Wikipedia:Oracolo: differenze tra le versioni

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--[[Speciale:Contributi/95.232.162.235|95.232.162.235]] ([[User talk:95.232.162.235|msg]]) 15:54, 6 set 2019 (CEST)
--[[Speciale:Contributi/95.232.162.235|95.232.162.235]] ([[User talk:95.232.162.235|msg]]) 15:54, 6 set 2019 (CEST)

::Separiamo due questioni: ogni sostanza ha un suo [[spettro di assorbimento]]. Lo spettro della luce riflessa, che è un dato fisico, produce sul sistema di percezione visiva dell'uomo un determinato colore, che non è una proprietà fisica della sostanza bensì la percezione di uno stimolo visivo (due radiazioni luminose possono avere spettri completamente diversi, e tuttavia essere percepite da noi come uno stesso colore). Lasciamo perdere l'aspetto percettivo, che non è quello che ti interessa, e vediamo che cosa determina lo spettro di assorbimento.
::Emissione e assorbimento della luce avvengono come conseguenza di "urti" fra fotoni ed elettroni. Il risultato dell'urto determina una variazione di energia dell'elettrone e una variazione di energia del fotone: quest'ltima di traduce in una variazione di lunghezza d'onda fra il fotone incidente e il fotone riflesso. In ogni molecola (o reticolo cristallino, nel caso dei solidi) gli elettroni non possono avere un valore qualunque dell'energia, ma sono valori appartenenti a determinati livelli. Quindi la variazione di energia che un elettrone può avere è solo uguale alla differenza di energia fra due livelli permessi. Questo è, in sostanza, ciò che fa sì che una molecola possa assorbire solo determinate lunghezze d'onda e non altre. --[[Speciale:Contributi/130.192.193.197|130.192.193.197]] ([[User talk:130.192.193.197|msg]]) 16:20, 6 set 2019 (CEST)

Versione delle 16:20, 6 set 2019

Disambiguazione – "WP:O" rimanda qui. Se stai cercando le linee guida sulle pagine orfane, vedi Wikipedia:Pagina orfana.

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Idiotismo

Caro oracolo onnisciente, il Belli scrive, nell’introduzione ai suoi sonetti:

Io qui ritraggo le idee di una plebe ignorante, comunque in gran parte concettosa ed arguta, e le ritraggo, dirò, col soccorso di un idiotismo continuo, di una favella tutta guasta e corrotta, di una lingua infine non italiana e neppur romana, ma romanesca. Questi idioti o nulla sanno o quasi nulla; (Il corsivo è mio.)

Adesso mi chiedo (o anzi chiedo te) se idiotismo vada compreso come ‘regionalismo’ o piuttosto come ‘idiozia’. Siccome in questo piccolo tratto si parla tanto di "lingua" e "favella" quanto di "idioti" mi pare che il contesto permetta entrambe le soluzioni. O risulta ovvio a te (L’italiano non è la mia madrelingua)? Grazie! --Galtzaile (msg) 22:20, 31 lug 2019 (CEST)[rispondi]

Direi che è chiaramente inteso come "idiozia". --82.58.86.54 (msg) 14:42, 10 ago 2019 (CEST)[rispondi]

Confusione storica:

Non ho capito una cosa di storia: prima gli arabi si sono espansi fino a occupare il nord Africa, la Sicilia e la Spagna. A nord c'erano i bizantini. Com'è che dal grande impero arabo si sono formati così tanti piccoli regni e/o emiri islamici? E poi ancora come si è passati dall'avere tutti questi piccoli stati di nuovo a un grande impero, quello ottomano, che spunta fuori dai bizantini? Tra l'altro l'Impero ottomano era musulmano, ma i bizantini mica erano cristiani?

Qualcuno mi aiuterebbe a capire?


--93.38.160.151 (msg) 13:35, 10 ago 2019 (CEST)[rispondi]

Reati minori commessi in aereo

C'è una questione riguardante l'applicazione della legge di uno stato che non ho ben capito. Sembrerà una scemenza lo so, ma è solo per capire quanta sovranità può avere uno stato su un velivolo. Su un aereo, nel momento in cui le porte si chiudono si applica la legge dello stato in cui il velivolo è immatricolato. Ipotizzando un volo dall'Italia allo stato B su un velivolo immatricolato nello stato C (quindi né quello di decollo né quello di atterraggio), se un italiano si comporta in modo tale da violare la legge dello stato C, ma non quella italiana o dello stato in cui atterrerà, può essere comunque multato dallo stato C? Intendo comunque reati minori, che assolutamente non comporterebbero la messa in pericolo di altri passeggeri o del velivolo stesso (ad esempio il vilipendio alla bandiera o al capo dello stato C).


--82.58.86.54 (msg) 14:38, 10 ago 2019 (CEST)[rispondi]

Qui trovi una domanda simile. In sostanza sì: vanno rispettate le leggi dello stato di bandiera. Non so altrove, in Italia (e quindi sui mezzi con tale bandiera) il comandante durante la navigazione é ufficiale di polizia giudiziaria (UPG), con tutti i poteri (incluso quello di arresto) che ne conseguono. Essendo UPG è anche pubblico ufficiale: quindi ha, non solo il potere, ma il dovere di far rispettare la legge, essendo soggetto all'obbligo di denuncia anche fuori dai casi previsti per i privati cittadini.--Equoreo (msg) 17:21, 10 ago 2019 (CEST)[rispondi]

Sete Gibernau

Che significato ha il nome Sete, del pilota motociclistico spagnolo Gibernau? --5.169.209.90 (msg) 18:23, 10 ago 2019 (CEST)[rispondi]

Potrebbe essere un diminutivo di Alfonso: Alfonso > Alfonsete > Sete --Lepido (msg) 18:43, 10 ago 2019 (CEST)[rispondi]
Gibernau si chiama Manuel. Dove lo leggi Alfonso? --5.169.203.87 (msg) 19:00, 10 ago 2019 (CEST)[rispondi]
Nel senso: potrebbe essere un diminutivo, ho fatto l'esempio di Alfonso. Poi quale sia non lo so, è semplicemente un soprannome che lui si è aggiunto (e che quindi non c'entra niente col suo nome). --Lepido (msg) 20:07, 10 ago 2019 (CEST)[rispondi]
Quando guidava le moto, ad alte velocità, sudava parecchio. Alla fine aveva un gran bisogno di acqua, solo che esausto dalla gara e con la bocca molto secca non aveva molta voglia di parlare. Allora appena scendeva dalla moto gridava sempre <<¡Sete!>> (lui è spagnolo, il punto esclamativo al contrario ce l'ha anche nei dialoghi) e gli portavano un bicchiere d'acqua fresca. Ed ecco perché il suo soprannome è "Sete"--62.211.141.9 (msg) 19:30, 12 ago 2019 (CEST)[rispondi]
Ip 63.221... tenendo conto che sete in spagnolo si dice comunemente Sed, la tua spiegazione mi sa di supercazzola. Sempre pronto a ricredermi in presenza di fonti ;) Da un blog leggo che il soprannome sarebbe stato scelto dal pilotalota per onorare lo zio "Alfonsete". Purtroppo non trovo fonti attendibili a sostegno.--Flazaza (msg) 21:21, 13 ago 2019 (CEST)[rispondi]
Ah, allora avevo ragione io....! Ma mi piaceva di più la storia della sete :-) --Lepido (msg) 21:47, 13 ago 2019 (CEST)[rispondi]
Flazaza: credo di poter affermare con un buon 99% di certezza, che la spiegazione voleva essere goliardica, tanto per fare 2 risate. :) --Wim b 19:58, 14 ago 2019 (CEST)[rispondi]

Equazioni differenziali a variabili separabili

Ciao a tutti voi, avrei un dubbio riguardo l'argomento del titolo a cui sono sopraggiunto svolgendo alcuni semplici esercizi

So che una tale equazione differenziale è del tipo: y'(t)=a(t)⋅b(y(t))

Mi trovavo di fronte a questo esercizio che ho ridotto in forma normale dopo alcuni calcoli

y'(t)=Csin(t)

L'ho risolta considerando Csint=a(t)

Tuttavia ecco il dubbio:

nessuno vieta di pensare che possa esistere (restringendo i casi delle possibili funzioni): y(t)=t a questo punto posso anche considerare sint=b(y), dunque dovrei separarle come

y'(t)/sint=C

che ovviamente darà un risultato diverso portandolo a risoluzione. Eppure i risultati che escono da tale ipotesi non sono contenuti nella soluzione operata in prima battuta considerando sin(t)=a(t). Tuttavia anche y(t)=t mi pare del tutto lecita come ipotesi e quindi essendo una hp più stringente tali risultati dovrebbero essere contenuti nell'altro metodo risolutivo, evidentemente sbaglio qualcosa... caro oracolo, sapresti dirmi cosa per favore? --37.161.5.29 (msg) 19:24, 13 ago 2019 (CEST)[rispondi]

Non sono certo di aver capito, ma proviamo... Partiamo dalla tua soluzione: y(t)=t non è soluzione dell'equazione; basta derivarla (y'=1) per vedere che le cose non quadrano, dato che non vale
1 = C sin t
Ma facciamo un passo indietro... sia pure b(y)=sin t; dato che b(y) non è zero, l'equazione resta valida se dividi per essa. Ma occhio alla variabile di integrazione! Tu devi integrare secondo la stessa variabile, quindi:
Int y'(t)/sin t dt = Int C dt
E ora a sinistra come te la giochi? In dt non riesci ad integrare, perché non sai integrare a priori y'(t) (se lo sapessi fare avresti già risolto l'equazione).
Allora pensi di fare il tipico cambio che si fa in ogni eq. a variabili separabili
dy = y'(t) dt
Ma non puoi, perché hai il sint fra i piedi!
Riassumendo, l'equazione resta valida, ma non stai veramente separando le variabili e quindi l'equazione non la risolvi!
Ho risposto? --Equoreo (msg) 22:53, 13 ago 2019 (CEST)[rispondi]
Oh sì, hai proprio risposto! Era proprio quel che cercavo di capire. Mi era stato detto da altri compagni che l'errore era sulfatto che la funzione non dipendesse da y, tuttavia la mia era una ipotesi più restrittiva nel porre y(t)=t => sint=b(y), la tua spiegazione è molto più convincente :).
Grazie e buon ferragosto. --37.162.186.217 (msg) 09:14, 14 ago 2019 (CEST)[rispondi]
Domanda interessante, non mi convince però un fatto della risposta: se compi la sostituzione otterresti Int 1/sin t dy = Int C dt e in questo caso 1/sint è una costante e arriverei al risultato y/sint = Ct. Forse sbaglio io, aspetta la risposta di Equoreo comunque --5.90.78.205 (msg) 09:50, 14 ago 2019 (CEST)[rispondi]
Formalmente nulla vieta di scrivere f(x,y,z,t)=1: f resta sempre una funzione in x,y,z,t anche se la dipendenza effettivamente non c'è (cosa che tu non sai a priori in un'eq. diff.). L'unico vincolo nel dividere è che b(y) sia non nulla (perché non puoi dividere per 0).
Infatti, se pensi al caso
y'=C sint y
quando fai la separazione delle variabili tu devi supporre y non 0, che invece è una soluzione! Quindi fai i due casi: y=0 e scopri che esiste una soluzione singolare e y=/=0 separando le variabili.
In sostanza, tu puoi dividere per quello che ti pare (purché non nullo), ma solo dividendo per tutto ciò che contiene y e lasciando a destra tutto ciò che contiene t ottieni una separazione completa; negli altri casi l'equazione resta valida in sé, ma non ne esci più (almeno, non col metodo della separazione di variabili).
Sulla seconda domanda: la sostituzione la puoi fare, ma non puoi supporre che f(t)=1/sint sia costante rispetto alla variabile di integrazione y; infatti y dipende da t e quindi, invertendo, t dipende da y! Infatti, se lo fai comunque, ottieni
y = C t sint + k sin t
e puoi facilmente verificare che non soddisfa l'equazione differenziale.
Quindi per integrare 1/sint in dy dovresti sapere la funzione inversa t=g(y)... e se la conoscessi avresti già risolto l'equazione!
D'altronde sarebbe troppo facile risolvere gli integrali facendo sostituzioni incomplete e poi "tirando fuori" tutte le rogne :-) --Equoreo (msg) 11:11, 14 ago 2019 (CEST)[rispondi]
Ancora un enorme grazie. --37.162.186.217 (msg) 11:32, 14 ago 2019 (CEST)[rispondi]

Derivare una funzione rispetto a una funzione

Vorrei, gentile oracolo, tediarti con un'ultima domanda/dubbio di analisi 1. So che non sei un tutor matematico ma ho trovato risposta e mi piacerebbe riuscire a estendereil mio sapere anche su questa seconda cosetta.

Con il metodo che sto per scrivere mi sembra di poter derivare una funzione rispetto a una funzione. Ora mettiamo di voler fare la derivata (abuso di notazione) /, sia per fissare le idee: , faccio la sostituzione

il mio dubbio ora è se rinominando con t quella funzione possa considerare la t come variabile e farmi la derivata di rispetto a (cioè derivare g(t) rispetto a t, normalmente) e poi sostituendo ottenere a conti fatti la derivata di rispetto (essendo per l'appunto ossia ora ho la variabile t=t(x)).

Per tutto quest'anno l'ho intesa così, discutendo però con qualcuno molto più bravo di me mi è stato detto non avere senso questa sostituzione e non capisco l'ingippo dove sia.

Con questo trucchetto mi sembra di poter ora derivare una funzione rispetto ad un'altra che tratto come variabile libera, mentre l'altro interlocutore sostiene che la derivazione si dovrebbe fare rispetto a una variabile (e non rispetto a una funzione e che quanto dico non ha senso).

Io non voglio aver ragione, ma soltanto capire dove sbaglio perché proprio non lo riesco a vedere :(. Grazie ancora saggio oracolo! --37.162.186.217 (msg) 09:30, 14 ago 2019 (CEST)[rispondi]

Per me hai ragione te: anche la semplice derivazione rispetto alla "variabile" x (es.: dx/dx) può essere vista come una derivazione rispetto a una "funzione": qualcuno potrebbe infatti aver definito che x = f(y). Perdonate la mia terminologia completamente scorretta (non ho mai capito fino in fondo queste cose), e so benissimo che probabilmente ho scritto una ca... stroneria.--EquiMinus (Codec) 10:22, 14 ago 2019 (CEST)[rispondi]
L'operazione in sé e per sé non è sbagliata, anzi è molto comune: è un banale cambio di variabile. Semplicemente nessuno ne parlerà mai nei termini di una "derivata rispetto a una funzione".
Pensala così: una funzione è un trespolo che prende valori in ingresso e spara fuori valori in uscita: x -> f(x)
Tu hai costruito due nuove funzioni, che a loro volta non hanno nulla di speciale, sono normalissime funzioni:
1. la funzione "cambio di variabile": x -> t(x)
2. e la funzione "nella nuova variabile" t -> g(t)
Ovviamente la 2. non è scelta a caso: è scelta ad arte in modo tale che la sua "composizione" con 1. si comporti come la funzione originale:
3. x -> t(x) -> g(t(x)) = f(x)
Il punto è questo: quando "derivo g" cosa ho calcolato? La normalissima derivata rispetto a una variabile della funzione al punto 2, g(t), o la derivata della funzione composta del punto 3, g(t(x)), rispetto alla funzione t(x)?
Ecco: tu stai pensando al punto 3 e l'hai concettualizzato come "derivata rispetto ad un'altra funzione". Tutti gli altri ti stanno facendo notare che ti stai complicando la vita per nulla, introducendo un nuovo concetto matematico di cui nessuno sente l'esigenza: è la solita, banale, noiosa derivata del punto 2, dove "t" è, dopo il cambio di variabile.... la tua nuova variabile. :-) -- Rojelio (dimmi tutto) 00:34, 15 ago 2019 (CEST)[rispondi]
Che sollievo poter capire. Nessuno era stato sì chiaro. Mille grazie, siete mitici in questa pagina sacerdotale :). Buon ferragosto, questa volta per davvero, anche a te. --37.160.65.222 (msg) 08:03, 15 ago 2019 (CEST)[rispondi]

Diffusione radiofrequenze

Domanda basata su un fatto storico. Nei primi anni sessanta sarebbe stato possibile a Cipro ricevere, e poter ascoltare, conversazioni via radiofrequenze emesse dalla Rhodesia del Nord, oggi Zambia? Cioè due persone che in Rhodesia comunicavano tra di loro via radio, quelle onde sarebbero riuscite a raggiungere Cipro? --79.54.114.91 (msg) 13:54, 14 ago 2019 (CEST)[rispondi]

È possibile. Dipende dalla frequenza nonché dalla potenza dei trasmettitori. Vedi Radiopropagazione. --Captivo (msg) 16:41, 14 ago 2019 (CEST)[rispondi]

Che giro fa il mio pacchetto dati?

Ricordo, gentile oracolo, che qualche anno fa da windows (mi pare) dal prompt dei comandi potevo vedere il tracciato di rimpalleggio del mio pacchetto dati internet. Si lanciava questa stringa dal prompt, appunto, e usciva la scritta dei luoghi che raggiungeva in europa (per la maggior parte) prima di giungere a destinazione. Era curioso, ma non ricordo più come si facesse né dove lo imparai. Sapresti getilmente aiutarmi? --37.163.153.31 (msg) 08:43, 15 ago 2019 (CEST)[rispondi]

Si chiama "traceroute"; sotto Windows il comando è "tracert". -- Rojelio (dimmi tutto) 12:49, 15 ago 2019 (CEST)[rispondi]
Eh sì, era lui! Grazie. --37.163.145.136 (msg) 11:58, 16 ago 2019 (CEST)[rispondi]

Miscuglio miracoloso

Sommo oracolo chimico, mi serve una tua illuminazione

Colleziono euro, mi piace avere le monete belle lucide. Per lucidare le monetine da 1, 2 e 5 centesimi una volta usavo un certo prodotto, che però è stato tolto dal mercato. In seguito ho scoperto che un mix di acqua, aceto e sale riusciva a lucidarmi le monetine.

Solo acqua e aceto non funziona, solo acqua e sale nemmeno. Ma una soluzione di aceto e sale funziona benissimo, mi toglie l'ossido dalle monetine da 1,2 e 5 centesimi in un baleno.

Un po' di chimica la mastico, visto che sono un tecnico chimico-biologico. Ma non ai livelli di uno che ha fatto l'università. Però desidererei sapere davvero perchè solo l'aceto e solo il sale non fanno nulla, mentre i due combinati riescono a togliere l'ossido in modo quasi miracoloso. Acido + sale in teoria rimangono inerti l'uno con l'altro e non reagiscono, in base a quello che ho imparato all'IPSIA.

Spero che l'oracolo possa illuminarmi.--88.12.48.61 (msg) 13:41, 15 ago 2019 (CEST)[rispondi]

Ho trovato questa spiegazione (il bicarbonato è sale). Spero ti sia utile --UltimoGrimm (msg) 14:03, 15 ago 2019 (CEST)[rispondi]
No, assolutamente no. E ti dico anche perché: con sale intendevo il sale da cucina (il cloruro di sodio). La reazione che hai trovato è tra un acido e il bicarbonato che sviluppa CO2 Ma perchè il bicarbonato con un acido porta alla formazione di acido carbonico, che è instabile e si dissocia in CO2 + acqua. Ma anche se fosse questa la situazione, non spiegherebbe come fa a togliere l'ossido da una moneta.--88.12.48.61 (msg) 14:12, 15 ago 2019 (CEST)[rispondi]

La risposta di UltimoGrimm non c'entra nulla e genera solo confusione (se non si è afferrati su un argomento è meglio non rispondere, si rischia solo di confondere ancora di più chi chiede). Non è vero che acqua e sale non reagiscono, ma avviene una reazione di scambio: come hai detto pure te, acido acetico e bicarbonato di sodio portano alla formazione di acetato di sodio e acido carbonico; quest'ultimo poi come sai già è instabile e si dissocia. Ragionando per analogia, acido acetico e cloruro di sodio formano acetato di sodio e acido cloridrico. Non è una reazione completa, poiché l'acido acetico è una acido debole e si dissocia poco, ma una quantità di HCl si forma, e non si decompone come l'acido carbonico. (la reazione aceto + bicarbonato procede molto di più rispetto alla reazione aceto + NaCl perché dissociandosi l'acido carbonico si sottrae all'equilibrio, ma questo è un plus e te lo metto in piccolino) Dopo questa premessa, è utile sapere che un ossido e un acido reagiscono formando acqua e un sale. Se lasciassi le monetine per molto tempo sotto aceto, magari scaldando anche la soluzione, prima o poi vedrai che la patina di ossido inizierà ad andarsene. Perché l'acido acetico da solo ci mette un'eternità, mentre aceto e sale (quindi una soluzione con HCl) reagisce subito? Questione di cinetica. L'acido cloridrico, che è un acido forte, è molto più aggressivo dell'acido acetico e reagisce più in fretta. Spero di aver risposto al tuo dubbio ;)--95.232.162.26 (msg) 09:36, 17 ago 2019 (CEST)[rispondi]

Meccanica quantistica

Ciao a tutti

So che la maggior parte di chi risponde qui è pratico del mondo fisico, e che quando leggerà ciò che scrivo dirà "ah ah ah che ignorante!" Ma io so di essere ignorante e non mi faccio problemi a chiedere. Ma prima è il caso di presentarmi: sono un universitario fallito. Si, nel senso che ho mollato il corso di fisica perché non ero in grado di impararla. Chissene, mi rassegno a fare il cassiere all'Esselunga. Però questo è per dirvi che il mondo della meccanica quantistica l'ho toccato con le dita. E non ho capito che senso ha. Il mondo è fatto di cose concrete: io sono qui, la luna sta lassù (e sta sera la vedrò). Se lancio una pallina contro un muro questa mi rimbalza addosso. Invece secondo la meccanica quantistica se lancio una pallina contro un muro esiste la possibilità che questa lo attraversi come se fosse aria. Un altro esempio, detto testualmente da un docente universitario (quindi non da uno stupido come me): se lascio casere una matita, esiste la probabilità che le molecole di aria si orientino e scorrano in modo tale da far magicamente levitare la suddetta matita e non farla cadere, sempre secondo la meccanica quantistica. E qui mi chiedo: ma che cavolo vuol dire? Vi posso garantire che posso stare lì a lanciare miliardi e miliardi di volte, fino a farmi diventare un braccione da far impallidire Schwarzenegger, una pallina contro un muro che questa rimbalzerà sempre. E posso stare per il resto dei miei giorni a far cadere matite, che quella schifezza predicata dal mio prof non accadrà mai. Ripeto, so che agli occhi di uno che ha studiato la materia sembrerò un ignorante, ma la verità sembra proprio questa: sembrano solo teorie campate per aria. Il gatto non può stare in un limbo vita-morte, o è vivo o è morto. Una particella non può essere contemporaneamente qui o in Cina: o è qui o è là. E posso andare avanti all'infinito. La domanda è breve, nonostante la lunghissima premessa di cui mi scuso: perché dare retta, studiare o persino finanziare la meccanica quantistica, se la realtà che ciascuno può toccare ogni giorno dimostra esattamente il contrario e riesce a smontarla? Perché dovrei credere che vale la pena dare credito a questo campo della fisica? Grazie, perdonate la mia ignoranza.

--79.40.134.7 (msg) 14:06, 15 ago 2019 (CEST)[rispondi]

"Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante tu ne possa sognare nella tua filosofia." (cit. Amleto) Queste domande filosofiche, di solito, me le fanno a Ferragosto quando gli amici sono al mare e i cassieri rimangono in città a lavorare all'Esselunga. Un grazie a tutti i lavoratori di Ferragosto;). L'Oracolo
Il problema è che lanciare la pallina miliardi e miliardi di volte non basta: devi lanciarla molte più volte :-D
Il fatto è che la realtà macroscopica (quella della tua pallina e di tutti i giorni) fa a botte con la meccanica quantistica, ma quella microscopica la conferma e ci va a braccetto; e un mucchio di cose che usi quotidianamente non funzionerebbero se gli effetti quantistici fossero solo panzane inventate da qualche fisico fumato. Qualche esempio? Penne USB e hard-disk a stato solido, alcuni tipi di decadimento radioattivi (e prima di dirmi che tu non li usi tutti i giorni, chiediti se ti piace avere un tempo misurato con precisione, se ci tieni a radiografie, TAC e simili, ecc...).
E allora perché il macroscopico si ostina o negare ciò che per il microscopico è un'evidente realtà? Torniamo alla pallina. Immagina di lanciare una pallina formata da una sola particella contro un "muro per particelle": la meccanica quantistica ti dice che 1 volta su 1000 (un numero a caso, ma grande) il miracolo accade e la pallina passa, anche se non dovrebbe. Ora prendiamo una pallina con due particelle: non ti basta più un miracolo, te ne servono due e pure contemporaneamente (1 volta su un milione)! Una pallina vera (prendiamone una da 12 g di puro carbonio-12) è formata di 6x10^23 atomi, e ogni atomo contiene 18 particelle (6 protoni, 6 neutroni e 6 elettroni): ecco, perché la pallina passi ti servono 10^25 miracoli contemporaneamente! Quando hai finito di lanciare la pallina 1000^(10^25) volte facci un fischio! :-D
Chiaro il problema? Le "assurdità" previste dalla meccanica quantistica sono già rare (ma comunque possibili) quando hai a che fare con un pugno di particelle per volta, ma quando ti sposti nella vita quotidiana le particelle diventano talmente tante che la probabilità di vedere la quantistica all'opera è praticamente zero (pur non essendo propriamente zero). --Equoreo (msg) 16:21, 15 ago 2019 (CEST)[rispondi]

Diffamazione ?

Vorrei un chiarimento su cosa possa definirsi "diffamazione", prendendo spunto da un caso reale. Parlando in diretta radio ad un'emittente locale, un ragazzo ha dichiarato: " Comprate da Cotton & Silk, non da ****" (censuro per precauzione); in seguito il titolare (o socio, non so bene) di tale attività ha minacciato querela per diffamazione. Ma rientra sotto la casistica di atto diffamatorio ? Non vi è alcuna offesa, al massimo un'ironia un po' tagliente. Inoltre il soggetto dell'attività non ha sentito in diretta la frase, ne è venuto a conoscenza in un secondo momento.


--151.35.47.195 (msg) 03:44, 16 ago 2019 (CEST)[rispondi]

Per come riporti il caso in questione, direi di no, la diffamazione si verifica quando si va a ledere la reputazione di un soggetto assente al momento dell'affermazione ritenuta offensiva, ma questa affermazione deve contenere l'attribuzione di un qualsiasi fatto determinato. In questo caso, dal momento che non sono stati attribuiti fatti controversi ma è stata espressa una mera preferenza, direi che si rientra nel Diritto di critica. C'è da osservare però, che pur non avendo il fatto rilevanza penale, il socio della ditta menzionata potrebbe ritenere di avere subito da una critica gratuitamente aggressiva e immotivata un danno d'immagine non patrimoniale, quindi intentare una causa civile --Lemure Saltante sentiamo un po' 07:44, 16 ago 2019 (CEST)[rispondi]
Merita, inoltre, rilevare che l'attività citata (riporto il nome, avendo verificato che non lede la privacy) è una catena: Base Dodici. Non un singolo negozio; nella dichiarazione rilasciata in radio non è stata specificata la città. Sarebbe come dichiarare "Comprate l'Audi e non la BMW" o "Mangiate da McDonald e non da BurgerKing"; in tal caso, si farebbe capo al marchio registrato ? --82.53.185.220 (msg) 14:58, 16 ago 2019 (CEST)[rispondi]
Il diritto all'immagine è riconosciuto tanto ai semplici negozi quanto alle società più grandi che dispongono di un marchio registrato. Chiaramente, diviene anche una questione di opportunità: è molto più probabile che una causa civile venga intentata da un piccolo negozio che viene criticato su una radio a diffusione locale, piuttosto che da una multinazionale o un marchio già molto noto - che rischia perlopiù di rendersi impopolare sul mercato --Lemure Saltante sentiamo un po' 20:57, 16 ago 2019 (CEST)[rispondi]

Francia e Spagna parzialmente europee?

Su Commons, alla categoria c:Category:Logos of television programmes of Italy è specificato che Francia e Spagna sono in parte situate in Europa. Ero già a conoscenza che Regno Unito, Russia e Turchia lo fossero, ma anche Francia e Spagna sono (scusate la ripetizione) parzialmente europee? --5.169.193.31 (msg) 11:40, 16 ago 2019 (CEST)[rispondi]

La Spagna include le Isole Canarie nell'Atlantico e cinque plazas de soberanía sulla costa del Marocco.
La Francia include una costellazione di territori extra-europei chiamati complessivamente Francia d'oltremare. -- Rojelio (dimmi tutto) 13:55, 16 ago 2019 (CEST)[rispondi]
Tecnicamente anche l'Italia è parzialmente europea, visto che Lampedusa appartiene alla piattaforma continentale africana. --Arres (msg) 14:00, 16 ago 2019 (CEST)[rispondi]
Non dimentichiamoci allora dei Paesi Bassi, che includono i Paesi Bassi caraibici, del Regno di Danimarca che include la Groenlandia e della Norvegia che include l'Isola Bouvet. --Syrio posso aiutare? 22:17, 16 ago 2019 (CEST)[rispondi]
Allora tiriamo in ballo pure la Grecia, che ha diverse isole geograficamente asiatiche (esempio lampante è Kastellòrizo)--95.248.7.66 (msg) 08:28, 18 ago 2019 (CEST)[rispondi]

Business process management

Sapreste indicarmi un buon libro o un manuale sul Business process management?


--Daniele Pugliesi (msg) 23:49, 16 ago 2019 (CEST)[rispondi]

Solo in italiano o andrebbe bene anche in inglese?--95.248.7.66 (msg) 11:36, 18 ago 2019 (CEST)[rispondi]

Anche in inglese. --Daniele Pugliesi (msg) 15:53, 18 ago 2019 (CEST)[rispondi]

Sia chiaro non so nemmeno cosa sia quella roba che cerchi. Però nessuno ti rispondeva e mi dispiaceva vederti così snobbato da tutti. La pagina è anche sulla wikipedia italiana: Business process management (perché hai linkato quella in inglese?). In fondo alla pagina in italiano nelle note è indicato un libro, in fondo a quella in inglese ce ne sono molti. Se è una roba che si insegna all'Università, dimmi in che corso di laurea si trova la materia e forse riesco a farti avere il titolo di un testo universitario.--95.248.7.66 (msg) 18:09, 18 ago 2019 (CEST)[rispondi]

Daniele Pugliesi su amazon com cercando business process managment trovi qualcosa, leggiti le recensioni--Pierpao.lo (listening) 19:50, 18 ago 2019 (CEST)[rispondi]
Grazie per i consigli. Non so se viene studiato in ingegneria gestionale. In generale, mi interesserebbe un libro che parli della gestione di una piccola-media azienda a 360°, cioè non solo secondo la logica commerciale/consumistica "compra quello che ti serve - produci o rivendi prodotti o servizi - guadagna dai clienti", bensì un libro che discuta, anche brevemente, di tutte le attività e dinamiche aziendali, tra cui anche gestione del personale, rapporto tra colleghi, marketing, gestione del magazzino, gestione dei fornitori, gestione del brand, considerazioni etiche e morali sull'attività dell'impresa, ecc. Non mi serve necessariamente un'analisi approfondita di tutti i punti, ma almeno avere una visione globale delle attività di un'impresa, cioè capire secondo quali punti di vista può essere valutata un'impresa e per quali di questi esistono delle discipline o metodi più o meno "scientifici". --Daniele Pugliesi (msg) 23:46, 18 ago 2019 (CEST)[rispondi]

Titolo libro per ragazzi

Buongiorno Oracolo, da bambino lessi un libro che narrava la storia di due gemelli adolescenti lasciati in vacanza da un parente che viveva in campagna. Nella storia trovano una capanna dove il tempo scorre più velocemente e uno dei due la usa per diventare adulto come ripicca al fratello giacché entrambi si erano invaghiti di una ragazza conosciuta appunto in questa vacanza. Ripenso sempre a quel libro ma non sono più riuscito a trovarlo. Credo fosse del Battello a Vapore, la serie rossa, o Gli Istrici Salani, l'ho letto negli anni '93-'96. Grazie Francesco --78.134.7.255 (msg) 12:43, 20 ago 2019 (CEST)[rispondi]

quello che cerchi è quasi sicuramente "Un buco nel tempo" di William Sleator. --79.30.123.252 (msg) 15:29, 24 ago 2019 (CEST)[rispondi]

SÌ SÌ SÌ GRAZIE E SCUSA IL CAPS LOCKQuesto commento senza la firma utente è stato inserito da 5.90.4.17 (discussioni · contributi) 20:58, 27 ago 2019‎ (CEST).[rispondi]

Oggi mi sento buono e ti perdono per il caps lock ... ma non per la mancanza della firma :P :P :P --80.116.47.31 (msg) 21:15, 29 ago 2019 (CEST)[rispondi]

Sottofondo musicale, da quale opera?

Di quale opera fa parte il sottofondo musicale di questo video (togliete gli spazi)?

https: //you tu. be/ ZFXguE_FXao

--158.148.98.148 (msg) 16:35, 22 ago 2019 (CEST)[rispondi]

Domanda di matematica

Gentile oracolo. Voglio essere sincero, mi ci sono messo a leggere la pagina Matrice ma non ci ho capito niente. So che ci sono queste tabelle con dei numeri, ma proprio non riesco a capire che cosa significano e a cosa servono. Non saprei come interpretare qualcosa tipo . Potresti gentilmente spiegarmele in modo anche semplice. Grazie.

--87.2.163.144 (msg) 13:22, 24 ago 2019 (CEST)[rispondi]

Premetto che sono un ingegnere e non un matematico... Di per sé una matrice non significa assolutamente niente, così come non significa assolutamente niente l'oggetto più semplice della matematica, il numero naturale, per esempio "5" (cinque mele? cinque metri al secondo?). La matematica studia le più svariate proprietà dei numeri naturali indipendentemente da cosa rappresentano; poi, queste proprietà (o almeno buona parte di esse, si spera!) mi saranno utili quando vorrò usare i numeri per rappresentare una quantità di merce o la velocità di un veicolo. La stessa cosa si può dire per quasi qualsiasi oggetto matematico, dalle frazioni ai numeri immaginari (pensa! numeri che NON ESISTONO! eppure aiutano ad es nello studio delle onde elettromagnetiche, quindi in un certo senso "fanno funzionare" TV, cellulari, radar, etc). Già se guardi la sezione Matrice#Applicazioni_lineari, vedrai due esempi di applicazioni delle matrici: le trasformazioni lineari e i sistemi di equazioni. Pensa a quando hai un numero decimale e decidi di rappresentarlo come frazione per sfruttare le innumerevoli proprietà delle frazioni: 3.5 lo "rappresenti" come 7/2, i numeri 7 e 2 non c'entrano assolutamente niente con il tuo problema reale, ma magari scrivere 7/2 ti rende il problema molto più semplice. Per i sistemi è la stessa cosa: hai un sistema di equazioni molto complicato (che magari rappresenta un problema di fisica, di economia, chi lo sa) e decidi di rappresentarlo come matrice perché così poi puoi applicare le proprietà delle matrici che ti aiutano a risolverlo (non mi ricordo i dettagli, eppure questa roba dovrei averla studiata! però se ne parla nella voce Sistema di equazioni lineari). Idem per le trasformazioni lineari: ogni volta che giochi ad un moderno videogioco o guardi un film pieno di effetti speciali, stai pur certo che dietro c'è del software di Computer-generated imagery che macina matrici a non finire. --79.30.56.213 (msg) 18:03, 25 ago 2019 (CEST)[rispondi]
Non so se la "spiegazione" qui sopra sia abbastanza chiara, comunque, per capire cos'è una matrice, si può partire dai concetti più semplici e poi arrivare al concetto di matrice, cioè capire prima cos'è un numero, quindi cos'è un vettore e poi cos'è una matrice:
  • Numero: tutti sappiamo cosa significa un numero. Non stiamo qui a parlare del significato filosofico, ma della pratica. Se ad esempio ad un fruttivendolo chiedi 5 mele, sapete entrambi cosa vuol dire "cinque", cioè una quantità riferita a qualcosa (le mele).
  • Vettore: supponiamo che tu e il tuo fruttivendolo avete entrambi studiato i vettori, e che la frutta è esposta in questo ordine: mele, poi accanto pere, poi accanto arance e poi mandarini. In questo caso, potresti dire al fruttivendolo che vuoi una quantità di frutta che corrisponde al vettore (5, 3, 2, 4). Questo vuol dire: 5 mele, 3 pere, 2 arance e 4 mandarini. In altre parole la posizione dei numeri nel vettore corrisponde all'ordine in cui è ordinata la frutta. Quindi piuttosto che associare il singolo numero ad un singolo oggetto (5 mele), hai raggruppato l'informazione in un unico elemento matematico, chiamato vettore, in modo da comunicare questa informazione in maniera ordinata e veloce.
  • Matrice: discorso simile ai vettori, solo che in questo caso si ragiona non per un semplice ordine, ma per due ordini, cioè l'ordine in orizzontale e l'ordine in verticale. Se il tuo fruttivendolo ha disposto una fila di frutta come indicato sopra e una fila più sotto con ciliegie, fragole, meloni e banane (quindi 4 tipi di frutta in una fila e altri 4 tipi di frutta nella fila più sotto), potresti chiedergli di darti la frutta secondo la matrice:
Questo vuol dire che oltre alla frutta che avevamo detto prima, vuoi anche dalla fila di sotto 12 ciliegie, 10 fragole, 1 melone e 0 banane.
In altre parole, i vettori e le matrici servono a indicare dei numeri o quantità riferiti a qualcosa che è messo in ordine, negli esempi qui sopra l'ordine nello spazio. Puoi quindi pensare alle matrici come a delle tabelle che contengono numeri.
Rispetto ai semplici numeri, fare operazioni con i vettori e con le matrici è più complicato, comunque in fin dei conti sono sempre operazioni tra numeri, solo che questi numeri sono raggruppati insieme secondo un certo ordine. --Daniele Pugliesi (msg) 15:38, 26 ago 2019 (CEST)[rispondi]
La spiegazione di Daniele è indubbiamente più... gustosa della mia :) --80.116.47.31 (msg) 21:17, 29 ago 2019 (CEST)[rispondi]

Parola di odio e/o di discriminazione

Mi chiedevo se esistesse una parola (in italiano o in un altra lingua) per indicare una situazione o un comportamento che crea dei danni o dei problemi solo nel momento in cui questo avviene in una società che non lo accetta. Un esempio potrebbe essere quello di un omosessuale in un ambiente dove odiano gli omosessuali, quella persona starebbe male per come viene trattato e probabilmente "farebbe star male" anche la sua famiglia perchè, che loro siano omofobi o meno, hanno addosso "la vergogna di avere un figlio omosessuale" secondo l'opinione popolare. Però il ragazzo non ha fatto nulla di male in realtà, per quanto effettivamente il problema sia reale e tangibile, l'origine non è il ragazzo ma la società in cui si trova. Quindi una parola che dia peso al concetto che un problema o una serie di problemi sia causato dall'ambiente in cui si trova, e non dalla componente attiva della questione.


--Fab1can (msg) 21:39, 24 ago 2019 (CEST)[rispondi]

perché non va bene "discriminazione"? --Lepido (msg) 23:00, 24 ago 2019 (CEST)[rispondi]
In riferimento al comportamento, esiste il concetto di devianza--Sakretsu (炸裂) 00:52, 25 ago 2019 (CEST)[rispondi]
Non credo esistauna parola dedicata alla situazione, ma vedi se puoi usare una locuzione comprendente la parola ostracismo che ben descrive il risultato o la reazione dell'establishment a tale comportamento.--Flazaza (msg) 09:50, 25 ago 2019 (CEST)[rispondi]
Oltre a "discriminazione" e "ostracismo", anche "emarginazione (sociale)" o "esclusione (sociale)": alla fine sono tutti sinonimi della stessa cosa. --Franz van Lanzee (msg) 11:41, 25 ago 2019 (CEST)[rispondi]
O "stigmatizzazione", ma da quanto ho capito la richiesta è di un termine che indichi il comportamento oggetto di giudizio, non la reazione o le conseguenze.--Sakretsu (炸裂) 11:59, 25 ago 2019 (CEST)[rispondi]

Proprietà dei terreni

Nel 1882 il governo italiano acquistò la baia di Assab dalla compagnia di R. Rubattino: da quel momento la baia di Assab divenne colonia italiana.

Visto il precedente storico, al giorno d'oggi:

  1. uno stato sovrano (A) può diventare proprietario di un terreno in un altro stato sovrano (B)?
  2. se si, tale terreno diventerebbe soggetto alla sovranità di A, lo stato acquirente (quindi varrebbero le sue leggi) o resterebbe sotto la sovranità di B?
  3. un soggetto privato, non importa di quale cittadinanza, che possiede un terreno nello stato B può venderlo allo stato A?

Grazie

--95.232.66.130 (msg) 13:16, 25 ago 2019 (CEST)[rispondi]

Se stiamo parlando di compravendita, uno Stato sovrano A può benissimo acquistare la proprietà di beni immobili (terreni, ma anche edifici) situati all'interno dello Stato sovrano B, comprandoli da chi ne detiene originariamente la proprietà (un privato, o lo stesso Stato B): è quello che fanno normalmente i fondi sovrani, per fare un esempio. In questa compravendita, tuttavia, lo Stato A si comporta come un normale soggetto di diritto privato secondo la legislazione civile dello Stato B: non c'è alcun passaggio di sovranità sul terreno (per quello servirebbe un trattato internazionale tra A e B, che è cosa diversa dalla compravendita) ma solo passaggio di proprietà. Sul terreno in questione si continuerebbero quindi ad applicare le leggi di B.
Per il passaggio della sovranità servirebbe, come detto, un trattato internazionale tra i due Stati; anche qualora sia previsto un passaggio di denaro in cambio del territorio ceduto (come nel caso dell'acquisto delle Isole Vergini americane) non si tratta però di una vera e propria compravendita. --Franz van Lanzee (msg) 17:16, 25 ago 2019 (CEST)[rispondi]
Aggiunta: giusto per chiarire, l'acquisto della Baia di Assab fu una sceneggiata per mascherare un atto di colonialismo, cioè l'occupazione da parte di uno Stato di un territorio non appartenente a un altro Stato (o, per dirla più complicata, appartenente a un soggetto che il diritto dell'epoca non considerava "uno Stato"). --Franz van Lanzee (msg) 17:40, 25 ago 2019 (CEST)[rispondi]
attenzione, a complicare tutto :)) c'è anche il fatto che una nazione può anche rinunciare alla territorialità di una parte di esso, vedi per esempio qui.. --2.226.12.134 (msg) 10:48, 27 ago 2019 (CEST)[rispondi]

Chimica, chimica industriale ed ingegneria chimica: tre corsi di laurea diversi, una domanda che mi viene: qual è l'esatta differenza tra queste 3 discipline?

82.52.94.1 - 25/08/2019 ore 14:00

Tutto dipende dal lavoro che vuoi fare. O meglio il mio consiglio è scegliere in base al tipo di lavoro, considerando "cosa" farai al lavoro, non lo stipendio, né la probabilità di trovare il lavoro, le materie che si studiano o altre considerazioni statistiche o legate alla didattica, che non tengono conto delle caratteristiche e dai desideri personali; perché in fin dei conti il titolo di studio ti serve per lavorare, no?
Quindi, partendo dal tipo di lavoro che andrai probabilmente (ma non necessariamente) a svolgere, detto in parole povere:
  • Un chimico spesso svolge analisi chimiche di laboratorio. Ad esempio, un cliente può essere interessato a sapere se un campione di acqua è potabile ovvero non contiene sostanze tossiche, ti da il campione, tu aggiungi dentro al campione delle sostanze che cambiano colore e in base a quale colore viene fuori dici al tuo cliente se il campione contiene sostanze tossiche o no. Poi esistono varie apparecchiature complesse (ad esempio cromatografi), comunque il lavoro di molti chimici è quello appunto di analizzare un campione per capire quali sostanze contiene e in che quantità (ovviamente è molto più complicato di come te l'ho spiegato, altrimenti non bisognerebbe prendere una laurea per capire come fare).
Oltre a conoscere benissimo la chimica, un chimico deve anche conoscere e applicare delle procedure standard, cioè quando si trova in laboratorio non può fare di testa sua, ma seguire degli specifici protocolli che puoi pensare come un insieme di azioni semplici da svolgere, che singolarmente sembrano banali, ma nel loro insieme richiedono una certa manualità, precisione, pazienza, ecc.
  • Il chimico industriale, detto molto semplicemente, è un chimico che lavora in un'industria. Questo in teoria è molto "semplice". Nella pratica succede che se lavori per un'industria ci possono essere tanti imprevisti (ad esempio i vertici dell'azienda decidono di ampliare la produzione creando un materiale che prima non producevano, oppure decidono di creare un impianto in un'altra zona del mondo), quindi a mio parere un chimico industriale rispetto ad un chimico potrebbe svolgere lavori meno di routine ed essere molto più impegnato mentalmente e professionalmente (parliamo della maggioranza, ci sono poi le eccezioni), perché quando capitano degli imprevisti potresti essere chiamato per dei lavori urgenti e diversi dal solito.
Il fatto di lavorare in un'industria implica inoltre che le sostanze che si vanno ad analizzare sono quelle prodotte da un'industria specifica e possono essere sostanze che un non addetto ai lavori non conosce (ad esempio una miscela di monomero per produrre polimetilmetacrilato). Questo vuol dire che per essere un bravo chimico industriale probabilmente dovrai "specializzarti" in un ramo particolare dell'industria e lavorerai solo in quel ramo o in rami affini (ad esempio: petrolchimica, metallurgia, produzione del vetro, produzione di materie plastiche, ecc.).
  • L'ingegneria chimica è il corso di laurea che ho frequentato. A parte la parola "chimica", ci sono moltissime differenze in ambito lavorativo tra un ingegnere chimico e un chimico (industriale o non). La differenza sostanziale è che per sua natura l'ingegnere progetta, mentre un chimico fa analisi. Inoltre un ingegnere chimico inizia la sua carriera progettando ma spesso durante l'avanzamento di carriera svolge mansioni più gestionali. Quindi il lavoro di ingegnere chimico rispetto ai primi due è ancora più specifico, anche se molti ingegneri chimici italiani spesso finiscono a lavorare nell'ambito petrolifero, cosa che all'estero spesso non succede perché ci sono altre figure apposite per questo tipo di industria (ingegneri del petrolio). Inoltre all'estero c'è anche un corso di laurea per "ingegnere di processo", che è il lavoro che molti ingegneri chimici vanno a fare, per cui ci troviamo nella situazione in cui in Italia l'ingegnere chimico si occupa anche di settori che per sua natura gli dovrebbe appartenere di meno (da una parte è un bene, perché hai più sbocchi potenziali, ma dall'altra parte è un male, perché ti mancherebbero molte competenze che l'università non ti da).
Mentre per i chimici è molto importante il rispetto delle procedure standard, per l'ingegnere chimico è spesso fondamentale conoscere tantissime leggi: ci sono leggi sulla sicurezza, leggi sull'ambiente, leggi sugli appalti, ecc. Quindi non solo l'ingegnere chimico deve studiare tante nozioni tecniche e scientifiche, ma dopo essersi laureato deve continuare a studiare anche la normativa. Dall'altra parte, l'ingegnere chimico generalmente conosce meno la chimica da laboratorio e la biochimica. Poi, come detto, ci sono le eccezioni, che nel caso dell'ingegneria chimica sono tante. Ad esempio un ingegnere chimico potrebbe trovarsi a lavorare in un impianto industriale dove si sfruttano processi biochimici, per cui in quel caso studierà anche biochimica (o almeno quello che gli serve per il suo specifico lavoro).
Non l'ho detto sopra, comunque l'ingegnere chimico di solito lavora in impianti chimici, che possono essere grandi quanto una città, dove passano tubi, fili elettrici, apparecchiature alte decine di metri, ecc., mentre il chimico di solito lavora dentro un laboratorio. Il chimico industriale è una via di mezzo, ma è probabile che lavori in un laboratorio all'interno o nei pressi di un impianto chimico, dove va ogni tanto a prelevare i campioni da analizzare. Tutte queste professioni si svolgono quindi in luoghi che hanno un elevato rischio per la salute, anche se di solito se scoppia un laboratorio è possibile che un chimico resti ferito, mentre se scoppia un impianto chimico possono morire migliaia di persone. Anche questo aspetto va considerato. Se poi lavori con sostanze infiammabili o esplosive (come succede nell'ambito della petrolchimica o dell'estrazione petrolifera), peggio ancora. Se guardi il film Deepwater - Inferno sull'oceano puoi capire meglio di cosa sto parlando e farti un'idea di cosa vuol dire essere un ingegnere che lavora in una piattaforma petrolifera.
Visto che hai messo a confronto la chimica con l'ingegneria chimica, che corrispondono a due tipi di lavoro completamente diversi anche per altri motivi, se fossi nei tuoi panni farei un passo indietro nella scelta del percorso di studi, e mi chiederei: "Che tipo di lavoro voglio fare?" Ovvero:
  • Vuoi lavorare nella tua zona, nella tua regione, in Italia o fuori Italia?
  • Vuoi avere tanto o poco tempo libero?
  • Vuoi guadagnare quanto basta o il massimo?
  • Vuoi continuare a studiare (anche da autodidatta) dopo la laurea, prima o mentre lavori?
  • Vuoi lavorare in uno spazio aperto o al chiuso?
  • Vuoi lavorare in uno spazio pieno di rischi per la salute o uno spazio sicuro?
  • Vuoi lavorare da solo o in un team?
  • Vuoi lavorare a contatto con i clienti, a contatto con i tuoi colleghi o in "isolamento"?
  • Vuoi lavorare creando qualcosa di nuovo o svolgendo lavori di routine?
Puoi continuare le domande all'infinito, comunque il punto chiave è: prima trova il tuo lavoro ideale, poi controlla quale titolo di studio o altri requisiti ti servono per svolgerlo.
Per cercare il lavoro ideale, puoi dare un'occhiata alle tantissime offerte di lavoro sul web, dove si trova la descrizione di ciò che devi fare, a volte anche quanto vieni retribuito, se devi trasferirti o fare trasferte, ecc.
Può sembrare faticoso, ma se davvero vuoi decidere tu della tua vita e non lasciare tutto al caso, non fare come fanno gli altri, cioè scegliere il percorso di studi in base alle materie che ti piacciono o dove pensi tu possa essere più portato. Non so perché i professori spesso danno questi consigli. Però se ci pensi bene, i professori sono professori, quindi non sanno realmente cosa vuol dire lavorare come chimico, chimico industriale o come ingegnere chimico. Informati da chi lavora (ad esempio su LinkedIn), non da chi insegna! ;)
--Daniele Pugliesi (msg) 16:42, 26 ago 2019 (CEST)[rispondi]
p.s.: Visto che a molti ingegneri chimici dopo 5-10 anni vengono affidati ruoli gestionali, se proprio continui ad avere dei dubbi e il tuo scopo è semplicemente avere una sicurezza lavorativa e guadagnare bene, il mio consiglio è quello di iscriverti ad Ingegneria gestionale: è una facoltà che sta dando lavoro a tantissimi e in futuro ancora di più, visto che sempre più aziende hanno necessità di questa figura. Inoltre un ingegnere gestionale, a differenza di molte altre professioni, può lavorare ovunque e ti fornisce tantissime competenze che puoi trasferire in altri lavori simili. Se tornassi indietro, io sceglierei ingegneria gestionale. --Daniele Pugliesi (msg) 16:49, 26 ago 2019 (CEST)[rispondi]

Richiesta per coloro che hanno visto o hanno il film "HBO Recount" (2008) con K. Spacey

Buonasera, arrivo subito al punto: nella scena dove l'attore che interpreta Clay Roberts, il direttore dell'ufficio elettorale, dice alla scrutatrice di rimettere le schede nella macchina, in quella stessa contea, Walton, i sistemi di voto usati erano gli scanner ottici. Ma alle spalle della signora compaiono esplicitamente delle scatole che contenevano schede perforate, e c'è anche una medesima macchina meccanografica adibita al conteggio delle schede, sempre alle spalle della donna. Un altro elemento: allo stesso tempo nella scena, si può notare un ragazzo alla sinistra della signora, che presumibilmente raccoglie risultati da una macchina "rimovibile" per scanner ottici. Questo mi ha disorientato un po ': diciamo che questa richiesta può essere futile e / o ridicola, ma va detto che il film è incentrato quasi esclusivamente sulle schede perforate (i chad), sebbene questi non fossero gli unici sistemi in uso in quell'anno. Ho fatto questo (sciocco) ragionamento: se gli sceneggiatori hanno inserito intenzionalmente scatole di schede perforate con la relativa macchina in una contea che non ha adottato quel sistema, può implicitamente "significare" che nella realtà fittizia del film ci sia un'allusione preponderante verso le schede perforate stesse? Certo, stiamo parlando solo di un film, ma basta guardare la copertina della pellicola, per farsi un'idea. E'una mia più che bizzarra curiosità. E per l'appunto cosa pensate di questo mio "ragionamento"? Chiamaolo così. Grazie tante.


--93.41.100.198 (msg) 23:25, 25 ago 2019 (CEST)[rispondi]

Relatività del tempo e simultaneità

Carissimo Oracolo, mi trovo a sbattere la testa contro un dubbio che non mi lascia in pace riguardo questo fatto: leggo da molte parti questo esempio per far familiarizzare con il concetto di relatività (siamo nella SR). Prendo un treno, due osservatori uno a terra e uno sul treno disposto nel mezzo. Due lampi colpiscono testa e coda nel momento simultaneo (delta t nullo) per l'osservatore a terra S. L'oservatore S', ovviamente, spostandosi percepirà i due bagliori in tempi diversi e concluderà non esserci simultaneità negli eventi. Sembra quindi giocare un ruolo unico e fondamentale la "finitezza" della velocità della luce, tuttavia dalle formule usando i vari boost di Lorentz a me sembrerebbe di intuire che sia invece dovuto a un fattore più intrinseco del movimento del soggetto osservante il fenomeno. Ad esempio potrei prendere due orologi atomici in testa e coda al treno e solidali con esso, essi segnano il momento in cui il fulmine colpisce il rilevatore: ecco, ora nessuna strada deve essere percorsa dalla luce per giungere all'osservatore; eppure, in teoria, stando alle formule dovrei proprio avere comunque un delta t' dell'osservatore sul treno diverso da zero, quando andrà a leggere il tempo segnato dai due orologi. Per intenderci, graficamente, ognuno di quei due orologi per ogni istante (e concordano sugli istanti) sembra segnare la stessa linea di contemporaneità nello spazio tempo di Minkowski. Ebbene i due eventi "lampo" dovrebbero appartenere a due linee di contemporaneità diverse comunque, anche se non devono percorrere strada per giungere all'osservatore.

Ho trovato questa pagina che parla dell'argomento: https://www.youmath.it/lezioni/fisica/teoria-della-relativita-ristretta/3412-relativita-del-tempo-simultaneita-degli-eventi.html e riassume proprio gli esempi che trovo in giro e su cui verte il mio dubbio.

Grazie Oracolo relativistico per aiutarmi. --37.161.204.70 (msg) 10:41, 27 ago 2019 (CEST)[rispondi]

La finitezza della velocità della luce (a) è in effetti fondamentale... ma non è la causa del dissincronismo. Ci devi aggiungere (b) la costanza della velocità della luce, ovvero la constatazione che quella velocità è misurata sempre identica da tutti gli osservatori.
In un universo in cui tutti gli osservatori sono sempre concordi se due eventi siano o meno "contemporanei", (a) e (b) non possono essere entrambe vere: è l'universo descritto dalla relatività galileiana.
Per contro, un universo in cui (a) e (b) sono entrambe vere è un universo in cui vale la relatività di Einstein, ed ha la conseguenza che il concetto di "simultaneità" tra eventi non è uguale per tutti gli osservatori. Questa discrepanza, come dici tu, è "intrinseca" a questo universo: certo, nasce (anche) dalla finitezza della velocità della luce, ma qui non stiamo parlando di eventi che "sembrano" accadere in tempi diversi perché la luce ci mette tempi diversi a raggiungere l'osservatore; stiamo parlando di discrepanze reali tra "sistemi di riferimento"... praticamente immagina che ogni osservatore sia un "dio" che ha l'istantanea percezione di tutti gli eventi che stanno succedendo in tutto l'universo adesso, "contemporaneamente"... e il problema di cui stiamo parlando è proprio che osservatori diversi non sono d'accordo su cosa "adesso" significhi in ciascun punto.
Prendiamo questi quattro eventi:
  1. L'orologio in testa al treno segna mezzogiorno.
  2. L'orologio in coda al treno segna mezzogiorno.
  3. Un fulmine colpisce il rilevatore in testa al treno.
  4. Un fulmine colpisce il rilevatore in coda al treno.
La contemporaneità di eventi che avvengono nello stesso punto dello spazio non è mai in discussione, neppure nella relatività di Einstein: se un osservatore vede due eventi accadere nello stesso punto dello spazio nello stesso istante, quei due eventi sono collocati nello stesso punto dello spazio-tempo, pertanto tutti gli osservatori saranno sempre d'accordo che quei due eventi si sono svolti nello stesso punto e nello stesso istante. Possono non essere d'accordo su quale istante esso sia, ma sono tutti d'accordo che sia lo stesso istante per entrambi gli eventi.
Punto di vista dell'osservatore a terra:
  • Gli eventi 1 e 3 coincidono: un fulmine ha colpito il rilevatore in testa quando segnava mezzogiorno (i due eventi sono avvenuti nello stesso punto dello spazio-tempo).
  • Gli eventi 2 e 4 coincidono: un secondo fulmine ha colpito il rilevatore in coda quando segnava mezzogiorno (idem come sopra).
  • Gli eventi 1 e 2 sono "simultanei": dal suo punto di vista, gli orologi erano "sincronizzati", ovvero segnavano sempre "la stessa ora nello stesso momento".
  • Per ovvia conseguenza di queste uguaglianze, discende naturalmente che gli eventi 3 e 4 fossero anch'essi simultanei: i due fulmini sono caduti "nello stesso momento".
Punto di vista dell'osservatore sul treno:
  • Gli eventi 1 e 3 coincidono: su questo devono concordare tutti.
  • Gli eventi 2 e 4 coincidono: idem.
  • Le trasformazioni di Lorentz ci dicono che gli eventi 3 e 4 non sono stati simultanei: il fulmine in testa al treno cade "prima" di quello in coda.
  • Sostituendo i valori delle uguaglianze di sopra, si scopre immediatamente cosa è successo:
Neppure gli eventi 1 e 2 erano simultanei, l'orologio davanti segna mezzogiorno prima di quello dietro: l'osservatore sul treno non è affatto d'accordo che i due orologi fossero sincronizzati, per lui quello davanti è in anticipo!
Alla fine dei giochi, quindi, esiste davvero una realtà inequivocabile su cui tutti concordano, come hai correttamente stabilito: entrambi i rilevatori si sono fermati segnando mezzogiorno.
Ma i due osservatori hanno idee diverse del perché, della "sequenza degli eventi":
  • Quello a terra sostiene che gli orologi fossero perfettamente sincronizzati e che segnano la stessa ora perché si sono fermati nello stesso momento.
  • Quello a bordo sostiene che i due orologi fossero sfasati, e che si sono fermati segnando la stessa ora solo perché quello in testa, in anticipo, è stato colpito per primo, e quello in coda ha avuto il tempo di recuperare prima di essere a sua volta colpito. -- Rojelio (dimmi tutto) 20:30, 27 ago 2019 (CEST)[rispondi]
È davvero una risposta completa e chiara. Era il mio pensiero seppur non con questa correttezza formale con cui l'hai esposto (complimenti!)
La tua risposta nutre ancor di più il dubbio che quell'esempio del sito, e che ho molte volte trovato per giustificare la "relatività", sia un po' incorretto. Non capisco perché cerchino di farlo intendere come percorso della luce diverso. Convieni con me, che l'esempio che portavo in apertura, è incompleto? Anche perché una giustificazione del genere varrebbe anche per la galileiana. Questo commento senza la firma utente è stato inserito da 37.162.118.65 (discussioni · contributi) 8:55, 28 ago 2019 (CEST).
Occhio, quell'esempio non sta giustificando la relatività ristretta: quell'esempio ha già dato per buona la relatività ristretta e le trasformazioni di Lorentz, e ora ne mostra una conseguenza non ovvia, ovvero il dissincronismo.
Tu invece ti stai ponendo in un'ottica diversa, onestissima ma diversa: date quelle osservazioni (tizio sul treno che percepisce un fulmine prima dell'altro, mentre quello a terra li percepisce contemporaneamente) perché dovrei tirare in ballo la relatività ristretta e le trasformazioni di Lorentz? Non potrei semplicemente accettare (come farei con il tuono di quei fulmini) che sul treno il lampo di fronte è stato percepito prima solo perché l'osservatore "gli andava incontro"?
L'osservatore a terra "giustifica" la non-contemporanea percezione degli eventi da parte dell'osservatore sul treno in virtù della diversa distanza che i loro "effetti" hanno dovuto percorrere per raggiungerlo... e questo non è un problema per nessuno, succedeva anche nella galileiana (immagino sia a questo, che ti riferisci).
Il problema è come quello sul treno giustifica la stessa cosa. Nel caso della relatività galileiana (diciamo che stiamo parlando dei tuoni, invece che del bagliore dei fulmini) è vero che l'osservatore sul treno percepisce il tuono davanti prima di quello dietro, ma è anche in grado di misurare che il fronte d'onda anteriore gli è "venuto addosso" a una velocità superiore rispetto a quello posteriore. In questo scenario, l'osservatore è nel punto medio tra i due eventi originali (i due fulmini), ma questo non gli basta, non può decidere nulla della contemporaneità o meno degli eventi solo sulla base della contemporaneità o meno della loro percezione: manca la variabile delle rispettive "velocità di propagazione". Misurandole, e facendo gli opportuni calcoli all'indietro, anche l'osservatore sul treno è in grado di ricostruire che gli eventi originali erano avvenuti "nel medesimo istante" () nonostante i loro effetti gli siano giunti sfasati: i due osservatori ricostruiscono sequenze degli eventi compatibili tra loro, e in particolare concordano sul concetto di simultaneità.
Quella pagina, invece, contiene un'affermazione apparentemente innocente ma assolutamente fondamentale: «Diciamo dunque che due eventi sono simultanei se la luce che proviene da essi impiega lo stesso tempo a raggiungere il punto medio tra le posizioni in cui sono accaduti i due eventi.»
Quella frase non è giustificabile, in relatività galileiana; affermare ciò implica che si è già accettato e dato per buono che «tutti gli osservatori misurano sempre la stessa identica velocità della luce» (è quello che intendevo quando dicevo, all'inizio, che la finitezza della velocità della luce non giustifica, da sola, relatività ristretta e dissincronismo: mancava questa seconda parte).
In un tale scenario, l'osservatore sul treno ha un unico modo di "ricostruire" gli eventi: a parità di distanza, se il fulmine davanti è stato percepito prima di quello dietro può solo essere perché è avvenuto prima di quello dietro, perché la velocità di propagazione dei due rispettivi effetti è una costante assoluta, non sono variabili libere. -- Rojelio (dimmi tutto) 14:27, 28 ago 2019 (CEST)[rispondi]
Suggerisco, come ulteriore elemento di riflessione sul significato di "simultaneità", la lettura di questa pagina di Wikipedia, e specificamente dell’ultimo paragrafo della sezione che ho linkato (quello che inizia con "Anche il concetto fisico di simultaneità..."). --5.90.5.22 (msg) 15:19, 28 ago 2019 (CEST)[rispondi]

Credo, forse, di aver capito il punto. L'osservatore si ritiene fermo sia nel caso che sia sulla navicella o che sia a terra. Quello sulla navicella tuttavia non potendo distinguere (per velocità) il fronte del bagliore anteriore rispetto a quello posteriore li ritiene uguali a meno i un segno per proprietà. Questo osservatore O' ha anche misurato furbescamente la distanza dalle pareti ritenendosi nel punto medio (ove in effetti è), dunque deduce che la luce avendo stessa velocità ha percorso i due tratti identici nello stesso tempo: per forza di cose un bagliore è partito prima dell'altro.

In precedenza facevo un errore interpretativo, ovvero vedevo l'istante di tempo in cui avveniva il fenomeno come una proprietà del punto ove avveniva, e quindi mi pareva che la relatività ristretta affermasse che in punti diversi dello spazio vi fossero tempi diversi, in realtà devo condurre tutto all'osservatore (singolo punto e non dove avviene l'evento) ed è per quanto ho scritto sopra in questo ultimo post che O' "misura" istanti doversi per due eventi contemporanei per O: il tutto si gioca sulla distanza percorsa dall'informazione luminosa che deve propagarsi a velocità costante sempre verso O'. È difficile a parole, spero mi confermiate stavolta la correttezza e che non abbia preso un altro "abbaglio" XD --37.161.169.231 (msg) 11:27, 30 ago 2019 (CEST)[rispondi]

No, nessun abbaglio. Lo so, a parole è un macello, viene infinitamente più facile da spiegare e da vedere tracciando i relativi diagrammi di Minkowski.
Questa pagina ha una dettagliata spiegazione di questi concetti, tutta illustrata proprio con quei diagrammi; in particolare, la sezione "Tracciamo l'asse x' graficamente" mostra proprio come l'osservatore in movimento "ricostruisce" l'asse formato dagli eventi "simultanei" usando come strumento la propagazione dell'informazione, e così facendo determina il "suo" asse delle ascisse che non coincide con quello dell'osservatore di riferimento. Non è una lettura facilissima, ma credo possa valer la pena. -- Rojelio (dimmi tutto) 13:51, 30 ago 2019 (CEST)[rispondi]

Cittadinanza giapponese

se una persona nasce da un genitore giapponese e da un altro non giapponese, a 21 anni deve scegliere la cittadinanza; se però dopo i 21 anni per esempio decide di prendere un'altra cittadinanza perde la cittadinanza giapponese o cosa? --2.226.12.134 (msg) 11:24, 27 ago 2019 (CEST)[rispondi]

Qualunque cittadino giapponese acquisisca una diversa cittadinanza dopo i 20 anni d'età ha due anni di tempo per dichiarare a quale delle due cittadinanze vuole rinunciare; se non dichiara nulla, la cittadinanza giapponese viene automaticamente revocata (articolo 14 legge sulla nazionalità [1]). --Franz van Lanzee (msg) 16:38, 27 ago 2019 (CEST)[rispondi]

Tosco & Ghego

--87.18.64.165 (msg) 03:38, 29 ago 2019 (CEST) La lingua albanese si divide in tosco e ghego. Mi chiedevo se esistono dei termini, anche desueti, per indicare le zone nelle quali vengono parlati. Ad esempio Toschia, Tosconia, Gheghia, etc... Qualcuno ne ha idea? --87.18.64.165 (msg) 03:38, 29 ago 2019 (CEST)[rispondi]

Stando a en:Ghegs#Territory e en:Tosks#Territory, la parte abitata dai gheghi è chiamata Gegëni o Ghegeria, quella abitata dai toschi Toskëri o Toskeria. --Syrio posso aiutare? 00:01, 2 set 2019 (CEST)[rispondi]

Quando la memoria fa cilecca

su wikipedia si dice (giustamente) che le fonti fanno testo, ci sono però casi rilevantissimi di fonti prestigiosissime che hanno clamorosamente sbagliato, ovviamente per loro sfortuna e non per ingenuità o altro? Qualcuno si ricorda di casi in cui una voce di una qualsiasi enciclopedia sia stata pesantemente corretta per un errore clamoroso?


--2.226.12.134 (msg) 14:39, 31 ago 2019 (CEST)[rispondi]

La domanda qual è? --Captivo (msg) 20:48, 31 ago 2019 (CEST)[rispondi]
spiegato meglio (spero).. --2.226.12.134 (msg) 23:02, 31 ago 2019 (CEST)[rispondi]

Uccello da identificare

Ciao. Qualcuno riesce ad identificare questo uccello? Sembra semplicemente un piccione (e immagino sia dello stesso genere) ma di taglia più grande. Mangia le bacche dai cespugli. Mi piacerebbe sapere di che specie sia. Grazie anticipatamente per l'aiuto.

--93.38.221.73 (msg) 16:46, 31 ago 2019 (CEST)[rispondi]

Direi Columba palumbus. --Leo P. - Playball!. 07:48, 1 set 2019 (CEST)[rispondi]
Columba palumbus anche per me. --Syrio posso aiutare? 09:28, 1 set 2019 (CEST)[rispondi]
Grazie--93.40.231.13 (msg) 15:40, 1 set 2019 (CEST)[rispondi]

Gerry Scotti ?

Nella canzone "Basta" di Mocambo (Mario Biondi) del 2017, si sente ad un certo punto una voce dire "Eh, caro". A me è sembrato Gerry Scotti; sapreste confermare o smentire ?


--79.49.92.93 (msg) 20:06, 31 ago 2019 (CEST)[rispondi]

Esperto in biologia molecolare

Buonasera, avrei bisogno di un esperto di biologia molecolare: ho provato a cercare in diverse wiki e pure sul web il significato del Phylop score. In pratica mi trovo ad analizzare alcune mutazioni in un esperimento di NGS e, per ognuna, ho un Phylop score. Leggo che "Positive scores Measure conservation, which is slower evolution than expected, at sites that are predicted to be conserved." e che "Negative scores -- Measure acceleration, which is faster evolution than expected, at sites that are predicted to be fast-evolving." Non ho capito se posts fare il seguente salto logico: una mutazione con un Phylop score basso è meno significativa di una con un Phylop score positivo (dacché mi dovrei aspettare un'alta conservazione per quella base). Qualche esperto di biologia può aiutarmi? Grazie!

--79.54.60.121 (msg) 21:30, 2 set 2019 (CEST)[rispondi]

Sbillato, sbiellato o sballato?

Nel film E.T. l'extra-terrestre, Elliot, poco prima di presentare E.T. a suo fratello Michael, quest’ultimo gli dice: “Sei uno sbillato, Elliot!”, ma potrebbe dire anche sbiellato o sballato. Quale delle tre parole viene effettivamente pronunciata da Michael? --151.49.105.140 (msg) 21:50, 2 set 2019 (CEST)[rispondi]

Sbiellato. La "e" si sente molto poco ma c'è. Ho vinto qualche cosa? --Lepido (msg) 23:25, 2 set 2019 (CEST)[rispondi]
Si, una biella placcata in oro. --Franz van Lanzee (msg) 17:01, 3 set 2019 (CEST)[rispondi]

Carote astringenti (???)

Sommo Oracolo. Non ti sto chiedendo un consiglio medico ma una domanda su una cosa che si sente dire spesso da tutti (e per i più pignoli: blablabla Wikipedia non dà consigli medici blablabla), ovvero che le carote siano degli astringenti che favorirebbero la stipsi. La cosa non mi torna, perché le carote sono vegetali, quindi ricche di fibre e cellulosa, e già per questo la cosa non torna, anzi dovrebbe favorire la defecazione.

È quindi vero oppure no che le carote sono astringenti?

--79.41.141.233 (msg) 13:46, 3 set 2019 (CEST)[rispondi]

O forse non è affatto vero che lo dicono spesso tutti (l'onere della prova è tuo ;-) ). -- Rojelio (dimmi tutto) 13:51, 3 set 2019 (CEST)[rispondi]
Secondo questo articolo, "Per essere astringenti, le carote andrebbero mangiate soprattutto crude o bollite", poiché è noto che durante la cottura, la maggior parte dei vegetali e degli ortaggi perdono molte delle loro caratteristiche nutritive. A proposito, le carote sono ortaggi, non vegetali.--Gybo 95 (msg) 14:12, 3 set 2019 (CEST)[rispondi]
Beh, diciamo che le carote sono ortaggi e quindi vegetali :) --L'oracolo pignolo P.S: Su come possano eventualmente favorire la stipsi mi viene in mente una sola modalità d'uso, ma non fatemela scrivere qui ;)
Shhhh... è la prima cosa che ho pensato anch'io. :-P -- Rojelio (dimmi tutto) 15:32, 3 set 2019 (CEST)[rispondi]

Scusate se non ho più l'indirizzo IP con cui ho posto la domanda (79.41.141.233), non so perché è cambiato. Nel giro di due ore siete riusciti a far diventare una mia curiosità un disagio nell'avervi scritto. Ammetto la mia ignoranza nel non aver saputo distinguere il concetto stretto di ortaggio con quello di vegetale, ma sicuramente non era questo il tema centrale del mio dubbio. E ovviamente intendevo dire che le carote causano la stipsi se le mangi, non volevo fare alcuna allusione nell'infilarle lì dietro, e nemmeno ci avevo pensato. Forse ho sbagliato a dire che lo affermano tutti, forse dovevo dire mi hanno sempre detto. Come dimostrarvi che i miei parenti (zii, nonni, genitori) o altre persone mi abbiano detto sta cosa sinceramente non lo so, ma se Gybo 95 ha trovato un sito che lo dice evidentemente non me lo sono inventato di sana pianta.

E qui, se non è un problema per voi, vorrei farvi notare che ci sono cose che non tornano nello stesso messaggio di Gybo 95, che comunque ci tengo a ringraziare perlomeno per avermi dato retta: le carote per essere astringenti dovrebbero essere mangiate crude o bollite (quindi dopo cottura). Quindi in ogni caso dovrebbero esserlo, visto che se una cosa non è cruda, è cotta. Forse ho sbagliato a prendere l'esempio specifico della carota, non avevo valutato la malizia che ne poteva derivare per via della sua forma, ma quello che volevo chiedere è come possibile che un ortaggio/vegetale, crudo, che è risaputo (e spero di non dover dimostrare pure questo) contiene fibre e quindi cellulosa, la quale è un carboidrato e, da quanto mi hanno insegnato, dovrebbe facilitare la defecazione attirando acqua verso le feci per effetto osmotico (cosa che mi hanno insegnato a scuola, se è sbagliata non date a me dell'ignorante), sia in realtà un astringente, in base a quanto è riportato anche su internet. Ringrazio chi mi risponderà magari senza deridermi troppo. Se sono qui è perché ho dei dubbi, non per farvi perdere tempo.--82.50.86.222 (msg) 16:05, 3 set 2019 (CEST)[rispondi]

Non era assolutamente mia intenzione metterti a disagio: se questo è stato l'esito del mio intervento me ne dispiaccio. La mia precisazione su ortaggi vs vegetali era evidentemente rivolta a [@ Gybo 95], non certamente a te. Quanto al resto, in testa a questa pagina si legge che Alcune risposte potrebbero essere accompagnate da ironia e voglia di scherzare, con quel che segue, e questo era esattamente l'intento della mia postilla, certamente non quello di deridere né denigrare nessuno. In attesa dell'intervento di qualche specialista "serio" che però, sempre per quanto sta scritto in cima a questa pagina, non è detto che arrivi :) --Sesquipedale (non parlar male) 16:34, 3 set 2019 (CEST)[rispondi]
Tralasciando la battuta sadomaso degli altri utenti, in quest'altro articolo "In chimica, il termine "astringente" indica la capacità di far precipitare le proteine colloidali in un soluto. D'altro canto, lo stesso termine è utilizzato in ambito nutrizionale per indicare la proprietà di cibi e bevande di allappare in bocca e/o di aumentare la consistenza delle feci" e che "Un aspetto da molti trascurato è che molti di questi cibi, oltre a contenere fattori nutrizionali astringenti, sono spesso anche ricchi di fibre e acqua (due fattori che ammorbidiscono le feci ostacolando la stitichezza)", senza contare che "In caso di assunzione eccessiva di polifenoli e/o riduzione delle fibre e/o dell'acqua alimentare, l'azione astringente può risultare eccessiva predisponendo alla stipsi". Quindi: se gli alimenti astringenti, sottraendo acqua nell'intestino, rendono le feci più solide, le fibre contenute nei vegetali favoriscono l'espulsione delle stesse, una cosa che completa l'altra senza cadere in contraddizione. Molti di questi alimenti perdono gran parte delle loro fibre durante la cottura: quindi, che un alimento possa favorire la stitichezza e la defecazione allo stesso tempo è privo di logica, poiché il processo è più complesso e consequenziale.--Gybo 95 (msg) 17:50, 3 set 2019 (CEST)[rispondi]

Dichiarazione dei redditi, quanto a lungo devono essere conservate?

Buonasera: ho una domanda per la comunità a cui la pagina Dichiarazione dei redditi non ha dato risposta Ho rinvenuto i moduli 730 di mia nonna, defunta nel 2015, e mi chiedo cosa debbo farci e se posso liberarmene. Al momento ho trovato quelli dal 2007 al 2012. Per quanti anni vanno conservati? 5? 10? Grazie in anticipo.--Alessandro (msg) 19:03, 4 set 2019 (CEST)[rispondi]

Affermano dalla regia cinque anni. -- Rojelio (dimmi tutto) 19:18, 4 set 2019 (CEST)[rispondi]
I cinque anni si computano dall'anno successivo a quello in cui si manda la dichiarazione. Se nel 2018 faccio la dichiarazione del 2017, possono fare una verifica sino al 2023. Quindi i documenti relativi alle dichiarazioni vanno conservati sino al 2021 per l'anno di imposta 2015, quelli a favore, cioè quelli per le detrazioni e deduzioni. Se non ci sono documenti che sono serviti a pagare meno tasse, tipo spese mediche, ma per esempio sua nonna è stata costretta a fare il 730 perchè ha ricevuto due cud da cumulare, l'importante è avere la ricevuta che si è consegnata la docuementazione al caf. Le dichiarazioni sono elettroniche, anche se le perde l'agenzia le conserva. Le ricevute delle spese no. Sono da tenere nei 5 anni come spiegato sopra. Detto semplificando e parlando solo di 730--Pierpao.lo (listening) 20:34, 4 set 2019 (CEST)[rispondi]
Al CAF mi dicono che non è proprio così. La regola dei cinque anni è valida ma bisogna tenere conto che, se abbiamo portato in detrazione delle spese il cui rimborso è spalmato più anni, la documentazione va conservata fino a cinque anni dopo l'ultimo rimborso; quindi nel caso di 730 presentato nel 2015 che prevedeva un rimborso decennale (p. es. lavori condominiali) il 730 e soprattutto la documentazione probante va conservata fino al 2031 (!)--Flazaza (msg) 20:57, 4 set 2019 (CEST)[rispondi]
Ah, OK, Flazaza, devo andare ad estrarre le dichiarazioni dal bidone della carta e controllare. Grazie! --Alessandro (msg) 07:56, 5 set 2019 (CEST)[rispondi]
Dopo 15 anni i documenti diventano antiquariato e c'è il caso che i Beni Culturali non te li facciano più buttare :) --Flazaza (msg) 08:11, 5 set 2019 (CEST)[rispondi]
Si giusto sono stato troppo sintetico ci sono le detrazioni per il risparmio energetico e per le ristrutturazione edilizie e altre che si detraggono in 10 anni ed in ogni dichiarazione vanno considerati allegati tutti i documenti relativi alle detrazioni effettuate. Non si presenta un 730 con una detrazione decennale. Si detrae ogni anno 1/10. L'ultima detrazione viene effettuata nel 2025 che si presenta come dichiarazione nel 2026 e con 5 anni si arriva al 2031 come ha detto Flazaza per lavori pagati nel 2015.--Pierpao.lo (listening) 11:22, 5 set 2019 (CEST)[rispondi]

Matrici: ci riprovo

Ciao. riprovo a chiedere una seconda volta. Non voglio assolutamente mancare di rispetto a chi mi ha risposto in precedenza (https://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Oracolo#Domanda_di_matematica), ma sono stato confuso ancora di più: se il vettore di fatto è una freccia nel piano cartesiano perchè paragonarlo a della frutta in fila? Il vettore (3, 4, 5) dovrebbe essere una freccia che sul piano 3D parte dala congunzione dei tre assi e arriva dove x vale 3, y vale 4 e z vale 5. sul piano bidimensionale invece il vettore (2;1) è una freccia che dall'origine va al punto (2;1). Poi cio sono formule che non conosco per misurare la lunghezza di tale vettore (ovvero il modulo), ma la mia domanda riguarda le matrici. Ho riprovato a leggere la voce su wikipedia Matrice, è chiaro che è una tabella che vuole rappresentare qualcosa, ma da come è scritta quella voce non si riesce a capire cosa. Senza tirare in ballo la frutta messa in fila dal fruttivendolo su più riche, cosa rappresenta davvero una matrice? Un altra freccia che va in dimensioni oltre le tre? Grazie comunque anche a chi mi ha già risposto, comprendo che non è facile far passare certi concetti a chi non ha molta dimistichezza con la matematica --79.16.136.105 (msg) 09:45, 5 set 2019 (CEST)[rispondi]

Sei confuso perché ti sei fatto delle idee sbagliate: un vettore non è affatto una freccia! Le frecce sono soltanto una comoda rappresentazione grafica dei vettori. Prova a leggere la voce vettore (basta anche la parte iniziale) per vedere se ti si chiariscono le idee. Purtroppo, se non hai un minimo di conoscenze di matematica (per esempio sui sistemi di equazioni), è davvero difficile risponderti.--EquiMinus (Codec) 10:27, 5 set 2019 (CEST)[rispondi]
I vettori servono per rappresentare quelle grandezze come la forza che oltre che a un valore, cioé il modulo, hanno anche un verso e una direzione, e li rappresenti come se fossero delle frecce. Però tu chiedi cos'è una matrice, e quella sarebbe uno step successivo, un altro modo per rappresentare i vettori. Oltre a ciò non sono in grado di dirti, aspetta che passi [@ Rojelio] e ci pensa lui a farti capire tutto--93.33.12.215 (msg) 10:55, 5 set 2019 (CEST)[rispondi]
Considerazione generale: la matematica è un linguaggio, che però parla di cose diverse rispetto al linguaggio quotidiano. Per capirla fino in fondo, non serve cercare di "tradurre" i termini della matematica in termini del linguaggio quotidiano. Bisogna affrontarla in un altro modo. Dopodiché, qualche esemplificazione con esempi "pratici" si può fare, ma sottolineo che questo non è il "significato generale" di oggetti matematici come vettori, matrici, ecc.
Allora: tu hai il tuo vettore nel piano, [a, b] (ad esempio [2, 1], come hai scritto tu: queste sono le componenti relative a un riferimento cartesiano che hai scelto, giusto?). Ora tu vuoi descrivere l'operazione consistente nel ruotare il vettore di un certo angolo θ come operazione sulle componenti. Il vettore che ottieni dopo la rotazione ha, nella stessa base, componenti [a·cos(θ)+ b·sin(θ), -a·sin(θ)+ b·cos(θ)]. Fin qui siamo d'accordo? Ecco, questa operazione si rappresenta come il prodotto fra il vettore [a, b] (scritto in colonna) e la matrice

.

Più in generale, una matrice 2x2 può rappresentare una trasformazione lineare nel piano che, tenendo fissa l'origine, determina sia una rotazione che una dilatazione (o contrazione) diversa nelle due direzioni coordinate. Una matrice 3x3 rappresenta una trasformazione lineare nello spazio tridimensionale, e così via. Una matrice può anche identificare i coefficienti di un sistema di equazioni lineari (che sembra tutta un'altra storia, ma dal punto di vista formale è la stessa cosa: risolvere un sistema di equazioni corrisponde a cercare qual era, prima della trasformazione, il vettore che viene trasformato in un vettore dato). In generale, una matrice è la rappresentazione (in componenti) di una trasformazione lineare fra due spazi vettoriali. In altre parole, a livello intuitivo devi pensare che la matrice non definisce un "vettore", ma una "operazione sui vettori". Poi l'insieme delle matrici, formalmente, costituisce a sua volta uno spazio vettoriale, ma questo non è più al livello inuitivo. --5.90.15.140 (msg) 11:32, 5 set 2019 (CEST)[rispondi]
PS io qui sopra ho cercato di scrivere la matrice con le macro LaTeX che sono indicate qui, ma continua a dare un errore di parsing. Se qualcuno può mettere le cose a posto...
@79.16.136.105: Chiedo scusa per l'arroganza, ma non sei tu che sei confuso, sono i libri e i professori che lo sono.
Ti consiglio di buttare i libri, o per lo meno di metterli da parte per un momento e riflettere da solo su quello che è il significato reale di vettore e di matrice, altrimenti va a finire che ti convinci di avere capito solo perché hai immagazzinato una quantità di informazioni elevate, mentre la comprensione reale deve partire da pochi concetti, esemplificati al massimo.
Se una persona di chiede 10 euro, capiamo subito cosa vuol dire 10 e cosa vuol dire euro.
Allo stesso modo se una persona ti dice che devi fare un pagamento di (4 3 3) euro vuol dire che devi fare un pagamento prima di 4 euro, poi di 3 euro e poi di altre 3 euro, per un totale di 10 euro. Oppure può volere dire che devi pagare 4 euro a Tizio, 3 euro a Caio e altri 3 euro a Sempronio. Come vedi, il significato di vettore può quindi variare a seconda del contesto, che deve essere specificato, ma in generale i numeri nel vettore hanno un significato ulteriore rispetto ai singoli numeri, che deriva dalla loro posizione all'interno del vettore.
Io mi partirei quindi da tale concetto di "posizione" che per i vettori e per le matrici è l'informazione aggiuntiva che distingue tali elementi matematici dai semplici numeri.
Se poi con un vettore vogliamo indicare una freccia, una forza, un pagamento, i coefficienti di un trinomio, ecc., questo riguarda l'utilizzo, non il loro significato, così come i numeri non hanno significato di denaro, frutta, ecc. Però se non si usa un esempio, i numeri, vettori o matrici restano semplicemente astrazioni. Capisco quindi la difficoltà nel cercare di capire un concetto astratto che dalle lezioni sembrerebbe un concetto pratico, ma non lo è. Dimenticati per un momento che i vettori sono frecce e che le matrici sono non so che cosa... e guarda come vengono scritti sul foglio di carta: sono semplicemente numeri messi secondo un certo ordine! (o nel caso più generale di elementi, come indicato nelle voci di Wikipedia, ma in ambito matematico vedrai quasi sempre vettori e matrici con numeri dentro)
--Daniele Pugliesi (msg) 12:16, 5 set 2019 (CEST)[rispondi]
[@ Daniele Pugliesi]: è del tutto legittimo che tu ritenga di "capire" una matrice come tabella di numeri disposti in in certo modo. Per i matematici, l’importante (e quello su cui sono tutti d’accordo) è che cosa siano una definizione, un teorema, una dimostrazione. Di che cosa significhi "capire", la matematica non si occupa, e ognuno (anche fra i matematici, ti assicuro) la vede a modo suo. Però dire che le matrici sono semplicemente "tabelle di numeri disposti in un certo ordine" non mi pare molto informativo, se la domanda è "che cosa rappresentano?" oppure "a che servono?" Quanto al fatto che per capire la matematica l’unico modo sia buttare i libri e ragionare di prezzi delle zucchine, ti segnalo un interessante libro di Lucio Russo, "Segmenti e bastoncini". Personalmente non concordo al 100% con il punto di vista di Russo (come ho detto, ogni matematico ha la sua idea di cosa significhi "capire la matematica"), però è una lettura utile. --5.90.8.171 (msg) 12:43, 5 set 2019 (CEST)[rispondi]

Mi sa che ho capito che il problema sono io, o che non ho il cervello giusto per capire sta cosa, o che credo di aver chiesto una cosa volendo intenderne un altra. Che una matrice siano dei numeri messi secondo un certo ordine in righe e colonne ok, lo vedo pure io. Se l'ortolano ha sopra le casse di angurie e banane, e sotto di zucchine e peperoni, e gli scrivo , lui capisce che mi deve dare 1 anguria, 5 banane, 0 zucchine e 2 peperoni. Ma le matrici non le applichi dal fruttivendolo. Ok, sono numeri messi in una posizione ben precisa, e da quello che ha detto 5.90.8.171 una matrice è un modo per scrivere delle operazioni con i vettori. Quindi una matrice è di per se solo un modo per scrivere operazioni da alpplicare ai vettori? Quindi se anzichè l'esempio di 5.90.8.171 con seno e coseno al vettore [2;1] "applico" la matrice detta sopra che cosa succede? Probabilmente ho scritto un mucchio di cavolate, mi scuso se sto rompendo le scatole a tutti, e se sto esagerando ditemelo che mi rassegno al non capire. Grazie comunque per aver voluto aiutarmi--79.16.136.105 (msg) 13:23, 5 set 2019 (CEST)[rispondi]

Se hai capito l'esempio del fruttivendolo, secondo me hai capito cosa sono i vettori e le matrici.
Non sto qui a rispondere a 5.90.8.171, altrimenti continuiamo ad andare fuori tema e non mi sembra giusto nei tuoi riguardi.
A proposito di andare fuori tema, è possibile che io o altri non abbiamo capito non la tua domanda, bensì lo scopo.
Se ti interessa capire la matematica perché un giorno vuoi applicarla nel tuo lavoro per ottenere delle performance professionali maggiori, ti consiglio di semplificare i concetti al massimo e iniziare a fare pratica nella tua vita, applicando la matematica ovunque può esserti utile e pensando anche alla tua futura professione, acquisendo anche delle conoscenze aggiuntive rispetto a quello che ti viene insegnato a scuola, cioè decidendo tu cosa vuoi studiare basandoti su quello che ti servirà in futuro.
Se invece ti interessa superare l'esame e basta, dovresti anzitutto seguire il metodo del professore e in secondo luogo quello del libro, senza farti troppe domande.
Comunque, detto tra noi, conoscere la materia non è sufficiente per passare l'esame: puoi essere pure un genio in matematica, ma se stai antipatico/a al professore (perché ad esempio non spieghi le cose come lui le spiega, perché fai troppe domande, perché hai opinioni personali diverse dalle sue, perché ti mostri troppo insicuro o troppo sicuro, ecc.), può succedere che tu non passi l'esame e magari sei convinto di non avere capito la materia. Mi fermo qui se no veramente andiamo fuori tema, comunque ti consiglio di riflettere anche sulla psicologia del professore e dei tuoi compagni di classe, visto che sono aspetti che purtroppo influenzano il voto, anche se non dovrebbe essere così.
Spero di essere stato utile. Per quanto riguarda il seno, il coseno e altre robe strane all'interno delle matrici, penso che la cosa migliore sia studiare dal libro, altrimenti dovremmo trasformare l'Oracolo in un corso a distanza. --Daniele Pugliesi (msg) 13:55, 5 set 2019 (CEST)[rispondi]

Ma quale esame e professore, io mica sono uno studente. Lo so che può sembrare stupido che possa avere una curiosità su una cosa matematica, ma mi interessa. non devo nemmeno applicarla al lavoro, vorrei solo capire una cosa che sulla pagina apposta dell'enciclopedia non riesco a capire perché scritta in modo troppo complicato. E non è vero che Se ho capito l'esempio del fruttivendolo, secondo me hai capito cosa sono i vettori e le matrici non ho capito proprio nulla! Hai trasformato una cosa che rappresenta un modo di esprimere grandezze con anche un verso e una direzione in semplice frutta messa sui ripiani. E 5.90.8.171 non è andato fuori tema, finora è stato forse quello che più si è avvinato alla risposta. E il tuo ultimo messaggio va fuori tema alla grande. Non so come mettere giù la mia domanda, vorrei solo sapere come si applica una matrice senza fare confusi esempi con frutta e verdura.

La matrice è un operazione che si applica a un vettore (cosa che non si può di certo paragonare a della frutta messa sui bancali)? Se si, nei casi in cui non c'è seno e coseno etc ma numeri, esempio (già fatto) come sarebbe questa operazione che si applica al vettore? Se devo rinunciare ditemelo, però vi prego basta frutta--79.16.136.105 (msg) 14:28, 5 set 2019 (CEST)[rispondi]

Se mi è rimasto qualcosa dall'università, in una matrice metti anche le derivate di una funzione (matrice hessiana se non erro). Ma stai tranquillo, te l'ho già detto sta mattina, qui con le domande di matematica si fa sempre un gran casino, devi solo aspettare Rojelio e tutto si sistema--93.33.120.95 (msg) 14:39, 5 set 2019 (CEST)[rispondi]
(conflittato) La matrice che hai scritto prende un generico vettore con componenti [a,b] e lo trasforma nel vettore di componenti [a+5b, 2b]. Se vuoi farti un'idea geometrica di questa trasformazione, devi pensare che questa matrice prende qualunque vettore diretto come l'asse x e lo lascia invariato ([a,0]→[a,0]), mentre prende il vettore con componenti [5,1] (o qualunque vettore con la stessa direzione) e lo moltiplica per 2 ([5,1]→[10,2]).
Dato un generico vettore v del piano, immagina di scomporlo nelle due direzioni [1,0] e [5,1]: sotto l'azione della matrice, la proiezione di v nella direzione [1,0] resta invariata, mentre la proiezione di v viene moltiplicata per due.
Come si legge tutto questo dai quattro numeri della matrice? È un po' complicato: le due direzioni [1,0] e [5,1] si chiamano autodirezioni di quella matrice, e i coefficienti 1 e 2 si chiamano autovalori; per calcolarli bisogna risolvere alcune equazioni (il fatto che qui siano gli stessi numeri 1, 2 e 5 che si leggono nella matrice è un puro caso: a meno che la matrice sia diagonale, cioè della forma , perché allora gli autovalori sono proprio A e B e le autodirezioni coincidono con gli assi coordinati). Nota che le matrici che rappresentano rotazioni non hanno autodirezioni: in una rotazione nessun vettore resta parallelo a se stesso (gli autovalori, nel caso delle matrici di rotazione, risultano numeri immaginari). Tutto questo, però, lo devi leggere in un testo di algebra lineare, come dice Daniele non è che possiamo spiegarlo esaurientemente qui (oddìo, magari Rojelio ci riesce...).
Invece può essere un esercizio interessante trovare un esempio di applicazione di una matrice come quella che hai scritto. Provo a pensarci; se mi viene in mente un esempio sensato te lo scrivo.
Il fatto che le trasformazioni lineari di spazi vettoriali si scrivano con matrici, poi, non è semplicemente un fatto di notazione. Il fatto è che le trasformazioni si possono sommare fra loro, oppure comporre fra loro, e questo corrisponde a operazioni di somma e prodotto su quelle tabelle di numeri. In pratica, le matrici diventano a loro volta oggetti su cui puoi compiere operazioni e trasformazioni.
[@ 93.33.120.95] per come la vedo io qui all'Oracolo ci sono persone che rispondono sapendo quello che scrivono e riuscendo anche a farsi capire (Rojelio, tipicamente); poi ci sono persone che sanno quello che scrivono ma non risultano comprensibili, e infine ci sono persone che, con tutta la buona volontà, hanno idee un po' vaghe o imprecise ma cercano ugualmente di dare una risposta. La confusione, in genere, deriva da quando rispondono in molti, e soprattutto dell'ultimo tipo. Io spesso nelle risposte sulla matematica non arrivo a farmi capire, ma alle domande di chimica evito di rispondere - anche se all'Università un esame di Chimica l'avevo pure dato.
[@ Daniele Pugliesi], se vuoi comunicarmi dei commenti che qui ti sembrano off topic puoi farlo qui --91.81.161.203 (msg) 15:09, 5 set 2019 (CEST)[rispondi]
[× Conflitto di modifiche]Nell'attesa del solito intervento risolutore di Rojelio, ci provo io :-)
Cos'è una matrice? Una nota enciclopedia dice che è "una tabella ordinata di elementi". Fine! Definizione "casereccia" (lasciamo perdere quella matematica, che comunque non è troppo diffente nella sostanza) data!
Tu vuoi sapere una cosa diversa... "Cosa mi rappresenta una matrice?" Le risposte sono diverse a seconda dell'ambito in cui tu applichi il calcolo matriciale.
In un ambito tipicamente informatico, l'esempio del fruttivendolo è estremamente calzante: la matrice permette di ordinare gli elementi al suo interno secondo logiche specifiche e rendere la progettazione degli algoritmi molto più agevole.
In campo matematico (specialmente nell'ambito dell'algebra lineare), le matrici rappresentano una trasformazione lineare: tu hai un vettore (immagina pure la tua freccia), lo moltiplichi per la tua matrice (che rappresenta una trasformazione) e ottieni un'altro vettore, che è il risultato della trasformazione. Facciamo un esempio:
Diciamo che hai fatto un disegno: il sole è 10 cm sopra il centro della tela e 5 cm a destra;
Esattamente in corrispondenza dell'asse orizzontale disegni la superficie di un lago, e ora vorresti disegnare il riflesso del sole nel punto giusto; in termini geometrici, vuoi fare una simmetria assiale rispetto all'asse orizzontale del piano;
Se il tuo sole è identificato dal vettore , la sua nuova posizione sarà data da
La matrice è proprio la matrice che identifica tutte le simmetrie assiali rispetto all'asse orizzontale: qualunque punto tu voglia specchiare, basta che lo moltiplichi per quella matrice.
La matrice, ovviamente, è diversa a seconda della trasformazione (occhio, deve essere lineare!) che vuoi fare: simmetrie centrali, rotazioni, dilatazioni...
Se generalizziamo questi problemi geometrici al campo dell'algebra (mi rendo conto che è più difficile da immaginare) possiamo usare le matrici per risolvere sistemi di equazioni; la forma matriciale ci permette, non solo notazioni più semplici, ma anche di "visualizzare" cosa rappresenta geometricamente un determinato sistema di equazioni.
Mediante la matrice, poi possiamo scoprire delle proprietà speciali della trasformazione associata: la matrice della simmetria assiale, ad esempio, dice "chiaramente" (se sai come capirlo), che esistono due direzioni "speciali", che hanno la particolarità di restare identiche prima e dopo la trasformazione. Per la simmetria è banale capire che queste direzioni (che prendono il nome di autovettori) sono quelle orizzontale e verticale, ma per trasformazioni più complicate non lo vedi a prima vista, e ti serve la matrice per trovarle.
Tu mi dirai "e io che me ne faccio degli autocosi"? Pensa a una matrice 100x100: questa corrisponde a un sistema di 100 equazioni in 100 incognite; un incubo da risolvere a mano... Ma se tu conoscessi gli autovettori, potresti ridurre (non sempre, ma non scendiamo in tecnicismo) quella matrice a una piena di zeri, con numeri solo sulla diagonale! Un sistema che saprebbero risolvere anche alle elementari! Trovata la soluzione di questo sistema banale, ti basta trasformarla secondo gli autovalori per trovare la soluzione al tuo orrendo sistema originale... Comodo, no?!
Se vuoi andare nel campo della fisica, un applicazione delle matrici la trovi nel campo delle deformazioni: la matrice delle deformazioni ti dice a seconda di come schiacci o tiri un materiale, come questo reagisce (allungandosi e/o stringendosi).
Ho risposto?--Equoreo (msg) 15:59, 5 set 2019 (CEST)[rispondi]
Noto un eccesso di fiducia nei miei confronti... no pressure... :-)
Un vettore, in sé e per sé, non è nulla di più che "una sequenza ordinata di valori". Nel mondo matematico, poi, ci sono un'enorme quantità di oggetti e concetti che possono essere descritti tramite una sequenza ordinata di valori, e tra questi ce ne sono un paio (le "frecce" e i sistemi di coordinate) che hanno il grandissimo vantaggio di essere facilmente "visualizzabili", disegnabili, manipolabili mentalmente da degli animali come noi, la cui mente si è evoluta per farli muovere nello spazio e che quindi hanno una percezione intuitiva, prima che matematica, di cosa voglia dire "da qui fino a lì, e te lo disegno tirando una freccia". XD
Didatticamente, questo grande vantaggio viene sfruttato per introdurre i vettori agli studenti: vedete questo concetto astratto qua? Ecco, non è nulla di strano, non è nulla di difficile: "in pratica" sono semplicemente queste frecce qui. Da un punto di vista matematico, quella è un'enorme fesseria: quelle frecce non "sono" vettori numerici, sono solo uno dei millemila esempi di problemi matematici che possono essere descritti usando vettori numerici.
Tu stai tentando di usare il medesimo trucco didattico con le matrici: stai cercando un qualche ente, matematico o geometrico, facilmente "visualizzabile" per poter dire ecco, una matrice "è in pratica" uno di questi affari qua. E non ottieni risposta soddisfacente perché... beh... perché non esiste. ¯\_(ツ)_/¯
Da questo punto di vista, i vettori sono didatticamente fortunati, ma le matrici no: non ti si può mostrare graficamente cosa "sono" le matrici (a parte l'unica risposta corretta e ovvia: una griglia di numeri), solo darti esempi di problemi che le usano (che è ciò che tanti hanno fatto qui sopra, temo mancando il nocciolo della questione). -- Rojelio (dimmi tutto) 16:36, 5 set 2019 (CEST)[rispondi]

Okay direi che con le risposte di Equoreo e Rojelio non ho più dubbi. Ringrazio loro in primis, ma anche tutti gli altri che anche se non mi hanno fatto accendere la lampadina hanno fatto del loro meglio per farlo. Ho effettivamente visto una grande fiducia nei confronti dell'utente Rojelio, mi sento anche un po' in colpa perché si è venuto a creare quasi un peso di responsabilità su di lui. Posso tranquillizzarlo perché è riuscito in pieno a rispettare le aspettative che altri utenti avevano creato su di lui, centrando con precisione elvetica il nocciolo del problema, ma garantisco la stessa cosa pure per Equoreo: lo ammetto, senza voi due non avrei capito cos'è davvero una matrice (oltre all'evidente griglia di numeri, cosa che alla fine è effettivamente). Ora leggo con calma anche gli interventi di 5.90.15.140/5.90.8.171/91.81.161.203 (che mi sembra di dedurre sia la stessa persona) per vedere si mi tornano meglio. Ribadisco, grazie a tutti in generale, a Equoreo e Rojelio in particolare--79.16.136.105 (msg) 18:02, 5 set 2019 (CEST)[rispondi]

Chiedo scusa per il mio intervento, per avere presupposto che tu fossi uno studente o che ti servissero queste nozioni per il lavoro e per il mio modo di ragionare, che a quanto pare non ti ha aiutato. Non era mia intenzione confondere le idee.
Agli altri: visto questo intervento, penso che potrebbe essere utile chiarire la voce prendendo spunto da questa discussione. Io ovviamente non ci metterò mano, visto che mi dicono che confondo più che chiarire, almeno per quanto riguarda la matematica. --Daniele Pugliesi (msg) 19:22, 5 set 2019 (CEST)[rispondi]

Non devi scusarti, hai solo cercato di aiutarmi. Sono io che mi scuso con te per non aver colto l'esempio della frutta. Sono consapevole che non sempre è facile rendere palese una cosa, se così posso definirla, "astratta" a uno che non ha dimistichezza con l'argomento--79.16.136.105 (msg) 19:37, 5 set 2019 (CEST)[rispondi]

Lavare la frutta con il bicarbonato

Salve oracoli. Ho sentito dire spesso, anche in TV, che quando si vuole mangiare la frutta con la buccia è meglio lavarla con il bicarbonato. Ma di preciso perché? è solo per via dell'azione abrasiva o agisce anche in altro modo

--80.116.71.174 (msg) 09:46, 6 set 2019 (CEST)[rispondi]

Colori

Probabilmente sto per porre la domanda più ridicola mai posta su questa rubrica, ma sì, che cavolo la faccio. Dopo tutto un giorno anche Newton si è domandato come mai se lascio un oggetto questo cade per terra. Sia chiaro non mi sto paragonando a Newton, perché lui al contrario di me la risposta è riuscito a darsela da solo XD.

Perché qualunque cosa esista ha un suo colore?

Certo oggi anche i muri sanno che un oggetto ha un colore perché è in grado di assorbire tutta la radiazione tranne quella banda che combinata genera il colore che vediamo. La maglietta che ho addosso ora è gialla, quindi il colorante che ci hanno usato assorbe tutta la radiazione visibile (e forse anche oltre) tranne la banda che riflessa mi forma il colore giallo. Ma perché il colorante che è usato per la maglietta riesce a non assorbire proprio la combinazione di colori che dà il giallo? Così come, perché le molecole nel pomodoro riescono a non assorbire solo la banda che genera il rosso? In sostanza, la domanda che sto chiedendo è cosa determina in un composto o elemento (anche il rame è color rame e l'oro color oro :)) la possibilità di assorbire determinate lunghezze d'onda, ergo riflettere tutte quelle che non assorbe e quindi caratterizzale tale composto/elemento di un determinato colore? Domanda forse stupida, forse troppo complessa, boh. Intanto mi appello a ciò che l'Oracolo riuscirà a fare.

con stima

Alberto


--95.232.162.235 (msg) 15:54, 6 set 2019 (CEST)[rispondi]

Separiamo due questioni: ogni sostanza ha un suo spettro di assorbimento. Lo spettro della luce riflessa, che è un dato fisico, produce sul sistema di percezione visiva dell'uomo un determinato colore, che non è una proprietà fisica della sostanza bensì la percezione di uno stimolo visivo (due radiazioni luminose possono avere spettri completamente diversi, e tuttavia essere percepite da noi come uno stesso colore). Lasciamo perdere l'aspetto percettivo, che non è quello che ti interessa, e vediamo che cosa determina lo spettro di assorbimento.
Emissione e assorbimento della luce avvengono come conseguenza di "urti" fra fotoni ed elettroni. Il risultato dell'urto determina una variazione di energia dell'elettrone e una variazione di energia del fotone: quest'ltima di traduce in una variazione di lunghezza d'onda fra il fotone incidente e il fotone riflesso. In ogni molecola (o reticolo cristallino, nel caso dei solidi) gli elettroni non possono avere un valore qualunque dell'energia, ma sono valori appartenenti a determinati livelli. Quindi la variazione di energia che un elettrone può avere è solo uguale alla differenza di energia fra due livelli permessi. Questo è, in sostanza, ciò che fa sì che una molecola possa assorbire solo determinate lunghezze d'onda e non altre. --130.192.193.197 (msg) 16:20, 6 set 2019 (CEST)[rispondi]