Giuseppe Failla

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Giuseppe Failla (Vercelli, 7 novembre 1922[1]Montenegro, 12 luglio 1944) è stato un militare e partigiano italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1941 entra all'Accademia Militare di Modena, diventando sottotenente, frequenta la specializzazione alpinistica a Cortina d'Ampezzo e viene inviato in Montenegro assieme al 4º Reggimento alpini paracadutisti "Monte Cervino", nella compagnia di battaglione "Intra", ai primi di settembre.

Dopo l'8 settembre, entra a far parte della Divisione italiana partigiana Garibaldi (Montenegro), ammalatosi di tifo petecchiale deve rimanere alcuni mesi in ospedale, dove viene lasciato mentre la divisione Garibaldi dever ritirarsi. Successivamente entra a far parte della brigata "Kraiska" della XXVII divisione dell'Esercito Popolare di Liberazione Jugoslavo, fu apprezzato dagli jugoslavi per il coraggio per la conoscenza della lingua e della cultura locale, operò nella zona di Trnovo e Mostar.

Muore il 12 luglio 1944, durante un combattimento con le truppe tedesche, nel vano tentativo di aiutare i suoi soldati.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Sottotenente 4º Reggimento Alpini, Partigiano combattente

Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Passato tra i primi nelle file partigiane mentre si trovava in terra straniera (Jugoslavia), era di esempio per coraggio e spirito di sacrificio. Ferito in combattimento e colpito successivamente da una grave malattia, rifiutava due volte il rimpatrio per non abbandonare i commilitoni. Nel corso di un duro combattimento, mentre alla testa del suo plotone assaltava alcune postazioni avversarie, veniva mortalmente ferito alla testa ed alle gambe. Prima di immolare la sua giovane esistenza alla causa della libertà, trovava la forza di incitare i suoi uomini alla lotta [2]
— Fogniza - Travnik (Jugoslavia), 12 luglio 1944.
Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Datosi alla macchia dopo un mese di cruenta lotta contro i tedeschi in terra straniera ed immesso successivamente in un battaglione partigiano locale, ne diventava ben presto il più apprezzato combattente. Ferito in un accanito combattimento, assumeva egualmente il comando del battaglione e trascinava all’attacco vittorioso i suoi alpini ed i partigiani slavi. Declinata l’offerta di rimpatrio, combatteva ancora aspramente nelle file partigiane finché, colpito da una grave malattia ed abbandonato in posto, riusciva dopo infiniti stenti a raggiungere altre unità partigiane, ove diventava l’organizzatore e l’animatore di connazionali dispersi. In un durissimo combattimento difensivo, mentre più cruenta era la lotta, si slanciava in avanti per recuperare un soldato gravemente ferito. Nel generoso tentativo, indice dell’amore per i suoi soldati, cadeva colpito a morte, suggellando così un anno di lotte accanite, di eroismi senza pari, di sacrifici senza nome, per amore e per l’onore della Patria[3]
— Bosnia - Montenegro, 3 settembre 1943 -3 agosto 1944.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ bollettino ministero pag. 843, su books.google.it. URL consultato il 28 aprile 2021.
  2. ^ Storia 900 - Scheda Medaglia di bronzo, su storia900bivc.it. URL consultato il 4 dicembre 2008 (archiviato dall'url originale l'8 agosto 2014).
  3. ^ Quirinale Scheda 13865 Medaglia d'oro

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]