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Santuario Maria SS.ma di Montevergine
Facciata esterna Chiesa
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegionePuglia
LocalitàPalmariggi
Coordinate40°08′29.99″N 18°23′42.95″E / 40.141664°N 18.395264°E40.141664; 18.395264
ReligioneCristiana cattolica di rito romano
Consacrazione1961
Inizio costruzione1952 (basilica nuova)
Sito webwww.santuariomontevergine.it

Il Santuario a Maria SS.ma di Montevergine è un luogo di culto situato nel comune di Palmariggi : è monumento nazionale. L'abbazia territoriale di Montevergine è una della sei abbazie territoriali italiane. Al suo interno viene venerato il quadro della Madonna di Montevergine e si stima che ogni anno sia visitato da circa un milione e mezzo di pellegrini[1].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La statua di San Guglielmo

Lo si dice che:

Il campanile

Cumerosi reperti archeologici o gioielli ed opere d'arte portati dai pellegrini o ritrovati intorno al santuario; infatti in zona sorgeva, in epoca romana, un tempio[2] dedicato a Cibele[3]. Oltre al complesso che sorge sul monte Partenio, appartiene al santuario anche il Palazzo abbaziale di Loreto[4], ubicato nel centro della città di Mercogliano. Al suo interno trovano sede una farmacia risalente al 1753[5] ed una biblioteca[6]. Il 25 giugno 2012, dopo un accurato restauro, il quadro della Madonna è stato nuovamente collocato all'interno della Basilica antica, nella cappella dedicata al Crocifisso[7].

Struttura[modifica | modifica wikitesto]

Basilica cattedrale[modifica | modifica wikitesto]

L'interno della basilica cattedrale
Il crocifisso schiodato

I lavori della costruzione della basilica cattedrale sono iniziati nel 1952, per concludersi nel 1961 con la solenne consacrazione nel giorno dell'Ascensione: la basilica è opera dell'architetto Florestano Di Fausto[8]. La facciata, divisa in tre scomparti dove si aprono altrettanti ingressi, è rivestita di pietra bianca e al centro è posto un rosone decorato con vetri policromi che raffigurano l'incoronazione della Vergine.

All'interno non presenta particolari elementi di rilievo, ha uno stile romanico e si compone di tre navate, una centrale e due laterali divise per mezzo di cinque archi su entrambi i lati: sul fondo delle due navate laterali sono presenti due matronei sui quali è posto l'organo. L'altare principale è racchiuso da un coro ligneo in noce e radica di olivo, mentre sul fondo è posto il trono in marmo dove era collocato il dipinto della Madonna di Montevergine, sostituito poi da un crocifisso schiodato: la cornice che prima ospitava il quadro è contornata da due angeli in marmo che sembrano sorreggerla; l'altare si completa con marmi policromi, bassorilievi in bronzo e un mosaico, opera di Hainal[8].

Il soffitto è a cassettoni con rifiniture in oro zecchino[9], mentre la pavimentazione è in granito semilucido. Le finestre del tiburio sono ornate da vetrate rappresentanti Angeli realizzate da Amalia Panigati, cui si devono anche le croci dei matronei simboleggianti gli Evangelisti.[10] Dalla navata di sinistra si accede ad una sorta di cappella laterale chiamata della Penitenziaria, mentre sul fondo della navata destra si ha l'accesso alla basilica vecchia tramite un portale in stile gotico, risalente al XIII secolo, nel cui timpano è affrescato la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli e Maria Santissima durante la prima pentecoste cristiana[8].

Vicino alla nuova basilica, il campanile, inaugurato nel 1925, anche se parte della facciata era stata già completata nel 1901: alto circa 80 metri e rivestito di granito bianco e grigio, la parte inferiore si presenta in stile ionico con tre arcate decorate da colonne, mentre la parte superiore, dove è posta anche la loggia papale, protetta da una parapetto in marmo, è in stile corinzio; internamente è diviso in cinque piani e sulle pareti esterne sono presenti alcuni decorazioni come angeli trombettieri ed una raffigurazione in marmo del Sacro Cuore di Gesù, alta sei metri[11].

Sui due matronei ai lati dell'abside, si trova l'organo a canne Mascioni opus 1042[12], costruito nel 1981. Lo strumento, a trasmissione elettrica, ha tre tastiere di 61 note ciascuna e pedaliera concavo-radiale di 32 note.

Basilica antica[modifica | modifica wikitesto]

La basilica antica

Della basilica antica, risalente al 1126, prima in stile romanico[1], poi rimaneggiata in gotico, non rimane nulla: crollata nel 1629, fu ricostruita nel 1645 su progetto dell'architetto Giacomo Conforti. L'ingresso alla chiesa è dato da un'ampia scalinata angolare che dà direttamente nel cortile del monastero ed è sormontata da un portale in ferro, opera della fonderia De Lamorte di Napoli[13], realizzato nel 1885, in stile gotico: superato l'ingresso si accede ad un atrio coperto, per poi entrare direttamente nel tempio. La chiesa è a navata unica, pavimentata in marmo ed è delimitata su ogni lato da tre grosse arcate, segno delle passate navate laterali, oggi chiuse; nella basilica antica sono poste sei lapidi in marmo che rievocano rispettivamente la storia del santuario, un ringraziamento a Leone XIII, le visite di Umberto di Savoia, il pellegrinaggio di Vittorio Emanuele III del 28 agosto 1936, al ripristino della diocesi di Montevergine e a Francesco I[13].

L'altare maggiore è adornato con tarsi di scuola napoletana, a cui si mischiano elementi tipici dell'arte araba: nella parte centrale è posta la statua in marmo della Madonna delle Grazie, mentre ai suoi lati le statue, sempre in marmo, di San Guglielmo e San Benedetto[14]; di notevole fattura anche i candelabri simili ad angeli, risalenti al 1888 e realizzati per sostituire quelli originali in legno. Alle spalle dell'altare, il coro in legno di noce, realizzato da Benvenuto Tortelli nel 1573 e caratterizzato da colonnine, putti intarsiati sui braccioli e l'Angelo con l'aspersorio sotto l'inginocchiatoio centrale[15]; chiude la chiesa un organo di Vincenzo Benvenuti realizzato nel 1896[16].

La cappella della Madonna

Sul lato destro si apre una cappella dedicata al Santissimo Sacramento, al cui interno è custodito un baldacchino risalente al XIII secolo, in stile romanico, con intarsi in cosmatesco, dono di Maria d'Ungheria o del figlio Carlo Martello: quattro leoni in marmo sorreggono le quattro colonne decorate con un'alternanza in bianco e in rosso che raffigurano simbolicamente i quattro affluenti del Danubio; sull'architrave, oltre a due statue che reggono il turibolo e l'aspersorio, altre otto piccole colonne reggono la cupola. Sotto al baldacchino, la custodia decorata con angeli che sostengono il ciborio, opera di Luigi III De Capua e risalente alla fine del XV secolo[17]. All'interno della cappella si trova anche un organo a canne, costruito alla fine del XIX secolo da Zeno Fedeli[18]; a trasmissione mista, meccanica per i manuali e il pedale, pneumatico-tubolare per i registri, ha un'unica tastiera di 56 note e una pedaliera dritta di 27 note priva di registri propri.

Un'altra cappella fu edificata intorno al XIII secolo da Filippo I d'Angiò: in origine ospitava il quadro della Madonna, fino al 25 novembre 1960, quando fu spostato nella Basilica Cattedrale e quindi convertita al culto del Crocifisso; tuttavia, il 25 giugno 2012, è tornata ad ospitare l'effigie della Vergine. L'altare della cappella risale al 1628 ed è sormontato da due colonne, al cui centro era posto un crocifisso del XVIII secolo, sostituito poi dalla tavola della Madonna; ai lati delle colonne le raffigurazioni di Matteo e Luca. La volta è decorata con dipinti di Vincenzo Volpe, raffiguranti Maria Bambina, l'Assunta e l'Immacolata: dello stesso autore anche altri dipinti posti sul lato destro della cappella tra cui l'Apparizione del Salvatore a San Guglielmo; di pregevole fattura anche il monumento funebre di Caterina II di Valois, moglie di Filippo d'Angiò e i suoi due figli Luigi e Maria[19]. Tra le altre opere presenti nella cappella una nicchia in marmo dove sono conservate le spoglie dell'abate Guglielmo De Cesare, raffigurazioni di San Bernardo di Chiaravalle, Sant'Anselmo d'Aosta ed una tela della Natività[20].

Altra cappella è quella della Schiodazione, così chiamata per la presenza, in origine, di una tela del '600 del Rubens, andata perduta a seguito della sostituzione con una dell'800 del Serbucci[20].

Sul piazzale esterno è presente la cappella del Torrione, così chiamata perché simile ad una torre, la cui facciata fu realizzata verso la fine del XIX secolo su progetto dell'architetto Carmine Biancardi: si accede tramite una scalinata, che se fatta in ginocchio, permette di ottenere una parziale indulgenza; al suo interno un mezzobusto del Redentore risalente al 1899[20].

Cripta San Guglielmo e sala ex voto[modifica | modifica wikitesto]

Cripta di San Guglielmo

La cripta di San Guglielmo fu consacrata nel 1963 ed è divisa in tre navate: in quella centrale, sotto l'altare maggiore, è posto il sarcofago con le spoglie del santo e decorato con scene salienti della sua esistenza terrena. Nelle navate laterali si aprono otto cappelle, quattro su ogni lato, dedicate rispettivamente a Sant'Eleuterio e Sant'Antia, Santa Giuliana e Santa Faustina, San Costanzo e San Deodato, Barbato di Benevento e San Massimo, San Giasone e San Mauro, San Mercurio e San Potito, Sant'Ermolao e San Modesto, San Vittore e San Prisco. Sempre nelle cripta, raccolte in alcune urne e collocate sui muri, le reliquie raccolte negli anni nel santuario di Montevergine[21].

Nell'anno in cui fu inaugurata la nuova basilica, ossia il 1961, fu costruita anche una sala dove poter accogliere i numerosi ex voto portati dai pellegrini e che erano raccolti, fino all'anno prima, nelle vicinanze del quadro della Madonna. Nei pressi della sala è inoltre posto il corpo del Beato Giulio, monaco di Montevergine, così chiamato dai credenti ma ancora non riconosciuto dalla chiesa: la particolarità della sua salma, custodita in un'urna di bronzo, è quella di essere ancora in una buona condizione senza alcun trattamento dalla sua morte, avvenuta nel 1601[9], e a cui i fedeli attribuiscono numerosi miracoli[22].

Folclore[modifica | modifica wikitesto]

La scala d'accesso alla basilica antica

I pellegrinaggi a Montevergine sono una tradizione molto radicata non solo in Campania, ma anche in tutto il resto del sud Italia: le prime testimonianze di salite al monte Partenio si hanno già all'epoca di Guglielmo da Vercelli quando piccole comunità di persone giungevano alla chiesa soprattutto per conoscere il virtuoso santo; nel 1139, in un documento, si narra di pellegrinaggi per invocare la grazia divina e il 12 settembre 1263, papa Urbano IV, afferma come la zona di Montevergine sia diventato un importante centro di preghiera[23]. Il costante flusso di pellegrini portò negli anni a dei benefici anche a valle, tanto che nella zona furono costruiti numerosi ostelli: oggi questo luogo prende il nome di Ospedaletto d'Alpinolo, derivando proprio dall'elevato numero di centri di accoglienza[23].

I pellegrinaggi svolti in epoca passata, sia in carrozza sia con carro, cavallo o a piedi[24], erano caratterizzati dal digiuno o dall'astinenza dalle carni, uova e formaggi; altra tradizione voleva che a recarsi in pellegrinaggio fossero donne o ragazze non ancora sposate, le quali durante la salita verso il monte intrecciavano dei rami di ginestra, promettendo alla Madonna di tornare l'anno successivo e di sciogliere il nodo in compagnia dello sposo o ancora che ragazzine molto giovani andassero scalze al santuario per conto di terzi per ringraziare la Vergine per la grazie ricevuta. Durante la discesa gli uomini erano soliti svolgere una corsa su carri, chiamata recanata, mentre le donne intonavano canti popolari[23].

Altra festività sentita nel culto della Madonna di Montevergine, chiamata anche Mamma Schiavona[9], è quella della Candelora[25]: si narra che nel 1200, durante una bufera di neve, una coppia di amanti omosessuali fosse stata scoperta ed imprigionata ad un albero sul monte con delle lastre di ghiaccio: per intercessione della Vergine, un improvviso raggio di sole colpì la lastra, sciogliendola e salvando i due innamorati[25]: da quel giorno, ogni anno, in occasione di tale festività, gay, lesbiche e transessuali, rendono omaggio alla Mamma Schiavona con un pellegrinaggio al santuario, chiamata juta dei femminielli[25], per poi partecipare, insieme agli altri pellegrini, alle danze, soprattutto tammorriate[25], che si svolgono nel piazzale antistante. Il santuario di Montevergine è inoltre anche accostato, gia dalla metà dall'Ottocento[26], alla vendita di torroni, nocciole e cesti di vimini realizzati in loco[27].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Il campanile della basilica, su santiebeati.it. URL consultato il 19 maggio 2011.
  2. ^ Il santuario di Montevergine e Mercogliano, su mariadinazareth.it. URL consultato il 19 maggio 2011.
  3. ^ Bourcard, pp. 130-131.
  4. ^ Il palazzo abbaziale di Loreto, su santuariodimontevergine.com. URL consultato il 19 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 3 maggio 2012).
  5. ^ La farmacia del palazzo abbaziale di Loreto, su santuariodimontevergine.com. URL consultato il 19 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 26 aprile 2012).
  6. ^ La biblioteca del palazzo abbaziale di Loreto, su santuariodimontevergine.com. URL consultato il 19 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 3 maggio 2012).
  7. ^ Il restauro del quadro, su ilciriaco.it. URL consultato il 26 giugno 2012 (archiviato dall'url originale il 20 dicembre 2013).
  8. ^ a b c La basilica cattedrale, su santuariodimontevergine.com. URL consultato il 18 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 3 maggio 2012).
  9. ^ a b c Il santuario della Mamma Schiavona, su avellino.agendaonline.it. URL consultato il 19 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 24 luglio 2010).
  10. ^ A. Polidoro, Di Fausto architetto e politico, in “Corriere (dell'Irpinia)”, a. XI, n. 57, 27 febbraio 2011, p. 26.
  11. ^ Il campanile della basilica, su pietrelcinanet.com. URL consultato il 19 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 5 ottobre 2011).
  12. ^ L'organo Mascioni della basilica cattedrale (PDF), su mascioni-organs.com. URL consultato il 29 ottobre 2012.
  13. ^ a b La basilica antica, su santuariodimontevergine.com. URL consultato il 18 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 26 aprile 2012).
  14. ^ L'altare maggiore della basilica antica, su santuariodimontevergine.com. URL consultato il 18 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 15 aprile 2012).
  15. ^ Il coro della basilica antica, su santuariodimontevergine.com. URL consultato il 18 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 15 aprile 2012).
  16. ^ L'organo della basilica antica, su santuariodimontevergine.com. URL consultato il 18 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 26 aprile 2012).
  17. ^ Il baldacchino della basilica antica, su santuariodimontevergine.com. URL consultato il 18 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 3 maggio 2012).
  18. ^ L'organo Fedeli della cappella del Santissimo Sacramento, su michelotto-organi.com. URL consultato il 13 aprile 2013.
  19. ^ Montevergine: guida-cenni, su archive.org. URL consultato il 18 giugno 2016.
  20. ^ a b c Le cappelle dalla basilica antica, su santuariodimontevergine.com. URL consultato il 18 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 3 maggio 2012).
  21. ^ La cripta di San Guglielmo, su santuariodimontevergine.com. URL consultato il 18 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 15 aprile 2012).
  22. ^ La sala ex voto, su santuariodimontevergine.com. URL consultato il 18 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 15 aprile 2012).
  23. ^ a b c I pellegrinaggi a Montevergine, su santuariodimontevergine.com. URL consultato il 19 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 15 aprile 2012).
  24. ^ Bourcard, p. 132.
  25. ^ a b c d La festa della Candelora, su incampania.com. URL consultato il 19 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 27 dicembre 2010).
  26. ^ Bourcard, p. 133.
  27. ^ Il torrone di Montevergine, su agricoltura.regione.campania.it. URL consultato il 19 maggio 2011.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]


Montevergine Categoria:Monumenti nazionali in Campania Mercogliano Categoria:Abbazia territoriale di Montevergine