi della propria abitazione.

Intanto le rivelazioni del boss pentito Tommaso Buscetta portano al primo maxiprocesso, che decapiterà Cosa Nostra; il pool si trova ad essere esposto a un rischio enorme: i commissari Montana e Cassarà vengono assassinati a distanza di pochi giorni nell'estate del 1985, mentre la vita blindata dei superstiti si fa sentire con tutto il suo peso sulla famiglia Borsellino: è in particolare la figlia adolescente del giudice a pagarne il prezzo più alto, ammalandosi di anoressia nervosa.

Nei primi anni novanta Giovanni Falcone ottiene la creazione a Roma della Direzione nazionale antimafia, ma viene ucciso insieme alla moglie Francesca Morvillo e alla scorta, prima di poterne assumere la direzione. Ormai consapevole della fine prossima, e della presenza di traditori nello stesso Palazzo di Giustizia, Borsellino si isola sempre di più, continuando le indagini dei colleghi e cercando, per quanto possibile, di preparare i familiari e i fedeli agenti della scorta all'inevitabile fine, che avverrà il 19 luglio 1992 con un attentato mafioso in via d'Amelio, a Palermo.

Differenze con la realtà

  • Quando Ninni Cassarà venne ucciso sotto casa, la macchina che lo scortava era una Alfetta e non una Fiat Regata.
  • Nel 1980 Manfredi Borsellino aveva nove anni, mentre nel film viene rappresentato come un adulto.
  • Nell'attentato a Falcone, l'autista Costanza viene rappresentato come un membro della scorta, armato e con il giubbotto antiproiettile. In realtà era un autista, civile, del Ministero di Grazia e Giustizia.
  • In alcune scene i convogli di Falcone e Borsellino sono composti anche da vetture come Fiat Tempra e Lancia Thema: in realtà erano composti unicamente da Fiat Croma, l'auto "blindata di stato" dell'epoca.
  • nel film viene lasciato intendere Ingroia (interpretato da Gioè) come un possibile traditore, quando nella vera storia il traditore è il "dottore" (ovvero Bruno Contrada) che nel film non viene trattato.
  • Nel film ci sono molti tagli sulla storia e fa vedere che Chinnici è l'ideatore del pool antimafia invece fu un'idea di Caponnetto, che proveniva dalla lotta al terrorismo.
  • In questo sceneggiato stranamente non viene trattato il personaggio di Rita Atria, testimone di giustizia che Paolo Borsellino incontrò nel 1991 quando era a Marsala e al quale ella si legò moltissimo. Rita Atria si suiciderà poi una settimana dopo la strage di Via D'Amelio.

Errori

  • All'inizio del film, nel piazzale davanti al tribunale si vedono diverse auto non ancora in produzione, ad esempio una Fiat Panda del 2003.
  • Nel film è presente un anacronismo. Nelle vie della città di Palermo si vedono delle bandierine inneggianti la promozione in serie A, che è avvenuta nel 2004, e non certo nel 1992, anno del contesto. In quell'anno il Palermo giocava in serie B, ma non aveva raggiunto la serie A, né era in procinto di farlo, in quanto il campionato si era già concluso con la retrocessione in C1 dei rosanero.
  • In una scena dell'inseguimento agli assassini di Basile nel 1980 la polizia usa una Fiat Marea, inesistente all'epoca.
  • Nella scena in cui il commissario Montana si lamenta con il questore in quanto l'auto della polizia ha fuso il motore mentre seguiva dei criminali, si nota che l'auto in questione è un Fiat Argenta che nel 1980 non soltanto non era ancora in produzione ma era considerata un'auto di fascia alta
  • durante il film viene spesso detto che vanno a "Villagrazia", ma il posto dove in realtà vanno (sia Paolo Borsellino che sua figlia ed altri) è Isola delle Femmine, e lo si deduce perfettamente dall'isolotto che viene spesso ripreso.

Città di riproduzione

Voci correlate

Collegamenti esterni

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