Vincenzo Magliocco

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Vincenzo Magliocco
NascitaPalermo, 1º gennaio 1893
MorteLechemti, 27 giugno 1936
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
Regia Aeronautica
ArmaArtiglieria
Aeronautica
CorpoCorpo Aeronautico
Reparto39ª Squadriglia
Anni di servizio1914-1936
GradoGenerale di brigata aerea
GuerrePrima guerra mondiale
Guerra d'Etiopia
Comandante di14º Stormo
DecorazioniMedaglia d'oro al valor militare
Medaglia d'argento al valor militare (2)
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Vincenzo Magliocco (Palermo, 1º gennaio 1893Lechemti, 27 giugno 1936) è stato un generale e aviatore italiano, della Regia Aeronautica che combatté nella prima guerra mondiale e nella Guerra d'Etiopia dove fu uno dei maggiori responsabili dei bombardamenti terroristici all'iprite.[1] Osservatore e pilota al tempo stesso, conosceva a fondo tutti i problemi di impiego delle varie specialità. Laureato in giurisprudenza, fu insegnante presso la Scuola di Osservazione Aerea. Venne ucciso da guerriglieri della resistenza abissina nell'eccidio di Lechemti il 27 giugno 1936 insieme agli altri componenti di una missione di ricognizione aerea nell'ovest etiopico.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Palermo il 1º gennaio 1893,[2] dove compì studi superiori e si laureò in giurisprudenza.[3] Nel 1915 si arruolò nel Regio Esercito come ufficiale di complemento d'artiglieria,[3] assegnato al 29º Reggimento artiglieria da campagna. Dopo l'entrata in guerra del Regno d'Italia, il 24 maggio di quell'anno, fu nominato sottotenente di complemento nel mese di luglio, ed inquadrato nel 2º Gruppo artiglieria da montagna “Torino-Aosta” dall'ottobre 1915 prese parte a numerosi combattimenti, distinguendosi sul Col di Lana, sul Monte Sief e sul Monte Zerbin. Nel marzo 1917, promosso tenente in servizio permanente effettivo per merito di guerra, chiese di essere ammesso alla Scuola Osservatori d'Aeroplano[3] di Centocelle[3] per un corso della durata di tre mesi.

Ritornato in zona di guerra nel maggio successivo con la qualifica di “Osservatore d'Aeroplano”[3] si distinse, in forza alla 39ª Squadriglia (5º Gruppo volo), prendendo parte a numerose azioni, venendo decorato con due Medaglie d'argento e una di bronzo al valor militare.[3]

Nel 1921 fu trasferito presso il 9º Raggruppamento aeroplani e nel giugno 1923, dopo l'istituzione della Regia Aeronautica, promosso capitano e assegnato al 1º Stormo caccia terrestre del Centro di Aviazione da ricognizione di stanza a Parma. Nel novembre[3] dello stesso anno entrava a far parte della neocostituita Regia Aeronautica e l'anno dopo,[4] promosso al grado di maggiore a scelta eccezionale, gli veniva affidato il comando del 20º Stormo da ricognizione basato sull'aeroporto di Salerno-Pontecagnano.

Nel 1929 fu promosso tenente colonnello e nel 1932, con la promozione a colonnello, ricevette dall'ottobre 1934 il comando dell'aeroporto di Ferrara-San Luca e del 14º Stormo Bombardamento Terrestre[3].

Visto il graduale peggioramento dei rapporti con il governo etiope, nel corso del 1934 fu mandato in Africa orientale a capo di una missione tecnica che doveva curare la sistemazione delle basi aeree presenti in colonia.[5] In vista della guerra con l'Etiopia lo Stormo fu rafforzato[6] con la costituzione di un terzo Gruppo di volo, e il 2 dicembre 1935[3] partì per l'Eritrea imbarcandosi a Napoli.

Assegnato all'Aeronautica dell'Africa Orientale Italiana, divenne uno dei più stretti collaboratori del generale Rodolfo Graziani.[3] Nel febbraio 1936, in piena campagna d'Etiopia, viene elevato al rango di generale di brigata aerea,[3] e insignito del titolo di Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia.

La morte[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Eccidio di Lechemti.

Il 26 giugno decollò dal campo d'aviazione di Addis Abeba al comando di due bombardieri Ca.133[7] e un ricognitore Ro.1,[7] facendo rotta per Lekempti con il compito di contattare alcuni capi locali e di assicurarne la fedeltà alla Corona italiana.[7] Il primo velivolo era pilotato personalmente da lui, mentre il secondo era al comando di Antonio Locatelli.[7] Una volta atterrati sul campo di Bonaia[7] i tre equipaggi organizzarono un accampamento di fortuna intorno ai velivoli, ma la notte del 27[2] vennero assaliti da un gruppo di arbegnuoc, i guerriglieri etiopi, guidati da Keflè Nasibù e Belai Haileab[8]. Tutti i membri della spedizione,[9] tranne il tenente cappellano Mario Borello,[10] il 1º aviere Alberto Agostini e i due interpreti indigeni,[11] rimasero uccisi e i tre aerei incendiati. L'aviere Alberto Agostini fu ucciso successivamente in un nuovo scontro con gli etiopi.[12]

I resti dei tre aerei furono avvistati da un velivolo italiano pilotato dal capitano Mario Bonzano[12] il giorno successivo. Il relitto di uno dei due Ca.133 fu trasformato successivamente in un monumento ai caduti.[13]

Magliocco lasciava a Palermo la moglie Maria Butticè ed il figlio Bruno.

Ricordo[modifica | modifica wikitesto]

A Magliocco, Locatelli, e agli altri componenti della spedizione a Lechemti, tra cui l'ingegnere Adolfo Prasso, fu concessa la Medaglia d'oro al valor militare[14] alla memoria. A lui è stato intitolato l'aeroporto di Comiso fino al 7 giugno 2014, data della reintitolazione a Pio La Torre[15].

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
«Incaricato del comando avanzato di Aeronautica in Africa Orientale, compiva numerose azioni di guerra, sia solo, sia alla testa delle forze affidate al suo comando, con perfetta aderenza alle esigenze militari e con spietato ardimento. Durante le pericolose azioni sull'Endertà, del Tembien, dello Sciré e del Mai Ciò, impiegava le squadriglie delle basi avanzate con sicuro intuito e con risoluta energia, contribuiva al conseguimento di quelle fulgide decisive vittorie. Cielo dell'Etiopia, dicembre 1935 – aprile 1936-XIV
— Regio Decreto n. 179 del 9 luglio 1936[16]
Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Conscio del pericolo cui andava incontro, ma orgoglioso di essere annoverato tra i pionieri dell'Italia imperiale, chiedeva, con generosa insistenza, di partecipare ad ardita impresa aeronautica intesa ad affermare, col simbolo del tricolore, il dominio civile di Roma su lontane contrade non ancora occupate. Minacciato nella notte da orde di ribelli, rifiutava la sicura ospitalità di genti amiche e preferiva affrontare con lo scarso manipolo di eroici compagni l'impari combattimento per difendere fino all'estremo sacrificio la bandiera della Patria. Lekempti, 27 giugno 1936.[14]»
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
— Piave-Zenson, novembre 1917[17]
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
— Cielo Basso Piave, marzo 1918[17]
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
— Cielo del Piave, giugno-novembre 1918[17]
Promozione per merito di guerra al grado di tenente in S.A.P. (servizio attivo permanente, lo stesso che S.P.E.) - nastrino per uniforme ordinaria
Promozione per merito di guerra al grado di tenente in S.A.P. (servizio attivo permanente, lo stesso che S.P.E.)

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Angelo Del Boca, I gas di Mussolini, Roma, Editori Riuniti, p. 113.
  2. ^ a b Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare 1969, p. 50.
  3. ^ a b c d e f g h i j k Ferrante 2006, p. 84.
  4. ^ Nel 1924 conseguì il brevetto di pilota militare su velivolo Ansaldo A.300.
  5. ^ Lioy 1965, p. 23.
  6. ^ All'atto dello scoppio della Guerra d'Etiopia il 14º Stormo contava su 4º Gruppo (14ª e 15ª Squadriglia), 49º Gruppo (61ª e 64ª Squadriglia), e 44º Gruppo (2ª , 6ª e 9ª Squadriglia).
  7. ^ a b c d e Lioy 1965, p. 162.
  8. ^ Angelo Del Boca, Gli italiani in Africa orientale, vol. III, p. 31.
  9. ^ Si trattava del generale Vincenzo Magliocco, del colonnello di stato maggiore Mario Calderini, del maggiore pilota Antonio Locatelli, del capitano pilota Mario Galli, del capitano osservatore Antonio Drammis dei Drammis, del tenente pilota Luigi Gabelli, del maresciallo pilota Giorgio Bombonati, sergente radiotelegrafista Renato Ciprari, del 1º aviere motorista Alberto Agostini (militare), dell'aviere scelto radiotelegrafista Giulio Malenza, dell'aviere motorista William D'Altri, dell'ingegnere civile Adolfo Prasso.
  10. ^ Lioy 1965, p. 163.
  11. ^ A.A. V.V., L'Aviazione - grande enciclopedia illustrata, Novara, Istituto Geografico De Agostini, 1986, pp. pag. 134 - Vol. XV.
  12. ^ a b Ferrante 2006, p. 86.
  13. ^ GAVS, su gavs.it. URL consultato il 16 aprile 2009 (archiviato dall'url originale il 4 maggio 2007).
  14. ^ a b www.quirinale.it - onorificenze, su quirinale.it. URL consultato il 16 aprile 2009.
  15. ^ Aeroporto di Comiso intitolato a Pio La Torre: le immagini- gds.it.
  16. ^ www.quirinale.it - onorificenze, su quirinale.it. URL consultato il 16 aprile 2009.
  17. ^ a b c Le Medaglie d'Oro al valor militare – Gruppo Medaglie d'Oro al valor militare d'Italia, Roma 1965.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Alessandro Fraschetti, La prima organizzazione dell'Aeronautica Militare in Italia 1884-1925, Roma, Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, 1986.
  • Vincenzo Lioy, L'Italia in Africa. L'opera dell'Aeronautica (1919-1937), Vol. 2, Roma, Istituto Poligrafico dello Stato, 1965.
  • Manlio Molfese, L'aviazione da ricognizione italiana durante la grande guerra europea (maggio 1915-novembre-1918), Roma, Provveditorato generale dello Stato, 1925.
  • Ordine Militare d'Italia 1911-1964, Roma, Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, 1925.
  • Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, Testi delle motivazioni di concessione delle Medaglie d'Oro al Valor Militare, Roma, Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare, 1969.
  • I Reparti dell'aviazione italiana nella Grande Guerra, AM Ufficio Storico - Roberto Gentilli e Paolo Varriale, 1999

Periodici[modifica | modifica wikitesto]

  • Ovidio Ferrante, Lekemti: la Kindu della Regia Aeronautica, in Rivista Militare, Roma, Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare, febbraio-marzo 2006, pp. 80-87.
  • Nico Sgarlato, Le Aquile dell'Impero, in Ali di Gloria, n. 3, Parma, Delta Editrice, aprile-maggio 2012.