Bruno Viola

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Bruno Viola, nome di battaglia "Marinaio" / "Lampo" (Caldogno, 6 settembre 1924Malga Zonta, 12 agosto 1944), è stato un militare e partigiano italiano, insignito della medaglia d'oro al valor militare.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Dopo avere lavorato come operaio in una polveriera, nel 1942 si arruola volontario nella Marina Militare del regno in qualità di Radiotelegrafista inizialmente a La Spezia. L'8 settembre 1943 è a Roma, ritorna a casa a Caldogno (VI) e nel gennaio 1944 entra a far parte della Resistenza vicentina nel battaglione "Marzarotto" in Val Posina, divisione "Ateo Garemi", delle Brigate Garibaldi.

Muore fucilato dai soldati tedeschi a Malga Zonta (comune di Folgaria, Provincia autonoma di Trento) dopo la battaglia tra i partigiani da lui comandati, rifugiati all'interno della malga, e le truppe tedesche in rastrellamento (Operazione "Belvedere"). La fucilazione dei partigiani catturati e di tre malgari viene ricordata come l'eccidio di Malga Zonta.

Controversie[modifica | modifica wikitesto]

Sull'episodio che portò alla sua fucilazione sono sorte nel tempo parecchie controversie, dovute alla controproducente rappresentazione agiografica fatta dai sopravvissuti e soprattutto dalle associazioni partigiane. Fu messo in dubbio che il corpo recuperato dopo la fine della guerra fosse quello del Viola. In effetti al riconoscimento della salma nessuno dei parenti era presente. E non aiutò il fatto che nei registri dell'anagrafe del Comune di Folgaria, il decesso del Viola fu datato 6/08/1944 ovvero una settimana prima della battaglia.

Altra polemica sorse circa l'attribuzione al "Marinaio" delle sue ultime parole rivolte ai fucilatori. Infatti le testimonianze dei sopravvissuti, accertate dal alcuni studiosi storici[1], provano che furono "Viva Stalin!" e non "Viva l'Italia" come il mito vorrebbe.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di una pattuglia di partigiani, teneva fronte per lungo tempo a soverchianti forze tedesche che l'avevano circondato. Terminate le munizioni, abbatteva in lotta a corpo a corpo due nemici e con le armi ad essi strappate prolungava l'eroica resistenza finché sparata l'ultima cartuccia, veniva sopraffatto e catturato. Condotto alla fucilazione, insieme ad altri compagni, li incitava al supremo sacrificio e prima di morire lanciava in faccia ai carnefici il grido: "Viva l'Italia"[2]»
— Malga Zonta, 11 agosto 1944.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Ezio Maria Simini e Francesco Piscioli
  2. ^ Quirinale - scheda - visto 23 febbraio 2009

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Luca Valente - Eccidio di Malga Zonta - visto 25 febbraio 2009

Controllo di autoritàVIAF (EN61060996 · ISNI (EN0000 0000 3901 5956 · LCCN (ENnb2004311296 · WorldCat Identities (ENlccn-nb2004311296