Portale:Antica Siracusa/Mediterraneo

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Siracusa e i suoi insediamenti, scontri e influenze culturali stabilite nel Mediterraneo
Il ruolo di Siracusa nel Mediterraneo

Nell'epoca antica Siracusa stabilì gli equilibri del Mediterraneo con le sue vittorie e con le sue cadute. Bloccando l'avanzata di Cartagine, facendo crollare le mire egemoniche di Atene, Siracusa impedì che il Mediterraneo diventasse un impero dei Cartaginesi o degli Ateniesi. Siracusa fu una polis dalla storia alquanto singolare: nata come colonia di Corinto, non solo divenne più potente della madrepatria, ma eguagliò e a un certo punto superò persino la potenza e l'attrazione della stessa Atene.

Corazza in bronzo da necropoli siracusana (IV sec. a.C.)

La culla della democrazia occidentale, la massima potenza dell'antica Grecia, capì presto di aver trovato in Siracusa la sua più pericolosa rivale nella lotta per l'egemonia sul mondo greco: la polis siceliota già nel V secolo a.C. si era di molto accresciuta; durante le guerre persiane contro l'avvicinamento di Serse solamente Siracusa poteva inviare un contingente di ventottomila uomini armati e duecento triremi, ma dato che in cambio aveva chiesto a Sparta e ad Atene (che guidavano tutte le polis coalizzate) il comando supremo delle operazioni militari, vedendoselo negare offrì come risposta il suo diniego alla guerra. La rivalità con gli Ateniesi crebbe quando sul finire del medesimo secolo Siracusa estese la sua influenza commerciale/culturale al di fuori della Sicilia, spostandosi in direzione nord-ovest e incontrandosi, e scontrandosi, con le popolazioni site sulle coste dell'Etruria campana: i Siracusani finirono per scontrarsi con la popolazione egemone del luogo: gli Etruschi (chiamati Tirreni dai Greci) e, sconfiggendoli in mare, misero fine all'espansione etrusca verso sud, infliggendo loro un colpo dal quale non si sarebbero più ripresi. Atene aveva interessi proprio in quest'area del Mediterraneo centrale (attestata, tra le altre cose, dalla presenza della sua ceramica in zona) e la presenza di Siracusa, la quale andava insediandosi all'interno del futuro golfo di Napoli, non faceva che aumentare la diffidenza e la gelosia della potenza egea nei confronti della città siciliana.

Tucidide, principale narratore degli eventi peloponnesiaci

L'occasione per Atene di mettere un freno all'espansione siracusana nel Mediterraneo arrivò durante la guerra del Peloponneso: Atene armò i suoi uomini e dall'Egeo salpò la più grande spedizione militare organizzata dai Greci (eccetto la mitologica guerra di Troia), il cui obiettivo era la distruzione di Siracusa e la conquista della Sicilia. La capitale attica fece però male i suoi conti; arrivati nello Ionio le città della Magna Grecia le si dimostrarono ostili, inoltre, i Siracusani erano alleati di Sparta, la quale non esitò a mandare soldati a Siracusa pur di evitare che la sua acerrima nemica si impossessasse del fronte occidentale. Anche gli indigeni dell'isola, Siculi e Sicani, si schierarono dalla parte di Siracusa, così che infine Atene, giunta per conquistare, ne uscì completamente distrutta. Siracusa si rivelò essere la nemesi di Atene.

La vittoria sull'esercito ateniese e sui loro alleati, diede nuova forza a Siracusa: Ermocrate, una delle più influenti figure siracusane dell'epoca, comandò la prima spedizione greco-occidentale in Asia Minore, poiché ormai erano entrati a far parte nella maniera più diretta della lunga guerra peloponnesiaca. Qui l'esercito siracusano si distinguerà tra alterne vittorie, guadagnandosi anche la stima delle popolazioni del luogo. Gli eventi della spedizione presero poi una piega inaspettata: Cartagine, rimasta silente a lungo, tornò nuovamente in armi in Sicilia, mettendo a ferro e fuoco le città dei Greci. Siracusa rispose con Ermocrate - tornato dalla regione anatolica grazie all'oro di Ciro sovrano di Persia (attuale Iran) - e con Dionisio I, nuova figura emergente della polis: egli salito al potere dichiarò aperta guerra a Cartagine e in quanto continuatore della politica egemonica siracusana, fu al centro di critiche ed elogi da parte delle più influenti figure del tempo. Siracusa in questo periodo venne vista dai Greci come la nuova Atene: Platone la preferì alla sua patria, ritenendola sede più adatta per le sue nuove sperimentazioni politiche, e Isocrate vide nel suo capo politico, Dionisio, il fautore di una possibile unione tra tutti i Greci. Siracusa però si reggeva su una politica diversa da quella auspicata dai filosofi dell'Ellade; essa infatti aveva una forte propensione ai rapporti con gli indigeni del luogo e con i Barbari (con i non Greci). Nonostante una paventata volontà di invadere la Grecia da parte di Dionisio, in verità le attenzioni di Siracusa erano in quel momento rivolte altrove: risale al IV secolo a.C. la colonizzazione dei Siracusani verso nord-est, sulle coste del mare Adriatico, e l'intreccio di proficui rapporti commerciali e militari con i Galli Senoni che popolavano la parte orientale dell'Etruria padana (la Gallia Cisalpina del tempo romano). La Siracusa dei Dionisii tornò nuovamente nel Tirreno, insediandosi nei porti che furono degli Etruschi e spingendosi fino alla Corsica e all'isola d'Elba, attratta dalle preziose risorse ferrose. La tirannide dionisiana fu la più potente d'Europa. Guerrieri di ogni dove si assoldavano nell'esercito siracusano e nacque qui la prima forma di Stato territoriale.

L'ellenismo di Alessandro Magno ha tratti fortemente riconducibili alla politica attuata precedentemente da Siracusa (non a caso Alessandro volle i libri che narravano le gesta di Dionisio con sé in Asia, come fonte di ispirazione). Sono numerosi gli storici che si domandano ancora oggi cosa sarebbe accaduto se Alessandro fosse riuscito a stabilire un contatto diretto con Siracusa:

«Che cosa sarebbe "avvenuto dell'Italia se Alessandro, trascurando l'Asia, avesse diretto la sua spedizione contro l'Occidente?". A una domanda come questa di von Hassel si risponderà sempre che è inutile rifare la storia. Ma non resistiamo alla tentazione di immaginare Siracusa che, con Alessandro, sarebbe diventata la metropoli del mare Interno, di un impero greco vincitore allo stesso tempo di Roma e di Cartagine, allargando fino a noi, occidentali, un ellenismo diretto, senza l'intermediazione e il filtro di Roma. Una guerra che non ha avuto luogo è comunque una guerra persa. La grandezza del mare Interno, già a quell'epoca, si gioca, che lo si voglia o no, nel luogo che fa da cerniera tra i due Mediterranei.»

Dopo la morte del macedone, la Siracusa agatoclea riprese le ostilità con Cartagine, stavolta però fece il passo che ancora nessun esercito occidentale aveva compiuto: sbarcò in Africa e si recò direttamente alle porte di Cartagine, conquistando 200 città che erano sotto la sua egemonia. Nel contempo Agatocle stipulò alleanza con il governatore di Cirene ed ex compagno di Alessandro, Ofella, per dividersi i territori conquistati in Africa, ma infine lo tradì uccidendolo e sottraendogli i suoi diecimila soldati. Richiamato in patria poiché Cartagine pose l'assedio a Siracusa, Agatocle si fermò ad un passo dall'attaccare la capitale fenicia, ma restiduendo Cirene a Tolomeo d'Egitto aveva instaurato un'altra solida e proficua alleanza con il più potente degli ex compagni di Alessandro. Dopo aver imparentato la tirannide siracusana con quella tolemaica, Agatocle venne travolto dagli intrighi interni della sua stessa famiglia. Dopo di lui Siracusa conobbe un lungo periodo di pace con il suo sovrano Ierone II, il quale, dopo aver tentato di bloccare l'avanzata di Roma verso la Sicilia e aver contastato che il nemico poteva contare su forze superiori alle sue, decise di divenire un alleto di Roma e di proteggere il suo regno lasciandolo estraneo alle guerre romano-puniche, nonostante queste riguardassero naturalmente Siracusa. La sua pace fu proficua per instaurare nuovi rapporti con altre città del Mediterraneo. Siracusa libera dalla guerra concentrò le sue energie altrove; essenzialmente in ambito culturale.

Archimede con le allegorie della pace e della guerra (dipinto di Giovan Battista Langetti)

La pace ebbe termine con la morte di Ierone. Salito al trono il suo giovane nipote, Ieronimo, non poté sopportare di vedere spadroneggiare Roma sulla Sicilia, così strinse alleanza con Cartagine e fece entrare Siracusa nella seconda guerra romano-punica. L'entrata in guerra di Siracusa comportò una generale ribellione contro il potere romano su molte delle città conquistate che erano inizialmente rimaste silenti.

Nonostante gli sforzi e gli oltre due anni di assedio, Siracusa resisteva benissimo, grazie ai rifornimenti di Cartagine e alle inespugnabili difese di Archimede. Cadde infine in mano di Roma ma, come narrano le fonti, solo per mezzo di una distrazione e di un tradimento interno. La caduta di Siracusa rappresentò una svolta inaspettata nel mondo greco. Per Roma l'aver conquistato Siracusa significò la stabilizzazione della Sicilia: essa la fece diventare la capitale della sua prima provincia. Iniziò tuttavia per Siracusa il periodo del lento declino: costretta a spogliarsi delle sue ricchezze per volere di Roma, rimase comunque una delle città più influenti del Mediterraneo e la prima città per importanza della Sicilia. Fu una delle pochissime città siciliane in cui Augusto spedì una sua intera colonia romana per renderla nuovamente popolosa dopo gli effetti devastanti della sua guerra con Sesto Pompeo. Quando anche l'impero di Roma cominciò a vacillare, dopo più di mezzo millennio, Siracusa ritrovata dai Greci, ricominciò ad assumere potere nel Mediterraneo, accogliendo nuovamente la lingua greca, mai sparita del tutto, e divenendo sede dell'imperatore di Costantinopoli. Ma la vera minaccia era rappresentata ormai dall'espansione degli Arabi: dopo aver respinto numerosi e duri assedi, Siracusa fu presa dagli Arabi in maniera più che cruenta nell'878. Data alle fiamme, privata di tutto, gli Arabi mutarono definitivamente il suo ruolo nel Mediterraneo: già vacillante dopo la prima sofferta conquista romana, cedette inesorabilmente il passo alle nuove egemonie stabilite anzitutto dai musulmani e in seguito dai Normanni.