Bulimia: differenze tra le versioni

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A livello globale, si stima che nel 2013 la bulimia interessasse 6,5 milioni di persone.<ref>{{Cita pubblicazione|cognome1=Global Burden of Disease Study 2013|nome1=Collaborators|titolo=Global, regional, and national incidence, prevalence, and years lived with disability for 301 acute and chronic diseases and injuries in 188 countries, 1990–2013: a systematic analysis for the Global Burden of Disease Study 2013.|rivista=Lancet (London, England)|data=5 giugno 2015|pmid=26063472|doi=10.1016/S0140-6736(15)60692-4}}</ref> Circa l'1% delle giovani donne soffrono di bulimia per un certo periodo di tempo ecirca il 2% e il 3% delle donne hanno sperimentato la condizione in un momento della loro vita.<ref name=Sm2012>{{Cita pubblicazione|cognome1=Smink|nome1=FR|cognome2=van Hoeken|nome2=D|cognome3=Hoek|nome3=HW|titolo=Epidemiology of eating disorders: incidence, prevalence and mortality rates.|rivista=Current psychiatry reports|data=August 2012|volume=14|numero=4|pp=406–14|pmid=22644309|doi=10.1007/s11920-012-0282-y|pmc=3409365}}</ref> La condizione si presenta meno comunemente nei [[paesi in via di sviluppo]].<ref name=Hay2010/> C'è un rischio di circa nove volte superiore che la bulimia si presenti nelle donne risepetto ai maschi. Tra le donne, la maggior parte dei casi si riscontra nelle adolescenti.<ref name=DSM5>{{Cita libro|cognome= American Psychiatric Association |anno= 2013 |titolo=Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders |edizione=Fifth |editore=American Psychiatric Publishing |città=Arlington, VA |pp=345–349 | isbn= 978-0-89042-555-8 }}</ref> La bulimia è stato nominata e descritta per la prima volta, nel 1979, dallo [[psichiatra]] [[Britannici|britannico]] [[Gerald Russell]].<ref name = Russell1979>{{Cita pubblicazione|autore= Russell G |titolo= Bulimia nervosa: An ominous variant of anorexia nervosa |rivista= Psychological Medicine |volume= 9 |numero= 3 |pp= 429–48 |anno= 1979 | pmid = 482466 | doi = 10.1017/S0033291700031974 }}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|autore= Palmer R |titolo= Bulimia nervosa: 25 years on |rivista= The British Journal of Psychiatry : the Journal of Mental Science |volume= 185 |numero= 6 |pp= 447–8 |anno= 2004 | pmid = 15572732 | doi = 10.1192/bjp.185.6.447 }}</ref>
A livello globale, si stima che nel 2013 la bulimia interessasse 6,5 milioni di persone.<ref>{{Cita pubblicazione|cognome1=Global Burden of Disease Study 2013|nome1=Collaborators|titolo=Global, regional, and national incidence, prevalence, and years lived with disability for 301 acute and chronic diseases and injuries in 188 countries, 1990–2013: a systematic analysis for the Global Burden of Disease Study 2013.|rivista=Lancet (London, England)|data=5 giugno 2015|pmid=26063472|doi=10.1016/S0140-6736(15)60692-4}}</ref> Circa l'1% delle giovani donne soffrono di bulimia per un certo periodo di tempo ecirca il 2% e il 3% delle donne hanno sperimentato la condizione in un momento della loro vita.<ref name=Sm2012>{{Cita pubblicazione|cognome1=Smink|nome1=FR|cognome2=van Hoeken|nome2=D|cognome3=Hoek|nome3=HW|titolo=Epidemiology of eating disorders: incidence, prevalence and mortality rates.|rivista=Current psychiatry reports|data=August 2012|volume=14|numero=4|pp=406–14|pmid=22644309|doi=10.1007/s11920-012-0282-y|pmc=3409365}}</ref> La condizione si presenta meno comunemente nei [[paesi in via di sviluppo]].<ref name=Hay2010/> C'è un rischio di circa nove volte superiore che la bulimia si presenti nelle donne risepetto ai maschi. Tra le donne, la maggior parte dei casi si riscontra nelle adolescenti.<ref name=DSM5>{{Cita libro|cognome= American Psychiatric Association |anno= 2013 |titolo=Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders |edizione=Fifth |editore=American Psychiatric Publishing |città=Arlington, VA |pp=345–349 | isbn= 978-0-89042-555-8 }}</ref> La bulimia è stato nominata e descritta per la prima volta, nel 1979, dallo [[psichiatra]] [[Britannici|britannico]] [[Gerald Russell]].<ref name = Russell1979>{{Cita pubblicazione|autore= Russell G |titolo= Bulimia nervosa: An ominous variant of anorexia nervosa |rivista= Psychological Medicine |volume= 9 |numero= 3 |pp= 429–48 |anno= 1979 | pmid = 482466 | doi = 10.1017/S0033291700031974 }}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|autore= Palmer R |titolo= Bulimia nervosa: 25 years on |rivista= The British Journal of Psychiatry : the Journal of Mental Science |volume= 185 |numero= 6 |pp= 447–8 |anno= 2004 | pmid = 15572732 | doi = 10.1192/bjp.185.6.447 }}</ref>


==Epidemiologia==
==Storia e osservazioni==

Tale disturbo fu per la prima volta descritto nel 1979 dallo [[psichiatra]] [[Gerald Russell]], il quale ne diede una definizione nell'articolo intitolato ''Bulimia nervosa: an ominous variant of anorexia.''
Vi sono pochi dati sulla percentuale di persone con bulimia nella popolazione generale. La maggior parte degli studi condotti finora sono stati fatti su campioni di convenienza di pazienti ospedalieri, studenti delle scuole superiori o universitari. Questi hanno prodotto una vasta gamma di risultati: tra lo 0,1% e il 1,4% dei maschi e tra lo 0,3% e il 9,4% delle femmine.<ref name="makino">{{cite journal | author = Makino M, Tsuboi K, Dennerstein L | title = Prevalence of eating disorders: a comparison of Western and non-Western countries | journal = MedGenMed : Medscape General Medicine | volume = 6 | issue = 3 | pages = 49 | year = 2004 | pmid = 15520673 | pmc = 1435625 | url = http://www.medscape.com/viewarticle/487413 | last2 = Tsuboi | last3 = Dennerstein }}</ref> Gli studi sulle tendenze temporali nella [[prevalenza (epidemiologia)|prevalenza]] di bulimia nervosa hanno prodotto risultati inconsistenti.<ref>{{cite journal | author = Hay PJ, Mond J, Buttner P, Darby A | title = Eating Disorder Behaviors Are Increasing: Findings from Two Sequential Community Surveys in South Australia | journal = PLOS ONE | volume = 3 | issue = 2 | pages = e1541 | year = 2008 | pmid = 18253489 | pmc = 2212110 | doi = 10.1371/journal.pone.0001541 | editor1-last = Murthy | editor1-first = R. Srinivasa | last2 = Mond | last3 = Buttner | last4 = Darby }}</ref> Secondo Gelder, Mayou e Geddes (2005) la bulimia nervosa è prevalente tra l'1% e il 2% delle donne di età compresa tra i 15 e i 40 anni e si verifica più frequentemente nei paesi sviluppati<ref name="Psychiatry">{{cite book |first1=Michael Graham |last1=Gelder |first2=Richard |last2=Mayou |first3=John |last3=Geddes |year=2005 |title=Psychiatry |isbn=978-0-19-852863-0}}</ref> e nelle città, con uno studio che trovanto che la bulimia è cinque volte più prevalente nelle città rispetto che nelle zone rurali.<ref>{{cite journal | author = van Son GE, van Hoeken D, Bartelds AI, van Furth EF, Hoek HW | title = Urbanisation and the incidence of eating disorders | journal = The British Journal of Psychiatry : the Journal of Mental Science | volume = 189 | issue = 6 | pages = 562–3 | year = 2006 | pmid = 17139044 | doi = 10.1192/bjp.bp.106.021378 | last2 = Van Hoeken | last3 = Bartelds | last4 = Van Furth | last5 = Hoek }}</ref> Vi è una percezione che la bulimia sia più diffusa tra le ragazze di famiglia borghese;<ref>{{cite web|title=Bulimia|url=http://finddoctorsonline.com/health-topic.aspx/bulimia|work=finddoctorsonline.com}}</ref> tuttavia, in uno studio del 2009 condotto su ragazze provenienti da famiglie nella fascia di reddito più basso ha dimostrato che esse avevano il 153% di probabilità maggiore di essere bulimiche rispetto alle ragazze della fascia di reddito più alta.<ref>{{cite news|last=Grohol|first=John|title=Black Girls At Risk for Bulimia|url=http://psychcentral.com/news/2009/03/19/black-girls-at-risk-for-bulimia/4835.html|date=March 19, 2009}}</ref>

Vi sono più alti tassi di disturbi alimentari in gruppi coinvolti in attività che idealizzano un fisico sottile, come la [[danza]],<ref name="Tölgyes" /> la [[ginnastica]], nella recitazione e nella musica, nelle [[modella|modelle]], nelle [[cheerleader]], ngli sport come [[nuoto]], [[tuffo|tuffi]], [[canottaggio]] e [[pattinaggio su ghiaccio]]. Si ritiene che la bulimia sia più diffusa tra i caucasici.<ref>{{cite journal | author = Franko DL, Becker AE, Thomas JJ, Herzog DB | title = Cross-ethnic differences in eating disorder symptoms and related distress | journal = The International Journal of Eating Disorders | volume = 40 | issue = 2 | pages = 156–64 | year = 2007 | pmid = 17080449 | doi = 10.1002/eat.20341 | last2 = Becker | last3 = Thomas | last4 = Herzog }}</ref> Tuttavia, Uno studio più recente ha dimostrato che le adolescenti afro-americane avevano il ​​50% di probabilità in più, rispetto alle coetane bianche, di assumere un comportamento bulimico.<ref>{{cite web|last=McBride|first=Hugh|title=Study Reveals Stunning Prevalence of Bulimia Among African-American Girls|url=http://www.teen-eating-disorders.net/teen_eating_disorders/study-reveals-stunning-prevalence-of-bulimia-among-african-american-girls.php|archiveurl=https://web.archive.org/web/20120210165357/http://www.teen-eating-disorders.net/teen_eating_disorders/study-reveals-stunning-prevalence-of-bulimia-among-african-american-girls.php|archivedate=Feb 10, 2012}}</ref>


Obiettivo del suo studio era attribuire un'identità autonoma ad una patologia che si differenziava dall'anoressia nervosa per alcune caratteristiche determinate, pur mantenendosi all'interno del continuo dei disturbi del comportamento alimentare. Tale distinzione si rivelò importante ai fini dell'inquadramento di una patologia la quale richiede in parte un diverso trattamento e approccio terapeutico rispetto all'anoressia nervosa.
I criteri diagnostici attuali della bulimia nervosa sono essenzialmente rimasti quelli proposti da Russell, seppur essi siano state in parte rivisti ed ampliati attraverso vari contributi nel corso degli anni sino ad arrivare ai nostri giorni. Tuttavia, è sempre più discussa la necessità di rivedere i criteri diagnostici proposti per la bulimia nervosa e per l'anoressia nervosa. Infatti, i criteri diagnostici proposti per entrambi i disturbi spesso falliscono, e una percentuale consistente di pazienti (circa il 30%) affetti da un disturbo alimentare di rilevanza clinica, riceve una diagnosi di ''Disturbo dell'Alimentazione Non Altrimenti Specificato'' (EDNOS).
In Italia il disturbo colpisce circa l'1% delle giovani donne, secondo le seguenti stime: [[Italia del Nord]] 0,5-1%; [[Italia Centrale]] 1-0,7%; [[Italia del Sud]] 1,7%. L'età d'esordio è indicativamente compresa fra i 12 e i 25 anni, anche se il picco di maggior frequenza è a 16-18 anni.
In Italia il disturbo colpisce circa l'1% delle giovani donne, secondo le seguenti stime: [[Italia del Nord]] 0,5-1%; [[Italia Centrale]] 1-0,7%; [[Italia del Sud]] 1,7%. L'età d'esordio è indicativamente compresa fra i 12 e i 25 anni, anche se il picco di maggior frequenza è a 16-18 anni.

==Storia==
===Etimologia del termine===

L'[[etimologia]] del termine "bulimia" deriva dalla parola [[lingua greca|greca]] ''βουλιμία''a, "fame vorace", un composto di ''βοῦς'' "vorace" e ''λιμός'', "fame".<ref>{{Cite web|title = Online Etymology Dictionary: bulimia|date=November 2001|accessdate = 2008-04-06|author = Douglas Harper|work = [[Online Etymology Dictionary]]|url = http://www.etymonline.com/index.php?search=bulimia&searchmode=none}}</ref> Letteralmente, il nome scientifico del disturbo, bulimia nervosa, si traduce in "fame nervosa vorace".

===Prima del XX secolo===

Anche se i criteri diagnostici per la bulimia nervosa non sono stati formulati fino al 1979, l'evidenza suggerisce che l'abbuffata e l'epurazione erano comportamenti frequenti in alcune culture antiche. Il primo resoconto documentato di un comportamento simile alla bulimia nervosa è stato registrato nell'[[Anabasi (Senofonte)|Anabasi]] di [[Senofonte]], circa nel 370 a.C. Non è chiaro se l'epurazione fosse preceduta dall'abbuffata.<ref name="Reference 1">Giannini, A. J. (1993). "A history of bulimia". In ''The Eating disorders'' (pp. 18–21). Springer New York.</ref> In [[antico Egitto|Egitto]], i medici consigliavano l'epurazione una volta al mese per tre giorni al fine di preservare la salute.<ref name= "Reference 2">Russell, G. (1997). ''The history of bulimia nervosa''. D. Garner & P. Garfinkel (Eds.), Handbook of Treatment for Eating Disorders (2nd ed., pp. 11–24). New York, NY: The Guilford Press.</ref> Questa pratica derivava dalla convinzione che le malattie umane fossero causate dal cibo stesso. Nell'[[antica Roma]], membri della società d'elite avrebbero [[vomito|vomitato]] al fine di "fare spazio" nei loro stomaci per tutti i banchetti del giorno.<ref name="Reference 2"/> Gli imperatori [[Claudio]] e [[Vitellio]] erano entrambi golosi e [[obesità|obesi]] e spesso facevano ricorso all'epurazione abituale.<ref name="Reference 2"/>

I documenti storici indicano anche che alcuni [[santo|santi]] che svilupparono l'[[anoressia]] (come risultato di una vita di [[ascesi]]) hanno inoltre mostrato comportamenti bulimici.<ref name="Reference 2"/> [[Santa Maria Maddalena de' Pazzi]] (1566-1607) e [[Santa Veronica Giuliani]] (1660-1727) sono state bulimiche nonostante credesseero di resistere alle tentazioni del [[demonio]].<ref name="Reference 2"/> [[Santa Caterina da Siena]] (1347-1380) è nota per aver completato la sua rigorosa astinenza dal cibo attraverso l'epurazione come riparazione per i suoi peccati. Caterina morì di stenti a trentatré anni.<ref name="Reference 2"/>

Mentre il disturbo psicologico "bulimia nervosa" è relativamente nuovo, la parola "bulimia" a significare l'eccesso di cibo, è utilizzata da secoli.<ref name="Reference 2"/> Il [[Talmud]] fa riferimento a pratiche di "bulimia", ma gli studiosi ritengono che in realtà sia semplicemente l'eccesso di cibo, senza l'epurazione o le implicazioni psicologiche della bulimia nervosa.<ref name="Reference 2"/> In effetti, una ricerca di prove di bulimia nervosa effettuate sul periodo che va dal XVII al XIX secolo hanno rivelato che solo un quarto dei casi di eccesso di cibo esaminati si concludeva con vomito dopo le abbuffate. Non vi è stata evidenza di vomito intenzionale o un tentativo di controllare il peso.<ref name="Reference 2"/>

=== XX secolo ===

Alla fine del XX secolo, la bulimia è stata descritto come un [[sintomo]] clinico, ma raramente nel contesto del controllo del peso.<ref name="Reference 3"/> L'epurazione, tuttavia, è stata osservata nei pazienti anoressici e attribuita al dolore gastrico, piuttosto che un altro metodo di controllo del peso.<ref name="Reference 3">{{cite journal | last1 = Casper | first1 = Regina C. | title = On the emergence of bulimia nervosa as a syndrome a historical view | journal = International Journal of Eating Disorders | volume = 2 | issue = 3 | pages = 3–16 | year = 1983 | doi = 10.1002/1098-108X(198321)2:3<3::AID-EAT2260020302>3.0.CO;2-D }}</ref>

Nel 1930, sono stati studiati, da parte della [[Mayo Clinic]], i ricoveri di pazienti con anoressia nervosa trattati dal 1917 al 1929. Tra il 55% e il 65% di questi pazienti praticavano il vomito volontario al fine di alleviare l'ansia del peso.<ref name="Reference 3"/> I registri mostrano che l'epurazione per il controllo del peso è una pratica che p continuata per tutta la metà del 1900.<ref name="Reference 3"/> Nel 1932, Wulff trattò il "paziente D", che avrebbe sperimentato periodi di desiderio intenso per il cibo mangiando troppo per settimane, per poi provocarsi frequentemente il vomito.<ref name="Reference 2"/> Ellen West, un paziente descritto nel 1958 da [[Ludwig Binswanger]], fu schernito dagli amici per essere obeso e inizialmente prese pillole per la [[tiroide]] per perdere peso, ma in seguito utilizzò [[lassativi]] e vomito autoindotto.<ref name="Reference 2"/> Egli riferì di consumare decine di arance e parecchi chili di pomodori ogni giorno, ma che saltava i pasti. Dopo essere stato ricoverato in una struttura psichiatrica per la depressione, Ellen mangiò ancora voracemnte ma perse peso, presumibilmente a causa di vomito auto-indotto.<ref name="Reference 2"/> Tuttavia, mentre questi pazienti potrebbero soddisfare i moderni criteri per la bulimia nervosa, a quel tempo non potevano essere tecnicamente diagnosticati con il disordine, in quanto non era ancora apparso nel [[Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali]], al momento del loro trattamento.<ref name="Reference 2"/>

Una spiegazione per l'aumento dei casi di sintomi bulimici può essere dovuto ai nuovi ideali di magrezza introdotti nel XX secolo.<ref name="Reference 3"/> La vergogna di essere grassi emerse nel 1940, quando ossrevazioni e scherzi diventarono comuni ai danni delle persone sovrappeso. Fu, tuttavia, dagli [[anni 1950]] ad essere introdotta la tendenza di un'aspirazione per la magrezza.<ref name="Reference 3"/>

Nel 1979, [[Gerald Russell]] pubblicò una descrizione di bulimia nervosa, in un articolo intitolato ''Bulimia nervosa: an ominous variant of anorexia'', in cui riportò i casi di pazienti con una "paura morbosa di diventare grassi" che si abbuffavano e si epuravano in seguito.<ref name = Russell1979/> Specificò, inoltre, le opzioni di trattamento e indicò la gravità della malattia, che può essere accompagnata da depressione e suicidio.<ref name = Russell1979/> Nel 1980, bulimia nervosa fece la prima apparizione nel [[Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali|DSM-III]].<ref name = Russell1979/>

Nei primi [[anni 1980]], l'incidenza della malattia salì a circa 40 casi ogni 100.000 persone.<ref name="Reference 2"/> Questo dato scese a circa 27 casi ogni 100.000 persone verso la fine degli anni 1980 e primi [[anni 1990]].<ref name="Reference 2"/> Tuttavia, la [[prevalenza (epidemiologia)|prevalenza]] della bulimia nervosa era ancora molto superiore a quella della anoressia nervosa, che si verificava in circa 14 persone ogni 100.000.<ref name="Reference 2"/>

I criteri diagnostici attuali della bulimia nervosa sono essenzialmente rimasti quelli proposti da Russell, seppur essi siano state in parte rivisti ed ampliati attraverso vari contributi nel corso degli anni sino ad arrivare ai nostri giorni. Tuttavia, è sempre più discussa la necessità di rivedere i criteri diagnostici proposti per la bulimia nervosa e per l'anoressia nervosa. Infatti, i criteri diagnostici proposti per entrambi i disturbi spesso falliscono, e una percentuale consistente di pazienti (circa il 30%) affetti da un disturbo alimentare di rilevanza clinica, riceve una diagnosi di ''Disturbo dell'Alimentazione Non Altrimenti Specificato'' (EDNOS).


==Descrizione e generalità==
==Descrizione e generalità==

Versione delle 15:13, 5 mar 2016

Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.
Bulimia nervosa
Perdita di smalto dall'interno dei denti frontali superiori, dovuto alla bulimia
Specialitàpsichiatria
Classificazione e risorse esterne (EN)
ICD-9-CM307.5307.5 e 307.51
ICD-10F50.2
OMIM607499
MeSHD052018 e D002032
MedlinePlus000341
eMedicine806548 e 286485
Sinonimi
Bulimia nervosa

La bulimia (dal greco, boulimía, composto di (bôus) "bue" e (limós) "fame"; propr. 'fame da bue') o bulimia nervosa è un disturbo del comportamento alimentare per cui una persona affetta ingurgita una quantità di cibo eccessiva per poi ricorrere a diversi metodi per riuscire a non metabolizzarlo e, quindi, non ingrassare (vomito autoindotto, utilizzo di lassativi, digiuni e intenso esercizio fisico eccessivo).[1] La maggior parte delle persone con la bulimia presentano un peso corporeo normale.[2] La forzatura di vomito può provocare pelle ispessita sulle nocche e danni ai denti. La bulimia è spesso associata ad altri disturbi mentali come la depressione, l'ansia e a problemi come la tossicodipendenza o l'alcolismo.[1] Si riscontra anche un elevato rischio di suicidio e di pratiche autolesionistiche.[3]

La bulimia è più comune tra coloro che hanno un parente stretto che ha sofferto o soffre della condizione.[1] La percentuale del rischio stimato atrtibuibile a fattori genetici è compresa tra il 30% e l'80%.[4] Altri fattori di rischio per la malattia includono lo stress psicologico, una pressione culturale per un certo tipo di corpo, scarsa autostima e l'obesità.[1][4] Vivere in un ambiente famigliare in cui i genitori promuovono la dieta e che si preoccupano del peso, è un fattore di rischio.[4] La diagnosi si basa sulla storia clinica di una persona,[5] tuttavia è difficile da scoprire in quanto chi ne è affetto tende ad essere molto riservato su queste abitudini.[4] Inoltre, la diagnosi di anoressia nervosa ha la precedenza su quella della bulimia.[4] Altri disturbi simili includono il disturbo da alimentazione incontrollata, la sindrome di Kleine-Levin e il disturbo borderline di personalità.[5]

La terapia cognitivo-comportamentale è il trattamento primario per la bulimia.[1][6] L'assunzione di antidepressivi, come gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) o gli antidepressivi triciclici possono portare un modesto beneficio.[4][7] Anche se la prognosi della bulimia è in genere migliore di quella dell'anoressia, il rischio di morte tra le persone colpite è superiore a quella della popolazione generale.[3] A 10 anni dopo aver iniziato il il trattamento, circa il 50% delle persone hanno ottenuto una completa guarigione.[4]

A livello globale, si stima che nel 2013 la bulimia interessasse 6,5 milioni di persone.[8] Circa l'1% delle giovani donne soffrono di bulimia per un certo periodo di tempo ecirca il 2% e il 3% delle donne hanno sperimentato la condizione in un momento della loro vita.[3] La condizione si presenta meno comunemente nei paesi in via di sviluppo.[4] C'è un rischio di circa nove volte superiore che la bulimia si presenti nelle donne risepetto ai maschi. Tra le donne, la maggior parte dei casi si riscontra nelle adolescenti.[5] La bulimia è stato nominata e descritta per la prima volta, nel 1979, dallo psichiatra britannico Gerald Russell.[9][10]

Epidemiologia

Vi sono pochi dati sulla percentuale di persone con bulimia nella popolazione generale. La maggior parte degli studi condotti finora sono stati fatti su campioni di convenienza di pazienti ospedalieri, studenti delle scuole superiori o universitari. Questi hanno prodotto una vasta gamma di risultati: tra lo 0,1% e il 1,4% dei maschi e tra lo 0,3% e il 9,4% delle femmine.[11] Gli studi sulle tendenze temporali nella prevalenza di bulimia nervosa hanno prodotto risultati inconsistenti.[12] Secondo Gelder, Mayou e Geddes (2005) la bulimia nervosa è prevalente tra l'1% e il 2% delle donne di età compresa tra i 15 e i 40 anni e si verifica più frequentemente nei paesi sviluppati[13] e nelle città, con uno studio che trovanto che la bulimia è cinque volte più prevalente nelle città rispetto che nelle zone rurali.[14] Vi è una percezione che la bulimia sia più diffusa tra le ragazze di famiglia borghese;[15] tuttavia, in uno studio del 2009 condotto su ragazze provenienti da famiglie nella fascia di reddito più basso ha dimostrato che esse avevano il 153% di probabilità maggiore di essere bulimiche rispetto alle ragazze della fascia di reddito più alta.[16]

Vi sono più alti tassi di disturbi alimentari in gruppi coinvolti in attività che idealizzano un fisico sottile, come la danza,[17] la ginnastica, nella recitazione e nella musica, nelle modelle, nelle cheerleader, ngli sport come nuoto, tuffi, canottaggio e pattinaggio su ghiaccio. Si ritiene che la bulimia sia più diffusa tra i caucasici.[18] Tuttavia, Uno studio più recente ha dimostrato che le adolescenti afro-americane avevano il ​​50% di probabilità in più, rispetto alle coetane bianche, di assumere un comportamento bulimico.[19]

In Italia il disturbo colpisce circa l'1% delle giovani donne, secondo le seguenti stime: Italia del Nord 0,5-1%; Italia Centrale 1-0,7%; Italia del Sud 1,7%. L'età d'esordio è indicativamente compresa fra i 12 e i 25 anni, anche se il picco di maggior frequenza è a 16-18 anni.

Storia

Etimologia del termine

L'etimologia del termine "bulimia" deriva dalla parola greca βουλιμίαa, "fame vorace", un composto di βοῦς "vorace" e λιμός, "fame".[20] Letteralmente, il nome scientifico del disturbo, bulimia nervosa, si traduce in "fame nervosa vorace".

Prima del XX secolo

Anche se i criteri diagnostici per la bulimia nervosa non sono stati formulati fino al 1979, l'evidenza suggerisce che l'abbuffata e l'epurazione erano comportamenti frequenti in alcune culture antiche. Il primo resoconto documentato di un comportamento simile alla bulimia nervosa è stato registrato nell'Anabasi di Senofonte, circa nel 370 a.C. Non è chiaro se l'epurazione fosse preceduta dall'abbuffata.[21] In Egitto, i medici consigliavano l'epurazione una volta al mese per tre giorni al fine di preservare la salute.[22] Questa pratica derivava dalla convinzione che le malattie umane fossero causate dal cibo stesso. Nell'antica Roma, membri della società d'elite avrebbero vomitato al fine di "fare spazio" nei loro stomaci per tutti i banchetti del giorno.[22] Gli imperatori Claudio e Vitellio erano entrambi golosi e obesi e spesso facevano ricorso all'epurazione abituale.[22]

I documenti storici indicano anche che alcuni santi che svilupparono l'anoressia (come risultato di una vita di ascesi) hanno inoltre mostrato comportamenti bulimici.[22] Santa Maria Maddalena de' Pazzi (1566-1607) e Santa Veronica Giuliani (1660-1727) sono state bulimiche nonostante credesseero di resistere alle tentazioni del demonio.[22] Santa Caterina da Siena (1347-1380) è nota per aver completato la sua rigorosa astinenza dal cibo attraverso l'epurazione come riparazione per i suoi peccati. Caterina morì di stenti a trentatré anni.[22]

Mentre il disturbo psicologico "bulimia nervosa" è relativamente nuovo, la parola "bulimia" a significare l'eccesso di cibo, è utilizzata da secoli.[22] Il Talmud fa riferimento a pratiche di "bulimia", ma gli studiosi ritengono che in realtà sia semplicemente l'eccesso di cibo, senza l'epurazione o le implicazioni psicologiche della bulimia nervosa.[22] In effetti, una ricerca di prove di bulimia nervosa effettuate sul periodo che va dal XVII al XIX secolo hanno rivelato che solo un quarto dei casi di eccesso di cibo esaminati si concludeva con vomito dopo le abbuffate. Non vi è stata evidenza di vomito intenzionale o un tentativo di controllare il peso.[22]

XX secolo

Alla fine del XX secolo, la bulimia è stata descritto come un sintomo clinico, ma raramente nel contesto del controllo del peso.[23] L'epurazione, tuttavia, è stata osservata nei pazienti anoressici e attribuita al dolore gastrico, piuttosto che un altro metodo di controllo del peso.[23]

Nel 1930, sono stati studiati, da parte della Mayo Clinic, i ricoveri di pazienti con anoressia nervosa trattati dal 1917 al 1929. Tra il 55% e il 65% di questi pazienti praticavano il vomito volontario al fine di alleviare l'ansia del peso.[23] I registri mostrano che l'epurazione per il controllo del peso è una pratica che p continuata per tutta la metà del 1900.[23] Nel 1932, Wulff trattò il "paziente D", che avrebbe sperimentato periodi di desiderio intenso per il cibo mangiando troppo per settimane, per poi provocarsi frequentemente il vomito.[22] Ellen West, un paziente descritto nel 1958 da Ludwig Binswanger, fu schernito dagli amici per essere obeso e inizialmente prese pillole per la tiroide per perdere peso, ma in seguito utilizzò lassativi e vomito autoindotto.[22] Egli riferì di consumare decine di arance e parecchi chili di pomodori ogni giorno, ma che saltava i pasti. Dopo essere stato ricoverato in una struttura psichiatrica per la depressione, Ellen mangiò ancora voracemnte ma perse peso, presumibilmente a causa di vomito auto-indotto.[22] Tuttavia, mentre questi pazienti potrebbero soddisfare i moderni criteri per la bulimia nervosa, a quel tempo non potevano essere tecnicamente diagnosticati con il disordine, in quanto non era ancora apparso nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, al momento del loro trattamento.[22]

Una spiegazione per l'aumento dei casi di sintomi bulimici può essere dovuto ai nuovi ideali di magrezza introdotti nel XX secolo.[23] La vergogna di essere grassi emerse nel 1940, quando ossrevazioni e scherzi diventarono comuni ai danni delle persone sovrappeso. Fu, tuttavia, dagli anni 1950 ad essere introdotta la tendenza di un'aspirazione per la magrezza.[23]

Nel 1979, Gerald Russell pubblicò una descrizione di bulimia nervosa, in un articolo intitolato Bulimia nervosa: an ominous variant of anorexia, in cui riportò i casi di pazienti con una "paura morbosa di diventare grassi" che si abbuffavano e si epuravano in seguito.[9] Specificò, inoltre, le opzioni di trattamento e indicò la gravità della malattia, che può essere accompagnata da depressione e suicidio.[9] Nel 1980, bulimia nervosa fece la prima apparizione nel DSM-III.[9]

Nei primi anni 1980, l'incidenza della malattia salì a circa 40 casi ogni 100.000 persone.[22] Questo dato scese a circa 27 casi ogni 100.000 persone verso la fine degli anni 1980 e primi anni 1990.[22] Tuttavia, la prevalenza della bulimia nervosa era ancora molto superiore a quella della anoressia nervosa, che si verificava in circa 14 persone ogni 100.000.[22]

I criteri diagnostici attuali della bulimia nervosa sono essenzialmente rimasti quelli proposti da Russell, seppur essi siano state in parte rivisti ed ampliati attraverso vari contributi nel corso degli anni sino ad arrivare ai nostri giorni. Tuttavia, è sempre più discussa la necessità di rivedere i criteri diagnostici proposti per la bulimia nervosa e per l'anoressia nervosa. Infatti, i criteri diagnostici proposti per entrambi i disturbi spesso falliscono, e una percentuale consistente di pazienti (circa il 30%) affetti da un disturbo alimentare di rilevanza clinica, riceve una diagnosi di Disturbo dell'Alimentazione Non Altrimenti Specificato (EDNOS).

Descrizione e generalità

Clinicamente la bulimia è denotata da episodi in cui il soggetto sente un bisogno compulsivo di ingerire spropositate quantità di cibo, correlati da una spiacevole sensazione di non essere capace di controllare il proprio comportamento.

L'episodio bulimico è caratterizzato dall'atteggiamento compulsivo con cui il cibo è ingerito e non dal desiderio di mangiare un determinato alimento.

È frequente negli adolescenti e nei giovani adulti. Colpisce prevalentemente soggetti di sesso femminile (90%).[24] Generalmente compare attorno ai 12-14 anni (tarda preadolescenza) o nella prima età adulta (18-19 anni).

Si distinguono due tipi di bulimia:

  • con condotte di eliminazione, che vede il soggetto ricorrere regolarmente a vomito autoindotto oppure all'uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi.
  • senza condotte di eliminazione, che vede il soggetto bulimico adottare regolarmente comportamenti compensatori inappropriati (digiuni o/e intensa attività fisica), ma non dedicarsi al vomito autoindotto o all'uso di lassativi, diuretici o enteroclismi.

Gli episodi bulimici sono scatenati da alterazioni dell'umore, stati d'ansia o stress. Gli episodi bulimici sono nella maggior parte dei casi programmati anticipatamente.

Non vengono considerati episodi bulimici quei casi in cui vi è un'elevata assunzione di cibo saltuariamente e in contesti e situazioni particolari, né il continuo "spiluccare" durante la giornata.

Diagnosi differenziale

Capire se si soffre di bulimia nervosa non è semplice e palese come nel caso dell'anoressia nervosa. Le persone colpite sono generalmente normopeso, alcune in lieve sottopeso o sovrappeso e una piccolissima parte in grave sovrappeso.

Il DSM-IV (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) ne trova le caratteristiche in:

  • Ricorrenti abbuffate: le caratteristiche che devono essere presenti per un'abbuffata sono:
  1. Il consumo di una grande quantità di cibo;
  2. La sensazione della perdita di controllo. (le abbuffate, in alcuni casi, quando il disturbo dura da molto, sono programmate e si può perdere così il senso di perdita del controllo).
Le abbuffate, in riferimento a questa definizione, possono essere sia oggettive che soggettive. Oggettive quando si mangia in un determinato periodo di tempo, una quantità di cibo decisamente maggiore a quello che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso tempo e in circostanze simili. Soggettive quando si consumano quantità corrette di cibo reputandole eccessive ed inadatte. Causa di una percezione errata nei confronti del cibo.
  • Comportamenti compensatori: la seconda componente importante della bulimia nervosa sono le condotte compensatorie conseguenti alle abbuffate, quali: il vomito autoindotto (che può essere provocato anche dopo un qualsiasi cibo), l'assunzione di lassativi, diuretici, enteroclismi o altri farmaci tiroidei, il digiuno ed eccessivo esercizio fisico.
  • Frequenza: perché si possa diagnosticare la bulimia nervosa, le abbuffate e le condotte compensatorie devono manifestarsi almeno due volte la settimana per tre mesi. Ciò implica una dipendenza.
  • Preoccupazione smisurata per le forme corporee e il peso: l'autostima viene decisamente influenzata dalle forme e dal peso corporeo,si sente l'esigenza di seguire sempre una dieta ma si ha nonostante ciò il terrore perenne di ingrassare e se questo accade si fa di tutto per dimagrire: frequentemente è proprio questo che spinge le persone che ne soffrono a cercare una cura.

Terapie

Per quanto concerne le terapie consigliate per la bulimia si fa riferimento a quelle impiegate per l'anoressia, tranne ovviamente per il regime alimentare. L'approccio terapeutico pluridisciplinare con l'ausilio dello psicoterapeuta, del neuropsichiatra, del nutrizionista, e spesso di altre figure diverse da caso a caso, è attualmente consigliato per contrastare tale patologia. Come farmaci si utilizzano la fluoxetina e in casi particolari la sibutramina.

D'ausilio alle varie forme terapeutiche elencate si evidenzia spesso il ricorso ai gruppi di auto-mutuo-aiuto presenti attualmente anche all'interno di alcune strutture ospedaliere.

Prognosi

In caso di trattamento della patologia si registrano migliorie anche nel 50% dei casi, di casi studiati anche a distanza di anni dall'avvenuta "guarigione". Da notare che il disturbo è molto incline a essere recidivo. Il 25% dei casi mostra il fallimento delle terapie in quanto molti soggetti bulimici abusano soventemente anche di alcool o droghe. Inoltre la maggior parte dei soggetti affetti da bulimia dimostrano anche disturbi di personalità (ad es., disturbo borderline e disturbo bipolare) che ne complicano la prognosi.

Note

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  2. ^ CM Bulik, MD Marcus, S Zerwas, MD Levine e M La Via, The changing "weightscape" of bulimia nervosa., in The American Journal of Psychiatry, vol. 169, n. 10, October 2012, pp. 1031–6, DOI:10.1176/appi.ajp.2012.12010147, PMID 23032383.
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  24. ^ AdnKRONOS

Bibliografia

  • Franco Giberti, Rossi Romolo, Manuale di Psichiatria, Milano, Piccin, 2007, ISBN 978-88-299-1851-5.
  • Giordano Invernizzi, Manuale di Psichiatria e Psicologia clinica, terza edizione, Milano, McGraw-Hill, 2006, ISBN 88-386-2393-7.

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