Celestino Bes

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Michele Celestino Bes
NascitaChivasso, 25 aprile 1872
MorteTorino, 17 aprile 1953
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
CorpoAlpini
Anni di servizio? - 1917
GradoGenerale di corpo d'armata
GuerrePrima guerra mondiale
CampagneFronte italiano (1915-1918)
Comandante diBattaglione alpini "Monte Ceva"
Battaglione alpini "Val Tanaro"
260º Reggimento fanteria "Murge"
6º Reggimento alpini
2º Reggimento alpini
18ª Brigata fanteria
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena
dati tratti da I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Gli Ordini militari di Savoia e d'Italia[1]
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Michele Celestino Bes (Chivasso, 25 aprile 1872Torino, 17 aprile 1953) è stato un generale italiano, già distintosi come ufficiale delle truppe alpine nel corso della prima guerra mondiale dove fu comandante dei battaglioni alpini "Monte Ceva" e "Val Tanaro" e del 260º Reggimento fanteria. Dopo la fine della Grande Guerra fu comandante del e del 2º Reggimento alpini, della 18ª Brigata fanteria, e delle Divisioni Militari Territoriali di Ancona e Piacenza. Nominato Ispettore delle Truppe Alpine il 1 agosto 1933, mantenne tale incarico fino al 26 aprile 1936, e a lui si deve la costituzione della Scuola centrale militare di alpinismo di Aosta. Decorato con le croci di cavaliere e di Ufficiale dell'Ordine militare di Savoia, con una medaglia d'argento e una croce di guerra al valor militare e due croci al merito di guerra.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Chivasso, provincia di Torino, il 25 aprile 1872,[2] figlio di Desiderato e di Margherita Tonengo. Arruolatosi nel Regio Esercito, il 15 ottobre 1889 iniziò a frequentare come allievo ufficiale la Regia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena, da cui uscì con il grado di sottotenente, assegnato all'arma di fanteria l'11 settembre 1892, assegnato in servizio al 50º Reggimento fanteria.[3] Il 23 maggio 1895 fu trasferito al Corpo degli alpini, assegnato a prestare servizio nel 2º Reggimento alpini, dove conseguì la promozione a tenente il 18 ottobre 1896 e a capitano il 17 dicembre 1908.

All'atto dell'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 24 maggio 1915, prestava servizio con il grado di 1º capitano, come comandante del Battaglione alpini "Ceva".[3] Nel mese di agosto assunse il comando del battaglione speciale "Bes"[N 1] reparto costituito per le operazioni nel delicato settore Kucla-Rombon (Conca di Plezzo), compresa la conquista del Monte Rombon, e disciolto nel mese di dicembre.[2] Per essersi particolarmente distinto in questa zona del fronte fu promosso maggiore il 2 ottobre, e poi decorato della Croce di Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia,[1] il 15 gennaio 1916 assunse il comando del battaglione alpini "Val Tanaro" del 1º Reggimento alpini, impiegato sul Monte Rombon e sul fronte del Monte Nero e del Monte Rosso.[4] Mantenne il comando del battaglione sino al 27 maggio 1917, venendo decorato con una Croce di guerra al valor militare e la promozione a tenente colonnello per meriti eccezionali il 23 novembre 1916. Dal 29 maggio del 1917 divenne comandante del 260º Reggimento fanteria della Brigata Murge, e il 24 luglio successivo fu promosso colonnello. Alla testa del reggimento combatte sul Carso sino al 17 novembre, quando fu trasferito al comando del 10º Gruppo Alpini, formato dai Battaglioni del 6º Reggimento alpini "Vicenza", "Val D’Adige" e "Monte Berico", impegnato sul fronte del Monte Kozliak e del Monte Pleca, venendo decorato con una Medaglia d'argento al valor militare,[3] e con la Croce di Ufficiale dell'Ordine militare di Savoia.[1] Dopo la fine della guerra assunse il comando del 6º Reggimento alpini di stanza a Bressanone, e il 27 dicembre 1920 fu nominato comandante del 2º Gruppo Alpini Provvisorio, una unità speciale destinata a presidiare lo stato libero di Fiume, mantenendo tale incarico fino al 21 gennaio 1921. Ritornato in Patria, il 23 gennaio fu nominato comandante[N 2] del 2º Reggimento alpini di stanza a Cuneo,[3] incarico che ricoprì fino al 15 novembre 1925, quando assunse quello di comandante del Distretto militare di Siena. Promosso generale di brigata in data 1º marzo 1928, lasciò il corpo degli alpini per assumere, il 23 febbraio dello stesso anno, l'incarico di Ispettore di Mobilitazione presso la Divisione Militare Territoriale di Ancona.[3] Il 5 gennaio 1931 fu nominato comandante della 18ª Brigata di fanteria con sede ad Ancona, e promosso generale di divisione il 26 marzo 1932, il 31 dello stesso mese fu nominato comandante della 8ª Divisione Militare Territoriale di Piacenza, incarico che mantenne fino al 1º agosto 1933, quando fu nominato Ispettore delle Truppe Alpine.[3] Promosso generale di corpo d'armata il 2 gennaio 1936 continuò a ricoprire la carica di Ispettore delle truppe alpine[N 3] fino al 26 aprile 1936 quando lasciò il servizio attivo per raggiunti limiti di età, sostituito dal generale Antero Canale.[5] Si spense a Torino il 17 aprile 1953.[5] Una via di Chivasso porta il suo nome, così come una Cappella commemorativa costruita durante la Grande guerra o dagli alpini del battaglione "Val Tanaro" o da quelli del battaglione alpini "Bicocca",[N 4] situata nella sella tra le cime del Plece (1.299 m) e del Planica (1.376 m), sotto il Monte Nero.[6]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
«Preparò ed eseguì con non comune abilità e criterio tattico in terreno difficilissimo l’operazione dell’attacco della forte posizione di monte Kucla, catturandone i difensori e impadronendosi di una sezione mitragliatrici, che fece entrare subito in funzione contro il nemico. Tenne con valore la posizione respingendo reiterati contrattacchi e rinforzandovisi saldamente. Nell’attacco di monte Rombon riuscì con le sue truppe ad occupare altre importanti posizioni, ed avvertito poi dall’assenza del comandante superiore delle truppe alpine, accorse e ne prese il comando riuscendo con esse a mantenere l’occupazione di monte Palika e Romboncino. 23-27 agosto 1915
— Regio Decreto 15 settembre 1916.[7]
Ufficiale dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
«Arrestava l’offensiva nemica in un settore di capitale importanza a lui affidato e dopo aver provveduto alla preparazione del terreno si lanciava alla riconquista di un importante sbocco sugli Altipiani dei Sette Comuni, giungendo nelle trincee avversarie con le prime ondate e catturandovi l’intero presidio. Successivamente, in vari giorni di dura lotta, riusciva a vincere gli ostinati contrattacchi nemici e a mantenere le posizioni riconquistate. Cornone Valvecchia, dicembre 1917-febbraio 1918
— Regio Decreto 18 dicembre 1919.[7]
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di Reggimento, in difficili azioni, si dimostrò sempre geniale, attivo, sereno, di tenaci propositi, dando alle sue truppe mirabile esempio di coraggio e di alto sentimento del dovere. Medeazza Flondar, agosto 1917; Vallarsa dicembre 1917
— Decreto Luogotenenziale 18 luglio 1918.
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di distaccamento in una posizione vicinissima al nemico, diede sagge disposizioni per la sua difesa. Pronunciatosi un attacco preceduto da un lungo e violento fuoco di artiglieria, diresse con calma e serenità le sue truppe che riuscirono a ricacciare prontamente l’avversario infliggendogli perdite sensibili e facendo alcuni prigionieri – Monte Rosso 15 maggio 1916
Croce al merito di guerra (2 concessione) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
— Regio Decreto 14 giugno 1925
Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Grande ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
— Regio Decreto 9 maggio 1935.
Cavaliere di gran croce decorato di gran cordone dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
— Regio Decreto 13 settembre 1917[10]
Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 – 18 (4 anni di campagna) - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa dell'Unità d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa italiana della vittoria - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia mauriziana al merito di dieci lustri di carriera militare - nastrino per uniforme ordinaria
Croce d'oro per anzianità di servizio militare per gli ufficiali con 16 anni di servizio - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia militare al merito di lungo comando in oro - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Si trattava di una unità composta dalla 1ª e 4ª Compagnia del battaglione alpini "Ceva" e dalla 3ª Compagnia del Battaglione alpini "Pieve di Teco".
  2. ^ Fu lui a volere e a ideare il Monumento dedicato agli alpini nella Caserma "Cesare Battisti", in ricordo dei suoi soldati caduti durante la grande guerra.
  3. ^ Mentre ricopriva tale incarico fu lui a volere istituita la Scuola centrale militare di alpinismo di Aosta, su iniziativa del capitano Giorgio Fino; inaugurata il 9 gennaio 1934.
  4. ^ Presente in zona già nel luglio 1916 il battaglione "Bicocca" perse qui il suo comandante, maggiore Domenico Giacoma-Bottala di Sale Castelnuovo. In ricordo dei propri caduti sul Rombon, dove il battaglione perse anche il proprio. L'ipotesi che la cappella sia stata eretta dagli alpini del "Bicocca" è supportata dal fatto che sui resti del muro di sostegno posto sul ripiano sottostante la cappella militare è presente una targa che recita: Ricovero Maggiore Giacoma.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Bianchi 2012, p. 33.
  2. ^ a b Bianchi 2012, p. 34.
  3. ^ a b c d e f Noi Alpini.
  4. ^ Fronte del Piave.
  5. ^ a b Bianchi 2012, p. 35.
  6. ^ Pavan 2017, p. 401.
  7. ^ a b Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
  8. ^ Bollettino ufficiale delle nomine, promozioni e destinazioni negli ufficiali e sottufficiali del R. esercito italiano e nel personale dell'amministrazione militare, 1919, p. 3931. URL consultato l'8 dicembre 2020.
  9. ^ Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n.216 del 17 settembre 1936, p.2877.
  10. ^ Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n.195 del 18 agosto 1920, p.2619.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Andrea Bianchi, I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Gli Ordini militari di Savoia e d'Italia, Associazione Nazionale Alpini, 2012, ISBN 978-88-902153-3-9.
  • Camillo Pavan, Caporetto: storia, testimonianze, itinerari, Treviso, Camillo Pavan Editore, 2017.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]