Suddiacono

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Il suddiacono è un ministro di culto della Chiesa cattolica, e nelle Chiese ortodosse calcedonesi, nelle Chiese ortodosse orientali e in alcune chiese della Comunione anglicana.

Nelle Chiese non calcedonesi[modifica | modifica wikitesto]

Nelle Chiese ortodosse e cattoliche orientali[modifica | modifica wikitesto]

Nella Chiesa latina[modifica | modifica wikitesto]

Presbitero della Chiesa latina con un suddiacono alla sua sinistra e un diacono alla sua destra

Con il Codex canonum Ecclesiae Africanae promulgato dal Concilio di Cartagine del 419 il celibato sacerdotale fu esteso anche ai suddiaconi.[1] Papa Paolo VI con la lettera apostolica Ministeria quaedam del 15 agosto 1972 ha fatto cessare il conferimento del suddiaconato e dei quattro ordini minori nella Chiesa latina.

Il Codice di diritto canonico attualmente in vigore per la Chiesa cattolica di rito latino non contempla più il ministero dei suddiaconi e non lo cita né tra i gradi del sacramento dell'Ordine né tra i ministeri:

«Gli ordini sono l'episcopato, il presbiterato e il diaconato.
Vengono conferiti mediante l'imposizione delle mani e la preghiera consacratoria, che i libri liturgici prescrivono per i singoli gradi.
Coloro che sono costituiti nell'ordine dell'episcopato o del presbiterato ricevono la missione e la facoltà di agire nella persona di Cristo Capo, i diaconi invece vengono abilitati a servire il popolo di Dio nella diaconia della liturgia, della parola e della carità.»

«I laici che abbiano l’età e le doti determinate con decreto dalla Conferenza Episcopale, possono essere assunti stabilmente, mediante il rito liturgico stabilito, ai ministeri di lettori e di accoliti; tuttavia tale conferimento non attribuisce loro il diritto al sostentamento o alla rimunerazione da parte della Chiesa.»

Ciononostante, il suddiaconato è ancora conferito a norma dell'istruzione Universae Ecclesiae del 30 aprile 2011 in alcuni istituti religiosi e comunità di vita consacrata che mantengono l'antico rito romano. A differenza di quanto avveniva in passato, comunque, il suddiacono non è più considerato un chierico.[2]

Il suddiaconato nelle comunità Ecclesia Dei e prima del Concilio Vaticano II[modifica | modifica wikitesto]

Secondo il diritto previgente alla riforma avviata da Paolo VI, il suddiacono è un chierico che ha ricevuto l'ordine del suddiaconato, in virtù del quale può toccare i vasi sacri e portarli all'altare. Nella Messa solenne il suddiacono ha anche il compito di cantare l'epistola, oltre che di servire il diacono e di versare l'acqua nel calice all'Offertorio.

Secondo l'impostazione della teologia manualistica tradizionale, la materia dell'ordinazione suddiaconale è la consegna del calice e della patena vuoti da parte del vescovo. Insegne proprie del suddiacono sono il manipolo e la tunicella.

Come gli ordini minori, il suddiaconato è sempre stato considerato d'istituzione ecclesiastica: secondo i teologi, e in particolare Tommaso d'Aquino, la Chiesa ha la facoltà di dividere i poteri propri del diaconato (di istituzione divina) in più parti potenziali a seconda delle necessità.

Presso le Chiese orientali, invece, il suddiaconato è a tutti gli effetti un ordine minore, e difatti l'impedimento al matrimonio scaturisce dal diaconato.

Poiché il suddiaconato è conferito solo in modo transeunte, prima del conferimento del diaconato, alla Messa solenne i compiti del suddiacono vengono spesso assolti da un presbitero o da un diacono, vestito con tunicella e manipolo, senza stola. In difetto di un chierico, il ruolo del suddiacono può essere anche ricoperto da un laico, che omette l'uso del manipolo e non tocca i vasi sacri. Mentre la Pontificia Commissione Ecclesia Dei considerava quest'uso tollerabile se i laici sono o seminaristi o accoliti costituiti, è un abuso diffuso avere laici né seminaristi né accoliti che servono la Messa solenne in tunicella.[3]

Nella comunione anglicana[modifica | modifica wikitesto]

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Note[modifica | modifica wikitesto]

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