Wilfried Peeters

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Wilfried Peeters
Wilfried Peeters alla Parigi-Tours 1997
Nazionalità Bandiera del Belgio Belgio
Ciclismo
Specialità Strada
Termine carriera 2001
Carriera
Squadre di club
1986-1988Sigma
1989-1991Histor-Sigma
1992Telekom
1993-1994GB-MG Boys
1995-2000Mapei
2001Domo-Farm Frites
Nazionale
1991-2000Bandiera del Belgio Belgio
Carriera da allenatore
2002Domo-Farm Frites
2003-2011Quick-Step
2012-2014Omega Pharma
2015-2016Etixx-Quick Step
2017-2018Quick-Step
2019-2021Deceuninck
2022-Quick-Step
Statistiche aggiornate al 3 aprile 2022

Wilfried Peeters (Mol, 10 luglio 1964) è un dirigente sportivo ed ex ciclista su strada belga. Professionista dal 1986 al 2001, vinse la Gand-Wevelgem 1994. Dal 2003 è direttore sportivo della Quick-Step Alpha Vinyl, già Omega Pharma, Etixx e Deceuninck.

Carriera[modifica | modifica wikitesto]

Fiammingo, passò professionista ventiduenne, nell'agosto 1986, con il team Sigma diretto dall'ex ciclista Willy Teirlinck. Trasferitosi alla GB-MG Maglificio di Giancarlo Ferretti e Patrick Lefevere al termine della stagione 1992 – corsa per la tedesca Telekom – nel 1994 si aggiudicò la 56ª edizione della Gand-Wevelgem, una delle principali classiche delle Fiandre, battendo allo sprint l'italiano Franco Ballerini. L'anno dopo passò alla Mapei-GB.

Nel 1996 venne selezionato per partecipare alla corsa su strada dei Giochi olimpici di Atlanta: chiuse quindicesimo. Nel 1998 si classificò terzo alla Parigi-Roubaix, completando la tripletta Mapei alle spalle di Ballerini e di Andrea Tafi,[1] mentre l'anno seguente, ancora nella "Regina delle classiche", concluse secondo, battuto da Tafi, davanti al compagno Tom Steels e con a referto, per la cronaca, la seconda tripletta Mapei consecutiva (la terza in quattro anni).[2]

Per il 2001 seguì Lefevere e il capitano Johan Museeuw (con i quali, tra GB e Mapei, aveva già corso per otto stagioni) nella loro nuova formazione, la Domo-Farm Frites: degno di nota, quell'anno, il quinto posto alla Parigi-Roubaix, nel giorno in cui sul podio della corsa salirono tre suoi compagni di squadra, nell'ordine Servais Knaven, Museeuw e Romāns Vainšteins.[3] Fu quella l'ultima stagione da professionista per Peeters: dal 2002 cominciò una nuova collaborazione con Lefevere, questa volta nelle vesti di direttore sportivo, prima alla Domo, poi, dal 2003, nella Quick-Step, rinominata negli anni anche Omega Pharma, Etixx e Deceuninck.

Palmarès[modifica | modifica wikitesto]

Grote Prijs Jef Scherens
Ronde des Pyrénées Méditerranéennes
Schaal Sels
Gand-Wevelgem
4ª tappa Niederösterreich Rundfahrt
Flèche Hesbignonne-Cras Avernas
Omloop der Vlaamse Ardennen - Ichtegem
1ª tappa Quatre Jours de Dunkerque (Dunkerque > Boulogne-sur-Mer)
Nationale Sluitingsprijs
2ª tappa Guldensporentweedaagse (Ichtegem > Ichtegem)
Classifica generale Guldensporentweedaagse

Altri successi[modifica | modifica wikitesto]

4ª tappa Tour de France (Dinard > Avranches, cronosquadre)
3ª tappa Tour de France (Calais > Eurotunnel, cronosquadre)

Piazzamenti[modifica | modifica wikitesto]

Grandi Giri[modifica | modifica wikitesto]

1989: 105º
1990: 120º
1991: 95º
1993: 86º
1994: ritirato (16ª tappa)
1995: 88º
1996: 110º
1997: 89º
1998: 68º

Classiche monumento[modifica | modifica wikitesto]

1989: 96º
1991: 50º
1992: 71º
1993: 107º
1995: 86º
1996: 53º
1997: 127º
1999: 166º
2000: 72º
2001: 138º
1987: 72º
1989: 25º
1990: 60º
1991: 50º
1992: 98º
1993: 16º
1994: 65º
1995: 15º
1996: 68º
1997: 24º
1998: 10º
1999: 14º
2000: 26º
2001: ritirato
1989: 41º
1990: 39º
1991: 6º
1992: 24º
1993: 22º
1994: 29º
1995: 23º
1996: 11º
1998: 3º
1999: 2º
2000: 11º
2001: 5º

Competizioni mondiali[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Angelo Zomegnan, Diavolo d' un Ballerini, in archiviostorico.gazzetta.it, 14 aprile 1998. URL consultato il 1º aprile 2011.
  2. ^ Angelo Zomegnan, Giampietro Agus, Rino Negri, Finalmente Tafi, in archiviostorico.gazzetta.it, 12 aprile 1999. URL consultato il 1º aprile 2011.
  3. ^ Angelo Zomegnan, Pier Bergonzi, Museeuw manda l'Italia all'inferno, in archiviostorico.gazzetta.it, 17 aprile 2001. URL consultato il 1º aprile 2011.

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