Leopoldo II d'Asburgo-Lorena
Leopoldo II | |
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[[File:|frameless|center|260x300px]]Leopoldo II con le insegne del Toson d'oro. Ritratto di János Donath. | |
Sacro Romano Imperatore | |
In carica | 20 febbraio 1790 – 1º marzo 1792 |
Predecessore | Giuseppe II |
Successore | Francesco II |
Granduca di Toscana Pietro Leopoldo | |
In carica | 18 agosto 1765 – 20 febbraio 1790 |
Predecessore | Francesco Stefano |
Successore | Ferdinando III |
Nome completo | Peter Leopold Joseph Anton Joachim Pius Gotthard von Habsburg-Lothringen |
Altri titoli | Re Apostolico d'Ungheria Re di Germania, Croazia e Boemia Arciduca d'Austria Gran Principe di Transilvania Granduca di Toscana |
Nascita | Vienna, 5 maggio 1747 |
Morte | Vienna, 1º marzo 1792 |
Luogo di sepoltura | Cripta Imperiale, Vienna |
Casa reale | Asburgo-Lorena |
Padre | Francesco I del Sacro Romano Impero |
Madre | Maria Teresa d'Austria |
Consorte | Maria Ludovica di Borbone-Spagna |
Figli | Maria Teresa Francesco Ferdinando Maria Anna Carlo Alessandro Leopoldo Alberto Giovanni Massimiliano Giovanni Giuseppe Antonio Giovanni Maria Clementina Antonio Vittorio Maria Amalia Giovanni Ranieri Luigi Rodolfo Giovanni |
Leopoldo II d'Asburgo-Lorena (Vienna, 5 maggio 1747 – Vienna, 1º marzo 1792) fu Granduca di Toscana (con il nome di Pietro Leopoldo) dal 1765 al 1790 e imperatore del Sacro Romano Impero e re d'Italia dal 1790 al 1792.
Biografia
Granduca di Toscana
Nono dei 16 figli di Maria Teresa d'Asburgo e dell'imperatore Francesco I di Lorena, era il secondo maschio per cui, come dai patti dinastici stabiliti dopo l'estinzione della famiglia Medici, ottenne la corona di Toscana, che era separata e indipendente da quella d'Austria, sebbene, ovviamente, alleata.
A differenza del suo predecessore, il primo granduca di Toscana degli Asburgo-Lorena Francesco Stefano, egli si stabilì a Firenze e iniziò con zelo un programma di riforma ad ampio raggio, facendo di uno stato marginale nel contesto delle potenze europee un paese moderno e all'avanguardia sotto molti aspetti. Fu un chiaro esempio di "sovrano illuminato" e le sue riforme si contraddistinsero per una propensione agli scopi pratici più che a quelli teorici.
Nella sua opera riformatrice si avvalse di importanti funzionari come Giulio Rucellai, Pompeo Neri, Francesco Maria Gianni, Angelo Tavanti.
Il granduca avviò una politica liberista raccogliendo l'appello di Sallustio Antonio Bandini del quale fece pubblicare l'inedito Discorso sulla Maremma, promuovendo la bonifica delle aree paludose nella Maremma e nella Val di Chiana e favorendo lo sviluppo dell'Accademia dei Georgofili. Introdusse la libertà nel commercio dei grani abolendo i vincoli annonari che bloccavano le colture cerealicole ma l'avvenimento capitale fu, dopo tanti secoli, la liquidazione delle corporazioni di origine medioevale, ostacolo principale per un'evoluzione economica e sociale dell'attività industriale. Introdusse poi la nuova tariffa doganale del 1781, in base alla quale vennero aboliti tutti i divieti assoluti, che furono sostituiti da dazi protettivi, tenuti, del resto, a un livello molto basso in confronto a quelli allora in vigore.
La trasformazione del sistema fiscale fu da Pietro Leopoldo intrapresa fin dai suoi primi anni di regno e nel 1769 venne abolito l'appalto generale ed iniziata la riscossione diretta delle imposte. Esitante si rivelò invece il sovrano fra la politica di Tavanti, che fino al 1781 attraverso il catasto, intendeva prendere la proprietà fondiaria come termine di misura per l'imposizione fiscale e, dopo la morte di Tavanti, nel 1781, quella di Francesco Maria Gianni, suo maggiore collaboratore dal quel momento, che concepiva un piano di eliminazione del debito pubblico attraverso la vendita dei diritti fiscali che lo stato aveva sulla terra dei sudditi. Si sarebbe poi passati ad un sistema fondato esclusivamente sull'imposizione indiretta; operazione questa che, iniziata nel 1788, non era ultimata nel 1790 quando Leopoldo divenne imperatore.
Riformò certi aspetti della legislazione toscana ma il suo maggior progetto, la redazione di un nuovo codice, che Pompeo Neri avrebbe dovuto realizzare, non giunse a termine per la morte del Neri stesso, mentre i progetti di costituzione non ebbero seguito a causa della sua partenza per Vienna.
In campo ecclesiastico Pietro Leopoldo si ispirò ai principi del giurisdizionalismo, sopprimendo i conventi e abolendo i vincoli di manomorta. Inoltre la Toscana si volse religiosamente verso il Giansenismo, rappresentato dal vescovo di Pistoia Scipione de Ricci, tanto che il granduca gli fece organizzare un sinodo a Pistoia nel 1786 per riformare l'organizzazione ecclesiastica toscana secondo i principi giansenisti.
Il programma uscito da questo sinodo, riassunto in 57 punti e frutto dell'intesa con Pietro Leopoldo, interessava gli aspetti patrimoniali e culturali e affermava l'autonomia delle Chiese locali rispetto al papa e la superiorità del Concilio, ma le forti opposizioni del clero (tra cui spiccava l'arcivescovo di Firenze Antonio Martini) e del popolo lo convinsero a rinunciare a questa riforma.
Nel periodo 1779-1782 Pietro Leopoldo avviò un progetto costituzionale che continuò ulteriormente nel 1790 per fondare i poteri del sovrano secondo un rapporto contrattualistico. Anche questa politica però suscitò forti opposizioni, e il granduca, che proprio in quell'anno saliva al trono imperiale fu costretto a rinunciarvi.
Ma la riforma più importante introdotta da Pietro Leopoldo fu l'abolizione degli ultimi retaggi giuridici medievali: in un colpo solo abolì il reato di lesa maestà, la confisca dei beni, la tortura e, cosa più importante, la pena di morte grazie al varo del nuovo codice penale del 1786 (che prenderà il nome di Riforma criminale toscana o Leopoldina). La Toscana sarà quindi il primo stato nel mondo ad adottare i principi di Cesare Beccaria, il più importante illuminista italiano che nella sua opera Dei delitti e delle pene invocava appunto l'abolizione della pena capitale.
Pietro Leopoldo imperatore
Leopoldo, durante la sua reggenza sulla Toscana, aveva dimostrato una tendenza a speculare per garantire allo stato una costituzione. Nel 1790 egli ereditò il trono imperiale alla morte del fratello Giuseppe II, ed iniziò a preoccuparsi attivamente delle innovazioni introdotte da questi pur contrastando alcuni ideali del precedente governo. Egli riconobbe gli stati di governo quali "colonne della monarchia", pacificò ungheresi e boemi ed acquietò gli insorgenti dei Paesi Bassi austriaci (attuale Belgio) con diverse concessioni. Quest'ultima prova però ebbe esito negativo e Leopoldo II fu costretto a far marciare le proprie truppe nel paese per ristabilire l'ordine e l'autorità austriaca. Egli continuò ad ogni modo a sostenere che nessuna bolla papale potesse essere pubblicata entro i suoi domini senza il regio assenso (placetum regium). Per placare altre incombenze create dal regno del fratello, egli dovette emanare un decreto il 9 maggio 1790 che forzava centinaia di servi boemi liberati dal fratello a tornare in servitù dei loro vecchi padroni.
Malgrado questi inconvenienti, il suo regno fu sostanzialmente un periodo contraddistinto da una pacificazione generale dell'Impero, anche se bisogna ammettere che il risultato non fu strabiliante e riformatore come in Toscana, data forse anche la breve durata del suo governo che fu di appena due anni. I crescenti disordini rivoluzionari in Francia misero a repentaglio la vita di sua sorella Maria Antonietta, regina di Francia, che venne in seguito ghigliottinata nel 1793 assieme al marito Luigi XVI. Egli si prodigò in prima persona per evitare che la rivoluzione uscisse dai confini francesi, inviando al governo francese appelli appassionati per tentare di salvare le sorti del regno e quando questo non fu più possibile si rivolse direttamente ai realisti inneggiando alla presa delle armi contro i rivoluzionari.
Dall'Est egli dovette fronteggiare l'ambizione della zarina Caterina II di Russia e la politica senza scrupoli della Prussia. La stessa Caterina, del resto, era deliziata dal vedere Austria e Prussia imbarcarsi in una crociata contro la Rivoluzione Francese con l'intento, mentre le due potenze erano occupate oltre il Reno, di annettere alla Russia anche la Polonia e concludere altre conquiste a sfavore dell'Impero Ottomano. Leopoldo II fu accorto e non dovette far fatica ad immaginare il piano della zarina di Russia, il che lo fece desistere dal reagire violentemente e repentinamente contro la Francia.
Ad appena sei mesi dall'ascesa al trono, Leopoldo II concluse fruttuosi accordi con l'Inghilterra in funzione anti-russa e non appena fu sicuro del supporto della Gran Bretagna, fu in grado di pensare alla Prussia. Essendo in rapporti personali con Federico Guglielmo II, decise di incontrarlo a Reichenbach nel luglio del 1790, concludendo un accordo che (dato il periodo storico particolarmente negativo), portò la Prussia a venire ad un compromesso con l'Impero, fatto che spinse anche la Russia a rinunciare ai propri progetti di annessione. L'incoronazione di Leopoldo a re d'Ungheria ebbe luogo l'11 novembre 1790, ma venne preceduta da un decreto col quale egli riconosceva la superiorità dei magiari su altri popoli. Nell'agosto del 1791, inoltre, egli siglò la pace di Sistova che segnava la fine del conflitto iniziato da suo fratello Giuseppe II con l'Impero Ottomano e che egli riteneva superfluo data la situazione in cui l'Europa era andata trovandosi. La pacificazione dei domini ad est, consentì quindi all'Imperatore di concludere accordi amichevoli con Inghilterra e Paesi Bassi.
Nel corso del 1791, l'Imperatore divenne sempre più preoccupato della situazione in Francia. Nel gennaio di quello stesso anno, egli decise di dimettere il Conte di Artois (futuro Carlo X) dalla propria corte. Egli fu, tra l'altro, il vero artefice della fuga di Varennes di cui furono protagonisti Luigi XVI e Maria Antonietta e quando l'operazione fallì fu egli a premere sul senso di indignazione dei monarchi europei di fronte ad un atto così deplorevole come l'arresto che il governo rivoluzionario aveva fatto della coppia reale francese. Egli invitò tutti a prendere comune misure di sicurezza circa il nuovo mutamento dei fatti, per la sicurezza di tutti i domini europei.
Il 25 agosto 1791, egli incontrò il Re di Prussia a Pillnitz, presso Dresda, ed essi sottoscrissero un patto secondo il quale i due stati sarebbero intervenuti militarmente in Francia se e quando la loro assistenza sarebbe stata richiesta da altre potenze europee. La dichiarazione fu però una mera formalità in quanto lo stesso Leopoldo sapeva bene che né Inghilterra né Russia erano pronte ad agire. Di fronte alla reazione che tale decreto ebbe in Francia, egli si dispose al fianco dei realisti esiliati col progetto di attaccare i rivoluzionari in Alsazia, pur continuando a sperare nell'aiuto che non sarebbe venuto mai.
Quando Luigi XVI venne costretto a firmare la costituzione del 1791, l'Imperatore pensò che i conflitti si dovessero acquietare in Francia, ma gli attacchi ai principi tedeschi presso l'area del Reno e la violenza dei partiti parigini, costrinsero Leopoldo a scendere in campo nuovamente contro la rivoluzione. Purtroppo egli non riuscì a concludere l'ambizioso progetto di calmare le acque in Europa aggiudicandosi il titolo di pacificatore in quanto morì a Vienna nel marzo del 1792.
Mozart scrisse La clemenza di Tito nel 1791 e tale opera venne commissionata dagli Stati Generali di Boemia come acclusione alle festività che accompagnarono l'incoronazione di Leopoldo II a Re di Boemia, cerimonia che si tenne a Praga il 6 settembre 1791.
Discendenza
Leopoldo II sposò il 4 agosto 1765 a Innsbruck l'Infanta di Spagna Maria Ludovica di Borbone-Spagna (1745-1792), figlia del re Carlo III di Spagna, dalla quale ebbe 16 figli:
- Maria Teresa Giuseppa (1767–1827) sposata nel 1787 al re Antonio Clemente di Sassonia;
- Francesco II (1768–1835), imperatore del Sacro Romano Impero fino al 1806, quindi imperatore d’Austria con il nome di Francesco I. Rimase vedovo tre volte e si risposò ogni volta. Sposò:
- nel 1788 la principessa Elisabetta Guglielmina di Württemberg, figlia del duca Federico Eugenio;
- nel 1790 la principessa Maria Teresa di Borbone-Napoli, figlia del re Ferdinando IV di Napoli;
- nel 1808 l’arciduchessa Maria Ludovica d'Asburgo-Este;
- nel 1816 la principessa Carolina Augusta di Baviera, figlia del re Massimiliano I di Baviera.
- Ferdinando III, granduca di Toscana (1769–1824), sposato
- nel 1790 alla principessa Maria Luisa di Borbone-Napoli, figlia del re Ferdinando III di Sicilia;
- nel 1821 alla principessa Maria Ferdinanda di Sassonia, figlia di Massimiliano di Sassonia.
- Maria Anna (1770–1809), arciduchessa;
- Carlo, duca di Teschen (1771–1847), sposato nel 1815 con la principessa Enrichetta di Nassau-Weilburg;
- Alessandro Leopoldo (1772–1795), arciduca d'Austria, conte palatino di Ungheria;
- Alberto Giovanni Giuseppe (1773–1774), arciduca;
- Massimiliano Giovanni Giuseppe (1774–1778), arciduca;
- Giuseppe Antonio (1776–1847), palatino d’Ungheria, rimasto due volte vedovo, sposò:
- nel 1799 la granduchessa Aleksandra Pavlovna Romanova (1783-1801), figlia dello Zar Paolo I di Russia;
- nel 1815 la principessa Erminia di Anhalt-Bernburg-Schaumburg-Hoym ( 1797 – 1817);
- nel 1819 la principessa Maria Dorotea di Württemberg (1797 – 1855).
- Maria Clementina (1777–1801), andata sposa (1797) al re Francesco I delle Due Sicilie.
- Antonio Vittorio (1779–1835), viceré dal 1816 al 1828 del Lombardo-Veneto;
- Maria Amalia (1780–1798), arciduchessa;
- Giovanni (1782–1859), sposato nel 1829 con una borghese, Anna Plochl, divenuta poi baronessa di Brandhofen (dal 1834) e contessa di Merano (dal 1844);
- Ranieri Giuseppe (1783–1853), arciduca, sposato nel 1820 alla principessa Maria Elisabetta, figlia del principe Carlo Emanuele di Savoia-Carignano;
- Luigi (1784–1864);
- Rodolfo Giovanni (1788–1831), cardinale arcivescovo di Olmütz, allievo e sostenitore di Beethoven.
Ascendenza
Onorificenze
Bibliografia
- F. Beccatini, Vita pubblica e privata di Pietro Leopoldo d'Austria, Granduca di Toscana, poi Imperatore Leopoldo II, Siena, 1797
- G. La Rosa, Il sigillo delle riforme: la 'Costituzione' di Pietro Leopoldo di Toscana, 1997
- G. Cucentrentoli, Pietro Leopoldo I, Granduca e Imperatore, rinnovamento della Toscana in I granduchi di Toscana della casa Asburgo-Lorena, 1973
- L. Bellatalla, Pietro Leopoldo di Toscana granduca-educatore: teoria e pratica di un despota illuminato, ed. M. Pacini Fazzi, 1984
- M. Mattolini, Il principe illuminato, Pietro Leopoldo: la Toscana dei Lorena in Storia della Toscana moderna, ed. Medicea, Firenze, 1981
- V. Baldacci, Le riforme di Pietro Leopoldo e la nascita della Toscana moderna, ed. Regione Toscana, Firenze, 2000 ISBN 88-85957-71-4
Voci correlate
Altri progetti
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