Natoli (famiglia): differenze tra le versioni

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La gens dei Natoli, nel corso dei secoli, si ramificò in Sicilia secondo [[ Giovan Battista di Crollalanza]] <ref> Annuario della Nobiltà Italiana, Crollalanza 1879 </ref> in cinque linee principali, ma ebbe delle discendenze anche in altre zone d'Europa:
La gens dei Natoli, nel corso dei secoli, si ramificò in Sicilia secondo [[ Giovan Battista di Crollalanza]] <ref> Annuario della Nobiltà Italiana, Crollalanza 1887 </ref> in cinque linee principali, ma ebbe delle discendenze anche in altre zone d'Europa:


* Principi Natoli di Sperlinga, Duchi Natoli di Archirafi, Baroni Natoli del Mojo, Baroni Natoli di Bilici, Baroni Natoli di San Bartolomeo, Baroni Natoli di San Piero Patti, etc. Iniziati da Gian Forte Natoli, figlio di Blasco Natoli e [[Lanza (famiglia)|Lanza]] e Domenica Giambruno e Perna.
* Principi Natoli di Sperlinga, Duchi Natoli di Archirafi, Baroni Natoli del Mojo, Baroni Natoli di Bilici, Baroni Natoli di San Bartolomeo, Baroni Natoli di San Piero Patti, etc. Iniziati da Gian Forte Natoli, figlio di Blasco Natoli e [[Lanza (famiglia)|Lanza]] e Domenica Giambruno e Perna.

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I Natoli sono una antica famiglia[1] della nobiltà feudale siciliana, di origine francese[2].

Storia

Le origini

Le prime notizie relative alla famiglia Natoli risalgono al XI secolo. Il nome viene fatto risalire da alcuni studiosi[3], al Castello Nantolium Alduini[4][5], situato nell'attuale cantone francese di Nanteuil-le-Haudouin,[6][7][8]. Un Cavaliere di Île-de-France Jean de Nanteuil, Signore di Monceau Saint-Gervais, compare sposo di Marguerite de Lévis nel 1219, diventando anche Signore di Lévis[9].

Epoca medioevale

Si vuole il passaggio dalla Francia a Napoli con Giovanni di Natoli (Jean de Nanteuil), cavaliere reale, al seguito del Conte di Provenza Carlo I d’Angiò[10][11], dove arrivò con gli angioini nel 1266, con il titolo di regio Milites e familiare di Re Carlo I d'Angiò[12][13][14]. Giovanni di Natoli giunge nel Regno di Napoli, accompagnato da tre dei suoi figli avuti dalla moglie Hilary de Ponthieu (Ilaria de Ponziaco o Pontiaco), Erardo, Goffredo ed Enrico e lasciando nel Regno di Francia i due figli Guglielmo e Roberto[15].

Giovanni di Natoli si stabilì prima brevemente a Termini nel Regno di Sicilia e poi nel Regno di Napoli[16].

Nel 1343 la famiglia passò da Napoli in Sicilia, a Messina, con Antonino Natoli, al seguito della regina Eleonora d'Angiò, moglie del re di Sicilia Federico III di Aragona[17] che gli conferirà sconfinati feudi[18].

Fin dal 1272 un Giovanni Natoli Barone di Sparta e di Laconia, fu governatore di Messina, ma anche di Milazzo e Taormina[19]. Un Antonio Natoli fu membro del Senato cittadino di Messina, negli anni 1426-1427, 1435-1436, 1442-1443, un Gerardo Natoli tenne la stessa carica per 26 anni, dal 1467 al 1493[20].

Epoca moderna

Un Antonio, detto Antonino, annoverato fin dal 1343 tra i Baroni di Messina al servizio militare di Re Ludovico di Sicilia, i cui figli furono Simone e Gerardo Natoli, fu il proprietario del castello della città di Patti e marito di Francesca, figlia di Girolamo d'Amato[21]. Un Giovanni Natoli, fu membro del senato cittadino di Messina nel 1498, nel 1500 e Regio milites nel 1517[22].

Giovanni Matteo Natoli[23], detto anche "il Magnifico" Gio Matteo di Patti[24], fu un nobile messinese a cui venne concesso il Cingolo Militare col titolo Cavaliere da parte di Carlo V, poi nominato Cavaliere imperiale[25][26][27][28], e a proprie spese nel 1523[29] armò una galea per fronteggiare nel mar Adriatico[30], i nemici che attaccavano il Vaticano [31], partecipò a tutte le battaglie del suo secolo, da Tunisi a La Goletta morendo a S.Angelo.

Un Francesco Natoli, marito di Margherita Lanza, figlia di Valore barone di Ficarra, da cui nacque il nobile Blasco Natoli e Lanza, marito di Domenica Giambruni e Perna, che concorse ai posti del Senato messinese nel 1564, e nel 1573, morto nel 1580, fu a sua volta padre del principe Giovanni Forti Natoli e Giambruni[32] e di Agostino Natoli dai quali provengono vari rami della famiglia[33].

Un Antonino Natoli, detto "il Pattese", nato nel 1539 a Messina, ma che visse a lungo a Patti, a ventinove anni di età entrò nel convento dei Padri Osservanti nella terra della Ficasia, e divenne appartenente al Terzo Ordine Regolare di San Francesco, riformato, cambiò il suo nome in Antonino da Piraino detto "Antonino da Patti", pubblicò il “Viridarium concionatorum", e altre importanti opere, tra cui "La via sicura al cielo". Fu "Visitatore Apostolico" nel 1596 su mandato diretto di Papa Giulio III, da cui fu dichiarato in seguito Venerabile e sepolto a Roma[34][35].

Un Giovan Matteo Natoli nel 1555 fu rettore della confraternita del S. Rosario a Messina[36]. Un Salvatore Natoli da Patti, con privilegio concesso il 10 maggio 1583 ed esecutoriato il 10 marzo 1584, ottenne il titolo di Regio Cavaliere[37]. Un Sebastiano Natoli[38], fu nel senato cittadino di Messina nel 1542, e fu Consigliere Reale, capostipide dei marchesi Natoli[39]. Un Paolo Natoli fu governatore della Tavola Pecuniaria, ovvero la Banca cittadina di Messina fondata nel 1586[40].

Giovanni Forti Natoli, barone di S.Bartolomeo (Baronia nella Val di Mazara e nelle pertinenze di Sciacca), di Biliei[41], di Capuano ed Alaburchia[42], comprò il castello di Sperlinga e tutti i feudi annessi, dal principe Giovanni Ventimiglia, il 29 agosto 1597[43]. Re Filippo IV concesse nel 1622 a Giovanni Forti Natoli, per sé e per i suoi discendenti, il titolo di principe, e il privilegio di "potervi fabbricare terre". Il Principe Giovanni Natoli, dei Forti, farà subito incidere nella roccia del Castello l'iscrizione postuma: "Quod Siculis placuit, sola Sperlinga negavit". Il principe Giovanni Natoli trasformò il borgo di Sperlinga in un centro di commercio, costruendo le Chiese e il borgo[44]. I Natoli terranno il feudo di Sperlinga dal 1598 al 1658, ma manterranno anche successivamente il titolo di principi.

Il figlio Francesco Natoli e Orioles, il 6 maggio 1637, divenne il barone di S.Pietro sopra Patti, e come Signore ebbe voto nel Parlamento del Regno nel 1636. Francesco Natoli ed Orioles si sposò l'11 luglio 1640 con Giulia Lanza e Gioeni, figlia di Pietro Principe di Malvagna. Francesco Natoli ed Orioles, acquistò poi un altro Vassallaggio della terra e Baronia del Mojo da Pietro Lanza Principe di Malvagna nel dicembre 1646. Francesco Natoli ed Orioles è ricordato da numerosi critici ed autori storici[45]per le sue gesta durante le rivolte di Palermo del 1647, in cui venne ucciso e a cui seguì la perdita dei suoi beni.

Giovanni Natoli e Lanza, figlio di Francesco Natoli e Giulia Lanza, divenne primo deputato (assessore) della Sanità di Messina il 12 febbraio del 1669, mantenendo la carica fino alla morte nel 12 gennaio 1702. Giovanni Natoli e Lanza, si sposò il 27 giugno 1673, con Maria d'Alifia e Castello, figlia erede di Giuseppe d'Alifia e di Teresa Castello, loro figlio sarà Francesco Natoli Alifia, che il 10 febbraio 1712 si sposò con Caterina Ruffo e la Rocca, figlia di Placido Principe di Scaletta[46]. Fu solo l'intuito, e i controlli di Francesco Natoli Alifia, a salvare la città di Messina dalla peste nel 1720 scacciando, contro gli ordini di approdo della capitaneria, la nave che appestò poi la Provenza, comandò inoltre le truppe di Messina, dette urbane, nel 1734, ottenendo numerosi riconoscimenti[47], nel 1738, fu eletto Regio Consigliere della Giunta di Commercio di Messina[48].

Il 30 Novembre 1714, nacque il figlio primogenito di Francesco Natoli d'Alifia e di Caterina Ruffo di Calabria la Rocca, il Principe di Sperlinga Giovanni Natoli Alifia Ruffo, investito il 24 maggio 1741, e dichiarato da S.M. Re Carlo III di Borbone, primo Duca di Archirafi[49], edificò nel 1762 la Torre di Archirafi, nel luogo dove già sorgeva una antichissima e famosa torre merlata difensiva[50], andata distrutta da un maremoto, sembra intorno al 1853.Morì nel 1769 senza eredi. Per cui i titoli passarono il 5 luglio 1770, al nipote, figlio di sua sorella Marianne Natoli e Ruffo e di Pietro Moncada Principe di Montecateno[51].

Il 21 ottobre 1714 nacque un Giovanni Natoli, principe di Sperlinga, che fu letterato, e membro dell'Accademia dei "Peloritani pericolanti"[52] di Messina, governatore di diverse confraternite della Chiesa, riconosciute dal Papa[53], negli anni 1739, 45,74, 60, 61, 62, fu Cavaliere del Sovrano Ordine di Malta nel 1964.

Una Marianna Natoli, Principessa di Sperlinga, fu la moglie di Calogero di Scaletta [54].

Vincenzo Natoli il 5 luglio 1756, divenne il primo concessionario del titolo di marchese, ricevette incarichi diretti da Re Carlo di Spagna nella Villa di Ercolani, tra cui quello di Giudice Pretoriano di Palermo nel 1728, Giudice della Gran Corte Criminale negli anni 1731-32, 1735-36, 1741-42, Presidente del Tribunale della Regia Camera della Sommaria della Real Corte di Napoli nel 1750[55], e Reggente consultore della Real Giunta di Stato di Sicilia e dei domini di Parma e Piacenza, Regio Consultore a Napoli nel 1751, Presidente del Tribunale del Real Patrimonio nell’anno 1758.[56]. Un marchese Artale Natoli, Giudice della Gran Corte Civile negli anni 1753-54 e 1755-56, si sposò con Antonia Orioles. I quali ebbero come figlio Vincenzo Natoli ed Orioles, primo della famiglia con questo nome, da cui nacque Artale che fu, a sua volta, il padre del marchese Vincenzo Natoli fece due matrimoni, di cui il primo con Angela Piola[57]. Nel settembre del 1758 il marchese Vincenzo Natoli, fu fatto ritornare in Palermo personalmente dal Re delle Due Sicilie Carlo di Borbone per gestire tutto il Real Patrimonio incarico che gli venne affidato il 18 settembre del 1761[58]. Venne incaricato anche come Maestro Giustiziere del Regno di Sicilia[59],, presiedendo la Suprema Regia Gran Corte, sia civile[60] che penale e tutto il Corpo del Sacro Regio Consiglio del Governo siciliano[61]. Voleva essere sepolto nelle catacombe comuni, ma fu sepolto il 21 ottobre del 1770 nel mausoleo della Capella Natoli[62], che fu edificata per lui nella Chiesa del Cimitero dei Cappuccini di Palermo, adiacente ai sotterranei delle Catacombe. Il Marchese Vincenzo Natoli, dopo essere stato sposato con Angela Piola, si sposò in seconde nozze con la nobildonna Maria Sieripepoli del ramo originario dei Pepoli. Vincenzo Natoli fece costruire, nel centro cittadino di Palermo, un palazzo dedicato alla propria moglie, Maria Natoli Sieripopoli, che però non vide mai l'opera compiuta e morì a Palermo il 28 ottobre del 1763, durante la costruzione di Palazzo Natoli. Il suo primogenito Artale Marchese Natoli e Piola diventerà Giudice della Regia Gran Corte Civile nel 1752 e nel 1754, morirà il 28 ottobre 1768. Vincenzo Natoli e Ramondetta, derivante dai Principi di San Martino Pardo, succede al padre Artale Natoli e Ramondetta e si sposò il 28 ottobre del 1761 con Brigida Vanni[63][63]. Il ramo maschile si imparentò con le famiglia Vanni, Sgadari-Lucchesi, Lopez, Speciale e Alliata e Moncada[64]. Un Mario Natoli, Marchese di Camporotondo dei Principi di Sperlinga in data 8 aprile 1745, fu Cavaliere dell’Ordine di Malta e Senatore di Messina nel 1754-55[65][66][67]; un Giuseppe Natoli fu Capitano di giustizia di Patti negli anni 1757-58 e 1768-69[68].

Un Francesco Natoli marchese di Camporotondo, nato nel 1704, risulta morto a Messina nel 1758 all'età di 54 anni[69].

L’antichissimo complesso monastico di Santa Maria delle Grazie dell’Ordine di San Benedetto a Ficarra, risalente al 1575, andato distrutto nel corso del terremoto del 1739 venne ricostruito nel 1762 dal marchese Vincenzo Natoli, fratello della Badessa Palma Vittoria Natoli. Sul cantonale del monastero prospiciente la piazza del Municipio era murato in ricordo il blasone dei Natoli, andato oggi perduto. Le monache di questo monastero vennero anche dotate dai Natoli di una industria di produzione di bachi da seta e il loro commercio divenne una delle più importanti attività economiche del paese con la vendita dei bozzoli e della seta greggia che erano alla base di tutto il settore tessile. Il convento verrà poi adibito ad uso scolastico[70].

Un Gaetano Natoli fu senatore del consesso civico di Palermo nell’anno 1762[71]; un barone Antonino Natoli e Florulli fu Capitano di Giustizia di Patti nel 1769-70; un Bartolomeo, Barone di Scaliti, fu Senatore di Messina nel 1762 e nel 1767 e fu Proconservatore a Messina nel 1763 e 1768, alla sua carica gli succedette il figlio, Michele Natoli[72][73], nel 1783 un Graziano Piccolo Natoli fu Arciprete[74], un Girolamo fu Capitano di Giustizia di Patti dal 1793 al 94 e dal 1798 al 99; un Letterio Natoli, Commendatore del Reale e militare ordine di San Giorgio della Riunione, fu Capitano di vascello e del porto di Messina[75].

Il marchese di Camporotondo Mario Natoli e Crisafi fu membro del senato cittadino di Messina nel 1768, dove morì il 18 marzo 1772 senza eredi. Il 12 marzo 1772, ottenne l’acquisto della successione baronale Giambattista Porzio, in qualità di marito di Agata Gregorio e Natoli, figlia di una sorella di Mario, diventando così Marchese[76].

Epoca contemporanea

Luigi Natoli, nacque a Patti il 15 giugno 1799, divenne teologo e Vicario Generale della Diocesi di Patti e fu nominato arcivescovo di Messina, su proposta diretta di Re Ferdinando II delle Due Sicilie. L'arcivescovo Natoli fu poi eletto da Papa Pio IX Vescovo di Caltagirone il 15 febbraio 1858 e fu membro del Concilio Vaticano I. Il fratello del Arcivescovo fu Salvatore Natoli, commendatore dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro e sindaco di Messina nel 1859.

Un Giacomo Gongora Natoli[77], barone di Scaliti, colonnello di Cavalleria, fu padre di Giuseppe Natoli Gongora di Scaliti, giurista e patriota che fu ministro dell'Interno, dell'Agricoltura, Industria e Artigianato e della Pubblica Istruzione, più volte tra il 1861 e il 1865. Fu anche sindaco di Messina dal 1865 al 1867. Giuseppe Natoli nel 1853 partecipò alla fondazione della prima Banca nazionale e ne sottoscrisse il capitale, finanziò inoltre il Cantiere navale fratelli Orlando in Liguria[77]. Giuseppe Natoli si sposò con Teresa Alliata[78], il figlio Giacomo Natoli fu sindaco di Messina nel 1886, 1887, e dal 1893 al 1895. Un Aldo Natoli, fu medico e deputato. Nella prima metà del XX un Amedeo Natoli, figlio di Antonino Natoli, fu finanziere tra Roma, Milano e Parigi, in particolare nel settore delle riassicurazioni e assicurazioni[79]. Nella seconda metà del 1900 Vincenzo Natoli fu professore di economia politica presso l'Università di Palermo.

Rami

La gens dei Natoli, nel corso dei secoli, si ramificò in Sicilia secondo Giovan Battista di Crollalanza [80] in cinque linee principali, ma ebbe delle discendenze anche in altre zone d'Europa:

  • Principi Natoli di Sperlinga, Duchi Natoli di Archirafi, Baroni Natoli del Mojo, Baroni Natoli di Bilici, Baroni Natoli di San Bartolomeo, Baroni Natoli di San Piero Patti, etc. Iniziati da Gian Forte Natoli, figlio di Blasco Natoli e Lanza e Domenica Giambruno e Perna.
  • Marchesi Natoli di Camporotondo, di cui fu capostipite Pietro Natoli e Lanza, figlio di Francesco Natoli, secondo Principe di Sperlinga.
  • Marchesi Natoli di Palermo, cominciati da Agostino Natoli e Lanza, figlio di Francesco e Margherita Natoli e Lanza della Ficarra, e rappresentati poi dal Marchese Giuseppe Natoli.
  • Baroni Natoli di Alburque e Capuano, iniziati da Girolamo Natoli e Giambruni, fratello di Gian Forti Natoli, primo Principe di Sperlinga.[81].
  • Baroni Natoli di Scaliti, discesi da Sebastiano Natoli e Orioles e baroni di Villareale.

Arma

Il fusato è d’azzurro, alla torre d’argento merlata alla ghibellina, fondata verso il fianco destro dello scudo sopra uno scoglio uscente da un mare nella punta il tutto al naturale; al leone d’argento coronato dello stesso fermo sullo scoglio e rampante a sinistra della torre.[82] Il motto è: Tvtvum signat iter.

Dimore

Personalità

Note

  1. ^ Dott. A. Mango di Casalgerardo, Nobiliario di Sicilia, 1912, Palermo
  2. ^ Teatro genealogico delle famiglie nobili di Sicilia. Parte II , di D. Filadelfo Mugnos
  3. ^ Giuseppe Galuppi, Nobiliario di Sicilia
  4. ^ [1] Cajo-Domenico Gallo, "Annali della citta si Messina ... da giorno di sua fondazione sino a tempi ..."
  5. ^ [2]"Annuario della nobiltà italiana", pag 495
  6. ^ [3] "Nantolium Hilduin (Nanteüil le Haudoüin) vicus amplus Galliæ in provincia Insulæ Franciæ, & in Valesii tractu. Aliud ad Matronam; aliud item ad Axonam 630 b"
  7. ^ [4] "Geographia: Tomo 2" di Michel-Antoine Baudrand, LXXXI, Nantolium hilduini (Nanteuil, le Haudouin, chimato in precedenza Nantogilum)
  8. ^ [5] Gilduin Hilduin, Vicomte de Chartres, Breteuil, 1060]
  9. ^ [6] "Cartulaire de l'abbaye de Notre-Dame de La Roche: de l'ordre de Saint", Levy-Saint-Nom, France. Notre-Dame de la Roche (Augustinian Abbey),Honoré Théodoric Paul Joseph d'Albert duc de Luynes)
  10. ^ [7] pagina 133 “Nobiliario della città di Messina", Giuseppe Galluppi, A. Forni, 2007
  11. ^ pagg 788, "Enciclopedia storico-nobiliare italiana: famiglie nobili e titolate viventi riconosciute dal R. governo d'Italia compresi: città, comunità, mense vescovili, abazie, parrocchie ed enti nobili e titolati riconosciuti, Volume 4", Vittorio Spreti, ed. Forni
  12. ^ [8] Vittorio Spreti, "Enciclopedia storico-nobiliare italiana: famiglie nobili e titolate viventi riconosciute dal Real Governo d'Italia compresi: città, comunità, mense vescovili, abazie, parrocchie ed enti nobili e titolati riconosciuti", Volume 4, ed. Forni, pgg. 788
  13. ^ [9] “Annali Della Citta Di Messina, Capitale del Regno di Sicilia: Dal giorno della sua fondazione fino ai tempi presenti”, Volume 2 di Cajo Domenico Gallo,(1758)
  14. ^ Alberico Lo Faso di Serradidafalco, "Nobili siciliani al servizio dei Savoia nel XVIII Secolo"
  15. ^ [10] Scipione Ammirato, "La famiglia dell'Antoglietta di Taranto", 1597, pagina 10
  16. ^ [11]Giuseppe Galluppi, “Nobiliario della città di Messina”
  17. ^ [12] Nobiliario della città di Messina, Giuseppe Galuppi, pgg 133
  18. ^ [13] “Enciclopedia storico-nobiliare italiana: famiglie nobili e titolate viventi riconosciute dal Real governo d'Italia compresi: città, comunità, mense vescovili, abazie, parrocchie ed enti nobili e titolati riconosciuti” Volume 4, Marchese Vittorio Spreti, Forni
  19. ^ [14] Antonino Mango di Casalgerardo, “Nobilario di Sicilia”, A. Reber Editore, 1912-15
  20. ^ [15] "Annali della citta si Messina, Capitale del Regno di Sicilia", Cajo-Domenico Gallo, Biblioteca Regia Monacensis, 1758
  21. ^ [16], Filadelfo Mugnos, “Teatro Genologico Delle Famiglie Nobili Titolate Feudatarie...”, Volume 2, pgg 245, Palermo, 1647
  22. ^ [17], Francesco Maria Emanuele Gaetani, “ Della Sicilia nobile”. Appendice, pgg 84
  23. ^ Annuario della nobiltà italiana, pag 495
  24. ^ Francesco Maria Emanuele Gaetani, Della Sicilia Nobile, continuazione parte seconda, Volume 3, stamperia dei Santi Apostoli, Palermo, MDCCLVII - Pagina 223
  25. ^ [18] "Annali Della Citta Di Messina, Capitale del Regno di Sicilia" Vol.II, di Cajo Domenico Gallo, 1759
  26. ^ ex Reg. Cancell. "die 4 Maij 1523" (Registro Cancelleria di Carlo V con data 4 maggio 1523)
  27. ^ [19] "Feudatari e patrizi nella Sicilia moderna:(secoli XVI-XVII)" di Domenico Ligresti, ed. C.U.E.C.M. Libreria Universitaria, (1992)
  28. ^ Vincenzo Palizzolo Gravina, "Il blasone in Sicilia ossia Raccolta araldica": Volume 1, 1875[20]
  29. ^ Pietro Napoli Signorelli, Vicende della coltura nelle due Sicilie dalla venuta delle colture straniere sino ai giorni nostri, Università di Bologna, Tomo 4, 1810, Napoli
  30. ^ Francesco Piacenza Napolitano, L'Egeo Redivivo o sia chorographia dell'Arcipelago, Eredi Soliani Stampatori Ducali, [21]
  31. ^ [22] "Annali Della Citta Di Messina, Capitale del Regno di Sicilia" Vol.II, di Cajo Domenico Gallo, 1759
  32. ^ [23] pgg 84 Della Sicilia Nobile di Francesco Maria Emanuele E Gaetani
  33. ^ [24] Della Sicilia Nobile di Francesco Maria Emanuele E Gaetani
  34. ^ [25] “Dizionario universale delle scienze ecclesiastiche” Volume 7
  35. ^ [26] “Francescanesimo e cultura nelle province di Caltanissetta ed Enna” a cura di Carolina Miceli, Biblioteca francescana di Palermo, pgg 300, pgg 303
  36. ^ [27]
  37. ^ [28] Regione Sicilia, Beni Culturali, Biblioteca Centrale, A. Mango di Casalgerardo, "Nobiliario di Sicilia"
  38. ^ [29] Società messinese di storia e Patria, "Archivio Storico Messinese", 1982, p. 278
  39. ^ Giuseppe Galluppi, Nobiliario della città di Messina, A. Forni, 1877
  40. ^ [30] Berardo Candida-Gonzaga, "Memorie delle famiglie nobili delle province meridionali d'Italia", Volume 5, G. de Angelis e figlio, 1879
  41. ^ Feudo di Belici
  42. ^ [questi Feudi furono poi assegnati con un legato ereditario a Girolamo Natoli figlio di Baltardo di Girolamo fratello del Principe Gio: Forti Natoli]
  43. ^ [31] atto del notaio Cataldo Cangiamila di Messina, "Della Sicilia Nobile" pgg 83, Di Francesco Maria Emanuele e Gaetani (march. di Villabianca)
  44. ^ [32] Sicilia Nobile, Pat. II, di F. Gaetani
  45. ^ tra cui il Pocili, il Collurasi, e il Ricci
  46. ^ [33] "Della Sicilia Nobile", Francesco Emanuele e Gaetani, Marchese e Gaetani, pgg 85
  47. ^ [privilegio, ed elogio fatto dal Senato di Messina a'12 di settembre 1734, diploma concesso dal Viceré M. di Grazie Reale a'3 aprile 1735 e dal C. di Marcillac in settembre 1734]
  48. ^ [34] "Il blasone in Sicilia ossia Raccolta araldica", Volume 1 di Vincenzo Palizzolo Gravina. pgg 280
  49. ^ [35] "Della Sicilia nobile", Volume 2 Di Francesco Maria Emanuele e Gaetani Villabianca (marchese di)
  50. ^ sulla cima della Torre il Principe Natoli fece incidere una pietra bianca con la seguente epigrafe borbonica: "D.O.M. Ferdinando Utriusque Sic. Rege Pio, Felici, Invicto. Joannes Natolius Rufus de Alifia Princeps Sperlinga, Dux Archiraphis Reg. a Cons.Urbic. Legion. Messanae Praefectus Antiquissimam Turrim Archiraphim Aetate ac Maris impetu collapsam, Ne pago aucto Colonis frequentato Ducatus honore nobili, Quae dederat nomen deficeret, In meliorem tutioremque locum Readificandam curavit. 1762."
  51. ^ [36]
  52. ^ Accademia Peloritana dei Pericolanti
  53. ^ [37]
  54. ^ [38] Galleria Ruffo nel Secolo XVII in Messina, con lettere ed altri documenti inediti, I
  55. ^ [39] Epistolario, vol. I, 1723-1746; vol. II, 1746-1752 di Bernardo Tanucci
  56. ^ [40],
  57. ^ [41] Della Sicilia nobile Di Francesco Maria : Emanuele e Gaetani Villabianca (marchese di)
  58. ^ [42] Giovanni Evangelista Di Blasi e Gambacorta, Pompeo Insenga, “Storia cronologica de' viceré, luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia”, giuramento del 18 settembre 1761
  59. ^ [43] Pragmaticae, edicta, decreta, interdicta, regiaeque sanctiones , Volume 3
  60. ^ [44] Pietro La Placa, “La reggia in trionfo per l'acclamazione, e coronazione della sacra real “
  61. ^ [45] Bernardo Tanucci, Ministro di Ferdinando di Borbone, “Epistolario”, vol. I, 1723-1746; vol. II, 1746-1752, nota 3, pgg 24, il 27 novembre 1750 fu ordinata la nomina dalla corte di Napoli di Vincenzo Natoli, già capo della giunta del Reale Patrimonio di Messina a Maestro razionale ordinario, poi fece parte della giunta di Sicilia a Napoli, per divenire poi Presidente del Real Patrimonio, il 16 aprile 1761 divenne Presidente della Giustizia del Regno
  62. ^ [46] Francesco Maria Emanuele Gaetani, "Appendice alla Sicilia nobile", Tomo I, Stamperia de' Santi Apostoli, Palermo, 1775, pgg 491
  63. ^ a b [47]
  64. ^ Sistema Informativo degli Archivi di Stato. SIAS
  65. ^ [48] Francesco Maria Emanuele Gaetani, “Della Sicilia nobile. Appendice”
  66. ^ [49] Rassegna degli archivi di Stato, Volume 33, 1973
  67. ^ Archivio storico messinese, 1917
  68. ^ [50] Alfredo Comandini, L'Italia nei cento anni del secolo XIX (1801-1900), Vallardi, 1918
  69. ^ [51], "Prospetto della storia letteraria di Sicilia nel secolo ...", Volume 1
  70. ^ [52] "Il monastero di Santa Maria delle Grazie dell’ordine di San Benedetto” a Ficarra di Fauzia Farneti
  71. ^ [53], “ Biblioteca storica e letteraria di Sicilia: Diari della città di Palermo dal secolo XVI al XIX”, Ed. Forni, 1874,
  72. ^ [54], “ Annuario della nobiltà italiana”
  73. ^ [55], Giuseppe Galluppi, “ Nobiliario della città di Messina”
  74. ^ [56], S. Van Riel “ Ficarra. Identità urbana e architettonica. Ricerche e materiali”, Ed. Alinea, 2011,
  75. ^ [57], Grégoire Orloff (Grigorij Vladimirovic Orlov), “Mémoires historiques, politiques et littéraires sur le royaume de Naples”
  76. ^ [58] “Della Sicilia nobile” Appendice di Francesco Maria Emanuele e Gaetani (march. di Villabianca.)”, pgg 416
  77. ^ a b Natoli Gongora Di Scaliti Giuseppe in Dizionario Biografico – Treccani
  78. ^ Antonino Mango di Casalgerardo, Nobiliario di Sicilia. Notizie e stemmi relativi alle famiglie nobili siciliane, Palermo, Reber, 1912. Consultabile sul sito della Regione Siciliana
  79. ^ Amedeo Natoli, assicurazioni e riassicurazioni, Edizioni Bestetti, Milano, 1934
  80. ^ Annuario della Nobiltà Italiana, Crollalanza 1887
  81. ^ [59]"Atto di morte dell'ultimo rappresentante del ramo a portare il titolo di Barone 1824; D. Antonino Felice Natoli di D. Pietro e D. Serafina Gugliotta"
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  • Antonino Mango di Casalgerardo, Il nobiliario di Sicilia, Palermo 1915, vol. 2, passim;

Voci correlate

Collegamenti esterni


  1. ^ Sic : « genologico » per « genealogico »