Utente:Cavedagna/Nuova Mappa 2

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Il titolo di questa pagina non è corretto per via delle caratteristiche del software MediaWiki. Il titolo corretto è Stato (medioevo).
La rappresentazione dei tre stati in una miniatura medievale

Gli stati (o anche ordini, in latino rispettivamente status, ordo) erano le categorie in cui veniva inquadrata la società medievale europea. Si distinguono dalle caste perché seppur dotati di scarsa mobilità sociale non sono gruppi sociali chiusi.

Questo modello di organizzazione sociale fu elaborato negli ambienti ecclesiastici tra il IX e l'XI secolo. Caratterizzerà tutto il medioevo e l'età moderna evolvendosi lentamente nella società di Antico Regime.

Premesse[modifica | modifica wikitesto]

Per comprendere la società del medioevo, e più in particolare quella tra i secoli decimo e quattordicesimo, bisogna considerare che essa veniva pensata come una gerarchia direttamente derivata da Dio. La Chiesa era l'organo preposto al mantenimento dell'ordine sociale...

La tripartizione della società medievale[modifica | modifica wikitesto]

«Ci sono in primo luogo i chierici e, più specialmente, i monaci la cui funzione è la preghiera che li mette in rapporto con il mondo divino e dà loro un eminente potere spirituale sulla Terra; poi i guerrieri e, più in particolare, quel nuovo strato sociale di combattenti a cavallo che diventerà una nuova nobiltà, la cavalleria che protegge con le armi gli altri due ordini; infine il mondo del lavoro, rappresentato essenzialmente dai contadini le cui condizioni giuridico-sociali tendono a unificarsi e che danno da vivere col prodotto del loro lavoro agli altri due ordini. [...] Lo schema, in apparenza egalitario, rafforza l'ineguaglianza sociale fra i tre ordini.»

L'incoronazione di Aroldo a re d'Inghilterra, dall'arazzo di Bayeux. È ben visibile la tripartizione della società: a sinistra vi è l'aristocrazia militare che rende omaggio ad Aroldo presentando la spada, emblema del proprio status; A destra l'Arcivescovo di Canterbury Stigand, con i paramenti sacri; All'esterno del palazzo, volti verso la sala del trono, cinque personaggi privi di connotati particolari, a rappresentare il resto della società.

A partire dal IX secolo in Europa si diffonde una rappresentazione tripartita della società. Questo modello rappresentativo ha origini molto antiche e risale secondo alcuni autori a una ideologia indoeuropea[1]; Successivamente si ritrova nelle caste indiane e nella cultura classica occidentale, come ad esempio nella filosofia politica platonica[2]. Infine trova una nuova elaborazione nella cultura dotta cristiano-medievale, che influenzerà per lungo tempo la visione della società.

La rappresentazione della società[modifica | modifica wikitesto]

La prima fonte a noi nota che presenta questa tripartizione della società è nella traduzione del De consolatione philosophiae di Severino Boezio in antico inglese fatta dal Re anglosassone Alfredo il Grande.

Una testimonianza posteriore ci è data da Raterio vescovo di Verona, che nei Praeloquia scritti probabilmente tra il 935 e il 937 descrive un modello tripartito ma influenzato dall'esperienza cittadina. Non parla di ordines ma descrive due gruppi sociali, i "figli della chiesa", ovvero chierici e monaci, e gli uomini che lavorano, con cui indica il ceto militare e la popolazione dedita al lavoro, siano essi di condizione servile o uomini liberi.

Successivamente questo tipo di descrizione si ritrova in ambito francese; Le testimonianze più importanti vengono dai monaci Abbone di Fleury e Oddone di Cluny che durante il X secolo lasciano nelle loro opere una schematizzazione tripartita. Ciò che le caratterizza è la divisione in monaci, chierici e laici, una definizione strumentale per la difesa dei privilegi monastici durante il clima della riforma cluniacense. Ai monaci vengono riservate le attività di preghiera, agevolate dalla vita cenobitica e dal ritiro spirituale, mentre la gerarchia ecclesiastica è indicata come titolare dell'organizzazione religiosa e preposta ad attività teologiche e di studio.

La definizione probabilmente più famosa la troviamo per opera del vescovo Adalberone di Laon che nel suo poema dedicato al Re di Francia Roberto il Pio presenta la società divisa in tre ordini: i bellatores, coloro che praticavano il mestiere delle armi; gli oratores, ovvero il clero e infine i laboratores, i contadini.

«[...] Sono guerrieri, protettori delle chiese, difendono gli uomini del popolo, grandi e piccoli, e ugualmente difendono se stessi. L'altra parte è quella dei servi: questa razza disgraziata non possiede nulla senza dolore [...]. Ricchezze e vesti sono fornite a tutti dai servi, infatti, nessun uomo libero può vivere senza servi. Perciò la città di Dio che si crede essere una è divisa in tre: certuni pregano, altri combattono, e gli altri lavorano. Questi tre ordini vivono insieme e non possono essere separati; il servizio di uno solo permette le azioni degli altri due; con alterne vicende si aiutano»

Infine un'ultima rappresentazione di questo tipo l'abbiamo verso la metà del secolo undicesimo, nelle Gesta episcoporum cameracensium scritte dal vescovo Gerardo di Cambrai. Gli ordines vengono presentati come immutabili nel tempo e hanno come obiettivo il sostentamento reciproco della società.

Questa visione tripartita della società verrà istituzionalizzata nella forma dei tre Stati, e ne abbiamo un primo esempio quando Filippo il Bello convoca nel 1302 gli stati generali: vengono chiamati a rappresentare la monarchia in difesa del sovrano i membri del clero "nazionale", della nobiltà e del popolo (successivamente definito come tiers état, terzo stato).

Oratores[modifica | modifica wikitesto]

Con il termine latino oratores ("coloro che pregano") si indicava il clero, l'ordine che raccoglieva tutti i religiosi e che comprendeva sia il clero secolare che il clero regolare. Il Clero dei tre era l'ordine meglio definito: per entrare a farne parte bisognava prendere gli ordini, e così facendo si usciva dallo stato laicale per diventare un chierico. Esistevano gli ordini maggiori tutt'ora presenti, ovvero episcopato, presbiterato e diaconato, ma anche gli ordini minori, aboliti dal Concilio Vaticano II, i cui ordinati erano servitori ecclesiastici e percepivano un modesto compenso economico.

I religiosi godevano di particolari privilegi dovuti all'appartenenza all'ordine, tra questi l'esenzione dagli oneri fiscali, l'esonero dalla coscrizione militare e il diritto di essere giudicati nei tribunali ecclesiastici secondo il diritto canonico, quantunque sia il reato commesso.[3]

Il clero era dunque un ceto giuridico ben definito, ma non corrispondeva ad una omogenea classe sociale: diventavano religiosi persone di diversa provenienza ed estrazione sociale. All'interno del clero secolare infatti erano ricompresi allo stesso modo i poveri preti di campagna; i religiosi addetti a cappelle private, spesso servi al servizio del proprio signore; i parroci, dipendenti direttamente dal vescovo diocesano; infine i canonici, i vescovi e gli arcivescovi, ovvero i ruoli superiori della gerarchia cattolica.[4]

Dunque nell'uso comune si distingueva tra alto e basso clero: l'alto clero era formato dai vertici delle gerarchie ecclesiastiche come vescovi e abati, che solitamente appartenevano a famiglie nobili e facoltose, e grazie ai loro incarichi percepivano guadagni elevati dovute all'amministrazione delle proprietà della chiesa e all'esercizio di funzioni che comportavano benefici, oltre alla riscossione delle decime e delle indulgenze. Il basso clero invece era di estrazione sociale medio-bassa e gli appartenenti ricoprivano i ruoli inferiori della gerarchia cattolica: la celebrazione delle funzioni religiose garantiva loro una vita poco più che modesta.

Il clero era interamente inquadrato nella gerarchia ecclesiastica, nonostante ciò conosceva due forme di organizzazione orizzontale: il capitolo che raccoglieva i canonici alle dipendenze di una cattedrale o di una collegiata, e la congregazione o consorzio che riuniva tutti i sacerdoti di una città.[4]

Bellatores[modifica | modifica wikitesto]

I Bellatores (dal latino bellum, guerra) erano coloro si dedicavano alla difesa e al mantenimento dell'ordine pubblico tramite la forza, e sin dai tempi dei regni romano-germanici l'amministrazione militare si identificava nei popoli invasori diventati nuovi sovrani dei territori europei.

Altri privilegi in capo alla nobiltà erano l'esenzione fiscale (in cambio del servizio militare) e il diritto di un nobile di essere giudicato dai propri pari in tribunali speciali.

Nobiltà e aristocrazia

a) la Nobiltà feudale dei proprietari terrieri b) Milites e Cavalieri

Laboratores[modifica | modifica wikitesto]

(FR)

«Pour venir au tiers membre qui fait le royaume entier, c'est l'estat des bonnes villes, des marchans et des gens de labeur, desquels ils ne convient faire si longue exposition que de autres, pour cause que de soy il n'est gaire capable de hautes attributions, parce qu'il est au degré servile.»

(IT)

«Per venire al terzo membro che compone il reame intero, si tratta dello stato delle belle città, dei mercanti e dei lavoratori, dei quali non conviene fare un'esposizione lunga quanto quella degli altri, giacché non è affatto di alte attribuzioni, perché è di grado servile.»

Il terzo ordine dunque raggruppava tutti coloro che non rientravano nei primi due e perciò comprendeva la gran parte della popolazione. Erano soprattutto contadini e i lavoratori agricoli, ma sotto questa generalizzazione si nascondevano realtà più complesse, come i ceti urbani (i cosiddetti burgenses) o le élite contadine (per esempio i ministeriales).

Inoltre le condizioni sociali variavano da area ad area, e nel caso delle città spesso i lavoratori urbani riuscirono ad acquistare peso politico.

Risvolti ideologici[modifica | modifica wikitesto]

Questa descrizione della stratificazione sociale era funzionale all'ideologia sociopolitica cristiana medievale: ogni persona doveva occupare un preciso posto all'interno di una gerarchia immutabile ordinata da Dio. La divisione della società in tre gruppi sociali inoltre era facilmente sovrapponibile alla dottrina trinitaria del cristianesimo.

Si tratta inoltre di una ideologia cristiana permeata dalla visione organica della società, comune alla visione antica della società, dove i corpi sociali sono ritenuti membra di uno stesso organismo. I tre stati infatti erano considerati di pari grado e dovevano collaborare tra loro: i nobili con la forza, i chierici con la preghiera e i contadini traendo il sostentamento per essi e gli altri stati dal proprio lavoro fisico.

Questa rappresentazione della società tuttavia era di fatto uno strumento di legittimazione della società e della profonda disuguaglianza sociale che divideva le élite dal resto della popolazione. I privilegi di clero e nobiltà venivano giustificati con una visione organica e gerarchica: sebbene tutte le persone fossero teoricamente "sullo stesso piano", non potevano uscire dalle classi sociali in cui erano stati inserite secondo il disegno divino.

Il dinamismo della società medievale[modifica | modifica wikitesto]

L'Imperatore al vertice degli ordini: gli stati rendono omaggio all'imperatore Massimiliano (dal Liber missarum di Margherita d'Austria, opera di Petrus Almaire del 1515 ca.).

Questo schema statico tuttavia perse aderenza già a partire dal XII secolo, e fu abbandonato dai pensatori del tempo. La sua rigidità non permetteva una reale descrizione della società (e d'altronde non era questo il motivo per cui fu elaborato), ma ormai non se ne sentiva più il bisogno di utilizzarlo.

Ma la società per molto tempo verrà "pensata" dagli uomini del medioevo secondo queste categorie sociali, trasformandosi lentamente in una "società per ceti" durante l'età moderna, quando vengono meno le rigidità sociali e si delineano gruppi determinati oltre che da nascita e reddito del singolo anche dal ruolo ricoperto nella vita pubblica con i relativi privilegi.[5]

L'emergere di nuovi ceti sociali: i burgenses[modifica | modifica wikitesto]

In seguito alla rinascita dell'anno Mille si verifica una espansione urbana senza precedenti sia nelle città di fondazione romana, che dopo il crollo delle istituzioni imperiali avevano subito una notevole contrazione, sia nelle aree che erano state scarsamente urbanizzate o nemmeno toccate dall'ecumene romana: in particolar modo la Francia del nord e la Germania.[6][7] L'esplosione dei traffici commerciali durante il basso medioevo infatti è per Henri Pirenne la principale causa dell'urbanizzazione. Questa tesi verrà poi contestata dai successivi studi storici, sebbene rimanga applicabile ad aree come la Germania o i Paesi Bassi[8][9]

È in questo contesto di crescita economica che si sviluppa all'interno delle città un nuovo ceto distinto dagli altri, quello appunto dei residenti urbanizzati, distinto dal resto della popolazione rurale legata alle attività agricole.

A partire dal XI secolo troviamo dunque il termine burgenses ad indicare questa nuova classe sociale. Questo termine deriva dal tedesco Burg, indicando un luogo fortificato che a sua volta proviene dal latino burgus, "fortificazione".[10] Questi burgenses emergono dalle fonti dal momento in cui detenevano alcuni privilegi tramite le carte di franchigia che i sovrani concedevano alle città. Liberi dai vincoli feudali verso i signori, ormai si percepivano come classe a sè rispetto al resto della popolazione, sebbene il termine entra in disuso verso il XV secolo.[11]

Diventa chiaro quindi che da questo vocabolo deriva il termine ancora oggi usato di borghesia, sebbene ovviamente non abbia le stesse caratteristiche della moderna classe sociale capitalistica. Ormai infatti è stata confutata la tesi ottocentesca di un nascente ceto imprenditoriale dedito all'artigianato e ai commerci, in contrapposizione ai nobili feudali e ai ricchi proprietari terrieri, già presente in maniera definita a partire dal basso medioevo. Di certo esistevano ceti dediti alle attività manifatturiere e mercantili, ma ad essi solo in età moderna ci si rivolgerà col termine di "borghesia". Per "borghesia medievale" si intende essenzialmente il patriziato urbano, lo strato più ricco ed eminente della città, a prescindere dalla professione svolta.[12]

L'evoluzione dei comuni d'oltralpe, soprattutto di area francese, è determinata dal peso che i ceti urbani man mano acquisiscono, in maniera molto differente da quelli italiani. In particolare l'elemento mercantile-artigianale si ritrovò in conflitto con l'aristocrazia cittadina e il Vescovo posto al vertice dell'organizzazione cittadina. Le rivendicazioni di questo ceto "borghese" sfociarono anche in tumulti, come è avvenuto nel caso di Laon.[13] Allora si arrivò a riconoscimenti limitati e prerogative di autogoverno per gli strati mercantili-artigianali urbani, in cambio di tributi verso il vescovo o il monarca che concedeva questi privilegi.

La società urbana dei comuni italiani[modifica | modifica wikitesto]

Se il termine di burgenses ad indicare i ceti urbani lo troviamo soprattutto in area franco-tedesca, in Italia troviamo altri termini per definire la stratificazione sociale delle città. Qui più che nel resto d'Europa infatti non esiste una distinzione tra la nobiltà feudale urbanizzata e coloro che svolgono mestieri e professioni tipicamente cittadini. Ciò sarà determinante per la nascita delle istituzioni comunali dell'Italia centrosettentrionale.

Suddividendo la società delle città italiane in ordines spesso, in relazione alla storia di Milano, vengono utilizzati il termine di capitanei in riferimento alla nobiltà maggiore, e quello di valvassori per i vassalli minori.[14] Ma oltre alla nobiltà terriera altri gruppi sociali urbani erano determinanti: primi tra tutti i notai e gli uomini di legge, che acquisiscono potere in virtù principalmente della loro professione, necessaria a dare un impianto giuridico alle nascenti istituzioni comunali; Ma anche gli strati più ricchi della popolazione come mercanti e artigiani, sebbene non avessero lo stesso peso che potevano avere nel resto d'Europa, e con significative differenze da città a città. Lo storico Chris Wickham in un recente studio ha analizzato la composizione delle classi sociali che parteciparono alla costruzione dei comuni italiani tra XI e XII secolo, individuando diversi sottomodelli, legati ad aree geografiche e stratificazione sociale.[15]

Più in generale la società urbana della penisola italiana attorno al XII secolo si poteva dividere in due corpi sociali: l'aristocrazia, indicata col nome di milites, e il resto della popolazione, il populus.[14]

Stati e rappresentanza politica[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Utente:Mattia Barci/Sandbox 2.

Se la schematizzazione tripartita della società cessa ben presto di essere descritta dagli intellettuali medievali, tuttavia lascerà un importante segno per tutto il medioevo e l'età moderna. Infatti il sistema dei tre stati verrà utilizzato nelle assemblee cetuali delle monarchie europee, seppur con qualche differenza da regione a regione.

Dalle prime assisi convocate dal sovrano si giungerà a vere e proprie assemblee rappresentative dello stato, che giungeranno a scontrarsi con l'affermazione delle monarchie assolute dopo il XVII secolo. Si delinea così quello che verrà chiamato Standestaat o "stato per ceti", dove il potere del signore viene limitato dalle camere in cui si riuniscono gli stati, individuati come corpi intermedi della società.[16]

La differenza fondamentale delle assemblee di antico regime rispetto ai moderni parlamenti è la partecipazione politica dei sudditi tramite il corpo sociale di appartenenza: nella maggior parte dei casi infatti i membri delle assemblee diventano tali per diritto, nomina o delega, mai per elezione.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Georges Dumézil IDEATORE DI QUESTA TEORIA
  2. ^ UGUAGLIANZA DI ROBERTO CAPORALI INSERIRE FONTE
  3. ^ Clero, su treccani.it. URL consultato il 20 maggio 2020.
  4. ^ a b Fasoli, p.139
  5. ^ Capra, p. 33
  6. ^ Montanari, p. 82
  7. ^ Hohenberg, Lees, pp. 19-23
  8. ^ Pirenne
  9. ^ Montanari, p. 84
  10. ^ Burgenses, su treccani.it. URL consultato il 20 maggio 2020.
  11. ^ Burgenses, su treccani.it. URL consultato il 20 maggio 2020.
  12. ^ Borghesia, su treccani.it. URL consultato il 20 maggio 2020.
  13. ^ Insurrection communale de Laon et assassinat de l'évêque Gaudry, su francearchives.fr. URL consultato il 20 maggio 2020.
  14. ^ a b Montanari, pp. 156-157
  15. ^ Wickham
  16. ^ Capra, p. 45

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Categoria:Storia medievale Categoria:Società medievale Categoria:Classi sociali nel Medioevo Categoria:Feudalesimo