Ipogeo dei Volumni: differenze tra le versioni
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== Altri progetti == |
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Versione delle 17:48, 19 ago 2014
Ipogeo dei Volumni | |
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![]() | |
Civiltà | Etrusca |
Utilizzo | Ipogeo |
Stile | Stile |
Epoca | III/II sec. a.C. - I sec. d.C. |
Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Comune | Perugia |
Scavi | |
Data scoperta | 1840 |
Archeologo | Giovan Battista Vermiglioli |
Amministrazione | |
Patrimonio | Necropoli del Palazzone |
Ente | Soprintendenza per i beni archeologici dell'Umbria |
Visitabile | settembre-giugno: 9.00-18.30
luglio-agosto: 9.00-19.00 |
Mappa di localizzazione | |
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L'Ipogeo dei Volumni è una tomba ipogea etrusca di datazione incerta ma attribuibile alla seconda metà del II secolo a.C.[1][2].
L'ipogeo si trova 5 km a sud est dal centro di Perugia, in via Assisana località Ponte San Giovanni.
Storia
![](http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/0/04/Hypogeum_cyark_1.jpg/220px-Hypogeum_cyark_1.jpg)
Essa costituiva la tomba della famiglia di Arunte Volumnio (Arnth Velimna Aules, in etrusco), della gens Volumnia, antica famiglia patrizia. La tomba appartiene alla più vasta area archeologica della necropoli del Palazzone (VI-V secolo a.C.), che presenta un gran numero di tombe sotterranee ed un museo che raccoglie urne ed altre vestigia reperite successivamente agli scavi.
La tomba è stata utilizzata fino al I secolo, per essere poi riscoperta il 5 febbraio 1840, in seguito a lavori di sistemazione della via Assisana, che congiunge Ponte San Giovanni a Perugia attraverso la località di Piscille. A documentare i lavori di scavo, in un terreno nelle vicinanze della Villa del Palazzone di proprietà della famiglia Baglioni fu l'archeologo perugino Giovan Battista Vermiglioli. In tale occasione, venne costruito un edificio a difesa dell'ingresso ipogeo e avente funzioni di piccolo museo.
Negli anni '70, in seguito alla costruzione di un imponente viadotto del raccordo autostradale Perugia-Bettolle, l'edificio ottocentesco venne consolidato da una costruzione in cemento armato.
Descrizione
La tomba è raggiungibile attraverso un corridoio a gradini (dromos) che scende alcuni metri sotto la superficie; al termine di esso, si trova la porta d'ingresso ipogea. Oltre la porta si apre un ampio vestibolo, da cui si può accedere a quattro piccole camere laterali e a tre camere centrali, più grandi: una di queste conteneva le urne principali con i resti dei capifamiglia. Il soffitto dell'ipogeo è a forma di tetto spiovente.[1]
Urna di Arnth Velimna
L'urna di Arnth è la più maestosa tra le otto contenute nell'ipogeo, è in travertino stuccato ed è sormontata da un triclinio a doppia spalliera sul quale egli è raffigurato disteso; la figura è appoggiata ai cuscini con il braccio sinistro e con la stessa mano regge una patera. Sulla base due geni alati circondano i resti ormai illeggibili di un affresco con la porta degli inferi.[3] Le iscrizioni sono presenti sia in Etrusco che in Latino.
Note
- ^ a b Bianchi Bandinelli e Torelli 1986, scheda 170.
- ^ Affinità con le urne più antiche della tomba Cai Cutu, rivenuta successivamente e oggi conservata all'interno del museo archeologico nazionale dell'Umbria, suggeriscono una retrodatazione dell'ipogeo alla seconda metà del III secolo a.C. Stopponi 1996
- ^ Bianchi Bandinelli e Torelli 1986, scheda 186.
Bibliografia
- Ranuccio Bianchi Bandinelli e Mario Torelli, Etruria-Roma, collana L'arte dell’antichità classica, Torino, UTET, 1986, schede 170 e 186, ISBN 88-7750-195-2.
- Simonetta Stopponi, Perugia, collana Enciclopedia dell'arte antica classica ed orientale, Roma, Treccani, 1996, Vol. VI.
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