Utente:Italo da b/Sabbionaia2

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Storia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Napoli.

Preistoria[modifica | modifica wikitesto]

Alcune tombe risalenti all'epoca neolitica (fine III millennio a.C.) rinvenute nel quartiere di Materdei a ridosso della Calata Fontanelle, da attribuire alla antichissima cultura del Gaudo, provano che l'area cittadina fu frequentata già in epoca preistorica. Inoltre sono stati trovati solchi di aratri risalenti molto prima dell'insediamento di coloni greci.

Età antica[modifica | modifica wikitesto]

Nel VII secolo a.C. fu fondata la colonia di Partenope, preceduta da un approdo commerciale dal IX secolo a.C. sull'isolotto di Megaride[1]. Tale nucleo urbano venne successivamente indicato dai Romani col nome di Palepolis ("città vecchia") e fu in seguito abbandonato. Nel 475 a.C., tuttavia, gli abitanti di Cuma fondarono un'altra città cui dettero il nome di Neapolis, "città nuova", sorta più a valle rispetto alla precedente Palepolis.

Nel 326 a.C., a seguito delle guerre sannitiche, i Romani conquistarono definitivamente la città (con la disfatta di Palepolis), che conservò però la lingua greca almeno fino al II secolo d.C. Nei secoli seguenti Napoli ospitò molti patrizi ed imperatori romani che trascorsero qui pause di governo. Augusto la scelse come sede dei giochi Isolimpici, una specie di giochi Olimpici italici poiché era la città più "greca d'Italia".[2][3] Nel 476 d.C. l'ultimo imperatore romano d'occidente Romolo Augusto fu imprigionato nel Castel dell'Ovo.

Età medievale[modifica | modifica wikitesto]

Ruggero II in una formella lignea della Cappella palatina, all'interno del Palazzo dei Normanni di Palermo.
Statua di Federico II di Hohenstaufen all'ingresso del Palazzo Reale di Napoli.
Statua di Carlo D'Angiò all'ingresso del Palazzo Reale di Napoli.
Statua di Alfonso V d'Aragona all'ingresso del Palazzo Reale di Napoli.

Nel 536 Napoli fu conquistata dai Bizantini durante la guerra gotica e rimase saldamente in mano all'Impero anche durante la susseguente invasione longobarda, divenendo in seguito ducato autonomo (il primo duca, secondo la tradizione, sarebbe stato Basilio, nominato nel 660-61 dall'Imperatore bizantino Costante II,[4] anche se è probabile che egli fosse preceduto da altre persone che avevano svolto le sue stesse mansioni, espressione comunque delle cosiddette "famiglie magnatizie" cittadine). La vita del ducato fu caratterizzata da continue guerre, principalmente difensive, contro i potenti principati longobardi vicini e i corsari musulmani (genericamente definiti Saraceni), provenienti per lo più dal Nordafrica o dalla Sicilia, conquistata dagli Aghlabidi a partire dall'827.

In realtà l'avversione tra Cristianesimo e Islam trovò nel Meridione italico ampi spazi di convergenza in nome della politica e dei comuni interessi commerciali: entrambi in grado di produrre il disinvolto impiego da parte napoletana (ma campana in genere, dovendosi comprendere in questo discorso anche Amalfi) di mercenari musulmani, per lo più assoldati nell'insediamento (in arabo ribāṭ) del Traetto. Prolungato artefice di questa politica fu il vescovo di Napoli e duca Attanasio II, a dispetto della scomunica comminatagli del Papa.

Il X secolo fu caratterizzato da una prudente politica, che mirò a tener fuori Napoli dai giochi che si volgevano intorno a lei. Da ciò trassero giovamento l'economia e la cultura, con lo sviluppo delle industrie tessili (specialmente apprezzata fu quella del lino, per il quale i commercianti arabi garantivano un'ampia importazione dall'Egitto) e della lavorazione del ferro, mentre è attestato un proficuo scambio di materiale letterario e storico - sia religioso sia profano, sia greco sia latino - tra la città e Costantinopoli, da cui provenne ad esempio il greco Romanzo di Alessandro (ampiamente conosciuto anche nell'Oriente islamico, dove il condottiero macedone fu identificato nel coranico Dhū l-Qarnayn, "Quello delle due corna"), per merito del bibliofilo arciprete Leone, che consentirà la successiva traduzione dell'opera in lingua latina e il suo considerevole successo.

Attorno al 990, pochi anni dopo l'istituzione dell'arcidiocesi di Capua, Sergio fu il primo arcivescovo della città, quando la sua diocesi fu elevata a provincia ecclesiastica dal Papa, poco dopo che Leone III l'Isaurico, a seguito delle dispute teologiche sorte attorno al movimento iconoclasta, passò le diocesi dell'Italia bizantina sotto l'autorità del patriarcato di Costantinopoli[5].

Nel 1139 i normanni di Ruggero II conquistarono la città, ponendo fine al ducato: Napoli entrò così a far parte del territorio del Principato di Capua, nel neonato Regno di Sicilia, con capitale Palermo; ciononostante la città conservò la sede dell'arcidiocesi.

Dopo la dominazione sveva, durante la quale fu compresa nel giustizierato di Terra di Lavoro, il capoluogo campano divenne parte del regno angioino dopo la vittoria di Carlo d'Angiò su Manfredi di Svevia nel 1266 a Benevento e su Corradino di Svevia a Tagliacozzo nel 1268. In seguito alla rivolta scoppiata in Sicilia nel 1282 (Vespri siciliani) e l'occupazione dell'isola da parte aragonese, Napoli, fino ad allora una delle tante città marinare del Tirreno, divenne la capitale del regno e uno dei più importanti centri di potere della penisola italiana. Succede a Carlo D'Angiò il figlio Carlo II ed in seguito il nipote, Roberto d'Angiò, detto "il Savio", che fa di Napoli un centro culturale fra i più vivaci dell'Europa e del Mediterraneo. A questo periodo risalgono i soggiorni in città di Francesco Petrarca, Simone Martini, Giotto (che vi fonderà una scuola pittorica giottesca fra le più importanti d'Italia) e di Boccaccio, che nella basilica di San Lorenzo Maggiore conoscerà Fiammetta, ovvero Maria d'Aquino ed in seguito rimpiangerà i piacevoli anni trascorsi alla corte napoletana. Succederà al re Roberto, la nipote Giovanna I di Napoli nel 1343 e poi sarà il momento dei d'Angiò di Durazzo nel 1382 con Carlo di Durazzo, Ladislao I di Napoli e Giovanna II di Napoli. L'ultima grande impresa degli angioini napoletani fu la spedizione militare di Ladislao I di Napoli, il primo tentativo di riunificazione politica d'Italia, agli inizi del XV secolo.

Età moderna[modifica | modifica wikitesto]

Masaniello, uno dei protagonisti della storia cittadina

Nel 1442 anche Napoli cadde in mano aragonese, diventando una delle città più influenti del dominio Aragonese e ospitando stabilmente, durante il regno di Alfonso il Magnanimo (1442-1458), il re e la corte di questo grande stato mediterraneo. Nel 1501, nell'ambito delle guerre d'Italia, il Regno di Napoli fu conquistato dagli spagnoli e, per oltre due secoli, governato da un viceré, per conto di Madrid. Nel XVII secolo la città vide la famosa rivolta di Masaniello (partita da quella stessa Piazza Mercato in cui era stata tagliata la testa a Corradino di Svevia) a causa del malgoverno spagnolo e la nascita di un'effimera repubblica indipendente.

Nel corso della guerra di successione spagnola l'Austria conquistò Napoli (1707), ma la tenne per pochi anni, fino al 1734, anno in cui il regno fu occupato da Carlo di Borbone, che vi ricostituì uno stato indipendente che comprendeva tutto il Mezzogiorno italiano e la Sicilia. Sotto la dinastia dei Borbone Napoli rafforzò il suo ruolo divenendo, insieme a Parigi e Londra, una tra le principali capitali europee. Con la rivoluzione francese e le guerre napoleoniche, Napoli vide prima la nascita di una repubblica giacobina e poi la conseguente restaurazione borbonica. Nel 1806 fu nuovamente conquistata dalle truppe francesi condotte da Napoleone Bonaparte che affidò il regno a suo fratello Giuseppe e quindi, in seguito, a Gioacchino Murat. Nel 1815 con la definitiva sconfitta di Napoleone e il Congresso di Vienna Napoli ritornò nuovamente ai Borbone.

Nel 1860 il Regno delle Due Sicilie fu conquistato dai Mille di Garibaldi e annesso al Regno d'Italia.

Età contemporanea[modifica | modifica wikitesto]

Durante la seconda guerra mondiale Napoli vide, dopo l'8 settembre, la rivolta popolare contro l'occupante tedesco comunemente detta delle Quattro giornate di Napoli. La Napoli contemporanea è tra le più grandi e popolose metropoli italiane e mediterranee, conservando ancora la sua storica vocazione di centro culturale, scientifico ed universitario di livello internazionale, oltre che di grande città d'arte e primario polo turistico.

Simboli[modifica | modifica wikitesto]

Stemma del Comune
Stemma del Comune
Gonfalone del Comune
Gonfalone del Comune
Lo stesso argomento in dettaglio: Stemma di Napoli.

Lo stemma si compone di uno scudo sannitico diviso in due parti orizzontali di uguale altezza, quella superiore colorata d'oro e l'altra di rosso («troncato d'oro e di rosso»), sormontato da una corona turrita con cinque bastioni merlati visibili, di cui solo uno, quello centrale, dotato di porta d'ingresso.

Il gonfalone riprende i due colori dello stemma, oro e rosso, che occupano rispettivamente la metà superiore e la metà inferiore dell'intero drappo («troncato»), riprendendo simmetricamente la disposizione dei colori dello scudo araldico cittadino[6].

«troncato d'oro e di rosso, caricato dello stemma civico, con l'iscrizione in oro «Comune di Napoli».»

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Quattro giornate di Napoli.

Napoli è tra le città decorate al valor militare per la guerra di liberazione; è stata infatti la prima città a liberarsi con le sue sole forze dall'occupazione nazi-fascista e quindi insignita della medaglia d'oro al valor militare per i sacrifici della popolazione e per le attività nella lotta partigiana durante la rivolta detta delle Quattro giornate di Napoli.

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Con superbo slancio patriottico sapeva ritrovare, in mezzo al lutto ed alle rovine, la forza per cacciare dal suolo partenopeo le soldatesche germaniche sfidandone la feroce disumana rappresaglia. Impegnata un'impari lotta col secolare nemico offriva alla Patria, nelle "Quattro Giornate" di fine settembre 1943, numerosi eletti figli. Col suo glorioso esempio additava a tutti gli Italiani, la via verso la libertà, la giustizia, la salvezza della Patria[7]
— Napoli, 27 - 30 settembre 1943, data del conferimento: 10 settembre 1944
  1. ^ Cenni storici, su comune.napoli.it. URL consultato il 4 luglio 2011.
  2. ^ campaniabenicultura.it
  3. ^ Publio Virgilio Marone, Tutte le opere, Sansoni, Firenze 1989
  4. ^ Francesco Luzzati Laganà, "Il ducato di Napoli", in: AA.VV. Il Mezzogiorno dai Bizantini a Federico II, vol. III della Storia d'Italia diretta da G. Galasso, Torino, UTET, 1983, pp. 328-29.
  5. ^ Catholic Encyclopedia - Naples
  6. ^ Sito del comune di Napoli
  7. ^ Medaglia d'oro al valor militare NAPOLI, Città di, su quirinale.it, Quirinale. URL consultato il 30 luglio 2007.