Utente:Giuliano56/Sandbox01

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André Marty (Perpignano, 6 novembre 1886Tolosa, 23 novembre 1956) è stato un politico, rivoluzionario e antifascista francese, leader del Partito Comunista Francese (PCF), deputato dal 1924 al 1955, con alcune interruzioni, e segretario dell'Internazionale Comunista dal 1935 al 1943.

André Marty, fu un militante politico, dirigente del PCF, dal quale fu radiato nel 1952. Fu anche deputato (dal 1924 al 1955, con qualche interruzione) e segretario dell'Internazionale Comunista dal 1935 al 1943.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Giovinezza e inizio dell'attività politica[modifica | modifica wikitesto]

Figlio di un commerciante di vino, che aveva partecipato alla Commune di Narbonne nel 1871, di convinzioni libertarie, André Marty, dopo aver fallito al concorso d'ammissione all'Accademia Navale, impara il mestiere di calderaio in

André Marty nella divisa da sottufficiale della Marina Militare francese

rame presso un artigiano di Perpignano. Fu ammesso alla loggia massonica Saint-Jean des Arts et de la Régularité di Perpignano, affiliata alla Gran Loggia di Francia[1].

Marty si arruola nel gennaio 1908 nella Marina nazionale francese come meccanico. Resta nella Marina Militare fino al 1919. Di base a Tolone, le sue missioni lo conducono al largo della Cina, dell'Indocina, dei Balcani e del Marocco. Palombaro, participa nel 1911 al recupero della torpediniera Takou. Affermò in seguito di aver collaborato negli anni [1912]]-13 al settimanale le Cri du marin, i cui direttori responsabili erano membri della SFIO ma i cui articoli erano scritti dai marinai della Marine Nationale (la Marina Militare francese). Marty avrebbe anche partecipato a una società segreta dei meccanici della flotta, organizzazione molto centralizzata che aveva cellule su numerose navi. Marty ha affermato che in quel periodo era molto minfluenzato dalle idee dei sindacalisti rivoluzionari e dai seguaci di Gustave Hervé, diffuse tra gli oeprai dell'Arsenale di Tolone. Partecipa anche ai lavori della Loggia di rito scozzese, sempre affiliata alla Gran Loggia di Francia. In realtà, dall'agosto del 1914, non frequenta più gli ambienti massonici, benché tenga una conferenza dal tema "La guerra in Mare" presso la loggia di Saint-Jean des Arts et de la Régularité, di Perpignan[1].

Prima Guerra mondiale e ammutinamenti del Mar Nero[modifica | modifica wikitesto]

Nel giugno del 1914, Marty risulta primo al concorso per allievi ufficiali di macchina. Nel luglio del 1917 è promosso ufficiale di macchina, assegnato come capo del servizio «macchine» nella torpediniera di squadra Protêt[1].

Dopo l'armistizio dell'11 novembre 1918, quella nave fece parte della squadra navale inviata nel Mar Nero, davanti a Odessa per combattere contro la Rivoluzione russa. Un gruppo di marinai anarchici era presente tra l'equipaggio del Protêt come in quello del France, altra nave che faceva parte della flotta francese nel Mar Nero[2].

Nel 1919 Marty è al centro del vasto movimento di ammutinamenti dai marinai del Mar Nero. In verità il suo arresto (16 aprile) precede di tre giorni lo scoppio della rivolta, ma episodi di disobbedienza erano diffusi già dal febbraio, a causa del cattivo vitto, del mancato congedo (la guerra mondiale era terminata da mesi) e in solidarietà con i «rossi»[1]. Marty aveva organizzato un piano per prendere il controllo del Protêt ed entrare, issata sul pennone la bandiera rossa, nel porto di Odessa.

Egli fu prima imprigionato a terra, a Galați in Romania, poi trasferito (il 23 aprile) a bordo della nave da guerra Waldeck-Rousseau[1][2]. Un nuovo trasferimento del prigioniero sul Protêt provoca la rivolta dei marinai del Waldeck-Rousseau, che alle rivendicazioni comuni a tutta la flotta aggiungono quella di salvare la vita all'ufficiale di macchina. Un consiglio di guerra, riunito nella rada di Costantinopoli nel luglio, condanna Marty a 20 anni di lavori forzati[1].

Campagna di sostegno comunista e militanza nel PCF[modifica | modifica wikitesto]

Discorso di Paul Vaillant-Couturier al Pré Saint-Gervais, Durante una manifestazione in sostegno di Marty (1922)

Il giovane Partito comunista (allora Sezione Francese dell'Internazionale Comunista) nato dal Congresso di Tours (1920) lo sostiene all'inizio attraverso l'organo di stampa della Gioventù Comunista Avant-garde, poi la campagna prende più vigore. Il Comité de défense sociale (Comitato di difesa sociale) e il Comité des marins (Comitato dei Marinai) prendono le difese sue e quelle di suo fratello [2]. Il suo nome diventa un simbolo e viene eletto al Soviet di Mosca dagli operai delle officine Dynamo. È presentato nelle liste comuniste ed eletto consigliere comunale di Parigi e poi Consigliere Generale, nonostante rimanesse detenuto[1].

Marty all'uscita dal carcere di Clairvaux, con suo fratello (1923)

Graziato nel 1923, non tarda ad aderire al Partito Comunista Francese, cosa che ha l'effetto di trasferire al partito le simpatie per gli ammutinati [2]. Lascia la Massoneria[1], è eletto deputato del Dipartimento Seine-et-Oise nel 1924 e nel 1926 diviene membro del Comitato Centrale della SFIC. Prende le difese di Cheikou Cissé (1890-1933), un soldato senegalese condannato nel 1919 alla deportazone in Nuova Caledonia per la sua attività anticolonialista. Nel 1925, il ministro della Guerra Paul Painlevé, membro della [Lega dei diritti dell'uomo]], scrive una lettera a Marty nella quale rifiuta di concedere la grazia a Cissé.

Nel 1927, come numerosi altri dirigenti comunisti, Marty è condannato e incarcerato nel Carcere de La Santé per le azioni antimilitariste. A partire dal 1931 è sempre più impegnato nella struttura dell'Internazionale comunista (Komintern), dove rappresenta la "sezione francese". Nel 1935 viene nominato nel Presidium e nella Segreteria dell'Internazionale, cosicché diventò il francese di maggior livello nell Komintern. Entra anche (nel 1932, nell'Ufficio Politico del PCF , tra il 1933 e il 1934, senza che appaia ufficialmente, è il responsabile politico del giornale L'Humanité.

"Candidato di amnistia", poi eletto dal popolo[modifica | modifica wikitesto]

Dall'ottobre 1921, il Partito Comunista Francese, come parte della campagna per la liberazione degli "ammutinati del Mar Nero", presenta André Marty nelle elezioni suppletive. È eletto 42 volte consigliere comunale, assessore o consigliere di arrondissement[3] fino al giugno 1923. [4]. Queste elezioni sono dichiarate nulle, ma rendono popolare Marty.
Nelle elezioni generali del maggio 1924, egli guida la lista del "Bloc ouvrier paysan" nel dipartimento di Seine-et-Oise. Al secondo turno, la lista ha tre eletti. André Marty ottiene quasi 3.000 voti in più degli altri candidati della lista[5]. Il cambiamento del sistema elettorale nel 1928 penalizzò i comunisti a livello nazionale. André Marty è andato al ballottaggio del secondo turno nel primo distretto di Versailles[6]. Un'elezione parziale nel Dipartimento della Senna nel febbraio 1929 gli consente di ottenere un seggio da deputato[7]. Ma nel 1932 l'elezione generale fu sfavorevole. Viene picchiato dal sindaco socialista di Puteaux [8].
Comunque ottiene un altro mandato. Dall'autunno del 1929 siede al Consiglio comunale di Parigi. Eletto a nel XIII Arrondissement (Centro della città), è tra il 1930 e il 1935 l'unico comunista eletto al Municipio di Parigi a causa della "purga" che colpì altri sei eletti dal 1929, escluso dal PC con l'accusa di "riformismo". È estremamente ben amato nella popolare Parigi del Tredicesimo Distretto.
Candidato in questo distretto nelle elezioni del 1936, ottenne la carica di deputato al primo turno. È nel piccolo numero (9) comunisti eletti che superano il 50% dei voti al primo turno, il 26 aprile 1936 [9]: Maurice Thorez, Renaud Jean, Gaston Monmousseau, Paul Vaillant-Couturier, Arthur Ream, Marcel Capron, Georges Lévy, Jean Cristofol. Nel giugno del 1937 si dimise da consigliere di Parigi.

Nel 1945 gli elettori di Parigi mandano di nuovo André Marty all'Assemblea costituente e poi alla Chambre des députés. Escluso dal Partito Comunista nel 1953, mantenne il mandato parlamentare fino alle elezioni del 1956.

La guerra di Spagna[modifica | modifica wikitesto]

Durante Guerra di Spagna, il Comintern lo nominò Ispettore Generale delle Brigate Internazionali (nel 1936) e rimase in Spagna fino alla fine della guerra, nel 1939. In Francia, fu violentemente attaccato dal giornale anarchico "Le Libertaire".

André Marty viene inviato da IC nell'agosto del 1936 al governo repubblicano spagnolo per organizzare ciò che diventerà Brigate Internazionali. Porta il titolo di "Ispettore Generale di B I". Può giustificare questa responsabilità, oltre al suo alto rango all'interno di Komintern, la sua conoscenza di Spagnolo e Catalano e il suo passato come ufficiale di marina. È collegato al "Grupo de información", un servizio di intelligence creato dai sovietici sotto la guida di Marcel Rosenberg, ambasciatore degli Stati Uniti. in Spagna. Tale organo, che riceve i suoi ordini di Jagoda, capo della K.G.B., cacciava i trotzkisti e anarchici [10].

Le Brigate Internazionali hanno sede a Albacete. Abbastanza presto, Marty riporta con gli spagnoli deteriorata ed egli fu richiamato a Mosca, dove Dimitrov il responsabile degli affari latinoamericani, ma Marty insiste sul ritorno in Spagna ed è riuscito a fare passare per l'uomo della situazione dopo l'integrazione delle Brigate nell'esercito popolare spagnolo. Quando tornò ad Albacete nell'ottobre del 1937, dovette accettare di essere controllato da Palmiro Togliatti.

La stampa libertaria francese ha denunciato in André Marty il "macellaio di Albacete". Hemingway ne fa un ritratto poco lusinghiero in Per chi suona il campanello , dove appare sotto il nome di André Massart. Nei suoi ricordi della guerra di Spagna, pubblicato originariamente in yiddish nel 1956 e pubblicato in una traduzione francese di Marina Alekseevna-Antipov nel 2012, il polacco brigadist Sygmunt Stein aveva Marty ad Albacete, al giorno d'oggi come Stalinista assetato di sangue che ha ispirato il terrore dei suoi compagni.

Togliatti, in un rapporto del novembre 1937, insistette sul fatto che Marty "cambia radicalmente i suoi metodi di lavoro" e "evita di intervenire nelle questioni militari e tecniche delle Brigate", ma nel gennaio 1938 accoglie con favore il suo atteggiamento mentre continua per evocare "il suo modo alquanto rude di comportarsi a volte con i compagni". Secondo il [Dizionario biografico del movimento laburista francese], alcuni combattenti che sono tornati in Francia hanno denunciato la sua eccessiva autorità e si sono dimessi dal Partito comunista.

I metodi brutali di Marty sembrano innegabili. C'è per esempio l'archivio della Comintern un rapporto del 19 febbraio 1937, il "situazione generale delle brigate e delle forze internazionali", dove egli consiglia "liquidare Malraux" [11]. La sua partecipazione alla condanna e all'esecuzione del [comandante Delasalle], nel contesto della lotta contro gli anarchici e il Marxist Unity Workers Party, è stata stabilita da Nick Guillain . Arnaud Imatz, uno specialista in spagnolo Guerra André Marty anticipo è "responsabile per la morte di più di 500 Brigate Internazionali" [12]. Altri autori sono lontani da questi numeri. Così Jacques Delperrié de Bayac, scomodo per Marty, avanzato [13] In un libro pionieristico su "Le brigate internazionali" il numero di 50 vittime disciplinari. Il conteggio degli Archivi di Mosca non incoraggia lo storico Rémi Skoutelsky [14] per convalidare "la leggenda dei 500 colpi di Marty". Le testimonianze di ex volontari francesi nella Spagna repubblicana, come quella di Roger Codou, che si definisce "comunista-anarchico" [15] e quello di Henri Rol-Tanguy [16], uomini molto dissimili, sono anche lontani dall'aver annerito Marty fino all'estremo. Così Jean Chaintron [17] riconosce la cecità "stalinista" di Marty versoPendant la guerre d'Espagne, le Komintern le nomme inspecteur général des Brigades internationales (en 1936) et il reste en Espagne jusqu'à la fin de la guerre, en 1939. En France, il est violemment pris à partie par le journal anarchiste Le Libertaire.

André Marty est envoyé par l'IC dès août 1936 auprès du gouvernement républicain espagnol pour organiser ce qui va devenir les Brigades internationales. Il portera le titre d'inspecteur général des B I. Il peut justifier cette responsabilité, outre par son grade élevé au sein du Komintern, par sa connaissance de l'espagnol et du catalan et par son passé d'officier de marine. Il est lié au Grupo de información, un service de renseignements mis en place par les Soviétiques sous la direction de Marcel Rosenberg, ambassadeur de l'U.R.S.S. en Espagne. Cet organisme, qui reçoit ses ordres de Iagoda, chef du K.G.B., fait la chasse aux trotskistes et aux anarchistes[18].

Les Brigades internationales sont basées à Albacete. Assez vite, les rapports de Marty avec les Espagnols se dégradent et il est rappelé à Moscou, où Dimitrov le charge des affaires d'Amérique Latine, mais Marty insiste pour retourner en Espagne et réussit à se faire passer pour l'homme de la situation après l'intégration des Brigades dans l'armée populaire espagnole. Lorsqu'il revient à Albacete en octobre 1937, il doit accepter d'être contrôlé par Palmiro Togliatti.

La presse libertaire française dénonça en André Marty le boucher d'Albacete. Hemingway en fait un portrait peu flatteur dans Pour qui sonne le glas, où il apparaît sous le nom d'André Massart. Dans ses souvenirs de la guerre d'Espagne, publiés primitivement en yiddish en 1956 et parus dans une traduction française de Marina Alexeevna-Antipov en 2012, le brigadiste polonais Sygmunt Stein qui a connu Marty à Albacete, le présente sous le jour d'un stalinien sanguinaire qui inspirait la terreur à ses camarades de combat.

Togliatti, dans un rapport de novembre 1937, insistait pour que Marty « change radicalement ses méthodes de travail » et « évite d'intervenir dans les questions militaires et techniques des Brigades », mais en janvier 1938 il se félicite de son attitude tout en continuant d'évoquer « sa façon un peu rude de se comporter parfois avec les camarades ». Selon le Dictionnaire biographique du mouvement ouvrier français, certains combattants revenus en France dénoncèrent ses excès d'autorité et démissionnèrent du Parti communiste.

Les méthodes brutales de Marty semblent indéniables. Il y a par exemple aux archives du Komintern un rapport du 19 février 1937 sur la « situation d'ensemble des brigades et forces internationales » où il conseille « de liquider Malraux »[19]. Sa participation à la condamnation et à l'exécution du commandant Delasalle, dans le contexte de la lutte contre les anarchistes et les poumistes, a été établie par Nick Guillain. Arnaud Imatz, spécialiste de la Guerre d'Espagne avance qu'André Marty est « responsable de la mort de plus de 500 brigadistes internationaux »[20]. D'autres auteurs sont loin de ces chiffres. Ainsi Jacques Delperrié de Bayac, peu complaisant pour Marty, avançait[21]dans un livre pionnier sur les Brigades internationales le nombre de 50 victimes disciplinaires. Le dépouillement des Archives de Moscou n'incite pas l'historien Rémi Skoutelsky[22] à valider « la légende des 500 fusillés de Marty ». Les témoignages d'anciens volontaires français en Espagne républicaine, tels celui de Roger Codou, qui se définit comme "anarchiste-communiste"[23] et celui de Henri Rol-Tanguy[24], hommes très dissemblables, sont également loin de noircir Marty à l'extrême. Ainsi Jean Chaintron[25] reconnaît l'aveuglement « stalinien » de Marty envers les trotskistes du POUM, mais il conteste la vision d'un Marty sanguinaire forgée par Hemingway. L'historien de sensibilité communiste Philippe Robrieux[26] voit en Marty « un emporté et un fanatique quelque peu mythomane », mais pas l'organisateur des crimes staliniens commis par le Guépéou en Espagne.

Seconde Guerre mondiale[modifica | modifica wikitesto]

Avec Maurice Thorez, Jacques Duclos, Benoît Frachon et Maurice Tréand, André Marty fait partie des hommes mis en place vers 1931 à la tête du PCF par Eugen Fried, l'homme de Moscou qui dirige secrètement depuis Bruxelles le Komintern pour toute l'Europe de l'Ouest[27]. Il se trouve à Moscou lors de l'annonce de la signature du pacte germano-soviétique, et de la déclaration de guerre, en septembre 1939. Il y est rejoint par Maurice Thorez, avec qui il n'a jamais eu de bons rapports.

De retour de Moscou, toute la presse communiste ayant été interdite par le Gouvernement Daladier, il publie le 4 octobre 1939 dans l'hebdomadaire Monde, édité à Bruxelles pour remplacer la Correspondance internationale, une Lettre à Léon Blum qui lui vaut d'être condamné par défaut à quatre ans de travaux forcés[1] et à la déchéance de la nationalité française[28].

Il travaille pour le Komintern jusqu'à la dissolution de celui-ci, en mai 1943, et en octobre 1943, il arrive à Alger pour représenter le PCF auprès du gouvernement provisoire de de Gaulle et siéger à l'Assemblée consultative[28] · [1].

De la Libération à 1952[modifica | modifica wikitesto]

À la Libération, il est l'un des trois secrétaires du parti et apparaît ainsi formellement comme le numéro 3, après Maurice Thorez et Jacques Duclos. L'ancien "mutin de la Mer Noire" est l'un des plus farouches accusateurs des amiraux de Vichy.

Dès 1947, il est marginalisé au sein du bureau politique, mais en reste membre jusqu'en 1952, en n'exerçant que des responsabilités de plus en plus secondaires.

L'« Affaire Marty », ou l'exclusion du PCF en 1952[modifica | modifica wikitesto]

Le 1er septembre 1952, alors que Thorez, malade, était à Moscou, ou en convalescence dans le Caucase, André Marty est mis en cause avec Charles Tillon devant le Bureau politique auquel ils appartenaient tous les deux. Il était reproché aux deux hommes de s'être rencontrés au domicile du beau-frère de Tillon, Georges Beyer, également membre du Comité central du PCF[29], lors d'une réunion du Bureau politique du PCF, le 1er septembre 1952.

Une commission d'enquête formée de Léon Mauvais et Marcel Servin préparait ce « procès interne » depuis plusieurs mois. Selon Charles Tillon[30], Jacques Duclos avait rencontré Thorez et même Staline à ce sujet ; c'était l'époque des grands procès dans les démocraties populaires comme celui de Artur London et Rudolf Slánský en Tchécoslovaquie[31] ou celui de Rajk en Hongrie. Dans ce contexte, Duclos avait pu faire admettre à Staline qu'en France aussi, il y avait des traîtres.

Le rapport que Léon Mauvais présente le 4 septembre 1952 au Bureau Politique n'est qu'un assemblage hétéroclite de broutilles présentées comme des preuves d'une longue opposition à la ligne du parti. L'affaire se transforme en une véritable campagne de dénonciation politique des accusés qui s'étendit à Jean, le frère d'André Marty, franc-maçon qui « a des liaisons avec des milieux policiers ». Le Comité central[32] de Gennevilliers (du 5 jusqu'au 7 décembre) raya de ses rangs Marty et Tillon. Marty est exclu du parti par sa cellule le 24 décembre. Un article signé Etienne Fajon dénonce les « liaisons policières de Marty ». Jacques Duclos avait également déclaré que Marty avait été démasqué comme policier, accusation dont personne n'a jamais trouvé le moindre fondement.

L'épisode de l'exclusion de ces deux dirigeants éminents du Parti communiste français que sont André Marty, et Charles Tillon prend place dans un long cortège de dissidences depuis la fondation de ce parti[33]. Les deux victimes ont raconté elles-mêmes leur déboire : André Marty publie en 1955, non sans mal dit-il, L'affaire Marty. Charles Tillon, qui n'est pas exclu de l'organisation, ne publie son témoignage Un procès de Moscou à Paris qu'en 1970, quand ses désaccords politiques et ses griefs personnels le poussent à la rupture. Sur cette affaire interne au Parti communiste français les historiens livrent des hypothèses sans que des documents formels les étayent. Contrairement aux ruptures de l'avant-guerre, les désaccords politiques semblent (s'ils existent) une construction de l'accusation plus qu'une réalité. On ne voit guère d'autre explication concernant cette affaire que l'hostilité qui avait toujours existé entre Thorez et Marty, et l'accusation voilée de « non-résistance » que Tillon aurait faite à Jeannette Vermeersch, l'épouse de Thorez. Il est probable que l'absence physique de celui-ci ait pesé d'autant que le climat politique en France, loin d'être serein, amplifie une paranoïa de complots : voir par exemple les suites de la manifestation contre le général américain Ridgway, en 1952, qui aboutit à l’arrestation du numéro 2 du PCF, Jacques Duclos, quand deux pigeons sont trouvés dans sa voiture.

Décès[modifica | modifica wikitesto]

Complètement isolé, après avoir essayé, en vain d'en appeler à l'autorité de Staline, et s'être finalement rapproché des anarchistes et des trotskistes, il meurt d'un cancer du poumon.

La postérité d'André Marty[modifica | modifica wikitesto]

Homme d'appareil tourné vers l'action internationale, André Marty avait accumulé une grande quantité de documents sur le PCF et le Komintern. Les « archives Marty », léguées à Jean Maitron, constituent aujourd'hui une mine pour les historiens du communisme.

La révolte de la Mer Noire, 1919-1968[modifica | modifica wikitesto]

Le nom d'André Marty est porteur d'un capital symbolique qui dépasse l'homme André Marty. Ce capital repose sur la popularisation et la glorification par le Parti communiste français des Mutineries de la mer Noire (1919) plus que sur l'épisode des Brigades internationales durant la Guerre d'Espagne. En 1929, le Bureau d'éditions du Parti publie en deux volumes l'histoire de La révolte de la Mer Noire. Son auteur est André Marty[34]. En 1932, sous la signature d'André Marty, paraît chez le même éditeur une version « courte » des deux volumes précédents, Les heures glorieuses de la Mer Noire. Cette version courte est reprise en 1949 à l'occasion du trentième anniversaire des événements[35]. L'année suivante, l'Avant-garde, hebdomadaire de la Jeunesse communiste reprend la diffusion[36]. Délaissées par le PCF, ces œuvres sont reprises par deux éditeurs de l'extrême-gauche française après 1968 : les Éditions Maspero et les éditions Norman Bethune[37]. Ces rééditions se situent dans le cadre de l'antimilitarisme développé après 1968 par l'extrême-gauche et les anarchistes.

La « réhabilitation » d'André Marty, 1963-1998[modifica | modifica wikitesto]

« Procès de Moscou à Paris », selon Charles Tillon[38] l'autre exclu communiste célèbre de 1952, les exclusions de la période stalinienne du Parti communiste français sont, a posteriori, mis au même niveau que les procès qui se déroulent à Prague la même année[39]. Aucune défense commune ne s'organise entre les deux exclus. André Marty, pour sa part, se défend en publiant en 1955 l'Affaire Marty, un livre de 280 pages. Il meurt l'année suivante[1].

Au début des années 1960, son exclusion pour des motifs forgés de toute pièce, est mise au rang d'exemple par un groupe de militants oppositionnels organisés progressivement depuis octobre 1952 autour de Jean Chaintron et Marcel Prenant qui publiait une revue mensuelle Unir pour le socialisme. Plusieurs exclus du parti communiste des années 1950-1960 s'agrègent à ce groupe et lui donnent une visibilité apte selon eux à faire taire les accusations calomnieuses. Créant en 1962 une autre revue mensuelle, Le débat communiste, ils organisent publiquement un Comité d'honneur national pour la réhabilitation d'André Marty et des victimes de la calomnie. Par un curieux retournement de l'histoire, les adversaires du stalinisme dressaient ainsi contre lui la figure d'un homme réputé pour son autoritarisme et ses méthodes cassantes et peu démocratiques. La campagne du Comité est lancée en 1963[40]. Deux ans plus tard, en 1965[41], Unir et Le débat communiste rendent publique la liste des 100 membres du Comité national pour la réhabilitation d'André Marty[1].

La réponse « officielle » et très symbolique de l'organisation interpelée intervient quarante-trois ans plus tard par la voix du secrétaire général du Parti communiste, Robert Hue[42], sans que soit cité le nom d'André Marty, sous la forme d'une condamnation sans appel[43] des « véritables procès » et des exclusions individuelles « injustes » qui jalonnent l'histoire du PCF.

Notes et références[modifica | modifica wikitesto]

Template:Références

Voir aussi[modifica | modifica wikitesto]

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Sources et bibliographie[modifica | modifica wikitesto]

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  • Notices biographiques
    • Philippe Robrieux, Histoire intérieure du parti communiste français, Tome 4, Fayard, 1984, notice "André Marty", pp. 415–420, et chronologie Template:Plume
    • Jean Maitron et Claude Pennetier in Dictionnaire biographique du mouvement ouvrier français, éditions de l'Atelier, notice "André Marty", version papier, tome 36, p. 8-22, Template:Plume
    • même ouvrage, Claude Pennetier, avec André Balent et Nathalie Ténine-Michel, notice "Jean Marty", p. 24-25.
  • Paul Boulland, Claude Pennetier et Rossana Vaccaro (dir.), André Marty, l'Homme, l'Affaire, l'Archive, Paris, Éditions Codhos, 2005, 189Template:Nb p., Template:Lire en ligne sur le site HAL-SHS (Hyper Article en Ligne - Sciences de l'Homme et de la Société).
  • Axelle Brodiez, « La double stratégie d'André Marty : Secours populaire français et comités Henri Martin », in Alain Ruscio (dir.), L'Affaire Henri Martin et la lutte contre la guerre d'Indochine, Le Temps des Cerises, 2005, pp. 109–137, ISBN 2-84109-500-2 Template:Lire en ligne sur le site HAL-SHS (Hyper Article en Ligne - Sciences de l'Homme et de la Société).
Sur la participation d'André Marty à la guerre d'Espagne
  • Sygmunt Stein, Ma guerre d'Espagne, Seuil, 2012. ISBN 2021039323
  • Jacques Delperrie de Bayac, Les Brigades internationales, Fayard, 1969.
  • Rémi Skoutelsky, L'espoir guidait leurs pas (Les volontaires français dans les Brigades internationales 1936-1939), préface d'Antoine Prost, Grasset, 1998. ISBN 2-246-55561-2
  • Pierre Broué et Émile Témime, La Révolution et la guerre d'Espagne, Éditions de Minuit, 1961.
  • Carlos Serrano, L'enjeu espagnol : PCF et guerre d'Espagne (PCF et guerre d'Espagne), Messidor, 1987 ISBN 2-209-05870-8
  • Nick Guillain, Le mercenaire : carnet de route d'un combattant rouge, Fayard, 1938.
  • André Figueras, Marty sans laisser d'adresse, 1978.
  • Le témoignage d'un brigadiste international
    • Roger Codou, Le cabochard : mémoires d'un communiste 1925 - 1982, François Maspero, 1983.
  • Le roman
Sur l'"Affaire Marty-Tillon"
  • Michel Dreyfus, PCF, crises et dissidences, éditions Complexe, 1990 ISBN 2-87027-320-7.
  • Philippe Robrieux, Histoire intérieure du Parti communiste, volume 2 1945-1972, de la Libération à l'avènement de Georges Marchais. Pour suivre l'Affaire dans ses méandres, pages 318-339.
  • Le témoignage de André Marty (voir supra).
  • Le témoignage du coaccusé d'André Marty Charles Tillon,
    • Un procès de Moscou à Paris (précédé d'une contribution de Raymond Jean), éditions du Seuil, 1970.
    • On chantait rouge, Robert Laffont, Paris, 1977, 580 p.
  • Yves Le Braz (pseudonyme), Les rejetés, La Table Ronde, 1974. L'ouvrage est sous-titré : l'affaire Marty-Tillon, pour une histoire différente du PCF.
  • Pierre Daix, Les hérétiques du PCF, Robert Laffont, Paris 1980 ISBN 2-221-00537-6
  • Artur London, L'aveu, éditions du Seuil, Paris, 1968.
  • Pour suivre la postérité de l'affaire "Marty-Tillon", les témoignages de deux membres du Comité central qui acceptèrent la destitution des deux hommes, puis animèrent le Comité national pour sa réhabilitation.
    • Jean Chaintron, Le vent soufflait devant ma porte, éditions du Seuil, Paris 1993 ISBN 2-02-020807-4[ISBN non valido]
    • Roger Pannequin, Adieu, camarades, Le Sagittaire, Paris, 1977.
  • Celui qui fut le secrétaire d'André Marty de 1946 à 1952, livrait aussi son témoignage.
    • Jacques Kahn, Persiste et signe, éditions sociales, 1973.
Ouvrages publiés par André Marty
  • La révolte de la mer Noire, Bureau d'éditions, Paris, 1929. Première partie (un volume), "Des tortures…et du sang". Deuxième partie (un volume), "Les soulèvements". Réédition en fac-similé, éditions françois maspero, 1970.
  • Les heures glorieuses de la mer Noire, Template:30e anniversaire, éditions du parti communiste français, 1949, Paris Template:9e, 96 pages.
  • L'affaire Marty, éditions des Deux-Rives, Paris, 1955, 292 pages.

Articles connexes[modifica | modifica wikitesto]

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Marty durante la guerra civile spagnola[modifica | modifica wikitesto]

Stella delle Brigate Internazionali

André Marty fu inviato dall'Internazionale Comunista nell'agosto del 1936 allo scopo di organizzare le Brigate Internazionali: la scelta ricadde su di lui in quanto aveva un'alta carica nel Comintern e per di più conosceva spagnolo e catalano (era stato ufficiale di marina). Le Brigate Internazionali avevano base ad Albacete: Marty aveva come compagni nel compito a lui affidato dall'Internazionale Comunista Luigi Longo e Giuseppe Di Vittorio. La situazione però non risulta favorevole a Marty, che viene richiamato a Mosca: al suo ritorno ad Albacete nel 1937 deve accettare di aver come supervisore del suo lavoro Palmiro Togliatti. Vengono presentati di lui due aspetti contraddittori: il primo lo inquadra come il "macellaio di Albacete" denunciato a mezzo stampa, il secondo come il "libertario francese" Commissario Massart[44] (quest'ultimo descritto da Ernest Hemingway in Per chi suona la campana).

Togliatti, in una relazione del novembre 1937, insistette sul fatto che Marty dovesse cambiare radicalmente i suoi metodi di lavoro ed evitare di interferire su questioni militari e tattiche delle Brigate Internazionali: nel gennaio 1938 lo stesso Togliatti cambia però opininione, continuando a sostenere tuttavia che Marty ha difficoltà nel rapporto con i compagni . Se i metodi duri di Marty sembrano innegabili, l'aspetto positivo riguarda il fatto che seppe gestire un gran numero di volontari.

Prese parte alla lotta contro i miliziani anarchici e del POUM e fu implicato nell'esecuzione del comandante Delasalle. Su questo caso di cui viene accusato Marty lo storico Pietro Ramella (che si è occupato della biografia con testimonianze di Aldo Morandi) affermò:

«Nel corso degli scontri il comandante del 12° battaglione, il maggiore francese Gastone Delasalle, ritenendo che il suo reparto fosse stato accerchiato, senza prendere contatto con il Comando della brigata, ordina ai suoi uomini di sganciarsi, abbandonando mitragliatrici e materiale pesante, e poi, non curandosi delle conseguenze, si da alla fuga. Si viene a creare un pericoloso vuoto tra gli altri reparti, che fortunatamente il nemico non sfrutta, dando tempo al Morandi di intervenire e di ricostituire le linee. Il 4 gennaio 1937 il maggiore Delasalle viene arrestato e processato ad Arjonilla da un tribunale militare. L'accusa è sostenuta da Morandi, che richiede la pena di morte per "diserzione davanti al nemico, abbandono delle truppe al suo comando, disfattismo per aver ordinato, senza motivo, la ritirata e l'abbandono delle armi pesanti". La richiesta dell'accusa viene accolta e l'imputato è condannato a morte mediante fucilazione e giustiziato la sera stessa[45]»

Marty viene quindi visto da diversi storici come un fanatico stalinista ma assolutamente non compartecipante ai crimini perpetrati da agenti del GPU contro gli anarchici e i militanti del POUM. Ci furono inoltre molti altri scontri con leader antifascisti: scrive infatti Luigi Longo riguardo alla partecipazione ebraica alla Guerra civile spagnola

«D'accordo con il compagno André Marty, fondatore delle Brigate Internazionali, ho autorizzato il compagno ad esortare tutti i volontari ebrei che facevano parte di altre unità a raggrupparsi e formare una bella e forte unità ebraica. Disgraziatamente il bel sogno non poté realizzarsi per difficoltà di lingua, per mancanza di tempo ed anche perché il compagno era partito per il fronte insieme ai quindici volontari, tutti venuti da Parigi[46]

E si nota come Luigi Longo indica senza esitazione come André Marty sia il fondatore delle Brigate Internazionali, inoltre un battaglione delle Brigate Internazionali aveva nome André Marty, sottolineando l'importanza del combattente antifascista in terra di Spagna. Pur se per Riccardo Formica André Marty è "un rabbioso di carattere":

«Incontra più volte André Marty, di cui mette in evidenza il carattere rissoso[47]»

La seconda guerra mondiale[modifica | modifica wikitesto]

Nella primavera del 1939, la guerra civile spagnola si è conclusa. Invece di tornare in Francia, Marty si reca in Unione Sovietica per lavorare a tempo pieno per il Comintern. Era ancora lì, quando inizia la seconda guerra mondiale e non può ritornare in patria, occupata dai nazifascisti. Da maggio a ottobre 1943, dopo il successo dell'Operazione Torch, (una componente chiave della campagna del Nord Africa), Marty fu inviato ad Algeri come rappresentante del PCF presso le Libere Forze Francesi, formate da De Gaulle. Dopo la Liberazione di Parigi, nel mese di agosto 1944, Marty ritorna in Francia: tenta di innestare un processo rivoluzionario nella confusa situazione, ma la cosa fallisce in quanto non viene appoggiato da altri dirigenti del partito e soprattutto non ottenendo il via libera di Stalin sull'attuazione dell'iniziativa insurrezionale.

Il "Caso Marty", la radiazione dal PCF nel 1952[modifica | modifica wikitesto]

Marty è stato ancora una volta eletto deputato anche se a causa degli attacchi della stampa il suo carisma era notevolmente diminuito all'interno del PCF. Nel 1952, mentre Duclos Thorez, malato, è a Mosca per curarsi ed in convalescenza nel Caucaso, (si pensa che incontri anche Stalin) Marty accusa Charles Tillon di essere una spia della polizia ed è l'occasione buona per il PCF di disfarsi di un compagno ormai scomodo che pensava ancora alla rivoluzione sociale nonostante il veto di Stalin. Le accuse vengono in qualche modo ribaltate accusandolo praticamente di essere paranoico e poco tempo dopo Marty viene radiato dal PCF, forse anche per ridurre il peso della frazione più rivoluzionaria al proprio interno.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Yves Le Braz, La Table Ronde, 1974. Sur la participation d'André Marty à la guerre d'Espagne
  • Pierre Broué , Émile Témime, La Révolution et la guerre d'Espagne , de Minuit, 1961.
  • Carlos Serrano, L'enjeu espagnol : PCF et guerre d'Espagne , Messidor, 1987.
  • Nick Guillain, Le mercenaire : carnet de route d'un combattant rouge , Fayard, 1938.
  • André Figueras, Marty sans laisser d'adresse , 1978.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j k l Articolo André Marty di Jean Maitron e Claude Pennetier in Dictionnaire biographique du mouvement ouvrier
  2. ^ a b c d Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore heat
  3. ^ Arlette Schweitz, Les parlementaires de la Seine sous la Troisième République, tome 2, Publications de la Sorbonne, Paris 2001, p. 408-409, notice "André Marty"
  4. ^ Gli elettori di Perpignan, Hyeres, Asnieres, Aubervilliers, Villejuif, Vanves, Noisy-le-Sec, Prats-de-Mollo lo eleggono ai consigli di Dipartimento o di Arrondissement
  5. ^ Marty raccoglie 63.591 voti, il secondo eletto ottiene 60.951 voti. La media dei voti sulla lista è 61.033 voti pari al 28% dei voti espressi, che colloca questi risultati tra i migliori punteggi dipartimentali del Partito Comunista.
  6. ^ Gli elettori di questo distretto (Argenteuil - Bezons) elessero quattro anni più tardi [[Gabriel Peri] ]. Per questo, Marty che è arrivato primo nel primo turno è battuto per quasi un migliaio di voti nel secondo turno.
  7. ^ . L'11° collegio elettorale di Saint-Denis includeva principalmente la città di Puteaux. Nel secondo turno ha raccolto 8.317 voti, il suo concorrente di destra ha raccolto 7.679
  8. ^ Marty, superato per da quasi 1.700 voti al primo turno, è battuto nel secondo turno per oltre 3.000 voti.
  9. ^ Georges Lachapelle, Élections législatives, 28 avril & 3 mai 1936, Le Temps, 1936.
  10. ^ Olivier Todd, Andre Malraux, una vita , ed. Gallimard, 2001, p.  237.
  11. ^ Olivier Todd, André Malraux, una vita , ed. Gallimard, 2001, p.  238 e 638, n. 51.
  12. ^ Arnaud Imatz, "guerra di Spagna: la memoria storica o la memoria isterica? "," Nuovo diario della storia ", Template:Numero, gennaio-febbraio 2009.
  13. ^ Jacques Delperrie de Bayac, "The International Brigades", 1968, p. 179. Le pagine da 173 a 184 sono dedicate al "caso André Marty".
  14. ^ Rémi Skoutelsky, "La speranza guidava il loro passo", Grasset, 1998, p. 261-262. Si veda anche il contributo al lavoro collettivo Non importa se la lotta è crudele, i volontari internazionali contro Franco Syllepse, Paris 2008: Pelai Pagés c'è Blanch, Marty, Vidal, Kleber e del Comintern, abbiamo impara gli Archivi di Mosca , p. 85-100.
  15. ^ "Il cabochard, memorie di un comunista", François Maspero, 1983.
  16. ^ Roger Bourderon, "Rol-Tanguy", Tallandier, 2004.
  17. ^ Jean Chaintron, Il vento soffiava davanti alla mia porta , p. 180 e seguenti.
  18. ^ Olivier Todd, André Malraux, une vie, éd. Gallimard, 2001, p. 237.
  19. ^ Olivier Todd, André Malraux, une vie, éd. Gallimard, 2001, p. 238 et 638, n. 51.
  20. ^ Arnaud Imatz, « Guerre d’Espagne : mémoire historique ou mémoire hystérique ? », Nouvelle revue d'Histoire, Template:Numéro, janvier-février 2009.
  21. ^ Jacques Delperrie de Bayac, Les Brigades internationales, 1968, p. 179. Les pages 173 à 184 sont consacrées au cas André Marty.
  22. ^ Rémi Skoutelsky, L'espoir guidait leur pas, Grasset, 1998, p. 261-262. Voir aussi la contribution à l'ouvrage collectif Tant pis si la lutte est cruelle, volontaires internationaux contre Franco, Syllepse, Paris 2008 : Pelai Pagés y Blanch, Marty, Vidal, Kleber et le Komintern, ce que nous apprennent les Archives de Moscou, p. 85-100.
  23. ^ Le cabochard, mémoires d'un communiste, François Maspero, 1983.
  24. ^ Roger Bourderon, Rol-Tanguy, Tallandier, 2004.
  25. ^ Jean Chaintron, Le vent soufflait devant ma porte, p. 180 et suivantes.
  26. ^ Histoire intérieure du parti communiste, volume 4, biographies, notice André Marty p. 419.
  27. ^ Annie Kriegel, Stéphane Courtois, Eugen Fried, le grand secret du PCF, Seuil, Paris, 1997
  28. ^ a b "La politique communiste, la ligne et les tournants", René Lefeuvre, in Cahiers spartacus, mai 1946.
  29. ^ Cf Charles Tillon, Un procès de Moscou à Paris, chapitre 6, "la nuit de la délation"
  30. ^ Charles Tillon, dans son autobiographie On chantait Rouge, revient sur sa mise à l'écart : il intitule son "affaire" : "Le procès pour le bien des peuples", chapitre 31, pages 489-500)
  31. ^ Cf L'aveu, écrit par une des victimes des procès de Prague Artur London
  32. ^ Philppe Robrieux, Histoire intérieure du Parti communiste, tome 2, pages 218-24
  33. ^ Voir Michel Dreyfus, PCF, crises et dissidences, pages 100-109
  34. ^ Ces deux volumes de 186 et 416 pages figurent jusqu'en 1939 au catalogue des "Éditions sociales internationales" (Cf le catalogue annuel de ces éditions dans l'Almanach ouvrier paysan dit aussi Almanach de l'Humanité). En 1970 les Éditions Maspero en publient un reprint.
  35. ^ Une grosse brochure de 100 pages, aux "éditions du Parti communiste français", diffusée par les militants
  36. ^ Trois brochures, préfacées par Marcel Cachin en supplément des Template:Numéro, 288, 289 de l'Avant-garde, mai 1950.
  37. ^ Les éditions Norman Bethune reprennent aussi en 1972 une brochure d'André Marty, À la Gloire des lutteurs de 1907.
  38. ^ Charles Tillon, Un procès de Moscou à Paris, éditions du Seuil, Paris, 1971.
  39. ^ Artur London, L'aveu, Gallimard, Paris, 1968.
  40. ^ Le débat communiste, Template:Numéro-18, 15 juillet-15 août 1963. Cf. Jean Chaintron, Le vent soufflait devant ma porte, édition du Seuil, Paris, 1993, pages 383-392.
  41. ^ Le débat communiste, Template:Numéro, 15 juillet-15 août 1965
  42. ^ L'Humanité, 2 octobre 1998.
  43. ^ Cf. la notice de Maurice Gleize
  44. ^ HEMINGWAY Hollywood mi ha tradito da Corriere della Sera
  45. ^ Sul diario di "Aldo Morandi" Riccardo Formica, tenente colonnello repubblicano in Spagna
  46. ^ Associazione_Italiana_Combattenti_Volontari_Antifascisti_di_Spagna
  47. ^ Sul diario di "Aldo Morandi" Riccardo Formica, tenente colonnello repubblicano in Spagna di Pietro Ramella

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