Istituto Marchiondi
Istituto Marchiondi | |
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Ubicazione | |
Stato | ![]() |
Città | Baggio |
Indirizzo | Via Noale 1 |
Organizzazione | |
Fondazione | 1957 |
Mappa di localizzazione | |
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L'Istituto Marchiondi fu una istituzione di Milano dedicata all'educazione dei ragazzi difficili già esistente nell'800. Tra i suoi allievi dell'epoca più famosi c'è Giovanni Segantini.[1] Ricopriva una vasta area centrale dietro piazza Cardinal Ferrari, dove è rimasta una via chiamata, appunto, Marchiondi. L'edificio ottocentesco, a pianta esagonale, era situato in via Quadronno 26 e a causa dei bombardamenti della seconda guerra mondiale fu demolito e l'area fu riedificata e destinata ad altri scopi. L'istituto di educazione fu trasferito a Baggio in via Noale nel 1952 assumendo la denominazione Marchiondi Spagliardi.
Il concorso per la nuova sede
[modifica | modifica wikitesto]Insieme ad altri quattro colleghi, Vittoriano Viganò partecipa al concorso organizzato dall'Opera Pia Istituti Riuniti Marchiondi Spagliardi e Protezione dei Fanciulli nel 1954 in quanto a causa dei bombardamenti la sede in Via Quadronno 26 a Milano venne resa inagibile.[2] L'obiettivo del concorso è la realizzazione di un complesso per aiutare i ragazzi dai sei ai sedici anni con problematiche sociali.[2] Il progetto prevedeva la realizzazione di dormitori, refettorio, cucine, dispense, locali per la scuola, laboratori didattici, sale studio, una chiesa, un'infermeria, uffici per la direzione e amministrazione. [2]
La proposta di Viganò venne selezionata nell'Aprile del 1954; data la grande estensione del sito sul quale doveva avvenire la costruzione, l'idea di base era la realizzazione di una "città autonoma" con annessi tutti i servizi necessari. [2]
Il progetto prevedeva lo sviluppo dello stesso secondo due elementi principali disposti lungo la via d'accesso e ulteriori volumi disposti parallelamente su entrambi i lati dell'asse principale. [2]
Durante i primi mesi del 1955 viene definito l'aggiornamento del progetto presentato durante la fase di concorso: la differenza principale tra questo e il primo progetto è la scomparsa dal fronte principale dell'edificio d'ingresso. [2]
Il progetto definitivo
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Nei primi giorni del mese di giugno del 1955, Viganò elabora il capitolato d'appalto: in questa fase subentra Silvano Zorzi, il quale occupandosi della progettazione strutturale, consegna per la fine di giugno otto schemi definiti "strutture tipo" corrispondenti a una travata strutturale di ogni edificio. Successivamente, alla consegna definitiva degli elaborati strutturali e della relativa relazione tecnica avvenuta nel mese di luglio del 1955, si capisce che << le strutture in cemento armato, oltre che alla loro funzione statica, rappresentano l'elemento architettonico predominante. Come tali sono sempre in vista, e con esse il calcestruzzo che lo costituisce, tal quale e sformato dai casseri...generalmente metallici>>.[2]
Data la necessità di lasciare il calcestruzzo a vista, durante la progettazione è stata imposta una scelta precisa della qualità del conglomerato cementizio e dei ferri di armatura - cemento ad alta resistenza e acciaio Rumi - . [2]Tra gli elementi che costituiscono la struttura portante, l'elemento chiave che permette di coprire ampie luci è il trilite stabilizzato.[2]
La travata strutturale nella globalità del complesso è realizzata da una trave a sezione rettangolare, 20x80cm, sulla quale poggiano le varie lame di larghezza pari a 60cm. [2]
L'istituzione educativa
[modifica | modifica wikitesto]Mutata profondamente l'antica struttura giuridica dei riformatori i compiti di educazione dei minori difficili trova nell'attuale situazione, un momento di ripensamento, con la proposta di trasformarlo in villaggio solidale.[3]
L'edificio
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Il nuovo edificio fu progettato e realizzato sotto la cura dell'architetto Vittoriano Viganò. L'architetto non progetta un riformatorio, ma una “scuola di vita”; abolisce le sbarre, e impone ai “ragazzi difficili” un intorno civile, basato su spazi che favoriscano una socializzazione democratica. L'istituto emana una forte energia vitale, simbolicamente rappresentata dall'uso del Cemento armato a vista e dalla predominanza del colore rosso. Viene ad instaurarsi così tra l'edificio e i suoi giovani fruitori un rapporto di simpatia, diceva il Viganò: “chi ha veramente compreso il Marchiondi non sono stati gli organizzatori, le autorità scolastiche e pedagogiche, i colleghi, i critici di architettura che pure mi hanno fatto tanti complimenti: sono stati i ragazzi. Non potrò, credo, dimenticare il grido di gioia con cui sciamarono dentro, l'entusiasmo con cui presero immediato possesso della attrezzature, degli armadietti, dei porta-abiti”[4].
Grazie anche a una campagna promossa da Vittorio Sgarbi per la salvaguardia architettonica dell'edificio,[5] la struttura è stata posta sotto vincolo architettonico; il suo completo recupero è affidato al Politecnico di Milano.[6] L'edificio è stato negli ultimi anni oggetto di occupazioni abusive, più volte sgomberate, che ne hanno aggravato lo stato di degrado.[7]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ chi era costui
- ^ a b c d e f g h i j (IT) Graf, F., & Tedeschi, L, L'Istituto Marchiondi Spagliardi di Vittoriano Viganò, 2009, ISBN 978-88-87624-43-4.
- ^ Rile Archiviato il 20 agosto 2007 in Internet Archive.
- ^ citato in Vittoriano Viganò, Vittoriano Viganò. Una ricerca e un segno in Architettura, Electa, Milano 1994
- ^ Il Giornale
- ^ Vincolo architettonico
- ^ Sgomberato l'Istituto Marchiondi
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Vittoriano Viganò, Vittoriano Viganò. Una ricerca e un segno in Architettura, Electa, Milano 1994
- Graf, F., & Tedeschi, L. (a cura di). (2009). L'Istituto Marchiondi Spagliardi di Vittoriano Viganò. Mendrisio: Mendrisio Academy Press. ISBN 978-88-87624-43-4
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sull'Istituto Marchiondi
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