Rocky Roberts

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Rocky Roberts
Rocky Roberts nel 1969
NazionalitàBandiera degli Stati Uniti Stati Uniti
Bandiera dell'Italia Italia
GenereRhythm and blues
Soul
Pop
Beat
Periodo di attività musicale1960 – 2004
EtichettaVis Radio, Barclay, Decca, Ariston, Durium, DME, London, UAR
Album pubblicati9
Studio8
Raccolte1

Rocky Roberts, all'anagrafe Charles Roberts (Tanner, 23 agosto 1941[1]Roma, 14 gennaio 2005[2]), è stato un cantante statunitense naturalizzato italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Gli inizi[modifica | modifica wikitesto]

Nato a Tanner, un piccolo paese dell'Alabama (Stati Uniti d'America), fu il quarto figlio di una famiglia modesta. Rimase orfano di padre all'età di otto anni; iniziò quindi a lavorare molto giovane, praticando vari mestieri. Trasferitosi a Miami (Florida), si arruolò nell'United States Navy e fu imbarcato sulla portaerei USS Independence a Boca Chica, Key West (Florida). Qui ebbe un discreto successo nel pugilato, al punto di vincere quattro campionati nella categoria welter, nelle varie tappe delle missioni navali statunitensi all'estero. Tuttavia, durante un incontro, un colpo alla mandibola e all'occhio sinistro lo ferì gravemente costringendolo ad abbandonare il pugilato e a portare gli occhiali scuri che, oltre a coprire la cicatrice, gli conferirono il look artistico che lo contraddistinse negli anni a seguire[3].

Nello stesso periodo frequentava la band musicale del batterista Doug Fowlkes, che si esibiva sulla nave, e che dopo aver notato subito il suo innato talento di bluesman lo fece cantare col nome di "Rocker Roberts". La band si chiamava Doug Fowlkes & The Airedales. Gli altri componenti del gruppo erano Don Borja (basso), Doug Fowlkes e Marvin Glover (batteria), Charles Barron (chitarra), Jerry Armstrong (chitarra), Jerry Hendrix (pianoforte), Bob Given e Fred Lawrence (sassofoni).

Sul finire degli anni cinquanta, Roberts continuò a cantare come frontman degli Airdales, esibendosi sia sulle navi che in alcuni locali della Florida meridionale. La band, molto apprezzata soprattutto per il sound tipicamente soul e rhythm and blues, terminò la carriera navale nel 1962, per dedicarsi ad alcune tournée in Costa Azzurra (Francia). Durante una tappa francese, vennero notati da un dirigente della Barclay, che propose loro un contratto agli studi ATCO di New York City dove incisero una serie di 45 giri ed EP pubblicati a partire dal 1960 (in Italia dalla Vis Radio) con la denominazione Rocker Roberts con Doug Fowlkes and the Airedales. La band si riorganizzò poi nel 1963 col nome di Rocky Roberts and The Airedales, con Wess al basso, Eddy Taylor al sax (nel 1967 subentrò James Sampson), Henry Hooks (sax e chitarra), Jessie King (tastiere), Marvin Glover (batteria, nel 1968 subentrò Marvin Johnson, fratello di Wess), Doug Fowlkes (produttore e manager).

Roberts divenne piuttosto popolare in Francia, interpretando classici come Stax e Motown[4], fino a vincere, nel 1964, il campionato internazionale di Rock 'n' Roll a Cannes.

In Italia[modifica | modifica wikitesto]

Notato da Renzo Arbore e da Gianni Boncompagni nel 1965, fu da loro chiamato a Roma per affidargli la sigla del programma radiofonico Bandiera Gialla, con il suo brano, in inglese, T-Bird, all'epoca conosciuto e pubblicato solo in Francia. Nel frattempo, Roberts incise altri due 45 giri per la Barclay, per poi passare alla Durium Records.

Partecipazione a Carosello e il successo di Stasera mi butto[modifica | modifica wikitesto]

Insieme a numerosi altri personaggi dello spettacolo, nel 1967 e 1968 Rocky prese parte a una serie di sketch della rubrica pubblicitaria televisiva Carosello, pubblicizzando le conserve alimentari e i pomodori pelati della Arrigoni.[5]

Nel periodo trascorso a Roma imparò un italiano che è sempre rimasto approssimativo, ma grazie alla bella voce e alla sua verve il successo non tardò ad arrivare e, tra varie apparizioni in TV e appuntamenti live, il boom arrivò nel 1967 con la vittoria del Festivalbar, in cui presentò il brano Stasera mi butto, in origine nato come sigla del varietà televisivo Sabato sera e poi usato come sigla dell'omonimo programma (andato in onda dapprima su Rai 2 e in seguito su Rai 1). Il grande successo del brano e 18 settimane in classifica ispirarono, in seguito, un film musicarello con lo stesso titolo, diretto da Ettore Maria Fizzarotti. A fianco di Rocky recitarono Giancarlo Giannini, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, Enrico Montesano, Marisa Sannia, Nino Taranto e Lola Falana (altra stella americana di colore che negli anni sessanta riscosse grande successo in Europa).

Il cantante fu spesso invitato a partecipare a show e spettacoli televisivi. Nel 1966 interpretò la canzone Django, scritta da Luis Bacalov per l'omonimo film di Sergio Corbucci. La stessa canzone è nei titoli di testa di Django Unchained di Quentin Tarantino.

Sono tremendo[modifica | modifica wikitesto]

L'artista consolidò il successo interpretando altre canzoni (Per conquistare te, Se l'amore c'è, Just because of you, Lasciami stare, sigla finale della popolare trasmissione radiofonica Gran varietà, e altre) fino a riconfermarsi col celebre brano dall'impronta decisamente ballabile Sono tremendo, sigla finale di un'altra trasmissione radiofonica, Al vostro servizio, che fu registrato anche in altre quattro lingue (fu un grande successo in Spagna) e ripreso anche nel musicarello Il ragazzo che sorride, di Aldo Grimaldi, del 1969. Nello stesso anno Rocky partecipò al Festival di Sanremo, in coppia col cantante Robertino, col brano Le belle donne. Anche l'anno successivo intervenne all'importante manifestazione canora proponendo insieme a Il Supergruppo il brano "Accidenti".

Nel periodo tra 1970 e il 1973 fece tournée europee, soprattutto in Francia e Spagna, alternate a rientri negli Stati Uniti. Gli Airedales decisero d'inserire Wess come cantante, e Rocky scelse quindi come band di accompagnamento la band francese I Pyrañas. Nello stesso periodo sposò Katia, una ragazza italiana che gli diede un figlio, Randy, nato nel 1974. Rocky si stabilì a Roma e sul finire degli anni settanta, nonostante fosse molto impegnato con apparizioni dal vivo, tournée all'estero e partecipazioni a programmi televisivi, tornò spesso in sala d'incisione a rivisitare intramontabili successi e per realizzare anche alcune cover soul ispirandosi al grande Otis Redding. Pubblicò quindi alcuni 45 giri per varie etichette (Decca, Riviera, Barclay, Ariston Records), ma senza più raggiungere il successo della fine degli anni sessanta.

Nel 1979 incise la ballad You're the Reason di Victor Bach, tratta dall'album Dangerous. Fu Bach che riferì quello che Roberts gli confessò una volta: "Pochi sanno che la mia vera passione è cantare il soul e il blues, e che mi piacciono molto i lenti: invece sono stato condannato a cantare sempre Stasera mi butto".

Gli ultimi anni[modifica | modifica wikitesto]

Negli anni ottanta ritornò a vivere negli Stati Uniti. Qui, dopo un lungo periodo di inattività musicale, incise Dedicated, uscito nel 1990, album che riscosse nuovamente successo in Italia ed Europa. Rientrato in Italia nel 1997, vide il figlio Randy esibirsi al Festival di Sanremo con il brano No Stop. Rocky continuò i suoi show fino agli inizi degli anni duemila quando prese parte alla seconda edizione del musical La febbre del sabato sera. Morì a Roma, nella sua abitazione al quartiere dell'Olgiata, il 14 gennaio 2005, a causa di un tumore. Il giorno dopo si è tenuto il funerale, nella chiesa dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, nel quartiere La Storta.

Discografia[modifica | modifica wikitesto]

Album in studio
EP
  • 1960 - Dina/Ramrod/Feels So Good/Night Train
  • 1960 - Lonely/DUmplings/Over And Over/Honky Tonk
  • 1960 - Wizard/Come What May/Lucille/Dishrag
Singoli
  • 1962 - The Twist/Let's Twist Again
  • 1962 - Hit The Road Jack/New Orleans
  • 1965 - T. Bird/Hitch Hike
  • 1966 - Stop Pretending/Everybody Needs Somebody
  • 1966 - Shot Gun/Any Ole Way
  • 1966 - Buzz Buzz Buzz/Paper Rose
  • 1966 - My Heart With Love/Leave My Kitten Alone
  • 1967 - Got A Thing Doing/Don't Play That Song
  • 1967 - Gira gira/Got A Thing Doing
  • 1967 - Stasera mi butto/Just Because Of You
  • 1967 - Dove credi di andare/Can't Ask No More
  • 1967 - Don't Play That Song/Hey Joe
  • 1967 - Stasera mi butto/Fammi un sorriso
  • 1967 - Un giorno con te/Qui la gente sa vivere
  • 1967 - Lasciami stare/Just don't know
  • 1967 - Per conquistare te/Se c'è l'amore
  • 1967 - If He Could/Lady Barbara
  • 1967 - Jingle Bells/Silent Night
  • 1968 - Ciao ciao ciao/Dietro-front
  • 1968 - Sono tremendo/Se una sera
  • 1969 - Le belle donne/Ma per fortuna (durium, CN A 9292)
  • 1969 - Ma non ti lascio/Appassionatamente
  • 1970 - Accidenti/I Know You'll Come Running Back
  • 1970 - Victoria/Volare (Nel blu dipinto di blu)
  • 1972 - L'amore mio per te/Io non ti crederò
  • 1972 - Hold On To What You've Got/Do It Now
  • 1972 - Girl Of Mine/Leave The World
  • 1972 - Che donna sei/È nell'aria
  • 1972 - Faith (U-pa-ni-sha) / Can be done
  • 1973 - Dov'è l'amor/Tu signora Jones
  • 1974 - Mathusalem/Looking back
  • 1975 - Soul Music Is Back/Soul Music Is Back parte 2
  • 1976 - Broadway/We Said Goodbye
  • 1977 - That's No Way/Abracadabra
  • 1979 - You're The Reason/Get Down (come Rocky)

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Elenco Artisti Settore Audiovisivo Rappresentati da Nuovo IMAIE (al 31/01/2014) (PDF), su areasoci.nuovoimaie.it, IMAIE. URL consultato il 16 settembre 2015 (archiviato dall'url originale il 17 settembre 2015).
  2. ^ Addio Rocky Roberts, mito dei favolosi anni Sessanta, in la Tribuna di Treviso, 15 gennaio 2005. URL consultato il 4 gennaio 2024.
  3. ^ Rocky Roberts: International Soulman, su DangerousMinds, 1º dicembre 2010. URL consultato il 15 ottobre 2019.
  4. ^ Celebri etichette discografiche specializzate in musica R&B e Soul.
  5. ^ Marco Giusti, Il grande libro di Carosello, II edizione, Sperling e Kupfer, ISBN 88-200-2080-7, p. 56

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Italo Gnocchi, Rocky Roberts, Rhythm & Blues alla dinamite, pubblicato su Raro! nº 243 di maggio 2012, pagg. 59-66
  • Cesare Rizzi (a cura di), Enciclopedia del rock italiano, Milano, Arcana, 1993, ISBN 8879660225. pg. 163-165

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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