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Vetrina

La chiesa dei Santi Nazaro e Celso è un luogo di culto cattolico di Verona situato nel quartiere di Veronetta, sulla strada che conduce a porta Vescovo. L'origine è collocabile intorno al VII secolo quando un primo, semplice edificio monastico sorto in epoca longobarda venne realizzato ai piedi del prospiciente monte Castiglione. Parte di questo sacello, originariamente dedicato a San Michele Arcangelo, sopravvive tutt'ora con i suoi affreschi e i suoi pavimenti musivi. Si trattava probabilmente di un martyrion dedicato alla venerazione delle reliquie dei Santi Nazaro e Celso.

Accanto a questo primo edificio vi era una chiesa fatta costruire dai monaci durante la dominazione longobarda, forse in stile romanico, di cui nulla oggi è rimasto se non prove della sua esistenza nel Versus de Verona (fine del VIII secolo) e nell'iconografia rateriana (prima metà del X secolo). La prima menzione archivistica della comunità monastica annessa risale a un documento del 1035, mentre fonti successive raccontano di un monastero in crescita grazie ad alcuni beneficium. Con un diploma del 24 maggio 1111 passò sotto la protezione diretta dell'imperatore Enrico V di Franconia in un vero e proprio rapporto vassallatico. Nel XIII secolo Ezzelino III da Romano, da poco entrato a Verona, spogliò la comunità dei monaci dei propri vasti possedimenti ed esiliò l'abate, in quanto preoccupato del suo crescente potere e della sua avversione. Con il successivo avvento degli scaligeri il monastero riebbe le sue proprietà ma si evitò di riconfermargli il potere politico di un tempo. Dopo oltre un secolo di declino, nel 1444, papa Eugenio IV dispose che la comunità benedettina veronese venisse unita con la più ricca abbazia di Santa Giustina di Padova: ciò dette ai monaci un nuovo slancio che permise loro nel 1464 di demolire la precedente chiesa romanica e iniziare la costruzione dell'edificio odierno, la cui consacrazione avvenne il 19 gennaio 1483. Nel 1767 venne soppresso il monastero benedettino e i beni acquisti dalla Repubblica di Venezia per poi essere in parte ceduti quattro anni dopo alle monache benedettine di San Daniele, le quali apportarono alcuni restauri. L'editto di Napoleone del 1810 sciolse definitivamente il monastero, che venne demolito per lasciare posto alla sola chiesa.

L'attuale edificio venne realizzato in un misto di stile gotico e rinascimentale. Il portale, inserito in una sobria facciata, è raggiungibile attraversando il sagrato, racchiuso da un alto muro che lo separa dalla strada. L'interno è diviso in tre navate, che conducono a un transetto che si interpone tra il piedicroce e il presbiterio. Sul fianco di ogni navata laterale sono collocati cinque altari, ognuno dei quali è arricchito dalla presenza di una pala d'altare sovrastata da una lunetta, dipinte da celebri pittori veronesi, tra cui Antonio Badile, Orlando Flacco, Battista del Moro e Domenico Brusasorzi. La volta del presbiterio e il catino absidale vennero affrescati da Paolo Farinati, che realizzò anche le due tele poste ai lati del coro. Al termine del braccio destro del transetto si apre la cappella di San Biagio, completata nel 1508 per ospitare le reliquie dei martiri San Biagio e Santa Giuliana, giunte qui nel 1174. La cappella è riccamente decorata da un ciclo pittorico a cui lavorarono, tra gli altri, Falconetto, Domenico e Francesco Morone, Paolo Morando, Bartolomeo Montagna, Francesco Bonsignori, Girolamo dai Libri e Moretto.

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Voci di qualità

Norah Borges, pseudonimo di Leonor Fanny Borges Acevedo (Buenos Aires, 4 marzo 1901Buenos Aires, 20 luglio 1998), è stata un'illustratrice, pittrice e critica d'arte argentina.

Artista versatile, è entrata in contatto fin dalla sua giovane età con le correnti artistiche più innovative, sperimentando l'espressionismo e il cubismo e dedicandosi dai primi anni venti a forme espressive più intime e soggettive. Ha prodotto decine di opere: incisioni, stampe, litografie, dipinti, acquarelli, arazzi, ritraendo per lo più soggetti femminili, bambini, paesaggi contadini e urbani.

Nel corso della sua vita ha illustrato circa ottanta libri, scritti dagli autori più rilevanti della letteratura argentina e latinoamericana a lei contemporanea, fra cui il fratello Jorge Luis Borges, Adolfo Bioy Casares e Victoria Ocampo. Sotto lo pseudonimo di Manuel Pinedo ha scritto numerosi articoli di critica d'arte negli Anales de Buenos Aires (1946-1948).

Posta all'ombra del fratello, Jorge Luis Borges, e del marito, il critico spagnolo Guillermo de Torre, vissuta per decenni ai margini della scena pubblica, specie dopo la morte di questi, Norah Borges ha goduto di una certa fama negli anni venti e trenta del Novecento, per poi scomparire del tutto dalla considerazione critica fino all'inizio degli anni novanta, quando la sua figura viene riscoperta grazie ad una serie di mostre museali sull'ultraismo e sulle avanguardie artistiche spagnole e argentine e alcuni studi pioneristici sulla sua vita e la sua produzione artistica.

La rilettura della sua opera la colloca fra le protagoniste dell'avanguardia artistica ispanoamericana.

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Lo sapevi che...

La Candy Desk (lett. "scrivania delle caramelle") è una particolare scrivania del Senato degli Stati Uniti riempita di caramelle e situata nell'ultima fila del lato est dell'aula, che è quello occupato dai repubblicani, vicino alla porta orientale. L'idea della Candy Desk nacque per caso nel 1965 dal senatore George Murphy, che era solito consumare degli snack durante le sessioni che avvenivano in aula. Dal momento che i dibattiti potevano perdurare a lungo e i senatori volevano concedersi qualcosa di piacevole per riportare il buonumore, si decise di mandare avanti la tradizione di riempire una scrivania di dolcetti. Per tradizione, le caramelle all'interno della Candy Desk devono provenire dallo stesso stato da cui proviene il senatore che la occupa.

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Ricorrenze del 28 giugno

Peter Paul Rubens

Nati...

...e morti

In questo giorno accadde...

Ricorre oggi: Parata del Pride, la giornata mondiale dell'orgoglio LGBT. La Chiesa cattolica celebra la memoria dei santi Ireneo di Lione, Attilio martire e di Paolo I.

 

Nelle altre lingue

Di seguito sono elencate le 10 versioni maggiori di Wikipedia (per numero di voci, non necessariamente per qualità o dimensioni totali) e una selezione casuale di altre edizioni con un numero minore di voci:

Le 10 maggiori (al 28 giugno 2024): English (inglese) (6 842 099) · Binisaya (cebuano) (6 117 219) · Deutsch (tedesco) (2 921 826) · Français (francese) (2 620 210) · Svenska (svedese) (2 589 813) · Nederlands (olandese) (2 161 231) · Русский (russo) (1 986 368) · Español (spagnolo) (1 962 904) · Italiano (1 870 078) · مصرى (Maṣrī, arabo d'Egitto) (1 623 976)

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Dagli altri progetti

Questa settimana la voce da tradurre è:

(versione in italiano: Coreani in Micronesia)

È molto più facile [...] essere un eroe che un galantuomo. Eroi si può essere una volta tanto; galantuomini, si dev'esser sempre.
Luigi Pirandello

In questo giorno, 110 anni fa, furono assassinati l'erede al trono dell'impero austro-ungarico Francesco Ferdinando e sua moglie Sofia ad opera del nazionalista serbo-bosniaco Gavrilo Princip durante una loro visita ufficiale a Sarajevo. Questo atto è stato il casus belli che provocò lo scoppio della prima guerra mondiale. Questa immagine è stata pubblicata sul supplemento illustrato del quotidiano francese Le Petit Journal il 12 luglio 1914.

Giacinta
Luigi Capuana, Milano, 1889.

Hildesheim

È una città della Bassa Sassonia, in Germania. È il capoluogo e il centro maggiore del circondario (Landkreis) omonimo. Hildesheim si fregia del titolo di "Grande città indipendente" (Große selbständige Stadt) e si trova circa 30 km a sud-est di Hannover, sulle rive del fiume Innerste, che è un piccolo affluente del Leine.