Discussione:Tuber (micologia)

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Rendo noto che le informazioni che ho inserito sotto il capitolo Produzione ed Uso derivano in larga parte da una lunga chiaccherata con un produttore di tartufi ciociaro, il signor Sulpizio, che si è inventato le peschette al tartufo. Non ho citato la fonte in quanto non si tratta di una intervista pubblicata, e non vorrei fare pubblicità indebita al mio amico. Tuttavia le informazioni sono molto attendibili, visto che il brav'uomo è nel campo dai tempi dei suoi nonni e con un laboratorio piccolino esporta tartufi e preparati in tutto il mondo. Alcune informazioni molto interessanti che mi ha fornito necessitano di indagini, in quanto potrebbero essere di parte. Mi dice che il tartufo bianco viene prodotto per tre quarti in centro italia, e non in piemonte come pensavo io. --Federico Rossi 12:04, 8 ago 2007 (CEST)[rispondi]

Testo rimosso da rivedere integralmente[modifica wikitesto]

Il testo che segue è stato da me rimosso dalla voce e messo temporaneamente qui perché più che un taglio enciclopedico sembra un estratto di vari opuscoli di promozione commerciale regionalista. --Furriadroxiu (msg) 15:24, 27 gen 2011 (CET)[rispondi]

Il tartufo nelle Marche[modifica wikitesto]

Mappa della provincia di Pesaro e Urbino

È noto che in questa regione dell'Italia centrale già dagli anni sessanta esistono tantissimi cavatori di tartufo. In alcune zone vocate a tale fungo, soprattutto al confine con la Toscana, si estraggono ogni anno esemplari di grosse dimensioni ed in grande quantità, sia bianco sia nero.

I numerosissimi i boschi di quercia e castagno (in minor parte), oltre ad essere noti per l'abbondanza di funghi (come porcini, galletti, biette, spugnole, prataioli, chantarellus...) sono il terreno di coltura adatto per il tartufo, di tutte le varietà ed in ogni stagione dell'anno. In particolare nella zona attorno ad Acqualagna il tartufo è molto comune grazie al clima e alla composizione del terreno, particolarmente adatti alla crescita di questo fungo ipogeo.

Seguendo una strategia promozionale avviata felicemente nel 1929 dalla città piemontese di Alba, ed in seguito supportata dalla Regione Piemonte, anche la Regione Marche ha perseguito la stessa strada, incentivando la nascita di grandi e piccole fiere del tartufo a partire dalla Provincia di Pesaro e Urbino.

La Fiera Nazionale del Tartufo Bianco di Ottobre e Novembre ad Acqualagna, nata nel 1965, è l’evento che ha permesso alla città di diventare una delle capitali italiane del tartufo, assieme ad Alba e Norcia. Ogni anno la cittadina marchigiana è raggiunta da una folla di visitatori italiani e stranieri. Gli stand sono circa un centinaio; la piazza centrale diventa un salotto dove si possono ammirare, annusare e acquistare tartufi freschi e altri prodotti di qualità quali salumi, vino, miele e formaggio prodotti nella zona. La fiera è, quindi, una grande occasione per tutta l’economia territoriale.

Non meno importante è la Mostra Nazionale del Tartufo Pregiato delle Marche che si tiene ogni anno nel borgo medievale di Sant'Angelo in Vado (PU). La prima edizione si tenne nel 1963.

In tutta la Regione Marche si svolgono numerose altre Fiere del Tartufo: dal 1994 a Sant'Agata Feltria (PU), dal 1995 a Pergola (PU), dal 1996 a Cingoli (Mc), dal 2004 a Visso (Mc), dal 2010 a Maddalena di Muccia (Mc), dal 2010 ad Amandola (Mc).

È interessante anche la raccolta di tartufo bianco e nero nelle province di Ascoli Piceno e Fermo. Da evidenziare, in particolare, il Festival del Tartufo vero dei Monti Sibillini che dal 1998 si svolge nel comune di Montefortino (Fm); l'appuntamento è per il primo fine settimana di febbraio e vede come protagonista il pregiato fungo ipogeo, tipico di una vasta area dei Sibillini, dove può essere apprezzata l'ottima qualità del tartufo nero pregiato di questo territorio, considerato dagli esperti uno dei migliori d'Italia.

Il tartufo bianco in Piemonte[modifica wikitesto]

Era uso antico per le cucine dei re di Francia rifornirsi di tartufi bianchi d'Alba: i più apprezzati in quanto potevano essere utilizzati in sostituzione dell'aglio nelle tavole principesche, che evidentemente mal sopportavano gli effetti e gli influssi dell'Allium sativum.

In evidenza la carne del tartufo al taglio

Nel Settecento il tartufo piemontese era considerato presso tutte le corti europee un alimento tra i più ghiotti, come testimoniato dal poema Tubera terrae (1776) del letterato torinese Giovanni Bernardo Vigo, dalle Lettres surles truffes du Piemont (1780) del conte Michel-Jean De Borch e da numerosi naturalisti e storici dell'epoca. Tra i grandi estimatori di questo "frutto della terra" va citato almeno il musicista Gioacchino Rossini, che lo definì "il Mozart dei funghi".

In particolare il tartufo bianco di Alba e Asti, quello che si raccoglie nei territori delle Langhe, del Roero e del Monferrato, è sempre stato considerato in assoluto il più pregiato, ma solo nel '900 ha acquistato fama mondiale grazie alla geniale opera di promozione svolta da Matteo Morra ("Maté Mura") e da suo fratello Giacomo Morra, albergatore e ristoratore di Alba. Giacomo Morra fu l'ideatore, nel 1929, della prima Fiera del Tartufo in Italia e, grazie alla fama acquisita a livello internazionale, nel 1933 fu "incoronato" Re dei Tartufi dal Times di Londra.

Dalla metà degli anni cinquanta, in considerazione del successo della Fiera del Tartufo bianco d'Alba (divenuta nel 1998 Fiera Nazionale sotto la presidenza di Raoul Molinari), cominciarono a nascere in tutto il Sud Piemonte numerose altre fiere, supportate dall'Assessorato all'Agricoltura della Regione Piemonte. Dal 1956 a Moncalvo (At), dal 1967 a Murisengo (Al) (divenuta nel 2004 Fiera Nazionale del Tartufo “Trifola d’Or”), dal 1980 a Vezza d'Alba (Cn), dal 1983 a San Sebastiano Curone (Al) (divenuta nel 2010 Fiera Nazionale del Tartufo), dal 1990 a Canelli (At), dal 1994 a Odalengo Piccolo (Al), dal 1996 a Mondovì (Cn), dal 1998 a Bergamasco (Al), dal 1998 a Montiglio (At), dal 1988 Montechiaro d'Asti (At) (divenuta nel 2008 Fiera Nazionale del Tartufo Bianco del Monferrato), dal 2005 ad Acqui Terme (Al). Altri mercati, sagre e fiere di minore importanza o di più recente nascita si svolgono in numerose località grandi e piccole delle provincie di Alessandria, Asti e Cuneo.

Il tartufo del Molise[modifica wikitesto]

È poco noto che in questa regione d'Italia (Molise) già dagli anni settanta esistono tantissimi cavatori di tartufo e alcune zone della regione, soprattutto l'Alto Molise, sono vocate a tale fungo, sia bianco sia nero.

Il tartufo molisano, e in particolare quello bianco, meno pregiato del nero, si stima infatti che contribuisca alla produzione nazionale con una quota di mercato del 40%.

L’Amministrazione Provincia di Isernia si è fatta promotrice della costituzione del”Consorzio per la Valorizzazione del Tartufo Molisano”, che attualmente coinvolge in qualità di soci 25 Comuni della Provincia di Isernia, con lo scopo d’intraprendere iniziative che tutelino e nel contempo valorizzino il tartufo.

Ad agosto a San Pietro Avellana si tiene l'annuale Fiera provinciale del tartufo , difatti San Pietro Avellana fa parte delle 20 città Nazionali del Tartufo.

A dicembre a Frosolone la fiera “Tartufi & Molise”, mostra-mercato del tartufo bianco pregiato (Tuber magnatum Pico). Il territorio è ricco soprattutto di Tuber aestivum (scorzone), Tuber borchii (bianchetto), Tuber brumale e T. moscatum e del prezioso Tuber magnatum, del quale, appunto, il Molise è il maggior produttore.

A dicembre 2008, il milionario cinese Stanley Ho (che nel 2007 aveva sborsato 330.000 € per un tartufo toscano di 1500 grammi), si è aggiudicato nella prima Asta internazionale del tartufo svoltasi a Roma in videoconferenza un tartufo molisano di 1200 grammi, trovato a Spinete, per 200.000 €, cifra che per volontà di colui che l'ha trovato è andata in favore di Telethon. Un anno dopo, alla seconda edizione di tale asta, il magnate si è aggiudicato un altro pregiato fungo molisano di 900 grammi per 250.000 €.

Perché Tuber e non Tartufo?[modifica wikitesto]

Non capisco perché la voce è il nome latino Tuber invece dell'italianissimo Tartufo. Sì, c'è il rinvio, ma non è la stessa cosa, un rinvio deve essere una facilitazione, non un sostituto. Forse gli autori sono esperti micologi e a loro appare più consono e naturale usare Tuber, ma è certo che in tutta Italia nessuno ordina mai in un ristorante "Fettuccine al Tuber", o sbaglio? E le relative nozioni comuni sono sempre riferite alla parola Tartufo (bianco, nero, prelibato, pregiato, costoso, raro, profumato, ecc.). Tra l'altro il contenuto della pagina usa 'Tartufo', non Tuber. Il risultato è che nella rispettiva pagina wiki inglese [Truffle] e in altre il link alla voce italiana non si può mettere perché giustamente occupato dalla voce Tuber, più specialistica. Propongo dunque di spostare l'intero contenuto su Tartufo_(micologia). --Picoterawatt (msg) 15:18, 15 ago 2016 (CEST)[rispondi]