La tigre è ancora viva: Sandokan alla riscossa!

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La tigre è ancora viva: Sandokan alla riscossa!
Una scena del film
Paese di produzioneItalia
Anno1977
Durata118 minuti
Genereavventura, drammatico
RegiaSergio Sollima
SoggettoSergio Sollima e Alberto Silvestri (ispirato ai personaggi di Emilio Salgari)
SceneggiaturaSergio Sollima e Alberto Silvestri
ProduttoreElio Scardamaglia
Casa di produzioneRizzoli Film
Distribuzione in italianoCineriz
FotografiaMarcello Masciocchi
MontaggioAlberto Gallitti
MusicheGuido De Angelis e Maurizio De Angelis
ScenografiaFrancesco Bronzi
CostumiEnrico Sabbatini
TruccoMario Van Riel
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

La tigre è ancora viva: Sandokan alla riscossa! è un film del 1977 diretto da Sergio Sollima e tratto dai romanzi del ciclo indo-malese di Emilio Salgari. La sceneggiatura si ispira in buona parte al libro La riconquista di Mompracem.

Seguito dello sceneggiato televisivo di successo Sandokan (1976), il film è ambientato dieci anni dopo le vicende narrate in precedenza. Dopo la caduta dell'isola Mompracem e la morte dell'amata Marianna, Sandokan vive ritirato in India ma, spinto dalla giovane malese Jamilah, decide di lasciare il suo volontario esilio per ricominciare la sua lotta contro l'Inghilterra.

Dopo aver diretto Il Corsaro Nero, Sollima iniziò a lavorare al film, richiamando buona parte del cast artistico e tecnico del primo capitolo. Rispetto a Sandokan, trasmesso in televisione, questo seguito venne programmato nelle sale cinematografiche. Uscì il 22 dicembre 1977, ma non ottenne il successo sperato, anche a causa di uno sforzo produttivo minore, dovuto alla produzione e alla spietata concorrenza cinematografica dell'epoca (nello stesso periodo, uscì il famoso Guerre stellari di George Lucas).[1][2]

La fredda accoglienza della pellicola convinse la produzione a chiudere la saga dedicata alla Tigre della Malesia per i successivi diciannove anni; il ciclo salgariano verrà ripreso nel 1996 con Il ritorno di Sandokan di Enzo G. Castellari, che tratterà la storia in diversa chiave scenica e con un cast del tutto rinnovato (tranne Bedi).[3]

Trama[modifica | modifica wikitesto]

«Sandokan è un uomo in grado di trascinare, è nato capo. Con lui, dieci uomini sono un esercito. Dove si arriva dopo giorni di ragionamento, lui arriva in un attimo. Lo uccidete... e lo rivedete vivo. Riuscite a prenderlo, ma è già scappato. Non combattete solo un uomo, ma una leggenda.»

Gli antagonisti del film; da sinistra a destra Abdullah (Garay), Teotokris (Foschi) e Brooke (Celi)

Dieci anni dopo la caduta di Mompracem, l'isola è comandata da Abdullah, un sultano pavido, crudele e grossolano al soldo degli inglesi. La giovane mezzosangue Jamilah, accompagnata da un giovane avventuriero greco di nome Teotokris, intraprende un viaggio in India, allo scopo di convincere Sandokan a tornare a combattere per la libertà e spodestare l'impostore. I due cercano subito di entrare in contatto con Yanez de Gomera, fraterno amico di Sandokan, che intanto ha sposato l'indiana Surama, maharani dell'Assam; Yanez, tuttavia, sconsiglia a Jamilah di perseverare nel suo intento, perché la "Tigre della Malesia", dopo le ultime pugne, ha perso fiducia nella lotta senza quartiere agli inglesi e si è ritirato a vita privata. La ragazza, però, riesce ad incontrare Sandokan nella giungla e lo convince a tornare a Mompracem.

Sfortunatamente, James Brooke, rajah bianco di Sarawak ed acerrimo nemico del pirata, è venuto a conoscenza della missione della ragazza e, per fermarla, ha assoldato i Thugs, una temutissima setta religiosa di strangolatori che sacrifica le sue vittime alla sanguinaria dea Kālī. La notte stessa, i Thugs entrano in azione e rapiscono la giovane. Sandokan, aiutato dai fidi Tremal-Naik e Kammamuri, nonché da Teotokris, libera Jamilah e fa perdere le sue tracce, ma nella fuga, l'avventuriero greco lo tradisce e gli spara alle spalle da distanza ravvicinata; il pirata, pur sopravvissuto, finisce prigioniero di Brooke, e solo uno stratagemma di Yanez riesce a liberarlo. Riuniti i suoi compagni, Sandokan è finalmente pronto a tornare in Malaysia.

Il traditore Teotokris è più veloce dei pirati e, sicuro di aver ucciso Sandokan, raggiunge Abdullah (che si scopre essere il suo padrone). Saputo, però, che la "Tigre" è ancora viva e si prepara ad attaccare Mompracem, l'ambiguo greco dà a James Brooke una serie di preziose informazioni che Jamilah gli aveva ingenuamente confidato. Così, una volta in Malesia, Sandokan trova sulla sua strada più insidie del previsto: dapprima lo attaccano i Dayaki, poi è la volta dei Ranger di Brooke. A salvare Sandokan, stavolta, sono dei giovani malesi, guidati dal figlio di un suo ex-tigrotto, Giro-Batol. La "Tigre" può dunque riprendere la strada verso Mompracem, con forze fresche e un nuovo importante alleato: i Dayaki, che Tremal-Naik ha convinto a combattere per Sandokan.

Nel frattempo, Yanez, che neanche lui non ha perso tempo, s'è introdotto alla corte di Abdullah sotto le mentite spoglie di un generale prussiano, riuscendo così a prendere le redini della guarnigione di stanza a Mompracem, con l'obiettivo di smilitarizzarla, il tutto mentre Kammamuri lo segue come suo attendente, con lo scopo di liberare Jamilah. Teotokris rientra però a corte e smaschera entrambi: Yanez è fatto prigioniero e consegnato a Brooke, mentre Kammamuri, abile a scappare, riesce a favorire lo sbarco notturno di Sandokan e dei tigrotti.

Yanez (Leroy) e Sandokan (Bedi) nell'epilogo del film

La riconquista di Mompracem galoppa veloce. Sandokan salva dapprima Jamilah e poi Yanez, poi depone Abdullah che, camuffatosi da donna, viene ucciso da Jamilah; vedendo che la partita è persa, Teotokris e Brooke tentano la fuga, ma la "Tigre" raggiunge il primo e lo finisce al termine di un combattimento all'ultimo sangue, mentre il secondo semina i suoi inseguitori e fugge a bordo di una piccola imbarcazione. Sandokan, però, può comunque consolarsi: l'isola di Mompracem è stata riconquistata e ripopolata, ritornando così ad essere un simbolo di libertà per tutta la Malesia.

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

All'indomani dell'enorme successo riscosso da Sandokan, la Rai 2 mise in cantiere un nuovo capitolo della serie, stavolta programmato nelle sale cinematografiche, consentendo allo studio produttore di ricavare maggior profitto.[1] Solo dopo aver terminato Il Corsaro Nero, uscito nel 1976, Sollima iniziò ad occuparsi del film; nel frattempo, riconfermò il cast tecnico che aveva lavorato al primo capitolo.

Sollima e Silvestri fecero riferimento principalmente a La riconquista di Mompracem, primo volume del cosiddetto "secondo ciclo di Sandokan", nonché ottavo episodio complessivo della saga. I personaggi, però, sono attinti da altri romanzi del ciclo indo-malese. Per Ajer-Duk e James Brooke, le fonti principali furono I pirati della Malesia; Teotokris fu tratteggiato su quello che compare in Alla conquista di un impero e Sandokan alla riscossa. Sollima, inoltre, pianificò che in questo seguito Sandokan avrebbe avuto a che fare con la rivolta dei sepoys, soldati indiani che nel 1857 si ribellarono alla Compagnia delle Indie.[1] L'episodio è solo accennato dai racconti di Yanez, quando Jamilah e Teotokris gli fanno visita in Assam.

Quanto al cast, fu riconfermata la partecipazione degli attori Kabir Bedi, Philippe Leroy, Adolfo Celi e Kumar Ganesh, già protagonisti nel primo Sandokan. Secondo il racconto di Sollima, fu molto difficile reperire Ganesh, rintracciato in Bahrein dove si era trasferito insieme alla moglie.[4] Come new entry, Sollima coinvolse Massimo Foschi per il ruolo di Teotokris, Néstor Garay in quello del sultano Abdullah e Sal Borgese, che aveva da poco diretto ne Il Corsaro Nero, per vestire i panni di Kammamuri.[1] Nello stesso periodo, fu ingaggiata Teresa Ann Savoy per interpretare Jamilah, la protagonista femminile, ruolo che in origine doveva andare all'ex-fidanzata di Kabir Bedi, Parveen Babi. La coppia, però, si lasciò poco prima dell'inizio delle riprese e Sollima si vide costretto ad assumere Savoy, sebbene non la ritenesse del tutto idonea per la parte.[1] Nel cast figura anche Franco Fantasia, che aveva interpretato il capitano van Doren nello sceneggiato originale ed era reduce dalla precedente pellicola Il Corsaro Nero.

Il film risentì di numerosi travagli e fu girato in Sri Lanka, Malaysia e India per risparmiare sul budget, nettamente inferiore a quello a disposizione durante le riprese del primo Sandokan.[1]

Colonna sonora[modifica | modifica wikitesto]

La colonna sonora del film è composta dagli Oliver Onions, un gruppo musicale italiano formato dai fratelli Guido e Maurizio De Angelis. Nel 1978 venne pubblicato dalla RCA Original Cast solo il 45 giri Mompracem, con numero di catalogo RCA BB 6135 e contenente due brani.[5] Negli anni settanta, infatti, era abitudine costruire un'intera colonna sonora utilizzando anche un solo tema ri-arrangiato in più versioni, così da risparmiare sul budget. Il resto della colonna sonora parve fosse andata perduta.

La strumentazione originale comprendeva: flauto dolce, mandola, arpa e campanello.[senza fonte]

Nel 2007, a quasi trent'anni di distanza dalla distribuzione del film, i master stereo della colonna sonora sono invece stati ritrovati e questa è stata finalmente pubblicata, a nome Guido e Maurizio De Angelis e con il titolo Sandokan alla riscossa!, in CD dalla Digitmusic, specializzata nel recuperare colonne sonore, soprattutto inedite.[6] Nonostante un adeguato restauro digitale alcune imperfezioni (che già esistevano sulle fonti originali) sono purtroppo rimaste.[5] Quest'edizione è stata ristampata, sempre in CD, nel 2018.

Distribuzione[modifica | modifica wikitesto]

La tigre è ancora viva: Sandokan alla riscossa! venne distribuito nel circuito cinematografico italiano a partire dal 22 dicembre 1977. L'Italia fu il primo paese che distribuì la pellicola nei cinema e della distribuzione si occupò la Cineriz. Successivamente il film venne distribuito anche all'estero, tra cui in Portogallo, con il titolo di Sandokan - O Tigre de Mompracem, il 21 luglio 1978.

Dopo la distribuzione nelle sale cinematografiche, il film venne trasmesso anche in televisione.[2]

Il film è uscito in VHS, distribuito da Domovideo,[7], mentre in DVD è stato pubblicato in numerose edizioni soprattutto nei paesi dell'Europa dell'Est.

Accoglienza[modifica | modifica wikitesto]

Teresa Ann Savoy ricevette critiche negative per l'interpretazione di Jamilah.[8]

Il film ottenne un discreto successo, ma nettamente inferiore al suo predecessore.[2] Secondo l'opinione di Franca Faldini e Goffredo Fofi, autori del libro Il cinema italiano d'oggi, 1970-1984: raccontato dai suoi protagonisti, il novanta per cento degli spettatori del primo Sandokan rimase insoddisfatto di questo seguito.[9] Per Sollima, la fredda accoglienza della pellicola era dovuta ad altri motivi: «all'epoca il pubblico non capì subito che si trattava di una novità in quanto, a breve distanza di tempo, era stata riproposta, in due film separati, la riduzione cinematografica dello sceneggiato, che per'altro avevano avuto un buon successo».[10]

Secondo altre opinioni, condivise anche dal regista, il film fu penalizzato dalla concorrenza di Guerre Stellari di George Lucas, uscito nello stesso periodo.[10] Il film, infatti, si posizionò solo al 69º posto nella classifica dei 100 film di maggior incasso della stagione cinematografica 1977-78.[11]

La critica italiana giudicò il film gradevole sul piano dell'azione e del ritmo, ma serrato rispetto alla sontuosità dello sceneggiato originale, anche a causa di uno sfarzo produttivo minore.[12] MYmovies ha assegnato al film tre stelle su cinque,[13] sul sito Internet Movie Database ha ottenuto un voto di 6,6 su 10, mentre il sito ufficiale di Coming Soon Television lo ha valutato molto positivamente con quattro stelle su cinque.[14] La performance di Teresa Ann Savoy fu criticata duramente. Gli autori di Attori stranieri del nostro cinema, ad esempio, scrissero: «Savoy risulta poco credibile e alquanto legnosa in un ruolo d'improbabile esotismo».[8]

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Seguito: la miniserie Il figlio di Sandokan mai distribuita[modifica | modifica wikitesto]

Del film fu girato un seguito come miniserie per la TV nel 1998, Il figlio di Sandokan, per la regia di Sergio Sollima. Venne prodotta dalla Hiland e dalla Rai, interpretata da Kabir Bedi e girata esclusivamente in Sri Lanka, precisamente a Balapitiya, a un paio d'ore di auto dalla capitale Colombo con un budget di circa 10 miliardi di lire.[15]

Nella storia, il giovane Ken Hastings si reca in Malaysia alla ricerca di un padre sconosciuto di cui la madre, in punto di morte, non è riuscita a rivelare l'identità. E come segno di riconoscimento gli dona un anello con la testa di tigre. Durante il tragitto, la nave su cui era imbarcato viene assalita dai pirati e Ken viene abbandonato lungo le coste indiane. Per il giovane è l'inizio di un'avventura attraverso l'India fino alla Malesia, dove verrà a conoscenza che il padre è in realtà Sandokan, un pirata nemico degli inglesi dalle nobili origini. Ken è sconvolto, crede che suo padre sia un crudele pirata che violentò sua madre. Il giovane vuole punire Sandokan e insegue la sua vendetta fino in Malesia, ma dovrà ricredersi. Ken, sulle tracce di Sandokan, si trova ad affrontare James Brooke, rajah di Sarawak e Kunat Singh, un crudele principe indiano. Insieme, ostacolano il cammino del giovane, che troverà anche l'amore con due donne, Shanti, la principessa guerriera che guida la rivolta contro gli inglesi, e Damayanti, l'oscura sacerdotessa dei Thugs.[15]

Il soggetto era di Alberto Silvestri e Sergio Sollima, la sceneggiatura di George Eastman e Paola Mamolo. Nel cast, oltre a Kabir Bedi nel ruolo di Sandokan, figurano anche Marco Bonini come Ken Hastings, Cristina Piage come Lady Eleonor, Padma Lakshmi come Principessa Shanti e Alberto Dell'Acqua (col nome di Robert Widmark) nel ruolo di Jafar.[15]

La serie, prevista su Rai Uno in due puntate, per controversie legali non è mai stata trasmessa.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f Fabio Zanello, La regia come match di boxe - Intervista a Sergio Sollima, in sentieriselvaggi.it, 4 agosto 2004. URL consultato il 17 luglio 2015.
  2. ^ a b c Enrico Lancia e Fabio Melelli, 2006, p. 25.
  3. ^ Cappelli Valerio, Torna Sandokan, ma Yanez cambia faccia, su archiviostorico.corriere.it, Corriere della Sera.it, 4 ottobre 1996. URL consultato il 17 luglio 2015 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2016).
  4. ^ Alberto Crespi, Kabir? Era grassoccio e si muoveva come Gloria Swanson..., in unita.it. URL consultato il 17 luglio 2015 (archiviato dall'url originale il 16 luglio 2015).
  5. ^ a b La tigre è ancora viva: Sandokan alla riscossa! (CD), in beatrecords.it. URL consultato il 17 luglio 2015.
  6. ^ Fabio Casagrande Napolin, La riscossa di Sandokan, in Centro Studi Abastoriani, WordPress, 9 febbraio 2011. URL consultato il 17 luglio 2015.
  7. ^ La tigre è ancora viva: Sandokan alla riscossa! [collegamento interrotto], su VHS Store. URL consultato il 17 luglio 2015.
  8. ^ a b Enrico Lancia e Fabio Melelli, 2006, p. 135.
  9. ^ Franca Faldini e Goffredo Fofi, 1984, p. 418.
  10. ^ a b Raffaello Fiorini, SERGIO SOLLIMA, La Tigre della Malesia, in digilander.libero.it. URL consultato il 17 luglio 2015.
  11. ^ Stagione 1977-78: i 100 film di maggior incasso, in hitparadeitalia.it. URL consultato il 17 luglio 2015.
  12. ^ Michele Tetro, TIGRI, CORSARI E FOTOGRAMMI-4, in borderfiction.com (archiviato dall'url originale il 17 luglio 2015).
  13. ^ La tigre è ancora viva: Sandokan alla riscossa!, su mymovies.it, MYmovies. URL consultato il 17 luglio 2015.
  14. ^ La tigre è ancora viva: Sandokan alla riscossa!, su comingsoon.it, Coming Soon Television. URL consultato il 17 luglio 2015.
  15. ^ a b c Paolo Calcagno, Sandokan perde Salgari ma trova un figlio, in Corriere della Sera, RCS MediaGroup, 18 ottobre 1998. URL consultato il 13 gennaio 2016 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2016).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Franca Faldini e Goffredo Fofi, Il cinema italiano d'oggi, 1970-1984: raccontato dai suoi protagonisti, A. Mondadori, 1984.
  • Enrico Lancia e Fabio Melelli, Attori stranieri del nostro cinema, Gremese Editore, 2006, ISBN 88-844-0425-8.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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