Lorenzo Vivalda

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Lorenzo Vivalda
Il generale di brigata Lorenzo Vivalda
NascitaAlba, 31 ottobre 1890
MorteRonciglione, 12 novembre 1945
Cause della morteIncidente automobilistico
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
CorpoAlpini
Anni di servizio1909-1945
GradoGenerale di brigata
GuerreGuerra italo-turca
Prima guerra mondiale
Seconda guerra mondiale
CampagneCampagna di Libia (1913-1921)
Fronte italiano (1915-1918)
Campagna del Nordafrica
BattaglieBattaglia dell'Ortigara
Battaglia di Caporetto
Invasione italiana dell'Egitto
Operazione Compass
Comandante di81º Reggimento fanteria "Torino"
5º Reggimento alpini
1ª Divisione alpina "Taurinense"
Divisione "Garibaldi"
230ª Divisione costiera
Decorazionivedi qui
dati tratti da Generals[1]
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Lorenzo Vivalda (Alba, 31 ottobre 1890Ronciglione, 12 novembre 1945) è stato un generale italiano, distintosi come ufficiale del corpo degli alpini nel corso della guerra italo-turca e nella prima guerra mondiale. Durante il secondo conflitto mondiale operò dapprima come sottocapo di Stato maggiore presso il Comando Superiore FF.AA. "A.S.I.", e poi come comandante della 1ª Divisione alpina "Taurinense" impiegata in operazioni antipartigiane in Montenegro. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 decise di resistere alle forze tedesche, e fu nominato successivamente comandante della Divisione "Garibaldi" operante nell'area dei Balcani. Rientrato in Italia nel 1944 fu nominato comandante della 230ª Divisione costiera di stanza in Puglia. Decorato con la Croce di Ufficiale dell'Ordine militare di Savoia, due Medaglie d'argento e tre di bronzo al valor militare.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque ad Alba il 31 ottobre 1890,[2] figlio di Carlo e di Teresa Mulazzano.[1] Iniziò una lunga carriera militare all'età di 19 anni, arruolandosi nel Regio Esercito e venendo nominato ufficiale il 17 settembre 1911.[3] L'anno successivo, in forza al 2º Reggimento alpini, partì per la Libia, dove, con il grado di sottotenente, partecipò alla guerra italo-turca e alle successive operazioni di polizia coloniale che dovevano portare al completo controllo italiano sulla nuova colonia. Si distinse in combattimento il 25 maggio 1913, venendo decorato con una prima Medaglia di bronzo al valor militare. Promosso tenente, dopo l'entrata in guerra del Regno d'Italia partecipò alle operazioni sul fronte orientale contro l'Impero austro-ungarico.[3] Promosso capitano, fu comandante del battaglione alpini "Aosta" e si distinse in combattimento sul Monte Ortigara, venendo decorato con una terza Medaglia di bronzo al valor militare. Aiutante maggiore dell'VIII Gruppo alpino, nel corso della battaglia di Caporetto operò sul Monte Stella, dove sostituì volontariamente il comandante del battaglione alpini "Val Arroscia", morto nel corso di un attacco. Riorganizzò i reparti e li portò nuovamente all’attacco, finché rimase gravemente ferito.[3]

Dopo la fine del conflitto fu assegnato in servizio presso la Divisione militare territoriale di Pola, transitando poi nel I Raggruppamento alpini il 20 maggio 1923.[4] Il 5 dicembre 1926 venne promosso tenente colonnello grado con il quale comandò, a partire dal 19 settembre 1935, l'81º Reggimento fanteria "Torino", ricoprendo tale incarico fino al 20 novembre 1936,[3] data in cui assunse il comando del 5º Reggimento alpini.[1] Promosso colonnello il 21 gennaio 1937, lasciò il comando del 5º Reggimento alpini il 2 febbraio 1938.[1] Il 6 dello stesso mese fu nominato sottocapo di Stato maggiore presso il comando superiore FF.AA. dell'Africa settentrionale, a Tripoli, dove si trovava all'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 10 giugno 1940,[1] permanendovi sino al 31 marzo del 1941 e guadagnandosi una seconda Medaglia d'argento al valor militare. Fu promosso generale di brigata il 1º luglio 1941 e il 12 ottobre fu assegnato in servizio presso il comando della difesa territoriale di Genova, venendo trasferito dal 10 marzo 1942 presso il XV Corpo d'armata.[1] Dal 15 aprile 1942 assunse il comando della 1ª Divisione alpina "Taurinense",[5] operante nei Balcani ed impegnata in operazioni antipartigiane in Slovenia, Croazia, Dalmazia settentrionale, Bosnia ed Erzegovina.[6]

Dall'agosto 1942 la Grande Unità fu trasferita in Montenegro,[7], con quartier generale a Nikšić,[6] e lì si trovava all'atto dell'armistizio dell'8 settembre 1943, sparsa in vari presidi.[1] Alla richiesta dei tedeschi di consegnare le armi, egli rifiutò decisamente, suscitando il consenso della maggioranza degli ufficiali e dei soldati di truppa della sua unità.[8] Dopo essere riuscito a scampare alla cattura, guidò i reparti della "Taurinense", unendoli dapprima ai resti di quelli della 155ª Divisione fanteria "Emilia" e poi di quelli della 19ª Divisione fanteria "Venezia".[9] Nonostante la penuria di viveri e la netta inferiorità bellica, la "Taurinense" riuscì a resistere per mesi ai tedeschi, fin quando la "Venezia" e la "Taurinense" si unirono in un’unica grande unità che prese il nome di Divisione italiana partigiana "Garibaldi",[10] costituitasi, al comando del generale Giovanni Battista Oxilia, a Pljevlja il 2 dicembre 1943, operando a fianco dell'Esercito Popolare di Liberazione Jugoslavo.[5]

Dopo essere stato vice-comandante della Divisione partigiana "Garibaldi" dal 2 dicembre 1943, ne assunse il comando dal febbraio 1944, mantenendolo fino al 12 agosto dello stesso anno, quando cedette[N 1] il comando al colonnello Carlo Ravnich.[5]

Tornato in Italia, rimase a disposizione del Ministero della guerra, venendo decorato con la Croce di Ufficiale dell'Ordine militare di Savoia e assumendo, nel mese di novembre, il comando della 230ª Divisione costiera. Morì in un tragico incidente d'auto a Ronciglione (provincia di Viterbo) il 12 novembre 1945.[7]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Ufficiale dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
«“Comandante della Divisione Alpina Taurinense in Montenegro, con realistica e chiara visione degli eventi creatisi a seguito dell’armistizio con le Nazioni Unite, si rifiutava di subire le imposizioni dei tedeschi e, nonostante la grave e difficilissima situazione, radunati i resti della propria Grande Unità, si schierava a fianco dei patrioti per combattere contro l’oppressore germanico. In tragica situazione morale e materiale, superando difficoltà di ogni genere, manteneva elevato nei dipendenti lo spirito combattivo e il sentimento del dovere e di amor di Patria e guidava brillantemente i propri reparti in duri e cruenti combattimenti contro le truppe tedesche. Montenegro, settembre-dicembre 1943
— Regio Decreto 9 gennaio 1944[11]
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Aiutante maggiore in prima di un gruppo alpino; caduto il comandante di un battaglione si offriva volontariamente di sostituirlo e, riorganizzati i reparti, occupava la linea prestabilita, resistendo brillantemente ai ripetuti e violenti attacchi nemici, finché riportava una grave ferita; magnifico esempio di coraggio e di alto sentimento del dovere. Monte Stella, 28 ottobre 1917
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Sottocapo di S.M. del Comando superiore FF.AA. Africa settentrionale, con rara perizia e valore, validamente contribuì all'organizzazione e funzionamento dei servizi rendendoli aderenti alle particolari situazioni e necessità. Nel corso della nostra vittoriosa azione su Sidi el Barrani e durante l'offensiva sferrata dal nemico, con sereno sprezzo del pericolo e indomito coraggio, compiva numerose ricognizioni nelle zone più avanzate, fornendo utili e precise notizie per gli ulteriori sviluppi dell'azione. Esempio costante di alte virtù militari, di nobile sentimento del dovere, di sereno, sicuro e valoroso soldato. A.S.. giugno 1940-febbraio 1941
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di una gran guardia segnalò in tempo l'attacco avversario sostenendone col proprio plotone il primo fuoco violento, e dando esempio ai suoi soldati di grande calma e fermezza. Ghegab, 25 maggio 1913
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Durante un lungo e aspro combattimento si mantenne calmo e sereno. Segui il proprio comandante di battaglione ove maggiormente infuriavano l'artiglieria e la fucileria nemica, e lo coadiuvò con energia e intelligenza nella direzione dell'azione. Pizzo Avostanis, 5 luglio 1915
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Sotto l'intenso fuoco di artiglieria e mitragliatrici nemiche percorreva arditamente le posizioni conquistate per stabilire i collegamenti fra i reparti in linea, dando esatte informazioni sulla situazione al comando delle truppe. Monte Ortigara, 19 giugno 1917
Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
— Regio Decreto 7 gennaio 1938.[12]
Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
— Regio Decreto 14 gennaio 1937.[13]
Medaglia commemorativa delle campagne di Libia - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915–1918 - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia a ricordo dell’unità d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa italiana della vittoria - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ La sua sostituzione fu dovuta a una scelta di politica militare, in quanto il generale si opponeva alla prigionia ad opera dei partigiani jugoslavi del tenente colonnello Ezio Stuparelli e del maggiore Bruno Monsani. Vivalda si spese in più circostanze per la loro liberazione, col risultato di risultare inviso ad alcuni influenti ufficiali dell'EPLJ.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Andrea Bianchi, Gli Ordini militari di Savoia e d'Italia. Vol.3, Roma, Edizioni Associazione Nazionale degli Alpini, 2012, ISBN 978-88-902153-3-9.
  • Alberto Cavaciocchi e Andrea Ungari, Gli italiani in guerra, Milano, Ugo Mursia Editore s.r.l., 2014.
  • Angelo Del Boca, Gli Italiani in Libia. Tripoli bel suol d'amore. 1860-1922, Bari, Laterza, 1986.
  • Francesco Filiali, I ribelli della Montagna Jugoslava: Storia della divisione italiana partigiana Garibaldi 1943-1945, Lucca, Argot Edizioni, 2019.
  • Clemente Gavagna, Mario Themelly e Ferdinando Cordova, Le scelte di allora: i militari italiani in Montenegro dopo l'8 settembre, Milano, Franco Angeli Editore, 2001.
  • (EN) Philip S. Jowett e Stephen Andrew, The Italian Army Vol.1, Botley, Osprey Publishing Company., 2000, ISBN 1-78159-181-4.
  • (EN) MacGregor Knox, Mussolini Unleashed, 1939–1941: Politics and Strategy in Fascist Italy's Last War, Cambridge, Cambridge University Press, 1982, ISBN 978-0-521-33835-6.
  • Mario Torsiello (a cura di), Le operazioni delle unità italiane nel settembre-ottobre 1943, Roma, Ufficio Storico Stato Maggiore dell'Esercito, 1975.
Periodici
  • Federico Goddi (a cura di) e A. Garibaldi Jallet (prefazione), L’8 settembre in Montenegro - La relazione del generale Lorenzo Vivalda, in Camicia Rossa, Collana "Quaderni di Camicia Rossa", Firenze, ANVRG, gennaio 2017, p. 63.

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