Takhtajaniantha austriaca

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Scorzonera barbuta
Takhtajaniantha austriaca
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Superasteridi
(clade) Asteridi
(clade) Euasteridi
(clade) Campanulidi
Ordine Asterales
Famiglia Asteraceae
Sottofamiglia Cichorioideae
Tribù Cichorieae
Sottotribù Scorzonerinae
Genere Takhtajaniantha
Specie T. austriaca
Classificazione Cronquist
taxon non contemplato
Nomenclatura binomiale
Takhtajaniantha austriaca
(Willd.) Zaika, Sukhor. & N.Kilian, 2020
Nomi comuni

Scorzonera austriaca

La scorzonera barbuta (Takhtajaniantha austriaca (Willd.) Zaika, Sukhor. & N.Kilian, 2020) è una specie di pianta angiosperma dicotiledone della famiglia delle Asteraceae.[1][2]

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il nome scientifico di questa specie è stato proposto per la prima volta dai botanici Carl Ludwig von Willdenow (1765-1812), Maxim A. Zaika, Alexander Petrovich Sukhorukov (1967-) e Norbert Kilian (1957-) nella pubblicazione "PhytoKeys" (PhytoKeys 137: 72 ) nel 2020.[3]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il portamento
Le foglie lineari
I capolini
I frutti acheni con pappo

Habitus. La forma biologica è emicriptofita rosulata (H ros), ossia sono piante perenni, con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve e con le foglie disposte a formare una rosetta basale. Tutta la pianta è glabra e glaucescente. Queste piante contengono inoltre grandi quantità di inulina (circa il 30% della sostanza carboidrata).[4][5][6][7][8][9][10][11][12][13]

Fusto.

  • Parte ipogea: la parte sotterranea consiste in un grosso rizoma disposto in modo verticale e avvolto da un manicotto di fibre brune e dalle guaine dei residui fogliari. Negli individui più grossi questa parte può presentarsi legnosa. Le radici sono secondarie da rizoma.
  • Parte epigea: la parte aerea del fusto è semplice (o poco ramificata), eretta e afilla; verso la metà superiore risulta spesso ingrossata e indurita; altrimenti ha una struttura tubulosa. I gambi in genere sono solitari (o pochi per pianta). L'altezza di queste piante varia da 1 a 4 dm (minimo 5 cm - massimo 45 cm).

Foglie. Le foglie sono basali e disposte in modo alterno; la lamina è di tipo da lineare a lineare-lanceolata (o anche lineare-ellittica) con apice acuto, base lungamente attenuata e bordi interi. La consistenza è coriacea e la superficie è glabra oppure ricoperta da una pelosità aracnoide. Possono essere presenti alcune foglie cauline amplessicauli simili a scaglie dalla forma lanceolata o subulata-lanceolata. Dimensione delle foglie: larghezza 0,2 - 2,5 cm; lunghezza 10 – 35 cm.

Infiorescenza. Le infiorescenze in genere sono composte da un unico capolino. I capolini sono formati da un involucro a forma cilindrica composto da brattee (o squame) disposte su parecchie serie all'interno delle quali un ricettacolo fa da base ai fiori tutti ligulati. Le squame si dividono in due tipi: inferiori e superiori. Quelle inferiori hanno una forma triangolare-lesinoforme con margine bianco e superficie lanosa (di tipo aracnoide). Quelle superiori sono più o meno lineari. Il ricettacolo è nudo, ossia privo di pagliette a protezione della base dei fiori. Diametro del capolino: 3 – 5 cm. Dimensioni dell'involucro: larghezza 0,6 - 1,2 cm; lunghezza 2,1 - 2,8 cm (all'antesi le dimensioni sono leggermente superiori: larghezza 1,5 cm; lunghezza 3,3 cm). Dimensione delle squame inferiori: larghezza 3 - 4,5 mm; lunghezza 8 – 11 mm. Dimensione delle squame superiori: larghezza 2 – 4 mm; lunghezza 17 – 22 mm.

Fiore. I fiori sono tutti del tipo ligulato[14] (il tipo tubuloso, i fiori del disco, presente nella maggioranza delle Asteraceae, qui è assente), sono tetra-ciclici (ossia sono presenti 4 verticilli: calicecorollaandroceogineceo) e pentameri (ogni verticillo ha 5 elementi). I fiori sono ermafroditi e zigomorfi.

*/x K , [C (5), A (5)], G 2 (infero), achenio[15]
  • Calice: i sepali del calice sono ridotti ad una coroncina di squame.
  • Corolla: le corolle sono formate da una ligula terminante con 5 denti; la corolla è colorata di giallo. Lunghezza della corolla: 22 – 25 mm.
  • Androceo: gli stami sono 5 con filamenti liberi, mentre le antere sono saldate in un manicotto (o tubo) circondante lo stilo.[16] Le antere alla base sono acute. Il polline è tricolporato (con 6 lacune), è echinato (con punte) e anche "lophato" (la parte più esterna dell'esina è sollevata a forma di creste e depressioni).[17]
  • Gineceo: lo stilo è filiforme con peli sul lato inferiore; gli stigmi dello stilo sono due divergenti. L'ovario è infero uniloculare formato da 2 carpelli.
  • Fioritura: da aprile a maggio.

Frutti. I frutti sono degli acheni con pappo di setole piumose. L'achenio, ristretto all'apice, è lungo 9 – 10 mm (massimo 15 mm), prima è colorato di bianco, poi di bruno-chiaro con nervature lisce (talvolta tubercolate); la superficie in genere è glabra. Il pappo è bianco ed è lungo 12 – 17 mm.

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

  • Impollinazione: l'impollinazione avviene tramite insetti (impollinazione entomogama tramite farfalle diurne e notturne).
  • Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
  • Dispersione: i semi (gli acheni) cadendo a terra sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria). In questo tipo di piante avviene anche un altro tipo di dispersione: zoocoria. Infatti gli uncini delle brattee dell'involucro si agganciano ai peli degli animali di passaggio disperdendo così anche su lunghe distanze i semi della pianta.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Distribuzione della pianta
(Distribuzione regionale[18] – Distribuzione alpina[19])

Fitosociologia[modifica | modifica wikitesto]

Areale alpino[modifica | modifica wikitesto]

Dal punto di vista fitosociologico alpino Takhtajaniantha austriaca appartiene alla seguente comunità vegetale:[19]

Formazione: delle comunità a emicriptofite e camefite delle praterie rase magre secche
Classe: Festuco-Brometea
Ordine: Festucetalia valesiacae

Areale italiano[modifica | modifica wikitesto]

Per l'areale completo italiano Takhtajaniantha austriaca appartiene alla seguente comunità vegetale:[20]

Macrotipologia: vegetazione delle praterie.
Classe: Festuco valesiacae-Brometea erecti Br.-Bl. & Tüxen ex Br.-Bl., 1949
Ordine: Artemisio albae-Bromenalia erecti Biondi, Ballelli, Allegrezza & Zuccarello, 1995
Alleanza: Xerobromion erecti Br.-Bl. & Moor, 1938

Descrizione. L'alleanza Xerobromion erecti è relativa alle praterie xerofile (subatlantiche, subcontinentali e submediterraneo) che si sviluppano su substrati calcarei. La cenosi è costituita prevalentemente da camefite che si sviluppano su suoli erosi e superficiali. Distribuzione dell'alleanza: Europa centrale e sub-atlantica, Francia e Germania meridionale; in Italia si rinviene in alcuni settori delle Alpi occidentali dove l'alleanza si arricchisce di specie euri-mediterranee.

Specie presenti nell'associazione: Anthyllis montana, Dianthus sylvestris, Carduus defloratus, Carex liparocarpos, Fumana procumbens, Galium corrudifolium, Hippocrepis comosa, Laserpitium siler, Laserpitium gallicum, Leopoldia comosa, Ononis natrix, Orobanche teucrii, Petrorhagia saxifraga, Saponaria ocymoides, Sesleria caerulea, Globularia punctata e Thesium alpinum.

Altre alleanze per questa specie sono:[21]

  • Stipo-Poion xerophilae
  • Stipo capillatae-Poion carniolicae
  • Saturejion subspicatae

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

La famiglia di appartenenza di questa voce (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) probabilmente originaria del Sud America, è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23.000 specie distribuite su 1.535 generi[22], oppure 22.750 specie e 1.530 generi secondo altre fonti[23] (una delle checklist più aggiornata elenca fino a 1.679 generi)[24]. La famiglia attualmente (2021) è divisa in 16 sottofamiglie.[1][10][11]

Nella "Flora d'Italia" di Sandro Pignatti la specie di questa voce è indicata come Scorzonera austriaca Willd..[13]

Filogenesi[modifica | modifica wikitesto]

Il genere di questa voce appartiene alla sottotribù Scorzonerinae della tribù Cichorieae (unica tribù della sottofamiglia Cichorioideae). In base ai dati filogenetici la sottofamiglia Cichorioideae è il terz'ultimo gruppo che si è separato dal nucleo delle Asteraceae (gli ultimi due sono Corymbioideae e Asteroideae).[1] La sottotribù Scorzonerinae è il secondo clade che si è separato dalla tribù.[11]

La tribù Scorzonerinae è individuata dai seguenti principali caratteri:[10]

  • l'indumento di queste piante è morbido fatti di piccoli peli;
  • le foglie sono parallelinervie indivise;
  • le setole del pappo sono provviste di morbide proiezioni laterali (una fila di cellule appiattite);
  • il polline è 2-colporato;
  • l'areale (nativo) della sottotribù è relativo al Vecchio Mondo.

All'interno della sottotribù sono stati individuati diversi cladi, alcuni in posizione politomica. Il genere di questa voce, da un punto di vista della filogenesi, si trova in un clade più interno insieme al genere Pseudopodospermum (insieme potrebbero formare un "gruppo fratello"). Questo genere deriva da alcune specie del genere Scorzonera; in particolare dalle sezioni sect. Fibrillosae, sect. Egregiae, sect. Papposae, sect. Polyclada e sect. Pusillae.[12]

I caratteri distintivi per le specie di questo genere ( Takhtajaniantha) sono:[12]

  • i fiori sono colorati di giallo con venature viola;
  • gli acheni sono privi di carpoforo (e anche di coste verrucose) e la superficie è ricoperta da papille o morbidi peli multicellulari;
  • il parenchima subepidermico è continuo;
  • le foglie apicalmente sono acuminate e un po' arrotolate;
  • il pappo è bianco come la neve;
  • i cauli si presentano spesso con residui di guaine fogliari.

Il numero cromosomico di T. austriaca è: 2n = 14.[6][25]

Sinonimi[modifica | modifica wikitesto]

Questa entità ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco seguente indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:[2]

  • Scorzonera angustifolia DC.
  • Scorzonera austriaca Willd.
  • Scorzonera gebleri Besser ex DC.
  • Scorzonera graminifolia Schur
  • Scorzonera humilis Jacq.
  • Scorzonera latifolia Vis.
  • Scorzonera prescottii Comp. ex Boiss.

Specie simili[modifica | modifica wikitesto]

Nell'ambito del gruppo le "scorzonerine" sono abbastanza simili tra di loro. Nella flora spontanea italiana possiamo distinguere altre cinque specie simili alla Scorzonera humilis i cui caratteri più distintivi sono indicati di seguito:

Usi (cucina)[modifica | modifica wikitesto]

Per questa specie sono conosciuti alcuni usi alimentari. Le parti commestibili sono le radici e le foglie giovani, entrambi si usano ben cotti.[26]

Altre notizie[modifica | modifica wikitesto]

La scorzonera austriaca in altre lingue è chiamata nei seguenti modi:

  • (DE) Österreicher Schwarzwurzel
  • (FR) Scorzonère d'Austriche

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c (EN) The Angiosperm Phylogeny Group, An update of the Angiosperm Phylogeny Group classification for the ordines and families of flowering plants: APG IV, in Botanical Journal of the Linnean Society, vol. 181, n. 1, 2016, pp. 1–20.
  2. ^ a b World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 9 dicembre 2021.
  3. ^ The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato il 9 gennaio 2013.
  4. ^ Pignatti 1982, Vol. 3 - pag. 234.
  5. ^ Motta 1960, Vol. 3 - pag. 677.
  6. ^ a b eFloras - Flora of China, su efloras.org. URL consultato il 7 gennaio 2013.
  7. ^ Pignatti 1982, vol.3 pag.1.
  8. ^ Strasburger 2007, pag. 860.
  9. ^ Judd 2007, pag.517.
  10. ^ a b c Kadereit & Jeffrey 2007, pag. 198.
  11. ^ a b c Funk & Susanna 2009, pag. 347.
  12. ^ a b c Zaika et al. 2020, pag.71.
  13. ^ a b Pignatti 2018, Vol. 3 - pag. 1051.
  14. ^ Pignatti 1982, Vol. 3 - pag. 12.
  15. ^ Judd-Campbell-Kellogg-Stevens-Donoghue, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, p. 520, ISBN 978-88-299-1824-9.
  16. ^ Pignatti 1982, Vol. 3 - pag. 1.
  17. ^ Strasburger 2007, Vol. 2 - pag. 760.
  18. ^ Conti et al. 2005, pag. 161.
  19. ^ a b c d Aeschimann et al. 2004, Vol. 2 - pag. 640.
  20. ^ Prodromo della vegetazione italiana, su prodromo-vegetazione-italia.org. URL consultato il 9 dicembre 2021.
  21. ^ Prodromo della vegetazione italiana, su prodromo-vegetazione-italia.org. URL consultato il 9 dicembre 2021.
  22. ^ Judd 2007, pag. 520.
  23. ^ Strasburger 2007, pag. 858.
  24. ^ World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 18 marzo 2021.
  25. ^ Tropicos Database, su tropicos.org. URL consultato il 7 gennaio 2013.
  26. ^ Plants For A Future, su pfaf.org. URL consultato il 7 gennaio 2013.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]