Contea di Desana

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Contea di Desana
Contea di Desana - Stemma
Motto: Nihil deterius familiari inimico
Dati amministrativi
Lingue ufficialiitaliano, francese
Lingue parlatedialetto desanese
CapitaleDesana
Dipendente da
Sacro Romano Impero
Politica
Forma di governomonarchia assoluta
(signoria), poi (contea)
Capo di Statosignore, poi conte
Nascita
Fine
Causa
Territorio e popolazione
Massima estensione16 km² nel secolo XVII
Popolazione2000 abitanti circa nel secolo XVII
Economia
Valutapropria (1510-1693)
Risorseagricoltura, allevamento
Commerci conStati vicini
Religione e società
Religione di Statocattolicesimo
Classi socialinobili, clero, contadini
Evoluzione storica
Preceduto da
Comune di Vercelli
Succeduto da
Ducato di Savoia

La contea di Desana è stata una piccola entità territoriale indipendente, feudo imperiale, a otto chilometri da Vercelli, enclave nel ducato di Savoia, governata, dal 1411 al 1693, da due rami della famiglia Tizzoni. Fino al 1510 era una signoria e il suo nome è tuttora rinomato tra i numismatici per le monete coniate dalla sua zecca.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il feudo si estendeva poco a sud di Vercelli, ad un'altitudine di 130 metri: l'investitura fu concessa nel 1411 a Lodovico I Tizzoni (del ramo di Giovanni) dal duca di Milano Filippo Maria Visconti e, dal 1413, fu annoverato tra i vassalli dell'imperatore Sigismondo di Lussemburgo. Il primo conte Lodovico II, designato il 3 luglio 1510 da Massimiliano I d'Asburgo, dimorava nel castello del borgo ed era membro di una delle quattro famiglie vercellesi cosiddette di baldacchino, in quanto possedevano l'effettiva giurisdizione di un territorio,[2]

Il paese disponeva di tre chiese: la collegiata dei Santi Pietro e Maurizio (qui i conti venivano formalmente investiti e tumulati; altri preferivano la sepoltura in San Francesco di Vercelli), la Vergine Addolorata e i SS. Fabiano e Sebastiano. Le prime notizie sul castello, invece, risalgono al secolo X durante il marchesato di Arduino d'Ivrea e fu costruito dai vescovi di Vercelli per difendere il distretto.[3]

Nel secolo XV, presso la corte del marchese del Monferrato Teodoro II, Lodovico I fu creato senatore, consigliere e gran cancelliere. Intuito che Desana sarebbe potuta diventare un possedimento chiuso e forte, il Tizzoni chiese di avere il sito impegnandosi di restaurarlo, rifacendo la cinta muraria e popolandolo. Il sovrano monferrino accettò trasferendogli la proprietà e l'assoluto dominio sul paesello (15 settembre 1411). L'intraprendente vercellese fortificò la rocca, restaurò i caseggiati fatiscenti attraendo con la promessa di privilegi gli abitanti delle terre vicine.[4]

Piazza Castello a Desana e la collegiata

Nel 1510, Lodovico II, nipote del precedente, per i servigi prestati all'imperatore asburgico, fu insignito della dignità di primo conte di Desana e di vicario generale del Sacro Romano Impero, in perpetuo per sé e i successori con tutti i diritti annessi. Una precedente investitura vi era stata già nel 1485 da parte di Federico III d'Asburgo: Lodovico II ottenne pure la prerogativa di battere moneta e fu proprio lui a realizzare la prima coniazione.[5]

Sotto Lodovico II Desana visse un periodo fiorente (1483-1525) e nel castello si teneva corte con la partecipazione di aristocratici e letterati quali il vescovo e scrittore Matteo Bandello che ne parlò nelle sue Novelle.[6]

Il territorio desanese fu poi occupato dai francesi che lo restituirono nel 1551 al conte Giovanni Maria. La contea, dunque, rimarrà ai Tizzoni fino al 1693, allorché la contessa di Desana e marchesa di Crescentino Irene di Tournon, vedova di Curzio Francesco e tutrice dei suoi figli, la vendette al duca di Savoia Vittorio Amedeo II.[7]

I Tizzoni (che possedevano in Vercelli un palazzo con torre, tuttora esistente) avviarono nel 1510 l'officina monetaria, la cui produzione era caratterizzata soprattutto dall'imitazione di pezzi circolanti in altri Stati: dal tallero di Salisburgo, al liard di Enrico III di Francia, dal fiorino olandese al quattrino di Milano. Anche quando lo staterello fu temporaneamente in possesso di stranieri, come Francesco Mareuil, Pietro Berard e Filippo Tornielli, la battitura proseguì.[8]

Moneta con effigie del conte Antonio Maria II (1617)

Lo stemma dei Tizzoni è così illustrato:

«"inquartato, al 1° e 4° d'oro, all'aquila coronata, di nero; al 2° e 3° palato di rosso e d'oro, e sul tutto d'argento, a tre bastoni noderosi, di nero, infiammati di rosso, uno sull'altro, in banda".»

Signori (1411-1510) e conti di Desana (1510-1693)[9][modifica | modifica wikitesto]

Titolo Nome Periodo Consorte e note
1 Signore Lodovico I Tizzoni 1411 - 1440 Agnesina di Mortario;
figlio di Giovanni podestà di Saluzzola
2 Signore Antonio Maria I 1440 - 1459 Odisetta d'Azeglio, Caterina Tizzoni
2 Signore Francesco I 1459 - 1483
3 Signore
Conte
Lodovico II il Tizzone 1483 - 1510
1510 - 1525
Bartolomea di Ranzo,
Beatrice Vittoria Scarampi, prima contessa
4 Conte Giovanni Bartolomeo I 1525 - 1533 Margherita Peletta
5 Conte Caio Cesare I 1533 - 1551 Dorotea Grassi; privi di eredi
6 Conte Gabriele I 1542 - 1546
1552 - 1555
ramo di Giacomo di Rive; usurpatore
7 Conte Giovanni Maria I 1546 - 1552
1555 - 1559
Camilla Tizzoni;
ramo di Andoazzo ed erede legittimo
8 Conte Agostino I 1560 - 1582 Maddalena Pico della Mirandola;
fratello di Gabriele, usurpatore
9 Conte Delfino I 1583 - 1598 Margherita di Madruzzo-Challant;
Camilla di Biandrate-Balzola, reggente (1598-1622);
nipote di Giovanni Maria
10 Conte Antonio Maria II 1598 - 1641 Costanza di Biandrate
11 Conte Francesco Delfino 1641 - 1676 Eleonora San Martino di Perella
12 Contessa Eleonora Camilla 1676 - 1679 Filippo Della Chiesa di Cinzano;
primogenita di Francesco Delfino che l'8 aprile 1676 alienò il feudo al genero, vendita impugnata dal ramo cadetto maschile di Rive e Crescentino
13 Conte Curzio Francesco Maria 1679 - 1689 Irene di Tournon, reggente (1689-1693), cedette la contea ai Savoia il I ottobre 1693;
ramo di Rive, discendente da Enea
14 Conte Antonio Ignazio 1689 - 1693 ultimo conte;
i suoi discendenti si estingueranno con suor Maria Teresa

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Piemonte, p. 288
  2. ^ Dionisotti, p. 78
  3. ^ Piemonte, p. 289
  4. ^ Gazzera, p. 32
  5. ^ Gazzera, p. 34
  6. ^ Ravegnani Morosini, p. 321
  7. ^ Ravegnani Morosini, p. 322
  8. ^ Promis, p. 25
  9. ^ Dionisotti, pp. 86-87

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • AA. VV., Piemonte, Touring Club Italiano, Milano 1978.
  • Carlo Dionisotti, Il comune di Desana e la famiglia patrizia dei Tizzoni, ed. Vincenzo Bona, Torino 1895.
  • Costanzo Gazzera, Memorie storiche dei Tizzoni conti di Desana, Stamperia Reale, Torino 1842.
  • Domenico Promis, Monete della zecca di Dezana, Stamperia Reale, Torino 1863.
  • Mario Ravegnani Morosini, Signorie e Principati, III, ed. Maggioli, Dogana (Repubblica di San Marino) 1084.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]