Athos Maestri

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Athos Maestri
Il capitano pilota Athos Maestri
SoprannomeIl Bocia
NascitaTalignano, 14 aprile 1913
MorteCielo del Mediterraneo Orientale, 1º agosto 1942
Cause della mortecaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegia Aeronautica
SpecialitàBombardieri
Anni di servizio1935-1942
GradoCapitano pilota
GuerreGuerra d'Etiopia
Seconda guerra mondiale
Comandante di261ª Squadriglia, 106º Gruppo, 47º Stormo Bombardamento Terrestre
Decorazionivedi qui
dati tratti da Athos Maestri[1]
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Athos Maestri (Talignano, 14 aprile 1913Cielo del Mediterraneo Orientale, 1º agosto 1942) è stato un aviatore italiano, che fu un pluridecorato capitano pilota della specialità bombardamento della Regia aeronautica durante la seconda guerra mondiale. Comandante della 261ª Squadriglia, 106º Gruppo, 47º Stormo Bombardamento Terrestre, fu decorato con Medaglia d'oro al valor militare alla memoria per il coraggio dimostrato in combattimento.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Sala Baganza, provincia di Parma, il 14 aprile 1913,[2] figlio di Mario e Angiolina Bontempi.[1] Frequentò la scuole elementari a Collecchio, ma nel 1925 la famiglia si trasferì a L'Aquila, dove frequentò la scuola industriale. Lasciò gli studi a causa dello scarso rendimento andando a lavorare presso il settore edile, ma ammalatosi lasciò il lavoro per riprendere gli studi. Iscrittosi al Liceo-Ginnasio "D. Cotugni" ottenne la Maturità Classica nel 1930-1931, e l'anno successivo si iscrisse alla facoltà di scienze economiche e commerciali dell'Università Bocconi di Milano.[1] Appassionatosi al mondo dell'aviazione, nel 1933 iniziò a frequentare il corso per Allievo Ufficiale di Complemento della Regia Aeronautica a Parma.[1] Nell'aprile 1934 si iscrisse alla Scuola civile di pilotaggio Breda[3] di Sesto San Giovanni, conseguendo il brevetto di pilota nel luglio dello stesso anno.[1] In agosto si trasferì presso il campo d'aviazione di Grottaglie, 2ª Squadriglia addestramento della Scuola Osservazione Area, dove conseguì il brevetto di pilota militare[N 1] nel mese successivo.[1]

Nominato sottotenente di complemento entrò in servizio presso la 14ª Squadriglia, 4º Gruppo[4] del 7º Stormo Bombardamento Terrestre di Lonate Pozzolo equipaggiata con i bombardieri Caproni Ca.101.[1] Congedato nel corso del 1934 riprese gli studi universitari, ma nel febbraio dell'anno successivo rientrò in servizio in vista dello scoppio della guerra con l'Etiopia,[5] Nel febbraio del 1936 partì per l'Eritrea in seno al 7º Stormo, e in quel teatro operativo fu decorato con una Medaglia d'argento e una Croce di guerra al valor militare, venendo promosso al grado di tenente in servizio permanente effettivo (SPE).[6] In forza alla 62ª Squadriglia, 29º Gruppo del 9º Stormo Bombardamento Terrestre di stanza a Gura,[7] volo sui bombardieri trimotori Savoia-Marchetti S.81 Pipistrello.,[7] prendendo parte alle operazioni di repressione della guerriglia etiopica, e nel 1938 fu decorato nuovamente ferito[N 2] in azione, venendo per questo decorato con una seconda Medaglia d'argento al valor militare.[8] Rientrato in Patria, il 3 luglio 1939 sposò la signorina Concetta Branchi, e il 28 ottobre dello stesso anno fu promosso capitano pilota.[8] Messo a terra a causa della mutilazione subita, grazie all'intercessione del generale Amedeo di Savoia-Aosta Duca d'Aosta[N 3] poté tornare a volare, ritornando in Africa Orientale Italiana.[8]

All'atto dell'entrata in guerra del Regno d'Italia, il 10 giugno 1940, prestava servizio come comandante[N 4] della Squadriglia di Stato maggiore del Comando settore aeronautico nord di stanza all'Asmara, passando poi, il 4 agosto, a quello della 118ª Squadriglia del 27º Gruppo B.T. bis[9] volando sui bombardieri Caproni Ca.133 e S.81.[10] Compì numerose missioni di bombardamento contro obiettivi terrestri in Sudan e navali nel Mar Rosso.[8] Rientrato in Italia prima della caduta dell'Impero italiano, nel giugno 1941 assunse il comando della 261ª Squadriglia, 106º Gruppo del 47º Stormo Bombardamento Terrestre[2] di Grottaglie, equipaggiata con i bombardieri CANT Z.1007 Alcione.[11] Trasferitasi all'Aeroporto di Rodi-Marizza la squadriglia iniziò ad operare contro obiettivi aeronavali e terrestri inglesi.[8] Il 10 settembre fu nuovamente ferito in combattimento, venne decorato con una terza Medaglia d'argento nel gennaio 1942, e citato sul Bollettino di Guerra per le azioni sulla base navale di Alessandria d'Egitto.[8] Durante una di questa missioni su Alessandria, effettuata nella notte tra il 31 luglio[10] e il 1º agosto,[N 5] il suo aereo, intercettato da caccia notturni Bristol Beaufighter[12] del No.46 Squadron,[13] e fu gravemente colpito precipitando in mare.[14] Il suo corpo non venne mai ritrovato.[N 6] Decorato con una quarta Medaglia d'argento, fu successivamente insignito della Medaglia d'oro alla memoria.[12]

Insignito anche della laurea honoris causa in matematica e fisica alla memoria, gli è stata intitolata una Piazza del quartiere Montebello e la locale sezione dell'Associazione Arma Aeronautica di Parma.[14]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare alla memoria - nastrino per uniforme ordinaria
«Ardimentoso comandante di squadriglia, volontario nella guerra d’Etiopia, riportava per ben due volte, sul corpo, i segni gloriosi dei duri combattimenti sostenuti e sul petto le insegne di quattro ricompense al valore. Affrontava l’attuale conflitto, benché già mutilato di guerra, con identico entusiasmo e superba infaticabile operosità, trascinando il suo reparto al conseguimento di continui brillanti successi in un’aura di epico eroismo coronato da duri, cruenti sacrifici. Primo e volontario sempre nelle più rischiose azioni, recava al nemico considerevoli accertati danni, sia che ne attaccasse le navi rabbiosamente difese che le basi aeronavali più munite e lontane. Ferito per la terza volta in seguito a combattimento con la caccia avversaria notturna riprendeva non ancora completamente ristabilito, con immutabile iena ed entusiasmo, il comando del suo reparto che dal suo indomito esempio traeva lo spirito e la volontà per perseverare, durante tutto un anno, in una lotta senza soste contro un nemico invano annidato al di là del mare. Da una difficile e pericolosa azione, alla quale aveva chiesto insistentemente di partecipare, condotta sugli apprestamenti aero portuali posti a difesa della munitissima base di Alessandria, non faceva ritorno. Cielo del Mediterraneo Orientale, 28 agosto 1941 - 1º agosto 1942
— Decreto Luogotenenziale 12 ottobre 1945[15]
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Ardito pilota di apparecchio da bombardamento, dimostrava in ogni impresa bellica entusiasmo, sangue freddo ed alto senso del dovere. Durante un'azione sulla carovaniera Lat Muggia rimasto ferito alla gamba destra da un proiettile di mitragliatrice, noncurante del dolore e celando con eccezionale forza d'animo il suo stato al capo equipaggio continuava la propria missione fino al completo scarico delle bombe su un importante nucleo di armati. Cielo di Muggia, 6 aprile 1936
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Audace e generoso pilota, di rara capacità, volontario in ogni missione che comportava rischio. Per un principio d'incendio a bordo che provocava l'arresto di due motori, mentre effettuava un lancio a bassissima quota, riusciva ad atterrare felicemente in una angusta e accidentata striscia di terreno ed a ripartire qualche giorno dopo con l'apparecchio non completamente messo a punto per difficoltà di mezzi. Durante un bombardamento in appoggio allo stesso presidio, nonostante fosse stato ferito seriamente in più parti del corpo, assieme ad un componente dell'equipaggio, col motore centrale fermo perché colpito in parte vitale, continuava con sereno sprezzo del pericolo la missione affidatagli e solamente al compimento di essa rientrava alla base di partenza. Ricoverato in ospedale dove essere immediatamente inviato in Italia per le sue gravi condizioni. Cielo dell'Impero, gennaio 1938-giugno 1938-XVI
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di squadriglia da bombardamento, partecipava ad alcune azioni su lontane e munitissime basi avversarie e a numerose ricognizioni a grande raggio, dimostrando sempre perizia, ardimento e sprezzo del pericolo. In ogni circostanza dava prova di alto senso del dovere e di belle doti militari. Cielo del Mediterraneo, agosto 1941-gennaio 1942
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
— Regio Decreto 31 ottobre 1942[16]
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Abile ed audace capo equipaggio di apparecchio da bombardamento pesante, volatore entusiasta ed infaticabile, durante un lungo ciclo operativo svolgeva intensa e brillante attività dimostrando in ogni circostanza eccezionale sangue freddo, sprezzo del pericolo, spirito del dovere. Incurante della reazione avversaria che colpiva più volte l'apparecchio, continuava arditamente a bombardare a bassa quota nuclei ribelli fino a completo esaurimento del carico delle bombe. Esempio costante di fedeltà e coraggio. Cielo dell'Africa Orientale, febbraio-luglio 1936
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Ardimentoso Comandante di Squadriglia, volontario della guerra d'Etiopia, riportava per ben due volte, sul corpo, i segni gloriosi dei duri combattimenti sostenuti e sul petto le insegne di quattro ricompense al valore. Affrontava l'attuale conflitto, benché già mutilato di guerra, con identico entusiasmo e superba infaticabile operosità, trascinando il suo reparto al conseguimento di continui brillanti successi in un'aura di epico eroismo coronato da duri, cruenti sacrifici. Primo e volontario sempre nelle più rischiose azioni recava al nemico considerevoli danni, sia che ne attaccasse le navi rabbiosamente difese che le basi aeronavali più munite e lontane. Ferito per la terza volta in seguito a combattimento con la caccia avversaria notturna riprendeva non ancora completamente ristabilito, con immutabile lena ed entusiasmo, il comando del suo reparto che dal suo indomito esempio traeva lo spirito e la volontà per perseverare durante tutto un anno, in una lotta senza soste contro un nemico invano annidato al di là del mare. Da una difficile e pericolosa azione alla quale aveva chiesto insistentemente di partecipare, condotta sugli apprestamenti aeroportuali posti a difesa della munitissima base aeronavale di Alessandria, non faceva ritorno. Cielo del Mediterraneo Orientale, 28 agosto 1941- 1º agosto 1942

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Volando su velivolo Ansaldo A.300/6.
  2. ^ Subì la mutilazione dell'astragalo del piede.
  3. ^ Secondo alcune fonti si interessò al suo caso anche il potente gerarca fascista Ettore Muti.
  4. ^ Assunse tale comando in data 13 marzo 1940.
  5. ^ Nonostante fosse rimasto ferito alla testa durante un combattimento aereo due settimane prima, chiese ed ottenne di partecipare alla missione.
  6. ^ Lasciava la moglie e i due figli, la primogenita Annarita, nata il 31 maggio 1941, e il secondogenito Fabio, nato 71 giorni dopo la sua morte, l'11 ottobre 1942. La morte fu confermata mesi dopo dal secondo pilota, unico sopravvissuto all'impatto, per lettera alla famiglia spedita dal campo di prigionia inglese in Africa dove si trovava rinchiuso.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g Migliavacca 2019, p. 46.
  2. ^ a b Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare 1969, p. 207.
  3. ^ A Sesto San Giovanni volò su velivoli Breda A.2, A.3, A.4, A.9, SC.4 e Ansaldo SVA 5 e SVA 9.
  4. ^ Dunning 1988, p. 21.
  5. ^ Lioy 1965, p. 40.
  6. ^ Migliavacca 2019, p. 47.
  7. ^ a b Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare 1977, p. 63.
  8. ^ a b c d e f Migliavacca 2019, p. 48.
  9. ^ Dunning 1988, p. 33.
  10. ^ a b Migliavacca 2015, p. 101.
  11. ^ Garello 2002, p. 27.
  12. ^ a b Migliavacca 2015, p. 103.
  13. ^ Garello 2002, p. 37.
  14. ^ a b Migliavacca 2019, p. 49.
  15. ^ Bollettino Ufficiale 1945, disp.23, pag.1028 e B.U. 1959, supl. 7, pag.99.
  16. ^ Bollettino Ufficiale 1942, disp.46, registrato alla Corte dei Conti addì 16 dicembre 1942, registro n.12 Aeronautica, foglio n.330.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Chris Dunning, Combat Units od the Regia Aeronautica. Italia Air Force 1940-1943, Oxford, Oxford University Press, 1988, ISBN 1-871187-01-X.
  • Giancarlo Garello, Ali d'Italia n.18. C.R.D.A. Cant Z.1007, Torino, La Bancarella Aeronautica, 2002.
  • Vincenzo Lioy, L'Italia in Africa. L'opera dell'Aeronautica. Eritrea Somalia Etiopia (1919-1937) Vol.2, Roma, Istituto Poligrafico dello Stato, 1965.
  • Franco Pagliano, Aviatori italiani: 1940-1945, Milano, Ugo Mursia Editore, 2004, ISBN 88-425-3237-1.
  • Franco Pagliano, Storia di diecimila aeroplani, Milano, Edizioni Europee, 1954.
  • Gianni Rocca, I disperati - La tragedia dell'aeronautica italiana nella seconda guerra mondiale, Milano, 1993, ISBN 88-04-44940-3.
  • Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, Testi delle motivazioni di concessione delle Medaglie d'Oro al Valor Militare, Roma, Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare, 1969.
  • Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, I Reparti dell'Aeronautica Militare Italiana, Roma, Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare, 1977.

Periodici[modifica | modifica wikitesto]

  • Carlo Migliavacca, L'ultima notte, in Rivista Aeronautica, n. 4, Roma, Editore Servizi Difesa s.p.a., 2015, pp. 100-103.
  • Carlo Migliavacca, Athos Maestri, in Aerei nella Storia, n. 128, Parma, West-Ward Edizioni, ottobre-novembre 2019, pp. 46-49.
  • Nico Sgarlato, Le Aquile dell'Impero, in Ali di Gloria, n. 3, Parma, Delta Editrice, aprile-maggio 2012.