Mio Dio, come sono caduta in basso!

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Mio Dio, come sono caduta in basso!
Laura Antonelli in una scena del film
Lingua originaleItaliano
Paese di produzioneItalia
Anno1974
Durata110 min
Generecommedia
RegiaLuigi Comencini
SoggettoIvo Perilli, Luigi Comencini
SceneggiaturaIvo Perilli, Luigi Comencini
ProduttorePio Angeletti, Adriano De Micheli
Casa di produzioneDean Film
Distribuzione in italianoTitanus
FotografiaTonino Delli Colli
MontaggioNino Baragli
MusicheFiorenzo Carpi
ScenografiaDante Ferretti
CostumiDante Ferretti
TruccoGoffredo Rocchetti
Interpreti e personaggi

Mio Dio, come sono caduta in basso! è un film del 1974 diretto da Luigi Comencini.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Il marchese Di Maqueda (Alberto Lionello) in una scena.

Nella Sicilia di inizio novecento, Eugenia Di Maqueda e Raimondo Corrao, marchese Di Maqueda, dopo essersi sposati scoprono, proprio durante la prima notte di nozze, di essere fratello e sorella e quindi impossibilitati a consumare il matrimonio. Per questioni di eredità e decoro della casata, i due decidono di non rivelare a nessuno la verità. Per tutti reciteranno la parte di marito e moglie, ma nella loro intimità vivranno in castità assoluta come fratello e sorella.

Le impellenti esigenze carnali della bella Eugenia, ancora illibata, si fanno sempre più pressanti. Dopo aver quasi ceduto alle avances di un barone francese, che sul più bello la rifiuta in quanto ancora illibata, ella cederà le sue grazie al suo giovane autista personale Silvano, che la possiede ripetutamente in un capanno nell'assolata campagna siciliana, e che farà allontanare, facendolo incolpare senza che ne abbia colpa alcuna, di furto di candelabri. Quando poi il marito/fratello parte per la guerra di Libia, Eugenia sogna di avere un figlio da D'Annunzio e intraprende anche, presa da curiosità, una fugace relazione lesbica con l'amica straniera Evelyn.

Tornato coperto di onore e gloria dalla campagna d'Africa, Raimondo, diventato deputato, inebriato dalla prosa del Vate decide, d'accordo con Eugenia, di assaporare finalmente il piacere proibito di un rapporto incestuoso con la sorella/moglie. Proprio sul più bello lo zio Monsignor Pacifici gli rivela con una telefonata che in realtà non sono consanguinei e con la scoperta svanisce anche l'eccitazione per la trasgressione imminente.

Passano gli anni, e Raimondo perisce nel corso della prima guerra mondiale, Eugenia, fattasi crocerossina, ritrova il giovane autista di casa che l'aveva iniziata anni addietro ai piaceri del sesso, diventato un soldato semplice e tornato ferito dal fronte. Eugenia fugge dal desiderio di vendetta del giovane, rifugiandosi a Parigi, dove egli tuttavia dopo qualche anno la raggiunge. I due alla fine coronano il loro sogno d'amore nonostante Eugenia voglia mantenere ancora una parvenza di decorosa ritrosia al focoso temperamento dell'amante.

Critica[modifica | modifica wikitesto]

Alla sua uscita il film ebbe critiche positive:

«Non privo di idee e di intellettualistico rigurgito di motivi, questo film alla retorica dannunziana dei dialoghi unisce una accurata ambientazione liberty e dei personaggi da 'feuilleton', con l'intento di satireggiare tutta una concezione di vita propria della provincia dei decenni della 'Belle époque'. La contrapposizione tra D'Annunzio e del Da Verona alla natura sicula (ambiente e persone), è l'elemento più succoso di questa ardita operazione.»

Morando Morandini nel suo dizionario dei film assegna tre stellette alla pellicola scrivendo:

«Commedia degli equivoci e delle agnizioni in cui s'intrecciano due filoni parodistici del dannunzianesimo (di cui canzona anche il versante eroico) e del romanzo popolare d'appendice. L'immaginifico domina la scena, ma Carolina Invernizio è dietro l'angolo. Pur controllati dalla misura di Comencini, i lenocinii della commedia italo-sicula fanno da mastice tra i due registri. Ingorghi e intoppi nella 2ª parte con un finale discutibile, ma le scene che sberteggiano D'Annunzio graffiano. Memorabile la sequenza del pagliaio in cui l'autista (Placido) cerca di spogliare la padrona che non collabora. Antonelli ottima, Lionello sopra le righe, due spiritosi caratteri di Abruzzo come Monsignor Pacifici e Rochefort, barone viveur»

Sostanzialmente negativa la critica di FilmTv.it:

«Comencini prova a ironizzare sul romanzo d'appendice e la cultura popolare dell'Italietta. Decadenze dannunziane sparse, con in più una Laura Antonelli ancora in splendida forma. Il risultato, però, lascia parecchio a desiderare.»

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Mio Dio, come sono caduta in basso!, su Cinematografo, Fondazione Ente dello Spettacolo. URL consultato il 12 luglio 2017.
  2. ^ Mio Dio, come sono caduta in basso!, su FilmTv.it, Tiche Italia s.r.l.. URL consultato il 12 luglio 2017.

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