Alfredo Gabrielli

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Alfredo Gabrielli
NascitaMonteleone, 27 febbraio 1862
MorteTropea, 24 dicembre 1948
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Regno d'Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
Anni di servizio1887-1920
GradoGenerale di brigata
GuerrePrima guerra mondiale
CampagneCampagna di Libia (1913-1921)
BattaglieDecima battaglia dell'Isonzo
Battaglia di Vittorio Veneto
Comandante di114º Reggimento fanteria
67º Reggimento fanteria
Brigata Messina
Brigata Pisa
Decorazionivedi qui
dati tratti da Alfredo Gabrielli[1]
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Alfredo Gabrielli (Monteleone, 27 febbraio 1862Tropea, 24 dicembre 1948) è stato un generale italiano, che nel corso della prima guerra mondiale fu comandante del 114º Reggimento fanteria, del 67º Reggimento fanteria della Brigata Messina e della Brigata Pisa, e venne decorato con la Croce di Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia e con la Medaglia d'argento al valor militare.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Monteleone il 27 febbraio 1867, figlio del conte Pasquale,[2] possidente, e della signora Carlotta Toraldo, all'interno di una antica e aristocratica famiglia di Tropea.[1] Dopo aver completato gli studi presso il Liceo "Filangieri" della sua città natale, a diciotto anni iniziò a frequentare la Scuola Militare di Modena da dove uscì due anni dopo con il grado di sottotenente assegnato all'arma di fanteria.[1] Fu promosso tenente nel 1892, in servizio presso il 77º Reggimento fanteria della Brigata Toscana,[3] e capitano nel 1903.[1] Nel 1908 si distinse nell'opera di soccorso alle popolazioni colpite dal violento terremoto che distrusse Reggio Calabria, Messina e diversi centri abitati della Calabria.[1] Nel 1913 partì da Napoli e raggiunse la Tripolitania e la Cirenaica, dove si distinse per in diversi fatti combattimenti per il consolidamento dell'occupazione italiana della Libia che gli fecero ottenere la promozione al grado di maggiore nel 67º Reggimento fanteria.[1] Rientrato in Italia a guerra contro l'Impero austro-ungarico già iniziata, il 29 giugno 1916 venne inviato in zona di operazioni al comando del 114º Reggimento fanteria che comandò dal 1º luglio dello stesso anno con il grado di colonnello.[4] Alla guida del reggimento si distinse particolarmente tra il 23 e il 27 maggio 1917 negli attacchi contro le quote 235 e 237, venendo insignito della Croce di Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia.[4] Rimasto ferito in combattimento il 22 agosto successivo, durante i ripetuti attacchi contro le trincee nemiche, per le sue compromesse condizioni fisiche, fu costretto a lasciare il comando del reggimento restando a disposizione del Ministero della guerra.[1] Verso la fine dell'anno, con il grado di colonnello brigadiere, assunse il comando della XI Brigata di stanza a Perugia, una unità che inquadrava i numerosi prigionieri e disertori austro-ungarici di nazionalità cecoslovacca come unità cobelligeranti.[N 1][5]

Fu comandante del 67º Reggimento fanteria della Brigata Palermo dal 1 dicembre 1917 al 29 gennaio 1918.[6] Dal 29 gennaio al 22 maggio 1918 e dal 30 giugno al 30 luglio dello stesso anno fu comandante della Brigata Messina.[7] Raggiunse nuovamente la zona di guerra il 15 ottobre 1918, assumendo il comando della Brigata Pisa pochi giorni prima dell'inizio della battaglia di Vittorio Veneto (24 ottobre 1918).[1] II 28 ottobre durante un ennesimo scontro con le truppe nemiche rimase nuovamente ferito in combattimento venendo curato presso l'ospedale da campo n. 045.[1] Per questo fatto fu insignito della medaglia d'argento al valor militare.[1] Finita la guerra con il grado di brigadiere generale,[8] partecipò come legionario all'impresa di Fiume condotta da Gabriele D'Annunzio.[1] Conclusa la sua carriera militare ritornò alla vita civile, e si stabilì a Tropea dove fu sindaco per quattro anni, dal 1920 al 1923, occupandosi di politica anche a livello provinciale. Aderì subito al nascente fascismo[2] e agli inizi di novembre 1922 inviò un messaggio di auguri di buon lavoro al nuovo capo del governo Mussolini e al Ministro della guerra generale Armando Diaz.[1] Il 1º febbraio 1923 divenne generale di brigata della riserva.[8] Rappresentante di quel ceto politico cittadino di estrazione nobiliare, fece parte del gruppo che si riconosceva nel deputato Ignazio Larussa che per un anno, tra il 1924 e il 1925, ebbe vari incarichi nel governo fascista.[1] I suoi quattro anni da sindaco furono alquanto travagliati, con la maggioranza che lo sosteneva che via via andò sfaldandosi.[2] Si oppose con determinazione alla creazione della Leghe bianche contadine (5.000 soci) fondate da don Michele Pugliese che aveva creato anche a una Cassa rurale, rischiando così di dar vita ad una rivolta popolare.[9] Si dimise da sindaco nel marzo 1923, praticamente sfiduciato dal consiglio comunale, ma avendo condotto la città dal sistema liberale al fascismo, grazie anche al sostegno del vescovo di Nicotera e Tropea Felice Cribellati.[1] Nel dicembre successivo entrò a far parte del Direttivo provinciale del Partito Nazionale Fascista di Catanzaro, chiamatovi dal segretario federale Enrico Salerno.[10] In seguito a una delicata quanto misteriosa inchiesta sulla sua vita privata a cui fu sottoposto da parte di una commissione dell'esercito, fu costretto a dimettersi passando nei ruoli della riserva.[1] Si ritirò a vita privata, e rimasto vedovo della moglie Rachele De Napoli, visse nel palazzo di famiglia, accanto al fratello Eduardo (1865-1951)[N 2] e ai nipoti.[1] Si spense a Tropea il 24 dicembre 1948.[1]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di un Reggimento di Fanteria preposta alla difesa d’un importante settore, preparava con perizia l’attacco della posizione nemica che lo fronteggiava e dirigeva l’azione con pari ardimento. Conquistata la posizione di primo slancio, con fulminea mossa personalmente guidata, attraversava due chilometri di terreno insidioso, attaccava e conquistava anche la più importante posizione della seconda linea nemica, Q. 235 – 219. Per tre giorni incrollabile sulla posizione di fronte ai ripetuti contrattacchi ed ai violenti tiri della artiglieria avversaria in tutti i tiri e nei reparti accorsi a sostegno, trasfondeva col suo valoroso contegno la forza e l’energia necessarie a fronteggiare la situazione (23-27 maggio 1917)
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di una brigata di Fanteria in un passaggio di fiume a viva forza sotto intenso fuoco nemico in testa alle truppe le stabiliva brillantemente sugli obbiettivi assegnati. In un vigoroso contrattacco nemico che minacciava di accerchiamento le sue truppe, un fianco delle quali era scoperto impiegava a tempo le riserve a disposizione e benché ferito con grande sprezzo della sua persona fulgido esempio di fermezza e valore ai suoi dipendenti provvedeva al nuovo schieramento dei suoi battaglioni all’arresto netto dell’attacco nemico e poscia al vigoroso contrattacco che metteva questo in fuga. Sernaglia, 27 ottobre 1918
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Ferito alla spalla da una fucilata nemica, mentre in trincea di prima linea dirigeva un attacco preordinato, continuò a restare per oltre mezz'ora al suo posto di comando. Yamiano (quota 236), 22 agosto 1917
Croce al merito di guerra - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 – 18 (3 anni di campagna) - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa dell'Unità d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa italiana della vittoria - nastrino per uniforme ordinaria
Croce d'oro per anzianità di servizio - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa per il terremoto calabro-siculo - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Fu il nucleo militare che costituì la base per la formazione del futuro esercito cecoslovacco.
  2. ^ Anche lui raggiunse il grado di generale dell’esercito e fu decorato di medaglia d’argento al valor militare nel 1891.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Ferdinando Cordova, Il fascismo nel Mezzogiorno: le Calabrie, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2003.
  • Fausto Cozzetto e Fulvio Mazza (a cura di), Il vantaggio della stabilità, in Tropea. Storia, cultura, economia, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2000, pp. 201-204.
  • Felice Muscaglione, Eroi vibonesi in trincea, Vibo Valentia, Mapograf, 2004, p. 245.
Periodici
  • Alfonso Del Vecchio, Don Pugliese e le Leghe bianche, in TropeaInforma, n. 4, Tropea, Stampa Romano Arti Grafiche, luglio-agosto 2015, p. 17-18.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]