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Zuffa tra pompeiani e nocerini

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Zuffa tra pompeiani e nocerini
Affresco della Zuffa tra pompeiani e nocerini
Data59 d.C.
LuogoAnfiteatro di Pompei
Esitoprevalenza pompeiani
chiusura dell'anfiteatro per 2 anni
Schieramenti
Perdite
n.d.molti morti e feriti
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La zuffa tra pompeiani e nocerini fu un tumulto occorso a Pompei nell'anno 59 e documentato anche da una pittura su una casa plebea negli scavi di Pompei, conservata oggi al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

Tacito ricorda come in quell'anno, durante uno spettacolo di gladiatori nell'anfiteatro di Pompei, iniziarono alcuni screzi tra gli abitanti di Pompei e quelli di Nuceria Constantia. I primi erano infatti ancora risentiti per la deduzione a colonia di Nuceria Alfaterna (57), a svantaggio della vicina Pompei, che perse così parte del suo territorio agricolo.

Durante i giochi, dalle ingiurie si passò alle sassate e poi alle armi. Alla fine dei tumulti prevalsero i pompeiani, mentre furono soprattutto i nocerini i più danneggiati, e molti di essi rimasero uccisi o tornarono a casa feriti.[1]

(LA)

«Sub idem tempus levi initio atrox caedes orta inter colonos Nucerinos Pompeianosque gladiatorio spectaculo, quod Livineius Regulus, quem motum senatu rettuli, edebat. quippe oppidana lascivia in vicem incessente[s] probra, dein saxa, postremo ferrum sumpsere, validiore Pompeianorum plebe, apud quos spectaculum edebatur. ergo deportati sunt in urbem multi e Nucerinis trunco per vulnera corpore, ac plerique liberorum aut parentum mortes deflebant.»

(IT)

«(i convenuti ai) ludi gladiatori banditi da quel Livineio Regolo, che ho già ricordato espulso dal senato, dapprima si scambiarono ingiurie con l'insolenza propria dei provinciali, poi passarono alle sassate, alla fine ricorsero alle armi, prevalendo i cittadini di Pompei, presso i quali si dava lo spettacolo. Furono perciò riportati a casa molti nocerini con il corpo mutilato per ferite, e in quella città parecchi fra i cittadini piansero la morte di figli e di genitori.»

Anfiteatro di Pompei

L'imperatore Nerone portò la vicenda al Senato romano e venne deliberata la chiusura dell'anfiteatro pompeiano per dieci anni e lo scioglimento dei collegia; il senatore Livineio Regolo, organizzatore dei giochi, e gli altri incitatori della rissa vennero esiliati.

(LA)

«Cuius rei iudicium princeps senatui, senatus consulibus permisit. Et rursus re ad patres relata, prohibiti publice in decem annos eius modi coetu Pompeiani collegiaque, quae contra leges instituerant, dissoluta; Livineius et qui alii seditionem conciverant exilio multati sunt.»

(IT)

«Il principe affidò l'inchiesta sugli incidenti al senato e il senato ai consoli. Poi, quando la faccenda ritornò al senato, ai pompeiani furono vietate per dieci anni simili riunioni e vennero sciolte le associazioni costituitesi in modo illegale. A Livineio e a quanti avevano provocato i disordini fu comminato l'esilio.»

L'interdizione dell'Anfiteatro fu poi ridotta a soli due anni, probabilmente per l'intervento di Poppea, che pare possedesse una villa da quelle parti (le è stata attribuita quella rinvenuta a Oplonti, a Torre Annunziata). Forse influì anche il terremoto di Pompei del 62.[senza fonte]

Testimonianze archeologiche

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Disegno dell'affresco nella Casa della rissa (1899)

Da Pompei provengono diverse testimonianze archeologiche relative all'avvenimento.

La più famosa riguarda l'affresco Rissa nell'anfiteatro scoperto nella casa di Aniceto,[2] meglio nota come Casa della pittura dell'anfiteatro o Casa della rissa nell'anfiteatro, uno dei pochi che mostra un'ambientazione realistica ed un episodio storicamente accertato: è ritratto fedelmente l'anfiteatro di Pompei, con le mura della città alle sue spalle e le due torri, da cui viene calato il velum per proteggere gli spettatori dai raggi solari; alla destra è raffigurata la grande palestra con piscina centrale.

Dalla Casa dei Dioscuri proviene un graffito che fa riferimento all'accaduto:

(LA)

«Campani victoria una
cum nucerinis peristis»

(IT)

«O campani, in quella vittoria
siete morti insieme ai nocerini»

  1. ^ De Bernardi.
  2. ^ Casa di Actius Anicetus, su Pompei: la fortuna visiva, Scuola Normale Superiore di Pisa, 2011.

Voci correlate

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