Romania nell'età moderna: differenze tra le versioni

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m Fix link
Riga 100: Riga 100:


{{vedi anche|Magiarizzazione}}
{{vedi anche|Magiarizzazione}}
Il decreto di [[germanizzazione]] di Giuseppe fece precipitare una serie in reazioni a catena di movimenti nazionali nell'impero. Gli ungheresi si appellarono alla riunificazione dell'Ungheria e della Transilvania, e alla [[magiarizzazione]] delle minoranze. Minacciati sia dalla germanizzazione che dalla magiarizzazione, i romeni e le altre minoranze sperimentarono un risveglio culturale. Nel [[1791]], due vescovi romeni (uno Ortodosso e l'altro Unitariano) presentarono una petizione all'imperatore [[Leopoldo II d'Asburgo-Lorena|Leopoldo II]] ([[1790]]-[[1792]]) per garantire ai ruomeni diritti politici e civili, per mettere il clero Ortodosso e Unitariano sulla stessa posizione, e per assegnare alcuni posti di governo a delegati rumeni; i vescovi supportarono le loro petizioni argomentando che i romeni erano i discendenti degli antichi romani e abitanti aborigeni della Transilvania. L'imperatore ripristinò la Transilvania come entità territoriale, e ordinò alla Dieta transilvana di considerare la petizione. La Dieta, comunque, decise solo di permettere ai credenti Ortodossi di praticare la loro fede; i deputati negarono il riconoscimento della Chiesa Ortodossa e si rifiutarono di dare ai romeni posizioni politiche uguali a quelle delle altre nazioni della Transilvania.
Il decreto di [[germanizzazione]] di Giuseppe fece precipitare una serie in reazioni a catena di movimenti nazionali nell'impero. Gli ungheresi si appellarono alla riunificazione dell'Ungheria e della Transilvania, e alla [[magiarizzazione]] delle minoranze. Minacciati sia dalla germanizzazione che dalla magiarizzazione, i romeni e le altre minoranze sperimentarono un risveglio culturale. Nel [[1791]], due vescovi romeni (uno Ortodosso e l'altro Unitariano) presentarono una petizione all'imperatore [[Leopoldo II d'Asburgo-Lorena|Leopoldo II]] ([[1790]]-[[1792]]) per garantire ai rumeni diritti politici e civili, per mettere il clero Ortodosso e Unitariano sulla stessa posizione, e per assegnare alcuni posti di governo a delegati rumeni; i vescovi supportarono le loro petizioni argomentando che i romeni erano i discendenti degli antichi romani e abitanti aborigeni della Transilvania. L'imperatore ripristinò la Transilvania come entità territoriale, e ordinò alla Dieta transilvana di considerare la petizione. La Dieta, comunque, decise solo di permettere ai credenti Ortodossi di praticare la loro fede; i deputati negarono il riconoscimento della Chiesa Ortodossa e si rifiutarono di dare ai romeni posizioni politiche uguali a quelle delle altre nazioni della Transilvania.


Il successore di Leopoldo, [[Francesco I di Lorena|Francesco I]] ([[1792]]-[[1835]]), la cui quasi abnorme avversione ai cambiamenti e la paura della rivoluzione portarono all'impero quattro decenni di ristagno politico, ignorò completamente la costituzione della Transilvania, e si rifiutò di convocare la Dieta transilvana per ventitré anni. Quando finalmente la Dieta venne convocata nel [[1834]], i deputati ungheresi proposero di rendere il magiaro lingua ufficiale della Transilvania. Nel [[1843]] la Dieta ungherese passò una legge che rendeva il magiaro lingua ufficiale dell'Ungheria, e nel [[1847]] la Dieta transilvana mise in atto una legge che richiedeva al governo di usare il magiaro. I romeni transilvani protestarono futilmente.
Il successore di Leopoldo, [[Francesco I di Lorena|Francesco I]] ([[1792]]-[[1835]]), la cui quasi abnorme avversione ai cambiamenti e la paura della rivoluzione portarono all'impero quattro decenni di ristagno politico, ignorò completamente la costituzione della Transilvania, e si rifiutò di convocare la Dieta transilvana per ventitré anni. Quando finalmente la Dieta venne convocata nel [[1834]], i deputati ungheresi proposero di rendere il magiaro lingua ufficiale della Transilvania. Nel [[1843]] la Dieta ungherese passò una legge che rendeva il magiaro lingua ufficiale dell'Ungheria, e nel [[1847]] la Dieta transilvana mise in atto una legge che richiedeva al governo di usare il magiaro. I romeni transilvani protestarono futilmente.

Versione delle 01:04, 5 feb 2015

Le terre romene intorno al mille
Voce principale: Storia della Romania.

La Romania nel Medioevo ed Evo Moderno riguarda la storia della Romania dopo la caduta dell'Impero romano fino al Settecento.

Epoca delle migrazioni

Attaccati da successive invasioni di Goti e Carpi, i Romani si ritirarono dalla Dacia, lasciando anche l'ultima delle loro postazioni a nord del Danubio durante il regno di Aureliano.

Il territorio della moderna Romania è entrato a far parte così dell'impero di Attila del 450. Dopo la disintegrazione di quest'ultimo, diverse parti della Romania sono state governate da una rapida successione di popoli tra cui Alani, Gepidi, Avari, Rukhs-As, Serbi, Croati, Bulgari, Uzi, Ungheresi, Peceneghi e Cumani.

Ci sono poche fonti scritte o testimonianze architettoniche che testimoniano la presenza di "proto-romeni" nelle terre a nord del Danubio durante il millennio che successe al ritiro di Roma dalla Dacia.

Arrivo dei Magiari

Nell'896, I Magiari, fuggendo dai Peceneghi, si stanziarono nella Pianura Pannonica, e stabilirono il controllo sulla regione includendo la Transilvania attorno al 934, sebbene recenti ricerche suggeriscano che i Bulgari abbiano mantenuto un controllo almeno nominale di parti del Bacino dei Carpazi fino al 1000. Secondo Gesta Hungarorum, una cronaca datata al XII secolo, gli stati locali di Gelu duca degli romeni (dux Blachorum), Glad, duca degli cumani e Menumorout duca degli kazari, che vennero sottomessi dai Magiari in Transilvania durante il X-XIII secolo.

Nel 953 il gyula di Transilvania fu battezzato a Costantinopoli e al suo ritorno costruì la prima chiesa della regione. Forti legami commerciali vennero stabiliti fra la Transilvania e l'Impero Bizantino, cosa che aiutò la propagazione della cristianità. Nel 978, missionari vaticani stabilirono una chiesa in un forte nel sito della presente città di Oradea. Nel 1003, Stefano I di Ungheria condusse un'armata in Transilvania, e il governatore locale si sottomise a lui. L'autorità dei re di Ungheria sulla Transilvania venne consolidata nell'XI e XII secolo.

Durante il XII e XIII secolo, nell'area a sud e ad est della Transilvania si stabilirono dei coloni Germani, detti Sassoni Transilvani. Siebenbürgen, il termine tedesco per Transilvania, deriva dalle sette principali città fortificate che qui fondarono i Sassoni. Nel 1241, i Tartari invasero la Transilvania dal nord e dall'est attraversando i Carpazi, costringendo alla fuga le forze di re Béla IV di Ungheria. Quando i Tartari improvvisamente si ritirarono nel 1242, Béla lanciò un vigoroso programma di sviluppo.

In questo periodo, la Transilvania godeva di un prestigio speciale nel regno di Ungheria. L'amministrazione della regione era nelle mani di un voivoda, che, attorno alla metà del XIII secolo, controllava l'intera regione. Già nel 1288 i nobili transilvani convocavano la loro propria assemblea, o Dieta.

Stati medievali

I primi stati romeni si formarono nel X e XI secolo. Molti di questi stati erano piccoli regni che di solito si disintegravano dopo la morte del sovrano.

Nel tardo XI secolo, il territorio della Valacchia venne incorporato al Secondo Impero bulgaro, governato dalla dinastia Asen. Molte fonti medievali sostengono che i primi tre sovrani della dinastia fossero valacchi, e loro stessi si davano il nome di "imperatori di Bulgaria e Valacchia". Tuttavia loro cercavano di trovare un'origine fra i regnanti del Primo impero bulgaro, e vedevano il loro stato come un proseguimento di quelli di Pietro I e Samuele. Il nome della dinastia (Asen) come il soprannome del più anziano dei fratelli (Belgun), suggeriscono comunque un'origine Cumana.

Le terre romene a sud e ad est dei Carpazi, caddero sotto il controllo dei Tartari nella metà del XII secolo, e solo più avanti i principati di Moldavia e Valacchia (Ţara Românească cioè Paese Romeno) avrebbero stabilito relazioni diplomatiche con Bisanzio e il Papato. In quell'epoca, intanto, la Transilvania era sempre parte del Regno di Ungheria.

Valacchia e Moldavia

Principati romeni, all'epoca del regno di Mihai Viteazul (1593-1601)

Secondo tradizioni orali e fonti storiche, nel 1290, Negru-Vodă, un importante nobile romeno, lasciò Făgăraş, nella Transilvania del sud, con un gruppo di altri nobili, e fondò "Ţara Românească" (che significa "terra romena", in romeno) nella zona tra i Carpazi meridionali e il Danubio. Lo stesso territorio veniva spesso definito "Valacchia", dalla parola slava Vlach, che a sua volta deriva dal germanico Walh, un termine che i Germani usavano per designare i Romani (vedi Valacchi).

Una leggenda sostiene che un voivoda romeno chiamato Dragoș, attraversò i Carpazi e si stabilì con altri romeni nella pianura tra le montagne e il Mar Nero. Nel 1349 si unì a loro il voivode Bogdan, in rivolta contro il suo signore feudale, e si stabilì sul fiume Moldava, da cui la Moldavia prende il suo nome. Bogdan dichiarò l'indipendenza della Moldavia dall'Ungheria un decennio dopo. I rimanenti nobili romeni in Transilvania alla fine furono obbligati ad adottare la lingua e la cultura ungherese. I servi della gleba transilvani, però, continuarono a parlare romeno e si aggrapparono all'Ortodossia, pur essendo impotenti a resistere alla dominazione ungherese.

Tara Româneasca - Paese Romeno e Moldavia guadagnarono costantemente forza del XIV secolo, tempi di pace e prosperosi nell'Europa sud-orientale. Il principe Basarab I di Valacchia (1330-1353), sebbene avesse schiacciato Carlo Roberto nella battaglia di Posada nel 1330, dovette sottomettersi all'Ungheria. Il patriarca orientale Ortodosso di Costantinopoli, comunque, stabilì delle postazioni ecclesiastiche in Valacchia e nominò un metropolitano. Il riconoscimento della chiesa confermava il prestigio della Valacchia come principato, e la Valacchia si liberò dalla sovranità ungherese nel 1380.

File:Battaglia di Posada.jpg
Rappresentazione medievale della battaglia di Posada

I principi di Valacchia e Moldavia avevano un potere quasi assoluto; solo il principe aveva il potere di donare terre e conferire titoli nobiliari. Assemblee di nobili, o boiari, e rappresentanti dell'alto clero eletti principi a vita, e la mancanza di leggi per la successione, crearono un ambiente fertile per intrighi. Dal XIV secolo al XVII secolo, le storie dei principi sono piene di rovesciamenti del governo da parte di fazioni rivali supportate da stranieri. I boiari erano esenti dalle tasse, eccetto le imposte sui principali beni agricoli. Sebbene i contadini dovessero pagare una parte della loro produzione in doni ai nobili locali, non erano mai, a dispetto della loro posizione inferiore, privati del diritto di avere loro proprietà o di spostarsi.

Valacchia e Moldavia rimasero isolate e primitive per molti anni dalla loro fondazione. L'educazione, per esempio, era inesistente, e la religione era poveramente organizzata. Eccetto rari centri mercantili, non c'erano città significative, e la circolazione monetaria era scarsa. Col tempo, comunque, il commercio si sviluppò tra le terre del Mar Mediterraneo e il Mar Nero. Mercanti da Genova e da Venezia fondarono centri di commercio sulla costa dove Tartari, Germani, Greci, Ebrei, Polacchi, Ragusani e Armeni scambiavano i loro beni. Valacchi e moldavi, comunque, restarono principalmente agricoltori. Infatti i Genovesi crearono colonie commerciali sulle coste intorno al delta danubiano a partire dal Duecento.

Transilvania

Nella Transilvania, la vita economica si riprese velocemente dopo l'invasione dei Mongoli. Nuovi metodi agricoli migliorarono i raccolti, gli artigiani formarono gilde, e l'artigianato fiorì; l'estrazione di oro, argento e sale si espanse; le transazioni basate sulla moneta rimpiazzarono il baratto.

Sebbene la cittadinanza fosse esente dagli obblighi feudali, il feudalesimo cominciò ad espandersi, con gli obblighi che comportava. I servi della gleba risentirono del rafforzarsi delle tasse; alcuni lasciarono il paese, altri divennero fuorilegge.

Nel 1437, contadini romeni e ungheresi si ribellarono ai loro feudatari. L'insurrezione culminò prima che i tre stati della Transilvania - la nobiltà, i cittadini e gli Szeklers - unissero le forze e la reprimessero. In seguito, gli stati formarono l'Unio Trium Natiorum, promettendo di difendere i loro privilegi contro ogni potere tranne quello del re di Ungheria In questo modo gli romeni furono esclusi della vita politica e sociale del paese.

Epoca ottomana

Nel XIV secolo, i Turchi Ottomani espansero il loro impero dall'Anatolia ai Balcani. Attraversarono il Bosforo nel 1352, e sconfissero i Serbi a Kosovo Polje, nel moderno Kosovo, nel 1389. La tradizione vuole che il principe di Valacchia Mircea cel Batran (1386-1418) mandò le sue forze in Kosovo a combattere a fianco dei Serbi; presto, dopo la battaglia, il sultano Bayezid I marciò sulla Valacchia e imprigionò Mircea finché lui non promise di pagare un tributo.

Dopo un tentativo, fallito, di rompere la presa del sultano in Valacchia, Mircea fuggì in Transilvania e unì le sue forze ad una crociata indetta da re Sigismondo di Ungheria. La campagna finì miseramente: i turchi misero in fuga le forze di Sigismondo nel 1396 a Nicopoli, nell'attuale Bulgaria, e Mircea e i suoi uomini con fortuna fuggirono attraversando il Danubio. Nel 1402 la Valacchia guadagnò una pausa della pressione ottomana in quanto il capo dei Mongoli Tamerlano attaccò gli Ottomani da est, uccidendo il sultano e scatenando una guerra civile. Quando tornò la pace, gli Ottomani rinnovarono i loro assalti ai Balcani. Nel 1417, Mircea capitolò di fronte al sultano Mehmet I e accettò di pagare un tributo annuale; in cambio, il sultano permetteva alla Valacchia di rimanere un principato indipenddente e di mantenere la fede Ortodossa.

Dopo la morte di Mircea nel 1418, per Valacchia e Moldavia cominciò il declino. Lotte di successioni, intrighi con Polonia e Ungheria e corruzione, portarono a una sfilata di undici principi in venticinque anni, e indebolirono i principati, mentre la minaccia Ottomana avanzava. Nel 1444, gli Ottomani sconfissero le forze europee a Varna, nell'attuale Bulgaria. Quando Costantinopoli cedette, nel 1453, gli Ottomani tagliarono le rotte commerciali delle galee genovesi e veneziane dirette ai porti del Mar Nero, il commercio cessò, e l'isolamento dei principati romeni si approfondì, nonostante il controllo degli Ottomani sui territori appena a sud fosse ancora vacillante. In questo momento di massima disperazione, Giovanni Hunyadi, un transilvano di origini romene, divenne reggente di Ungheria. Hunyadi, un eroe delle guerre ottomane, mobilitò l'Ungheria contro i Turchi, equipaggiando un'armata mercenaria finanziata dalla prima tassa mai imposta ai nobili ungheresi. Ottenne una risonante vittoria sui turchi presso Belgrado nel 1456, ma morì di peste poco dopo la battaglia.

In uno dei suoi atti finali, Hunyadi insediò Vlad Ţepeş (1456-1462) sul trono di Valacchia. Vlad odiava i turchi, e sfidò il sultano rifiutandosi di pagargli tributi. Nel 1461 il pascià Hamsa provò a tendere una trappola a Vlad, ma il principe scoprì l'inganno, catturò Hamsa e i suoi uomini, li impalò su forche di legno, e li abbandonò. Il sultano Maometto, più tardi, invase la Valacchia e costrinse Vlad all'esilio in Ungheria. Sebbene Vlad ebbe poi modo di ritornare in Valacchia, morì poco dopo, e la resistenza della Valacchia agli Ottomani si alleggerì.

La Moldavia e il suo principe, Ştefan cel Mare (Stefano il Grande) (1457-1504), erano l'ultima speranza dei romeni di respingere la minaccia Ottomana. Stefano spronò i contadini della Moldavia organizzando un'armata di 55.000 uomini, e respinse un attacco da parte delle forze del re ungherese Mattia Corvino in un azzardato assalto notturno. L'armata di Stefano invase la Valacchia nel 1471 e sconfisse i Turchi quando loro contrattaccarono nel 1473 e 1474. Dopo queste vittorie, Stefano implorò Papa Sisto IV di formare un'alleanza cristiana contro i turchi. Il Papa rispose con una lettera in cui nominava Stefano "Atleta di Cristo", ma non badò alla chiamata di Stefano per un'alleanza cristiana. Negli ultimi decenni del regno di Stefano, i Turchi incrementarono la pressione sulla Moldavia. Catturarono dei porti strategici sul Mar Nero nel 1484 e bruciarono la capitale moldava, Suceava, nel 1485. Stefano riguadagnò una vittoria nel 1486, ma in seguito limitò i suoi sforzi ad assicurare l'indipendenza della Moldavia nello scenario diplomatico. Frustrato dai vani tentativi di unire l'occidente contro i turchi, Stefano, sul letto di morte, a quanto pare disse a suo figlio di sottomettersi ai turchi se questi avessero offerto un sovrano degno di onore. Guerre di successione indebolirono la Moldavia dopo la sua morte.

Nel 1514, avidi nobili e crociate mal pianificate fomentarono una diffusa rivolta contadina in Ungheria e Transilvania. I contadini bene armati sotto il comando di Giorgio Dozsa saccheggiarono le tenute nobiliari nel paese. Nonostante la forza dei numeri, comunque, i contadini erano disorganizzati e subirono una decisiva sconfitta a Timişoara. Dozsa e gli altri capi dei ribelli vennero torturati e giustiziati. Dopo la rivolta, i nobili ungheresi misero in atto leggi che condannavano i servi della gleba all'eterna sottomissione e incrementavano i loro obblighi di lavoro. Con i sudditi e i nobili profondamente in disputa, e i magnati gelosi che sfidavano il potere del re, l'Ungheria era vulnerabile ad un'aggressione esterna. Gli Ottomani assalirono Belgrado nel 1521, misero in fuga una debole armata ungherese alla battaglia di Mohács nel 1526, e conquistarono Buda nel 1541. Installarono un pascià al governo dell'Ungheria centrale; la Transilvania divenne un principato autonomo sotto la sovranità dell'Impero Ottomano, e gli Asburgo assunsero il controllo dei frammenti dell'Ungheria settentrionale e occidentale.

Dopo la caduta di Buda, la Transilvania, sebbene stato vassallo della "Sublime Porta" (l'Impero Ottomano), entrò in un periodo di grande autonomia. Come vassallo, la Transilvania pagava alla Porta un tributo annuale e provvedeva all'assistenza militare; in cambio, gli Ottomani promettevano di proteggere la Transilvania dalle minacce esterne. Principi nativi governarono la Transilvania dal 1540 al 1690. Le più potenti famiglie governanti transilvane, principalmente di origine ungherese, la cui posizione, ironicamente, si rafforzò dopo la caduta dell'Ungheria, in genere sceglievano il principe, soggetto alla conferma della Porta. In alcuni casi, comunque, erano i turchi a nominare il principe. La Dieta transilvana divenne un parlamento, e le classi sociali transilvane rivissero l'Unione delle Tre Nazioni, che ancora escludeva i servi della gleba (e la vasta maggioranza dei romeni) dal potere politico. I principi si preoccuparono di separare i romeni della Transilvania da quelli di Valacchia e Moldavia, e proibirono ai sacerdoti Ortodossi di affluire in Transilvania dalla Valacchia.

La Riforma Protestante si sparse rapidamente in Transilvania dopo il collasso dell'Ungheria, e la regione divenne una delle roccaforti protestanti europee. I tedeschi transilvani adottarono il Luteranesimo, e molti ungheresi si convertirono al Calvinismo. Comunque, i Protestanti, che stampavano e distribuivano il catechismo in lingua romena, spesso fallirono a convertire i romeni dall'Ortodossia. Nel 1571, la Dieta transilvana approvò una legge che garantiva la libertà di culto e uguali diritti per le quattro religioni "ricevute" della Transilvania: Cattolica Romana, Luterana, Calvinista e Unitariana. La legge era una delle prime del suo tipo in Europa, ma l'uguaglianza religiosa che proclamava era limitata. I romeni Ortodossi, per esempio, erano liberi di culto, ma la loro chiesa non era riconosciuta come una religione ricevuta.

Una volta che gli ottomani ebbero conquistato Buda, Valacchia e Moldavia persero molto della loro indipendenza, e la Porta esigeva un pesante tributo. I turchi sceglievano i principi valacchi e moldavi tra i figli di nobili ostaggi o rifugiati a Costantinopoli. Pochi principi morirono di morte naturale, ma vissero incoronati in mezzo a grandi lussi. Benché conformemente ai trattati (Capitulazioni) tra i paesi romeni e l'Impero Ottomano ai soggetti turchi era proibitto di appropriarsi della terra o di costruire moschee nei principati, era permesso ai mercanti greci e turchi e agli usurai di sfruttare le ricchezze di essi. I greci, proteggevano gelosamente i loro privilegi, soffocando lo sviluppo della classe media rumena.

L'ultimo eroe romeno, prima che i turchi e i greci chiudessero la loro stretta mortale sui principati, fu Michele il Coraggioso (Mihai Viteazul) (1593-1601). Una volta incoronato, catturò gli strozzini turchi, li chiuse in una costruzione, e li bruciò. Le sue forze quindi invasero diverse fortezze-chiave turche. L'ultimo obiettivo di Michele era la completa indipendenza, ma nel 1598 promise fedeltà al Sacro Romano Imperatore Rodolfo II. Un anno dopo, Michele catturò la Transilvania, e la sua vittoria incitò i contadini romeni transilvani a ribellarsi. Michele, comunque, più interessato ad accattivarsi le simpatie dei nobili Transilvani che a supportare i servi insorti, soppresse la rivolta e giurò di sostenere l'Unione delle Tre Nazioni. Nonostante la promessa del principe, i nobili ancora diffidavano di lui. Quindi nel 1600, Michele conquistò la Moldavia.

Per la prima volta, un solo principe romeno regnava su tutti i romeni. Il successo di Michele spaventava Rodolfo. L'imperatore incitò i nobili transilvani alla rivolta, e simultaneamente, la Polonia invase la Moldavia. Michele consolidò le sue forze in Valacchia, si scusò con Rodolfo, e accettò di unirsi al generale di Rodolfo, Giorgio Basta, in una campagna per riguadagnare la Transilvania dai recalcitranti nobili ungheresi. Dopo la vittoria, comunque, Basta giustiziò Michele per presunto tradimento. Michele il Coraggioso fu più importante nella leggenda che nella vita, e la sua breve unificazione della Romania, più tardi avrebbe ispirato i romeni a combattere per l'unità politica e culturale.

In Transilvania, l'armata di Basta perseguitò i Protestanti, e illegalmente espropriò le loro tenute finché Stefano Bocskay (1605-1607), prima sostenitore degli Asburgo, radunò un'armata che espulse le forze imperiali. Nel 1606, Bocskay concluse un trattato con gli Asburgo e i turchi che assicurò la sua posizione di principe di Transilvania, garantiva libertà religiosa, e ampliava l'indipendenza della Transilvania.

Dopo la morte di Bocskay e il regno del tiranno Gabriel Báthory (1607-1613), la Porta obbligò i Transilvani ad accettare Gábor Bethlen (1613-1629) come principe. La Transilvania visse un'epoca d'oro sotto il dispotismo illuminato di Bethlen. Egli promosse l'agricoltura, il commercio, l'industria, costruì nuove miniere, mandò studenti all'estero in università protestanti, e proibì ai proprietari terrieri di negare un'educazione ai figli dei servi.

Dopo la morte di Bethlen, comunque, la Dieta transilvana abolì molte delle sue riforme. Presto, György Rákóczi I (1630-1640) divenne principe. Rákóczi, come Bethlen, mandò le forze transilvane a combattere con i Protestanti nella Guerra dei Trent'anni, e la Transilvania ottenne di essere menzionata come stato sovrano nella pace di Vestfalia. L'età d'oro della Transilvania terminò dopo György Rákóczi II (1648-1660), che lanciò uno sfortunato attacco contro la Polonia senza l'approvazione della Porta o della Dieta transilvana.

Un'armata turca e tatara mise in fuga le forze di Rákóczi e catturò la Transilvania. Per la restante parte del suo periodo di quasi indipendenza, la Transilvania soffrì di una serie di sovrani inetti e distratti, e nel corso del XVII secolo i contadini romeni della transilvania giacquero nella povertà e nell'ignoranza.

Durante il breve regno di Michele il Coraggioso e gli anni di sovranità turca, la distribuzione delle terre in Valacchia e Moldavia cambiò drammaticamente. Negli anni, i principi avevano garantito le terre a leali boiari in cambio di servizi militari, così che nel XVII secolo quasi nessuna terra rimaneva. I boiari in cerca di benessere cominciarono ad abusare delle terre dei contadini e la loro lealtà militare al principe si indebolì. Come risultato, la schiavitù crebbe, i boiari che ottennero successo diventarono più cortigiani che contadini e una classe media di piccola nobiltà impoverita si sviluppò. Gli aspiranti principi furono obbligati ad alzare le somme necessarie alla corruzione per arrogarsi il potere, e la vita dei contadini divenne sempre più miserabile come le tasse crebbero. Ogni principe che tentava di dare più terre ai contadini rischiava una ricaduta finanziaria che avrebbe concesso ai rivali di corrompere la Porta e farsi concedere di usurpare la sua posizione.

Nel 1632, Matei Basarab (1632-1654) divenne l'ultimo principe proveniente da una famiglia della Valacchia ad essere incoronato. Due anni dopo, Vasile Lupu (1634-1653), un uomo di stirpe albanese, divenne principe di Moldavia. Le gelosie e le ambizioni di Matei e Vasile minavano le forze dei due principati allo stesso tempo, quando il potere della Porta cominciava a declinare. Aspirando al più ricco trono di Valacchia, Vasile attaccò Matei, ma le ultime forze misero in fuga i moldavi, e un gruppo di boiari moldavi scacciò Vasile. Sia Matei che Vasile erano sovrani illuminati, che provvisero alla liberalizzazione delle religioni e delle arti, introdussero la stampa, e pubblicarono libri religiosi e codici legali.

La Transilvania sotto gli Asburgo

Nel 1683, l'armata polacca di Jan III Sobieski stroncò un'armata turca impegnata nell'assedio di Vienna, e le forze cristiane, diedero inizio al processo di espulsione dei turchi dall'Europa. Nel 1688, la Dieta transilvana rinunciò alla sovranità ottomana e accettò la protezione austriaca. Undici anni dopo, la Porta riconobbe ufficialmente la sovranità dell'Austria sulla regione. Sebbene un decreto imperiale riaffermasse i privilegi dei nobili della Transilvania e le quattro religioni riconosciute, Vienna assunse un controllo diretto della regione, e l'imperatore pianificò un'annessione.

La maggior parte dei romeni restava segregata dalla vita politica della Transilvania, e quasi totalmente ridotta in schiavitù; ai romeni non era concesso di sposarsi, trasferirsi, o commerciare senza il permesso dei loro signori. Oltre alle oppressive estorsioni feudali, gli Ortodossi romeni dovevano pagare decime alla chiesa Cattolica Romana o Protestante, a seconda del credo del loro signore. Esclusi dalla riscossione di decime, i sacerdoti Ortodossi vivevano nella penuria, e molti lavoravano come contadini per sopravvivere.

Sotto il governo degli Asburgo, i Cattolici dominavano i Protestanti, seppure questi fossero più numerosi in Transilvania, e Vienna promosse una campagna per convertire la regione al Cattolicesimo. L'armata imperiale consegnò molte chiese Protestanti in mano ai Cattolici, e chiunque lasciasse la fede Cattolica subiva una fustigazione pubblica. Gli Asburgo tentarono anche di persuadere i pastori Ortodossi ad aggiungersi alla Chiesa Uniata, che manteneva gli usi e i rituali Ortodossi, ma accettava quattro punti chiave della dottrina Cattolica e riconosceva l'autorità papale.

I gesuiti inviati in Transilvania promisero ai membri del clero Ortodossi alte posizioni sociali, esenzione dalla schiavitù, e benefici materiali. Nel 1699 e nel 1701, l'imperatore Leopoldo I decretò l'unione della chiesa Ortodossa di Transilvania con la chiesa Cattolica Romana; gli Asburgo, comunque, non intesero mai la religione Unitariana come una "religione ricevuta", e non vennero attuati i decreti di Leopoldo che avrebbero dovuto dare ai membri del clero ortodossi gli stessi diritti dei sacerdoti Cattolici. Sebbene un sinodo Ortodosso accettò l'unione, molti fedeli e clericali Ortodossi la rifiutarono.

Nel 1711, avendo soppresso una ribellione durata otto anni di nobili e servi ungheresi, l'impero consolidò le sue posizioni in Transilvania, e nei decenni, la Chiesa Unitariana ebbe un ruolo fondamentale nella nascita del nazionalismo romeno. I clericali Unitariani avevano influenzato Vienna, dove insegnavano, unendo le idee romene con quelle occidentali, scrivevano storie sulle loro origini daco-romane, adattarono l'alfabeto latino alla lingua romena, e pubblicarono libri di grammatica rumena e libri di preghiera. La Chiesa Unitariana la cui sede era a Blaj, nella Transilvania meridionale, divenne un centro della cultura romena.

La lotta dei romeni in Transilvania per l'uguaglianza, trovò il suo primo formidabile avvocato in un sacerdote unitariano, Inocentiu Micu Klein, che, con il supporto dell'imperatore, divenne un barone e un membro della Dieta transilvana. Dal 1729 al 1744, Klein presentò petizioni a Vienna sui diritti dei romeni e caparbiamente si impegnò nella Dieta transilvana a dichiarare che i romeni non erano inferiori a nessun altro popolo, che contribuivano maggiormente come tasse e come soldati che ogni altra "nazione" transilvana, e che solo inimicizie e antichi privilegi erano causa della loro esclusione politica e sfruttamento economico. Klein combatté per dare ai sacerdoti Unitariani gli stessi diritti di quelli Cattolici, ridurre gli obblighi feudali, restituire le terre espropriate ai contadini romeni, e impedire ai feudatari di privare i bambini romeni dell'educazione. Vienna, tuttavia, si fece trovare sorda alle parole del vescovo; e i delegati ungheresi, tedeschi, e Szleker, aggrappandosi gelosamente ai loro privilegi di nobili, schernirono apertamente il vescovo, e risposero che i romeni, per il corpo politico della Transilvania erano "quello che le tarme sono per i vestiti". Alla fine, Kled fuggì a Roma, dove i suoi appelli al papa si dimostrarono infruttuosi. Morì in un monastero romano nel 1768. La lotta di Klein, comunque, commosse sia gli Unitariani che gli Ortodossi romeni, e li spinse a domandare una posizione uguale. Nel 1762, un decreto imperiale, stabilì un'organizzazione per la comunità Ortodossa transilvana, ma l'impero negava ancora l'uguaglianza, persino con la Chiesa Unitariana.

L'imperatore Giuseppe II (1780-1790), prima della sua ascesa, fu testimone della miserabile esistenza dei servi della gleba in Transilvania durante tre viaggi. Come imperatore, lanciò un energico programma di riforma. Seguendo gli insegnamenti dell'illuminismo francese, praticò il cosiddetto "dispotismo illuminato", che era anche un progetto atto a prevenire la rivoluzione dei ceti bassi. Riportò l'impero ad uno stretto controllo centrale, lanciò un programma di educazione, e istituì la tolleranza religiosa, includendo pieni diritti civili per i Cristiani Ortodossi. Nel 1784, i servi transilvani sotto Horea, Cloşca e Crişan, convinti di avere il supporto dell'imperatore, si ribellarono contro i loro signori feudali, saccheggiarono castelli e mansioni, e uccisero circa 100 nobili. Giuseppe ordinò la repressione della rivolta, ma garantì l'amnistia a tutti i partecipanti, tranne i capi, che i nobili torturarono e uccisero prima che i contadini potessero testimoniare l'esecuzione. Giuseppe, cercando di sradicare la causa dei ribelli, emancipò i servi, annullò la costituzione della Transilvania, dissolse l'Unione delle Tre Nazioni, e decretò il tedesco lingua ufficiale dell'impero. I nobili ungheresi e il clero Cattolico opposero resistenza alle riforme di Giuseppe, e i contadini presto tornarono insoddisfatti per via delle tasse e dell'obbligo di leva. Di fronte al vasto malcontento, Giuseppe annullò molte delle sue iniziative, verso la fine della sua vita.

Lo stesso argomento in dettaglio: Magiarizzazione.

Il decreto di germanizzazione di Giuseppe fece precipitare una serie in reazioni a catena di movimenti nazionali nell'impero. Gli ungheresi si appellarono alla riunificazione dell'Ungheria e della Transilvania, e alla magiarizzazione delle minoranze. Minacciati sia dalla germanizzazione che dalla magiarizzazione, i romeni e le altre minoranze sperimentarono un risveglio culturale. Nel 1791, due vescovi romeni (uno Ortodosso e l'altro Unitariano) presentarono una petizione all'imperatore Leopoldo II (1790-1792) per garantire ai rumeni diritti politici e civili, per mettere il clero Ortodosso e Unitariano sulla stessa posizione, e per assegnare alcuni posti di governo a delegati rumeni; i vescovi supportarono le loro petizioni argomentando che i romeni erano i discendenti degli antichi romani e abitanti aborigeni della Transilvania. L'imperatore ripristinò la Transilvania come entità territoriale, e ordinò alla Dieta transilvana di considerare la petizione. La Dieta, comunque, decise solo di permettere ai credenti Ortodossi di praticare la loro fede; i deputati negarono il riconoscimento della Chiesa Ortodossa e si rifiutarono di dare ai romeni posizioni politiche uguali a quelle delle altre nazioni della Transilvania.

Il successore di Leopoldo, Francesco I (1792-1835), la cui quasi abnorme avversione ai cambiamenti e la paura della rivoluzione portarono all'impero quattro decenni di ristagno politico, ignorò completamente la costituzione della Transilvania, e si rifiutò di convocare la Dieta transilvana per ventitré anni. Quando finalmente la Dieta venne convocata nel 1834, i deputati ungheresi proposero di rendere il magiaro lingua ufficiale della Transilvania. Nel 1843 la Dieta ungherese passò una legge che rendeva il magiaro lingua ufficiale dell'Ungheria, e nel 1847 la Dieta transilvana mise in atto una legge che richiedeva al governo di usare il magiaro. I romeni transilvani protestarono futilmente.

Alla fine del XVII secolo, in seguito alla disfatta dei Turchi, Ungheria e Transilvania divennero parte dell'Impero Austro-Ungarico. Gli austriaci, espansero rapidamente l'impero: nel 1718 un'importante parte della Valacchia chiamata Oltenia, venne incorporata all'impero, e venne restituita solo nel 1793.

La provincia della Moldavia ebbe a sua volta una storia ragionevolmente complessa in questo periodo. Nel 1775 l'Impero Austriaco occupò la parte a nord-ovest della Moldavia, poi chiamata Bukovina. Nel 1812, la Russia occupò la metà orientale del principato, chiamandola Bessarabia.