Gabriele Paleotti

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Gabriele Paleotti
cardinale di Santa Romana Chiesa
Ritratto del cardinale Gabriele Paleotti, olio su tela, 59×45cm, Pinacoteca Domenico Inzaghi, Budrio.
 
Incarichi ricoperti
 
Nato4 ottobre 1522 a Bologna
Ordinato presbitero9 febbraio 1566
Creato cardinale12 marzo 1565 da papa Pio IV
Nominato vescovo30 gennaio 1566 da papa Pio V
Consacrato vescovo10 febbraio 1566 dal cardinale Carlo Borromeo
Elevato arcivescovo10 dicembre 1582 da papa Gregorio XIII
Deceduto23 luglio 1597 (74 anni) a Roma
 

Gabriele Paleotti (Bologna, 4 ottobre 1522Roma, 23 luglio 1597) è stato un cardinale e giurista italiano, arcivescovo di Bologna dal 1566, importante figura dell'epoca della Controriforma.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Le prime occupazioni[modifica | modifica wikitesto]

Secondo dei cinque figli di Alessandro, accademico e canonista, e Gentile della Volta, si addottorò in utroque iure presso l'Università di Bologna nel 1546 e iniziò a insegnare giurisprudenza nella stessa università; fu anche avvocato di camera del senato bolognese.

Ricevuti gli ordini minori nel 1549, venne nominato canonico del capitolo della cattedrale di Bologna e dal 1556 fu giudice uditore del tribunale della Rota Romana.

Partecipazione al concilio di Trento[modifica | modifica wikitesto]

Per incarico di papa Pio IV, nel 1562 partecipò al Concilio di Trento come consultore, canonista, rappresentante della Rota e redattore delle bozze dei decreti per la commissione. Collaborò con il cardinale Morone e riformisti conciliaristi, scontrandosi con i curiali favorevoli all’accentramento papale. Dopo il concilio il pontefice, su suggerimento di Morone, lo innalzò alla dignità cardinalizia nel concistoro del 12 marzo 1565, con la diaconia dei Santi Nereo ed Achilleo, ed entrò a far parte di quella che sarebbe diventata la Congregazione del Concilio con la quale aveva collaborato fin dalla sua istituzione nel 1564. Dagli appunti tratti quotidianamente durante le sessioni, trascrisse gli atti del concilio, poi riuniti negli Acta concilii Tridentini.

Vescovo di Bologna[modifica | modifica wikitesto]

Fu eletto vescovo di Bologna il 30 gennaio 1566 e fu ordinato sacerdote nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma l'8 febbraio 1566: il 10 febbraio successivo fu anche consacrato vescovo nella stessa chiesa da Carlo Borromeo; sotto il suo governo (1582), Gregorio XIII elevò la sede episcopale di Bologna al rango di arcidiocesi metropolitana. Nella sua attività pastorale seguì i decreti conciliari, mantenendo fede all’obbligo di residenza; infatti lasciò la sua diocesi solo in occasione dei conclavi del 1572 e 1585, del giubileo del 1575 e per trattare questioni riguardanti la Chiesa bolognese. La sua opera moralizzatrice tentò di disciplinare il clero; per farlo fondò l’Oratorio della cattedrale, affidato ai Gesuiti, e con più frequenti riunioni del sinodo diocesano, per migliorare i difficili rapporti tra il vescovo e i canonici della cattedrale, il cui potere decisionale venne limitato dalle prerogative episcopali. Se il clero secolare si adeguò in parte ai nuovi canoni, gli ordini religiosi del clero regolare non videro modificati i loro privilegi e la loro indipendenza. Contemporaneamente tentò anche di educare il popolo; furono fondate varie confraternite laiche dediche alla catechesi dei giovani e all’assistenza ai poveri. Il Paelotti preferì applicare i decreti tridentini attraverso l’insegnamento catechistico e l’esempio comportamentale della classe dirigente e del clero, tentando di ricorrere il meno possibile alla repressione. Il 30 gennaio 1566 fu promosso cardinale presbitero e trasferito al titolo dei Santi Giovanni e Paolo (poi a quelli di San Martino ai Monti e di San Lorenzo in Lucina). Nel 1586 fu nominato cardinale vescovo di Albano e di Sabina e si trasferì definitivamente a Roma.

Ultimi anni a Roma[modifica | modifica wikitesto]

Venne nominato presidente della Congregazione delle Cose Pie per l’assistenza ai poveri durante la carestia del 1590-93. Nei quattro conclavi in questo stesso periodo fu uno dei candidati all’elezione, con il favore del partito filo spagnolo. Non venne eletto sia per non aver mostrato interesse alla carica sia per la sospetta vicinanza sua e della sua famiglia ai duchi di Nevers e agli Ugonotti. Nel 1592 venne eletto Clemente VIII, che portò avanti con decisione il progetto di indebolire il collegio cardinalizio in favore della sua carica. Per criticare questo tentativo, Paleotti scrisse il De sacri consistorii consultationibus, per indicare i compiti dei cardinali, giustificandone l’esistenza. L’opera venne criticata come un attacco al pontefice per limitarne i poteri. L’isolamento per queste sue posizioni, unito alla morte di vari amici e collaboratori e i problemi di salute, lo portarono ad allontanarsi dalla vita politica; continuò comunque a gestire la diocesi cardinalizia di Sabina e la Chiesa bolognese, per applicare i decreti conciliari. Dal 1591 fu protettore dei Maroniti, prodigandosi per la riconciliazione delle Chiese d’Oriente.

Morì nel 1597 e venne sepolto nella cattedrale metropolitana di San Pietro a Bologna.

Il Discorso intorno alle imagini sacre et profane[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1582 pubblicò il celebre Discorso intorno alle immagini sacre e profane, che volle istruire gli artisti e anche i committenti della diocesi di Bologna. L’opera è divisa in 5 libri: nel primo si giustifica teologicamente l’esistenza delle immagini sacre dalle accuse di idolatria dei riformatori protestanti e si indica come venerarle secondo la dottrina cattolica; sono spiegate la liceità e l’utilità delle immagini profane. Nel secondo libro si descrivono gli errori che si possono trovare nell’arte. Viene affermato che questa deve portare un messaggio conforme al cristianesimo e rappresentare la realtà; di conseguenza sono considerati abusi i contenuti erronei (non conformi a dati e fatti noti), eretici, immorali (portatori di un messaggio non cristiano) e irrealistici (che non rispecchiano la realtà della natura). In questa categoria rientrano le grottesche, soggetto duramente attaccato in vari capitoli del libro, viste come portatrici di messaggi sbagliati, in quanto di origine pagana, non riscontrabili nella realtà, essendo spesso figure mostruose, e inutili anche come mere decorazioni, esistendone di più aderenti al messaggio cristiano. Dei restanti tre libri restano solo gli indici e pochi frammenti del terzo e del quarto: questi parlano rispettivamente di immagini lascive e del corretto modo di rappresentare soggetti religiosi. Il quinto descrive invece come decorare luoghi ecclesiastici e laici. Per finire, si descrive lo stile di vita e lavoro più corretto per un artista cristiano. Alcuni artisti bolognesi dell'epoca, ed in particolare i cugini Carracci, ebbero un ruolo rilevante nel passaggio da un linguaggio figurativo ancora legato a canoni tardo-manieristici ad un nuovo stile più immediato e comprensibile e più capace di stimolare i sentimenti di devozione degli osservatori, stile che meglio si prestava alle nuove esigenze di culto. Tuttavia la grandiosità, il trionfalismo e l’uso di allegorie e dettagli paganeggianti nell’arte ufficiale della Chiesa, spinsero il cardinale verso un generale pessimismo nei confronti delle possibilità di riforma; a causa di questo pessimismo, nel 1596 Paelotti scrisse il De tollendis imaginum abusibus novissimo consideratio, con il quale suggerì di reprimere gli errori attraverso la creazione di un Indice delle pitture proibite. Questo non fu mai realizzato perché la Chiesa della controriforma, nel corso della sua risposta ai riformatori, volle evitare di mostrare la presenza di divisioni interne. Anche a Bologna l’opera riformatrice durò solo fino a quando Paleotti restò nella sua sede a vigilare sul lavoro degli artisti e sulle richieste dei committenti.

Altre opere[modifica | modifica wikitesto]

Fu anche autore di numerose opere giuridiche, tra cui il De nothis et spuriis filiis (1550), sullo stato giuridico inferiore dei figli illegittimi, e il De bono senectutis, stampato a Roma nel 1595 e riedito sempre a Roma nel 1597 nella versione italiana dell'agostiniano Pietro da Rombino[1], sulla centralità dell’uomo nel creato e sulla vecchiaia come momento di massima saggezza, grazie all’esperienza accumulata negli anni precedenti. Proprio grazie a queste conoscenze e alla consapevolezza che l’età porta, l’anziano è in grado di fare uso del libero arbitrio e della grazia divina per pentirsi e redimersi dei peccati commessi in precedenza.

Conclavi[modifica | modifica wikitesto]

Il cardinale Paleotti partecipò a tutti i conclavi che ebbero luogo durante il suo periodo di cardinalato:

Genealogia episcopale e successione apostolica[modifica | modifica wikitesto]

La genealogia episcopale è:

La successione apostolica è:

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Gabriele Paleotti, Libro del bene della Vecchiezza, 1597. URL consultato il 6 giugno 2022.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Paolo Prodi, Il cardinale Gabriele Paleotti (1522-1597), Roma 1959 e 1967;
  • Paolo Prodi, Lineamenti dell'organizzazione diocesana in Bologna durante l'episcopato del card. G. Paleotti (1566-1597), in Problemi di vita religiosa in Italia nel Cinquecento, Padova 1960, pp. 323–394;
  • Paolo Prodi, Ricerche sulla teorica delle arti figurative nella riforma cattolica, in Archivio italiano per la storia della pietà, IV (1965), pp. 121–212;
  • (ES) Ricardo G. Villoslada, Gabriele Paleotti, un obispo de la Reforma católica, in Archivum Historiae Pontificiae, vol. 6, 1968, pp. 406-414, JSTOR 23563681.
  • G. Olmi - P. Prodi, Science and Nature in Bologna Circa 1600, in The Age of Correggio and the Carracci. Emilian Painting of the Sixteenth and Seventeenth Centuries, Bologna-Washington-New York, Pinacoteca Nazionale-National Gallery of Art-The Metropolitan Museum of Art, 1986, pp. 213-235.
  • Paolo Prodi, Il matrimonio tridentino e il problema dei figli illegittimi, in Per Giuseppe Šebesta. Scritti e nota bio-bibliografica per il settantesimo compleanno, Trento 1989, pp. 405–414;
  • John W. O'Malley, Trento e dintorni: per una nuova definizione del cattolicesimo nell'età moderna, Roma 2004, ad ind.;
  • Paolo Prodi, Vecchi appunti e nuove riflessioni su Carlo Sigonio, in Nunc alia tempora, alii mores. Storici e storia in età postridentina, a cura di Massimo Firpo, Firenze 2005, pp. 291–310;
  • Ilaria Bianchi, La politica delle immagini nell'età della Controriforma: Gabriele Paleotti teorico e committente, Bologna, 2008, ISBN 978-8877946256.
  • Paolo Prodi, Introduction a Gabriele Paleotti, Discourse on sacred and profane images, trad. di William McCuaig, Los Angeles 2012, pp. 1–42.
  • Latifah Troncelliti, All’ombra della Controriforma. Dal Discorso di Paleotti alla Ricotta di Pasolini, in “Italica”, vol.84, no. 2-3 (2007), pp. 548-555
  • Hubert Jedin, Il Concilio di Trento, vol. 4, tomo 2, Brescia, Morcelliana, 2010

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Cardinale diacono dei Santi Nereo e Achilleo
(diaconia pro hac vice)
Successore
Luigi d'Este 15 maggio – 7 settembre 1565 Gianfrancesco Morosini
Predecessore Cardinale diacono e presbitero dei Santi Giovanni e Paolo Successore
Alfonso Carafa 7 settembre 1565 – 5 luglio 1572
Diaconia pro hac vice fino al 30 gennaio 1566
Nicolas de Pellevé
Predecessore Vescovo di Bologna Successore
Giovanni Campeggi 30 gennaio 1566 – 10 dicembre 1582 -
Predecessore Cardinale presbitero dei Santi Silvestro e Martino ai Monti Successore
Gaspar Cervantes de Gaete 5 luglio 1572 – 11 maggio 1587 William Allen
Predecessore Arcivescovo metropolita di Bologna Successore
- 10 dicembre 1582 – 23 luglio 1597 Alfonso Paleotti
Predecessore Cardinale presbitero di San Lorenzo in Lucina Successore
Marcantonio Colonna 11 maggio 1587 – 8 novembre 1589 Michele Bonelli, O.P.
Predecessore Cardinale vescovo di Albano Successore
Prospero Santacroce 8 novembre 1589 – 20 marzo 1591 Michele Bonelli, O.P.
Predecessore Cardinale vescovo di Sabina Successore
Tolomeo Gallio 20 marzo 1591 – 23 luglio 1597 Ludovico Madruzzo
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