Eraclito (grammatico)

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Eraclito (in greco antico: Ἡράκλειτος?, Eràkleitos; ... – ...; fl. I o IIin.? secolo) è stato un filologo greco antico.

Grammatico,[1] ma più propriamente da definirsi un "commentatore",[2] o "allegorista",[3] Eraclito è correntemente denominato "stoico" o "omerico" per distinguerlo da altri omonimi, il più celebre dei quali è il filosofo presocratico, peraltro attivo sei secoli prima.
In particolare, per la sua opera di esegeta di influenza stoica, il commentatore si attesta quale unico altro testimone e una delle due fonti antiche principali per gli studi moderni sulla allegoresi stoica,[4][5] accanto alla ἐπιδρομή ("compendio": si tratta del "compendio di teologia greca") del (pressoché contemporaneo?) Lucio Anneo Cornuto.[6]
La collocazione cronologica dello stesso Eraclito è invero incerta (e di densa problematicità)[7], oscillando tra I secolo e inizio del II,[3][4][8] così come resta nel complesso misteriosa la sua figura a causa di problemi irrisolvibili che essa pone per l'individuazione precisa della sua identità e l'analisi dell'opera per struttura, genere, fonti, la qualità asistematica del metodo allegorico malgrado il ricorrere puntuale di certi allegoremi omerici.[4][8]

Omonimi[modifica | modifica wikitesto]

Assumendo come fonte il lavoro di Demetrio di Magnesia (Poeti e prosatori che portavano lo stesso nome: Περὶ τῶν ὁμωνύμων ποιητῶν καὶ συγγραφέων),[8] Diogene Laerzio,[9] biografo tra gli altri di Eraclito di Efeso, cita altri quattro scrittori notevoli di nome Eraclito:[10]
«Ci furono cinque Eraclito: il primo è questo del quale ho parlato; il secondo è un poeta lirico» (pressoché sconosciuto)[8] «a cui è dovuto l'inno Dei dodici dèi; il terzo è un poeta elegiaco di Alicarnasso,[8][11] rivolgendosi al quale Callimaco compose questa poesia»;[12][13] «[...] Il quarto fu uno di Lesbo, che scrisse una Storia della Macedonia;[8][14] il quinto fu uno che mescola il serio e il faceto» (ossia scrittore di σπουδογέλοιον, un genere avviato da Callimaco col giambo XIII),[15] «che prima di fare questo era stato suonatore di cetra».

Diogene Laerzio non fa menzione né dello scrittore di paradossi (di incerta collocazione cronologica) che scrisse il Περὶ ἀπίστων, né dell'Eraclito (qui trattato) autore delle Questioni omeriche.[8]

Resta peraltro assai curioso - e significativo - quest'ultimo particolare, che la tradizione antica non ricordi che in epoca relativamente tarda l’Eraclito “allegorista” o “grammatico”,[3][4] ovvero non prima che in testi risalenti al XII secolo: i commentari all'Iliade e all'Odissea (παρεκβολαὶ εἰς τὴν Ὁμήρου Ἰλιάδα καὶ Ὀδυσσείαν) di Eustazio di Tessalonica e l’"Esegesi all’Iliade" di Giovanni Tzetzes, in cui inoltre si nota che le posizioni dei due critici si differenziano, dacché Eustazio si rannoda alla interpretazione tradizionale stoica che era stata di Eraclito mentre Tzetzes se ne diparte.[16]

Addirittura, in seguito, tra la seconda metà del XIII secolo e l'inizio di quello successivo, Eraclito viene travisato con un altro omonimo, quel non meno «misterioso paradossografo autore del Περὶ Ἀπίστων»,[3][4][8] che Diogene Laerzio non aveva citato,[17] e persino con il peripatetico eclettico Eraclide Pontico (in più, quest'ultima confusione perdura nella tradizione a stampa dalla princeps Aldina sino all'edizione Mehler[18] della metà del XIX secolo).[3][4][8]

Il commentario[modifica | modifica wikitesto]

Eraclito tradizionalmente prende l'appellativo di "homericus" ("omerico") per esser noto quale autore di un commentario alle opere tramandate sotto l'attribuzione di Omero dal titolo in sé chiarificatore dell'argomento trattato: Ὁμηρικὰ προβλήματα εἰς ἅ περὶ ϑεῶν Ὅμηρος ἠλληγόρησεν,[19] detto anche comunemente,[20] senza tuttavia autorevoli fonti antiche a sostegno, Ἀλληγορίαι ὁμηρικαί.[21]

Eraclito e la definizione di allegoria[modifica | modifica wikitesto]

Il termine "ἀλληγορία" (allegorìa) non è il più antico che sia stato adoperato per indicare i significati non letterali o non direttamente percepibili (dei miti di Omero e dei testi letterari): tale definizione ne scalzò un'altra, ὑπόνοια (ypònoia),[22] che suggeriva la connotazione del "senso sottostante", del "pensiero nascosto",[23] del significato profondo o latente[24] sotto il significato letterale:[25] in favore di una più accurata specializzazione nel più unidirezionale "allegoria".[26]

Si può pur con la dovuta cautela ritenere, grazie alle occorrenze testuali reperite in Filodemo di Gadara, in Plutarco (che esplicitamente nel suo De audiendis poetis[27] registra il mutamento terminologico) e in Cicerone, che «il periodo di incubazione e affermazione del nuovo termine a spese dell’antico hyponoia» possa corrispondere con «l’età alessandrina e probabilmente con l’arco dei secoli III-II a.C.»[26], mentre altri studiosi propendono per un consolidamento in età più tarda, il I sec. a.C.[28]

Benché non sia stato il primo a fornirla e diffonderla, ad Eraclito si deve una delle definizioni chiare ed onnicomprensive di "allegoria":[29] «Ora è forse indispensabile dare qualche breve e succinto ragguaglio sull'arte dell'allegoria: già praticamente lo stesso nome, veritiero quant'altri mai, ne indica il significato», dichiara Eraclito, e prosegue:
Ὁ γὰρ ἄλλα μὲν ἀγορεύων τρόπος, ἕτερα δὲ ὧν λέγει σημαίνων, ἐπωνύμως ἀλληγορία καλεῖται.
«Infatti è definita "allegoria" la tecnica espressiva di dire una cosa ("alla agoreuein") ma di intenderne un'altra».[4]

È insomma l'ambiente "grammaticale",[30] della scuola, a fornire il lessico specialistico e a diffonderlo: come testimoniano[30] il commentario di Eraclito e il (coevo?) grammatico Trifone di Alessandria ma, ben prima e in maniera probabilmente decisiva, la scuola di Pergamo,[30][31] mentre rilevante evoluzione concettuale è da evidenziare in Filodemo di Gadara, Demetrio Falereo, Cicerone[32] e Quintiliano,[33] nei quali ultimi si ritrova appunto la nozione di allegoria come «metafora continuata» o intreccio di metafore a costituire un organismo semantico complesso.[34][35]

Il titolo dell'opera[modifica | modifica wikitesto]

Gli editori moderni utilizzano generalmente il titolo comunemente tràdito, e che presenta l'opera nel codice Ambrosiano B 99 sup. (databile alla fine del XIII sec.), ossia: Ὁμηρικὰ προβλήματα εἰς ἅ περὶ ϑεῶν Ὅμηρος ἠλληγόρησεν; tuttavia, è da considerare che tale sintagma complesso ha più l'aspetto di una combinazione tra titolo e sottotitolo (o addirittura genere e titolo) con quest'ultimo teso a specificare il contenuto stesso dell'opera, ragion per cui si può assumere come titolo il «canonico» Ὁμηρικὰ προβλήματα.[3]

Tradizione, epitomi, scolii[modifica | modifica wikitesto]

Gli Ὁμηρικὰ προβλήματα hanno ricevuto una corposa trasmissione,[3] costituita da nove manoscritti, che hanno tràdito l'opera in totale o parzialmente; inoltre già in tempi relativamente antichi era «inclusa in un corpus esegetico allegorico» insieme con (tra altro) le Quaestiones Homericae di Porfirio;[3][36] il capitolo 34 fu epitomato, probabilmente in età protobizantina, e l'opera ripresa in «estratti o ‘scolî’» (in cui frequentemente «il testo eracliteo [...] è [...] spesso divergente da quello del resto della tradizione»)[3] posti -e tramandati- ai margini di parecchi manoscritti[37] dell’Iliade e dell’Odissea.[3][38]

Quellenforschung, Quellenkritik e lati oscuri[modifica | modifica wikitesto]

Le oscurità relative all'effettivo inquadramento cronologico di Eraclito si riflettono anche sul problema della ricerca delle fonti (Quellenforschung) su cui egli possa essersi basato o viceversa degli studi da cui il suo lavoro possa essere stato utilizzato, e su una loro perspicua investigazione critica (Quellenkritik). Paradigmatico in proposito è il rapporto fra il Commentario eracliteo e la su citata "Epidrome" di L.A. Cornuto: gli studiosi si sono infatti interrogati al proposito o hanno costruito teorie basandosi sulla filiazione (critica? pedissequa?) tra Eraclito e appunto Cornuto (quale scrittore dipendendo l'uno dall'altro?) oppure teorizzando una dipendenza da una fonte comune.

Andrea Filoni,[39] occupandosi della «Quellenforschung della Epidrome di Cornuto», individua (in ciò corroborato anche, ma non solo, dalle ricerche in proposito di K. Reinhardt[40] e di B. Schmidt[41] -in forma parziale dal primo e completa dal secondo, ma dovendo comunque sottostare essi alle carenze di mezzi dell’epoca-) nel Περὶ θεῶν di Apollodoro di Atene «la fonte principale, anche se non unica» della "Epidrome".
Tra coloro che attingono a quest'ultima (Apollonio Sofista, Strabone, Porfirio), Filoni cita l’Eraclito «autore di un testo apologetico a favore di Omero»,[39] il cui caso è ulteriore dimostrazione delle difficoltà in cui si dibatte la critica al suo riguardo, compreso l'(irrisolvibile) impedimento costituito dalla dubbia collocazione cronologica (in più: prima o dopo Cornuto?) -«qui la Quellenforschung è stata particolarmente laboriosa», nota lo studioso-, il quale Eraclito dall’opera apollodorea pare riprendere generalmente «interpretazioni di epiteti» ma di fatto illuminando più di «Apollonio l’idea che Apollodoro ha di una divinità».[39]

In particolare, secondo Filoni Eraclito «seguirebbe fondamentalmente un commentario omerico allegorico – ma di stampo razionalistico» -,[39] sulla cui «base» il grammatico incastonerebbe materiali tratti «da un compendio di allegorie stoiche, messo a fuoco da Diels e Reinhardt, e appunto dal Περὶ θεῶν» di Apollodoro, «attinto direttamente».[39]

Pontani[4] nella sua puntuale analisi dei passi eraclitei individua man mano diverse fonti, tra cui le citate, e inoltre una comune al Περὶ τοῦ βίου καὶ τῆς ποιήσεως Ὁμήρου (noto anche come De Homero o De vita et poesi Homeri, citato) pseudoplutarcheo (e qui la questione si infittisce se si considera anche, con Hillgruber,[42] che in alcuni casi Eraclito possa aver ripreso una fonte stoica alternativa rispetto a quella dello PseudoPlutarco, e che quest'ultimo, secondo l'ipotesi di Schrader riportata da Pontani, potrebbe essersi rifatto alle perdute Omerikai meletai di Plutarco),[43] poi ancora il grammatico crateteo Erodico di Babilonia, oltre ad apporti originali di Eraclito stesso. Lo studioso[4] puntualizza poi che per alcuni capitoli, come dimostrato da Hermann Diels, Eraclito ebbe a giovarsi di una «fonte di ispirazione stoica» «posteriore a Posidonio», «uno scritto di argomento omerico, forse un vero e proprio corpus di allegorie», che era già stato consultato e fruito, «indipendentemente», dagli autori di «altri testi a noi pervenuti, fra i quali senz'altro [anche qui] il De Homero dello Ps.Plutarco [...], il commento dello Ps.Probo alla VI Ecloga di Virgilio, e l'autore della fonte dell'Ἀνθολόγιον (Anthologion) di Stobeo»[44]

Non di meno appunto Cratete è da considerarsi fonte di Eraclito, come dimostra la tradizione di sue lezioni e interpretazioni omeriche «attraverso gli scoli del corpus cosiddetto “esegetico”, i commentari di Eustazio e gli scritti di Porfirio e di Eraclito».[30][45]

Il metodo esegetico[modifica | modifica wikitesto]

Eraclito, che non si paluda in prima persona del titolo di filosofo o di Stoico, e spesso assume anzi un atteggiamento "eclettico",[4] assume come procedimento esegetico l'allegoresi stoica (di qui anche l'origine della sua qualificazione alternativa di "stoico"), sicché «gli antichi racconti mitologici sugli dèi vengono interpretati come un travestimento allegorico dei principi della (fisica) stoica».[46]

L’interpretazione dei testi omerici da parte dei critici di indirizzo esegetico stoico[47] consisteva nel rintracciare in essi (o applicarvi convenientemente) significati allegorici[48] e appunto Eraclito nel suo Commentario sottolinea che gli episodi narrati nei poemi omerici hanno significati ulteriori a quelli letterali che solo gli "iniziati" possono intendere: per esempio, la peste nel campo acheo, l'ira di Achille, la teomachia, il peculiare scudo forgiato da Efesto, le parentesi erotiche fra Ares e Afrodite ed altri sono in verità allegorie relative all'animo umano, al cosmo, agli elementi e ai principi che regolano il mondo.[4]

Il procedimento mette dunque in condizione Eraclito di muoversi su una direttrice esegetica dinamica e complessa, nei due sensi attestati.

Una modalità esegetica da registrare è, infatti, quella «positiva» (tipica per esempio del "Compendio di teologia greca" di Cornuto),[49] che riprendeva i poeti antichi a sostegno delle proprie dottrine, e comunque in entrambe le modalità sostenendo i valori della Grecia arcaica pagana contro la diffusione di culti «rivali, quali il giudaismo e il cristianesimo.»[49]

L'alternativa,[50] che ovvero sulla direttrice si muove nell'altro senso, è invece «di carattere 'difensivo'» (condiviso con lo Pseudo-Plutarco[51] e Cratete di Mallo), «mirante a riabilitare la sapienza arcaica».[49]

Con tale intento "difensivo" Eraclito innanzitutto tutela Omero dall'accusa di ἀσέβεια (empietà),[52] ed enfatizza[8] altresì la validità della figura di Omero stesso cui, nella sua ottica, assegna l'autorevolissimo compito e pregio di illuminare anche le più nascoste e inavvicinabili vie della conoscenza agli uomini, tanto da meritarsi il riconoscimento di «protos heuretes della sapienza/saggezza più arcaica»[49] e di precursore delle elaborazioni concettuali e delle idee dei massimi filosofi posteriori[42] (in ciò naturalmente discostandosi Eraclito dalla critica platonica), che sarebbero già state in nuce e in potenza nei poemi omerici.[53]

Se dunque Cratete di Mallo, giunto a Roma dalla scuola di Pergamo nel II sec. a.C., seguendo la linea interpretativa etica piuttosto che formale della esegesi stoica attribuiva ad Omero «conoscenze scientifiche e filosofiche e una sapienza eccellente»[53] e Cornuto nel suo "Compendio" di età neroniana offriva «una sintesi delle interpretazioni allegoriche stoiche degli dei del pantheon greco»,[53] affermando che «gli antichi [...] erano anche capaci di comprendere la natura del cosmo e ben portati ad esprimere verità filosofiche su di essa attraverso simboli ed enigmi»,[53] cosicché «compito del filosofo [risultava dunque essere] quello di interpretare [tali] simboli presenti nei poeti antichi ed anche nelle secolari tradizioni, rituali e figurative, disvelandone il contenuto razionale, la verità che essi trasmettono»,[53] una verità «di tipo fisico, dato l'immanentismo teologico stoico, ed etico»,[53] anche Eraclito, «approssimativamente contemporaneo di Dione [di Prusa], nelle sue "Allegorie omeriche" interpretava l'Iliade e l'Odissea in base al presupposto della profonda sapienza del poeta e della sua competenza in varie discipline, comprese quelle filosofiche, sia pure ante litteram».[53][54]

L'esegesi allegorica, per gli studiosi che aderiscono a questa tendenza di pensiero e conoscitiva, si fa dunque ricerca filosofica e si avvicina «all'ambito misterico-religioso [...], sin dal VI sec. a.C., con l'interpretazione filosofica di Omero».[55]

Anche lo stile si adegua a tale tensione difensiva, assumendo toni apologetico-omiletici piuttosto che razionali ed esplicativi.[4][8]

Il mito, per Eraclito, assume così un valore «sapienziale»,[56] in quanto esso esprime, pur «in maniera criptica», conoscenze più profonde di quelle veicolate dall'interpretazione letterale e che necessitano di essere dunque decifrate.

Tale è l'impostazione ermeneutica di età tardo-antica, ripresa tra gli altri poi da Porfirio.[57]

Un'opera problematica ma pressoché unica[modifica | modifica wikitesto]

Il Commentario eracliteo nella valutazione degli studiosi emerge generalmente per complessità e problematicità di interpretazione, cui concorrono sia il genere ibrido[4][8] e lo stile di scrittura dell'autore, retorico e artificioso e non sempre trasparente, non meno che le difficoltà della constitutio textus negli ardui rapporti dei "testimoni" e nell'esame del loro valore.[3]
Tuttavia, particolare rilievo è ad esso conferito dal risultare, insieme con un'altra opera problematica (il citato De Homero dello Ps. Plutarco) e con l'"Antro delle Ninfe" di Porfirio, «l'unico» trattato antico di critica omerica ad esser pervenuto alla modernità «(quasi) integro» e «per tradizione diretta».[30]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Roberto Radice, Eraclito Stoico, su publicatt.unicatt.it, 2006, p. 3526-3527. URL consultato il 17 febbraio 2024. in Enciclopedia Filosofica, su publires.unicatt.it, Milano, Bompiani, ISBN 884525769X. URL consultato il 17 febbraio 2024. (Enciclopedia filosofica). Viene anche individuato quale "Pseudo-Eraclito", a testimonianza dell'alone di indefinibilità che lo circonda persino nell'identificazione.
  2. ^ Resta ben noto come il primo "filologo", critico ed esegeta in assoluto sia stato Teagene di Reggio che si occupò dell'Iliade: Raffaele Cantarella, La letteratura greca classica, Milano, Rizzoli, 2002, ISBN 8817112518.
  3. ^ a b c d e f g h i j k Camillo Neri, Sul testo di Eraclito allegorista (PDF), su www2.classics.unibo.it. URL consultato il 3 febbraio 2024.
  4. ^ a b c d e f g h i j k l m Eraclito, Questioni omeriche. Sulle allegorie di Omero in merito agli dei, a cura di Filippomaria Pontani, Pisa, ETS, 2005.
  5. ^ Guido Calogero, Cornuto, Lucio Anneo. Enciclopedia italiana (1931), su treccani.it. URL consultato il 2 febbraio 2024.
  6. ^ (LA) Karl Reinhardt, De graecorum theologia capita duo, Berlino, Weidmann, 1910. URL consultato il 2 febbraio 2024.: in particolare nel capitolo De Homeri interpretatione allegorica, in specifico De aliis Heracliti fontibus et quae ei ratio intercedat cum Cornuto, in De Heracliti et Vitae Homeri fonte communi.
  7. ^ Filippo Cocchi, Gli scoli all'Odissea del Codice X (Vind. phil. gr. 133). Tesi di Dottorato, a cura di Filippomaria Pontani, n. 41, Venezia, Università Ca’ Foscari, 2013. URL consultato il 18 febbraio 2024.
  8. ^ a b c d e f g h i j k l (EN) Camillo Neri, Eraclito. Questioni omeriche sulle allegorie di Omero in merito agli dèi. Review, in Bryn Mawr Classical Review, vol. 9.11, 2006. URL consultato il 30 gennaio 2024.
  9. ^ Nella sua opera Vite e dottrine dei filosofi illustri, IX,17.
  10. ^ Traduzione di Giovanni Reale: Hermann Diels, Giovanni Reale, Walther Kranz, Diego Fusaro, Vincenzo Cicero (a cura di), I presocratici: prima traduzione integrale con testi originali a fronte delle testimonianze e dei frammenti nella raccolta di Hermann Diels e Walther Kranz, Milano, Bompiani, 2006, p. 363.
  11. ^ HE 1935-1942.
  12. ^ Call. AP 7, 80 = ep. 2 Pf. = HE XXXIV 1203-1208.
  13. ^ «L’Eraclito cui è dedicato l’epigramma [Call. AP 7.80 = 2 Pf. = HE XXXIV 1203-1208] è un poeta elegiaco (ἐλεγείας ποιητής) (autore dell’epigramma AP 7.465 = HE I 1935), e compagno di Callimaco, di cui danno notizia Strabone (14.2.16 [è appunto lui a nominarlo come «Ἡράκλειτος ὁ ποιητής, ὁ Καλλιμάχου ἑταῖρος», «il poeta Eraclito, il compagno di Callimaco»] ) e Diogene Laerzio (9.17); sull’identità di [quest'ultimo] Eraclito anche: Chiara Pesaresi, «Ma vivono i tuoi usignoli». l’immortalità poetica nell’epigramma di età ellenistica, su openstarts.units.it. URL consultato il 4 febbraio 2024., e (EN) Wilfried Swinnen, Herakleitos of Halikarnassos, an Alexandrian Poet and Diplomat?, in Ancient Society, Peeters Publisher, 1970,1, pp. 39-52. URL consultato il 3 febbraio 2024.: da: Arianna Gullo, Tesi di perfezionamento: Antologia Palatina Epigrammi funerari (Libro VII) Introduzione e Commento, Pisa, Scuola Normale Superiore, 2015. URL consultato il 3 febbraio 2024.
  14. ^ FGrHist 167.
  15. ^ Callimaco di Cirene, su studiahumanitatispaideia.blog. URL consultato il 26 gennaio 2024. in Ida Biondi, Storia e antologia della letteratura greca. Con espansione online. Per il Liceo classico vol.3: L'ellenismo e la tarda grecità, Messina, Firenze, D’Anna, 2005, ISBN 8881047950.
  16. ^ Tommaso Braccini, A neglected manuscript of Tzetzes’ Allegories from the Verse-chronicle: First remarks, in Eikasmos. Quaderni Bolognesi di Filologia Classica. Studi Online 4, vol. 4, Bologna, Patron, 2022, p. 9. URL consultato il 5 febbraio 2024. in Enrico Emanuele Prodi (a cura di), Tzetzikai Ereynai, in Eikasmos. Quaderni Bolognesi di Filologia Classica. Studi Online 4, vol. 4, Bologna, Patron, 2022. URL consultato il 5 febbraio 2024.
  17. ^ Quanto a quest'ultimo Eraclito, alla constitutio textus e alla tradizione della sua opera, Stern (in Jacob Stern, Heraclitus the Paradoxographer: Περὶ Ἀπίστων, "On Unbelievable Tales”, in Transactions of the American Philological Association (1974-2014), vol. 133.1, The Johns Hopkins University Press, 2003, p. 51. URL consultato il 6 febbraio 2024.), rilevando che il Paradossografo potrebbe adeguatamente esser definito "mitografo", precisa di considerarlo altro rispetto all'Eraclito autore delle "Questioni omeriche".
  18. ^ (ELLA) Eraclito, Heracliti Allegoriae Homericae, a cura di Eugen Mehler, Leida, 1851.; Classic reprint: (ELLA) Eraclito, Heracliti Allegoriae Homericae, a cura di Eugen Mehler, Forgotten Books, ISBN 024352434X.; riedizioni: (ELLA) Eraclito, Heracliti Allegoriae Homericae, a cura di Eugen Mehler, Kessinger Publishing, 2010, ISBN 9781164667919. (ELLA) Eraclito, Heracliti Allegoriae Homericae, a cura di Eugen Mehler, Kessinger Publishing, 2008, ISBN 9781436869034.
  19. ^ Letteralmente: "Questioni omeriche, sull'interpretazione allegorica degli dei da parte di Omero".
  20. ^ Citando gli «stoici di età imperiale», Eduard Zeller nel suo "Compendio" nomina Eraclito «autore delle Allegorie omeriche che ancor oggi possediamo, contemporaneo, pare, di Augusto»: Eduard Zeller, Compendio di storia della filosofia greca (PDF), Firenze, Vallecchi, 1921. URL consultato il 2 febbraio 2024.
  21. ^ Letteralmente: "Allegorie omeriche".
  22. ^ È il lemma usato da Platone nella Repubblica (378d: «θεομαχίας ὅσας Ὅμηρος πεποίηκεν οὐ παραδεκτέον εἰς τὴν πόλιν, οὔτ' ἐν ὑπονοίαις πεποιημένας οὔτε ἄνευ ὑπονοιῶν. ὁ γὰρ νέος οὐχ οἷός τε κρίνειν ὅτι τε ὑπόνοια καὶ ὃ μή»: «le battaglie fra dèi inventate da Omero, non devono aver posto nel nostro Stato, né se sian fatte in senso allegorico, né se non lo siano. In effetti i giovani non sono in grado di distinguere il significato allegorico da quello letterale». (ELIT) Platone, Repubblica, a cura di Giovanni Reale e Roberto Radice, Milano, Bompiani, 2009.), nel suo polivalente rapporto con la poesia: Barbara Botter, Condanna e assoluzione della poesia nella Repubblica di Platone, in Éndoxa: series filosóficas, n. 36, Madrid, 2015, p. 31-51.
  23. ^ ὑπόνoια è deverbativo formato dal prefisso ὑπό-, "sotto", e dal verbo νοεῖν.
  24. ^ «[la] hypònoia platonica (Repubblica 378d), [il] senso "sottostante", o significato profondo, che è un modo antico di esprimere l’idea freudiana di significato "latente"»: James Hillman, Il sogno e il mondo infero, traduzione di A.Bottini, Milano, Adelphi, 2023, ISBN 9788845986512. URL consultato il 21 febbraio 2024.
  25. ^ Non a caso «La hypònoia corrispose all'operazione del congetturare (la suspicio latina [n.b. deverbativo da un composto con sub, corrispondente del greco ὑπό: Enciclopedia Treccani s.v. suspicio, su treccani.it. URL consultato il 20 febbraio 2024.]): a partire da un dato concreto presente alla percezione, si trattava di inferire l'idea o l'insegnamento teorico che in esso si celava»: Gian Paolo Caprettini, Fra retorica e mito, su users.libero.it. URL consultato il 20 febbraio 2024. da Gian Paolo Caprettini, Allegoria, in Enciclopedia Einaudi vol. 1, Torino, Einaudi, 1977, p. 362-363.
  26. ^ a b Franco Montanari, Hyponoia e allegoria: piccole considerazioni preliminari, in Studi offerti ad A. M. Quartiroli e Domenico Magnino, Pavia, New Press, 1987, p. 11-19.
  27. ^ 4,19.
  28. ^ Eraclito, Questioni omeriche. Sulle allegorie di Omero in merito agli dei, a cura di Filippomaria Pontani, Pisa, Edizioni ETS, 2005, p. 28. URL consultato il 21 febbraio 2024.
  29. ^ Questioni omeriche 5.1-2
  30. ^ a b c d e Filippo Cocchi, Gli scoli all'Odissea del Codice X (Vind. phil. gr. 133). Tesi di Dottorato, a cura di Filippomaria Pontani, Venezia, Università Ca’ Foscari, 2013. URL consultato il 18 febbraio 2024.
  31. ^ (FR) Félix Buffière, Les Mythes d’Homère et la pensée grecque, Paris, Les Belles Lettres, 1956, p. 45ss. URL consultato il 20 febbraio 2024.
  32. ^ Cic.Orator 27,94: iam cum fluxerunt plures translationes, alia plane fit oratio; itaque genus hoc Graeci appellant ἀλληγορία.
  33. ^ A Quintiliano (che si esprimeva con l'autorevolezza conferitagli dalla cultura non meno che dal suo ministero imperiale) si deve la nota definizione di "allegoria" quale «continua metaphora», «metafora continuata» (Inst.orat. IX,2,46: quem ad modum ἀλληγορίαν facit continua μεταφορά), costituita da una serie di metafore in successione (ibid. VIII,6,44ss: «genus plerumque continuatis translationibus»), e della allegoria quale «inversio»: in particolare, osservava il retore (ibidem), «allegoria, quam inversionem interpretantur, aut aliud verbis, aliud sensu ostendit, aut etiam interim contrarium»: «L’allegoria, che si traduce con il termine ‘inversione’, o mostra una cosa con le parole, un'altra con il senso, oppure significa anche, talvolta, il contrario». Indi appunto specificava, come accennato: «Prius fit genus plerumque continuatis translationibus»: «Il primo genere è dato per lo più da una successione di metafore». Traduzione da: Andrea Cucchiarelli, Metafore, allegorie e altre trasformazioni: Quintiliano interprete di Orazio (sul carme 1.14, con alcune osservazioni riguardo alle navi di Virgilio e Ovidio), su classica.org.br. URL consultato il 19 febbraio 2024.
    Dunque «[l'allegoria] [può] anche essere composta di parole usate in senso proprio (e quindi non metaforico) ma in modo tale da rinviare complessivamente ad altro». Citazione da Roberto Diodato, Nota sul rapporto tra allegoria e analogia, su riviste.unimi.it. URL consultato il 19 febbraio 2024. e Roberto Diodato, Nota sul rapporto tra allegoria e analogia, in Materiali di estetica, 4.1(terza serie. La filosofia e le arti), Università degli Studi di Milano, 2017.
  34. ^ Un «panorama completo delle definizioni antiche dell'allegoria» in Filippo Cocchi, Gli scoli all'Odissea del Codice X (Vind. phil. gr. 133). Tesi di Dottorato, a cura di Filippomaria Pontani, Venezia, Università Ca’ Foscari, 2013. URL consultato il 18 febbraio 2024., p.7 n.4
  35. ^ Antonietta Benagiano, L’allegoria tra rifiuto e accettazione, in Silarus, n. 244, 2006. URL consultato il 17 febbraio 2024.
  36. ^ (LA) Porphirius, Porphyrii Quaestionum homericarum ad Odysseam pertinentium reliquias, a cura di Hermann Schrader, Lipsia, Teubner, 1882, p. II,393-408. URL consultato il 24 febbraio 2024.
  37. ^ Un elenco è in: (LA) Franz Oelmann, Prolegomena in Heracliti q. f. allegoriarum Homericarum editionem novam, Lipsia, Teubner, 1908. e nel più recente: (FR) Félix Buffière, Héraclite. Allégories d’Homère, Parigi, Les Belles Lettres, 1962, p. XLVII-LIV. URL consultato il 10 febbraio 2024.
  38. ^ Un elenco delle edizioni recenti del testo di Eraclito è nel citato Camillo Neri, Sul testo di Eraclito allegorista (PDF), su www2.classics.unibo.it. URL consultato il 10 febbraio 2024. e ibidem n.3.
  39. ^ a b c d e Andrea Filoni, Alle fonti di Cornuto, in Aitia. Regards sur la culture hellénistique au XXIe siècle, vol. 8.2, OpenEditions. Journals, 2018.
  40. ^ (LA) Karl Reinhardt, De graecorum theologia capita duo, Berlino, Weidmann, 1910. URL consultato il 2 febbraio 2024., cit.
  41. ^ (LA) Bruno Schmidt, De Cornuti Theologiae graecae compendio, Halle, Halis Saxonum, 1912. URL consultato il 14 febbraio 2024.
  42. ^ a b Hillgruber, Die pseudoplutarchische Schrift De Homero, Stuttgart, 1984.
  43. ^ Eraclito, Questioni omeriche. Sulle allegorie di Omero in merito agli dei, a cura di Filippomaria Pontani, Pisa, Edizioni ETS, 2005, p. 25 e n.62. URL consultato il 21 febbraio 2024.
  44. ^ Eraclito, Questioni omeriche. Sulle allegorie di Omero in merito agli dei, a cura di Filippomaria Pontani, Pisa, Edizioni ETS, 2005, p. 25-26. URL consultato il 21 febbraio 2024.
  45. ^ (ELIT) Crates Mallotes (Cratete di Mallo), I Frammenti, a cura di Maria Broggiato, La Spezia, Agorà, 2001. URL consultato il 24 febbraio 2024.
  46. ^ Parentesi non nella citazione. La definizione è di Umberto Eco, ma relativa al citato L.A. Cornuto, in: Raccontare l’altro: dal poema astrologico al mito di Alessandro. Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco (2014). (par. "Storici minori e trattatistica varia"), su treccani.it. URL consultato il 23 gennaio 2024.
  47. ^ Si deve rilevare che tra questi non possa essere annoverato Seneca, come può testimoniare direttamente quanto egli stesso scrive nella Epistola VIII e nel suo De beneficiis (I,3,2-4,6), e quanto argomentano in proposito Setaioli: Aldo Setaioli, L’interpretazione delle Charites (Gratiae) in Cornuto e in Seneca, su journals.openedition.org. URL consultato il 14 febbraio 2024. e gli studiosi ivi citati; inoltre lo stesso Setaioli in Aldo Setaioli, Seneca e lo stile, in ANRW (Aufstieg und Niedergang der römischen West), II,32,2, Berlino, 1985, p. 776-858 (pp. 839-843)., ripreso e aggiornato in Aldo Setaioli, Facundus Seneca: aspetti della lingua e dell’ideologia senecana, Bologna, Pàtron, 2000, p. 192-197.
    In particolare, Setaioli puntualizza che, come desumibile dagli stessi scritti del filosofo, Seneca «distingueva due tipi di allegoresi, entrambi da lui recisamente rifiutati», contestando a chi la promuoveva il procedimento di allegoresi che altri hanno definito "positiva": così facendo, l'interprete «considerava [Omero] non come un tramite di una verità più antica, da lui trasmessa con maggiore o minore integrità e consapevolezza, ma come depositario in proprio di una sapienza che anticipava le loro [stesse] dottrine [..]: questi esegeti sono convinti, e vogliono convincere [lamenta Seneca], che Omero era un sapiente e un filosofo», quando invece Seneca (Ep. 88,5) ne discordava completamente.
  48. ^ Leighton Durham Reynolds e Nigel Guy Wilson, Copisti e filologi. La tradizione dei classici dall’antichità ai tempi moderni, Padova, Antenore, 1987,3, p. 1-18. (o Leighton Durham Reynolds e Nigel Guy Wilson, Copisti e filologi. La tradizione dei classici dall’antichità ai tempi moderni, Padova, Antenore, 1987,3, p. 1-18. URL consultato l'11 febbraio 2024.
  49. ^ a b c d Francesco Verde, Recensione a Porfirio, Sullo Stige, a cura di C. Castelletti, Bompiani, 2006 (PDF), in Giornale di filosofia: (Giornale di filosofia - Filosofia italiana), vol. 8.2, 2018. URL consultato il 9 febbraio 2024.
  50. ^ Sulle due modalità interpretative citate, in particolare Castelletti in: Porfirio, Sullo Stige Περί Στυγός, a cura di Cristiano Castelletti, Milano, Bompiani, 2006, ISBN 8845257118.; reperibile anche su Porfirio, Sullo Stige Περί Στυγός, a cura di Cristiano Castelletti, Milano, Bompiani, 2006, ISBN 8845257118. URL consultato il 10 febbraio 2024.
  51. ^ De vita et poesi Homeri (o De Homero, citato): Ilaria L.E. Ramelli, Dione di Prusa: teologia e provvidenza nell'Olimpico e nel Caridemo (PDF), su repositorio.uca.edu.ar. URL consultato il 16 febbraio 2024.
  52. ^ Uno degli idoli polemici in proposito, oltre a Platone ed Epicuro, è Senofane di Colofone, il "sillografo" che di Omero e Esiodo tra l'altro aveva criticato l'indulgere all'antropomorfismo religioso: Ezio Pellizer, Senofane sillografo e la polemica sul sapere rapsodico, in Ítaca. Quaderns Catalans de Cultura Clàssica, 21, pp. 31‑40, Societat Catalana d’Estudis Clàssics, 2005. URL consultato il 30 gennaio 2024.
  53. ^ a b c d e f g Ilaria L.E. Ramelli, Dione di Prusa: teologia e provvidenza nell'Olimpico e nel Caridemo (PDF), su repositorio.uca.edu.ar. URL consultato il 16 febbraio 2024.
  54. ^ Secondo Ramelli, che ne cita le referenze testuali, lo stesso Dione condivideva sia l'elogio della «sapienza degli antichi poeti relativa agli dei» sia un'esegesi (nel particolare quella degli epiteti di Zeus) «tipologicamente simile a quelle dell'esegesi allegorico-etimologica stoica». La studiosa cita in proposito anche (ELDE) Dione di Prusa, ΟΛΥΜΠΙΚΟΣ.Η ΠΕΡΙ ΤΗΣ ΠΡΩΤΗΣ ΤΟΥ ΘΕΟΥ ΕΝΝΟΙΑΣ. OLYMPISCHE REDE. ODER ÜBER DIE ERSTE ERKENNTNIS GOTTES, a cura di Hans-Josef Klauck e Balbina Bäbler, Darmstadt, 2000. URL consultato il 16 febbraio 2024.
  55. ^ «Su questo concetto le opere fondamentali si devono a Tate, Pépin, Rollinson, Perret»: N. Marini, Demetrio, De eloc. 99-102. L'allegoria come linguaggio di potere, in Prometheus: Rivista quadrimestrale di studi classici, a.24,2, 1998, p. 127-140. URL consultato il 21 febbraio 2024., specie nn. 17 e 18.
  56. ^ Così Radice in: Ilaria Ramelli e Giulio A. Lucchetta, Dall’allegoria all’allegoresi (Il contributo degli Stoici). Introduzione di Roberto Radice., su Roberto Radice (a cura di), researchgate.net, 2004. URL consultato il 13 febbraio 2024. Radice vi si riferisce al commentatore come "Pseudo-Eraclito".
    (Ramelli cura nel cap. III Cratete di Mallo e nel VI Cornuto mentre l'VIII, dedicato a Eraclito, è curato da G. Lucchetta).
  57. ^ Autore, Porfirio, con l'"Antro delle ninfe", dell’«unica opera esegetica su Omero giuntaci del tutto integralmente» e, non incidentalmente, di saggi quali le "Questioni omeriche" e "Sulla filosofia di Omero", del citato e frammentario "Sullo Stige", oltre che pieno fautore dell'utilizzo di un’esegesi allegorica ( Francesco Verde, Recensione a Porfirio, Sullo Stige, a cura di C. Castelletti, Bompiani, 2006 (PDF), in Giornale di filosofia: (Giornale di filosofia - Filosofia italiana), vol. 8.2, 2018. URL consultato il 9 febbraio 2024.).

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