Pieve di Agliate

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Pieve di Agliate
Informazioni generali
CapoluogoAgliate
120 abitanti (1751)
Dipendente daProvincia di Milano
Suddiviso in24 comuni
Amministrazione
Forma amministrativaPieve
Podestàlista sconosciuta
Organi deliberativiConsiglio generale
Evoluzione storica
InizioXIV secolo
CausaSecolarizzazione delle pievi
Fine1797
CausaInvasione napoleonica
Preceduto da Succeduto da
Nessuna Distretto di Mariano
Distretto del Piè dé Monti
Cartografia
Pieve di San Pietro
Informazioni generali
CapoluogoAgliate
120 abitanti (1751)
Dipendente daArcidiocesi di Milano
Suddiviso in21 parrocchie
Amministrazione
Forma amministrativaPieve
Prevostovedi sotto
Evoluzione storica
InizioXI secolo
CausaIstituzione delle pievi
Fine25 aprile 1838
CausaTripartizione di Mons.Gaisruck
Preceduto da Succeduto da
Nessuna Pievi caratese e besanese
Cartografia

La pieve di Agliate o pieve di San Pietro (in latino Plebis Agliatensis o Plebis Sancti Petri) era il nome di un'antica pieve dell'arcidiocesi di Milano e del Ducato di Milano con capoluogo Agliate, oggi frazione di Carate Brianza.

La festa patronale viene ancora oggi celebrata il 29 giugno, giorno in cui si ricordano i santi Pietro e Paolo, patroni della basilica di Agliate.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Le prime notizie certe che si hanno sulla storia della pieve di Agliate risalgono all'secolo VIII e testimoniano la presenza di un presbitero con residenza fissa e forse addirittura di un lettore che operasse durante le celebrazioni liturgiche.[1]

Per la prima traccia documentaria è invece necessario attendere il luglio del 1064, data in cui la pieve viene per la prima volta citata con il suo nome, unitamente ad una prima descrizione dei possedimenti della chiesa di sancti Petri de Aliate. Nuovamente, all'aprile dell'anno successivo, viene citato il nome del primo prevosto conosciuto, Iohannes presbiter de hordine eclesie sancti Petri sita Aliate.[1]

Col Rinascimento la pieve assunse anche una funzione amministrativa civile come ripartizione locale della Provincia del Ducato di Milano, al fine di ripartire i carichi fiscali e provvedere all'amministrazione della giustizia.[2]

Nei secoli, con lo sviluppo della sua storia, la pieve agliatense andò aumentando sempre più la propria influenza sino al 1797 quando, a causa forse della soppressione di molti ordini religiosi e della decadenza del paese, Carate Brianza ebbe il sopravvento, riuscendo ad ottenere un collegio canonicale e l'erezione di un vicariato in loco. Nel periodo di massimo splendore, essa conservò l'influenza sulle parrocchie di Albiate, Besana in Brianza, Calò, Cazzano, Valle, Vergo Zoccorino, Villa Raverio, Briosco, Capriano, Carate Brianza, Costa Lambro, Correzzana, Robbiano, Renate, Sovico, Triuggio, Canonica Lambro, Tregasio, Veduggio con Colzano e Verano Brianza.[1] Dal punto di vista civile, la pieve amministrativa fu soppressa proprio nel 1797 in seguito all'invasione di Napoleone e alla conseguente introduzione una nuova compartimentazione burocratica che spezzava la pieve fra due province distinte, di Como e di Lecco, che non aveva alcun fondamento storico, tanto da essere annullata solo pochi anni dopo.[3]

La pieve di Agliate continuò ad ogni modo a persistere sino al 25 aprile 1838 quando il cardinale Karl Kajetan von Gaisruck decise di sopprimerla come entità territoriale suddividendola in tre vicariati con sede rispettivamente ad Agliate, Carate e Besana.[1] Fu questo un raro caso in cui una pieve milanese venne soppressa prima del decreto del cardinale Colombo del 1972. Attualmente il suo ex territorio ricade sotto il decanato di Carate Brianza e comprende 22 parrocchie su un'area di 75,99 km² con una popolazione di 52.257 abitanti nel 1972. Alla pieve di Agliate, lo storico lombardo Rinaldo Beretta ha dedicato una monografia.[4]

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

Nella seconda metà del XVIII secolo, dopo l’aggregazione di Brugora a Monte, di Naresso a Cazzano, di Zuccone Franco, Zuccone San Giovanni e Zuccone Rubasacco a Tregasio, e delle due Besana fra loro, il territorio della pieve era così suddiviso:

Pieve civile Pieve ecclesiastica
Comune di Agliate Parrocchia prepositurale di San Pietro
Comune di Albiate Parrocchia di San Giovanni evangelista
Comune di Besana superiore ed inferiore
Comune di Cazzano
Parrocchia dei Santi Pietro e Marcellino
Comune di Briosco Parrocchia dei Santi Ambrogio e Vittore
Comune di Calò Parrocchia dei Santi martiri Vitale e Agricola
Comune di Canonica del Lambro Parrocchia di Santa Maria della Neve
Comune di Capriano Parrocchia di Santo Stefano
Comune di Carate Parrocchia dei Santi Ambrogio e Simpliciano
Comune di Correzzana --[5]
Comune di Costa al Lambro Parrocchia di San Martino
Comune di Giussano Parrocchia di Santi Filippo e Giacomo
Comune di Monte
Comune di Tregasio
Parrocchia di San Siro
Comune di Renate Parrocchia dei Santi Donato e Cristoforo
Comune di Robbiano Parrocchia di Santi Quirico e Giulitta
Comune di Sovico Parrocchia di Cristo Re
Comune di Triuggio Parrocchia di Sant'Antonino martire
Parrocchia di Santa Maria Assunta in Rancate
Comune di Valle Parrocchia di Santa Maria Assunta
Comune di Veduggio
Comune di Colzano
Parrocchia di San Martino vescovo
Comune di Verano Parrocchia di Santi Nazaro e Celso
Comune di Vergo Parrocchia dei Santi Gervaso e Protaso
Comune di Villa Raverio Parrocchia dei Santi Eusebio e Maccabei

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Pieve di San Pietro (sec. XI-1838), su LombardiaBeniCulturali, Regione Lombardia.
  2. ^ Pieve di Agliate (sec. XIV-1757), su LombardiaBeniCulturali, Regione Lombardia.
  3. ^ Pieve di Agliate (1757-1797), su LombardiaBeniCulturali, Regione Lombardia.
  4. ^ don Rinaldo Beretta, Agliate e la sua basilica, su attiliomina.it (archiviato dall'url originale il 22 luglio 2011).
  5. ^ In questo caso c'era discrasia fra pieve civile ed ecclesiastica, dato che il comune costituiva una parte della parrocchia di Santa Maria Assunta di Lesmo compresa ecclesiasticamente nella pieve di Santo Stefano di Vimercate, e ottenne una sua propria parrocchia solo nel Novecento.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Goffredo da Bussero, Liber Notitiae Sanctorum Mediolani, a cura di M. Magistetti e U. Monneret de Villard, Milano, 1917.
  • Diocesi di Milano. Sinodo 46°, Milano, 1972, Pubblicazione curata dall'ufficio stampa della Curia arcivescovile di Milano.
  • G. Vigotti, La diocesi di Milano alla fine del secolo XIII. Chiese cittadine e forensi nel “Liber Sanctorum” di Goffredo da Bussero, Roma, 1974.
  • Istituzione dei nuovi vicariati urbani e foranei, 11 marzo 1971, Giovanni Colombo, arcivescovo di Milano, Rivista Diocesana Milanese, 1971.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]