Coelonia solani

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Coelonia solani
Maschio di Coelonia solani
Stato di conservazione
Specie non valutata[1]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Superphylum Protostomia
Phylum Arthropoda
Subphylum Tracheata
Superclasse Hexapoda
Classe Insecta
Sottoclasse Pterygota
Coorte Endopterygota
Superordine Oligoneoptera
Sezione Panorpoidea
Ordine Lepidoptera
Sottordine Glossata
Infraordine Heteroneura
Divisione Ditrysia
Superfamiglia Bombycoidea
Famiglia Sphingidae
Sottofamiglia Sphinginae
Tribù Acherontiini
Genere Coelonia
Specie C. solani
Nomenclatura binomiale
Coelonia solani
(Boisduval, 1833)
Sinonimi

Coelonia solani grisescens
Saalmüller, 1884
Protoparce solani
(Boisduval, 1833)
Sphinx astaroth
Boisduval, 1875
Sphinx solani
Boisduval, 1833

Sottospecie
  • C. solani solani
  • C. solani comoroana

Coelonia solani (Boisduval, 1833)[2] è un lepidottero appartenente alla famiglia Sphingidae, diffuso in Africa.[3][4]

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

L'epiteto specifico solani rappresenta il genitivo del termine latino "solanum", riferito a Solanum melongena (melanzana), sulle cui foglie sono state ritrovate per la prima volta le larve di questa specie.[2][5]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Adulto[modifica | modifica wikitesto]

L'aspetto generale è molto simile a quello di C. fulvinotata fulvinotata, ma con tonalità più tendenti al grigio. Il dimorfismo sessuale è molto ridotto e consiste in una colorazione generale lievemente più scura nel maschio.[3][4] Il colore di fondo della pagina superiore dell'ala anteriore è un bruno-grigiastro, con una macchia apicale di forma trapezoidale, che si staglia rispetto ad una zona biancastra subapicale, più grande e di forma irregolare. Non si osserva una vera e propria macchia discale, sebbene sia presente una piccolissima macchia reniforme traslucida, sita grosso modo posteriormente alla metà di Sc. Sono invece facilmente distinguibili tre striature nerastre trasversali (una basale, una seconda discoidale ed una terza post-discoidale) che, partendo da C, con andamento irregolare raggiungono il margine interno dell'ala. L'apice è lievemente falcato, mentre il termen risulta alternativamente bianco e grigiastro, oltre che lievemente dentellato; il tornus è netto e pressoché ad angolo retto.[2][4][6]

La pagina inferiore dell'ala anteriore è quasi completamente campita di un giallo ocra (lievemente più intenso nel maschio), che però si stempera nettamente in un giallo vivo, in corrispondenza del margine interno e della parte basale di Sc.[2][4]

Il recto dell'ala posteriore è tinto di un giallino spento nella metà basale, ma sono ben visibili due brevi bande nere oblique, posizionate una presso la base di CuA2 e l'altra in corrispondenza di 1A. La parte distale dell'ala è invece campita di una banda marrone scuro, più larga anteriormente, dai margini sbiaditi, che dall'estremità distale di C arriva al margine posteriore ben oltre l'angolo anale; quest'ultimo appare invece nerastro. L'apice è tondeggiante, mentre il termen risulta alternativamente bianco e marrone, e più marcatamente dentellato rispetto a quello dell'ala anteriore.[4]

Il verso dell'ala posteriore rivela tonalità di giallo ocra affini a quelle dell'ala anteriore, pur con una colorazione nettamente biancastra (non gialla, come in C. fulvinotata fulvinotata) nella zona basale e posteriormente, fin quasi all'angolo anale.[4]

Le antenne sono moniliformi e giallo-brunastre, ma si mostrano grigiastre e lievemente uncinate all'estremità distale; la loro lunghezza è pari a circa la metà della costa dell'ala anteriore. Gli occhi sono grandi e la spirotromba è rossiccia.[4]

Il torace è dorsalmente grigio-brunastro, più scuro ai lati, mentre la superficie ventrale è molto chiara, quasi biancastra.[2][4]

Nelle zampe anteriori, il tarso è più lungo che in C. fulvinotata, ma provvisto di setae più corte, come pure la tibia; nelle coxae gli androconia sono più ridotti. La formula tibiale è 0-2-4. Il pulvillus è presente, come pure il paronychium, che è bilobato da ambo i lati.[3][4][6]

Il medico, entomologo e botanico Francese Jean-Baptiste Alphonse Dechauffour de Boisduval (1799-1879), che descrisse la specie nel 1833[2]

L'addome, che appare ricoperto di lunghe scaglie piliformi, talvolta sollevate, riprende le tonalità del torace sia dorsalmente, sia ventralmente, ma sui fianchi si possono notare due macchie bianche per lato (anziché gialle, come in C. fulvinotata fulvinotata).[2][4][6]

Nel genitale maschile, l'uncus mantiene la stessa ampiezza, sul piano dorsale, dalla base fin oltre la metà della lunghezza, per poi restringersi improvvisamente, mantenendo però costante la larghezza fino all'apice tronco; la superficie dorsale risulta rigonfia in corrispondenza dell'apice, e quest'ultimo appare munito di una sorta di "dente", se visto lateralmente. Lo gnathos è più lungo che in C. fulvinotata fulvinotata, e rivela un apice largo e arrotondato. Le valve sono più inclinate ventralmente che in C. fulvinotata fulvinotata, e munite di parecchie setae spiniformi. L'harpe possiede tre processi (anziché due, come in C. fulvinotata fulvinotata): i primi due lunghi e appuntiti come nella specie congenere, e il terzo più corto e tozzo, quasi diritto. L'edeago è privo di armatura.[4][6]

Nel genitale femminile, l'ostium bursae è ricoperto da una plica arrotondata, non bilobata come in C. fulvinotata fulvinotata.[4][6]

L'apertura alare può raggiungere facilmente i 130 mm.[7]

Larva[modifica | modifica wikitesto]

Il bruco, che ricorda quello di Agrius convolvuli, è grigiastro e macchiato di nero; il capo mostra sei strisce scure; si notano inoltre tre paia di protuberanze sui primi tergiti. Il cornetto caudale, grigio chiaro e lungo circa 13 mm, è filiforme, ricurvo e liscio, non tubercolato come in C. fulvinotata.[2][3][6]

Pupa[modifica | modifica wikitesto]

Nella crisalide, anch'essa simile a quella di Agrius convolvuli, la spirotromba è ricurva e libera. La pupa viene rinvenuta all'interno di un piccolo bozzolo, posto tra gli strati superficiali del terreno.[2][3][6]

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Le larve di questa specie si accrescono sulle foglie delle Solanaceae e delle Euphorbiaceae, ed in particolare:[2][7]

Come avviene di regola negli Sphingidae, gli adulti sono invece forti volatori e visitano i fiori alla ricerca di nettare, svolgendo il compito di insetti pronubi per diverse piante (fenomeno definito impollinazione entomofila). Nel caso specifico dell'adulto di C. solani, studi condotti nel Madagascar centrale e meridionale, hanno permesso di stabilire che questo rappresenta l'insetto pronubo per Angraecum sororium Schltr., 1925, una particolare specie di orchidea appartenente alla sottotribù Angraecinae, il cui fiore stellato possiede uno sperone di conformazione e lunghezza adatte ad essere "visitato" efficacemente solo dalla spirotromba di questo lepidottero.[8]

Il Madagascar è il locus typicus della sottospecie nominale[2]

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

L'areale della specie è limitato al Madagascar (locus typicus della sottospecie nominale), alle Comore (Grande Comore è il locus typicus della sottospecie C. s. comoroana),[9] alle Mauritius e all'isola di Riunione.[2][3][4][6][10]

Va tuttavia segnalato che alcune fonti[7][11] riportano la presenza di questo lepidottero anche in Sierra Leone[12] e nel Gambia.[13]

L'habitat è rappresentato dalla foresta primaria, dal livello del mare fino a modeste altitudini.[4]

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Sinonimi[modifica | modifica wikitesto]

Sono stati riportati quattro sinonimi:[4][6]

  • Coelonia solani grisescens Saalmüller, 1884 - Lepid. Madagascar 1 (1): 129, tav. 3, fig. 37 - Locus typicus: Madagascar, Nosy Be[14](sinonimo eterotipico)
  • Protoparce solani (Boisduval, 1833) - Nouv. ann. Mus..hist. nat. Paris, 2 (2), 224 - Locus typicus: Madagascar, Bourbon (Riunione) e Mauritius[2](sinonimo omotipico)
  • Sphinx astaroth Boisduval, 1875 - In: Boisduval & Guenée, 1875, Hist. nat. Insectes (Spec. gén. Lépid. Hétérocères), 1: 86 - Locus typicus: non definito[15] (sinonimo eterotipico)
  • Sphinx solani Boisduval, 1833 - Nouv. Annls Mus. Hist. nat. Paris, 2 (2): 224 - Locus typicus: Madagascar, Bourbon (Riunione) e Mauritius[2](sinonimo omotipico e basionimo)

Sottospecie[modifica | modifica wikitesto]

Sono state descritte due sottospecie:[3][4][9][10]

Sottospecie molto simile a quella nominale, ma con la pagina superiore dell'ala anteriore che rivela una tonalità brunastra più uniforme, e quasi priva della marcata macchia biancastra nella zona subapicale.[9]

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

Lo stato di conservazione della specie non è stato ancora valutato dalla Lista rossa IUCN.[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b The IUCN Red List of Threatened Species, su iucnredlist.org. URL consultato l'8 aprile 2014.
  2. ^ a b c d e f g h i j k l m n o (FRLA) Boisduval, J.-B. A., Description des Lépidoptères de Madagascar, in Nouvelles annales du Muséum d'histoire naturelle, vol. 2, n. 2, Parigi, 1833, pp. 149-270 (224). URL consultato l'8 aprile 2014.
  3. ^ a b c d e f g (EN) Bernard D'Abrera, Sphingidae Mundi. Hawk Moths of the World. Based on a Checklist by Alan Hayes and the collection he curated in the British Museum (Natural History), 1ª ed., Faringdon, Oxon., SN7 7DR United Kingdom, E.W. Classey Ltd., 1986, pp. 14-15, ISBN 0-86096-022-6.
  4. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p (EN) Coelonia solani, in CATE Creating a Taxonomic eScience. URL consultato l'8 aprile 2014 (archiviato dall'url originale il 9 aprile 2014).
  5. ^ Castiglioni, L. & Mariotti, S., IL - Vocabolario della lingua latina, Brambilla, A. & Campagna, G., 30ª ristampa, Torino, Loescher, 1983 [1966], p. 2493, ISBN 978-88-201-6657-1, LCCN 76485030, OCLC 848632390.
  6. ^ a b c d e f g h i (EN) Rothschild, L. W. & Jordan, H. E. K., A Revision of the Lepidopterous Family Sphingidae, in Novitates Zoologicae, 9 (supplemento), Tring, aprile 1903, pp. 6 (chiave), 24, 26. URL consultato l'8 aprile 2014.
  7. ^ a b c (EN) Coelonia solani, in African Moths. URL consultato l'8 aprile 2014.
  8. ^ (EN) Wasserthal, L. T., The pollinators of the Malagasy star orchids Angraecum sesquipedale, A. sororium and A. compactum and the evolution of extremely long spurs by pollinator shift (abstract), in Botanica Acta, vol. 110, n. 5, ottobre 1997, pp. 343-359, DOI:10.1111/j.1438-8677.1997.tb00650.x. URL consultato l'8 aprile 2014.
  9. ^ a b c (EN) Coelonia solani comoroana, in CATE Creating a Taxonomic eScience. URL consultato l'8 aprile 2014.
  10. ^ a b (EN) Coelonia solani, in Funet. URL consultato l'8 aprile 2014.
  11. ^ (EN) Coelonia solani, in AfroMoths. URL consultato l'8 aprile 2014.
  12. ^ (EN) Schaus, W. & Clements, W. G., On a collection of Sierra Leone Lepidoptera, Londra, R. H. Porter, 1893, pp. i–vi, 1–46, pls. 1–3 (19), ISBN non esistente. URL consultato l'8 aprile 2014.
  13. ^ (EN) Druce, H., Appendix V. Lepidoptera Heterocera, in Moloney, A. C., Sketch of the forestry of West Africa with particular reference to its present principal commercial products, Londra, S. Low, Marston, Searle, & Rivington, 1887, pp. i–vi, 1–533 (493), ISBN non esistente. URL consultato l'8 aprile 2014.
  14. ^ (DELA) Saalmüller, M., Erste Abtheilung. Rhopalocera, Heterocera: Sphinges et Bombyces, in Lepidopteren von Madagascar. Neue und wenig bekannte Arten, zumeist aus der Sammlung der Senckenberg'schen naturforschenden Gesellschaft zu Frankfurt am Main, unter Berücksichtigung der gesammten Lepidopteren-Fauna Madagascars, vol. 1, Francoforte sul Meno, Im Selbstverlag der Gesellschaft, 1884, pp. 1–246, pls. 1–6 (129 tav. 3, fig. 37), ISBN non esistente. URL consultato l'8 aprile 2014.
  15. ^ (FR) Boisduval, J.-B. A. et Guénée, A., Histoire naturelle des insectes: species général des lépidoptères hétérocères, Tome I. Sphingides, sésiides, castnides, Parigi, Librairie Encyclopédique de Roret, 1875 [1874], pp. 1-568 (86), ISBN non esistente. URL consultato l'8 aprile 2014.
  16. ^ (EN) Clark, B. P., Descriptions of twelve new Sphingidae and remarks upon two other species, in Proceedings of the New England Zoölogical Club, vol. 9, Cambridge, Massachusetts, 1927, pp. 99-109. URL consultato l'8 aprile 2014.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Pubblicazioni[modifica | modifica wikitesto]

Testi[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Blundell M., Wildflowers of East Africa, Londra, William Collins Sons, 1987, ISBN 978-0-00-219812-7.
  • (EN) Carcasson, R. H., The Sphingidae (hawk moths) of eastern Africa (Ph.D. thesis), Nairobi, Africa, University of East Africa, 1968, ISBN non esistente.
  • Castiglioni, L. & Mariotti, S., IL - Vocabolario della lingua latina, Brambilla, A. & Campagna, G., 30ª ristampa, Torino, Loescher, 1983 [1966], p. 2493, ISBN 978-88-201-6657-1, LCCN 76485030, OCLC 848632390.
  • (EN) Cribb, P., Flora of tropical East Africa: Orchidaceae 271, Kew, UK, Royal Botanic Gardens, 1984, ISBN non esistente.
  • (EN) D'Abrera, B., Sphingidae Mundi. Hawk Moths of the World. Based on a Checklist by Alan Hayes and the collection he curated in the British Museum (Natural History), 1ª ed., Faringdon, Oxon., SN7 7DR United Kingdom, E.W. Classey Ltd., 1986, p. 226, ISBN 0-86096-022-6.
  • (EN) Druce, H., Appendix V. Lepidoptera Heterocera, in Moloney, A. C., Sketch of the forestry of West Africa with particular reference to its present principal commercial products, Londra, S. Low, Marston, Searle, & Rivington, 1887, pp. i–vi, 1–533, ISBN non esistente.
  • (EN) Grime, J. P., Plant strategies and vegetation processes, 2ª edizione, New York, Wiley, 2002, p. 456, ISBN 978-0-470-85040-4.
  • (FR) Griveaud, P., Sphingidae, in Faune de Madagascar, vol. 8, 1959, pp. 161 pp., 13 pIs., 235 figs, ISBN non esistente.
  • (EN) Kitching, I. J. & Cadiou, J. M., Hawkmoths of the World. An annotated and illustrated revisionary checklist (Lepidoptera: Sphingidae), Ithaca, Comstock Publishing Associates, 2000, p. 256, ISBN 978-0-8014-3734-2.
  • (EN) Kükenthal, W. (Ed.), Handbuch der Zoologie / Handbook of Zoology, Band 4: Arthropoda - 2. Hälfte: Insecta - Lepidoptera, moths and butterflies, a cura di Kristensen, N. P., collana Handbuch der Zoologie, Fischer, M. (Scientific Editor), Teilband/Part 35: Volume 1: Evolution, systematics, and biogeography, Berlino, New York, Walter de Gruyter, 1999 [1998], pp. x + 491, ISBN 978-3-11-015704-8, OCLC 174380917.
  • (EN) Pinhey, E., Hawk moths of central and southern Africa, Longmans, South Africa, National Museums of Southern Rhodesia, 1962, ISBN non esistente.
  • (DELA) Saalmüller, M., Erste Abtheilung. Rhopalocera, Heterocera: Sphinges et Bombyces, in Lepidopteren von Madagascar. Neue und wenig bekannte Arten, zumeist aus der Sammlung der Senckenberg'schen naturforschenden Gesellschaft zu Frankfurt am Main, unter Berücksichtigung der gesammten Lepidopteren-Fauna Madagascars, vol. 1, Francoforte sul Meno, Im Selbstverlag der Gesellschaft, 1884, pp. 1–246, pls. 1–6, ISBN non esistente.
  • (EN) Schaus, W. & Clements, W. G., On a collection of Sierra Leone Lepidoptera, Londra, R. H. Porter, 1893, pp. i–vi, 1–46, pls. 1–3, ISBN non esistente.
  • (EN) Scoble, M. J., The Lepidoptera: Form, Function and Diversity, seconda edizione, London, Oxford University Press & Natural History Museum, 2011 [1992], pp. xi, 404, ISBN 978-0-19-854952-9, LCCN 92004297, OCLC 25282932.
  • (EN) Stehr, F. W. (Ed.), Immature Insects, 2 volumi, seconda edizione, Dubuque, Iowa, Kendall/Hunt Pub. Co., 1991 [1987], pp. ix, 754, ISBN 978-0-8403-3702-3, LCCN 85081922, OCLC 13784377.

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