Fantasmi a Roma

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Fantasmi a Roma
Vittorio Gassman, Tino Buazzelli e Marcello Mastroianni in una scena del film
Lingua originaleitaliano
Paese di produzioneItalia
Anno1961
Durata101 min
Rapporto1,85:1
Generecommedia, fantastico
RegiaAntonio Pietrangeli
SoggettoEnnio Flaiano, Antonio Pietrangeli, Ettore Scola, Ruggero Maccari, Sergio Amidei
SceneggiaturaEnnio Flaiano, Ruggero Maccari, Antonio Pietrangeli, Ettore Scola
ProduttoreFranco Cristaldi
Casa di produzioneLux Film, Vides Cinematografica, Galatea Film
Distribuzione in italianoLux Film
FotografiaGiuseppe Rotunno
MontaggioEraldo Da Roma
Effetti specialiFranco Corridoni
MusicheNino Rota
ScenografiaMario Chiari, Vincenzo Del Prato
CostumiMaria De Matteis
TruccoOtello Fava, Goffredo Rocchetti
Interpreti e personaggi
Doppiatori originali

Fantasmi a Roma è un film del 1961 diretto da Antonio Pietrangeli.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

L'anziano Principe Annibale di Roviano vive solitario nell'antico palazzo di famiglia sito nel centro storico di Roma, in placida coabitazione con un gruppo di fantasmi. Questi sono tutti membri della sua famiglia e, come precisato dallo stesso principe, sono tutti morti di morte violenta. Nessuno può vederli, se non in pericolo di vita o in punto di morte, e pur non avendoli mai visti il principe è l'unico a dirsi sicuro della loro presenza. I fantasmi sono:

  • Poldino: fratello maggiore di Annibale, morto bambino ad inizio '900 a causa dell'esplosione di un fuoco d'artificio.
  • Fra Bartolomeo: un frate vissuto nel Seicento, morto nel 1653 per aver mangiato polpette avvelenate lasciate in refettorio come esca per i topi.
  • Donna Flora, vissuta nell'Ottocento e morta suicida nel Tevere per una delusione amorosa.
  • Reginaldo: bisnonno di Annibale, libertino vissuto alla fine del Settecento, morto precipitando da un balcone per sfuggire a un marito geloso.

Senza mai una compagnia, l'anziano principe ha preso l'abitudine di parlare coi fantasmi, e per questo viene creduto "matto" da chi pensa stia parlando da solo. Di tanto in tanto la sua piacevole monotonia è rotta da un ingegnere, rappresentante di una grande società che vuole acquistare il palazzo per demolirlo, e costruire al suo posto un moderno supermercato.

La vita quotidiana scorre tranquilla fino al giorno in cui, tentando di riparare lo scaldabagno di casa, anche il principe muore, come il fratello, a causa di un'esplosione. Suo unico erede è un nipote, Federico di Roviano, che si ricorda di avere una casa e una famiglia solo dopo aver ereditato. Federico è fidanzato con Eileen, attricetta da quattro soldi dalle abitudini alquanto materialiste, dalla quale si fa praticamente mantenere, ed è intenzionato a cedere il palazzo agli speculatori.

Per impedire che l'antica residenza patrizia venga demolita i fantasmi decidono di trasformarla in un bene architettonico, ricorrendo all'aiuto di un volubile ed eccentrico fantasma-pittore del Seicento morto in un incendio, Giovan Battista Villari detto "il Caparra", che, sul soffitto della enorme camera da letto dell'antica dimora, celato alla vista da una controsoffittatura in legno e tela dipinta, dipinge il grandioso affresco Giove che seduce Venere travestito da lavandaia nel giro di una notte, usando per modelli donna Flora e fra Bartolomeo.

Un critico d'arte, contattato per periziare l'affresco (fatto rinvenire dai fantasmi stessi), inizialmente scettico, grazie ad un "trucco" architettato dai fantasmi dichiara non potersi trattare di un'opera del Caparra, bensì di Michelangelo Merisi, il Caravaggio. Il Caparra, furioso, lo fa cadere dalle scale, provocandogli la frattura di una gamba, ma i fantasmi hanno comunque raggiunto il loro scopo. L'edificio non può essere abbattuto, e la vita potrà procedere tranquilla come prima, con una differenza però: alla compagnia si è aggiunto Annibale di Roviano, nel frattempo divenuto fantasma.

Il principe Federico, liberatosi di Eileen (che mirava unicamente ai suoi soldi), e degli stessi speculatori, si trasferisce nella fastosa residenza patrizia della sua famiglia, e circondato dalle invisibili e premurose presenze si concede finalmente a quella aristocratica vaghezza che la nobile condizione gli impone, proprio come aveva fatto prima di lui lo zio Annibale.

Accoglienza[modifica | modifica wikitesto]

Critica[modifica | modifica wikitesto]

Secondo il Dizionario Morandini[1], sono il distacco e l'eleganza le caratteristiche essenziali di questa preziosa opera cinematografica, una favola surrealistica costruita su una sceneggiatura brillante e spiritosa co-firmata da uno dei più grandi autori satirici del teatro e della letteratura italiana: Ennio Flaiano.

Luoghi delle riprese[modifica | modifica wikitesto]

  • Il palazzo dei principi Roviano, dove si svolge quasi tutta la vicenda, è identificabile con palazzo Gambirasi a Roma, in via della Pace di fronte all'omonima chiesa.
  • La trattoria dove il principe Annibale - e successivamente il nipote Federico - mangia abitualmente è attualmente (2018) un garage ed è in via della Pace.
  • La casa merlata e abbandonata dove vive il fantasma del Caparra è la Torre del Quadraro in piazza dei Consoli a Roma; all'epoca casa privata; oggi è restaurata e ospita un centro per anziani.
  • Il convento di suore dove i fantasmi fanno visita è quello del Pio Sodalizio dei Piceni adiacente alla chiesa di San Salvatore in Lauro sempre a Roma.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Laura, Luisa e Morando Morandini Il Morandini. Dizionario dei film, Zanichelli Editore

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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