Pieve di Angera

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Pieve di Angera
Informazioni generali
CapoluogoAngera
876 abitanti (1751)
Dipendente daProvincia di Milano
Suddiviso in12 comuni
Amministrazione
Forma amministrativaPieve
Podestàlista sconosciuta
Organi deliberativiConsiglio generale
Evoluzione storica
InizioXIV secolo
CausaSecolarizzazione delle pievi
Fine1797
CausaInvasione napoleonica
Preceduto da Succeduto da
Nessuna Distretto di Angera
Cartografia
Pieve di Santa Maria Assunta
Informazioni generali
CapoluogoAngera
876 abitanti (1751)
Dipendente daArcidiocesi di Milano
Suddiviso in7 parrocchie e ½
Amministrazione
Forma amministrativaPieve
Prevostovedi sotto
Evoluzione storica
InizioXIII secolo
CausaIstituzione delle pievi
Fine1972
CausaSinodo Colombo
Preceduto da Succeduto da
Nessuna Decanato di Sesto Calende
Cartografia

La pieve di Angera o pieve di Santa Maria Assunta (in latino Plebis Angerae) era il nome di un'antica pieve dell'arcidiocesi di Milano e del Ducato di Milano con capoluogo Angera.

La patrona era santa Maria Assunta, a cui è ancora oggi dedicata la chiesa prepositurale di Angera.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Secondo alcuni studi nel settore, la pieve di Angera risalirebbe nella sua parte più antica al VI secolo, mentre la prima attestazione di organizzazione plebana risale ad epoche più recenti, e cioè al "Liber Notitiae Sanctorum Mediolani" di Goffredo da Bussero, che la definiva sede di un'"Ecclesia Maior" e quindi di una capopieve, che però all'epoca viene citata come avente per patroni i santi Sisinio, Martirio ed Alessandro.[1]

Dall'XI secolo la pieve passò come signoria diretta degli arcivescovi di Milano e tale rimase sino al 1361 quando acquisì indipendenza, erigendo già a partire dal 1398 un collegio canonicale che contava sei membri in tutto compreso il prevosto. Nel 1498 venne consacrato l'altare della nuova chiesa eretta che venne per l'appunto dedicata a santa Maria Assunta. Col Rinascimento poi, la pieve assunse anche una funzione amministrativa civile, come ripartizione locale della Provincia del Ducato di Milano.

Con il Seicento iniziò la decadenza del complesso della pieve. Le prime avvisaglie si ebbero il 27 settembre 1607 quando il cardinale Federico Borromeo in persona si premurò di separare la parrocchia di Arona dalla pieve di Angera, in quanto questi erano possedimenti personali della sua famiglia di origine. Arona venne così arcipretura e sede di un collegio di dieci canonici che di molto superava il numero dei canonici di Angera. A seguito però dei reclami avvenuti per la perdita dell'unico e secolare prestigio di Angera sulle altre città dell'area della sua pieve, fu lo stesso cardinale Borromeo che nel 1625 provvide alla fondazione di una nuova collegiata composta di sette canonici e da un prevosto, con sede sempre ad Angera.

La pieve subì radicali sconvolgimenti a causa della guerra di successione austriaca, al termine della quale il trattato di Aquisgrana (1748) comportò la cessione della sua parte occidentale transticinese al Piemonte in ringraziamento per la sua proficua alleanza con l'Austria. Ciò che rimase della pieve amministrativa fu oggetto di un esperimento riformatore di stampo illuminista da parte dell'imperatore Giuseppe II, che nel 1786 la incluse nella neocostituita provincia di Varese, ripartizione cancellata dopo soli cinque anni dal fratello Leopoldo II, imperatore ben più conservatore. La pieve fu poi soppressa nel 1797 in seguito all'invasione di Napoleone e alla conseguente introduzione di un moderno ma effimero distretto.

Per quanto riguarda la pieve ecclesiastica, l'essere divenuta attraversata dal confine di Stato tra Piemonte e Austria fece sì che si rendesse necessaria una nuova suddivisione anche per quanto riguardava la diocesi. Nel 1819, quindi, le parrocchie di Dagnente, Meina e Nebbiuno furono staccate dalla pieve di Angera e trasferite alla diocesi di Novara.[2] D'altro canto la pieve, dal 1823, ottenne la definitiva annessione alla propria area pastorale di Sesto Calente, che da secoli era stata contesa tra l'arcidiocesi di Milano e la diocesi di Pavia.

La definitiva decadenza della pieve nel Novecento fu annunciata dal 1946 quando essa venne privata della cura d'anime delle parrocchie di Lentate, Lisanza, Mercallo e Oriano Ticino, che vennero assegnate al vicariato foraneo di Sesto Calende, sempre più prosperante. Ottenne in cambio le parrocchie di Cadrezzate, Ispra e Osmate che erano state distaccate dalla pieve di Besozzo. La pieve terminò la propria esistenza sino ai decreti stabiliti dal Sinodo Colombo nel 1972, quando copriva un'area di 76,44 km² con una popolazione di 25.285 abitanti su 16 parrocchie affidate a Piermario Valsecchi, mentre oggi ricade sotto il decanato di Sesto Calende. Nel periodo di massimo splendore tenne reggenza spirituale sulle parrocchie di Angera, Barzola, Capronno, Ispra, Cassina d'Inquassi, Mercallo, Ranco, Uppone, Sesto Calende, Coquo, Lentate, Lisanza, Oriano, Oneda, Taino e Cheglio.

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

Nella seconda metà del XVIII secolo, il territorio della pieve era così suddiviso:

Pieve civile Pieve ecclesiastica
Comune di Angera
Comune di Barzola
Comune di Capronno
Parrocchia di Santa Maria Assunta
Comune di Ispra con Cassina d'Inquassi --[3]
Comune di Lentate Parrocchia di San Materno
Comune di Lisanza Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo
Comune di Mercallo Parrocchia di San Giovanni evangelista
Comune di Oriano Parrocchia di Sant'Antonio abate
Comune di Ranco con Uppone Parrocchia dei Santi Martino e Lorenzo
Comune di Sesto Calende Parrocchia di San Bernardino*[4]
Comune di Taino
Comune di Cheglio
Parrocchia di Santo Stefano protomartire

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Parrocchia di Santa Maria Assunta (sec. XVI-1989), su LombardiaBeniCulturali, Regione Lombardia.
  2. ^ Anche il villaggio di Pisano fu interessato da questo trasferimento.
  3. ^ In questo caso forse dal Rinascimento c'era discrasia fra pieve civile ed ecclesiastica, dato che il comune corrispondeva alla parrocchia di San Martino vescovo, compresa ecclesiasticamente nella pieve dei Santi martiri Alessandro e Tiburzio di Besozzo.
  4. ^ Parrocchia a lungo disputata con la diocesi di Pavia a causa delle origini pavesi del suo fondatore.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Goffredo da Bussero, Liber Notitiae Sanctorum Mediolani, a cura di M. Magistetti e U. Monneret de Villard, Milano, 1917.
  • Diocesi di Milano. Sinodo 46°, Milano, 1972, Pubblicazione curata dall'ufficio stampa della Curia arcivescovile di Milano.
  • G. Vigotti, La diocesi di Milano alla fine del secolo XIII. Chiese cittadine e forensi nel “Liber Sanctorum” di Goffredo da Bussero, Roma, 1974.
  • Istituzione dei nuovi vicariati urbani e foranei, 11 marzo 1971, Giovanni Colombo, arcivescovo di Milano, Rivista Diocesana Milanese, 1971.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]