Sindrome di Rett: differenze tra le versioni

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==Possibili cause==
==Possibili cause==

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Nella maggior parte dei casi, la sindrome di Rett (RTT) è causata da mutazioni nel gene MECP2, localizzato sulla parte distale del cromosoma X (precisamente nella zona Xq28), deputato alla produzione di una proteina omonima. Tuttavia, sono anche stati osservati casi in cui, pur essendo presente questa anomalia, i soggetti non soddisfacevano i criteri che definiscono la sindrome di Rett.
Nella maggior parte dei casi, la sindrome di Rett (RTT) è causata da mutazioni nel gene MECP2, localizzato sulla parte distale del cromosoma X (precisamente nella zona Xq28), deputato alla produzione di una proteina omonima.<ref name="pmid25756305">{{cite journal |authors=Zimmermann CA, Hoffmann A, Raabe F, Spengler D |title=Role of mecp2 in experience-dependent epigenetic programming |journal=Genes (Basel) |volume=6 |issue=1 |pages=60–86 |year=2015 |pmid=25756305 |pmc=4377834 |doi=10.3390/genes6010060 |url=http://www.mdpi.com/resolver?pii=genes6010060}}</ref> Tuttavia, sono anche stati osservati casi in cui, pur essendo presente questa anomalia, i soggetti non soddisfacevano i criteri che definiscono la sindrome di Rett.
In meno del 10% dei casi, la sindrome è causata da mutazioni nei geni CDKL5 o Foxg1. La Sindrome di Rett viene inizialmente diagnosticata mediante osservazione clinica, ma la diagnosi è definitiva solo quando si individua un difetto in uno dei suddetti geni. In alcuni casi molto rari, non si riesce a individuare alcuna anomalia in tali geni, e ciò suggerisce che anche altri geni mutati possano causare sintomi analoghi a quelli della RTT.
In meno del 10% dei casi, la sindrome è causata da mutazioni nei geni CDKL5 o Foxg1.<ref name="pmid26236194">{{cite journal |authors=Gold WA, Christodoulou J |title=The Utility of Next-Generation Sequencing in Gene Discovery for Mutation-Negative Patients with Rett Syndrome |journal=Front Cell Neurosci |volume=9 |issue= |pages=266 |year=2015 |pmid=26236194 |pmc=4500929 |doi=10.3389/fncel.2015.00266 |url=http://dx.doi.org/10.3389/fncel.2015.00266}}</ref> La Sindrome di Rett viene inizialmente diagnosticata mediante osservazione clinica, ma la diagnosi è definitiva solo quando si individua un difetto in uno dei suddetti geni. In alcuni casi molto rari, non si riesce a individuare alcuna anomalia in tali geni, e ciò suggerisce che anche altri geni mutati possano causare sintomi analoghi a quelli della RTT.<ref>{{cite journal |doi=10.1126/science.1138389 |title=Reversal of Neurological Defects in a Mouse Model of Rett Syndrome |year=2007 |last1=Guy |first1=J. |last2=Gan |first2=J. |last3=Selfridge |first3=J. |last4=Cobb |first4=S. |last5=Bird |first5=A. |journal=Science |volume=315 |issue=5815 |pages=1143–7 |pmid=17289941}}</ref><ref name="pmid15635068">{{cite journal |authors=Weaving LS, Ellaway CJ, Gécz J, Christodoulou J |title=Rett syndrome: clinical review and genetic update |journal=J. Med. Genet. |volume=42 |issue=1 |pages=1–7 |year=2005 |pmid=15635068 |pmc=1735910 |doi=10.1136/jmg.2004.027730 |url=http://jmg.bmj.com/cgi/pmidlookup?view=long&pmid=15635068}}</ref>


==Trattamenti==
==Trattamenti==

Versione delle 12:57, 19 ott 2015

Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.
Sindrome di Rett
Malattia rara
Cod. esenz. SSNRF0040
Specialitàpediatria, psichiatria e neurologia
Classificazione e risorse esterne (EN)
ICD-9-CM330.8
OMIM312750 e 613454
MeSHD015518
MedlinePlus001536
eMedicine916377
GeneReviewsPanoramica
Eponimi
Andreas Rett

La sindrome di Rett è una grave malattia neurologica, che colpisce nella maggior parte dei casi soggetti di sesso femminile.

La malattia è congenita, anche se non subito evidente, e si manifesta durante il secondo anno di vita e comunque entro i primi quattro anni. Colpisce circa una persona su 10.000. Si possono osservare gravi ritardi nell'acquisizione del linguaggio e nell'acquisizione della coordinazione motoria. Spesso la sindrome è associata a ritardo mentale grave o gravissimo. La perdita delle capacità di prestazione è generalmente persistente e progressiva.

La sindrome di Rett provoca gravi disabilità a molti livelli, rendendo chi ne è affetto dipendente dagli altri per tutta la vita. La sindrome prende il nome da Andreas Rett, il professore di origine austriaca, che per primo la descrisse nel 1966.

Il disturbo di Rett è stato eliminato dal DSM 5, il manuale diagnostico dei disturbi mentali, ultima edizione.

I sintomi

Dopo una fase iniziale di sviluppo normale, si assiste a un arresto dello sviluppo e poi a una regressione, o perdita delle capacità acquisite. Si osserva un rallentamento dello sviluppo del cranio (di grandezza normale alla nascita) rispetto al resto del corpo tra i primi 5 e i 48 mesi di vita; uno sviluppo psicomotorio normale entro i primi 5 mesi di vita, con successiva perdita delle capacità manuali precedentemente sviluppate e comparsa di movimenti stereotipati delle mani (torcerle, batterle, muoverle, stringerle). Si assiste anche a una progressiva perdita di interesse per l'ambiente sociale, che tuttavia in alcuni casi ricompare con l'adolescenza.

Possono essere anche presenti: irregolarità nella respirazione; anomalie dell'EEG; epilessia (oltre il 50% delle persone affette ha avuto almeno una crisi epilettica); aumento della rigidità muscolare con l'età, che può anche provocare deformità e atrofie muscolari; deambulazione a base allargata (in circa il 50% dei soggetti); scoliosi; ritardo della crescita.

Possibili cause

Nella maggior parte dei casi, la sindrome di Rett (RTT) è causata da mutazioni nel gene MECP2, localizzato sulla parte distale del cromosoma X (precisamente nella zona Xq28), deputato alla produzione di una proteina omonima.[1] Tuttavia, sono anche stati osservati casi in cui, pur essendo presente questa anomalia, i soggetti non soddisfacevano i criteri che definiscono la sindrome di Rett. In meno del 10% dei casi, la sindrome è causata da mutazioni nei geni CDKL5 o Foxg1.[2] La Sindrome di Rett viene inizialmente diagnosticata mediante osservazione clinica, ma la diagnosi è definitiva solo quando si individua un difetto in uno dei suddetti geni. In alcuni casi molto rari, non si riesce a individuare alcuna anomalia in tali geni, e ciò suggerisce che anche altri geni mutati possano causare sintomi analoghi a quelli della RTT.[3][4]

Trattamenti

Non esiste una terapia risolutiva per la sindrome di Rett. Tuttavia, studi recenti, in particolare su modelli murini, hanno mostrato che riportando i livelli di MECP2 a valori fisiologici è possibile in massima parte ripristinare le funzioni compromesse dalla malattia[5]. Un'altra area di ricerca è basata sull'uso del fattore IGF-1 (Insulin-like Growth Factor 1)[6].

Inoltre, gran parte degli autori ritiene che il decorso della malattia possa essere modificato da una varietà di terapie, mirate a ritardare la progressione della disabilità motoria e a migliorare le capacità di comunicazione. Per questo la somministrazione di farmaci è volta principalmente a contrastare il disturbo motorio. Sono stati impiegati L-dopa e dopamino-agonisti. Tra questi, la bromocriptina e la lisuride hanno dato alcuni esiti positivi.

Miglioramenti nei sintomi respiratori e comportamentali, e nelle crisi epilettiche, si sono riscontrati con la somministrazione di naltrexone, che blocca l'azione delle endorfine antagonizzando i recettori oppiacei. Per contrastare le crisi epilettiche sono impiegati con successo anche gli antiepilettici tradizionali (carbamazepina e valproato di sodio), o più recenti (lamotrigina e gabapentin).

I farmaci si affiancano a terapie volte a conseguire miglioramenti sul piano educativo, cognitivo, comportamentale ed emozionale.

Nei primi anni di vita si consiglia un trattamento di tipo psicomotorio: lo scopo è mantenere le funzioni che erano state acquisite affinché non vadano perse; si parla quindi delle abilitá relative all'uso della comunicazione (non solo strettamente linguistica ma anche gestuale, mimica, tonica), delle modulazioni affettive emozionali (gestione dei comportamenti emozionali problematici, soluzioni e strategie sostituive per affrontarle), del mantenimento delle abilitá motorie (non solo a livello esecutivo pratico, ma anche a livello cognitivo nella elaborazione dello schema corporeo), dell'utilizzo dello spazio (sua organizzazione e investimento) e del tempo, della motivazione del soggetto; il tutto in questa terapia viene incoraggiato con strategie ludiche.

Per l'incoraggiamento della componente comunicativo-linguistica si raccomanda il trattamento logopedico.

Con il procedere degli anni si consigliano lavori volti alla maturazione emozionale come l'ippoterapia, la pet therapy, la musicoterapia.

Criteri diagnostici del disturbo di Rett

Sebbene Il disturbo di Rett sia stato rimosso nel DSM-5 ("Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders", Manuale diagnostico dei disturbi psichiatrici dell'American Psychiatric Association), è catalogato nel DSM-IV (all'interno di una categoria più generale, i Disturbi pervasivi dello sviluppo, dove viene diagnosticato in base alla presenza di un certo numero di indicatori comportamentali. I criteri diagnostici sono organizzati nel seguente schema:

A) Tutti i seguenti:

  1. sviluppo prenatale e perinatale apparentemente normale;
  2. sviluppo psicomotorio apparentemente normale nei primi 5 mesi dopo la nascita;
  3. circonferenza del cranio normale al momento della nascita.

B) Esordio di tutti i seguenti dopo il periodo di sviluppo normale:

  1. rallentamento della crescita del cranio tra i 5 e i 48 mesi;
  2. perdita di capacità manuali finalistiche acquisite in precedenza tra i 5 e i 30 mesi con successivo sviluppo di movimenti stereotipati delle mani (per es., torcersi o lavarsi le mani);
  3. perdita precoce dell'interesse sociale lungo il decorso (sebbene l'interazione sociale si sviluppi spesso in seguito);
  4. insorgenza di andatura o movimenti del tronco scarsamente coordinati;
  5. sviluppo della ricezione e dell'espressione del linguaggio gravemente compromesso con grave ritardo psicomotorio.

Varianti della Sindrome di Rett

Sono state descritte delle varianti cliniche[7], le principali sono:

  • Forma Frusta: compare più tardi. Minori stereotipie e uso delle mani parzialmente preservato.
  • Forma congenita: inizio immediato.
  • Forma con inizio accelerato e epilessia già a 6 mesi.
  • La forma più grave, conosciuta come variante congenita della Sindrome di Rett: le pazienti non evidenziano nessun periodo di sviluppo normale nel primo periodo di vita;
  • La variante con preservazione del linguaggio (Zappella Variant of Rett Syndrome)[8][9][10][11][12][13], che è una forma più lieve della malattia e nella quale le bambine riescono ad acquisire alcune abilità sia verbali sia manuali. È spesso caratterizzata da peso, altezza e dimensione della testa nella norma;
  • La forma a convulsioni a esordio precoce di Hanefeld.

Per questo motivo, la definizione stessa della patologia è stata affinata nel corso degli anni: poiché accanto alla forma classica sussistono anche forme atipiche (Hagberg & Gillberg, 1993) è stato introdotto l’utilizzo della terminologia di “Rett Complex”[14][15].

Note

  1. ^ Role of mecp2 in experience-dependent epigenetic programming, in Genes (Basel), vol. 6, n. 1, 2015, pp. 60–86, DOI:10.3390/genes6010060.
  2. ^ The Utility of Next-Generation Sequencing in Gene Discovery for Mutation-Negative Patients with Rett Syndrome, in Front Cell Neurosci, vol. 9, 2015, p. 266, DOI:10.3389/fncel.2015.00266.
  3. ^ Reversal of Neurological Defects in a Mouse Model of Rett Syndrome, in Science, vol. 315, n. 5815, 2007, pp. 1143–7, DOI:10.1126/science.1138389.
  4. ^ Rett syndrome: clinical review and genetic update, in J. Med. Genet., vol. 42, n. 1, 2005, pp. 1–7, DOI:10.1136/jmg.2004.027730.
  5. ^ "Autism-like disorder 'reversible'", BBC News, 8 February 2007.
  6. ^ D Tropea, Giacometti E, Wilson NR, et al., Partial reversal of Rett Syndrome-like symptoms in MeCP2 mutant mice, in Proc. Natl. Acad. Sci. U.S.A., vol. 106, n. 6, febbraio 2009, pp. 2029–34, DOI:10.1073/pnas.0812394106, PMC 2644158, PMID 19208815.
  7. ^ A Renieri, J Neul, M Zappella, WE Kaufmann, DG Glaze, J Christodolou, AJ Clarke, N Bahi-Buisson e H Leonard, Rett syndrome: Revised diagnostic criteria and nomenclature, in Annals of Neurology, vol. 68, 2010, pp. 944-50. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21154482
  8. ^ M Zappella, The Rett girls with preserved speech, in Brain & development, vol. 14, n. 2, 1992, pp. 98–101. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/1621933
  9. ^ OH Skjeldal, S Von Tetzchner, K Jacobsen, L Smith e A Heiberg, Rett syndrome--distribution of phenotypes with special attention to the preserved speech variant, in Neuropediatrics, vol. 26, n. 2, 1995, p. 87. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/7566462
  10. ^ E Sørensen e B Viken, Rett syndrome a developmental disorder. Presentation of a variant with preserved speech, in Tidsskrift for den Norske lægeforening : tidsskrift for praktisk medicin, ny række, vol. 115, n. 5, 1995, pp. 588–90. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/7900110
  11. ^ M Zappella, The preserved speech variant of the Rett complex: a report of 8 cases, in Eur Child Adolesc Psychiatry, vol. 6, n. 1, 1997, pp. 23–5. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9452915
  12. ^ A Renieri, F Mari, MA Mencarelli, E Scala, F Ariani, I Longo, I Meloni, G Cevenini e G Pini, Diagnostic criteria for the Zappella variant of Rett syndrome (the preserved speech variant), in Brain & development, vol. 31, n. 3, 2009, pp. 208–16, DOI:10.1016/j.braindev.2008.04.007. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18562141
  13. ^ A Renieri, G Hayek, M Zappella, R Zannolli, C De Felice, A De Nicola, V Guerri, S Buoni e F Mari, EEG features and epilepsy in MECP2-mutated patients with the Zappella variant of Rett syndrome, in Clinical neurophysiology: official journal of the International Federation of Clinical Neurophysiology, vol. 121, 2010, pp. 652–657, DOI:10.1016/j.clinph.2010.01.003. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20153689
  14. ^ C Gillberg, Communication in Rett syndrome complex, in Eur Child Adolesc Psychiatry, vol. 6, n. 1, 1997, pp. 21-2. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9452914
  15. ^ M Zappella, C Gillberg e S Ehlers, The preserved speech variant: a subgroup of the Rett complex: a clinical report of 30 cases, in Journal of autism and developmental disorders, vol. 28, n. 6, 1998, pp. 519–26, DOI:10.1023/A:1026052128305. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9932238

Voci correlate

Collegamenti esterni

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