Epipactis exilis

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Come leggere il tassoboxProgetto:Forme di vita/Come leggere il tassobox
Come leggere il tassobox
Epipactis exilis
Epipactis exilis
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Monocotiledoni
Ordine Asparagales
Famiglia Orchidaceae
Sottofamiglia Epidendroideae
Tribù Neottieae
Genere Epipactis
Specie E. exilis
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Superdivisione Spermatophyta
Divisione Magnoliophyta
Classe Liliopsida
Sottoclasse Liliidae
Ordine Orchidales
Famiglia Orchidaceae
Sottofamiglia Epidendroideae
Tribù Neottieae
Genere Epipactis
Specie E. exilis
Nomenclatura binomiale
Epipactis exilis
P.Delforge
Sinonimi

Epipactis gracilis (bas.)
Epipactis baumanniorum
Epipactis persica subsp. gracilis
Epipactis persica subsp. exilis

Epipactis exilis P.Delforge è una piccola pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Orchidacee.[2]

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il termine Epipactis si trova per la prima volta negli scritti di Dioscoride Pedanio (Anazarbe in Cilicia, 40 circa - 90 circa) che fu un medico, botanico e farmacista greco antico che esercitò a Roma ai tempi dell'imperatore Nerone. L'origine di questo termine è sicuramente greca, ma l'etimologia esatta ci rimane oscura (qualche testo lo traduce con “crescere sopra”). Sembra comunque che in origine sia stato usato per alcune specie del genere Helleborus[3]. In tempi moderni il nome del genere fu creato dal botanico e anatomista germanico Johann Gottfried Zinn (1727 – 1759), membro tra l'altro dell'Accademia delle Scienze di Berlino, in una pubblicazione specifica sul genere Epipactis nel 1757.

L'epiteto specifico (exilis) fa riferimento all'habitus esile e gracile di questa pianta.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

È una pianta erbacea perenne alta normalmente da 15 a 45 cm . La forma biologica di questa orchidea è geofita rizomatosa (G rizh), ossia è una piante con un particolare fusto sotterraneo, detto rizoma, che ogni anno si rigenera con nuove radici e fusti avventizi. Queste piante, contrariamente ad altri generi delle orchidee, non sono “epifite”, ossia non vivono a spese di altri vegetali di maggiori proporzioni (hanno cioè un proprio rizoma).

Radici[modifica | modifica wikitesto]

Le radici sono secondarie da rizoma.

Fusto[modifica | modifica wikitesto]

  • Parte ipogea: la parte sotterranea consiste in un breve rizoma.
  • Parte epigea: la parte aerea è esile, eretta e semplice a sezione cilindrica. La parte alta è pubescente, mentre la base è avvolta da 2 – 3 guaine fogliari.

Foglie[modifica | modifica wikitesto]

Le foglie di questa pianta (da 2 a 4) sono di due tipi:

  • foglie inferiori: più grandi dalla forma ovato-ellittica;
  • foglie superiori: con lamina lanceolata, apice acuto e a portamento falciforme.

Tutte sono percorse da diverse nervature longitudinalmente (foglie di tipo parallelinervie). Sono inoltre sessili e amplessicauli. I bordi sono debolmente papillosi.

Infiorescenza[modifica | modifica wikitesto]

L'infiorescenza è un racemo terminale, allungato e lasso con pochi fiori (3 - 15) campanuliformi a portamento pendulo; sono tutti pedicellati. Alla base del pedicello sono presenti delle brattee erbacee, verdi a forma lanceolata. Queste brattee sono di tipo fogliaceo; quelle basse sono più lunghe dei fiori, mentre quelle superiori sono progressivamente più piccole (lunghe più o meno come l'ovario). I fiori sono resupinati, ruotati sottosopra tramite torsione del pedicello.

Fiore[modifica | modifica wikitesto]

I fiori sono ermafroditi ed irregolarmente zigomorfi, pentaciclici (perigonio a 2 verticilli di tepali, 2 verticilli di stami, 1 verticillo dello stilo). I fiori sono colorati di verde chiaro (quasi verde biancastro) con sfumature rosate. All'antesi i fiori si presentano aperti.

TE=tepalo esterno – TI=tepalo interno – LB=labello – ST=stame fertile con pollinii – SM=staminoide (stame sterile) – GI=gineceo - CP=carpello[4]
  • Formula fiorale: per queste piante viene indicata la seguente formula fiorale:
X, P 3+3, [A 1, G (3)], infero, capsula[5]
  • Perigonio: il perigonio è composto da 2 verticilli con 3 tepali ciascuno (3 interni e 3 esterni) di forma ovato-lanceolata, con nervature centrali, liberi e patenti; il primo verticillo (esterno) ha 3 tepali di tipo sepaloide (simili ai sepali di un calice); hanno l'apice acuto; nel secondo verticillo (interno) il tepalo centrale (chiamato “labello”) è notevolmente diverso rispetto agli altri due laterali che si presentano più o meno simili agli altri (un po' più piccoli e più larghi).
  • Labello: il labello è diviso in due sezioni; la porzione posteriore del labello (basale, chiamata ipochilo) è concava, verde all'esterno e rosso scuro all'interno; mentre quella anteriore (apicale, chiamata epichilo) è triangolare e si presenta con due protuberanze rosate (o biancastre) alla base, mentre l'apice è verde-chiaro e ripiegato all'ingiù. Nel mezzo tra l'ipochilo e l'epichilo è presente una strozzatura che comunque collega le due parti. Il labello non è speronato come in altri generi e l'ipochilo è nattarifero.
Descrizione del ginostemio
  • Ginostemio: lo stame con la rispettiva antera biloculare è concresciuto con lo stilo e forma una specie di organo colonnare chiamato ginostemio[6]. Il colore di questo organo è fondamentalmente giallastro. Il polline è più o meno incoerente ed è conglutinato in due masse cerose polliniche bilobe (una per ogni loculo dell'antera); queste masse sono prive di “caudicole” (filamento di aggancio all'antera). Il rostello è non sviluppato completamente per cui il viscidio non è funzionante (al momento della fioritura le ghiandole del viscidio sono efficaci, poi si asciugano rapidamente). L'ovario (glabro) è infero, allungato ed è formato da tre carpelli fusi insieme, sorretto dal peduncolo fiorale.
  • Fioritura: da luglio ad agosto.

Frutti[modifica | modifica wikitesto]

Il frutto è una capsula obovoide (o esagonale) a più coste. Anche le capsule, come i fiori, sono orizzontali o pendule. Nell'interno sono contenuti numerosi minutissimi semi piatti. Questi semi sono privi di endosperma e gli embrioni contenuti in essi sono poco differenziati in quanto formati da poche cellule. Queste piante vivono in stretta simbiosi con micorrize endotrofiche, questo significa che i semi possono svilupparsi solamente dopo essere infettati dalle spore di funghi micorrizici (infestazione di ife fungine). Questo meccanismo è necessario in quanto i semi da soli hanno poche sostanze di riserva per una germinazione in proprio.[7]

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

La riproduzione di questa pianta avviene in due modi:

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Il genere Epipactis appartiene alla sottofamiglia delle Epidendroideae caratterizzata dall'avere lo stame (l'unico fertile) ripiegato sopra il ginostemio e il labello composto da due pezzi distinti: ipochilo e epichilo[8][9]; e al livello inferiore alla tribù delle Neottieae, una delle tribù nelle quali si usa suddividere le orchidee[3].

Sinonimi[modifica | modifica wikitesto]

Questa entità ha avuto nel tempo diverse denominazioni. L'elenco che segue indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:

  • Epipactis gracilis B.Baumann & H.Baumann, 1988 (basionimo)
  • Epipactis baumanniorum Ströhle
  • Epipactis persica subsp. gracilis (B.Baumann & H.Baumann) W.Rossi, 1990
  • Epipactis persica subsp. exilis (P. Delforge) Kreutz, 2004

Specie simili[modifica | modifica wikitesto]

In genere tutte le Epipactis sono abbastanza simili nella forma del fiore. Qui ricordiamo alcune specie abbastanza somiglianti alla persica gracilis quali:

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

Come tutte le orchidee è una specie protetta e quindi ne è vietata la raccolta e il commercio ai sensi della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES).[10]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Lansdown, R.V. 2018, Epipactis exilis, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020. URL consultato il 7 febbraio 2021.
  2. ^ (EN) Epipactis exilis, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 7 febbraio 2021.
  3. ^ a b Nicolini, vol. 2, p. 111.
  4. ^ Judd et al., p. 287.
  5. ^ Tavole di botanica sistematica, su dipbot.unict.it. URL consultato il 27 febbraio 2010 (archiviato dall'url originale il 28 dicembre 2010).
  6. ^ Musmarra, p. 628.
  7. ^ Strasburger, vol. 2, p. 808.
  8. ^ Strasburger, vol. 2, p. 809.
  9. ^ Pignatti, vol. 3, p. 700.
  10. ^ CITES - Commercio internazionale di animali e piante in pericolo, su esteri.it, 7 febbraio 2019. URL consultato il 7 febbraio 2021 (archiviato dall'url originale il 27 gennaio 2021).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]