Švitrigaila
Švitrigaila | |
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Raffigurazione di Švitrigaila nelle cronache di Alessandro Guagnini pubblicate nel 1578 | |
granduca di Lituania | |
In carica | ottobre 1430 - 31 agosto 1432 (in opposizione al fratello Ladislao II Jagellone) |
Predecessore | Vitoldo |
Successore | Sigismund Kęstutaitis |
granduca di Rutenia | |
In carica | 1432 – 1440 |
Predecessore | Vitoldo |
Successore | Casimiro IV di Polonia |
duca di Volinia | |
In carica | 1434 – 1452 |
Predecessore | Teodoras |
Successore | Simonas |
Nascita | 1370 circa o 1373 |
Morte | Luc'k, 10 febbraio 1452 o 1453 |
Sepoltura | Cattedrale di Vilnius |
Dinastia | Gediminidi |
Padre | Algirdas |
Madre | Uliana di Tver' |
Consorte | Anna di Tver' |
Figli | NN (morto in tenera età) |
Religione | paganesimo, poi cattolicesimo |
Švitrigaila (in polacco Świdrygiełło; in bielorusso Свідрыгайла?; in ucraino Свидрига́йло Ольгердович?; prima del 1370 – Luc'k, 10 febbraio 1452) è stato granduca di Lituania dal 1430 al 1432[1].
Battezzato con il nome di Boleslao, trascorse la maggior parte della sua vita in lotte dinastiche, spesso per lui infruttuose, contro i suoi cugini Vitoldo e Sigismondo Kęstutaitis (rispettivamente suo predecessore e successore al potere).
Riuscì a ricoprire il ruolo di granduca soltanto tra il 1430 e il 1432, sia pur senza l'approvazione di suo fratello e re di Polonia Ladislao II Jagellone, ma quando uscì sconfitto dalla guerra civile lituana rinunciò a ogni sua ambizione e si accontentò di ricoprire il ruolo di duca della Volinia. Personaggio dal carattere determinato e controverso, è stato riconosciuto da alcuni degli storici moderni come una sorta di patriota antesignano della Lituania, poiché le sue lotte impedirono che il Granducato perdesse la propria autonomia e divenisse parte del regno di Polonia.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Primi anni
[modifica | modifica wikitesto]Švitrigaila era uno dei figli di Algirdas, granduca di Lituania, e dalla sua seconda moglie Uliana di Tver'. Poiché si ritiene che fosse il figlio minore o comunque il secondo figlio più giovane di Algirdas e benché la sua data di nascita risulti sconosciuta, essa è solitamente collocata intorno al 1370.[1][2] Lo studioso William Urban la individua lievemente più tardi, ovvero nel 1373 circa.[3] Quando Algirdas morì nel 1377, molti dei suoi figli e nipoti cominciarono a litigare per l'eredità, ma gli storici tendono a ritenere che Švitrigaila ricevette una minima parte, se non alcunché.[4] Non è possibile ricostruire molti aspetti legati ai suoi primi anni, in quanto non si conoscono notizie legate alla sua infanzia tramandate storicamente.[1] Il nome di Švitrigaila appare per la prima volta nelle fonti nell'ottobre del 1382, quando viene indicato tra i testimoni della firma del trattato di Dubysa tra suo fratello maggiore Jogaila e i Cavalieri teutonici.[5]
Nel febbraio del 1386, Švitrigaila partì alla volta di Cracovia assieme ai suoi fratelli Jogaila, Vygantas, Karigaila e al cugino Vitoldo.[6] Jogaila aveva partecipato a lunghe trattative finalizzate a ottenere la corona del regno di Polonia, cosa che gli fu garantita sia pur ad alcune condizioni tassative, tra cui la necessità di convertirsi al cristianesimo, poiché il Granducato di Lituania era ancora uno Stato pagano.[7] Quest'alleanza tra Polonia e Lituania avrebbe dato origine a un'unione bilaterale che sarebbe durata per secoli. Il 15 febbraio del 1386 Švitrigaila, così come i suoi parenti summenzionati, ricevette il sacramento del battesimo[6] (probabilmente dall'arcivescovo di Gniezno Bodzanta). In quell'occasione ricevette il nome cristiano di Boleslao, con cui invero viene raramente indicato dalle fonti coeve, nonostante la conversione.[1]
Il periodo tra il 1385 e il 1392 si rivelò particolarmente travagliato per quanto riguardava i rapporti bilaterali tra Polonia e Lituania. Jogaila, che a seguito del battesimo divenne noto con il nome di Ladislao II Jagellone, risultava formalmente anche alla guida del Granducato di Lituania, ma la nobiltà baltica mal sopportava la sua autorità, considerando che gli affari legati al loro Stato sembravano essere stati relegati a un ruolo secondario e che alcuni di loro paventavano addirittura l'ipotesi di venire assorbiti dalla Polonia. Nel 1387, consapevole della necessità di delegare il compito di amministrarla, Ladislao nominò il fidato fratello Skirgaila in qualità di reggente.[8] Sempre nel 1387, la Lituania stava vivendo una lotta di potere per il predominio nell'Europa orientale con la Moscovia, con gli scontri che si concentravano però perlopiù a livello locale nei pressi di Smolensk, contesa da decenni.[9] Per vendicare la sconfitta subita l'anno precedente nella battaglia del fiume Vichra e la morte del padre, il principe Jurij di Smolensk attaccò la Lituania, ma la sua avanzata si impantanò nei pressi di una fortezza di confine presidiata da Švitrigaila, il quale seppe contenere il nemico fino all'arrivo del fratello Kaributas e di Vitoldo, che inseguirono gli aggressori fino a Smolensk costringendone gli abitanti a versare un enorme tributo.[9]
Con il passare del tempo, Skirgaila si rivelò impopolare sia tra i nobili sia tra le fasce più umili della popolazione.[8] Ben presto Vitoldo, il più desideroso di imporsi al potere in Lituania, cominciò ad accattivarsi diversi apprezzamenti da un nutrito numero di sostenitori, oltre a impegnarsi per ricercare supporto esterno.[7][8] Nel 1389, Vitoldo attaccò con la forza la capitale della Lituania Vilnius, con il preciso tentativo di assumere il potere.[8][10] Tale evento scatenò la guerra civile lituana del 1389-1392, conclusasi con l'assegnazione da parte di Ladislao II al cugino Vitoldo del ruolo di reggente della Lituania, con la promessa che gli sarebbe stato sottoposto; in realtà, Vitoldo rimase dipendente dal cugino soltanto formalmente.[11] In questo contesto, mentre a Vitoldo venivano restituiti i suoi antichi possedimenti, Švitrigaila addusse come pretesto la morte di sua madre e reclamò che gli fosse assegnata, a titolo di eredità, la città di Vicebsk.[12] Si precipitò dunque verso la destinazione e, «mosso da una brutalità che contraddistinguerà tutte le sue vicende [politiche]», ne catturò il governatore Fëdor Vesna per poi condannarlo a morte.[12] In una rara occasione durante cui Vitoldo e Skirgaila cooperarono, considerati gli scontri che li avevano frapposti durante tutto il corso della guerra civile lituana, Švitrigaila finì imprigionato e spedito a Cracovia.[12] I suoi legami con l'Ordine di Livonia, atavico nemico del Granducato di Lituania, vennero ritenuti inoltre troppo sospetti da Ladislao Jagellone.[13] Rimasto alla corte polacca per tre anni, in quel lasso di tempo cominciò a meditare seriamente l'ipotesi di impossessarsi con la forza del potere nel Granducato.[1] Si ascrive infatti a lui il tentato assassinio di Vitoldo del 1394, terminato però con un fallimento.[14]
Lotte iniziali contro Vitoldo
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1396 riuscì ad abbandonare Cracovia recandosi prima in cerca di sostegno in Slesia, al cospetto di Premislavo I Noszak di Teschen, e poi in Ungheria, alla corte di Sigismondo di Lussemburgo.[12][15] È probabile che non avesse ottenuto grandi fortune da questo incontro, avendo forse confidato in un mutamento dello scenario in Lituania; compiendo una scelta che non fu seguita da Švitrigaila, Vitoldo aveva infatti abbandonato il cattolicesimo aderendo alla religione ortodossa, esponendosi al rischio di attirarsi le antipatie di alcuni dei membri più intransigenti della nobiltà.[16] Al termine del suo ciclo di viaggi, nel 1398, Švitrigaila giunse al cospetto del Gran maestro dell'Ordine teutonico Konrad von Jungingen, il quale però gli negò qualsiasi forma di aiuto perché stava imbastendo con Vitoldo le trattative finalizzate alla stesura di un accordo, il futuro trattato di Salynas, ai sensi del quale il granduca lituano avrebbe ceduto il possesso di una porzione della contesa Samogizia.[17] È comunque verosimile che, prima di conoscere le volontà di von Jungingen, avesse prestato servizio al fianco dei teutonici per un breve lasso di tempo.[18] Impossibilitato a perorare la sua causa senza supporto esterno, Švitrigaila decise di ritornare a Cracovia e si pentì pubblicamente dinanzi al fratello Ladislao Jagellone.[19] Ciò indusse il re polacco a decidere di cedere a Švitrigaila il possesso, a titolo di feudo, di alcune terre situate nella Podolia orientale; al di là del gesto di clemenza, taluni storici hanno ritenuto che Ladislao perseguisse anche un secondo fine, volendo forse segretamente assecondare le mire espansionistiche del giovane ribelle per contrastare il rafforzamento del potere del cugino Vitoldo.[19] Nell'agosto del 1399, Švitrigaila partecipò alla disastrosa spedizione condotta da Vitoldo contro i tartari dell'Orda d'Oro e culminata con la battaglia del fiume Vorskla.[20] Durante questo scontro perse la vita il nobile polacco Spytek II di Melsztyn, i cui feudi furono incamerati per decisione di Ladislao Jagellone da Švitrigaila.[21] Principalmente concentrati nella Podolia occidentale, essi comprendevano la fiorente città di Novhorod-Sivers'kyj[1] e, seppure queste terre non facessero parte del Granducato lituano, si trattava comunque di un'ampia porzione di territori.[21] Malgrado ciò, Švitrigaila mirava a un altro obiettivo ed era consapevole del fatto che la reputazione di Vitoldo, sia in patria sia in Polonia, era stata affossata dalla fatale disfatta di Vorskla, motivo per cui pensò di rendersi portatore degli interessi di quella cerchia di nobili maggiormente scontenta.[20]
La battaglia del fiume Vorksla aveva plasticamente svelato a Vitoldo quanto mai fosse necessario del supporto esterno, soprattutto per presidiare le vastissime frontiere del suo Granducato.[21] Ecco perché, considerato che Ladislao Jagellone non aveva un erede e Vitoldo era molto affascinato dal mondo europeo occidentale, potendo altresì contare su un numero consistente di fidati consiglieri polacchi, il granduca lituano si avvicinò alla Polonia piuttosto che allontanarsi, circostanza la quale portò alla conclusione dell'Unione di Vilnius e Radom del 1401.[21] Ai sensi della stessa, Vitoldo diveniva sovrano indipendente fino alla sua morte, all'indomani della quale la Lituania sarebbe stata governata da Ladislao e dalla corona polacca.[22]
Verso la fine dell'anno, Švitrigaila pianificò di nuovo di recarsi nel territorio dello Stato monastico dei Cavalieri Teutonici, in cerca di supporto alla sua causa.[21] Il momento storico appariva particolarmente favorevole: tutte le attenzioni internazionali erano concentrate sull'imminente matrimonio che avrebbe avuto luogo tra Ladislao Jagellone e Anna di Celje, dalla quale il re polacco sperava di poter avere il tanto agognato erede, malgrado coesistessero forti perplessità (la notevole differenza di età tra i due coniugi, la non conoscenza da parte di Anna del polacco e il totale disinteresse da parte di Ladislao di qualunque argomento che non riguardasse la caccia o l'ars bellica).[23] Il 31 gennaio del 1402, due giorni dopo le celebrazioni delle nozze tra Ladislao e Anna, Švitrigaila si presentò travestito da mercante a Marienburg, la capitale dello Stato monastico, e incontrò ancora il Gran maestro von Jungingen, dicendosi disponibile a prestare a lui i propri servigi.[23] Le due controparti giunsero dunque a un'intesa, ai sensi della quale il Gran maestro avrebbe aiutato Švitrigaila a recuperare le sue terre nella Rus' meridionale e avrebbe appoggiato la sua pretesa al ruolo di granduca, consentendo in cambio ai crociati di governare indisturbati i loro territori, compresa la Samogizia.[23] Poiché il possesso della regione non era stato ceduto da Vitoldo, Švitrigaila si impegnò a mantenere questa promessa firmando a suo nome il trattato di Salynas.[23] Senza avvertire Vitoldo, i Cavalieri teutonici e l'Ordine di Livonia aggredirono simultaneamente la Lituania nel marzo del 1402; in seguito, annunciarono di riconoscere Švitrigaila quale legittimo granduca di Lituania.[23] Pare che qualche boiardo fosse favorevole all'ascesa di Švitrigaila al potere, ma in pochi apparivano disposti a dichiararlo apertamente.[24] La decisione assunta da Konrad coincise con un cinico calcolo politico senza alcuna sfumatura religiosa,[25] aspetto che del resto non connotava più la lunga crociata lituana da più di qualche anno. A maggio, dopo due mesi di lotte, il Gran maestro e Ladislao Jagellone si incontrarono di persona, un gesto questo indicativo della volontà di entrambi di trattare.[26] Probabilmente, ciò testimoniava anche i fallimenti riportati da Švitrigaila nella sua personale lotta.[26] Una volta respinto il grande assalto diretto contro Vilnius dai teutonici, Vitoldo seppe stroncare i pochi aristocratici filo-teutonici presenti in patria e respinse Švitrigaila e i suoi sostenitori.[27][28]
Nel 1403, papa Bonifacio IX vietò ai teutonici di attaccare la Lituania, con il risultato che i combattimenti si esaurirono.[29] Iniziò così un lungo percorso diplomatico culminato nel 1404 con il ripristino dei vecchi confini e con la rinuncia di Švitrigaila a sostenere qualunque rivolta anti-lituana, in cambio di una riconciliazione con la sua famiglia.[30] La partecipazione di Švitrigaila all'assedio condotto da Vitoldo nel 1404 (o 1405) ai danni di Smolensk certifica il riavvicinamento.[23][31] Malgrado l'attacco fallì, Vitoldo riuscì comunque a ripristinare l'autorità lituana sulla città[23] e Švitrigaila venne ricompensato con l'assegnazione di alcune terre situate nei pressi del fiume Dnepr.[31] Nel 1406 fornì assistenza al suo cugino granduca nella guerra condotta contro Pskov,[32] ma ciononostante le mire di potere di Švitrigaila non si erano mai del tutto spente. È per questa ragione che, come attestano le fonti coeve, nel 1408 partì alla volta di Mosca allo scopo di ottenere l'aiuto di Basilio I.[33] Pare suscitò un'impressione positiva sul sovrano, tanto che gli venne concessa la gestione dell'importante regione di Vladimir (pari in termini di grandezza a circa la metà del territorio della Moscovia).[33] Finì tuttavia probabilmente prigioniero tra i tartari quando questi attaccarono le terre di Basilio, salvo poi fare ritorno alla corte di Vitoldo nel settembre del 1409.[34] Il granduca non si fidò mai «di cenare allo stesso tavolo», assumendo infine la drastica decisione di imprigionare Švitrigaila non appena venne a conoscenza della corrispondenza segreta che questi stava intrattenendo con il Gran maestro teutonico.[34][35]
Fuga dalla prigionia e riconciliazione
[modifica | modifica wikitesto]Švitrigaila rimase confinato dal 1409 al 1418 e sottoposto a un rigido regime di controllo degli atti da lui scritti. Infatti, benché non trascorse quegli anni in una cella fredda e buia, durante questo periodo fu autorizzato a emanare atti soltanto con il consenso del granduca o a spedire dei documenti per le chiese. Solo in seguito fu allontanato da Vilnius e sorvegliato nel castello di Kremenec'.[36] William Urban ha provato a spiegare la scelta di Vitoldo sostenendo che la morte di Švitrigaila non gli «avrebbe arrecato alcun beneficio»; semmai, tenerlo in vita avrebbe screditato le pretese di qualsiasi altro potenziale oppositore che intendeva aspirare al ruolo di granduca.[37]
Nel 1418, alcuni nobili rus' si presentarono al comandante di Kremenec' in veste di mercenari. Dopo essersi assicurati la sua fiducia, riuscirono a organizzare durante una notte l'evasione di Švitrigaila uccidendo le sentinelle e dirigendosi poi verso ovest.[37] Vi è però incertezza sul percorso effettivamente seguito. Secondo la Cronaca di Nikon, il nobile lituano cavalcò fino all'Ungheria, dopodiché raggiunse Costanza per incontrare l'imperatore Sigismondo di Lussemburgo (e dove contava di imbattersi in qualche simpatizzante della sua causa durante il concilio in corso), che da lì lo inviò in Prussia, da dove infine raggiunse in segreto la Samogizia.[1][38] Secondo lo storico William Urban, risulta più credibile il resoconto fornito dal cronista prussiano Johann von Posilge, secondo il quale Švitrigaila andò in Valacchia e in seguito in Austria, salvo poi fare ritorno in Rus' transitando attraverso il regno d'Ungheria. Mentre la notizia della sua fuga suscitò allarme in Lituania e in Polonia, in Rus' si diffuse un senso di gioia.[39] Nell'estate del 1418, scoppiarono diversi focolai di rivolta in Samogizia fomentati dai sostenitori di Švitrigaila.[39] Tuttavia, la ribellione non venne condotta efficacemente e finì per essere repressa nel mese di ottobre da Vitoldo; non si ha notizia di un coinvolgimento di Švitrigaila in queste operazioni, motivo per cui si ritiene che egli non si trovasse in Samogizia e che avesse probabilmente evitato di immischiarsi.[39] Nel 1419 ebbe luogo una riconciliazione tra Ladislao Jagellone e Švitrigaila, mentre l'anno seguente, sia pur al termine di una serie di incontri in cui gli sforzi compiuti dalla diplomazia furono notevoli, Vitoldo perdonò suo cugino.[1][34] Per suggellare la pace fatta, a Švitrigaila fu ceduto il possesso a titolo di feudo di Černihiv, Brjansk, Trubčevsk e, nuovamente, di Novhorod-Sivers'kyj.[34]
Riappacificati gli animi, Švitrigaila preferì mantenere un basso profilo e gli eventi che lo interessarono assunsero perlopiù un peso marginale. È noto, ad esempio, che nel 1421 respinse un'invasione tartara e fece condurre da Vitoldo i prigionieri catturati.[40] Nel 1422, nelle fasi antecedenti alla guerra di Gollub condotta contro l'Ordine teutonico, cercò di mantenere un atteggiamento pacifico e addirittura si scusò con il Gran per lo scoppio delle ostilità.[41] Švitrigaila ricompare ancora nelle fonti nel 1428, quando assistette militarmente Vitoldo nelle sue campagne contro Novgorod assieme ad altri nobili.[42] Ancora, nell'aprile del 1429 inviò un ambasciatore alla corte Sigismondo di Lussemburgo per ribadire all'imperatore la sua fedeltà al granduca lituano al potere.[43] In realtà, Švitrigaila stava studiando attentamente il contesto geopolitico e aveva compreso che vi erano circostanze a lui favorevoli e altre sfavorevoli. La nascita di figli maschi per Ladislao Jagellone comportava sicuramente una riduzione delle possibilità di aspirare alla successione in Lituania, ma d'altra parte Vitoldo aveva avuto soltanto una figlia femmina, Sofia, la quale aveva sposato Basilio I a Mosca.[34] Inoltre, il rapporto tra Ladislao e Vitoldo stava vivendo una fase turbolenta per via delle conseguenze del congresso di Luc'k e dei dissapori nati a seguito della mancata incoronazione del granduca lituano.[nota 1]
Granduca di Lituania
[modifica | modifica wikitesto]Il 1430 rappresentò un anno decisivo per gli sviluppi politici del Granducato: quando Vitoldo morì verso la fine del mese di ottobre e mentre era ancora in corso la preparazione dei funerali, i sostenitori di Švitrigaila si impadronirono del castello di Vilnius, di Trakai e di altri importanti avamposti.[44] In un momento storicamente imprecisato, Švitrigaila fu poi acclamato nuovo granduca da vari nobili lituani e ruteni: nella storia lituana, si trattò della prima volta in cui l'aristocrazia locale incise, a tutti gli effetti, sulla nomina di un nuovo sovrano.[44] La vasta cerchia di alleati che lo aveva appoggiato non considerò nemmeno l'ipotesi di acclamare il Ladislao Jagellone, il quale veniva malvisto sin dal 1386, quando a giudizio dei baltici li aveva abbandonati per regnare in Polonia.[44] Sempre nello stesso turbolento contesto, mentre si trovava in Lituania per assistere ai funerali di Vitoldo, Ladislao fu fatto addirittura prigioniero.[44] Resta controverso se Ladislao desiderasse effettivamente che suo fratello assumesse il potere, e benché le fonti coeve lascino propendere per il no, di certo si può affermare che le modalità adottate da Švitrigaila furono talmente traumatiche da risultare decisamente sgradite.[45] È altrettanto sicuro che l'élite polacca fosse insoddisfatta di questi sviluppi, al contrario dell'Ordine teutonico, il quale desiderava più di chiunque altro un allontanamento tra Polonia e Lituania.[46] La nobiltà che aveva supportato Švitrigaila, dal canto suo, appariva molto frastagliata, considerato il differente substrato socio-culturale legato a ogni suo membro e le barriere linguistiche o di altro genere sussistenti.[46] A seguito delle acredini insorte lungo il confine polacco-lituano, la posizione di Švitrigaila si palesò in maniera inequivocabile, in quanto egli si disse assolutamente non disponibile a riconoscere la supremazia del re di Polonia nei suoi confronti.[46] Nel mese di novembre, Švitrigaila stilò un atto in cui chiedeva a Cracovia il riconoscimento della sua autorità (firmandosi per la prima volta in assoluto come granduca di Lituania), promettendo in cambio di liberare Ladislao Jagellone; in un documento minore, chiedeva la restituzione di quattro castelli espugnati dai polacchi a seguito della morte di Vitoldo.[46] Nel mese di dicembre, il clima diplomatico appariva rovente: le liti lungo i confini si trascinavano avanti, ma in Polonia prevalse la linea della diplomazia su indicazione del cardinale Zbigniew Oleśnicki e si decise di provare a negoziare con i baltici.[47] La delegazione di diplomatici che doveva partire alla volta della Lituania non lasciò però mai Cracovia, in quanto Ladislao Jagellone fu nel frattempo liberato.[48] Tuttavia, poco dopo venne nuovamente imprigionato per un breve lasso di tempo quando i polacchi rifiutarono di cedere il possesso dei castelli della Podolia contesi.[48] Poiché Švitrigaila aveva frattanto concluso un'alleanza con i tartari, anche la Santa Sede comunicò in una lettera la propria opinione sulla controversia, giungendo a minacciarlo di scomunica.[49] Il re prigioniero fece ritorno in patria soltanto nel febbraio del 1431, venendo pubblicamente criticato dalla nobiltà polacca per aver riconosciuto la legittimità al potere di Švitrigaila senza averla consultata.[48]
Nella primavera dello stesso anno, il granduca lituano si preoccupò di tessere ulteriormente la rete di conoscenze internazionali funzionale a consolidare la sua carica.[50] Una delle prime mosse compiute in politica estera riguardò il suo avvicinamento al voivoda moldavo Alessandro il Buono, un patto che nasceva chiaramente in funzione anti-polacca.[50] Pare che Švitrigaila pensò addirittura di celebrare le nozze con la figlia del voivoda, al fine di rafforzare le sinergie.[51] Poche furono le relazioni amichevoli che poté coltivare a est, dove alcune città russe accettarono di riconoscerlo al potere soprattutto per il timore che potessero scoppiare delle guerre contro di loro in caso contrario; sorprendentemente, forse per via dei dissidi che serpeggiavano tra l'élite russa, la Moscovia non assunse una posizione nitida sul tema, malgrado intrattenne rapporti amichevoli con Švitrigaila.[52] Il principale traguardo raggiunto in campo diplomatico riguardò però l'avvio dei negoziati inerenti alla costituzione di una coalizione con Sigismondo di Lussemburgo e il Gran maestro teutonico Paul von Rusdorf.[48] Švitrigaila comunicò a entrambi l'intenzione di coinvolgere in quest'alleanza anche Ladislao Jagellone, dichiarandosi pronto a mediare quelle dispute che riguardavano il re polacco e Sigismondo.[48] In realtà, Švitrigaila non aveva alcuna intenzione di tenere fede a questa specifica promessa, ma si affrettò a comunicare al monarca ungherese che desiderava ricevere la corona che avrebbe dovuto assumere Vitoldo, una proposta questa tempestivamente accettata da Sigismondo.[48] L'avvicinamento di Švitrigaila all'Ordine teutonico fu suggellato da un'alleanza difensiva firmata a Christmemel il 19 giugno 1431, ai sensi della quale gli veniva garantito l'appoggio militare in caso di attacco polacco.[50] Alla firma del patto fu altresì presente il Gran maestro di Livonia Cisse von Rutenberg.[53]
La celerità con cui queste operazioni vennero compiute si spiega ricordando che, nel febbraio del 1431, i rapporti di Švitrigaila con la Polonia avevano sfiorato il massimo punto di rottura.[54] Durante un'assemblea dei nobili polacchi tenutasi a Sandomierz, si decise di inviare un'ambasciata per chiedere a Švitrigaila di riconoscere la signoria polacca su Horodło, di scusarsi per le lotte da lui condotte in Podolia e di rinunciare sia a quest'ultima che alla Volinia.[54] I tentativi di mediazione divennero inutili e la guerra si profilò sempre più all'orizzonte, con il risultato che pochi giorni dopo la firma del trattato di Christmemel tra il granduca lituano e i teutonici, i polacchi cominciarono a eseguire delle operazioni di guerriglia, malgrado lo stato di aperto conflitto fu formalmente dichiarato solo all'inizio di luglio.[54] Le prime ostilità di quella che è passata alla storia come guerra di Luc'k ebbero luogo proprio a Horodło, ma nonostante tutto le manovre belliche ebbero una portata abbastanza limitata e, ben presto, entrambi gli schieramenti preferirono rinunciare ai combattimenti e lasciare spazio al dialogo.[54] Fu con queste premesse che, il 26 agosto del 1431, fu firmata una tregua della durata di due anni a Chortoryisk, poi ratificata nuovamente da Švitrigaila all'inizio di settembre.[50] Vari storici hanno dibattuto sulla criptica decisione della Lituania di sospendere i combattimenti, considerando che di fatto favoriva il nemico e che il 23 agosto l'Ordine l'aveva assistita attaccando il castello di Chortoryisk.[50][54] È verosimile credere che Švitrigaila avesse scoperto di poter contare su uno scarso supporto interno, con i nobili ruteni e lituani i quali sembravano tutt'altro che entusiasti alla prospettiva di lunghe battaglie.[54] D'altronde lo stesso sentimento serpeggiava in Polonia, tanto che verso la fine dell'anno si fece strada l'ipotesi di accettare Švitrigaila al comando del Granducato, sia pur in veste di reggente.[54][55]
Nei primi mesi del 1432, continuava a trapelare la volontà polacca di non portare avanti l'alleanza con la Lituania ricorrendo alla forza, motivo per cui furono eseguiti alcuni gesti distensivi come liberare dei prigionieri baltici.[54] Il tentativo più serio di risolvere le problematiche si verificò in occasione di un'assemblea tenutasi a Sieradz tra aprile e maggio, durante cui i polacchi riconobbero Švitrigaila granduca alle stesse condizioni riservate a Vitoldo (ovvero il Granducato avrebbe conservato una virtuale separazione fino alla morte del sovrano).[50][56] Tuttavia, questa proposta venne rigettata, decisione che secondo gli storici moderni andrebbe ritenuta avventata.[57] La guerra di Luc'k aveva dimostrato la superiorità degli eserciti polacchi sulle forze lituane e su quelle dell'Ordine teutonico, ma ciò non aveva dissuaso Švitrigaila dal rinnovare l'alleanza con l'Ordine a Christmemel il 15 agosto.[57] Fu in quel contesto che l'ipotesi ventilata in ambienti polacchi di ampliare una spaccatura tra la nobiltà lituana e Švitrigaila attecchì del tutto.[50] Gli aristocratici al fianco del granduca erano infatti perlopiù ruteni e perseguivano interessi diversi dai baltici, in quanto l'obiettivo principale dei primi coincideva con la difesa delle loro tradizioni contro le politiche accentratrici di Vilnius.[57] La crescita dell'influenza rutena generò in vari esponenti un ripensamento che si rivelò decisivo negli eventi successivi.[57] Le politiche di Švitrigaila provocarono inoltre il malcontento della Chiesa cattolica (a cui non aveva mai effettuato delle donazioni, a differenza del suo predecessore) e dei nobili lituani che in passato avevano maggiormente supportato Vitoldo.[57] Così, a mano a mano che tra le fila degli oppositori aumentava il nugolo di vescovi cattolici, dall'altra parte andavano temporaneamente accantonandosi i sentimenti anti-polacchi che avevano accompagnato la tormentata successione di Vitoldo.[57] La crescita del fronte contrario a Švitrigaila accelerò nell'estate del 1432, mentre egli si preoccupava di rinforzare i suoi legami con l'Ordine, impegnato nella guerra polacco-teutonica.[58]
Detronizzazione e guerra civile
[modifica | modifica wikitesto]Nella notte tra il 31 agosto e il 1º settembre, quando Švitrigaila e il suo seguito di guardie si trovavano ad Ašmjany, lungo la strada che conduceva a Brėst per incontrare Ladislao Jagellone, furono aggrediti dai sostenitori di Sigismondo Kęstutaitis.[58][59] Quest'ultimo, che era il fratello di Vitoldo ed era appoggiato da vari aristocratici, oltre che dalla Polonia stessa, ne approfittò per insediarsi al potere e iniziò a professarsi granduca legittimo, mentre Švitrigaila riuscì fortunosamente a raggiungere Polack.[58][59] La Lituania si frammentò così in due entità politiche, dove a ovest Sigismondo veniva sostenuto dalla regione di Vilnius, dalla Samogizia, dalla Podlachia, da Hrodna, da Brėst e da Minsk, e invece a ovest, principalmente a Polack, Vicebsk, Smolensk, Kiev, la Volinia e la Podolia orientale, si concentravano i sostenitori di Švitrigaila.[59] Nei mesi successivi, entrambe le parte si impegnarono a ricercare alleati in quella che sarebbe stata la lunga guerra civile lituana del 1432-1438.[1] Così, mentre Sigismondo si assicurava il sostegno polacco, Švitrigaila strinse accordi con i tatari dell'Orda d'Oro, l'Ordine di Livonia e l'Ordine teutonico.[1] Nel frattempo, su spinta della nobiltà polacca e al fine di ridurre i sostenitori del granduca appena destituito, il 30 ottobre 1432 fu proclamato a Leopoli un documento il quale conteneva una serie di privilegi destinati a prìncipi, prelati, boiardi, cavalieri e nobili della Volinia e di Luc'k.[60] Questa categoria di persone, in larga misura ortodossa, si vide riconoscere diritti e libertà già riconosciute alla controparte cattolica, ma Ladislao Jagellone rifiutò di estendere il riconoscimento degli stessi privilegi anche in Lituania propria.[61] Una simile scelta, giudicata ottusa dagli storici moderni, finì per prolungare il sostegno militare al nemico della Polonia.[nota 2][61] Nel mese di novembre, mentre Švitrigaila reclutava nuove truppe, un funzionario di corte fu torturato a Vilnius dopo aver confessato una cospirazione a cui avevano aderito i dignitari di fiducia di Sigismondo. A seguito di questo evento, secondo gli studiosi, le possibilità di Švitrigaila di riconquistare il trono lituano si azzerarono.[62]
Sul piano militare, i sostenitori di Sigismondo si batterono con la coalizione di Švitrigaila ad Ašmjany nel dicembre del 1432, riuscendo a imporsi con successo.[63] Malgrado avesse espugnato Brėst nella primavera del 1433 e, con il sostegno dall'Ordine di Livonia, anche Kaunas a luglio, Švitrgaila cominciò a percepire difficoltà di vario genere, segno che la supremazia bellica stava mutando.[63] Comprendendo il momento sfavorevole, decise di intraprendere la strada dei negoziati, ma Ladislao Jagellone rifiutò di intavolare delle trattative.[58] All'inizio di settembre, Švitrigaila e il Gran maestro di Livonia Cisse von Rutenberg si assicurarono Zasłaŭje, Minsk e Barysaŭ, ma la campagna si concluse anzitempo per via della diffusione di una pestilenza.[64] La situazione mutò presto e le nuove città conquistate non vennero presidiate a lungo: nel mese di ottobre, a seguito di una campagna di quattro settimane condotta da Sigismondo, Švitrigaila perse tutto ciò di cui si era impadronito insieme ai livoniani un mese prima.[65] Tra il 1433 e il 1434 la guerra continuò ad arrecare devastazione in tutto il territorio del Granducato. Il 1º luglio 1434, non appena si verificò la morte di Ladislao Jagellone, Sigismondo fu sollecitato dalla nobiltà polacca a rinnovare i termini dell'accordo in virtù del quale era salito al trono.[63] Nel frattempo, il Gran maestro di Livonia guidò un'offensiva in Samogizia, con la speranza di catturare un qualche castello che potesse fungere da testa di ponte per Švitrigaila. Gli attacchi si protrassero per dieci settimane, ma terminarono con un insuccesso e Cisse von Rutenberg contrasse una malattia che ne causò la morte nel mese di novembre.[66] A dicembre, Švitrigaila perse il controllo della Volinia meridionale e della Podolia orientale.[67]
Il 1435, anno decisivo per le sorti del conflitto, coincise con una significativa evoluzione del rapporto tra Švitrigaila e il metropolita di Kiev e di tutta la Rus' Gerasimo, uno dei suoi più potenti sostenitori.[nota 3] Accusato di aver complottato con il nemico, la condanna a morte del religioso stimolò alcuni ruteni a defilarsi dalla guerra condotta da Švitrigaila.[68][69] È possibile che questo fattore si riverberò sullo scontro di maggiori proporzioni svoltosi nel corso della guerra civile lituana del 1432-1438, la battaglia di Pabaiskas del 1º settembre 1435, combattutasi sul fiume Šventoji all'altezza di Ukmergė.[1] Il parlamento polacco aveva intimato la leva per i nobili polacchi, i quali componevano quasi la metà dell'esercito di Sigismondo Kęstutaitis, composto da 9 500 unità.[63] L'esercito di Švitrigaila era più numeroso, potendo contare su circa 11 000 uomini, ma più della metà dei soldati formava la cavalleria leggera rutena e tartara, che nulla poté contro quella pesante polacca, meglio armata e ottimamente equipaggiata.[63] L'esercito di Svitrigaila fu respinto verso il fiume e le vittime tra morti e annegati furono altissime; i comandanti principali, Zygmund Korybut, suo figlio Mykhailo e il Gran maestro di Livonia Frank Kirskorf, furono uccisi, insieme a sei ufficiali dell'Ordine e tredici principi ruteni.[70] Al termine dell'anno, i livoniani si ritirarono dalla guerra firmando il trattato di Brześć Kujawski, la cui validità durò per quasi un ventennio.[71] Le vittorie riportate da Sigismondo Kęstutaitis estesero la sua autorità in tutto il Granducato e ciò gli permise di potersi liberare dall'appoggio polacco, circostanza la quale comportò il riafforiamento delle ruggini relative al destino della Podolia e della Volinia, ancora contese.[72] Pur potendo contare ancora sul supporto di Tver' e nonostante godesse di una sua rete di sostenitori fedeli specialmente a Kiev e in Volinia, Švitrigaila dovette ritirarsi a Polack e cominciò a coltivare l'ipotesi di stringere una pace.[1][73] Gli atteggiamenti di Sigismondo spinsero i polacchi ad avviare dei colloqui all'inizio del 1436, malgrado soltanto a novembre fu finalmente concordata una tregua dalla durata di dodici mesi.[72] Nel 1437, l'autorità di Švitrigaila si estendeva a poche aree che facevano parte del cuore storico del Granducato di Lituania (Polack, Vicebsk, dintorni di Smolensk).[74] Nell'agosto dello stesso anno, avendo forse inconsciamente rinunciato alla prospettiva di trionfare in guerra, mise da parte il suo orgoglio e si recò a Cracovia per riappacificarsi con Ladislao III Jagellone, il figlio del defunto Ladislao II e che gli era subentrato al potere dal 1434.[72] In quella circostanza chiese l'aiuto dei polacchi contro Sigismondo, promettendo che alla sua morte Kiev e le altre terre rutene meridionali sarebbero passate alla Polonia.[72] Ciò portò alla firma di un accordo ai sensi del quale a Švitrigaila fu riconosciuto, a titolo di feudo, il possesso della Volinia e della Podolia orientale per tutta la sua vita, benché alla sua morte esse sarebbero passate a Cracovia.[72] I dubbi relativi all'incerto futuro della Podolia e della Volinia vennero invece di nuovo rinviati.[72]
Trasferimento a Luc'k e ultimi anni
[modifica | modifica wikitesto]Sebbene l'intesa raggiunta con Švitrigaila avesse dimostrato che il sostegno a Sigismondo non veniva garantito da Cracovia in maniera incondizionata, il granduca lituano intrattenne degli stretti legami diplomatici con Sigismondo di Lussemburgo e con l'Ordine teutonico.[75] Il mancato esaurimento di queste tensioni non spinse Švitrigaila a tentare di riprendere il potere, tanto che nel corso del 1438 egli si trasferì nella lontana Pocuzia, allora parte del principato di Moldavia e oggi invece compresa nei confini dell'Ucraina.[76]
Nel 1439, i rapporti bilaterali tra Polonia e Lituania continuavano a rimanere precari e divenne chiaro che essi avevano in precedenza funzionato soltanto grazie all'efficace connubio e alla salda fiducia che legava Ladislao Jagellone e Vitoldo.[77] Inoltre, l'egocentrismo di Sigismondo non contribuì granché a rinsaldare la sua posizione, così come il regime repressivo a cui aveva condannato i suoi oppositori.[77] Il 24 marzo del 1440, Sigismondo Kęstutaitis fu assassinato a Trakai da un gruppo di congiurati; non è chiaro se i nobili e i prelati lituani che parteciparono al complotto fossero dei sostenitori di Švitrigaila o meno, ma Jūratė Kiaupienė ha rigettato tale ipotesi perché essi successivamente proposero per il ruolo di granduca una figura inedita, Casimiro.[78] In effetti, al di là di una questione anagrafica, Švitrigaila veniva ritenuto troppo vicino ai ruteni ed era ancora vivido il ricordo delle feroci rappresaglie eseguite in Lituania durante la guerra civile.[68]
Švitrigaila ribadì la propria fedeltà a Ladislao il 6 giugno 1440, riconoscendo realisticamente che non aveva alcuna possibilità di reclamare il trono.[79] Quasi a titolo di ricompensa, i Czartoryski e altri importanti famiglie rutene lo invitarono a diventare governatore di Luc'k all'inizio del 1442, proposta che accettò.[79] Nel 1443, il granduca lituano Casimiro gli concesse un ducato in appannaggio dalla grandezza di due dei tre distretti della Volinia; il terzo rimase sotto il diretto controllo della Lituania.[79] Quando l'anno seguente esplose una guerra per il possesso della Podlachia, Švitrigaila intervenne nella regione ed ebbe brevi scontri con il duca Boleslao IV di Varsavia, ostacolando le sue manovre.[80] Come sottolineato da alcuni autori, Švitrigaila «non fu mai in pace con la Polonia e con l'idea che essa rappresentava, tanto da essere pronto a infrangere le promesse da lui compiute ogni volta che se ne palesava l'opportunità».[81] Anche dopo la catastrofe di Varna, quando le relazioni tra Lituania e Polonia furono nuovamente tese fino al punto di rottura, pare che Švitrigaila inviò un suo rappresentante nello Stato monastico dell'Ordine teutonico, avendo saputo che nel 1446 il granduca di Lituania Casimiro intendeva stringere con il Gran maestro un'alleanza in chiave anti-polacca.[81] Una delle ultime volte che si allontanò da Luc'k fu nel giugno del 1447, quando raggiunse Cracovia in concomitanza delle celebrazioni per l'incoronazione del granduca Casimiro come re di Polonia.[82] Sentendo avvicinarsi la morte, avvenuta il 10 febbraio 1452[1] o nel 1453,[79] dispose che il possesso della Volinia fosse assegnato al Granducato di Lituania.[74][81] Venne infine sepolto nella cattedrale di Vilnius.
Ascendenza
[modifica | modifica wikitesto]Genitori | Nonni | Bisnonni | ||||||||
Gediminas | Butvydas | |||||||||
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Algirdas | ||||||||||
Jewna di Polack | Ivan di Polack | |||||||||
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Švitrigaila | ||||||||||
Ivan Ivanovič | Ivan Mikhailovič | |||||||||
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Anna di Tver' | ||||||||||
… | ||||||||||
… | ||||||||||
Discendenza
[modifica | modifica wikitesto]Švitrigaila sposò Anna di Tver', figlia del nobile Ivan Ivanovič e nipote del principe di Tver' Ivan Mikhailovič. Quando nella notte tra il 31 agosto e il 1º settembre 1432 ebbe luogo ad Ašmjany il complotto per detronizzare Švitrigaila, Anna finì catturata assieme ad alcune delle guardie al loro seguito.[83] Verso la fine dell'anno, nel mese di dicembre, la donna diede alla luce un figlio.[48] Poiché il nome del nascituro non risulta noto e nessun documento storico fornisce ulteriori chiarimenti, è verosimile credere che il giovane non visse a lungo.[48][83] La speranza di Švitrigaila appariva quella di originare una propria dinastia, in maniera tale da poter fronteggiare quella di Ladislao Jagellone.[48] Tuttavia, Švitrigaila non ebbe più alcun figlio.[83]
Personalità
[modifica | modifica wikitesto]William Urban traccia il seguente ritratto del lituano:
«Era coraggioso al di là di ogni ragionevole dubbio e "saldo in battaglia", ma gli mancavano pazienza, prudenza e perseveranza. In breve, era il tipo di capo che i giovani guerrieri lituani più focosi amavano. Odiava Vitoldo, il quale gli somigliava in troppi aspetti. Lo detestava così profondamente che si rifiutò di partecipare al matrimonio di Ladislao Jagellone con Anna di Celje quando seppe che Vitoldo sarebbe giunto.»
Rilevanza storica
[modifica | modifica wikitesto]Come affermato da William Urban, le manovre compiute da Švitrigaila sia entro che al di fuori del campo politico «sono quasi altrettanto sorprendenti quanto oscure».[13] Švitrigaila fu uno dei sovrani più nebulosi e controversi della Lituania medievale.[1] Le sue lotte politiche misero in luce la fragilità dell'alleanza dinastica polacco-lituana del 1386.[1] L'opposizione di Švitrigaila all'unione con la Polonia gli valse l'inimicizia della nobiltà polacca e di una fetta di quella lituana, che lo accusò di favorire l'ortodossia russa.[1] In effetti, rimase ostile più o meno apertamente alla Polonia fino alla sua dipartita.[81] Secondo la Visuotinė lietuvių enciklopedija, le lotte di Švitrigaila contro Cracovia «impedirono a questi ultimi di portare il Granducato di Lituania sotto il loro dominio dopo la morte di Vitoldo».[74] Allo stesso tempo, questo gli fece guadagnare la reputazione di patriota antesignano tra i lituani.[1] Nei suoi tentativi di rafforzare l'unità del Granducato, Švitrigaila cercò ripetutamente, sia pur invano, di ricucire la Chiesa cattolica e ortodossa in Lituania.[84]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- Esplicative
- ^ Nel gennaio 1429 e in occasione del congresso di Luc'k, Sigismondo di Lussemburgo, allora sovrano d'Ungheria, propose l'incoronazione di Vitoldo come re della Lituania (Stone, p. 11). Nonostante l'apparente consenso di Ladislao II, si manifestò un grande malcontento tra i nobili polacchi quando Vitoldo manifestò l'intenzione di accettare il titolo. I polacchi erano infatti fortemente irritati dalla costante persistenza di un sentimento di «separatismo» in Lituania (Stone, p. 11). La cerimonia, tanto agognata proprio da Vitoldo, venne fissata per l'8 settembre 1430 e poco dopo il termine del congresso si procedette a recapitare gli inviti formali (Carpini, p. 80). Tuttavia, mentre la corona era in viaggio verso la Lituania, le forze polacche intercettarono il trasporto al confine e l'incoronazione fu annullata (Carpini, p. 80). Per approfondire, si veda Vitoldo#Proposte d'incoronazione e crisi nei rapporti con Cracovia.
- ^ Benché anche il 6 maggio del 1434 Sigismondo prorogò la validità di questi privilegi a Trakai, attirandosi l'antipatia di quella porzione di nobiltà che riteneva di aver lottato duramente per ottenerli e che ora assisteva alla loro assegnazione ai ruteni «senza alcuna condizione in cambio», nessun documento riconosceva però ai ruteni il diritto di accedere a cariche amministrative: Frost, p. 176.
- ^ Gerasimo aveva cominciato a rivestire la carica nel 1433. Malgrado fosse stato nominato altresì metropolita della Russia con il consenso di Švitrigaila, non ebbe il coraggio di recarsi a Mosca e si trasferì invece a Smolensk, una città nell'orbita baltica. In principio, Gerasimo godeva del favore di Švitrigaila, assieme al quale stava cercando di avvicinare la Chiesa ortodossa a quella cattolica, accattivandosi gli elogi di papa Eugenio IV, il quale ne lodò lo zelo. Tuttavia, dopo qualche tempo il granduca lituano cominciò a nutrire dei sospetti nei confronti del metropolita Gerasimo, ritenendo che stesse intrattenendo una corrispondenza segreta con Sigismondo. Di conseguenza, Gerasimo fu messo in catene ed esiliato a Vicebsk, dove fu condannato al rogo quattro mesi dopo, il 26 luglio 1435: Frost, p. 185.
- Bibliografiche
- ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q Suziedelis, p. 288.
- ^ Stone, p. 11.
- ^ Urban, p. 53.
- ^ Frost, p. 29.
- ^ (EN) Mečislovas Jučas, The battle of Grünwald, National Museum, 2009, p. 38, ISBN 978-60-99-50745-3.
- ^ a b Frost, p. 4.
- ^ a b Carpini, p. 78.
- ^ a b c d Kiaupienė (a), p. 131.
- ^ a b Urban, p. 64.
- ^ Frost, p. 78.
- ^ Carpini, p. 79.
- ^ a b c d Frost, p. 84.
- ^ a b Urban, p. 118.
- ^ Urban, p. 67.
- ^ PAU, p. 179.
«Kiedy go z Witebska odstawiono do Krakowa, król trzymał go tutaj przy sobie, w honorowej niewoli, przynajmniej przez trzy lata: ślady jego ówczesnego pobytu w Krakowie mamy z 1393 i 1396 roku. W tym ostatnim jednak roku lub w następnym uszedł z tej niewoli i udał się najpierw do księcia cieszyńskiego, Przemysława, następnie do Węgier, do króla Zygmun [Quando [Švitrigaila] fu rimandato a Cracovia da Vicebsk, il re [Ladislao II Jagellone] lo tenne con sé, trattandolo con grande rispetto malgrado la prigionia, per almeno tre anni: si conoscono prove del suo soggiorno a Cracovia tra il 1393 e il 1396. In quest'ultimo anno o in quello successivo, tuttavia, sfuggì a questa prigionia e si recò dapprima dal duca di Teschen, Premislavo, poi in Ungheria, dal re Sigismondo]». - ^ Frost, p. 83.
- ^ PAU, p. 179.
«Stąd [...], podobnym do siebie malkontentem i wygnańcem, usiłował nawiązać rokowania z Krzyżakami, prosząc mistrza o pomoc do odzyskania wydartej mu ojcowizny. Tym razem nadaremnie, albowiem mistrz był właśnie w najlepszych stosunkach z Witoldem, z którym wkrótce potem zawarł ów osławiony traktat saliński z roku 1398, i wymówił się na razie od wspierania zamysłów Świdrygiełły [Perciò [...], malcontento ed esule, cercò di intavolare trattative con i Cavalieri Teutonici, chiedendo al Gran maestro di aiutarlo a riconquistare la patria che gli era stata tolta. Ma si trattò di un tentativo a vuoto, poiché il Gran maestro era in ottimi rapporti con Vitoldo, con il quale concluse ben presto il famoso trattato di Salynas del 1398, declinando per il momento l'ipotesi di sostenere le rivendicazioni di Švitrigaila]». - ^ Urban, p. 45.
- ^ a b PAU, p. 179.
«Tak doznawszy zawodu, nawrócił się Świdrygiełło do króla; niektórzy panowie polscy przemawiali za nim: to też król, jak powiada kronikarz krzyżacki, zmiłował się nad nim i dał mu wiele krajów [...] Domyślać się można, że uczynił to król nie tylko z miłosierdzia nad bratem, ale też z tego powodu, ażeby wobec groźnego stanowiska, jakie zajął wówczas Witold, przeciwstawić mu jego nieprzejednanego rywala. [Rimasto così deluso, Švitrigaila si pentì dinanzi al re; alcuni nobili polacchi si schierarono a suo favore: il re, secondo un cronista teutonico, ebbe pietà di lui e gli donò molte terre. [...] Si può ipotizzare che il re abbia compiuto questo gesto non solo per compassione verso il fratello, ma anche per un'altra ragione, affinché, constatata la posizione minacciosa assunta allora da Vitoldo, potesse opporsi al suo implacabile rivale]». - ^ a b PAU, p. 179.
«W wojnie z Tatarami w 1399 roku, którą Witold przedsiębrał, jak się zdaje, już za porozumieniem z królem, brał udział także Świdrygiełło i był uczestnikiem klęski nad Worsklą, uchodząc z niej razem z Witoldem. Krew w wielkim celu wspólnie przelana nie przejednała go, ani też równie wielkie dzieło związku narodów, które niedługo potem formalnie do skutku doszło, „bo jemu złość i zdrada, którą mu Witold uczynił, ugrzęzła w gardzieli. [Nella guerra con i Tartari del 1399, pare intrapresa da Vitoldo con il consenso del re [polacco], anche Švitrigaila ne prese parte e sperimentò la sconfitta vissuta a Vorskla, abbandonando il campo di battaglia con Vitoldo. L'aver versato del sangue per una causa comune non gli procurò alcuna gioia, né il grande progetto di unione degli Stati che formalmente si realizzò poco dopo [l'Unione di Vilnius e Radom], perché la rabbia e il senso di tradimento che Vitoldo aveva generato in lui non furono dimenticati]». - ^ a b c d e Frost, p. 97.
- ^ Kiaupienė (a), p. 136.
- ^ a b c d e f g h Urban, p. 123.
- ^ Urban, pp. 123-124.
- ^ Urban, p. 124.
- ^ a b Urban, p. 125.
- ^ Frost, p. 99.
- ^ Kiaupa, pp. 137-138.
- ^ (EN) Christian Raffensperger e Donald Ostrowski, The Ruling Families of Rus: Clan, Family and Kingdom, Reaktion Books, 2023, p. 213, ISBN 978-17-89-14745-2.
- ^ Frost, pp. 99-100.
- ^ a b Frost, p. 152.
- ^ PAU, p. 184.
«Świdrygiełło w tym czasie stał wiernie, jak się zdawało, po stronie Jagiełły i Witolda i walczył z nimi razem ze wschodnią Rusią, „jako starosta Polaków" jak mówili Krzyżacy. On zapewne najbardziej przyczynił się do pokonania Aleksandra starodubskiego, za co go Witold i Jagiełło wynagrodzili i dali mu odebrane Aleksandrowi kraje, Brańsk i Starodub [In tale periodo Švitrigaila si schierò fedelmente, come sembrava, dalla parte di Ladislao Jagellone e Vitoldo e combatté con loro insieme nella Rus' orientale, "in veste di starosta dei polacchi", come dicevano i Cavalieri Teutonici. Probabilmente contribuì soprattutto alla sconfitta di Alessandro di Starodub, al seguito della quale Vitoldo e Ladislao Jagellone lo ricompensarono assegnandogli le terre sottratte ad Alessandro, ossia Bransk e Starodub]». - ^ a b Urban, p. 132.
- ^ a b c d e Frost, p. 153.
- ^ Urban, p. 133.
- ^ PAU, p. 187.
«Osiem i pół roku życia spędził Świdrygiełło w niewoli u Witolda; miał czas zastanowić się nad swoim położeniem i kraju, nad wielkimi celami Jagiełły i Witolda i nad bezskutecznością walki, którą dotąd tak zawzięcie prowadził. Związek między Litwą a Polską w tym czasie nie tylko nie osłabł, ale się zacieśnił w znacznej mierze. Główny wróg tego związku, a Świdrygiełły najchętniejszy sprzymierzeniec, został pod Grunwaldem złamany na zawsze [...] Nie był on przez cały ten czas w ścisłym więzieniu, wykonywał nawet akta monarsze i wystawiał dokumenty na rzecz kościołów; dopiero później, zapewne skutkiem nowych jakichś knowań, osadzono go w zamku krzemienieckim. [Švitrigaila trascorse otto anni e mezzo della sua vita in prigionia sotto Vitoldo; ebbe il tempo di riflettere sulla sua situazione e sul suo Paese, sui grandi obiettivi di Ladislao Jagellone e Vitoldo e sull'inefficacia della lotta che aveva combattuto con tanto accanimento. Le relazioni tra Lituania e Polonia in questo periodo non solo non si indebolirono, ma divennero molto più salde. Il principale nemico di questa unione, oltre che alleato più riluttante di Švitrigaila, fu sconfitto per sempre a Grunwald; [...] Per tutto questo tempo non rimase confinato in una prigione stretta, ma emanò persino degli atti per conto del monarca ed emise documenti a beneficio delle chiese; solo più tardi, probabilmente in seguito a qualche nuovo espediente, fu trasferito nel castello di Kremenec']». - ^ a b Urban, p. 264.
- ^ Urban, pp. 264-265.
- ^ a b c Urban, p. 265.
- ^ PAU, p. 192.
«[D]ziewięć następnych lat miano od Świdrygiełły spokój, który odtąd, jak się zdawało, służył Witoldowi i Jagielle wiernie i spełniał co mu kazali. W 1421 roku, kiedy Tatarzy napadli na Ruś, on, jako będący w ich pobliżu, dzielnie się z nimi rozprawił, a jeńców odesłał Witoldowi. [[N]ei nove anni successivi Švitrigaila mantenne un comportamento pacifico, tanto che da quel momento in poi pare obbedì fedelmente a ciò che Vitoldo e Ladislao Jagellone gli ordinarono. Nel 1421, quando i Tartari invasero la Rus', egli, trovandosi in prossimità di quelle zone, li affrontò coraggiosamente e condusse i prigionieri da Vitondo]». - ^ PAU, p. 193.
«Charakterystycznym bardzo jest list wypowiedni, który wysłać musiał mistrzowi w lipcu 1422 roku, gdzie jakby go chciał przepraszać za to, że mu jako sługa braci wojnę wypowiada. [Charakterystycznym bardzo jest list wypowiedni, który wysłać musiał mistrzowi w lipcu 1422 roku, gdzie jakby go chciał przepraszać za to, że mu jako sługa braci wojnę wypowiada:]». - ^ PAU, p. 193.
«Walczył też jeszcze Świdrygiełło w wojsku Witolda przeciw Nowogrodowi razem z innymi książętami w 1428 roku. [Assai singolare è la lettera che dovette inviare al Gran maestro nel luglio del 1422, in cui [Švitrigaila] sembra volersi scusare con lui per avergli mosso guerra in quanto obbligato a eseguire gli ordini dei suoi consanguinei]». - ^ PAU, pp. 193-194.
«I stała się wtedy rzecz niesłychana, Świdrygiełło znalazł się po raz pierwszy i jedyny z Witoldem na jednym gruncie i otwarcie też stanął w jego obozie, wspierając go w jego usiłowaniach. [E allora accadde una cosa inaudita: per la prima e unica volta, Švitrigaila si trovò in sintonia con Vitoldo e si schierò apertamente al suo fianco, sostenendolo nelle sue imprese]». - ^ a b c d Frost, p. 154.
- ^ Frost, pp. 153-154
- ^ a b c d Frost, p. 155.
- ^ Frost, p. 156.
- ^ a b c d e f g h i Frost, p. 157.
- ^ PAU, p. 196.
«Świdrygiełło zaraz po wstąpieniu na tron wysłał do niego starostę nowogrodzkiego Piotra z ofiarowaniem przyjaźni i przymierza[...] Papież Marcin V, dowiedziawszy się o tym, wysłał niezwłocznie surowe upomnienie do Świdrygiełły i zagroził mu klątwą, zawezwał zarazem senatorów polskich i cesarza Zygmunta, iżby nie omieszkali dołożyć starań do uwolnienia czcigodnej osoby królewskiej [Švitrigaila, subito dopo essere salito al trono, inviò in veste di delegato [dal khan dei tartari] il principe di Novgorod Pietro, offrendogli amicizia e una proposta di alleanza [...] Papa Martino V, venuto a conoscenza di ciò, inviò immediatamente un severo ammonimento a Švitrigaila e lo minacciò di scomunica]». - ^ a b c d e f g Kiaupienė (b), p. 207.
- ^ PAU, p. 207.
«Na wschodzie wszakże stanął od początku przy Świdrygielłe, o ile wiemy, tylko wojewoda mołdawski Aleksander Dobry. Żarliwy to był wróg katolicyzmu; w tej żarliwości posunął się aż do tego, że pozwolił u siebie szerzyć publicznie zasady husyckie. [...] Świdrygiełło zaś, aby go tym ściślej z sobą złączyć, nosił się z myślą pojęcia jego córki za żonę. [A est, tuttavia, per quanto è noto, solo il voivoda moldavo Alessandro il Buono fu al fianco di Švitrigaila fin dall'inizio. Egli era un fervente nemico del cattolicesimo; nel suo ardore arrivò a permettere che i princìpi hussiti venissero predicati in pubblico nelle sue stesse terre. [...] E Švitrigaila, per rafforzare ancor di più il legame, coltivò l'idea di prendere in moglie sua figlia]». - ^ PAU, pp. 207-208.
«Ale też tylko tyle podobno otwartych sprzymierzeńców, których Świdrygiełło mógł z początku pozyskać między schizmatykami wschodnimi; dowiadujemy się wprawdzie, że rzeczpospolita nowogrodzka w tym czasie, tj. dnia 21 stycznia 1431 roku, zawarła ze Świdrygiełłą traktat; Psków zaś z końcem 1431 roku (lub w początku następnego). Ale to nie znaczyło jeszcze przymierza wojennego, co najwięcej zobowiązać się musiały obie rzeczpospolite podówczas do przyjaznej dla Świdrygiełły wobec przyszłej walki neutralności. Zadziwiać musi, że o jakimkolwiek uczestnictwie Moskwy w tym ruchu, tak wybitnie schizmatyckim, nie ma w tym czasie nigdzie śladu, chociaż była ona już wówczas główną opiekunką schizmy, a ze Świdrygiełłą już dawniej w przyjaznych pozostawała stosunkach. Być może, że powodem tego były walki bratobójcze, które w tym czasie wrzały między książętami moskiewskimi; ale także być może, że dwulicowość Świdrygiełły, umizgającego się także do Zachodu, chłodziła tam zapał do niego. [Tuttavia, i presunti alleati che Švitrigaila poteva subito accattivarsi tra gli scismatici orientali erano pochi; sappiamo che la Repubblica di Novgorod a quel tempo, cioè il 21 gennaio 1431, concluse un trattato con Švitrigaila; Pskov fece lo stesso alla fine del 1431 (o all'inizio dell'anno successivo). Ad ogni modo, questi patti non comportavano la nascita di alcuna alleanza militare, poiché il più delle volte entrambe le repubbliche preferivano mantenere un atteggiamento neutrale, sia pur amichevole, nei confronti di Švitrigaila in vista di una futura battaglia. Sorprendentemente, non c'è traccia della partecipazione di Mosca a questa serie di rapporti intrattenuti dal granduca, nonostante fosse già la principale potenza di religione ortodossa e fosse già in rapporti amichevoli con Švitrigaila. Può darsi che il motivo sia da ricercare nelle lotte fratricide che in quel periodo ribollivano tra i nobili moscoviti; ma può anche darsi che l'ineffabilità di Švitrigaila, che si stava accattivando anche le simpatie dell'Occidente, avesse raffreddato l'entusiasmo nei suoi confronti]». - ^ PAU, p. 216.
- ^ a b c d e f g h Frost, p. 168.
- ^ PAU, p. 252.
«Pewną jest rzeczą, że w kołach poważnych polskich powstała, i to wbrew woli króla, myśl ofiarowania Świdrygielle regencji w Polsce. [È certo che nei circoli polacchi più elevati si diffuse l'idea di offrire la reggenza a Švitrigaila, sia pur contro la volontà del re]». - ^ Frost, pp. 168-169.
- ^ a b c d e f Frost, p. 169.
- ^ a b c d Frost, p. 170.
- ^ a b c Kiaupienė (b), p. 208.
- ^ Frost, pp. 174-175.
- ^ a b Frost, p. 175.
- ^ PAU, p. 285.
«Świdrygiełło bowiem nie był jeszcze mimo wszystko pozbawiony sił i zasobów do walki [...] I w samej Litwie i Żmudzi nie brakło znakomitych ludzi, którzy już chętnie wróciliby do Świdrygiełły, albowiem nowy wielki książę postępował sobie zaraz z początku nietaktownie i okrutnie. Nawet niektórzy z tych, którzy posiadali zaufanie Zygmunta i wspierali go przy napadzie oszmiańskim, myśleli już w początkach o zdradzie i oddaniu kraju na powrót Świdrygielle. Zygmunt pochwycił ich posła w tym celu wysianego, a ten wzięty na tortury wyśpiewał wszystko, skutkiem czego wielki książę kazał czterech z pomiędzy spiskowców [Dopo tutto, Švitrigaila non era ancora privo di forze e risorse per combattere. E in Lituania e nella stessa Samogizia non mancavano figure eminenti che sarebbero tornate volentieri al fianco di Švitrigaila, visto che il nuovo granduca si era comportato fin dall'inizio con scaltro e crudeltà. Persino alcuni di coloro che godevano della fiducia di Sigismondo e lo avevano sostenuto durante l'incursione di Ašmjany stavano già pensando di tradirlo e di restituire il Granducato a Švitrigaila. Sigismondo catturò un funzionario a questo scopo e quest'ultimo, sottoposto a tortura, svelò tutto]». - ^ a b c d e Frost, p. 173.
- ^ PAU, p. 327.
«W każdym razie, pożądaną nam i tą wiadomość, którą powyższe opowiadanie uzupełnić należy, że mianowicie w wojsku inflanckim, a oczywiście i Świdrygiełły, wybuchła sroga zaraza ludzi i koni, która dalsze postępy tych wojsk udaremniła. Było to szczęściem dla Zygmunta, bo i tak wyprawa ta była dla niego wielce niepomyślną. Nie tylko zniszczono strasznie kraj, a w nim główne i najważniejsze miasta, ale też zdobyto i zatrzymano cały szereg grodów, Krewo, Zasław, Mińsk, Borysów, tj. całą wschodnio-południową część właściwej Litwy. [In ogni caso, la notizia essenziale da segnalare è che nell'esercito di Livonia, e naturalmente di Švitrigaila, scoppiò una grave pestilenza che impedì l'ulteriore avanzamento delle truppe. Questa si rivelò una fortuna per Sigismondo, perché la spedizione fu comunque molto fallimentare per lui. Non solo il Granducato ne uscì terribilmente devastato, comprese le città principali e più importanti, ma alcuni insediamenti, Krewo, Zasłaŭje, Minsk, Barysaŭ, cioè tutta la parte orientale-sud della Lituania vera e propria, furono espugnati e rifortificati]». - ^ PAU, p. 328.
- ^ Urban, p. 301.
- ^ PAU, p. 386.
- ^ a b Frost, p. 185.
- ^ (EN) Paul Srodecki, Norbert Kersken, Rimvydas Petrauskas (a cura di), Unions and Divisions: New Forms of Rule in Medieval and Renaissance Europe, Taylor & Francis, 2022, p. 207, ISBN 978-10-00-68558-9.
- ^ Frost, pp. 173-174.
- ^ Frost, p. 174.
- ^ a b c d e f Frost, p. 178.
- ^ Frost, p. 177.
- ^ a b c Dundulis.
- ^ Frost, p. 179.
- ^ (EN) Thomas P. Koziara, Historia Nostra: The Complete History of Poland, vol. III: 1333 to 1586, Aurifera S.A., 2020, p. 56.
- ^ a b Frost, p. 180.
- ^ Kiaupienė (b), pp. 211-212.
- ^ a b c d Frost, p. 188.
- ^ (PL) Maria Starnawska (a cura di), Między Polską a Rusią [Tra Polonia e Russia], Instytut Historii Akademii Podlaskiej, 2004, p. 27, ISBN 978-83-87-08873-6.«Jednocześnie Świdrygiełło poprowadził swe litewskie wojska wspierane posiłkami tatarskimi na Podlasie opanowane przez księcia warszawsko-czerskiego Bolesława IV. [Contemporaneamente, Švitrigaila condusse il suo esercito lituano, sostenuto da rinforzi tartari, nella Podlachia, che era stata catturata da Boleslao IV, duca di Varsavia]».
- ^ a b c d PAU, p. 283.
«Z Polską i z ideą, którą przedstawiała, nie przejednał się nigdy, a przyrzeczenia piśmienne, które poczynił, gotów był i teraz złamać zawsze, kiedy się tylko jakiekolwiek otwierały widoki na powodzenie. Tak kiedy po katastrofie warneńskiej stosunek między Litwą a Polską naprężył się znowu aż do pęknięcia, wtedy przypomniał się z Łucka złowrogi głos starego warchoła, aby podniecić tlące się znowu zarzewie waśni: wiemy mianowicie, że kiedy wielki książę litewski Kazimierz w celu zyskania poparcia przeciw Polsce ofiarował w 1446 roku przymierze Zakonowi krzyżackiemu, zjawił się wówczas u wielkiego mistrza, jakby na zaklęcie, i poseł Świdrygiełły z oświadczeniem, że on, jako właściciel Łucka, w teraźniejszym położeniu nie uważa się już za wasala Korony lecz Litwy, że stał się teraz wiernym sługą wielkiego księcia Kazimierza, i prosi mistrza, aby i on był jego przyjacielem i opiekunem. Jeszcze na łożu śmierci nie przebaczył Polakom i czynił wszystko, aby Łuck po jego śmierci nie dostał się im, ale Litwinom. [Non fu mai in pace con la Polonia e con l'idea che essa rappresentava, tanto da essere pronto a infrangere le promesse da lui compiute ogni volta che se ne palesava l'opportunità. Così, quando dopo la catastrofe di Varna le relazioni tra Lituania e Polonia furono nuovamente tese fino al punto di rottura, la voce minacciosa del vecchio signore della guerra tornò a farsi sentire da Luc'k per attizzare il fuoco fumante della faida: sappiamo, infatti, che quando nel 1446 il granduca di Lituania Casimiro volle costituire un'alleanza ai Cavalieri teutonici per ottenere sostegno contro la Polonia, egli si presentò dal Gran maestro, come d'incanto, e il suo inviato dichiarò che lui, in quanto signore di Luc'k, date le circostanze non si considerava più un vassallo della Corona ma della Lituania, che ora era diventato un fedele servitore del granduca Casimiro e chiedeva al maestro di essere anche suo amico e protettore. Anche sul letto di morte non perdonò i polacchi e fece di tutto perché i suoi possedimenti dopo la sua morte non passassero a loro, ma ai lituani]». - ^ (PL) Iwona Kienzler, Wierny mąż niewiernych żon. Władysław Jagiełło [Marito fedele di mogli infedeli. Ladislao Jagellone], Bellona, 2014, p. 194, ISBN 978-83-11-13260-3.«Książę uroczyście wjechał do stolicy Polski 23 czerwca 1447 roku, witany nie tylko przez jej mieszkańców, ale także przez samego prymasa Polski w otoczeniu biskupów, członków Akademii Krakowskiej i procesji ze wszystkich kościołów. Następnego dnia do Krakowa przybyli książęta mazowieccy, książęta śląscy oraz Świdrygiełło [Il granduca [Casimiro] entrò solennemente nella capitale polacca il 23 giugno 1447, accolto non solo dagli abitanti ma anche dal Primate di Polonia stesso, circondato da vescovi, membri dell'Università di Cracovia e da una processione di tutte le chiese. Il giorno seguente arrivarono a Cracovia i duchi della Masovia, della Slesia e Švitrigaila]».
- ^ a b c Urban, p. 298.
- ^ Suziedelis, pp. 288-289.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Claudio Carpini, Vytautas e Jogaila. I destini incrociati di due cavalieri in un mondo in cambiamento, in Marina Montesano (a cura di), «Come l'orco della fiaba». Studi per Franco Cardini, Firenze, SISMEL Edizioni del Galluzzo, 2010, pp. 73-83, ISBN 978-88-8450-375-6.
- (LT) Bronius Dundulis, Švitrigaila, su Visuotinė lietuvių enciklopedija, vle.lt. URL consultato il 25 settembre 2024.
- (EN) Robert I. Frost, The Oxford History of Poland-Lithuania, vol. I: The Making of the Polish-Lithuanian Union, 1385-1569, 2018, Oxford University Press, ISBN 978-0-19-256814-4.
- (EN) Zigmantas Kiaupa, Jūratė Kiaupienė e Albinas Kunevičius, The Grand Duchy of Lithuania in the times of Vytautas and Jogaila, in The History of Lithuania Before 1795, Vilnius, Istituto di Storia Lituana, 2000, pp. 127-160, ISBN 978-99-86-81013-1.
- (EN) Zigmantas Kiaupa, Jūratė Kiaupienė e Albinas Kunevičius, The political history of the Grand Duchy of Lithuania up to the Union of Lublin, in The History of Lithuania Before 1795, Vilnius, Istituto di Storia Lituana, 2000, pp. 204-240, ISBN 978-99-86-81013-1.
- (PL) Polska Akademja Umiejętnosci, Rozprawy Akademii Umiejętnosci, Wydzialu Historyczno-filozoficznego [Dissertazioni dell'Accademia delle Arti e delle Scienze, Divisione Storica e Filosofica], 1892.
- (EN) Daniel Z. Stone, The Polish-Lithuanian State, 1386-1795, 2014, University of Washington Press, ISBN 978-0-295-98093-5.
- (EN) Saulius A. Suziedelis, Švitrigaila, in Historical Dictionary of Lithuania, 2ª ed., Scarecrow Press, 2011, pp. 288-289, ISBN 978-08-10-87536-4.
- (EN) William Urban, The Last Years of the Teutonic Knights: Lithuania, Poland and the Teutonic Order (PDF), ed. eBook, Greenhill Books, 2018, ISBN 978-17-84-38360-2.
Altri progetti
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Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Švitrigaila, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 9 ottobre 2024.
- (EN) Švitrigaila, su Encyclopaedia of Ukraine. URL consultato il 9 ottobre 2024.
- (EN) Švitrigaila, su lithaz.org. URL consultato il 9 ottobre 2024.
- (PL) Świdrygiełło, su zamki.name. URL consultato il 9 ottobre 2024.
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