Alfabeto nucerino

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Il cosiddetto alfabeto nucerino è rappresentato da una serie di segni incisi o graffiti (in direzione sinistrorsa) su reperti vascolari provenienti da diverse località della Campania, soprattutto necropoli[1]. Benché le iscrizioni più antiche provengano da Vico Equense, esso è noto con il nome di alfabeto nucerino in quanto la prima attestazione arriva da un oinochoe in bucchero proveniente da una necropoli di Pareti[2], nei pressi del teatro ellenistico-romano di Nuceria. La lingua parlata dagli scrittori di questo alfabeto era l'osco, lingua indoeuropea del gruppo osco-umbro.

L'alfabeto[modifica | modifica wikitesto]

I caratteri dell'alfabeto nucerino, nelle diverse varianti grafiche attestate:

La datazione, resa possibile attraverso l'attribuzione cronologica dei reperti vascolari sui quali i segni sono attestati, inquadra la diffusione di questo alfabeto intorno al VI-V secolo a.C.

L'alfabeto nucerino è una derivazione diretta dell'alfabeto osco. Tuttavia l'originalità è nel nuovo segno attribuito alla sibilante /s/, dovuto con molta probabilità dalla necessità ad un adattamento fonetico[3], nella sua particolare conformazione "ad alberello". Un'altra particolarità di questo alfabeto, sta nella presenza di segni simili a due “I” parallele o più lunghe nelle iscrizioni, quali separatori di parole, ma talvolta anche all'inizio ed alla fine della frase. Inoltre, questo tipo di scrittura ruota le lettere di 90° rispetto al normale ductus che è sinistrorso.

Attestazioni delle iscrizioni in alfabeto nucerino[modifica | modifica wikitesto]

I siti in cui sono state rinvenute iscrizioni in alfabeto nucerino sono:

Le iscrizioni[modifica | modifica wikitesto]

Le iscrizioni più complete (Nocera Superiore e Vico Equense) riguardano attestazioni di possesso dei vasi sui quali sono apposte:

  • / rufies / / pafieis // ("[sono] di Rufio [figlio] di Pafio", da Vico Equense).[4]
  • / efies / / esum // ("sono di Efio", da Vico Equense);
  • / bruties / / esum // ("sono di Bruto", da Nocera).

Sono attestati genitivi sia in –es che in -ies. Le epigrafi testimoniano inoltre l'esistenza della forma arcaica del verbo sum in esum citata da Varrone nel De lingua latina libri XXV, ma mai attestata prima (per questo messa anche in dubbio, in passato, dagli studiosi)[5].

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ G. Colonna, Nuovi studi epigrafici sulla protostoria della Campania in Atti della XVII Riunione scientifica dell'Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, Firenze, 1976, pp. 153-169
  2. ^ "Alfabeto [...] che mi pareva giusto chiamare di Nocera per la prominente importanza di questa città" G. Colonna, Le iscrizioni di Nocera e il popolamento pre- e paleosannitico della Valle del Sarno, in Pecoraro Antonio (a cura di), Nuceria Alfaterna e il suo territorio dalla fondazione ai longobardi vol. I, Nocera Inferiore, 1994 p. 85
  3. ^ R. Arena, St. Etr., 1974, pp. 387-390
  4. ^ La lettura di questa iscrizione è dibattuta: potrebbe trattarsi di / urufies / / pafieis // ("[sono] di Urufio [figlio] di Pafio") se il segno iniziale venisse interpretato come una [u] e non come una semplice interpunzione.
  5. ^ G. Colonna, St. Etr., 1974, pp. 379-386

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Mario Russo: Sorrento una nuova iscrizione paleoitalica in alfabeto nucerino, Capri 2005 ISBN 88-89097-04-3

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