Augusto Adam

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Augusto Adam
SoprannomeBlanc
NascitaEtroubles, 6 marzo 1910[1]
Morte?
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Bandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
Esercito Italiano
ArmaFanteria
CorpoAlpini
Servizio Informazioni Militare
Unità7º Reggimento Alpini
87ª Brigata (partigiana) Valle D'Aosta
Anni di servizio1929 - 1948
GradoTenente colonnello
Comandante partigiano
GuerreGuerra d'Etiopia
Seconda guerra mondiale
CampagneCampagna d'Italia
Battaglie
AzioniGuerriglia anti-francese in Valle d'Aosta
Nemici storiciPaul-André Doyen
Comandante diFiamme Verdi
Studi militariRegia Accademia di Fanteria e Cavalleria di Modena[2]
dati tratti da Partigiani in Val di Susa. I nove diari di Aldo Laghi[3]
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Augusto Adam (Etroubles, 6 marzo 1910Roma, 24 aprile 1979) è stato un militare e partigiano italiano, veterano della guerra d'Etiopia dove fu decorato con due medaglie di bronzo e la Croce di guerra al valor militare. Nel 1940 entrò a far parte del Servizio Informazioni Militare,e all'atto dell'armistizio dell'8 settembre 1943 si diede alla macchia entrando nella formazioni partigiane. Nel 1944 venne inviato in Francia dal Governo Bonomi con l'incarico di trattare, insieme a Federico Chabod ed Eugenio Dugoni,[4] con gli Alleati del futuro della Valle d'Aosta. Nel 1945 venne paracadutato nella regione dove assunse il comando della formazioni partigiane, e nei giorni finali della liberazione, per opporsi al tentativo francese di annettersi la regione strinse accordi con le autorità militari della Repubblica Sociale Italiana arrivando ad opporsi con l'impiego delle armi all'attacco portato dall'Armée des Alpes.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque ad Etroubles[3] il 6 marzo 1910[5] figlio di Severino e Giuseppina Marcoz. Arruolatosi nel Regio Esercito nel 1929, fu ammesso a frequentare la Regia Accademia di Fanteria e Cavalleria di Modena da cui uscì nel 1931 con il grado di sottotenente assegnato all'arma di fanteria, corpo degli alpini.[3] Nel 1937, con il grado di tenente partecipò alla guerra d'Etiopia inquadrato nel 7º Reggimento Alpini, venendo decorato con due Medaglie di bronzo e la Croce di guerra al valor militare. Nel 1940, alla vigilia dell'entrata in guerra del Regno d'Italia, è assegnato al Servizio Informazioni Militare, allora al comando del colonnello Mario Roatta, a Roma.[5]

Lotta partigiana e Opposizione ai francesi[modifica | modifica wikitesto]

Promosso maggiore,[5] all'atto dell'inizio dell'operazione Torch (8 novembre 1942) si trovava in servizio presso il Comando Supremo a Palazzo Vidoni, e diede[N 1] subito l'allarme allo Stato maggiore italiano.[6]

Al momento dell'armistizio dell'8 settembre 1943 si diede alla macchia. Nel 1944 venne inviato in Francia incaricato dal Governo presieduto da Ivanoe Bonomi di trattare, insieme a Federico Chabod ed Eugenio Dugoni,[4] con gli Alleati del futuro della Valle d'Aosta.[7] Sul finire della guerra fu paracadutato in Val d'Aosta,[3] insieme ad un altro partigiano César Ollietti, detto Mésard, assumendo il comando partigiano della regione.[7] Con il nome di battaglia di "Blanc" fu attivo nelle Fiamme Verdi, formazioni cattoliche il cui nome si ispira alle unità di Arditi delle Penne nere della prima guerra mondiale, fu inquadrato nell'87ª Brigata (partigiana).[5] Animò una singolare opposizione alle forze armate francesi, che dal 23 aprile al 5 maggio 1945 tentano di annettere la Valle d'Aosta alla Francia.[8] Fu l'inizio della Seconda Battaglia delle Alpi occidentali. L'attacco dell'Armée des Alpes[9] lanciato il giorno 29 venne respinto[N 2] degli alpini delle Divisioni "Monterosa" e "Littorio" dell'Esercito Nazionale Repubblicano.[10] con la collaborazione dei partigiani delle Fiamme Verdi.[9] Infine Parigi fu costretta a desistere dalle mire espansionistiche in Italia grazie all'intervento del Premier britannico Winston Churchill e del Presidente degli Stati Uniti Harry Truman.[9] Quest'ultimo, in particolare, arrivò a sospendere rifornimenti di idrocarburi ed equipaggiamenti ai francesi se non si fossero subito ritirati dai territori valdostani e da Ventimiglia.[9]

Dopoguerra[modifica | modifica wikitesto]

Per i suoi meriti conseguiti nella guerra partigiana e per la salvaguardie dell'integrità nazionale, nel 1948 fu promosso tenente colonnello dell'Esercito per meriti di guerra.[7]

Non se ne conoscono luogo e data di morte.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante l'avanguardia di una colonna operante isolatamente, durante uno scontro con forze ribelli dirigeva l'azione dei suoi gregari con capacità e ardimento, lanciandoli all'assalto con impeto travolgente. Durante un attacco notturno di ribelli all'accampamento della colonna, si portava nei punti più minacciati e dando prova di coraggio e sprezzo del pericolo, incitava con l'esempio i suoi uomini alla resistenza. Torrente Maki-Lago Horra Abaita 23-27 novembre 1936
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Addetto ad una banda irregolare, durante aspro combattimento guidò con valore e coraggio i suoi uomini, incitandoli con l'esempio. Contrattaccato da forti nuclei ribelli reagì con slancio e ardire respingendoli ed infliggendo loro forti perdite. Durante tutta l'azione diede prova di sereno sprezzo del pericolo ed alto sentimento del dovere. Già distintosi per capacità e slancio in precedenti azioni. Torrente Maki, 18 febbraio 1937.»
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di plotone mitraglieri, in due successivi combattimenti, dava prova di ardimento, energia ed iniziativa, intervenendo col fuoco elle sue armi per arrestare il nemico attaccante e dirigendo tempestivamente l'azione di fuoco del suo plotone contro elementi avversari che ostacolavano l'avanzata del reparto. Calmo e sereno di fronte al pericolo, esempio d'intrepidezza per i suoi uomini nell'esporsi di continuo al fuoco nemico per meglio scoprire e dirigere l'azione di fuoco del plotone. Passo Mecan, 31 marzo 1936-Saefti, 3 aprile 1936

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ In una telefonata al capitano Umberto Borla, suo collega, commentò ironicamente che gli Alleati avevano attuato loro la prevista Operazione C4, cioè la prevista occupazione della Tunisia da parte delle forze dell'Asse.
  2. ^ Fu il tenente colonnello Armando De Felice, comandante del 4º Reggimento alpini della Repubblica Sociale Italiana, che aveva come obiettivo la difesa ad oltranza del territorio nazionale a dare piena collaborazione all'iniziativa di Adam.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Istituto Storico della Resistenza e dell'Età contemporanea della Valle D'Aosta
  2. ^ Ministero della Guerra, Bollettino Ufficiale, Anno IX 1931
  3. ^ a b c d Bolaffi, Colombini 2014, p. 287.
  4. ^ a b Alessandrone Perona, Cavaglion 2005, p. 32.
  5. ^ a b c d Istoreco.
  6. ^ Ceva 2005, p. 205.
  7. ^ a b c Metarchivi.
  8. ^ Zappa, Carlotti 1996, p. 427.
  9. ^ a b c d Zappa, Carlotti 1996, p. 429.
  10. ^ Zappa, Carlotti 1996, p. 428.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gulio Bolaffi e Chiara Colombini (a cura di), Partigiani in Val di Susa. I nove diari di Aldo Laghi, Milano, FrancoAngeli, 2014.
  • Ersilia Alessandrone Perona e Alberto Cavaglion, Luoghi della memoria, memoria dei luoghi nelle regioni, Torino, BluEdizioni srl., 2005.
  • Lucio Ceva, Teatri di guerra: comandi, soldati e scrittori nei conflitti europei, Milano, FrancoAngeli, 2005.
  • Valentina Zappa e Anna Lisa Carlotti, Italia 1939-1945: storia e memoria, Milano, Vita e Pensiero, 1996.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]