Thymus kosteleckyanus

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Timo lanoso
Thymus kosteleckyanus
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Asteridi
(clade) Euasteridi I
Ordine Lamiales
Famiglia Lamiaceae
Sottofamiglia Nepetoideae
Tribù Mentheae
Sottotribù Menthinae
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Sottoregno Tracheobionta
Superdivisione Spermatophyta
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Asteridae
Ordine Lamiales
Famiglia Lamiaceae
Tribù Mentheae
Genere Thymus
Specie T. kosteleckyanus
Nomenclatura binomiale
Thymus kosteleckyanus
Opiz, 1825
Nomi comuni

Timo di Kosteletzky

Il timo lanoso (nome scientifico Thymus kosteleckyanus Opiz, 1825) è una pianta perenne della famiglia delle Lamiaceae.[1]

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il nome generico (Thymus) deriva da un antico nome greco usato da Teofrasto (371 a.C. – Atene, 287 a.C.), un filosofo e botanico greco antico, discepolo di Aristotele, autore di due ampi trattati botanici, per una pianta profumata utilizzata come incenso nei sacrifici.[2][3] L'epiteto specifico (kosteleckyanus) è stato dato in onore del fisico e botanico boemo Vincenz Franz Kosteletzky (1801–1887), in ceco Vincenc František Kostelecký.[4][5]

Il nome scientifico è stato definito per la prima volta dal botanico e guardia forestale ceco-tedesco Philipp Maximilian Opiz (Cáslav, 5 giugno 1787 – Praga, 20 maggio 1858) nella pubblicazione "Naturalientausch. [Edited by P. M. Opiz] - 9: 104. 1825" del 1825.[6]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Queste piante arrivano ad una altezza di 10 – 25 cm. La forma biologica è camefita reptante (Ch rept), sono piante che si distinguono per l'accrescimento degli organi aderente al suolo, con carattere strisciante. In questa pianta sono presenti delle ghiandole essenziali.[3][7][8][9][10][11]

Radici[modifica | modifica wikitesto]

Le radici sono secondarie da rizoma.

Fusto[modifica | modifica wikitesto]

La parte aerea del fusto è pseudorepente (i fusti sono striscianti e radicanti ai nodi e terminano con un apice fiorifero) con rami allungati. Il fusto è tetragono, con una sezione quadrangolare, a causa della presenza di fasci di collenchima posti nei quattro vertici. La superficie è ricoperta da peli patenti lunghi 1,0 - 1,5 mm olotrichi (i peli sono distribuiti tutto intorno al fusto).

Foglie[modifica | modifica wikitesto]

Le foglie, sessili, lungo il fusto sono disposte in modo opposto (in genere a 2 a 2) e ogni coppia successiva è disposta ad angolo retto rispetto alla sottostante (disposizione decussata). La forma varia da strettamente ellittica a lanceolata. La proporzione fra larghezza/lunghezza varia da 1:3 a 1:6. Le foglie lungo il fusto sono più o meno uguali fra loro. La superficie è villosa con nervi deboli (sono poco rilevanti è più o meno verdi) e appena anastomosati. I fascetti basali e le stipole sono assenti.

Infiorescenza[modifica | modifica wikitesto]

Le infiorescenze sono formate da alcuni fiori raccolti in verticilli spicati eretti a forma da sferica a ovoide (le infiorescenze si trovano nella porzione superiore dei fusti). I verticilli sono terminali o (nel caso di infiorescenze allungate) ascellari distribuiti lungo il fusto più o meno spaziati. Le brattee dell'infiorescenza sono simili alle foglie.

Fiore[modifica | modifica wikitesto]

I fiori sono ermafroditi, zigomorfi, tetrameri (4-ciclici), ossia con quattro verticilli (calicecorollaandroceogineceo) e pentameri (5-meri: la corolla e il calice, ossia il perianzio, sono a 5 parti). Lunghezza del fiore: 4 – 6 mm.

  • Formula fiorale. Per la famiglia di queste piante viene indicata la seguente formula fiorale:
X, K (5), [C (2+3), A 2+2] G (2), supero, 4 nucule[8][10]
  • Calice: il calice del fiore è del tipo gamosepalo e distintamente bilabiato (zigomorfo), con forme campanulate (convesso sul dorso) e terminate con 5 denti acuti disuguali: tre denti per il labbro superiore; due denti per quello inferiore. La superficie del calice, pubescente, è percorsa da una decina (10 - 13) di nervature longitudinali. Le fauci sono pelose per peli cotonosi e candidi. Lunghezza del calice: 3 – 4 mm. Lunghezza dei denti superiori: 0,6 - 1, 0 mm.
  • Corolla: la corolla, gamopetala, è a simmetria bilabiata (zigomorfa) con struttura 1/3) terminante con 4 lobi patenti (due petali sono concresciuti). Il tubo è cilindrico-campanulato ed è ricoperto in parte dal calice. Il labbro superiore è piegato all'insù; il labbro inferiore ha tre lobi oblunghi. I lobi sono appena smarginati. Il colore è da rosa a purpureo.
  • Androceo: gli stami sono quattro (manca il mediano, il quinto) didinami (una coppia è più lunga); sono tutti fertili e sporgono spaziati dal tubo corollino. I filamenti, adnati alla corolla, sono divergenti e ravvicinati al labbro superiore della corolla. Le antere, hanno forme più o meno arrotondate, mentre le teche sono due e separate. I granuli pollinici sono del tipo tricolpato o esacolpato.
  • Gineceo: l'ovario è supero formato da due carpelli saldati (ovario bicarpellare) ed è 4-loculare per la presenza di falsi setti divisori all'interno dei due carpelli. La placentazione è assile. Gli ovuli sono 4 (uno per ogni presunto loculo), hanno un tegumento e sono tenuinucellati (con la nocella, stadio primordiale dell'ovulo, ridotta a poche cellule).[12]. Lo stilo inserito alla base dell'ovario (stilo ginobasico) è del tipo filiforme e più o meno lungo come gli stami. Lo stigma è bifido con lobi subuguali. Il nettario è un disco alla base e intorno all'ovario più sviluppato anteriormente e ricco di nettare.
  • Fioritura: fiorisce nel periodo che va da maggio a agosto.

Frutti[modifica | modifica wikitesto]

Il frutto è uno schizocarpo composto da 4 nucule (tetrachenio) secche, con forme da ovoidi a oblunghe, con superficie liscia e glabra. L'endosperma è scarso o assente.

Riproduzione[modifica | modifica wikitesto]

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Distribuzione della pianta
(Distribuzione regionale[14] – Distribuzione alpina[15])

Fitosociologia[modifica | modifica wikitesto]

Dal punto di vista fitosociologico alpino Thymus kosteleckyanus appartiene alla seguente comunità vegetale:[15]

  • Classe: Festuco-Brometea
  • Ordine: Festucetalia valesiacae

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

La famiglia di appartenenza della specie (Lamiaceae), molto numerosa con circa 250 generi e quasi 7000 specie[10], ha il principale centro di differenziazione nel bacino del Mediterraneo e sono piante per lo più xerofile (in Brasile sono presenti anche specie arboree). Per la presenza di sostanze aromatiche, molte specie di questa famiglia sono usate in cucina come condimento, in profumeria, liquoreria e farmacia. La famiglia è suddivisa in 7 sottofamiglie: il genere Thymus è descritto nella tribù Mentheae (sottotribù Menthinae) appartenente alla sottofamiglia Nepetoideae.[7][17]

Il numero cromosomico di Thymus kosteleckyanus è: 2n = 28.[18]

Nella "Flora d'Italia" la specie di questa voce è chiamata Thymus pannonicus All..

Variabilità interspecifica e specie simili[modifica | modifica wikitesto]

Il genere Thymus è molto difficile da "trattare" in quanto le varie specie sono molto simili ad un esame superficiale. Solamente dopo una analisi completa del portamento compreso l'apice vegetativo e i rami laterali è possibile identificare un campione.[9] Fondamentalmente si possono trovare tre tipi di portamento:

  • (1) "repente": i fusti sono striscianti e radicanti ai nodi e terminano con un apice solamente foglioso (i fiori si trovano solamente sui rami laterali eretti);
  • (2) "pseudorepente": come sopra ma tutti gli apici sono fioriferi;
  • (3) "suberetto": il fusto è brevemente strisciante e tutti gli apici sono fioriferi.

Importante nell'identificare le varie specie è anche il riconoscimento del carattere dei peli lungo il fusto: tipo, lunghezza e distribuzione. In particolare si riconoscono tre tipi di distribuzione dei peli:

  • "olotrica": i peli sono distribuiti tutto intorno al fusto;
  • "anfitrica": i peli si trovano solamente sulle facce opposte, alternate ad ogni internodo;
  • "goniotrica": i peli sono presenti solamente sugli angoli del fusto.

Anche il tipo di nervatura delle foglie è soggetta a variabilità interspecifica. Si distinguono nervature "forti" quando i nervi sono più sporgenti e colorati diversamente (paglierino) rispetto alla superficie della foglia; e nervature "deboli" per nervi meno rilevanti e colorati più o meno di verde come le foglie.

La pianta di questa voce fa parte del Gruppo di Thymus serpyllum (Serpillo, Serpolino e Pepolino) comprendente (relativamente alla flora spontanea del territorio italiano) le seguenti specie (oltre a Thymus kosteleckyanus): Thymus alpestris Tausch ex A.Kern., Thymus praecox Opiz, Thymus odoratissimus Mill., Thymus oenipontanus Heinr. Braun, Thymus thracicus Velen., Thymus longicaulis C. Presl e Thymus pulegioides L.. Le specie di questo gruppo sono molto simili tra di loro e spesso vengono confuse le une con le altre; i caratteri comuni a questo gruppo sono:[9]

  • la forma biologica può essere sia camefita reptante (Ch rept) che camefita suffruticosa (Ch suffr): nel primo caso gli organi sono aderenti al suolo, con carattere strisciante, nel secondo caso sono piante perenni e legnose alla base, con gemme svernanti poste ad un'altezza dal suolo tra i 2 ed i 30 cm (le porzioni erbacee seccano annualmente e rimangono in vita soltanto le parti legnose); spesso si trovano forme intermedie;
  • i fusti sono legnosi alla base, più o meno prostrati o striscianti e spesso radicanti ai nodi;
  • le foglie hanno una consistenza coriacea; la pelosità è variabile;
  • le infiorescenze sono dense con forme da sferiche a ovali, più o meno allungate; gli apici fioriferi sono eretti;
  • il calice è lungo 3 – 5 mm; la fauci sono ricoperte da un ciuffo di peli bianchi e cotonosi;
  • il colore della corolla è da purpureo a rosa; la corolla è lunga 5 – 6 mm;
  • il frutto è incluso nel calice che è persistente;

L'habitat tipico per queste specie sono i prati aridi di tipo steppico, le pietraie e le rupi soleggiate.

La specie di questa voce è simile alle seguenti specie e sottospecie:[9]

  • Thymus pulegioides subsp. pannonicus (All.) Kerguélen: le foglie sono più glabre e 4 - 9 volte più lunghe che larghe e sono progressivamente più grandi verso l'apice fiorale.
  • Thymus odoratissimus Mill.: le foglie sono glabre e 2 - 4 volte più lunghe che larghe e verso l'apice dei fiori sono progressivamente più piccole; inoltre è più lungamente strisciante.

Sinonimi[modifica | modifica wikitesto]

Questa entità ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco seguente indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:[1]

  • Thymus dzevanovskyi Klokov & Des.-Shost.
  • Thymus euxinus Stoj. & Stef.
  • Thymus latifrons Domin & Podp.
  • Thymus loevyanus var. kosteleckyanus (Opiz) Formánek
  • Thymus serpyllum f. kosteleckyanus (Opiz) Lyka
  • Thymus serpyllum var. kosteleckyanus (Opiz) Briq.
  • Thymus serpyllum f. longifolius Lyka

Altre notizie[modifica | modifica wikitesto]

Il timo di Kosteletzky in altre lingue è chiamato nei seguenti modi:

  • (DE) Steppen-Thymian, Pannonischer Quendel
  • (FR) Thym de Kosteletzky

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Thymus kosteleckyanus, su The Plant List. URL consultato il 18 gennaio 2017.
  2. ^ David Gledhill 2008, pag. 379.
  3. ^ a b Motta 1960, Vol. 3 - pag. 841.
  4. ^ David Gledhill 2008, pag. 226.
  5. ^ Österreichisches Biographisches Lexikon 1815–1950. Bd. 4. Wien (PDF), su biographien.ac.at, p. 154. URL consultato il 18 gennaio 2017.
  6. ^ The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato il 18 gennaio 2017.
  7. ^ a b Kadereit 2004, pag. 238.
  8. ^ a b c Tavole di Botanica sistematica, su dipbot.unict.it. URL consultato il 7 settembre 2015 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  9. ^ a b c d Pignatti, vol. 2 – pag. 492.
  10. ^ a b c Judd, pag. 504.
  11. ^ Strasburger, pag. 850.
  12. ^ Musmarra 1996.
  13. ^ Pignatti, vol. 2 – pag. 437.
  14. ^ Conti et al. 2005, pag. 175.
  15. ^ a b c d Aeschimann et al. 2004, Vol. 2 - pag. 148.
  16. ^ EURO MED - PlantBase, su ww2.bgbm.org. URL consultato il 19 gennaio 2017.
  17. ^ Olmstead 2012.
  18. ^ Tropicos Database, su tropicos.org. URL consultato il 19 gennaio 2017.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • David Gledhill, The name of plants (PDF), Cambridge, Cambridge University Press, 2008. URL consultato il 19 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  • Eduard Strasburger, Trattato di Botanica. Volume secondo, Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, ISBN 88-7287-344-4.
  • Judd S.W. et al., Botanica Sistematica – Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, ISBN 978-88-299-1824-9.
  • Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole, 1996.
  • Richard Olmstead, A Synoptical Classification of the Lamiales, 2012.
  • Kadereit J.W., The Families and Genera of Vascular Plants, Volume VII. Lamiales, Berlin, Heidelberg, 2004.
  • Sandro Pignatti, Flora d'Italia. Volume 2, Bologna, Edagricole, 1982, ISBN 88-506-2449-2.
  • D. Aeschimann, K. Lauber, D.M. Moser, J-P. Theurillat, Flora Alpina. Volume 2, Bologna, Zanichelli, 2004.
  • F. Conti, G. Abbate, A. Alessandrini, C. Blasi, An annotated checklist of the Italian Vascular Flora, Roma, Palombi Editore, 2005, ISBN 88-7621-458-5.
  • Giacomo Nicolini, Enciclopedia Botanica Motta, Milano, Federico Motta Editore. Volume 3, 1960.

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