Trattato di Astrava


Il trattato di Astrava o di Ostrów (in lituano Astravos sutartis, in bielorusso: Востраўскае пагадненне?, in polacco Ugoda w Ostrowie) fu un trattato tra Ladislao II Jagellone (Jogaila), Re di Polonia e Granduca di Lituania, e suo cugino Vitoldo, firmato il 4 agosto 1392. Il trattato pose fine alla distruttiva guerra civile lituana lanciata nel 1389 da Vitoldo con la speranza di guadagnare potere politico e concluse la lotta di potere tra i due cugini che era scoppiata nel 1380 dopo la stipula segreta del trattato di Dovydiškės tra Jogaila e i Cavalieri teutonici. Il trattato di Astrava non arrestò gli attacchi dei Cavalieri teutonici e la contesa territoriale sulla Samogizia, che proseguirono fino al 1422. Secondo il trattato, Vitoldo diventò il sovrano della Lituania (con il titolo di Granduca), ma riconobbe i diritti sulla Lituania di Jogaila (con il titolo di Duca Supremo). I dettagli della relazione polacco-lituana furono messi in chiaro nei numerosi trattati successivi, tra cui l'unione di Vilnius e Radom nel 1401 e l'unione di Horodło nel 1413.
Contesto storico[modifica | modifica wikitesto]
Nel 1389, Vitoldo cominciò una guerra civile contro Skirgaila, il reggente impopolare di Jogaila in Lituania. Skirgaila fu incaricato dopo che Jogaila firmò l'unione di Krewo nel 1385 e fu incoronato Re di Polonia nel 1386. I lituani erano insoddisfatti per la crescente influenza polacca in Lituania.[1] Vitoldo promise la Samogizia ai Cavalieri teutonici come compenso per la loro assistenza militare. I loro eserciti congiunti fecero frequenti incursioni in Lituania; l'attacco più grande fu avviato all'inizio dell'autunno 1390 quando Vilnius fu assediato per cinque settimane.[2] Gli invasori riuscirono a conquistare il Castello storto e a ridurre in macerie la maggior parte delle zone circostanti, ma fallirono nel prendere la città. Entrambi gli schieramenti si resero conto che una vittoria rapida sarebbe stata impossibile e le incursioni stavano devastando la stessa nazione che cercavano di governare.[3] I nobili polacchi erano insoddisfatti dal fatto che Jogaila aveva dedicato così tanta attenzione nei confronti della Lituania e che l'unione di Krewo non aveva portato i risultati previsti.[3] In una tale situazione Jogaila decise di cercare un compromesso con Vitoldo.
Negoziazioni e il trattato[modifica | modifica wikitesto]
Jogaila mandò in segreto un emissario, Enrico di Masovia, vescovo di Płock, per negoziare con Vitoldo e convincerlo ad accettare il compromesso di Jogaila.[4] I negoziati cominciarono nel castello Ritterswerder su un'isola del fiume Nemunas vicino a Kaunas, dove Vitoldo risiedeva all'epoca. Per evitare di attirare il sospetto dei Cavalieri teutonici,[5] Enrico si propose alla sorella di Vitoldo, Rymgajla, e si sposarono poco tempo dopo.[5] Il rapido matrimonio di un ufficiale cattolico (sebbene non avesse ancora ricevuto l'ordine sacro)[6] e la sua improvvisa morte nel giro di un anno furono oggetto di scandalo ed accesero numerose dicerie e speculazioni.
Vitoldo accettò la proposta di Jogaila, ma non poté agire immediatamente, dal momento che i Cavalieri tenevano in ostaggio molti suoi parenti. Ci volle un po' prima di ricevere il permesso dai Cavalieri di trasferire i parenti in un luogo più sicuro. Ad esempio, sua moglie Anna di Lituania fu liberata cosicché potesse viaggiare in Lituania a diffondere dicerie a favore dei lituani e convertire i pagani rimanenti; a molti nobili fu chiesto di prendere parte a campagne militari.[7] A luglio del 1392 Vitoldo si rivoltò apertamente contro i Cavalieri. Diffuse false dicerie secondo le quali l'esercito di Jogaila e Skirgaila si stesse muovendo verso Hrodna e organizzò le sue truppe per una campagna contro di loro.[4] Tuttavia, invece di marciare verso Hrodna, Vitoldo, prima di tornare a Vilnius, attaccò Ritterswerder e altri due castelli teutonici a corto di guarnigioni sul fiume Nemunas.[8] Suo fratello Sigismund Kęstutaitis rimase in Prussia come prigioniero fino al trattato di Salynas del 1398.[4] Simon Grunau diffuse una falsa diceria secondo la quale Iwan e Georg, due giovani figli di Vitoldo, furono avvelenati da un cavaliere per vendicarsi del tradimento del loro padre.[9] Non ci sono fonti storiche affidabili riguardanti episodi del genere o figli di Vitoldo.
Durante l'estate Jogaila incontrò Vitoldo in persona nella dimora di Astrava (in polacco Ostrów, in lituano Astravas) vicino a Lida nell'attuale Bielorussia.[10] La sua posizione esatta non è nota, ma un sito probabile si ritiene essere vicino al fiume Dzitva ad est del villaggio di Yantsavichy.[11] Jogaila cedette il governo della Lituania a suo cugino in cambio di pace. Vitoldo avrebbe governato sulla Lituania come il Granduca (Magnus Dux), mentre Jogaila adottò il titolo superiore di Principe Supremo (Prince Supremus).[12][13] Pertanto Vitoldo riconosceva di essere il vassallo di Jogaila e che alla sua morte le sue terre sarebbero passate al Re di Polonia.[3] Skirgaila fu rimosso dal Ducato di Trakai per diventare il duca di Kiev.[13] Il trattato fu ratificato in documenti separati degli stati polacco e lituano nonché in documenti separati firmati da Anna, moglie di Vitoldo, e Edvige, moglie di Jogaila.[10] Il trattato fu messo in vigore in molti fasi, adattando i punti equivoci affermati nell'unione di Krewo.[5] Il trattato rinforzò anche il governo centrale della Lituania.[5]
Conseguenze[modifica | modifica wikitesto]
Vitoldo cominciò il suo regno come granduca. Non è del tutto noto quali poteri gli fossero dati da Jogaila, ma ebbe una notevole indipendenza. Sostituì alcuni dei fratelli e sostenitori di Jogaila con fidati viceré appuntati da nobili lituani: Skirgaila fu rimosso da Polack, Švitrigaila da Vicebsk, Kaributas da Novhorod-Sivers'kyj, Vladimir da Kiev, Fyodor Koriatovych da Podolia, e Fëdor figlio di Liubartas da Volinia.[14] Fece anche secessioni territoriali nel 1398 senza chiedere l'approvazione a Jogaila.[15] Mentre Skirgaila firmava documenti sempre dapprima nel nome di Jogaila e solo poi con il suo nome, Vitoldo usava solo il suo nome.[15] La Lituania si stava allontanando dalla Polonia, ma la sconfitta dell'esercito di Vitoldo nella battaglia del fiume Vorskla contro l'Orda d'Oro nel 1399 forzò il rinnovo dell'unione e a concludere l'unione di Vilnius e Radom nel 1401.[13] Esso legalizzò l'indipendenza di Vitoldo nel Granducato dandogli tutti i poteri di sovrano.[15] Tuttavia, dopo la sua terra tutte le terre e i poteri sarebbero tornati al re di Polonia.[13] I due paesi rivolsero le loro forze congiunte contro i Cavalieri teutonici arrecando loro una decisiva sconfitta nella battaglia di Grunwald del 1410.[13]
Il trattato di Astrava pose fine alla guerra civile e a più di un decennio di lotte di potere, ma non alla guerra con i Cavalieri teutonici i quali pretendevano il controllo della Samogizia che fu promesso loro da Vitoldo. A gennaio 1393 Hrodna cadde; nel 1394 fu radunato un grande esercito in Prussia.[16] Il Gran Maestro Konrad von Jungingen condusse i crociati a Kaunas e in seguito verso sud lungo il fiume Nemunas fino a Merkinė. Una parte degli invasori rimase a saccheggiare le campagne e ad assicurare una rotta sicura per la ritirata, un'altra marciò circa cento chilometri ad est di Hrodna, mentre la forza principale raggiunse Navahrudak, nel cuore della Lituania.[16] Più tardi in quell'anno fu organizzata un'altra campagna. I crociati marciarono su Kernavė e il 29 agosto 1394 attaccarono Vilnius.[16] Anche se l'assedio fallì, Vitoldo fu convinto ad iniziare i negoziati. Era ancora impegnato a instaurare il suo potere neo-acquisito a est. I Cavalieri contemplarono una spedizione contro i Vitalienbrüder in Gotland dato che le loro attività piratesche interferivano con il commercio della Lega anseatica.[16] Nel 1396 fu firmata una preliminare tregua e nel 1398 il trattato di Salynas. Fu però solamente una pace temporanea: le ostilità avrebbero portato nel 1410 alla battaglia di Grunwald e si sarebbero protratte fino al trattato di Melno del 1422.
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ (EN) Juozas Jakštas, Lithuania to World War I, in Albertas Gerutis (a cura di), Lithuania: 700 Years, traduzione di Algirdas Budreckis, 6th, New York, Manyland Books, 1984, p. 60, ISBN 0-87141-028-1.
- ^ (EN) Stephen Turnbull, Crusader Castles of the Teutonic Knights, Vol. 2: The Stone Castles of Latvia and Estonia, 1185-1560, Osprey Publishing, pp. 53–54, ISBN 1-84176-712-3.
- ^ a b c (EN) Zigmantas Kiaupa, Jūratė Kiaupienė e Albinas Kunevičius, The History of Lithuania Before 1795, Vilnius, Lithuanian Institute of History, 2000, pp. 132–133, ISBN 9986-810-13-2.
- ^ a b c (EN) Joseph B. Koncius, Vytautas the Great, Grand Duke of Lithuania, Miami, Franklin Press, 1964, pp. 43–44.
- ^ a b c d (LT) Edvardas Gudavičius, Lietuvos istorija. Nuo seniausių laikų iki 1569 metų, Vilnius, Lietuvos rašytojų sąjungos leidykla, 1999, pp. 176–178, ISBN 9986-39-112-1.
- ^ (EN) William Urban, Tannenberg and After, Chicago, Lithuanian Research and Studies Center, 2003, p. 20, ISBN 0-929700-25-2.
- ^ (EN) William Urban, Samogitian Crusade, Chicago, Lithuanian Research and Studies Center, 2006, p. 204, ISBN 0-929700-56-2.
- ^ (LT) Zenonas Ivinskis, Lietuvos istorija iki Vytauto Didžiojo mirties, Roma, Lietuvių katalikų mokslo akademija, 1978, p. 308.
- ^ (LT) Ignas Jonynas, Vytauto šeimyna, in Istorijos baruose, Vilnius, Mokslas, 1984 [1932], p. 82.
- ^ a b Simas Sužiedėlis (a cura di), Astravas, in Encyclopedia Lituanica, I, Boston, Massachusetts, Juozas Kapočius, 1970–1978, p. 193.
- ^ (BE) Agreement 1392 in Ostrov (Vostrau), su pawet.net, 2007.
- ^ (EN) Rosamond McKitterick, The New Cambridge Medieval History, c.1415–c.1500, vol. 7, Cambridge University Press, 1998, p. 732, ISBN 0-521-38296-3.
- ^ a b c d e (EN) Daniel Stone, The Polish–Lithuanian State, 1386–1795, A History of East Central Europe, University of Washington Press, 2001, pp. 10–11, ISBN 0-295-98093-1.
- ^ (LT) Mečislovas Jučas, Ingė Lukšaitė e Vytautas Merkys, Lietuvos istorija: nuo seniausių laikų iki 1917 metų, Vilnius, Mokslas, 1988, p. 41, ISBN 978-5-420-00619-1.
- ^ a b c (EN) Zigmantas Kiaupa, Jūratė Kiaupienė e Albinas Kunevičius, The History of Lithuania Before 1795, Vilnius, Lithuanian Institute of History, 2000, pp. 134, 136, ISBN 9986-810-13-2.
- ^ a b c d (EN) William Urban, Samogitian Crusade, Chicago, Lithuanian Research and Studies Center, 2006, pp. 207–209, ISBN 0-929700-56-2.