Utente:FabiorWikiTIM/Fake news

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Il termine inglese fake news indica articoli redatti con informazioni inventate, ingannevoli o distorte[1], resi pubblici con il deliberato intento di disinformare o diffondere bufale attraverso i mezzi di informazione tradizionali o via Internet, soprattutto per mezzo dei media sociali[2].

Definizione[modifica | modifica wikitesto]

Lo storico Marc Bloch specificò nel suo libro La guerra e le false notizie che «Una falsa notizia è solo apparentemente fortuita, o meglio , tutto ciò che vi è di fortuito è l'incidente iniziale che fa scattare l'immaginazione; ma questo procedimento ha luogo solo perché le immaginazioni sono già preparate e in silenzioso fermento[3]».

Rappresentazione grafica della parola "Fake News" in termini satirici.

Negli ultimi mesi l’espressione fake news è stata utilizzata per indicare fenomeni molto diversi tra loro: errori di stampa, bufale, teorie complottiste, concetti satirici utilizzati impropriamente come fonti giornalistiche, la diffusione di notizie non verificate, la propaganda politica, le informazioni false lanciate da siti messi on line per generare profitti da click-baiting [4]. Recentemente il termine è stato oggetto di dibattito, ed è stato proposto l'abbandono del suo uso[5], soprattutto alla luce di dichiarazioni di importanti figure politiche che hanno impiegato il termine al fine di attaccare la stampa associata, giudicata come avversa e parziale nei confronti degli stessi[6][7].

Le notizie false sono scritte e pubblicate per catturare l'attenzione del lettore al fine di attirare finanziariamente o politicamente – spesso con titoli sensazionalistici, esagerati o palesemente falsi – la sua attenzione[1].

Le fake news possono essere considerate oggi come un “virus” che si diffonde tra tutti coloro i quali vengono sottoposti alla disinformazione online e non solo. Infatti, spesso le soluzioni a tale problematica sono simili ai programmi “antivirus”, aventi l’obiettivo di identificare la fonte primaria della notizia falsa e bloccarla in tempo affinchè quest’ultima non possa “infettare” ulteriori utenti. A tal proposito, all’interno del blog tecnologico “Venture Beat”, si è considerato di inserire un’intelligenza artificiale come “guardia dei media” che abbia l’incarico di proteggere i vari utenti da contenuti ritenuti pericolosi e soprattutto falsi [8].

Esempi storici[modifica | modifica wikitesto]

Lehrbuch der französischen Journalistik[modifica | modifica wikitesto]

Heinrich von Kleist, autore di racconti e saggi filosofici, nel 1809 scrisse Lehrbuch der französischen Journalistik (Primer del giornalismo francese), satira in reazione al propagandato di guerra di Napoleone. In esso viene esposto chiaramente il processo attraverso il quale le fake news vengono diffuse e prodotte dai media[9].

Il caso della 'finta' morte di Napoleone e le conseguenze sulla borsa di Londra[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Grande bufala della Borsa Valori del 1814.

Uno degli esempi più famosi di fake news risale al 1814, in pieno periodo napoleonico, quando un uomo vestito da ufficiale si presentò in una locanda a Dover e dichiarò la sconfitta e la conseguente morte del personaggio più importante di quegli anni: Napoleone. La notizia arrivò velocemente a Londra, sebbene essa fosse priva di certezze. All'apertura della Borsa molti azionisti si precipitarono a investire convinti del fatto che Napoleone fosse ormai defunto, lasciando così il trono ai Borboni. Molto presto, però, si scoprì che era stato tutto frutto di una menzogna elaborata presumibilmente, per ragioni politiche, da Charles Random de Berenger. Il re era ancora vivo, sei persone avevano già venduto i propri titoli governativi per più di un milione di sterline, e i ritenuti colpevoli furono condannati[10]. Sebbene si tratti di una fonte storica di molti anni fa, è possibile capire come una semplice notizia falsa, diffusa tramite una lettera, abbia causato una confusione tale da mandare in arresto la borsa inglese più importante.

Il caso della Guerra dei mondi[modifica | modifica wikitesto]

Un altro esempio storico di fake news è stato il caso della trasmissione radiofonica La guerra dei mondi di Orson Welles del 1938. La trasmissione, messa in onda dalla CBS all'interno del programma radiofonico Mercury Theatre on the Air dello stesso Welles, fu uno degli esempi ancora oggi usati per descrivere il fenomeno della psicologia del panico.

Orson Welles in 1937, by Carl Van Vechten.

La trasmissione, mandata in onda in modo da sembrare una serie di comunicati da parte di autorità statunitensi (tra i quali scienziati, professori, e ufficiali), non aveva lo scopo di diffondere una fake news, tanto che, sia all'inizio che alla fine della trasmissione, fu messo in chiaro che si trattasse di un adattamento del romanzo di fantascienza di H.G. Wells, La guerra dei mondi:

(EN)

«ORSON WELLES: This is Orson Welles, ladies and gentlemen, out of character to assure you that The War of The Worlds has no further significance than as the holiday offering it was intended to be. The Mercury Theatre's own radio version of dressing up in a sheet and jumping out of a bush and saying Boo! Starting now, we couldn't soap all your windows and steal all your garden gates by tomorrow night... so we did the best next thing. We annihilated the world before your very ears, and utterly destroyed the C.B.S. You will be relieved, I hope, to learn that we didn't mean it, and that both institutions are still open for business. So goodbye everybody, and remember the terrible lesson you learned tonight. That grinning, glowing, globular invader of your living room is an inhabitant of the pumpkin patch, and if your doorbell rings and nobody's there, that was no Martian... it's Hallowe'en.»

(IT)

«ORSON WELLES: È Orson Welles che vi parla, signore e signori, fuori dal personaggio per rassicurarvi che “La Guerra dei Mondi” non riveste altro ruolo se non quello di regalo per le festività che intendeva essere originariamente… la versione radio del Mercury Theatre del mettersi un costume da fantasma e saltare fuori da un cespuglio urlando “Boo!”. Non potevamo riempirvi le finestre di schiuma e rubare tutti i vostri cancelli da giardino entro oggi notte… quindi abbiamo fatto la cosa migliore. Abbiamo annientato il mondo davanti alle vostre orecchie, e distrutto completamente la C.B.S. Sarete rasserenati, spero, di sapere che non dicevamo sul serio, e che entrambe le istituzioni sono ancora esistenti. Dunque arrivederci a tutti, e ricordate la terribile lezione che avete imparato stanotte: quel ghignante, fluorescente, globulare invasore del vostro salotto è un abitante del campo di zucche, e se il vostro campanello suona e non c’è nessuno, non si trattava di una Marziano… è Halloween.»

Nonostante la dichiarazione dello stesso Welles, molti radioascoltatori credettero che si trattasse di una notizia vera, principalmente coloro che si sintonizzarono a programma già iniziato. Mancava inoltre la così detta abilità critica, o meglio quell'abilità di verificare la veridicità della notizia. Tuttavia, è bene sottolineare che l’intento principale della trasmissione radiofonica fu quello di intrattenere il pubblico la vigilia della notte di Halloween. Il contenuto fu in seguito inteso come una burla a causa dell’esagerazione fornita dai giornali [12]. . Infatti, la stampa volle rendere pubblica l’irresponsabilità della radio, considerando quest’ultima priva di una guida [8]. A conferma di ciò, Lyman Bryson dichiarò che «la radio è uno dei più pericolosi elementi della cultura moderna»[8]. La situazione illustrata fu dunque uno dei tanti pretesti per mettere in luce le controversie già esistenti tra la radio e la stampa: il caso della Guerra dei Mondi è utile per sottolineare il fatto che i mezzi di comunicazione possano essere strumentalizzati per diffondere notizie false.

Verificabilità[modifica | modifica wikitesto]

Nella realtà iperconnessa di oggi troviamo chi diffonde intenzionalmente false informazioni e bufale, con l’intento di guadagnarsi qualche mi piace e dei follower sui social media, o semplicemente per causare panico.

Come affermano gli autori di Rumor Mills: The Social Impact of Rumor and Legend: «Le voci infondate nascono e si diffondono quando la gente si sente insicura e ansiosa rispetto a qualcosa che la riguarda personalmente e quando la voce appare credibile in base alla sensibilità di quanti sono implicati nella sua diffusione». [13]

Un ulteriore contributo lo si ha da un articolo su Psychology Today,[14] il quale afferma che «La paura alimenta voci infondate. Più l'ansia diventa collettiva, più aumenta la probabilità di voci incontrollate». In conseguenza il lavoro di verifica diventa ancora più complesso nelle situazioni in cui è cruciale fornire informazioni accurate. Nel caso di un disastro, che sia di origine naturale o meno, il rischio di notizie inaccurate si amplifica e ciò può trasformarsi in una questione di vita o di morte. Nonostante ciò, tra voci e bufale è possibile distinguere qualcosa che mette in luce l'informazione importante. Infatti, i testimoni sul terreno assumono un ruolo prezioso in quei luoghi dove i giornalisti hanno scarso o nessuno accesso. Il pubblico tiene conto delle fonti ufficiali per avere informazioni credibili e aggiornate.

Contemporaneamente però queste organizzazioni e istituzioni guardano sempre di più alla folla come fonti di nuove informazioni capaci di offrire importanti prospettive e contesti. Per fare ciò i giornalisti, le organizzazioni umanitarie e i soccorritori si servono dei social media e altre fonti per raccogliere e verificare le informazioni che si diffondono durante i disastri. C'è bisogno di procedure verificate, strumenti affidabili, tecniche collaudate e funzionali. Ma soprattutto, tutto ciò va implementato prima che avvenga qualche disastro.

Tra i vari nomi attribuiti alle fake news, troviamo anche la più triviale stronzata attribuitagli dal giornalista James Ball nel suo libro Post-Truth: How Bullshit Conquered the World[15]. Nel suo libro, Ball offre due dei principali casi influenzati dalla diffusione delle fake news: l'elezione di Donald Trump come presidente degli Stati Uniti d'America e la Brexit della Gran Bretagna. Il giornalista cita anche i fattori principali che contribuiscono alla diffusione delle cosiddette stronzate: psicologia, bias cognitivi, strutture di profitto e di incentivi e la cultura circostante [16].

Il miglior modo per scongiurare la diffusione delle fake news è di intervenire quando ancora la notizia è ad una fase embrionale, secondo questa metodologia: scrivendo il titolo della notizia in modo tale da indicare chiaramente che si tratta di una balla, non usando argomenti di tendenza che deviano l'attenzione dai reali problemi che necessitano di essere risolti e insegnando il linguaggio dei media[16]. Nonostante il lavoro di Ball aiuti a riconoscere una falsa notizia da una autentica e proponga dei metodi per stroncarle sul nascere, il suo lavoro analizza soltanto una piccola parte di un puzzle molto piú grande. Aggiustare il rapporto con i media è solo una fase inizale di questo processo.

La necessità della verifica nasce dal fatto che tante delle nostre fonti potrebbero sbagliarsi. Occorre, pertanto,mettere in dubbio quanto raccontano dalle fonti, fare controlli incrociati tra quanto ci propongono loro e altre fonti affidabili ed estirpare dal proprio lavoro gli elementi falsi. Ognuno dei potenziali percorsi di verifica presenta dei difetti. In molti casi, soprattutto nei casi d'emergenza, le fonti ufficiali abbondano e ci si può affidare a fonti di prima mano, ovvero coloro che hanno assistito agli eventi in questione.

Verificare le immagini[modifica | modifica wikitesto]

Spesso le notizie contengono immagini, e in diversi casi queste stesse possono essere ambigue nel contesto di cui si parla. Questo può rappresentare un’eventuale minaccia nei confronti dell’informazione che può risultare falsa o non attendibile, è per questo che è consigliato seguire dei semplici passaggi per verificarne l’attendibilità o veridicità. Il primo evento di fake news relativo ad immagini avvenne nel luglio 2005 dopo gli attentati di Londra quando la redazione della BBC News ricevette un gran quantitativo di immagini relative all'accaduto; una di queste immagini risultò ambigua e di conseguenza si procedette ad un processo di esaminazione che portò alla verifica della fonte. Da questo episodio la verifica delle immagini diventò una prassi standard nell'intero settore dell'informazione. Con il passare del tempo si attraversò un'importante evoluzione nel campo della tecnologia in particolar modo nella comunicazione attraverso i social. In questo contesto essendo la diffusione di immagini legata a "news" molto più semplice e diretta vi è il pericolo di incorrere in foto che introducano fake news, perciò sono stati elaborati quattro punti cardine per poter risalire alla fonte di un'immagine:

  • Stabilire l'autore o la fonte originaria, cercare di contattare il fruitore del contenuto in maniera diretta, attraverso i social, per risalire all'identità della fonte cercando di capire se è il vero autore oppure solo un intermediario. Se non è possibile risalire all'originale autore dell'immagine, è possibile effettuare ricerche attraverso dei siti online come Google Reverse Images Search[17] o TinEye[18], in modo da recuperare i link legati all'immagine confrontando i vari link, è cosi possibile notare diverse immagini con diverse risoluzioni, solitamente, quella con la migliore è l'originale.[19].
  • Ricavare luogo, data e orario provenienti dal creatore dell’immagine. Successivamente per avere un quadro completo bisognerebbe acquisire il metodo del giornalismo anglosassone, ovvero rispondere alle cinque domande: Chi sono? Dove sono? Quando ci sono arrivati? Cosa possono vedere? Perché si trovano lì? e trovare risposte attendibili. Si comincia analizzando le risposte, se queste risultano vaghe, allora bisogna attenzionare la fonte, nel caso in cui la fonte si trovi sul posto bisognerà chiedere di mandare altre foto dell’accaduto scattate nello stesso momento e di raccontare la scena a cui ha assistito.
  • Un altro importante passo è controllare i metadati chiamati EXIF, per trovare questi dati si possono utilizzare due software: fotoforensics.com o fidexif.com, consigliati per chi ha una buona conoscenza della fotografia. Attraverso questa verifica è possibile riconoscere se l’immagine corrisponde all’originale ed in tal caso è possibile reperire diversi dettagli sulla marca della fotocamera, l’orario in cui è stata scattata la foto e la sua dimensione. Bisogna però stare attenti alla maggior parte delle piattaforme social quali Facebook, Twitter ed Instagram poiché cancellano i metadati una volta caricata l'immagine.
  • Accertarsi che l'immagine presa in causa rappresenti un determinato momento. Molto spesso le immagini autentiche possono trovarsi in contesti sbagliati e può capitare che una foto scattata tempo prima venga inserita in un contesto successivo simile al precedente ma con una data diversa. Per questo bisogna verificarla tracciandone la località, le condizioni atmosferiche ed eventuali segnali che possono darci l'impressione che non sia un'immagine di quel determinato contesto.[20].

Verificare i video auto-prodotti[modifica | modifica wikitesto]

L'era del digitale e soprattutto l'introduzione degli smartphone nella società, capaci di registrare e pubblicare video in pochi secondi, hanno permesso alle persone di farsi portavoce di notizie in tempo reale. Ciò da una parte ha causato un esponenziale aumento delle notizie pubblicate dai cittadini ma dall'altro ha concesso a chiunque di pubblicare qualsiasi tipo di notizia (anche falsa o poco attendibile) in qualsiasi momento. Per questo oggi è molto importante verificare questo tipo di fonti per riuscire a distinguere una vera notizia da una Fake news.

  • Il primo passo da fare dunque, quando troviamo un video che rappresenta una notizia online, è verificare la sua provenienza, cioè da quale social, blog, sito web provenga, e verificarne l'affidabilità.
  • Successivamente, è necessario verificare la fonte del video, cioè scoprire chi l'ha pubblicato cercando di comparare i vari account della persona ignota, al fine di arrivare ad un individuo reale che possiamo contattare fisicamente. Dobbiamo quindi "verificare la fonte".
  • Infine bisogna verificare il contenuto del video, spesso infatti i contenuti dei video non sono veritieri o non lo sono del tutto, rappresentando il falso o "non totalmente il vero". Per fare ciò è necessario risalire al primo video pubblicato che rappresenta la notizia, datarlo(stabilire quando è stato pubblicato), localizzare il luogo dov'è stato registrato tramite servizi online, come Google Earth, Wikimapia, Google Maps , e infine compararlo ad altri possibili video (se presenti) che riprendono la stessa scena da punti di vista differenti in grado di darci un quadro più completo della situazione.

Alla fine della nostra indagine, unendo tutti i dati raccolti, dovremmo riuscire a farci un'idea più o meno affidabile della veridicità del video[21].

Il caso del video della rivolta del Cairo[modifica | modifica wikitesto]

Durante i violenti scontri del Cairo dell' Agosto 2013 venne pubblicato un video su YouTube che riprendeva in Descrizione dei manifestanti che buttavano giù da un ponte un'Automobile della Polizia.Il video fu oggetto di Analisi da parte di importanti organizzazioni come Amnesty International in quanto poteva contenere importanti informazioni su possibili violazioni dei Diritti umani.La prima cosa che saltò agli occhi degli studiosi e dei giornalisti che analizzarono il video come Christoph Koettl fu il fatto che durante la riproduzione non si vedevano in nessun momento manifestanti spingere la suddetta auto giù dal ponte. In seguito, grazie ad ulteriori ricerche, i giornalisti scoprirono un altro video che riprendeva la scena da un punto di vista diverso e più ampio, ovvero un grattacielo che si trovava vicino l'area dell'incidente, che l'auto ripresa nel video era realmente precipitata dal ponte non per causa dei manifestanti ma dello scontro di questa con un altro veicolo. Dunque, i giornalisti capirono che i fatti ripresi nel video erano realmente accaduti ma erano stati appositamente manipolati per dar vita ad una Fake news[22].

Fake news e informazione[modifica | modifica wikitesto]

L'influenza delle fake news sulla percezione comune dei media d'informazione[modifica | modifica wikitesto]

Poco tempo dopo la sua elezione a presidente degli USA, Donald Trump, con un post su Twitter, affermò che i veri creatori di Fake News sono in realtà le principali testate giornalistiche che permettono la primaria diffusione di informazioni. Questo è il primo caso in cui una figura importante come il presidente di una grande nazione mette in discussione l'operato delle maggiori fonti di informazioni. Dopo tale episodio il pubblico cominciò ad osservare con un certo sospetto l'operato dei mezzi di comunicazione, non accettando più le semplici notizie fino a quel momento considerate come verità, ma richiedendo una maggiore attenzione da parte dei media nel controllore le fonti e nella trasmissione del messaggio. Questa situazione di "sospetto" comincia a prendere piede anche grazie alla diffusione della comune idea secondo cui coloro che sono realmente affidabili, sono in realtà quegli individui che affermano "verità" che vanno in conflitto con le notizie trasmesse dai media, ciò è dovuto alla tendenza che porta a considerare i media comuni come "l'establishment", mentre i "valori diversi da quelli dell'informazione pubblica" come verità.[23].

Riconoscere le fake news sul web[modifica | modifica wikitesto]

Le tecnologia, ed in particolare l'avvento dei social media, ha radicalmente cambiato il nostro modo di acquisire le informazioni. Nell'era digitale, siamo continuamente esposti ad un'enorme mole di notizie e spesso dobbiamo decidere in fretta se queste siano credibili o meno. La necessità della verifica, in questo panorama, è di fondamentale importanza. Il compito di ogni destinatario dell'informazione dovrebbe, per questo, essere quello di sfruttare la propria abilità critica per distinguere le fonti affidabili da quelle che possono, più o meno intenzionalmente, diffondere false informazioni, effettuando controlli incrociati tra ciò che leggiamo e/o sentiamo e fonti riconosciute come attendibili [24]. Un esempio concreto di questo nuovo sistema di informazioni e fake news online, è rappresentato dalla recente inchiesta di BuzzFeed che ha portato alla luce una massiccia rete di siti (circa 60) e pagine Facebook (tra cui DirettaNews e iNews24, pagine adesso oscurate ma che contavano milioni di seguaci), di proprietà di un'unica società (la Web365) che diffondeva intenzionalmente notizie false(accompagnate da titoli sensazionali) con l'obiettivo finale di acquisire visibilità sul web. La compagnia chiamata Web 365 esercitava la strategia di diffondere contenuti virali tramite i titoli del giorno: storie allarmanti su tragici eventi, testi dai contenuti islamofobici, idee contro la migrazione e, in particolare, contenuti religiosi. Il proprietario della società, Giancarlo Colono, dichiarando che tutto il suo staff non è composto altro che da sei gruppi di lavoro e qualche giornalista, ha evidenziato come un piccolo team sia in grado di usare il potere dei social network (in questo caso di Facebook), per raggiungere milioni di persone. [25]

A causa della smisurata quantità di problematiche sollevate dal fenomeno delle fake news esperti e rappresentanti delle istituzioni si mobilitano e portano avanti importanti ricerche per combattere il dilagare della disinformazione. Una delle iniziative più importanti nate con questo scopo è First Draft, un progetto del centro Shorenstein della Harvard Kennedy School per il monitoraggio della disinformazione negli Stati Uniti, un sito di debunking atto a verificare che determinati contenuti provenienti dal web siano effettivamente attendibili e che possano essere divulgati e circolare in rete. Anche Facebook si pronuncia in merito alla questione Fake News tramite Campbell Brown, responsabile News partnership del social network, il quale afferma che non vi sia alcun guadagno da parte della piattaforma online. A sostegno di ciò, Facebook in collaborazione con First Draft, espose per tre giorni in cima alle newsfeed di ciascun profilo un decalogo per riconoscere le Fake news[26].

Per riconoscere e smascherare una Fake news esistono delle strategie che è possibile attuare:

  • Effettuare un controllo incrociato: ricercare altre fonti attendibili. Se ci troviamo davanti a notizie clamorose ma che ci sembrano poco credibili, prima di tutto è possibile ricercare se una traccia della stessa notizia è riportata anche da fonti di notizie accreditate (per esempio i siti dei giornali "ufficiali). [27]* Verificare la fonte (o l'autore): una delle domande fondamentali da porsi quando ci si trova davanti ad una notizia è da dove provenga. Non tutte le fonti sono attendibili allo stesso modo, per questo dovremmo sempre cercare di risalire alla fonte originale o al nome dell'autore della notizia che ci troviamo davanti. Una notizia letta sul sito web di un giornale ufficale, si distingue da una notizia trovata su un blog o su un social. A questo proposito, social network come Facebook, Twitter e Google, prevedono di adoperare dei tool che permetteranno di combattere le Fake News: il tool di Facebook, nello specifico, rimanderà alla fonte dell'articolo in modo che l'utente possa da subito valutare di quale tipologia di sito internet si tratta. Oltre a rintracciare la fonte, permetterà agli utenti di effettuare un report e dare una valutazione dei post presenti sulla propria "sezione notizie"; dopo la segnalazione, il post sarà valutato da un "verificatore di contenuti indipendente" (third-party fact-checkers) e, una volta "bollata" come Fake News, recherà un avviso per tutti i futuri utenti che, qualora volessero condividere il post, verebbero messi al corrente che la notizia è considerata non attendibile. In fine, lo stesso Facebook fornisce una lista di siti internet noti in quanto divulgatori di false notizie che vengono automaticamente segnalati.[28]
  • Controllare le immagini contenute all'interno dell'articolo: foto o immagini correlate alle notizie fake sono a loro volta false, ritoccate oppure, in alcuni casi, immagini reali utilizzate fuori dal loro contesto di appartenenza. Per effettuare una verifica, è possibile ricercare la stessa immagine tramite Google Images e confrontare i risultati con l'immagine contenuta nell'articolo. [29]

Come combattere le fake news[modifica | modifica wikitesto]

La questione Fake news è ormai un argomento ampiamente dibattuto, che ha coinvolto giornalisti, politici, rappresentanti delle istituzioni e di organismi di garanzia. La discussione è esplosa soprattutto in seguito alla Brexit in Gran Bretagna e alla vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti.

Anche l'Italia negli ultimi mesi sta cercando di fare la sua parte per combattere questo fenomeno, cercando di individuare le cause principali che provocano la disinformazione di massa. A questo proposito l'Autorità per la Garanzia nelle Comunicazioni, meglio conosciuta con l'acronimo AGCOM, ha dato vita a un tavolo tecnico per la garanzia del pluralismo e della correttezza dell'informazione sulle piattaforme digitali. Esso mira soprattutto a contrastare il fenomeno delle fake news sul territorio italiano in relazione all'aumento dell'utilizzo dei social network in numerosi ambiti quotidiani come la ricerca di informazioni [30].

In un recente articolo su First Draft, Claire Wardle propone di andare oltre il semplice utilizzo della parola “fake news” e suggerisce inoltre di prestare particolare attenzione su 3 punti dell’ecosistema dell’informazione [31]:

  • Conoscere la grammatica delle fake news, distinguendo tra le diverse tipologie dei contenuti creati e condivisi.
  • Conoscere le motivazioni di chi crea questi contenuti.
  • Conoscere le modalità attraverso cui tali contenuti vengono disseminati.

I 7 modi di fare disinformazione[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Disinformazione § Misinformation.

Claire Wardle individua sette diversi modi di fare disinformazione per poter riconoscere una sorta di grammatica delle fake news[32]:

  1. Collegamento Ingannevole: quando titoli, immagini o didascalie differiscono dal contenuto.
  2. Contenuto Ingannatore: quando il contenuto viene spacciato come proveniente da fonti realmente esistenti.
  3. Contenuto falso al 100%: quando il contenuto è completamente falso, costruito per trarre in inganno.
  4. Contenuto manipolato: quando l'informazione reale, o l'immagine, viene manipolata per trarre in inganno.
  5. Manipolazione della satira: quando non c'è intenzione di procurare danno, ma il contenuto satirico viene utilizzato per trarre in inganno.
  6. Contenuto fuorviante: quando si fa uso ingannevole dell'informazione per inquadrare un problema o una persona.
  7. Contesto ingannevole: quando il contenuto reale è accompagnato da informazioni contestuali false.

Per spiegare perché vengono creati questi contenuti Claire Wardle ha elaborato uno schema che incrocia i sette modi di fare disinformazione con otto possibili motivazioni, che possono spiegare perché tali contenuti vengono prodotti: propaganda, profitto, influenza politica e interesse particolare. A queste, Wardle ne aggiunge altre quattro: faziosità, cattivo giornalismo, parodia, provocare o prendere in giro.

Esistono più elementi a favorire la diffusione dei contenuti. Quattro canali sono i principali[31]:

  1. Una parte è condivisa involontariamente sui social da persone che, senza una verifica approfondita, rilanciano o ritwittano informazioni inaccurate o false.
  2. I contenuti amplificati dai giornalisti, che devono diffondere informazioni emerse dal web e dai social in tempo reale.
  3. Gruppi vagamente collegati tra di loro che tentano di influenzare l’opinione pubblica.
  4. Altri elementi che sono prodotti da campagne sofisticate di disinformazione attraverso reti di Bot e fabbriche di troll.

Alcuni consigli per evitare la diffusione di fake news ci vengono forniti da Margareth Sullivan sul Washington Post:[31]:

  • Consulta e confronta più fonti di informazione.
  • Non condividere senza verificare.
  • Se diffondi un contenuto falso, cerca di correggere velocemente.
  • Cerca di avere un atteggiamento scettico verso l’informazione.
  • Usa il pensiero critico.

Dati attuali[modifica | modifica wikitesto]

Secondo un sondaggio internazionale redatto da BBC World Service, la preoccupazione di imbattersi in fake news in rete è in aumento. Circa l’80% degli intervistati dichiara tale timore; nonostante ciò, solo gli intervistati di Cina e Regno Unito hanno mostrato maggior apprezzamento verso un controllo di internet a tale scopo, mentre gli stessi di Nigeria e Grecia hanno mostrato maggior ostilità verso tali misure, preferendo un sistema più neutrale.[33].

Esempi di fake news nella cronaca attuale[modifica | modifica wikitesto]

  • Nel periodo della campagna elettorale per le Elezioni primarie del Partito Democratico del 2008, soprattutto nei circoli ultraconservatori vicini al Partito Repubblicano, si diffuse la notizia secondo cui l'allora candidato Barack Obama non fosse nato ad Honolulu, capitale dello stato delle Hawaii, bensì in Kenya, sostenendo, in questo modo, l'illegittimità della sua candidatura [37]. La notizia ebbe una forte eco a livello internazionale, e l'allora candidato fu portato a dover mostrare il proprio certificato di nascita in ben due occasioni[38][39]. Questo particolare caso è reputato un esempio principe di backfire effect (repulsione verso l'oggettività dei fatti)[40], dato che buona parte della popolazione americana si dichiara scettica sul suo certificato di nascita[41].
  • Il 49esimo Presidente degli Stati Uniti d'America, Donald Trump, ha iniziato la sua campagna elettorale, già dalla scesa in campo nelle primarie repubblicane, accusando i media di falsificazioni, esagerazioni e di una continua denigrazione nei suoi confronti. Ha continuato ad accusarli, una volta eletto presidente, di raccontare un’America differente in cui i risultati promessi del governo non arrivano[42].
Nel mirino ci sono i grandi organi di informazione come il New York Times, il Washington Post, la BBC, la CCN (tra i nomi esclusi dal briefing con il portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer). Su Twitter la guerra contro i media è sempre più aspra, da qui il Presidente Trump torna a puntare il dito contro "i media che coscientemente non dicono la verità"[43].

Proprio Twitter è uno dei mezzi di comunicazione preferito dal Presidente americano che dal 20 Gennaio, giorno del suo insediamento, ha lanciato nei successivi sei mesi, oltre 1001 tweet. Scrivendo più volte "the fake news" (25 volte) che "the United State" (24 volte), più "Fake" (79 volte) che "America" (57 volte)[44].

L'amministrazione Trump ha difatti inventato anche gli "Alternative Facts" per giustificare la propria politica sull'immigrazione, creando attentati terroristici (da Atlanta citata in tre occasioni differenti anche se non vi è successo nulla, al "massacro di Bowling Green" mai avvenuto, fino ad arrivare a situazioni emergenziali causati dai migranti della Svezia assolutamente senza fondamento)[45].

In risposta alle bufale, il Presidente Trump ed il suo staff prevedono il lancio di "Real News", per aggirare i media tradizionali e parlare direttamente con il popolo, attraverso le talk radio conservatrici, il canale Fox News, i vari siti conservatori, l'account Twitter ed il profilo Facebook del Presidente[46].

Garri Kasparov, oppositore del "Mafia State" di Vladimir Putin sa bene dove questo porti: "se sei in grado di convincere le persone che notizie vere siano false, diventa molto più semplice convincerle che le tue notizie false siano vere"[47].

Le fake news nei media, nella letteratura e nella cultura popolare[modifica | modifica wikitesto]

Le fake news, negli ultimi tempi, sono state fonte d'ispirazione per diverse pellicole cinematografiche, libri e serie televisive, oltre che oggetto di dibattito nel mondo televisivo. Alcuni esempi significativi sono:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Fake news: cosa sono e come riconoscerle. FAQ, su tg24.sky.it. URL consultato il 15/11/2017.
  2. ^ fake news, su treccani.it. URL consultato il 20/11/2017.
  3. ^ Marc Bloch, La guerra e le false notizie, Roma, Donzelli Editore Srl, 2004.
  4. ^ Facile dire fake news. Guida alla disinformazione, su valigiablu.it, 22/02/2017. URL consultato il 20/11/2017.
  5. ^ It’s time to retire the tainted term ‘fake news’, su washingtonpost.com. URL consultato il 15/11/2017.
  6. ^ An amazing moment in history: Donald Trump's press conference, su edition.cnn.com. URL consultato il 15/11/2017.
  7. ^ #FakePoint: 9 bufale di Repubblica sui successi di Virginia Raggi a Roma, su beppegrillo.it.
  8. ^ a b c The Fake-News Fallacy, su newyorker.com. URL consultato il 21/11/17 16:43.
  9. ^ Heinrich von Kleist, Lehrbuch der französischen Journalistik, 1809.
  10. ^ Napoleone è morto! La fake news che mandò in tilt la borsa di Londra, su wired.it.
  11. ^ The War of the Worlds, su sacred-texts.com, Sacred. URL consultato il 06/12/2017.
  12. ^ Fake news d’epoca: “La guerra dei mondi” di Orson Wells e il mito del panico di massa, su wired.it, Wired. URL consultato il 06/12/2017.
  13. ^ Alan Fine, Rumor Mills: The Social Impact of Rumor and Legend, Aldine Transaction, 2005, ISBN 0202307468.
  14. ^ Psychology Today
  15. ^ James Ball, Post Truth: How Bullshit Conquered The World, Londra, Biteback Publishing, 2017.
  16. ^ a b Post-Truth, book review: The facts about 'alternative facts', su zdnet.com, zdnet. URL consultato il 13/12/2017.
  17. ^ Google Reverse Images Search, su reverse.photos, Google. URL consultato il 13/12/2017.
  18. ^ TinEye, su tineye.com. URL consultato il 13/12/2017.
  19. ^ Capitolo 4: Verificare le immagini, su verificationhandbook.com. URL consultato il 13/12/2017.
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Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Carlo Bianchini, Come imparare a riconoscere il falso in rete, Milano, Editrice Bibliografica, 2017. ISBN 978-88-7075-919-8

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]