M108 (astronomia)

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Messier 108
Galassia a spirale
M108
Scoperta
ScopritorePierre Méchain[1]
Data19 febbraio 1781[1]
Dati osservativi
(epoca J2000.0)
CostellazioneOrsa Maggiore
Ascensione retta11h 11m 30,9s
Declinazione+55° 40′ 26″
Distanza45 milioni a.l.  
Magnitudine apparente (V)+10
Dimensione apparente (V)8.3' × 2.5'
Caratteristiche fisiche
TipoGalassia a spirale
ClasseSA(s)c
Magnitudine assoluta (V)13
Altre designazioni
NGC 3556, H V.46, UGC 6225, CGCG 2681, PGC 34030
Galassia Surfboard
Mappa di localizzazione
M108
Categoria di galassie a spirale

Coordinate: Carta celeste 11h 11m 30.9s, +55° 40′ 26″

M 108 (conosciuto anche come NGC 3556 o anche con il suggestivo nome di Galassia Surfboard ) è una galassia a spirale a circa 45 milioni di anni luce, nella costellazione dell'Orsa Maggiore, scoperta da Pierre Méchain nel 1781. Nel 2005, Scott D. Davis suggerì il nome, Galassia Surfboard, per il fatto che la sua forma ricorda quello di una tavola da surf.

Osservazione[modifica | modifica wikitesto]

Mappa per individuare M108.

M108 è visibile anche con un binocolo, in una notte buia e limpida; la sua individuazione è facilitata notevolmente dalla presenza a breve distanza della stella Merak (β Ursae Majoris), una dei due puntatori del Grande Carro che consentono di individuare la Stella Polare. In un telescopio amatoriale da 60mm di apertura è visibile come un fuso piuttosto allungato in senso est-ovest, mentre con un 150mm si mostrano alcune condensazioni più luminose; in ambo i casi comunque la galassia resta poco contrastata rispetto al fondo cielo. Le irregolarità maggiori si rinvengono in direzione est, come pure la parte più luminosa del fuso.[2]

La sua declinazione è molto settentrionale: infatti questa galassia si presenta circumpolare da gran parte dell'emisfero boreale, come tutta l'Europa e in Nordamerica; dall'emisfero australe invece è possibile osservarla solo in prossimità del Tropico del Capricorno, alle basse latitudini temperate.[3] Il periodo migliore per la sua osservazione nel cielo boreale è quello compreso fra gennaio e agosto.

Storia delle osservazioni[modifica | modifica wikitesto]

La scoperta di M108 avvenne ad opera di Pierre Méchain, che la descrisse come una nebulosa in prossimità di β Ursae Majoris, nel febbraio del 1781; fu comunque osservata anche da Charles Messier, che ne determinò la posizione. Tuttavia, questo assieme ad altri oggetti non venne mai inserito nel catalogo da lui curato, poiché all'epoca della sua osservazione e misurazione era già stato pubblicato; l'aggiunta fu fatta solo nel 1953, a seguito dell'inclusione degli oggetti osservati dal Messier ma mai inseriti nel catalogo.[2]

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

M108 ripresa dal Monte Wilson.

M108 è una galassia a spirale vista quasi perfettamente di taglio: la sua inclinazione è pari a 81° rispetto alla nostra linea di vista; i suoi bracci sono fortemente oscurati da grandi complessi di nebulose oscure e polveri interstellari, che rendono invisibile anche in nucleo galattico. Sono note anche alcune regioni H II, in cui hanno sede fenomeni di formazione stellare. La massa totale della galassia sarebbe di soli 14 miliardi di masse solari, ossia circa un ventesimo di quella della nostra Via Lattea. La sua distanza è stata stimata in 45 milioni di anni luce e sembra allontanarsi da noi alla velocità di 772 km/s.[2]

In M108 è stata scoperta una supernova di tipo II, la SN 1969B, che raggiunse la magnitudine 13,9 il 23 gennaio 1969.[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) Courtney Seligman, NGC Objects: NGC 3550 - 3599, in Celestial Atlas. URL consultato il 22 aprile 2020.
  2. ^ a b c d Federico Manzini, Nuovo Orione - Il Catalogo di Messier, 2000.
  3. ^ Una declinazione di 55°N equivale ad una distanza angolare dal polo nord celeste di 35°; il che equivale a dire che a nord del 35°N l'oggetto si presenta circumpolare, mentre a sud del 35°S l'oggetto non sorge mai.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Libri[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Stephen James O'Meara, Deep Sky Companions: The Messier Objects, Cambridge University Press, 1998, ISBN 0-521-55332-6.

Carte celesti[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]