Istituto Marchiondi

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Istituto Marchiondi
Ubicazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
CittàBaggio
IndirizzoVia Noale 1
Organizzazione
Fondazione1957
Mappa di localizzazione
Map
Coordinate: 45°27′29.37″N 9°05′01.58″E / 45.458159°N 9.083773°E45.458159; 9.083773

L'Istituto Marchiondi fu una istituzione di Milano dedicata all'educazione dei ragazzi difficili già esistente nell'800. Tra i suoi allievi dell'epoca più famosi c'è Giovanni Segantini.[1].

Ricopriva una vasta area centrale dietro piazza Cardinal Ferrari, dove è rimasta una via chiamata, appunto, Marchiondi. L'edificio ottocentesco, a pianta esagonale, era situato in via Quadronno 26 e a causa dei bombardamenti della seconda guerra mondiale fu demolito e l'area fu riedificata e destinata ad altri scopi. L'istituto di educazione fu trasferito a Baggio in via Noale nel 1952 assumendo la denominazione Marchiondi Spagliardi.

L'Istituto Marchiondi Spagliardi[modifica | modifica wikitesto]

La nuova sede dell'Istituto Marchiondi Spagliardi, progettata da Vittoriano Viganò

Istituto minorile Marchiondi Spagliardi fu istituito per rispondere all'esigenza di cura e supporto per minori già ospitati presso strutture preesistenti. Direttore dell'Istituto dalla sua costituzione fino alla chiusura fu Angelo Donelli.

L'istituzione educativa[modifica | modifica wikitesto]

Mutata profondamente l'antica struttura giuridica dei riformatori i compiti di educazione dei minori difficili trova nell'attuale situazione, un momento di ripensamento, con la proposta di trasformarlo in villaggio solidale.[2]

L'edificio[modifica | modifica wikitesto]

La nuova sede dell'Istituto Marchiondi Spagliardi, progettata da Vittoriano Viganò

Il nuovo edificio fu progettato e realizzato sotto la cura dell'architetto Vittoriano Viganò. L'architetto non progetta un riformatorio, ma una “scuola di vita”; abolisce le sbarre, e impone ai “ragazzi difficili” un intorno civile, basato su spazi che favoriscano una socializzazione democratica. L'istituto emana una forte energia vitale, simbolicamente rappresentata dall'uso del Cemento armato a vista e dalla predominanza del colore rosso. Viene ad instaurarsi così tra l'edificio e i suoi giovani fruitori un rapporto di simpatia, diceva il Viganò: “chi ha veramente compreso il Marchiondi non sono stati gli organizzatori, le autorità scolastiche e pedagogiche, i colleghi, i critici di architettura che pure mi hanno fatto tanti complimenti: sono stati i ragazzi. Non potrò, credo, dimenticare il grido di gioia con cui sciamarono dentro, l'entusiasmo con cui presero immediato possesso della attrezzature, degli armadietti, dei porta-abiti”[3].

Grazie anche a una campagna promossa da Vittorio Sgarbi per la salvaguardia architettonica dell'edificio,[4] la struttura è stata posta sotto vincolo architettonico; il suo completo recupero è affidato al Politecnico di Milano.[5] L'edificio è stato negli ultimi anni oggetto di occupazioni abusive, più volte sgomberate, che ne hanno aggravato lo stato di degrado.[6]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ chi era costui
  2. ^ Rile Archiviato il 20 agosto 2007 in Internet Archive.
  3. ^ citato in Vittoriano Viganò, Vittoriano Viganò. Una ricerca e un segno in Architettura, Electa, Milano 1994
  4. ^ Il Giornale
  5. ^ Vincolo architettonico
  6. ^ Sgomberato l'Istituto Marchiondi

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Vittoriano Viganò, Vittoriano Viganò. Una ricerca e un segno in Architettura, Electa, Milano 1994

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

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